di Sergio Di Cori Modigliani
Per il vocabolario Treccani “omertà è quella solidarietà che, dettata da interessi pratici o di consorteria o di appartenenza a uno specifico gruppo definito (oppure imposta da timore di rappresaglie), consiste nell’astenersi volutamente da accuse, denunce, testimonianze nei confronti di una determinata persona o situazione”.
Non ci vuole un genio della comunicazione per comprendere che questa definizione è la sintesi del comportamento medio, di massa, del popolo italiano.
Così come non ci vuole un genio dell’analisi della politica italiana per sapere che “l’omertà” rappresenta il cancro della spina dorsale del paese: il collante di tutte le mafie, da quella autentica siciliana a tutte le altre che ne derivano come mentalità, letteralmente e metaforicamente parlando.
La sinistra italiana non ne è immune, se non altro per il fatto che rappresenta, almeno, la metà del paese. Se la sinistra fosse stata immune, quella metà sarebbe stata annientata, uccisa, incarcerata, perseguitata; oppure, una volta al potere, avrebbe cancellato “l’omertà” dal vocabolario psico-biologico della nostra razza italiana, denunciando e facendo arrestare i propri corrotti, i propri ladri, i propri furbi. E invece non lo ha fatto.
Laddove, in Italia, ha vinto le elezioni, ha preso e gestito il potere esercitandolo nello stesso modo in cui l’avrebbe fatto la destra.
Esistono soltanto due persone in tutta la Repubblica Italiana che sono convinte (se non altro sulla base delle loro dichiarazioni pubbliche) che la sinistra sia immune: Pier Luigi Bersani e Rosy Bindi, dato che –entrambi- insistono nel sostenere che “non esiste, non è mai esistita nessuna questione morale che riguardi anche marginalmente il PD”.
Oltre ad essere una clamorosa menzogna, è la modalità più facile per suicidare la sinistra.
La sinistra democratica italiana è un po’ come la Chiesa: arriva sempre in ritardo.
Ha perdonato Galileo Galilei 400 anni dopo. Si è ricordata –come istituzione ufficiale- che anche le donne avevano un’anima, dopo 1500 anni; e per farla più recente, ha preso atto che esisteva un problema di accanimento pedòfilo da parte di certi prelati quando le cause e le denunce hanno raggiunto un livello talmente alto e diffuso in tutto il mondo occidentale da non poter più essere nascosti o sottaciuti. Non è ancora arrivata al punto di “scomunicare” chi vende armi (come richiesto da alcuni nobili cardinali, per questo silenziati e isolati) dato che lo Ior risulta il maggior azionista della Beretta spa e la Pax Bank di Francoforte è la banca d’affari che gestisce ufficialmente la vendita di armi d’assalto che Italia, Germania, Francia e Belgio realizzano ogni anno riempiendo il continente africano di mitragliatrici, bombe, morti, distruzione.
Per poi andare a costruire ospedali da campo e fare la carità.
La sinistra italiana opera in maniera analoga.
Venti giorni fa ha scoperto “ufficialmente” che “in Italia, bisogna ammettere, esiste un problema generalizzato di corruzione” (Rosy Bindi, 10 febbraio 2012). Intuizione geniale.
Sorretti dall’illuminante dichiarazione della loro acuta e lungimirante presidente, si sono rimboccati le maniche, si sono seduti intorno a un tavolino e si devono essere chiesti: “che facciamo?”.
Tra le diverse possibilità che avevano a disposizione hanno scelto la peggiore in assoluto. Avrei preferito che avessero seguitato a far finta di niente; perché così, almeno, sarebbero esplosi travolti da una triste ma gigantesca risata generale e nazionale. Invece no.
Hanno scelto la consueta strada berlusconiana: 1) ricerca del consenso a tutto spiano; 2) evitare un confronto e un dibattito politico e investire le risorse nell’ affidamento del problema a consulenti della pubblicità perché tirino fuori slogan e parole d’ordine che colpiscano l’immaginario e facciano dimenticare i contenuti, presentando il tutto perseguendo “la comunicazione” e non il Senso; 3) privilegio della politica di comunicazione a scapito della politica dei contenuti in modo tale da evitare che ci sia il rischio di parlare e/o affrontare (con nomi e cognomi) le realtà vere, ovverossia i luoghi della corruzione, i centri, i nomi delle società, i nomi dei soci, il consociativismo, le consulenze, il clientelismo, ecc; 4) chiamare (pagandoli profumatamente) a presiedere il proprio “convegno costitutivo contro la corruzione” i 4 professionisti della comunicazione ormai identificati dal pubblico come dei santi, veri numi tutelari depositari dell’onestà, del bene comune e dell’informazione vera, garantendosi così che le loro testate provvederanno a far da cassa di risonanza, astenendosi da qualsivoglia argomentazione critica, e quindi, ripostulando –in pratica- il concetto base di omertà contro il quale vogliono convincere i gonzi di voler andare contro.
E così, oggi i professionisti della comunicazione della sinistra democratica italiana ci comunicano che sabato 3 marzo 2012 l’Italia cambierà grazie alla “crociata anti-corruzione”, con lo slogan “vogliamo un paese a corruzione zero” presentato da Giuseppe Civati e Deborah Serracchiani a nome del PD, i quali aggiungono “abbiamo chiamato soprattutto gli esponenti giovani della società civile” (ad es. Stefano Rodotà, 85 anni). Il tutto fatto a Reggio Emilia, per la precisione a Canossa. Il che consente agli impiegati della truppa mediatica asservita di presentare il convegno bubbola come “Il PD va a Canossa” come se fosse una merendina da vendere.
Puntano, infatti, sull’idea che fa presa lo slogan, la gente (cioè i potenziali elettori vittime della corruzione) incorporerà il concetto “si sono pentiti e vanno a far penitenza, che bello è così che cambia il paese” e si convincono che tutto è cambiato.
Le condizioni di base di questa meraviglia di riunione consiste nel fatto che è gestita professionalmente, ovverossia “in astratto”: non si fanno nomi e cognomi, non si può parlare della politica di Mario Monti, né di quella di Mario Draghi, non si può parlare né di economia né della Bce, non si può parlare delle banche, non si può parlare dell’accordo Unipol/Ligresti, non si può parlare di Unicredit, non si può parlare delle clientele, neppure un accenno a Penati, alle coop, alla presenza della ‘ndrangheta nelle zone rosse, all’affaire Lusi e l’amministrazione allegra della Margherita, non si possono menzionare i nomi e i luoghi dove la magistratura è intervenuta negli ultimi dodici mesi portandosi via ammanettati sindaci, amministratori, assessori eletti nel PD. La richiesta (quaranta firme) da parte di esponenti di base del partito –“cominciamo a dire nomi e cognomi e invitiamo i candidati alternativi che hanno già vinto le primarie come Marco Doria a Genova”- è stata bocciata e quei quaranta non pare che potranno intervenire: sono considerate persone non gradite.
E’ una kermesse gestita da professionisti della pubblicità.
Identica a quella organizzata in data 5 marzo del 2011 dal PDL, ad opera di Angiolino Alfano e Giulio Tremonti, (eravamo allora nel pieno di Ruby & le sue amiche) per convincere i propri elettori che il PDL era una meraviglia di trasparenza.
La differenza è che, allora –cioè 12 mesi fa- c’erano professionisti della comunicazione che si stavano costruendo delle carriere attaccando quotidianamente Berlusconi & Co. e impietosamente smascherarono la falsità di quel convegno, divertendoci con i loro articoli in cui spiattellavano nomi, aziende, luoghi, cricche, acciorpamenti
Oggi, le stesse identiche persone, saranno, invece, dalla parte dei relatori: il loro compito consiste nello spiegare al paese che Mario Monti è una meraviglia, il PD è il punto di riferimento dell’opposizione reale, e che la corruzione va fermata: va da sé in quanto espressione che si manifesta soltanto in partiti diversi dal PD. Non verrà fornito né un nome, né una circostanza né una situazione.
Ci hanno preso, come al solito, per un branco di idioti.
A conclusione ripropongo la definizione iniziale: ciascuno ne tragga le considerazioni che ritiene più lecite e idonee.
Perché continuare a considerare la Bindi e Bersani di sinistra? Più che dalla tessera l'appartenenza si ricava dai ragionamenti e dalle lotte. Ben altra cosa erano i Pertini, Nenni, Berlinguer,Turati...
RispondiEliminaOrmai è evidente che anche i giovani come Serracchiani e Civati, per non parlare di Matteo Renzi, sono autoreferenti e non hanno alcun collegamento con le forze sociali e culturali autenticamente di sinistra.
Non è appunto un caso che nei sondaggi i partiti godano il plauso di appena il 4 per cento. La gente è più matura di quanto si creda e, se fosse ben informata, farebbe sicuramente delle scelte intelligenti e responsabili.