di Sergio Di Cori Modigliani
Lì per lì, nonostante non facesse ancora il caldo micidiale di oggi, -intendo dire circa sessanta giorni fa- pensavo che si trattasse delle consuete scempiaggini dell’on. Borghezio, avvezzo ad atteggiamenti provocatori, sempre in cerca di un plauso pubblicitario ad effetto. E niente più di questo. La mia abitudine caratteriale, però (chiamatela, se volete deformazione professionale) mi aveva spinto ad andare a ficcare il naso un po’ più a fondo. C’era, infatti, qualcosa che non mi convinceva. E così, poco a poco, notizia dopo notizia, blog dopo blog, archivio dopo archivio, (soprattutto quelli provenienti dalle organizzazioni di diritti civili in Sud America, Argentina e Uruguay in testa) telefonata dopo telefonata (soprattutto con noti e attendibili milititanti statunitensi –per lo più professionisti della comunicazione- attivi nel combattere in Usa la martellante pubblicità dell’estrema destra radicale repubblicana) cominciano a fioccare i dati e si scoprono alcuni altarini davvero inquietanti.
Per non dire terribilmente allarmanti, visto l’attuale caos nel quale stiamo vivendo.
Ma pensavo (pensavamo) che non fosse ancora il tempo delle esternazioni chiare, precise, nette, dirette, senza mediazioni, alla ricerca dello scontro frontale.
E invece, c’è stata una improvvisa accelerazione. (mi riferisco qui all’Italia).
Prima a giugno l’on. Borghezio “i poteri forti si stanno organizzando in Svizzera per mettere le mani nelle tasche degli italiani. La Padania li fermerà”.
Poi, verso i primi di luglio, l’on. Calderoli “Mi sembra fin troppo ovvio che gli ebrei che controllano Wall Street vogliono strozzarci”.
Poi a metà luglio, da Pontida l’on. Bossi “Sono le banche di Wall Street che dettano legge e vogliono darci ordini, ma noi teniamo duro, perché la Padania ce l’ha duro”.
Poi alla fine di luglio l’on. Borghezio “Io ho il coraggio, perché sono un uomo con le palle, di dire le cose come stanno: nel manifesto di Oslo di Breyvnik sono contenute le argomentazioni sulle quali è nata la base leghista e noi siamo d’accordo. La pensano come lui tutti i 50.000 elettori che mi hanno dato il voto. E Bossi lo sa benissimo”.
Poi, verso la fine della prima settimana di agosto, l’on. Bossi “L’Italia sta bene. L’Italia è sana. Il fatto è che siamo vittime di un complotto internazionale della massoneria”.
Il giorno dopo, l’on. Calderoli “Siamo di fronte a un attacco speculativo internazionale gestito dal gruppo Bilderberg, dai banchieri ebrei di Wall Street e dalla massoneria, tutti insieme per mangiarsi i nostri soldi”.
Poi, di nuovo, l’on. Calderoli in data 19 agosto: “Si respira in giro un’aria da colpo di stato”.
· Il 21 agosto, ufficialmente, il gruppo di Fini e Bocchino –evento gravissimo trattandosi del Presidente della Camera- Futuro e Libertà, sulle pagine di facebook, ripropone lo stessa tema WALL STREET ITALIA: IL CLUB DEI POTENTI DI BILDERBERG VUOLE LIQUIDARE L’EUROPA | FuturoLibero
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Tira davvero una brutta aria, davvero bruttissima. Non vi è dubbio.
E’ quindi assolutamente necessario, a questo punto, presentare al pubblico italiano la figura professionale (nonchè il sito, l’azienda e i suoi finanziatori) dell’uomo che sta dietro la gestione e il lancio di questa bella pensata, che da oggi diventa “ufficialmente” il cavallo di battaglia di Futuro e Libertà. Del resto non è un granchè originale. Usano le stesse identiche parole –ripeto: identiche alla lettera al millesimo- usate da Benito Mussolini nel 1929, per giustificare la necessità del concordato con la Chiesa cattolica, e nel 1932 da Adolf Hitler in Germania, cavallo di battaglia dell’allora campagna elettorale che lo avrebbe portato a conquistare, democraticamente, la maggioranza parlamentare dei voti. “c’è la crisi economica perché è stato organizzato un complotto internazionale della plutocrazia planetaria, voluto, gestito e manovrato dall’accordo societario tra massoneria e consorteria di banchieri giudaici, al fine di rovinare le nazioni, asservirle e impossessarsi delle ricchezze dei cittadini”. Con queste parole, Adolf Hitler prese il potere nel 1933.
Sappiamo tutti come, allora, andò a finire.
Sono le stesse IDENTICHE parola usate da Bossi, Borghezio, Calderoli; è ciò che seguitano insistentemente a dire in questi giorni.
Dal 21 agosto 2011 –c’è la prova facebook a testimoniare- è sostenuto anche da Futuro e Libertà. Lo sostiene anche Diliberto.
E tutto ciò è stato pensato e organizzato dalla destra estrema repubblicana, tecnocratica, liberticida, che opera nel territorio degli USA e che arriva nelle colonie (tipo l’Italia) attraverso i suoi addentellati. Come ad esempio l’importante testata on-line Wall Street Italia che si è assunta la responsabilità di lanciare il proclama e che Futuro e Libertà ha scelto –non sappiamo ancora in cambio di che cosa- di veicolare, diffondere, sottoscrivere.
C’è un uomo, dietro questo programma.
Si chiama Luca Ciarrocca, è un giornalista professionista italiano.
C’è una testata diretta da Luca Ciarrocca: Wall Street Italia.
C’è un gruppo mediatico dietro questa testata: Cisneros & Co.
C’è una famiglia, dietro questo gruppo: è la più ricca famiglia del continente americano, messicana, per la precisione; grandi sostenitori e amici del generale Pinochet, del generale Videla, di Reagan, di Bush. Un patrimonio personale calcolato intorno ai 50 miliardi di euro, lirozza più lirozza meno.
Ecco alcuni dati, date, cifre.
Luca Ciarrocca è italiano, ama l’Italia, pensa sempre all’Italia, parla dell’Italia, si occupa dell’Italia. Ma non vive in Italia.
E’ molto attivo nel proporre nuovi governi di alternativa a Berlusconi, il che è strano per un giornalista che si occupa di economia (ufficialmente) e che abita all’estero da 22 anni. Ancora più strano è che scriva delle lettere al Presidente on. Giorgio Napolitano e invece di essere cestinato o rubricato nella sezione “miscellanea di lettere di cittadini” che immagino gli vengano recapitate ogni giorno, finisce addirittura con la sua lettera stampata sui giornali e con una grande apertura di credito intellettuale da parte del PD. Proprio così. Perché l’uomo –questo è l’aspetto interessante della vicenda- si presenta come un campione della sinistra, avvilito per lo scempio provocato nella nostra nazione da Berlusconi.
Ciarrocca inizia la sua attività come collaboratore esterno per quotidiani italiani
Nel 1987 si iscrive all'Ordine dei giornalisti, grazie alle sue collaborazioni a "Mondo Economico", un periodico del gruppo Il Sole-24 Ore. Divenuto giornalista professionista, Ciarrocca diventa caposervizio de "Il Mondo", appartenente al gruppo RCS-Corriere della Sera e dopo un solo anno si trasferisce a New York dove per 11 anni lavora come corrispondente economico-finanziario per varie testate, tra cui Il Giornale, ANSA, L'Espresso, Repubblica, Milano Finanza, Capital e The Street.com, Rai e Mediaset . Ciarrocca ha curato per anni anche le notizie finanziarie per le edizioni di Radio Rai, finchè non decide di fare il salto nell'imprenditoria autonoma.
Nel 1999, da solo, mette in piedi un’attività giornalistica indipendente, che si chiama Wall Street Journal, di cui è fondatore e attualmente Presidente e amministratore delegato. Dice Ciarrocca di se stesso e della sua attività: "Abbiamo aperto Wall Street Italia.com nel 1999 e oggi rappresentiamo una realtà importante per gli investitori e gli analisti finanziari. La lingua italiana è stata scelta perché ci rivolgiamo agli investitori, privati e istituzionali, in Italia. Siamo diventati leader in Italia nella diffusione di dati, analisi e commenti in tempo reale sul mercato azionario USA ma dalla Penisola ci seguono perché abbiamo la sede a Manhattan e veniamo giudicati indipendenti. Il traffico sul nostro sito è molto alto e abbiamo toccato punti di oltre 16 milioni di pagine visitate. Grande importanza hanno per noi le fonti di reddito provenienti direttamente dalla rete”.
Nel 1999, da solo, mette in piedi un’attività giornalistica indipendente, che si chiama Wall Street Journal, di cui è fondatore e attualmente Presidente e amministratore delegato. Dice Ciarrocca di se stesso e della sua attività: "Abbiamo aperto Wall Street Italia.com nel 1999 e oggi rappresentiamo una realtà importante per gli investitori e gli analisti finanziari. La lingua italiana è stata scelta perché ci rivolgiamo agli investitori, privati e istituzionali, in Italia. Siamo diventati leader in Italia nella diffusione di dati, analisi e commenti in tempo reale sul mercato azionario USA ma dalla Penisola ci seguono perché abbiamo la sede a Manhattan e veniamo giudicati indipendenti. Il traffico sul nostro sito è molto alto e abbiamo toccato punti di oltre 16 milioni di pagine visitate. Grande importanza hanno per noi le fonti di reddito provenienti direttamente dalla rete”.
Autore del libro "Investire in tempo di guerra" (Edizioni Nutrimenti), l'imprenditore italiano snocciola con orgoglio anche la partnership con il gruppo Cisneros, un colosso con grandi interessi nel mondo televisivo, radiofonico e mediatico, che proprio a Miami vanta una delle sue sedi.
"Per l'apertura dell'edizione latina abbiamo scelto di affiancare alla redazione al 73° piano dell'Empire State Building quella di Miami e stiamo organizzandoci per soddisfare la fame di notizie provenienti dall'India e dalla Cina. E' una bella soddisfazione per un'avventura iniziata l'11 ottobre del 1999, giorno del Columbus Day. In quell'anno il mercato statunitense stava vivendo un momento storico particolarmente favorevole e c'era una grande attenzione al panorama Internet, potenziata anche dal favore del mercato economico-finanziario americano. Wall Street Italia è oggi un marchio di successo e abbiamo un ottimo track record, tant’è vero che riusciamo a pubblicare solo una parte delle numerose lettere, che si riferiscono a temi di vario genere, dall'economia, alla politica, da richieste di informazioni su tasse e Borsa ad argomenti di macroeconomia. Il 75% dell'informazione di Wall Street Italia è naturalmente di stampo economico e finanziario, ma grazie ad accordi con testate italiane come Il Corriere della Sera, il Foglio, Il Riformista, La Stampa, Il Corriere del Ticino e l'Unità, pubblichiamo on line alcuni dei loro editoriali di politica e costume. Cerchiamo in tal modo di offrire ai lettori un servizio informativo che tocchi non solo temi economici, per consentire ai nostri lettori di leggere anche informazioni di politica e società. Chi ci segue sa comunque che può fidarsi, perché analisti e reporter hanno il divieto di fare trading e WSI non ha interessi di portafoglio da difendere».
Nell’aprile del 2011 –mese fondamentale nel quale è esplosa la crisi economica attuale di cui soltanto a fine luglio è stata data comunicazione ai cittadini, ai popoli, ai mercati, alle nazioni, alla gente comune- Ciarrocca (che fa la spola tra New York e Miami) decide di svegliarsi un mattino e scrivere una lettera a Napolitano e Bersani. La lettera (è lunga diverse pagine) analizza la situazione identificando in Berlusconi il principale responsabile dell’attuale catastrofe e si conclude presentando la sua personale proposta di “unico tipo di governo che potrebbe salvare l’Italia”. A questo punto, considerate le premesse, ci sarebbe da aspettarsi la proposta di un governo con Nichi Vendola, Marco Travaglio, il simpaticissimo e intelligente Pippo Potamo (un giovane dalla fulminante intuizione che chiunque può trovare –nel caso lo desideri- su facebook) perché sarebbe la conseguenza logica del suo ragionamento. E invece no. Si propone come “unica alternativa” che il PD si ritiri in una specie di Aventino e si faccia un governo nelle mani di Gianni Letta e Pierferdinando Casini, ovvero i rappresentanti più retrivi della nazione italiana che la destra estrema repubblicana statunitense ha già da tempo identificato, segnalato, e additato, come i migliori referenti per imbavagliare definitivamente –nel sendo di per sempre) la nostra nazione.
Ecco qui di seguito il brano in questione della lettera:
Il primo passo obbligato che dovrebbe precedere lo scioglimento delle Camere è il cambio della legge elettorale definita "porcata" dai suoi stessi autori, che consenta agli italiani di tornare ad esprimere le preferenze e impedisca a chi vince di avere una schiacciante maggioranza in Parlamento anche se rappresenta a stento un italiano su quattro (è il caso del Popolo della Libertà) magari con un uninominale a doppio turno di ballottaggio. Un governo di emergenza a tempo per riportare a una corretta dialettica le regole del gioco e per spersonalizzare la lotta politica, per ridare dignita' e decoro al discorso pubblico e ovviamente affrontare la crisi dell’economia (nel marasma attuale seguito alla Grande Recessione 2008-2009 il dramma della non crescita e' stato totalmente ignorato: c'e' solo Giulio Tremonti a guardia del bidone, il quale fa di conto solo su quanto lo stato incassa e quanto deve spendere in interessi monstre su Btp e CCt).
Wall Street Italia che e' molto "tecnocratica" e che parla a una fascia di persone competenti e piu' "attrezzate" della media, propone una soluzione assai poco popolare nel paese reale degli ideologizzati e politicizzati (sia a destra che a sinistra) e cioe' un esecutivo tecnico di emergenza nazionale, un "governo di guerra" per evitare la guerra civile di due fazioni che si odiano, un esecutivo guidato da un tecnico illuminato o da un politico moderato (tra i politici Gianni Letta e Pier Ferdinando Casini piu' un altro paio di parlamentari) il tutto nel rispetto dell’ultimo responso delle urne. Il Presidente della Repubblica, come dice la Costituzione, tra le sue prerogative puo' dare l'incarico ad un altro premier presentando un nuovo programma al Parlamento senza che si parli di golpe, come sostengono i piu' faziosi fan del cavaliere. Dopo, verranno sciolte le Camere e si tornera' a votare. Con una destra non più populista ma europea contro una sinistra moderna e capitalista. Come avviene in tutti i paesi di vera democrazia efficiente che guardano alla mappa di un mondo globalizzato e pianificano per i prossimi 30 anni, non per il prossimo week end.
grazie dell’attenzione
Luca Ciarrocca
Direttore
Wall Street Italia
http://www.wallstreetitalia.com/
Wall Street Italia che e' molto "tecnocratica" e che parla a una fascia di persone competenti e piu' "attrezzate" della media, propone una soluzione assai poco popolare nel paese reale degli ideologizzati e politicizzati (sia a destra che a sinistra) e cioe' un esecutivo tecnico di emergenza nazionale, un "governo di guerra" per evitare la guerra civile di due fazioni che si odiano, un esecutivo guidato da un tecnico illuminato o da un politico moderato (tra i politici Gianni Letta e Pier Ferdinando Casini piu' un altro paio di parlamentari) il tutto nel rispetto dell’ultimo responso delle urne. Il Presidente della Repubblica, come dice la Costituzione, tra le sue prerogative puo' dare l'incarico ad un altro premier presentando un nuovo programma al Parlamento senza che si parli di golpe, come sostengono i piu' faziosi fan del cavaliere. Dopo, verranno sciolte le Camere e si tornera' a votare. Con una destra non più populista ma europea contro una sinistra moderna e capitalista. Come avviene in tutti i paesi di vera democrazia efficiente che guardano alla mappa di un mondo globalizzato e pianificano per i prossimi 30 anni, non per il prossimo week end.
grazie dell’attenzione
Luca Ciarrocca
Direttore
Wall Street Italia
http://www.wallstreetitalia.com/
(chiunque sia curioso di leggersela tutta può andare a cercarla in rete, è datata 9 aprile 2011).
La lettera, di per sé delirante nella sua onnipotenza narcisista (non si capisce su quali basi un imprenditore anonimo che abita da 20 anni all’estero, in teoria privo di qualsivoglia delega, “ritenga” che possa essere ascoltato da Bersani e da Napolitano) rivela la sua matrice tecnocratica usando “letteralmente” le stesse argomentazioni, le stesse parole, le stesse frasi –e le stesse idee- dell’estrema destra repubblicana statunitense, che con questa missiva sbarca in Italia travestita da pimpanti comari della sinistra.
Tant’è vero che la lettera finisce per essere commentata dai media in Italia, ma poi cala un totale silenzio sia sulla missiva che sul suo autore, di cui peraltro non vengono fornite né informazioni, né riferimenti aziendali sui suoi soci in affari mediatici internazionali.
In ambito PD –un partito che da lungo tempo sembra non riesca a produrre esseri raziocinanti proprietari di intelligenza genetica dal sapore pragmatico- trova consenso, asilo, ascolto. Neppure una parola sul gruppo Cisneros al quale Ciarrocca è associato.
Ecco alcuni dettagli informativi
La famiglia Cisneros emerge nel 1939 con la rappresentanza della Pepsi Cola. Attraverso la società di imbottigliamento Panamco riesce a raggiungere e controllare il mercato latinoamericano delle bibite fino alla sua massima espansione negli anni’70, quando, nel 1979, entra nel campo mediatico grazie all’appoggio di Ronald Reagan. In breve tempo acquista tutte le televisioni e a metà degli anni’80 è il più importante magnate mediatico del continente americano. Oggi è il più ricco proprietario di media del pianeta terra.
Gustavo Cisneros si è presentato pubblicamente (ormai troppo ricco per non poter avere una sfera di visibilità anche pubblica) in una intervista al Wall Street Journal nel 1994 rilasciata al suo amico Vernon Jordan, avvocato famoso e membro della proprietà del giornale. Gustavo è attratto dal potere e della cultura. Sua moglie Patricia Phelps colleziona arte latinoamericana. Ronald e Nancy Reagan lo hanno incoronato inserendolo nella lista degli invitati illustri della Casa bianca. La nobiltà europea lo convoca ai suoi galà importanti. Henry Kissinger e David Rockefeller lo considerano loro amico. Hada sempre avuto uno speciale rapporto personale di amicizia con George W. Bush, ma di più con il padre ed ex presidente ed ex direttore della CiaCisneros e Bush pescano spesso insieme in Florida ancora oggi: battute di pesca abbondanti e di specie diverse. Cisneros ha avuto accesso a tutti i presidenti del Venezuela, che fossero "adecos" (cioè di Accion Democratica) o "copeyanos" (partito social cristiano Copei), è stato amico di Rafael Caldera (copeyano, 1969-1974 e 1994-1999) e di Jaime Lusinchi (AD, 1983-1988), che ha governato a mezzo con la sua segretaria e amante donna Blanca Ibanez, mezzo colombiana e mezzo venezuelana. Jaime gli chiese aiuto per rinegoziare il debito esterno del Venezuela. Lusinchi e Ibanez vivono ora il Costa Rica sotto "asilo politico" giacché il Venezuela li ha perseguiti con l'accusa di essersi appropriati in cinque anni di 8 miliardi di dollari Usa, una cifra simile a quella accumulata dal gruppo Cisneros in più di mezzo secolo.
Il più grande incubo di Cisneros è stato Lyndon H. LaRouche, un leader laburista nordamericano.
In realtà si tratta di un economista con aspirazioni presidenziali negli Usa, cristiano integralista e acerrimo anticomunista - come Cisneros. Anima l'Executive Intelligence Review (EIR), pubblicazione polemica, al servizio del minuscolo Partito del lavoro degli Stati Uniti, di cui è massimo leader. Nel 1985 tentò di diffondere in Venezuela Narcotrafico S.A. (Doper), un libro che collegava il gruppo Cisneros al riciclaggio dei narcodollari. La polizia politica Disip (Direzione dei servizi di intelligenza e prevenzione), intercettò e sequestrò le 200 copie del libro che c'erano in Venezuela. Più tardi un tribunale proibì la circolazione del testo. Nessuno poté leggere il libro, la stampa nemmeno informò del suo contenuto. Governava Jaime Lusinchi anche se la Disp era controllata da Blanca Ibanez, la sua "segretaria". Il tema ritornò fuori in un tribunale degli Stati Uniti nel 1992. (il sottoscritto seguì la vicenda, allora, quando lavorava come corrispondente estero dagli Usa, ndr.) Nora Hamerman, una stretta collaboratrice di LaRouche, portò Cisneros - in qualità di presunto proprietario di Univision - davanti alla Commissione federale delle comunicazioni (FCC). L'argomento chiave fu che il 14 febbraio 1985 il servizio dogane di Hollywood-Florida aveva scoperto 50 grammi di cocaina a bordo di un aereo della Pepsi Cola corp. di Venezuela che faceva capo a Aeroservicios Alas, entrambe imprese della Organizzazione Cisneros. Cisneros vinse di nuovo: gli restituirono l'aereo, non vennero formulate accuse contro l'azienda, il pilota o i passeggeri. La FCC autorizzò il cambio di controllo su Univision. E su di lui non fu più possibile mettergli le mani addosso. Nel frattempo in Usa sono state pubblicate centinaia di opuscoli, pamphlet e libri con titoli suggestivi e provocatori sulle attività di Cisneros. “Chi è George Bush padre?” di Harley Schlanger,: “Radici genocide del Nuovo Ordine Mondiale dei Bush” di Kathleen Klenetsky, testi nei quali si descrive l’attività di Cisneros come uomo di punta nella gestione e finanziamento dei golpe militari in Cile e Argentina e Uruguay, nazioni nelle quali lui è considerato “persona non grata” e non ci può andare. E’ considerato un criminale.
Questo signore è il partner finanziatore di Wall Street Italia che sostiene un nuovo governo Letta/Casini in Italia e che dal 13 agosto 2011, grazie a Luca Ciarrocca che l’ha pubblicato sulla sua testata, sostiene che il gruppo Bilderberg (poi meglio specificato in Usa come “setta massonica” mentre in Sudamerica viene presentato come “la punta di diamante della finanza ebraica che conta a New York”) ha stabilito nel giugno 2011 –come ci hanno raccontato da allora Borghezio, Calderoli, Bossi e da oggi anche Bocchino e Fini- di distruggere l’Europa Unita, di far fallire l’Italia e impossessarsi di tutti i suoi beni.
Ecco qui di seguito l’articolo che Ciarrocca ha pubblicato in data 12 agosto 2011 e che “letteralmente” infiammato la coscienza leghista, quella della destra del PDl che fa riferimento a Gasparri e la Santanchè e da oggi anche Futuro e Libertà. Naturalmente l’articolo è scritto da New York. E’ lì che Ciarrocca abita, vive, opera e ha i suoi padroni.
L’articolo di Wall Street Italia:
New York - Uno degli argomenti principali trattati nell'ultima riunione della societa' quasi segreta dei potenti di Bilderberg, una delle piu' ambiziose elite del mondo (vogliono il controllo globale), pare sia stata "la liquidazione dell'Europa".
Ecco come sono andate le cose, punto per punto, sulle Alpi Svizzere il 9-12 giugno 2011, secondo i racconti di diversi analisti, il cui contenuto va letto e interpretato con il dovuto distacco e senso critico. WSI ne aveva gia' offerto un primo resoconto due mesi fa.
A Saint Moritz non si e' parlato solo del disastro di Fukushima e delle rivolte della primavera araba, ma anche della chiusura degli impianti nucleari in Germania, dei presunti problemi legati alle attivita' su Internet e (come reso noto dal direttore generale della Deutsche Bank J. Akkerman, tra i membri fissi della lobby che punta a istaurare un nuovo ordine mondiale) del "prolungamento artificioso della crisi allo scopo di indebolire le economie nazionali.
Una delle colpe maggiori del continente e' avere 400 milioni di persone che vivono con standard di vita troppo alti e costosi per lo stato (vedi sistema di sussistenza e servizi sociali). Per annullare tali privilegi, l'idea e' scatenare "un caos gestito" che sarebbe "utile non solo per screditare i politici, ma l'istituzione della statualita' come tale", che la plutocrazia considera il suo nemico principale.
Non si potra' arrivare a un nuovo sistema di governance, senza prima provocare la demolizione della fortezza Europa. Per farlo vanno colpiti i settori finanziario, politico e sociale.
Gli obiettivi principali per scardinare i tre pilastri sono: 1) minare le economie nazionali, 2) provocare la rottura dell'Unione Europea e 3) scatenare un "caos gestito" esportando le rivoluzioni, i flussi migratori di rifugiati musulmani e la dipendenza da sostanze stupafecenti.
Per raggiungere il primo obiettivo, il piano ambizioso si propone non solo di minare la credibilita' dell'euro, ma provocare anche un default del debito di paesi che non fanno parte dell'area della moneta unica. Un default che sarebbe la conseguenza di una crisi finanziaria iniziata quattro anni fa e che riguarda tutti i membri della piramide mondiale, compresa la Federal Reserve.
Il collasso del sistema della banca centrale americana finira' per pesare sulle spalle della popolazione statunitense e sara' l'inevitabile e logica fine dei 40 anni di dominio dei soliti noti delle forze mondiali, che e' stato redditizio per gli organizzatori del sistema e penalizzante per tutti gli altri.
Grecia e Piigs sono diventati i capri espiatori solo perche' non sono riusciti a resistere alle pressioni esercitate dal "casino' globale" e hanno perso sempre piu' fonti di risorsa interne. Dalla riunione di due mesi fa e' emerso inoltre che la solidarieta' politica della Ue non assicura per forza l'integrita' della stessa unione.
E' una situazione in cui tutti preferiscono morire soli. All'inizio della crisi greca si parlava di "effetto domino" e della catastrofe che avrebbe rappresentato l'uscita di Atene dall'Ue. Ma a fine giugno ormai il crack di un solo paese era diventato un'opzione a breve termine presa in considerazione come la pillola meno dolorosa da ingerire. Al contempo sono aumentate le richiedeste di esplusione di tutti i paesi insolventi dalla confederazione europea.
Per quanto riguarda l'attacco all'economia, portera' da un lato alla disintegrazione dell'Unione Europea e alla riduzione dei finanziamenti per i programmi di assistenza e servizi sociali con il conseguente inevitabile ampiamento del gap tra ricchi e poveri, dall'altro creera' la prima ondata di caos, i cui primi sintomi gia' si possono notare a questo stato delle cose.
Ecco come sono andate le cose, punto per punto, sulle Alpi Svizzere il 9-12 giugno 2011, secondo i racconti di diversi analisti, il cui contenuto va letto e interpretato con il dovuto distacco e senso critico. WSI ne aveva gia' offerto un primo resoconto due mesi fa.
A Saint Moritz non si e' parlato solo del disastro di Fukushima e delle rivolte della primavera araba, ma anche della chiusura degli impianti nucleari in Germania, dei presunti problemi legati alle attivita' su Internet e (come reso noto dal direttore generale della Deutsche Bank J. Akkerman, tra i membri fissi della lobby che punta a istaurare un nuovo ordine mondiale) del "prolungamento artificioso della crisi allo scopo di indebolire le economie nazionali.
Una delle colpe maggiori del continente e' avere 400 milioni di persone che vivono con standard di vita troppo alti e costosi per lo stato (vedi sistema di sussistenza e servizi sociali). Per annullare tali privilegi, l'idea e' scatenare "un caos gestito" che sarebbe "utile non solo per screditare i politici, ma l'istituzione della statualita' come tale", che la plutocrazia considera il suo nemico principale.
Non si potra' arrivare a un nuovo sistema di governance, senza prima provocare la demolizione della fortezza Europa. Per farlo vanno colpiti i settori finanziario, politico e sociale.
Gli obiettivi principali per scardinare i tre pilastri sono: 1) minare le economie nazionali, 2) provocare la rottura dell'Unione Europea e 3) scatenare un "caos gestito" esportando le rivoluzioni, i flussi migratori di rifugiati musulmani e la dipendenza da sostanze stupafecenti.
Per raggiungere il primo obiettivo, il piano ambizioso si propone non solo di minare la credibilita' dell'euro, ma provocare anche un default del debito di paesi che non fanno parte dell'area della moneta unica. Un default che sarebbe la conseguenza di una crisi finanziaria iniziata quattro anni fa e che riguarda tutti i membri della piramide mondiale, compresa la Federal Reserve.
Il collasso del sistema della banca centrale americana finira' per pesare sulle spalle della popolazione statunitense e sara' l'inevitabile e logica fine dei 40 anni di dominio dei soliti noti delle forze mondiali, che e' stato redditizio per gli organizzatori del sistema e penalizzante per tutti gli altri.
Grecia e Piigs sono diventati i capri espiatori solo perche' non sono riusciti a resistere alle pressioni esercitate dal "casino' globale" e hanno perso sempre piu' fonti di risorsa interne. Dalla riunione di due mesi fa e' emerso inoltre che la solidarieta' politica della Ue non assicura per forza l'integrita' della stessa unione.
E' una situazione in cui tutti preferiscono morire soli. All'inizio della crisi greca si parlava di "effetto domino" e della catastrofe che avrebbe rappresentato l'uscita di Atene dall'Ue. Ma a fine giugno ormai il crack di un solo paese era diventato un'opzione a breve termine presa in considerazione come la pillola meno dolorosa da ingerire. Al contempo sono aumentate le richiedeste di esplusione di tutti i paesi insolventi dalla confederazione europea.
Per quanto riguarda l'attacco all'economia, portera' da un lato alla disintegrazione dell'Unione Europea e alla riduzione dei finanziamenti per i programmi di assistenza e servizi sociali con il conseguente inevitabile ampiamento del gap tra ricchi e poveri, dall'altro creera' la prima ondata di caos, i cui primi sintomi gia' si possono notare a questo stato delle cose.
Questa qui è una bufala hitleriana.
Non solo. E’ stata pubblicata con enorme enfasi –soltanto in farsi- sul quotidiano International Iran News spiegando che attaccare militarmente lo stato di Israele in questo momento vuol dire aiutare l’Europa a liberarsi della “plutocrazia giudaico-massonica che sta affondando l’economia delle nazioni europee dove i cittadini e la gente per bene vuole la libertà, il lavoro; e vuole scrollarsi di dosso i padroni di Wall Street e la strozzatura che gli ebrei del Bilderberg stanno operando sugli italiani, gli spagnoli, i greci, i portoghesi”. (ormai gli iraniani parlano come Bossi o Bossi parla come loro).
Chi mi conosce sa che la mia intenzione è sempre quella di incitare ad aprire la propria mente.
Preferisco quindi non commentare l’intera vicenda che ho cercato di presentare ai lettori del mio blog con ogni oggettività possibile. Ciascuno ne tragga le conclusioni che riterrà più opportune.
Ci tengo ad aggiungere un post di una mia amica feisbucchiana che abita nei Caraibi, e che quindi vede con un certo distacco –e più lungimiranza- ciò che sta accadendo in Europa. Ma non per questo con minore passione e preoccupazione.
·
Pensate con la vostra testa.
Quando leggete di complotti, se proprio volete crederci, esigete la provenienza della fonte, le prove verificate, i nomi e i cognomi dei complottatori. Pretendete da chi veicola informazioni come queste che -legalmente- sia costretto ad assumersi la responsabilità di ciò che sostengono, dichiarano, scrivono. Soprattutto quando si tratta (COM’E’ QUESTO CASO E PER L’APPUNTO IO NE PARLO) di persone che possono stabilire l’andamento del mercato, di ministri, di personalità del governo, di presidenti di uno dei due rami del parlamento.
Prima di abboccare, riflettete. Interrogatevi.
E andate a leggere nei libri di storia (migliaia e migliaia di fonti dovunque).
Erano le stesse identiche spiccicate parole di Benito Mussolini nel 1929 e di Adolf Hitler nel 1933.
C’è qualcosa che non funziona.
Quando si comincia a dire in Europa che c’è “un complotto della massoneria e delle banche ebraiche insieme” tutti i democratici sanno che la destra estrema più retriva e reazionaria si è organizzata e vuole allungare il passo per costituirsi come potere autoritario e chiudere la partita. Soprattutto se in presenza di grave crisi economica.
La Storia insegna.
Svegliatevi, care sorelle e cari fratelli d'Italia.
"Preferisco quindi non commentare l’intera vicenda che ho cercato di presentare ai lettori del mio blog con ogni oggettività possibile."
RispondiEliminaMa non si capisce dove vuoi arrivare, inoltre presentare oggi, Hitler e Mussolini come i cattivi della storia appare, quantomeno, superficiale.
E che a capo della struttura economico-finanziaria mondiale ci siano gli "ebrei" è un dato di fatto.
Non si capisce dove vuoi arrivare.
Vabbè, ci riprovo.
RispondiEliminaHo riletto il post una seconda volta, ma continua a sfuggirmi il senso generale della questione da te posta che ritengo importante.
L'esistenza di un gruppo "Bilderberg" che annualmente riunisce personalità di "prim'ordine" della cultura, della politica, della finanza e dell'economia, mi pare fatto acclarato.
Non voglio sostenere che lì si decidano le "sorti del pianeta", ma a onor del vero non si comprende perché dette riunioni si tengano nel più assoluto riserbo.
Non credo si ritrovino per giocare a bridge.
guru