giovedì 6 novembre 2014

Juncker e l'intera commissione europea sotto accusa: nasce "europeleak". Ne vedremo delle belle.



di Sergio Di Cori Modigliani

Quello che in termini giornalistici viene definito "scoop", ovvero una rivelazione inedita, in esclusiva, che porta alla luce uno scandalo, un complotto, l'esistenza di un potere parallelo segreto o rende pubblica l'esistenza di lobby segrete e clandestine è, oggi 6 novembre 2014, completamente diverso da quello che era nel 2011, nel 2001, nel 1991 o nel 1961. 
I tempi sono cambiati (in meglio o in peggio è irrilevante) ed è quindi diversa la percezione dell'utente destinatario, altrimenti detto "consumatore di informazione".
L'attuale sistema gestito dai produttori di pensiero unico onnicomprensivo hanno trasformato il concetto di scoop, annebbiandolo, svilendolo, riducendolo a mero e puro gossip (quando va bene).
Eppure, lo scoop, ancora nel novembre del 2014, esiste.
Eccome.
Ed è esattamente l'opposto di quanto la gente crede, soprattutto gli usuari di facebook e i frequentatori dei sedicenti siti di controinformazione.
L'informazione che conta, oggi, viaggia su binari esattamente opposti a quelli apparenti.
Succede quasi tutti i giorni che vengano fornite notizie definite "scoop", ma non lo sono. Si tratta di minuzie e quisquilie messe a disposizione per palati facili, prodotte ad arte da esperti della comunicazione, che partecipano alla vita politica schierati come fan. Quindi, diventa  "scoop"  la notizia che rivela e porta alla luce quelle che vengono considerate nefandezze della parte avversa, che viene così sbugiardata, mentre si copre ogni forma di critica, anche lieve, relativa alla propria specifica appartenenza politica. Su questo sono tutti uguali, che siano a destra, a sinistra o -come nel caso del movimento cinque stelle- né di destra né di sinistra, risultano nei fatti equivalenti: parlano sempre della parte opposta e non sollevano mai neppure una critica, non danno un grammo di informazione che possa essere considerata una critica alla propria compagine. E in un paese controllato dalla politica, come l'Italia, è quasi impossibile poter avere accesso a notizie sottratte alla faziosità di parte.
A livello internazionale è diverso.
Perché la passione per la professione del giornalismo investigativo "oggettivo" (chi va sotto va sotto anche se è del mio partito, della mia fazione, della mia squadra del cuore) esiste ancora e produce.  
I veri giornalisti diciamo così "di denuncia" sono anonimi, invisibili. 
Perché questo è il modo migliore di operare. 
Per sottrarsi al rischio della compravendita queste persone -oltre al fatto di essere altamente competenti- vivono la propria identità come potevano farlo i monaci nel medioevo, quando stavano rinchiusi dentro a un convento sperduto e trascorrevano tutto il loro tempo a ricopiare i testi dell'antichità dove era depositata la saggezza e la sapienza dei millenni. Per regalarla al mondo futuro che ne avrebbe fatto tesoro rendendo la vita di tutti migliore. Non finiremo mai di pagare il nostro debito di gratitudine a quegli eroi anonimi che per centinaia di anni hanno fatto da scudo -con la propria diligente esistenza- all'attacco delle intemperie, della barbarie, della violenza, delle dittature.
Chi opera nel campo del giornalismo investigativo, oggi, rinuncia alla visibilità. Lo sa benissimo in partenza. I tempi in cui viviamo rendono queste persone dei missionari dell'informazione. Il fine, infatti, non è la vanità, non è il narcisismo esibizionista, non è il danaro. E' il gusto di fornire prove documentate al mondo sulle nefandezze che la classe dirigente planetaria opera quotidianamente sulla pelle della cittadinanza inerme e inconsapevole.

Tutto ciò per raccontarvi quello che considero un autentico terremoto che da una settimana sta scuotendo l'Unione Europea in conseguenza di una serie di articoli pubblicati da un gruppo di giornalisti, dopo 7 mesi di lavoro costante quotidiano. 
Appartengono a un'associazione ufficiale che si chiama ICIJ.
L'acronimo sta per International Consortium of Investigative Journalism, e ha -come sede ufficiale legale- un ufficio a New York, oltre a diverse decine di luoghi operativi in Europa.
In tempi diversi dai nostri, il risultato del lavoro (pubblicato 30 ore fa in maniera succinta) sarebbe esploso su tutte le prime pagine dei quotidiani del nostro continente, provocando terremoti politici, inchieste, domande, dibattiti, polemiche. 
Va da sé, tutto ciò non accade, oggi.
Il risultato dell'inchiesta è stato inviato in tutto il mondo.
E' uscito ufficialmente sul loro sito.
Poi è uscita una spruzzata in India, sempre desiderosi di bastonare l'Europa e poi in Pakistan. Infine anche in Russia e ieri notte sulla prima pagina dell'edizione on-line del Wall Street Journal. 
Quindi gli europei sono stati costretti a prenderne atto e parlarne (un po').
In Italia, ci ha pensato Ilsole24ore a pubblicare un articolo sulla questione, ma solo nella sua edizione online. 

Lo riporto qui di seguito per intero.

Così come riporto l'annuncio dato sul sito del consorzio.

In entrambi i casi, comprensivi dei rispettivi link.

Sembra che il tutto sia nato grazie alla intensa collaborazione con Julian Assange: wikileaks ha partorito europeleak dove, poco a poco, verranno pubblicati dati, date, documenti, informazioni, relative all'intera classe politica dirigente europea.
Si parla di un giro complessivo di evasione fiscale dell'ordine di circa 5.000 miliardi di euro, negli ultimi 10 anni, cifra che -se fosse stata pagata regolarmente come la legge imponeva- sarebbe stata sufficiente per gestire la crisi economica europea alla grande

http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2014-11-06/lussemburgo-550-accordi-fiscali-le-multinazionali-che-imbarazzano-juncker-102023.shtml?uuid=ABcNluAC

Lussemburgo, i 550 «favori» alle multinazionali che imbarazzano Juncker

BRUXELLES – Documenti riservati, pubblicati da un consorzio di giornali, hanno rivelato oggi giovedì 6 novembre che il Granducato del Lussemburgo ha concesso negli ultimi 10 anni generosi accordi fiscali a una lunga lista di multinazionali. In un momento di ristrettezze finanziarie e crisi economica, la vicenda rischia di provocare clamore, e soprattutto di gettare una ombra sul nuovo presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, primo ministro del piccolo paese dal 1995 al 2013.
Il consorzio internazionale di giornalisti d'inchiesta, un organismo con sede negli Stati Uniti, ha avuto accesso a 28mila pagine di documenti riservati dai quali risultano intese fiscali attraverso le quali aziende internazionali hanno trasferito denaro nel Granducato per pagare meno imposte. «In alcuni casi, i documenti mostrano che le società hanno pagato sui profitti trasferiti in Lussemburgo una aliquota inferiore all'1%», si legge nell'inchiesta pubblicata stamani. Sotto la luce dei riflettori sono circa 550 accordi fiscali, per la maggior parte relativi ad aziende clienti di PwC, la società di consulenza. Le intese risalgono al periodo tra il 2002 e il 2010. I giornali che pubblicano l'inchiesta sottolineano che gli accordi sono perfettamente legali, ma evidentemente controversi. La vicenda giunge mentre qualche settimana fa la Commissione ha aperto una inchiesta contro il Lussemburgo per illegittimi aiuti di stato a favore di Fiat e di Amazon.
Interpellato ieri, prima della pubblicazione degli articoli, Juncker non ha voluto prendere posizione. «Non bloccherò» l'indagine, attualmente in mano alla nuova commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager. «Sarebbe inaccettabile». E ha aggiunto: «Ho alcune idee sulla questione, ma le terrò per me». Nei suoi anni alla guida del Granducato, Juncker ha trasformato il piccolo paese, ai tempi concentrato su agricoltura e siderurgia, in un centro finanziario e - secondo alcuni osservatori - in un paradiso fiscale.
Questa mattina, il portavoce della Commissione Margaritis Schiras, ha spiegato che è compito dell'esecutivo comunitario far rispettare le regole che vietano aiuti di stato tali da provocare distorsioni al mercato unico. «La Commissione sta già investigando su numerosi casi sospetti e continuerà a farlo nei prossimi cinque anni». Schiras ha insistito per porre la questione in termini di politiche comunitarie, evitando domande sulle responsabilità personali di Juncker. Quest'ultimo, ha detto il portavoce, è «sereno».
PwC ha reagito alla pubblicazione dell'inchiesta affermando che gli articoli si basano su informazioni «superate» e «rubate». Tra le società coinvolte vi sono Pepsi, IKEA, FedEx o Accenture. Interpellato dai giornalisti che hanno condotto l'inchiesta, Nicolas Mackel, dirigente di Luxembourg for Finance, una società para-pubblica, ha negato che gli accordi siano «generosi». E ha aggiunto: «Il Lussemburgo ha un sistema fiscale competitivo. Non c'è nulla di ingiusto o immorale».
Proprio domani, i ministri delle Finanze dell'Unione Europea si riuniranno qui a Bruxelles per discutere tra le altre cose di temi fiscali, un dossier che rimane di competenza nazionale. Sul tavolo anche una controversa tassa sulle transazioni finanziarie che 11 paesi della zona euro vorrebbero adottare (il Lussemburgo non è tra questi). Il Consorzio internazionale di giornalisti d'inchiesta raggruppa 185 giornalisti d'inchiesta in oltre 65 Paesi.



http://www.icij.org/blog/2014/11/leaked-files-bring-80-reporters-together-new-icij-project


LEAKED FILES BRING 80 REPORTERS TOGETHER FOR NEW ICIJ PROJECT


Capping a six-month investigation, the International Consortium of Investigative Journalists (ICIJ) and its media partners are publishing a secret cache of leaked tax documents and dozens of news stories that show how multinational corporations throughout the globe routed profits through tiny and wealthy Luxembourg to reduce their taxes.
Today’s release marks the first time that these documents have been made public. 
The leaked files provide an inside look at a hidden world where corporations can meet with Luxembourg officials to obtain favorable tax treatment. ICIJ journalists have combed through the documents and found that some corporations can reduce their effective taxes to less than 1 percent on profits they have shuffled through Luxembourg. 
“This is the first time, really, that we’ve seen inside the workings of Luxembourg as a tax haven,’’ said Richard Brooks, a former U.K. tax inspector and author of The Great Tax Robbery, who was hired by ICIJ to help review the documents. “The countries that are … losing money, they don’t know about it, don’t know how it operates at all.” 
Stories based on the documents will be published on ICIJ’s Luxembourg Leaks website as well as in international partner publications, including The GuardianLe Monde, CNBC, the Canadian Broadcasting Corporation and many others. ICIJ journalists have reviewed nearly 28,000 pages of confidential documents from more than 340 companies. Working in different time zones and countries, they have shared information and collaborated to produce today’s report. 
Tax experts were drawn in to decipher many of the documents. Reporters visited Luxembourg and interviewed key officials. A team of more than 80 journalists in 26 countries worked on the project. The tax documents that will be released today include nearly 550 individual rulings from 2002 to 2010. 
“What this shows once again is the power of collaborative cross-border reporting,” said Gerard Ryle, director of the ICIJ. “Journalists in different countries have reviewed the documents relevant to their own communities and then shared their findings.”
ICIJ reporting shows exactly how Luxembourg allows taxes to be drastically reduced. At the center is the country’s Ministry of Finance, eager to approve these arrangements and the business they bring to the country. Then there are thousands of tax advisers and consultants from major accounting firms devising increasingly complicated tax avoidance strategies – for a fee. And benefiting from it all are hundreds of global corporations using Luxembourg to reduce billions in taxes that would otherwise go to their own home countries. 

6 commenti:

  1. Molto interessante
    Grazie

    P.S.

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  2. Sicuramente è un vero scoop, sono ancora basito dai 16000 mld di dollari prestati dagli USA alle banche.
    Il tuo ottimismo dell'articolo precedente ha dato i suoi frutti!
    Come sempre ho da ridire su qualcosa, apprezzo e stimo il tuo lavoro, però, ho letto e riletto il passaggio che mette i cinque stelle sul solito piano dei renziani/berlusconiani/alfaniani ecc, a mio avviso per paragonare gli schieramenti ci vorrebbero le solite caratteristiche di partenza. Anche se sulla carta sono tutti degli "onorevoli", di fatto non fanno il solito mestiere, i pentastellati non hanno nulla in comune con gli altri schieramenti, sono messi all'angolo dal mainstream, azzoppati da menzogne e calunniati in continuo. Anche il cane più dolce, se attaccato da randagi, diventa pericolosissimo. qualcosa tipo "fare di necesità virtù".
    Quindi ciò che dici sui 5* mi pare verosimile ma fuorviante in quanto sono in perenne stato di emergenza, appena potranno riprendere fiato potranno anche fare più autocritica, per ora oltre il lavoro che fanno per davvero (loro), il resto delle energie lo devono utilizzare per non essere sbranati.
    Grazie Sergio per il tuo lavoro che è sempre piacevolissimo e di altissimo livello, non mollare mai!

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  3. Stavolta non l'ho letto tutto anche perchè mi ricordo di una puntata di report in cui se ne parlava ampiamente delle dinamiche fiscali di quel paese, quindi non proprio uno scoop
    Federico

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  4. Mettere i 5 stelle sullo stesso piano degli altri e' sicuramente un bel gioco di prestigio dialettico!!
    Un errore anche secondo me.
    Considerando che Sergio non e certo caduto da un pero mi sembra un errore alquanto premeditato.
    Certo c' e' anche l' eventualita' che Sergio la pensi proprio cosi'!

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  5. I Cinquestelle vengono presentati sotto una cattiva luce perché fanno paura, in quanto che sono tra i pochi a dichiarare che il "re è nudo". Hanno sempre denunciato questi fatti, ma putroppo, anche per errori loro nel gestire la comunicazione, si sono lasciati ingabbiare da questo sistema paracriminale che controlla il potere mondiale.

    Non è vero che da quando sono al Parlamento hanno fatto solo casino, minacciando la democrazia, seconda la vulgata comune. L'ultimo episodio che ha sbloccato parte delle nomine alla Corte Costituzionale è stato presentato da alcuni dem come l'uinico episodio di buon senso, minimizzando volutamente la coerenza del loro comportamento, se da sei mesi hanno sempre sostenuto le stesse idee sino a portare Renzi, ma non Berlusconi, sulle loro posizioni. E Renzi lo ha fatto per motivi tattici, non certo perché convinto... Dopo 20 e passa votazioni negative, sarebbe stato ancora più devastante continuare con la solita protervia, e per chi aspira a presentarsi come il nuovo (che arretra) meglio cambiare rotta e approfittarne per scompaginare di più Forza Italia.

    Se gli italiani fossero informati in modo corretto saprebbero che senza gli interventi "chiassosi" dei 5S molte porcate sarebbero diventate leggi e che se il Paese è bloccato, se il Parlamento legifera solo con voti fiducia non è certo colpa di De Maio. Anzi, è grazie alle loro proteste che risulta evidente come i nemici della democrazia stiano in altri settori di Palazzo Madama e della Camera.

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  6. Caspita, DiCoriModigliani che pubblica i link delle proprie fonti, davvero commovente.
    Per chi, invece, cerca una chiave di lettura un po' piu ampia, magari per non mettersi a ballare inconsapevolmente per il Re di Prussia (come Modigliani spesso fa), propongo questo interessante link dell'interessantissimo blog "ilsimplicissimus":

    http://ilsimplicissimus2.wordpress.com/2014/11/08/juncker-ricattato-per-il-trattato-transatlantico/

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