di Sergio Di Cori Modigliani
Help!
Un altro artista se n’è andato. E noi italiani, da oggi, siamo un pezzetto più soli.
Un tragico omicidio, anche se la razionalità ci impone di dover ricordare che si è trattato di infarto secco. Quindi, la mannaia è biologica e non umana.
Non ha importanza.
“Quando muore un artista che ha attinto ai bacini di Dioniso, si tratta sempre di omicidio, addirittura preterintenzionale. E’ il Nulla che irrompe e ci ricorda il Senso dell’esistenza, affermando e compiendo la Legge dell’eterno ritorno. Quando muore un artista è sempre un assassinio, perché è il Nulla che uccide la Poesia in noi”.
Così la vedeva Friedrich Nietzsche, e io la penso come lui.
Denunciamo quindi la cattiveria dell’esistenza, per averci sottratto un dolce poeta, in un momento in cui l’Italia ha bisogno più che mai di artisti spaesati.
Un disgraziato delitto, che va punito.
Ricordare le parole e la musica dei suoi pezzi è un buon modo per partecipare alla punizione dei colpevoli invisibili che rendono l’esistenza così impalpabile e dinanzi alla morte sempre difficile, per non dire impossibile, da accettare.
La notizia l'ho appresa camminando per strada, ascoltando il commento tra due amiche di una certa età, davanti all’edicola. Due signore vestite bene, inappuntabili, quasi severe. Forse delle presidi, mi ero detto. E una delle due, ad un tratto, si è messa a piangere e ha detto all’altra una frase completamente stupida e priva di senso che io però trovo intelligentissima e geniale, e qui la sottoscrivo:”ma proprio lui? Uno così? Non poteva crepare d’infarto uno di quegli altri?”.
E’ una frase insensata, me ne rendo conto. A me appare piena di Senso, invece.
Un artista di meno è una grave perdita, ne siamo così bisognosi.
Lucio Dalla ha davvero rappresentato un pezzo della storia nazionale, e lo ha fatto a modo suo, con quella sua aria piratesca e un coraggio particolare che gli ha consentito di essere originale e di inventare un genere che non è mai diventato moda: era semplicemente il suo personale e insostituibile modo di cantare. Arrivò un giorno a Napoli, lui che si sentiva lontano un miglio che era emiliano, e riuscì a commuovere e sedurre il difficile pubblico napoletano con un “te vojo bene assaie” in salsa bolognese che ancora se lo ricordano.
Una volta, qualche anno fa, in aereo, nel lungo volo da Milano a Los Angeles, accanto a me, avevo come compagno di viaggio uno sconosciuto che un mattino si era svegliato, aveva piantato tutto e aveva deciso di emigrare in Usa. Mi raccontò della sua scelta. Gli chiesi come mai. Faceva l’impiegato al comune, non aveva studiato molto. Ma una volta –mi raccontò- aveva ascoltato la canzone di Lucio Dalla “ma come fanno i marinai” e da quel momento, come un pungolo, quel sound aveva cominciato a martellargli le tempie. “E’ stato Lucio Dalla a convincermi, con quella canzone” mi disse quel giovane uomo.
Lo trovai normale.
Lo capisco.
A questo servono gli artisti.
In memoriam
Le sue poesie sono una testimonianza meravigliosa di quanto abbia da dire questo paese. Gaber, de André, Dalla. E prima di loro Leopardi, Pascoli, Montale e tanti, tantissimi altri. Oggi mi sento come la prima volta che passeggiai per Piazza della Signorìa, a Firenze. Orgoglioso di quello che i miei simili sono capaci di creare.
RispondiEliminaGiuro che se sento qualcuno dire stupidaggini del tipo: "capira, quando muore un operaio non si fa tutto sto clamore" mi sentirò autorizzato a mollare calci nel sedere. Giuro, sono molto molto scosso.
Alessandro Vailati
Nonostante la perdita improvvisa di una vita umana, rimane che l'artista in quanto tale non muore mai perché la sua anima è sempre presente intorno a noi.La sua musica,la sua poesia continueranno ad ispirare, a far sognare, a commuovere alimenmtando così il lato migliore che c'è in ognuno di noi. Saranno linfa per i più sensibili, e per i giovani che ne trarranno ispirazione ed esempio.
RispondiEliminaGrazie Lucio per la tua musica.