di Sergio Di Cori Modigliani
Devo dire che, pur comprendendo, sono rimasto piuttosto colpito da alcune reazioni di intellettuali, sia di destra che di sinistra, sia progressisti che conservatori –comunque pensanti- i quali, a commento del voto greco, hanno espresso un proprio punto di vista addirittura penalizzante nei confronti del popolo greco. Per la serie: “oh beh! La possibilità ce l’hanno avuta. Hanno votato per i candidati che li hanno affossati, quindi che si arrangino”.
Protesto. Non sono d’accordo.
La classe intellettuale europea, che dorme e dorme e dorme, seguitando a lucrare su libri ben pagati dove manifestano la loro indegnità, comodamente seduti su divani di pelle di salotti eleganti, avrebbero anche potuto prendere il sacco a pelo, recarsi in Grecia un mese fa e mettere su un facile, elementare, efficace ed efficiente sistema di contro-informazione per far sì che il popolo avesse una qualche benchè minima chance di –se non altro- sapere e capire come stanno le cose. E quando parlo di “classe intellettuale” (ma preferisco qui non far nomi) mi riferisco a personalità accademiche, a intellettuali che hanno un’alta visibilità e collegamenti, appoggi, conoscenze. Anche ad Atene. Facile parlare dalla comodità ben pasciuta (e clientelarmente ottenuta) di chi osserva a distanza e giudica.
Mi ricorda gli aneddoti che mi raccontava mia madre e le pagine lette sui libri di storia. Quando nel 1938, in Francia e in Inghilterra, ci fu addirittura chi “osò” prendersela con i poveri cecoslovacchi accusandoli di non essersi difesi troppo bene dall’invasione dei panzer tedeschi che penetrarono le difese ceke come una lama calda nel burro. Eppure, nel 1936 c’era stato chi era andato a “morire a Madrid” sostenendo (e avevano ragione) che se il fascismo fosse passato in Spagna, di lì a breve, avrebbe militarmente dilagato in tutta l’Europa, da Oporto a Mosca. Come avvenne. Provocando 42 milioni di morti nel nostro continente, in soli quattro anni.
I vari economisti del dissenso dell’ultim’ora, che oggi giudicano il popolo greco, avrebbero anche potuto andare ad Atene il 7 maggio, portandosi appresso un interprete a pagamento, per dare una mano a Tsipras, invece di spiegarci come bisogna fare la rivoluzione nel buon salotto mediatico di Gad Lerner. Potevano andare ad aprire un banchettino davanti all’Acropoli e con un megafono spiegare come stavano le cose.
Non dovrebbe essere certo una sorpresa sapere che la finanza oligarchica aveva messo in campo una eccellente squadra di disinformatori professionisti (la stessa che òpera in Italia) che diffondeva cifre false, aliquote errate, proiezioni fittizie, bugie su bugie, e la gente comune non ha avuto la possibilità di avere gli strumenti per comprendere lo stato reale delle cose. Come chi se la prendeva con il popolo italiano perché alla fine degli anni’50 ancora votava in massa per corrotti democristiani, quando la cutlura non era diffusa, e la lettura di un libro era ancora appannaggio di pochi. Quindici anni dopo, la fame del sapere, la voglia di studiare e di comprendere i meccanismi del potere, mescolata a una totale alfabetizzazione nella diffusione dell’istruzione, decurtava il bacino elettorale dell’oligarchia che fu costretta a inventarsi la stagione delle bombe pur di bloccare l’evoluzione della società.
La bulimia mediatica di cui tutti siamo ammalati ha completamente azzerato la comprensione del concetto reale di solidarietà, l’uso di adeguate strategie di alleanze politiche, dando vita a una nuova generazione di snob sedentari che pretendono anche una medaglia in quanto rivoluzionari in azione.
Se il popolo greco si è lasciato invadere dai panzer della finanza oligarchica, oh beh, la responsabilità è di tutti noi. Dopotutto si trattava dell’Europa. Anche perché, usando le stesse argomentazioni, si potrebbe dire allora che l’Italia è un paese di rimbecilliti deficienti dato che i moderati hanno creduto in Berlusconi e i progressisti in Prodi e Bersani. Invece non è così.
La responsabilità grava tutta nella latitanza della classe intellettuale, impigrita, avvizzita, corrotta e viziata dalle seduzioni materiali con la voce da sirena mercatista, che i colossi editoriali hanno mantenuto e controllato sapendo così che avrebbero addormentato la nazione.
E’ facile per noi scrivere dei post aristocratici accusando di masochsimo stupido il popolo greco. Così come è già oggi doloroso leggere dei post aristocratici in lingua inglese, spagnola e francese, dove il ragionier vanesio viene definito “un dittatore tecnòcrate” e gli italiani un paese di imbecilli che si bevono qualsiasi cosa, visto che c’è un parlamento che vota leggi inique, e siamo talmente stupidi che stiamo soto una dittatura “a nostra insaputa”.
La realtà è più complessa.
La responsabilità è della nostra pigrizia mista a miopia.
Europa è una parola che viene dal greco, vuol dire “ampie vedute”.
Ci voleva poco a capire che dal 7 maggio in poi avrebbero avuto bisogno dell’aiuto delle menti migliori europee, per dimostrare che l’Europa esisteva e meritava di essere salvaguardata. Non c’era l’Europa. Non c’è. Per questo la finanza gongola. Il che dimostra che quando, tra molto molto breve, le cose si metteranno male per noi, non ci sarà nessuno che verrà a darci una mano, se non ce la diamo noi. E posiamo farlo soltanto acculturandoci, formandoci, riappropriandoci di strumenti operativi per costruire un modello diverso.
Chi accusa i popoli, vuol dire che pensa ai popoli come a un gregge che va incanalato e guidato. Ci pensa la finanza oligarchica, a questo. O il leader del destino.
Io penso invece che i popoli vadano educati, stimolati, risvegliati e pungolati nel loro orgoglio e dignità collettiva. E questa è una responsabilità dei maestri e della classe intellettuale. Me ne frego delle analisi razionali che oggi gli intellettuali snob sciorinano per spiegarci l’inferiorità del popolo greco.
L’inferiorità è la loro.
Abbiamo perso tutti. Perché li abbiamo lasciati soli. Come faremo tra un mese con gli spagnoli e come i franceso faranno con noi tra tre mesi e come i tedeschi faranno con i francesi tra sei mesi e come gli americani faranno con gli europei tra otto mesi e così via dicendo.
L’Europa la si costruisce con un salto di presa d’atto di una coscienza collettiva.
E’ quella che oggi mi fa sentire in colpa, perché penso di avere la mia modestissima quota parte di responsabilità per non aver, quantomeno, tentato, in un guizzo di inutile follia, di impedire il prolungamento dell’agonia del popolo greco.
Il cuore ha una intelligenza tutta sua che viaggia secondo coordinate che soltanto la Cultura è in grado di attivare: là c’è la risposta per la fondazione dei Stati Uniti d’Europa.
Il popolo greco ha fatto ciò che poteva, anche molto ma molto meglio delle aspettative.
Sono solidale con loro.
La responsabilità è tutta degli assonnati intellettuali.
Non ho finora né sentito, né ascoltato, né letto, in Italia, una gloriosa levata di scudi contro Corrado Passera per l’ignominia delle falsità aberranti contenute nelle sue 188 pagine di truffa ben congegnata, che finirà per favorire soltanto le banche, le istituzioni finanziarie e i palazzinari, azzoppando definitivamente l’economia industriale. Dove stanno?
Stanno tutti a far la fila per essere invitati agli spocchiosi raduni estivi a Cortina, Capalbio, Ischia, con famiglia e amanti appresso. Magari in diretta televisiva, dove ci spiegheranno come fare la rivoluzione, perché i greci sono stupidi, e come bisogna vivere.
Gli stessi snob che ci spiegano come chi segue il calcio è un demente.
Sono tra quei dementi.
E sono davvero contento –come europeo tifoso- che Balotelli abbia dato una vittoria all’Italia.
Perché è un negro italiano.
Ed essere di pelle nera in un paese razzista e aristocratico come questo, deve essere davvero molto ma molto duro. Riuscire ad emergere senza perdere la testa presuppone una grande quanto invidiabile tenuta di carattere. Merita il rispetto della comunità di liberi. E ieri notte, ne sono certo, c’è stato qualche nostro connazionale di pelle nera nato nel nostro territorio, il quale si è sentito orgoglioso nonostante il fatto di essere italiano ma senza avere la possibilitò di dire di essere italiano, perché la Legge di questo paese che fa schifo non glie lo consente, dato che i suoi genitori hanno la pelle nera e sono nati all’estero, e la nostra repubblica non riconosce lo ius solis. E’ una loro vittoria. Fa bene all’anima, fa bene alla salute. Dà identità. Fa bene all’Europa, nel senso etimologico di “ampie vedute”.
Solidarietà al popolo greco che ha fatto bene a fare ciò che ha fatto. Di più non poteva.
Solidarietà al popolo greco non perché sono greci, ma perché sono un popolo.
E la discriminante non è tra tra una razza superiore e una razza inferiore.
La discriminante è tra chi sta dalla parte del popolo e chi sta dalla parte dell’oligarchia.
A questo serve la Cultura.
A spiegare al popolo la differenza.
Le differenze.
Perché quando le si va a sommare e si fanno i conti, danno un rsiultato molto ma molto diverso.
E’ la differenza tra libertà per tutti e schiavitù, magari mascherata da neo-aristocrazia snob.
Sicuro? Davvero davvero?
RispondiEliminamah....
Nibiru.
Ha ragione. Sono molto indignato nei confronti di quel 30% che ha votato per la destra, perchè secondo me sono il corrispettivo italico dei "tengo famiglia".
RispondiEliminaIl resto del pasticcio l'ha fatto il dividi et impera delle forze di sinistra.
E' dal tempo delle centurie romane che le oligarchie (minoritarie), per mantenere il potere hanno inventato il sistema maggioritario uninominale e i premi di maggioranza, gestiscono in maniera eccellente il sistema della cultura e usano con maestria il divide et impera.
Solo la conoscenza e l'acquisita capacità di analisi può evitarci di scambiare lucciole per lanterne!
La responsabilità di ciò che succede non è soltanto degli snob intellettuali che appaiono in televisione un giorno si e l'altro pure. Hanno fatto la loro parte, e la loro responsabilità non è piccola perché spesso fanno opinione. Ma ognuno di noi è responsabile perché ognuno ha la sua intelligenza e deve farsi parte diligente. Ma siamo pigri, paurosi del nuovo, indolenti, e così preferiamo non muoverci. Forse ci vorrà un disastro totale perché allora non ci sarà più nulla da conservare...
RispondiEliminaA proposito del nome Europa, ho letto tempo fa che l'origine del suo nome non è quella comunemente ritenuta e che si richiama alla cultura greca. L'origine sarebbe diversa, se non ricordo male, dall'Anatolia, e il nome avrebbe il significato di "la terra del tramonto", probabilmente in riferimento alla posizione geografica. A giudicare dalla situazione di oggi, in nomen omen.
a proposito della cittadinanza e della stupida di idea di darla a tutti comunque siano in italia faccio presente che nel civilissimo belgio diventano cittadini non chi arriva in belgio e vi rimane per lavorare (come alcuni cretini demagoghi vorrebbero fare da noi), non chi vi nasce e vi resta a vita ma solo i nati in belgio figli di nati in belgio,
Eliminala cittadinanza è una cosa seria non si puiò dare al primo arrivato, poi se non sarà così è perchè noi gli italiani sono una una manica di imbecilli (perfino una dittatura da noi diventò una pagliacciata) sempre schiavi dello straniero di turno con in testa solo il motto franza o spagna purchè se magna
Ha ragione lei,Sergio,io sono lo stesso che qualche giorno fa ha scritto dei bambini denutriti e dei loro genitori cialtroni,ma invece di star li a sperare avrei potuto provare anch'io il mio piccolo gesto di inutile follia,inutile prendersela con chi non capisce o sbaglia in buona fede anche se colpevole di essersi affidato a qualcuno,del resto anch'io in questa circostanza mi sono "affidato" ai greci.
RispondiEliminaSono anni che ormai si parla del ritorno del nazionalismo....chiedersi come mai? pure io sarei un internazionalista in buona fede forse,ma delle volte applicherei delle ricette di quello stampo....e non perchè sono fascista o che altro,anzi..ma semplicemente per protezione,e perchè il processo di globalizzazione economica e culturalmente consumista che abbiamo intrapreso è portato avanti SOLO ed esclusivamente da ELITES E PER LE ELITES.Quello che stiamo costruendo non è un società mondiale libera,solidale e realmente democratica,ma bensì una mega fabbrica globale dove gli uomini sono solo risorse umane,in una logica di produzione,consumo e stimoli verso il superficiale....,.da mettere in competizione tra loro per il guadagno di una minuscola percentuale della popolazione che detiene le leve del potere.Se non si capisce questo non si comprenderanno bene la natura dei problemi e neanche le dinamiche sociali che ne usciranno.
RispondiEliminacommento di un certo Maurizio su un articolo del fatto quotidiano
Vorrei credere al mondo multietnico di pace e fratellanza.Ci ho sempre creduto come speranza.Ma sempre qualcosa non mi quadrava nella propaganda di tale mondo dove se non ti integri all'internazionalismo attuale (ben diverso da quello sognato a risvolto di pace tra popoli diversi) vieni sistematicamente aggredito psicologicamente di accuse razziste,dove in realta,nulla ce di razzista in tanta gente in buona fede e speranza.A tal riguardo posto una riflessione breve di un anonimo alquanto interessante...un abbraccio a tutti
RispondiEliminaNei paesi politicamente corrosi e moralmente sfiniti da decenni di demenza neoliberistica, manca un’idea, un’etica, una cultura istituzionale.Se non si trovassero neppure gli immigrati per i lavori generalmente rifiutati, tali lavori dovrebbero per forza venire resi meno umilianti,meno nocivi,meno sottopagati.La ferocia capitalistica sarebbe più debole se non potesse più disporre dell’attuale sovrabbondanza di manodopera.I flussi di investimento di capitale che partono dai paesi ricchi distruggono, nei paesi poveri, quelle economie di sussistenza, quelle comunità di villaggio e quelle originarie strutture coesive che vi trattenevano le popolazioni, ed hanno perciò come loro risvolti flussi di popolazione che arrivano nei paesi piu abbienti.Se l’offerta di un lavoro senza diritti fosse resa impossibile,diminuirebbe certamente il flusso migratorio nel mondo
Semplicemente eccezionale... ha la mia stima!
RispondiEliminaIl genere umano fa' molta fatica ad accettare la realtà, preferendo illudersi che il futuro possa sempre riparare agli errori subiti. E' ovvio che fare il gioco delle elites finanziare porta ad un'eterna servitù economica, ma l'uscire dalla partita comporta un'istantaneo write off della grande maggioranza dei propri risparmi del 50-60%. Se ciò può andar bene per i giovani, che di risparmi ne hanno pochi o zero, per gli ultra-cinquantenni sarebbe devastante. Essendo i giovani pochi e disinteressati alla politica, va' da sè che i votanti decidano di mantenere lo status quo, e se ciò vuol dire pregiudicare l'intero futuro del paese, sia pure. Se le elites non tirano troppo la corda intorno al collo dei servi, possono anche continuare a tenerli buoni per parecchio tempo.
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