martedì 27 marzo 2012

Tra una lacrima della Fornero e una risata della Camusso. Nel pieno Medioevo nazionale, c'è un finanziere che fa il suo dovere e incastra un grande evasore: un principe del mondo mediatico.

di Sergio Di Cori Modigliani

L’economia è diventata la nuova religione. E’ ormai chiaro e lampante a chicchessia.
E come ogni brava religione, si sta dotando di santini, papi, cardinali o rabbini o ayatollah che siano, di prefiche e santoni, seguaci e fedeli, con l’inevitabile risultato che le masse delegano la gestione delle proprie paure, di cui noi tutti piccoli animaletti umani siamo pervasi fin dall’infanzia, ai fieri rappresentanti dei nuovi totem di cui il Grande Sacro Moloch dei nostri tempi si nutre quotidianamente.
E così, mentre la Fornero se la piange accanto a Monti in conferenza stampa e la Camusso se la ride di fronte a Monti in una ricca tavola imbandita (due simboli che rappresentano diverse facce della stessa identica medaglia: il vecchio che regge lo status quo mascherato da novità) il paese perde sempre di più il passo del proprio laicismo abbandonando ormai anche i sogni e le ambizioni di un proprio rinnovamento.
Ricomincia la ruota, proprio com’era nel Medioevo, quando il Signore, il Principe e la Chiesa, garantivano quantomeno la protezione minima davanti all’assalto di pirati, avventurieri, mammalucchi e turchi, che razziavano per la penisola, dimenticandosi di spiegare che tali manigoldi non venivano certo a prendersela con i contadini alla fame e la gente che non aveva neppure un tetto. Venivano per rubare al Signore, al Principe e alla Chiesa i loro tesori. E le istituzioni riuscivano sempre a convincere la gente a farsi scannare per difendere terre che non erano loro, possedimenti che non avevano, ricchi castelli e palazzi bardati nei quali non avevano mai avuto accesso (né mai l’avrebbero avuto) trovando quindi masse di individui che si immolavano per garantire loro la tenuta e salvaguardia degli interessi di chi sfruttava le loro paure, i loro bisogni, le loro aspirazioni a una vita umana che fosse qualcosa di più di quella delle bestie.
Leggendo la storia del medioevo, ci veniva da sorridere, con un sospiro di sollievo all’idea che finalmente quell’epoca era scomparsa, abbattuta dal capitalismo egualitarista, dalla fondazione degli stati di diritto, dalle lotte e dalle guerre che negli ultimi trecento anni avevano infiammato l’Europa, coltivando sogni e utopie e seminando morte e distruzione.
La paura dello spread ha sostituito l’idea dell’inferno per l’eternità; i governanti (parlo dei più decorosi e progressisti) promettono riforme che cambieranno tutto in un futuro di là da venire, a condizione che –nel frattempo, qui sulla Terra-  ci si immoli “per evitare il baratro” (sarebbe la perdita di qualche tesoro da parte di qualche Signore, qualche Principe, qualche chierico). Esattamente come nel medioevo, la gente è terrorizzata all’idea del baratro e quindi si adatta, chiede protezione, vuole garanzie e segue con il cuore palpitante l’andamento dei grafici di borsa, l’abbassamento o rialzo dello spread. Ormai sono tutti convinti che se lo spread scende a 135 ci sarà da gozzovigliare, se arriva a 457 il paese affonda. La verità è che, in entrambi i casi, non accadrebbe nulla, ma assolutamente nulla di diverso da ciò che quotidianamente accade. Nel marzo del 2011 lo spread era a 157 e l’economia stagnava; esattamente allo stesso identico livello di quanto non lo facesse alla fine di settembre quando lo spread era a 420. Ma nessuno ormai lo ricorda.
L’Alzheimer sociale, in Italia, è l’arma in più dalla parte del Potere.
La BCE è diventata, nell’immaginario collettivo, qualcosa di simile al Grande Fratello orwelliano: chi non accetta finirà all’inferno.
Inevitabile, quindi, che la Politica sia scomparsa, essendo il nemico più pericoloso della Finanza. L’economia è la nuova religione non perché sia forte, ma perché è debole, proprio come nel medioevo, quando le strutture civili erano scarse e frantumate, le risorse erano poche e il potere stava nelle mani della finanza. Poi, con l’abbattimento della società medioevale, l’economia ha preso in pugno la situazione delegando alla politica la gestione dei conflitti sociali.
La Politica interpretava le esigenze umane dei cittadini e degli stati e poi l’economia si assumeva il còmpito e la responsabilità di tradurre quella progettualità in fatti concreti.
Appare sempre più chiaro che oggi, non è più così.
Ecco perché è irrilevante ciò che dice la Fornero, ciò che dice la Camusso.
La differenza tra allora e oggi consiste nel fatto che i Principi, i Signori, i Chierici, sono nascosti, ben camuffati. Invisibili. In prima linea ci vanno i loro ragionieri, ben pasciuti e pluri stipendiati, con appresso i vassalli, i valvassori, i valvassini, e i servi della gleba, esattamente com’era nel 1500.
Eppure, anche allora esistevano gli Spiriti Liberi. Esistevano gli indipendenti che erano individui e famiglie in grado di sapersi organizzare in maniera auto-sufficiente. Allora, i padroni erano visibili, perché dovevano mettere paura e mostrare la loro esistenza superiore. I liberi erano, invece, invisibili, anonimi. Se e quando venivano scoperti, finivano in carcere o bruciati al rogo o esiliati, le famiglie annientate. Ma l’individuo è sempre libero e aspira e agogna sempre alla libertà, sempre, dovunque; è la massa a non essere mai libera, se non in casi rarissimi. E’ accaduto così, quindi, che la Sapienza è stata trasmessa per via orale tra le famiglie dei Liberi, per eredità, per passaparola, o –nel caso di scritti dopo l’invenzione della stampa- attraverso l’uso di linguaggi criptici per decifrare i quali bisognava appropriarsi di uno specifico codice che si chiamava Cultura.

Oggi è il contrario.
Il Potere ha scoperto il vantaggio dell’anonimato e la possibilità di non rendere conto a nessuna giustizia agendo nell’invisibilità; i Liberi, invece, allo scoperto sul web come vogliono, quando vogliono. Il Potere è rassicurato dal fatto che seguitando ad abbassare il tasso di Cultura, per gli individui diventerà sempre meno probabile appropriarsi dei codici di interpretazione del Sapere (che consente di combattere e abbattere il potere costituito) ed è quindi garantito. Ben venga la libertà massima purchè il dibattito sia avvilito, il livello sia talmente basso da non comportare sussulti. La gente è convinta ormai che sul web trova la verità e l’informazione. Non viene in mente l’elementare concetto che in rete c’è ed esiste tutto ciò che i proprietari della rete vogliono che ci sia. E i proprietari della rete sono, oggi, la Finanza, cioè gli oligarchi planetari che controllano il pianeta e hanno stabilito, circa 40 anni fa, che per controllare questi miliardi di esserini schiavizzandoli come nel medioevo, bastava eliminare la Politica, cioè la rappresentanza sociale dei cittadini. E per fare ciò bisognava eliminare l’economia. In tal modo, la Politica sarebbe finita in un territorio di retorica e di demagogia, di frasi vuote, di formule prive di riferimento alla realtà, quindi utile soltanto per mantenere lo status quo; la Politica, infatti, se non ha il terreno dell’economia dove poter verificare in maniera pragmatica la bontà delle proprie idee, non  ha alcun Senso. Rimane una chiacchiera salottiera: un livello un po’ più alto della chiacchiera da bar. Sempre chiacchiera rimane.
Delaicizzando l’economia e trasformandola in religione, sono riusciti ad assestare l’ultimo colpo. Tra brevissimo tempo (nel caso il medioevo sussista e rimanga vivo) gli economisti finiranno per tacere, i più riottosi verranno silenziati. A quel punto lo spread scomparirà (e sarà vissuto come una liberazione) non si parlerà più di grafici, borse valori, niente di tutto ciò. Sarà inutile. Ci saranno soltanto due classi sociali: i produttori di informazione e i consumatori di informazione. I produttori saranno sempre di meno e i consumatori sempre di più. Vi saranno quelli che lottano per sopravvivere (la maggioranza quasi assoluta) che lavorerà per garantire a una sparuta classe di vivere nell’agio, nel privilegio e nel lusso. E chi detiene il Potere farà sempre in modo di poter evitare la manifestazione dell’unico elemento non prevedibile e pericoloso “il Fattore Umano”.
Esiste.
E’ potentissimo.
E’ impalpabile, imprevedibile, insondabile, invisibile.
Non esiste radiografia né analisi del sangue che riesca a decodificarlo.
Ce l’avete tutti. Proprio tutti.
Questa è la battaglia da fare, per ciascuno di noi.
Coltivare le sinapsi del cervello collegate al nostro Fattore Umano per far inceppare il meccanismo. Tanto più comincerà a diffondersi, tanto più il meccanismo del potere oligarchico comincerà ad arrugginirsi e a funzionare sempre di meno.
In teoria è il trionfo degli anarco-individualisti.
In pratica è inarrestabile.
Un tempo, mia nonna l’avrebbe definito “buon senso comune” e mia madre l’avrebbe chiamato “fare il proprio dovere”. Tutto qui. Di una squisita banalità.
Ma nel mondo paradossale della surrealtà in cui noi oggi viviamo, diventa un’arma potentissima.
C’è da stare allegri. E lo dico sul serio.
Basta pensare a ciò che è accaduto il 28 gennaio del 2012 perché una certa Fabiana (di nazionalità svizzera) e un certo Arturo (di nazionalità italiana) che non si conoscono e non sanno neppure che l’altro esista, a dieci chilometri di distanza, a trenta minuti di intervallo temporale, hanno espresso la qualità del Fattore Umano. E hanno prodotto un risultato davvero divertei nte.
Ecco  i fatti:
Fabiana è una brava ragazza che lavora in una banca svizzera. E’ attenta, premurosa, intelligente, capace. Inizia come banale impiegata allo sportello, ma in pochi anni si conquista il rispetto dei suoi superiori e fa carriera. Finisce prima al terzo piano della banca a gestire scartoffie, poi, data la sua creatività, la promuovono al quinto pano: si occupa di investimenti di grandi patrimoni: minimo 2 milioni di euro in contanti. Fa il suo lavoro e lo fa per bene. Ma tre anni fa incespica. Arrivano tre ispettori tedeschi della polizia investigativa da Berlino e piantano alla banca una controversia che alla banca costerà diverse decine di milioni di euro. Si sa, i tedeschi vanno fino in fondo, come ben sappiamo. A caccia dei loro evasori e a caccia della criminalità organizzata che lava il danaro nelle banche tedesche, hanno messo le mani su alcuni individui tedeschi che non pagano le aliquote dovute, che hanno dichiarato il falso, ecc.,ecc. Secondo i tedeschi, gli svizzeri (sarà un giudice svizzero a dirimere la controversia dando ragione ai poliziotti teutonici) non hanno applicato alla lettera la Legge favorendo un grande evasore. Finita la querelle, ci rimette Fabiana, poveretta. E’ stata colpa sua. Lei accetta  e ingoia il rospo. Ma la declassano. Si può sempre occupare al quinto piano dei grandi patrimoni ma non può fare investimenti. Lei morde il freno e tira a campare. Finchè, il 28 gennaio 2012 arriva un cliente con una valigia contenente 2,5 milioni di euro in contanti. Il signore in questione è italiano. Ma non si qualifica come imprenditore, bensì come individuo singolo. Fabiana prende il libretto –memore dell’esperienza vissuta- e controlla. Dopodichè si allontana un minuto, ritorna e comunica all’esterrefatto cliente che non può accettare il deposito a meno che lui non si dichiari disponibile ad andare con lei al primo piano dove c’è un notaio e per iscritto, con tanto di bollo, spiega come e dove ha preso quei soldi. Il cliente si infuria e se ne va. Fabiana decide di fare le cose per bene fino in fondo. Immediatamente stila un rapporto e lo invia in elettronico. Finisce nella stanza del supercapo il quale lo inoltra nel circuito bancario dei quattro cantoni con il nome del malcapitato. Non potrà più andare in una banca svizzera. Il nostro amico, intanto ritorna in Italia, piuttosto nervosetto, in automobile, così com’era venuto. Alla dogana c’è di turno un certo Arturo Iacozzi, giovane finanziere (1.250 euro al mese di stipendio) il quale sei mesi prima è stato sgridato e trattato male dal capitano perché non è impeccabile e meticoloso nei controlli. Proprio come Fabiana, mèmore della sua esperienza, invita il guidatore e il passeggero ad accostarsi e chiede di aprire la borsa. Il malcapitato si rifiuta. Lui insiste. Altro rifiuto. Alla fine il giovane finanziere comunica al cittadino italiano che se non apre la borsa, lui lo ferma ufficialmente e fa aprire la borsa da altri. Cosa che si verifica. Vedendo i 2,5 milioni di euro cash il finanziere chiede dove li ha presi, visto che viene dall’estero. Il malcapitato che è già nervosetto risponde “ma questi sono miei, altro che storie; questi sono tutti miei, non li ho potuti depositare in Svizzera e così me li riporto a casa”. Arturo fa rapporto e lo denuncia per esportazione illecita di capitali. Il suo rapporto arriva dai carabinieri.
Fine della storia.
Quantomeno di quella ufficiale.
Tutto l’incartamento arriva, dopo un mese, in copia, nelle mani di un attendibile giornalista del corriere della sera. Una vera chicca. Va da sé vengono coinvolti tutti i dirigenti, fino al più alto livello. Venti giorni di controlli e verifiche. Alla fine, in data 26 marzo viene dato il via. Esce la notizia che viene pubblicata sul più importante quotidiano italiano.
L’uomo in questione è Emilio Fede, una vecchia conoscenza italiana del mondo mediatico.
Interpellato, ha detto. “Si tratta di un falso, non è vera neppure una parola, farò causa”.
La giornalista del corriere della sera rimette nelle mani del suo direttore l’intero pezzo, il quale, attraverso Paolo Mieli, presidente del gruppo Rizzoli-corriere della sera dichiara “la giornalista è una professionista seria e attendibile; non vorrei stare nei panni di Emilio Fede”.
Fine della vicenda. Per oggi.
Escono diverse versioni in rete, ma nessuna ha il valore del pezzo di Fiorenza Sarzanini. Lei è la prima ad avere lanciato la notizia e ha dietro tutto il gruppo Rizzoli.
Ecco qui di seguito l’intero articolo ufficiale (l’unico valido).

il direttore del Tg4 si è presentato con una valigetta piena di contanti
Emilio Fede:  la Svizzera respinge 2,5 milioni di euro
No al deposito. La Finanza indaga un accompagnatoredel Tg4 Emilio Fede ospite di Lucia Annunziata 'In mezz'ora'
ROMA - Voleva depositare su un conto svizzero due milioni e mezzo in contanti. Ma i funzionari di banca avrebbero rifiutato di accettare l'operazione, non avendo garanzie sulla provenienza dei soldi. Una vicenda che appare senza precedenti e sulla quale hanno avviato verifiche l'Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza. Protagonista è il direttore del Tg4 Emilio Fede, già indagato per favoreggiamento della prostituzione per le feste organizzate nelle residenze dell'ex capo del governo Silvio Berlusconi e per concorso in bancarotta fraudolenta dalla magistratura milanese con l'agente dello spettacolo Lele Mora, tuttora detenuto proprio per l'inchiesta sul fallimento della sua società «Lm management» che per anni ha gestito l'immagine di numerosi personaggi dello spettacolo. E, si è scoperto poi, serviva a reclutare le ragazze da portare ad Arcore e a Villa Certosa.
La segnalazione è arrivata in Italia alla fine dello scorso gennaio. A chiedere l'intervento delle autorità di controllo è stato un dipendente della banca che evidenzia un episodio risalente alla fine di dicembre, circa tre mesi fa. Nella denuncia racconta che Emilio Fede, accompagnato in macchina da un'altra persona, si è presentato presso la filiale dell'istituto di credito di Lugano con la valigetta piena di contanti, ma che è dovuto rientrare in Italia perché i responsabili della banca non hanno ritenuto opportuno accettare la somma. Una decisione presa, presumibilmente, tenendo conto dei problemi avuti in precedenza con i magistrati italiani e della necessità di fornire spiegazioni.
Nonostante le autorità svizzere abbiano sempre assicurato la massima collaborazione in ambito giudiziario, gli istituti di credito preferiscono mantenere alto il livello di riservatezza per proteggere i propri clienti. Dunque è possibile che dopo il clamore mediatico suscitato dalle vicende che hanno coinvolto Fede nei mesi scorsi abbiano deciso di respingere le sue richieste. Pur di fronte a un investimento molto alto.
La scorsa estate, dopo una richiesta di rogatoria sollecitata dai pubblici ministeri lombardi Eugenio Fusco e Massimiliano Carducci era stato infatti interrogato il funzionario della Bsi di Lugano Patrick Albisetti, l'uomo che si era occupato di gestire i depositi di Mora e le richieste di contanti dello stesso Fede.
In quell'indagine il giornalista è stato accusato di aver trattenuto per sé un milione e duecentomila euro dei 2 milioni e ottocentomila che Berlusconi avrebbe fatto avere a Mora attraverso il suo tesoriere Giuseppe Spinelli. Una «cresta» che il direttore del telegiornale di Rete4 ha sempre cercato di negare, sia pur con scarso successo di essere creduto.
Albisetti aveva rivelato che nell'aprile 2010 Fede si presentò in banca e chiese di prelevare 500 mila euro, ma gliene furono consegnati soltanto 300 mila e fu costretto ad aprire un conto dove depositare gli altri 200 mila che lui avrebbe poi provveduto a ritirare dopo qualche settimana.
Quel deposito era stato denominato «Succo d'agave» e quando i pubblici ministeri gli chiesero spiegazioni su quel deposito Fede fornì una versione poco comprensibile: «Io non avrei voluto aprirlo perché per me avere un conto all'estero era un rischio e un fastidio». Qualcuno lo aveva obbligato? Ora ci sono questi altri soldi comparsi in Svizzera. Dopo aver ricevuto la segnalazione sono stati avviati i controlli sugli spostamenti del giornalista per verificare che fosse proprio lui ad aver chiesto di effettuare l'operazione, ma soprattutto per scoprire l'origine del denaro. Da chi li ha avuti? E ne ha denunciato il possesso al fisco? Chi c'era con lui in quell'auto nel viaggio da Milano a Lugano? A questi interrogativi dovranno rispondere gli investigatori delle Fiamme Gialle che poi, in caso di mancata dichiarazione, dovranno inoltrare gli atti alla magistratura per i reati di evasione fiscale e tentata esportazione di capitali all'estero visto che la somma supera la soglia consentita per la semplice segnalazione amministrativa.
In passato Emilio Fede aveva sostenuto che ad occuparsi del suo conto era una sua amante cubana che era stata incaricata di prelevare la somma e portarla in Italia. Una versione ritenuta «non credibile» dai magistrati.
Fiorenza Sarzanini



Spontanea viene una domanda: non pensate che su questo il Fattore Umano di ciascuno di noi dovrebbe consigliarci di pretendere subito e immediatamente ragguagli, conferme, smentite, prove, contro-prove, e l’applicazione della Legge come prescrive il Diritto?
E’ possibile passare sotto silenzio questo evento mentre al paese parlano di ben altro?
La notizia la considero succosa perché è avvenuto per puro caso.
Se causalità come queste cominciano a diffondersi, ci si risparmieranno tanti cortei, chiacchiere inutili, e si possono prendere delle soddisfazioni.
A dimostrazione del fatto che il Fattore Umano davvero conta.
Era stato insabbiato. Poi, qualcuno, si è irritato e l’ha passato al corriere della sera.
Se tutti cominciassero a fare il proprio dovere, questo paese si riprenderebbe subito.
E’ banale. Ma è reale.
E’elementare. Ma funziona.
Proprio perchè funziona ci tenevo a raccontarlo.

Spetta a ciascuno di noi fornire il proprio contributo per uscire fuori dal medioevo imperante.

Basta davvero molto, molto poco.


1 commento:

  1. Il fattore umano è di fatto l'unico imprevedibile perché ci sarà sempre qualcuno che non si piegherà mai alla violenza del sistema, seppure edulcorata. E' questa la nostra speranza di sopravvivenza. Però ognuno di noi dovrà fare la sua parte affinché questi "Umani" non si sentano isolati, incoraggiandoli e manifestando il nostro apprezzamento per il loro essere uomini liberi.

    La libertà va conquistata momento per momento.

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