di Sergio Di Cori Modigliani
· “Ora si possono vedere
· “Ora si possono vedere
sono una razza superiore
sono bellissimi e hitleriani.
Chi sono? Chi sono?
Sono i tecnocrati italiani.
... Eins zwei, eins zwei, alles kaputt!
Giorgio Gaber, 1990
Buone notizie e cattive notizie.
E quella buona, è davvero ottima.
Prima, la pessima:
il governo della capra Monti prosegue la propria faticosa inerpicata sugli aspri sentieri dell’Italia beota, meglio nota agli esegeti come il Gran Regno d’Ipocritania.
Nel frattempo è già possibile tracciare e delineare un primo risultato nel campo della comunicazione, che è il primo assegno da incassare: l’università Bocconi di Milano è sopravvalutata, il che spiega perché, al di fuori dei confini nazionali, non gode di nessun credito. Uno dei grandi piccoli misteri italiani che è stato finalmente risolto.
Se, tale università, è stata in grado di produrre un’intera pattuglia di cervelloni allo sbaraglio, i quali –a differenza del loro predecessore clownesco- avrebbero dovuto (in teoria) tirar fuori dal Gran Cappello della Cultura proposte, progetti, soluzioni, innovazioni, decreti efficaci, tali da mettere anche l’interlocutore più ostico nella situazione di dover ammettere “è una manovra dura, pesante, di chiaro stampo conservatore, ma bisogna ammettere che funziona e funzionerà a dovere: è davvero il meglio, in termini realistici, che l’Italia pensante avrebbe potuto offrire in questo momento” ebbene, allora vuol dire che alla Bocconi gozzovigliano invece di studiare. O quantomeno, nel caso studiassero, hanno pessimi, ma davvero i peggiori professori e maestri accessibili sul mercato delle idee.
Idee, appunto: ciò che manca alla capra Monti e ai suoi compari.
Per chi non avesse letto alcuni post precedenti –e mi scuso qui con l’animale che noi usiamo come referente metaforico- nel definirlo “capra”, intendo “ignorante come una capra”.
Tutto ciò che l’attuale governo ha proposto finora, è il risultato di menti labili, da ragionieri contabili, tipo un cassiere di una filiale di una banca locale in Bolivia.
Non mi dilungo sui singoli aspetti perché riconfermo la mia solida idea di qualche giorno fa. Qualunque cosa dica o faccia la capra Monti per me è irrilevante.
Dal punto di vista della comunicazione per gli Ipocritani è, però, perfetto.
Non per un paese avanzato, si intende, né tantomeno per una nazione matura.
E’ una meraviglia per il Regno d’Ipocritania, e va da sé per tutti i concorrenti della Repubblica Italiana.
Tant’è vero che la truppa mediatica, dopo un iniziale sgomento accusato all’indomani della fuga precipitosa del sultano, si è ripresa con gemito pimpante, proponendo nei vari talk show le nuove facce dell’Italia che cambia, la nuova squadra scesa in campo per cambiare le cose, rovinate (in teoria) dalla squadra precedente. La nuova squadra scesa in campo è composta da: la Gelmini, Letta, Alfano, Feltri, Belpietro, Scalfari, Ciro Pomicino, Bindi, Casini, Cicchitto, Veltroni. In panchina alcuni acciaccati, diversi altri in infermeria (ma temo si riprenderanno presto). Gli undici nomi della squadra elencata sono il frutto della regolare indagine demoscopica settimanale che è la Bibbia per i consulenti dei partiti: queste sono le persone che sono apparse in televisione il maggior numero di volte negli ultimi dieci giorni, in alcuni casi (Bindi e Alfano sono al top) addirittura in sei casi insieme (baci in bocca e salamelecchi) e –sempre loro due, i nostri baldi cannonieri d’attacco- perfino in contemporanea, grazie all’invenzione della differita, contando sulla pigrizia dei video-teledipendenti narcotizzati, allo stesso tempo su sette reti diverse, nel caso di Alfano addirittura (grazie alle tivvù locali) in 456 canali diversi su tutto il territorio nazionale.
Questa è la novità che viene proposta agli italioti, oggi.
Bel colpo. Gran bei gol.
Mestizie a parte, veniamo al sodo.
Al di là delle alleanze e complicità europee, atlantiche, planetarie, ogni cultura, ogni paese, ogni etnia, -nel rispetto delle leggi costituite e dei trattati- fa concorrenza e compete per vendere i prodotti migliori della propria consolidata tradizione: i tedeschi la loro metalmeccanica di precisione, i francesi i formaggi, gli italiani il vino, eccetera eccetera. Ciascuno ha le proprie eccellenze.
La Francia adora la capra Monti.
Lo credo bene: gli ha spianato la strada in un settore strategico: la Cultura d’Arte.
Lì, Francia e Italia funzionano come per il vino e i formaggi, i tre settori nei quali entrambe queste nazioni lottano per conquistarsi posizioni sul mercato.
Perché, in tempi di crisi, se una coppia giapponese (classe media impoverita) ,che viene in Europa e sbarca a Londra e invece di starsene quindici giorni, come un tempo, ce ne sta soltanto sei, deve operare una scelta, e magari eliminare dal proprio progetto-vacanze o Roma o Parigi, o Firenze o Nizza, o Deauville o Venezia. E chi fa la migliore promozione, chi è più seducente, chi offre migliori attrattive si conquista il mercato. E quando si dice “mercato” in questo caso specifico vuol dire: lavoro per albergatori, operatori turistici, negozianti, precari laureati, ferrovie, amministrazioni locali, artigiani, artisti.
La commissione di controllo dei budget economici della regione Paris-Ile de France (sotto il mirino dei mastini di Moody’s and Co con la Merkel appostata dietro l’albero a fare i conti) ha tagliato dieci giorni fa 12.000 posti lavori in esubero nell’amministrazione locale, ha risparmiato circa 850 milioni di euro eliminando tutte le consulenze relative ai comparti economia, tesoro, funzione pubblica, trasporti, necessarie tangenti clientelari regalate cinque anni fa per vincere le elezioni; ha incassato altri 750 milioni di euro portando la tassa sui capitali scudati dei super-ricchi parigini depositati in Svizzera al 25% (in Italia la capra Monti li ha portati all’1,5% e pretende anche l’applauso) ha destinato quindi i 3 miliardi di euro così ramazzati nel seguente modo: il 20% a coprire i passivi di bilancio, il 25% welfare per donne singole con figli a carico, il 15% per assumere laureati specializzati nel campo della ricerca scientifica avanzata, e il 40% alla cultura e turismo d’arte con l’assunzione di personale colto qualificato nel numero di 10.800 addetti, sottratti così alla disoccupazione intellettuale, abbassando il passivo di bilancio nella sezione welfare.
Nel 2012 non è prevista neppure una grande mostra di respiro internazionale in tutto il territorio della Repubblica Italiana. In Francia ne hanno sei in cantiere.
Nelle decisioni della capra Monti e dei bocconiani ignoranti non è mai stata neppure “menzionata” una volta la parola Cultura perché “ufficialmente” si occupano di far quadrare i conti. Essendo analfabeti e quindi arroganti saputelli con la mentalità da ragionieri, non sanno che la più grande, imbattibile, indiscutibile, ricchezza nazionale italiana –davvero senza rivali- consiste nel nostro patrimonio artistico-culturale.
Neanche una parola, neppure un euro, neanche una menzione, neppure un accenno.
Rien. Nothing. Nada de nada.
Finmeccanica può fallire, il Colosseo no.
Marchionne può anche portare la Fiat all’estero, “L’ultima Cena” di Leonardo da Vinci è dipinta su una parete, non la si può spostare.
Non esiste un ministro, un sottosegretario, un neo-consulente (forse non hanno neppure un amico fraterno) delegato ad occuparsi di arte e scienza, soprattutto di turismo di cultura d’arte. In tutta la squadra, compresi tutti gli assistenti di secondo e terzo grado, non esiste un laureato in Storia dell’arte, uno storico delle idee, un archeologo, un geologo, un filosofo, uno scrittore, un intellettuale umanista, un artista. Soltanto persone che parlano di necessità contabili e che pompano con vigore dittatoriale mediatico nelle menti narcolettiche degli italioti (da anni avvezzi a olgettine e comici a strafottere) elenchi di cifre, aliquote, percentuali, numeri, il tutto variamente mescolato sotto la gogna staliniana “o è così o è il caos” ottenendo come risultato che –alla prima buona occasione- il 50,2% del pubblico televisivo italiota sintonizza la propria autentica esigenza di rinnovamento andando a guardare Fiorello e un residuato Benigni (420.000 euro per cantare una strofetta goliardica sulle meraviglie della defecazione) approfittando del fatto che la gente non sa più dove andare a parare.
Nelle piatte notifiche della capra Monti non è stata neppure menzionata la necessità impellente di occuparsi di Pompei, Musei Capitolini, Villa reale di Monza, 12 ville del Palladio degradate, residenza estiva del re a Caserta, e i 245 musei locali italiani, piccoli ma davvero succulenti (per ogni gourmet planetario in cerca di bocconi d’arte ghiotti, dal sapore di nicchia, imbattibili per originalità), costretti a chiudere entro tre mesi per mancanza di fondi. Risultato preventivo accertato: 650 mila presenze turistiche colte in meno –rispetto alle previsioni fatte un anno fa- per il 2012: finiranno tutti a Parigi, in Provenza, nella Camargue, in Bretagna. Lo farei anch’io, al posto loro. L’onda d’urto comporta la chiusura (dati CONFCOMMERCIO) di circa 2500 piccole attività a conduzione familiare che producevano artigianato d’arte italiano, dalla ceramica alla oreficeria, dalle arti visive alle passamanerie, collegati con quelle realtà. Circa 30.000 lavoranti perderanno il loro lavoro. L’ufficio turistico ci segnala che le autonomie locali incasseranno circa 250 milioni di euro di meno nel 2012.
In compenso (primo atto ufficiale del governo in carica) si offrono al presidente di finmeccanica 5 milioni di euro come buona uscita (dopo tre anni di lavoro) invece della galera, dove meritava di andare a finire.
La capra Monti ha il còmpito di rimbecillirvi a tutti con l’economicismo e il tecnicismo d’accatto, riunioni, convegni, discussioni interminabili su tutto ciò che fa riferimento a una realtà culturale di derivazione sassone e non latina.
Paradossalmente è il trionfo della Lega Nord, che però (da cui il paradosso) è l’unico partito che fa opposizione parlamentare.
Volevate i Celti? Eccoveli qui.
Volevate parlare di cifre, dati, aliquote, invece di cultura? C’è la capra per tutti.
Maurizio Crozza, un simpatico showman, ha veramente còlto nel segno quando, spiegando com’è la capra Monti nella sua intimità, così lo definisce “se ne sta lì con la sua fedele moglie accanto e osservano il tramonto; il sole, poco a poco scompare, viene inghiottito dalla linea dell’orizzonte. Lui si intristisce, è accigliato. Mette la mano in tasca e tira fuori un calcolatore. Con gli occhi umidi di pianto si rivolge alla consorte e le fa: tra un po’ ci sarà il buio della notte e il consumo di energia elettrica aumenterà del 65%”.
E’ una battuta satirica il cui obiettivo è strappare una risata, un sorriso, un esorcismo.
Intanto miliardi di euro (veri verissimi) vanno lentamente in fumo. Il nostro grande patrimonio culturale e artistico affonda nel degrado e nell’inevitabile declino. Il patrimonio intellettuale di idee (idee, meglio noto come IDEE) non viene neppure preso in esame.
“La cultura non produce panini e non dà certo da vivere” così un altro caprone, Giulio Tremonti, ormai ex, aveva redarguito gli italiani che avevano osato protestare.
Nessuno, allora, contestò cifre alla mano questa frase idiota da analfabeta miliardario.
Ecco un esempio (uno dei tanti) di come una nazione intelligente, abile, matura, più colta di noi, gestisce con indubbia abilità di marketing avanzato il proprio patrimonio artistico.
La storia vede come protagonisti un italiano deceduto novant’anni fa e il governo della repubblica di Francia.
E’ accaduto intorno agli inizi degli anni’90, a Parigi.
Il sindaco di Parigi, Jacques Chirac è alle prese con gravissimi problemi di budget nella gestione della capitale. Ne parla con i suoi consulenti. E’ preoccupato perché il Jeaux des Paume (il museo degli artisti impressionisti, unico al mondo) costa troppo come gestione, ma soprattutto si è scoperto che ha dei problemi architettonici strutturali, per cui si corre il rischio che una notte crolli un pezzo, saltano i tubi dell’acqua, e distruggono qualche Van Gogh, Renoir, Cezanne. Una tragedia. Decidono, quindi, di trasferirsi aprendo un nuovo museo più grande, molto più bello e avanzato, restituendo i locali all’intendenza dello stato, proprietaria dei locali. Scelgono la vecchia stazione ferroviaria di Parigi, chiusa nel 1912, una perla dell’Art deco.
E danno il via al Musèe d’Orsay, ancora oggi attivo e splendido.
Nel corso delle lunghe e tante discussioni, un giovane consulente, certo Jerome Seydoux, laureato in Storia dell’Arte ma soprattutto diplomato alla Scuola di Amministrazione Pubblica con specializzazione in gestione del patrimonio artistico nazionale, prepara un progetto. Costui, presenta una sua idea. Sgomento ma eccitazione. Ludibrio ma curiosità. Perplessità ma gigantesco interesse. Il progetto è rischioso, sono indecisi. Nel rispetto della Legge, Chirac e i suoi ne parlano con la sovrintendenza delle belle arti del ministero e con l’apposito ufficio della presidenza della repubblica. Dopo mesi di discussioni, fanno sapere che viene dato il via ma affidano la responsabilità finale della decisione al sindaco di Parigi. Chirac è consapevole –si sta organizzando la campagna elettorale per le elezioni presidenziali- che, nel caso l’operazione fallisca, i suoi nemici gli salteranno addosso dimostrando che lui è un pasticcione malato di americanismo. La maggior parte dei suoi consiglieri, infatti, considerano l’dea di Seydoux troppo americana. Ma Chirac si innamora dell’idea. E così, un giorno convoca tutti nel suo ufficio e dice alla sua squadra: suvvia ragazzi, diventiamo americani e impariamo a fare i soldi con l’Arte. E lancia l’impresa.
Il piano era quinquennale.
L’idea, era nata facendo i conti sull’archivio dei beni culturali del patrimonio artistico posseduto dal governo di Francia in relazione ad un unico artista, un italiano: Amedeo Modigliani. E doveva essere considerato un programma pilota. Calcoli alla mano, si erano accorti che i francesi possedevano il 58% delle sue opere, il cui valore medio –allora- viaggiava tra 1,2 e 2 milioni di dollari al massimo, per un totale di circa 125 milioni di dollari. Parte l’operazione. I soldi vengono presi in prestito dalla banca nazionale Societè Generale su fidejussione garantita del ministero dei beni culturali. Il primo anno, .coperti dall’anonimato garantito, ramazzano in tutto il mercato mondiale ogni opera di Modigliani che sia possibile acquistare, finchè non raggiungono la cifra di 220 milioni di dollari e la proprietà dell’85% dell’intera opera. A quel punto, inizia la discesa sul mercato. Libri, convegni, dibattiti televisivi, documentari, articoli e mostre. Prima piccole e poi quelle grandi. E si arriva all’ultimo capitolo con una gigantesca mostra a Parigi, poi a Venezia a Palazzo Grassi, poi a Berlino, poi al Metropolitan Museum di New York, poi a Los Angeles. Tre film a Hollywood sulla vita del pittore concludono l’operazione. E il mercato dei collezionisti, abilmente pungolato da scrittori, critici, esperti, televisioni, radio, giornalisti, scrittori, crea una ansiosa aspettativa. Ma non ci sono quadri in vendita, perché la Francia non ne mette in vendita neppure uno, tirando fino all’inverosimile. Cinque anni dopo, si rifanno i conti. Il mercato è pronto. Sotheby’s e Christie’s sono pronti e raggianti. La Francia vende il 18% dei quadri che complessivamente copre tutte le spese e gli interessi. Poi ne vendono un altro 20% ottenendo un guadagno netto del 756% in 5 anni. Amedeo Modigliani, da 1,5 milioni di dollari a quadro, schizza a 15/20 milioni ad opera. Dati come garanzia alle banche fa ottenere al comune di Parigi la cifra di 700 milioni di dollari con i quali lanciano una grandiosa campagna turistico artistica per la città.
Qualche anno dopo, in seguito a una grave crisi economica, la Francia è costretta ad accettare una joint venture con i giapponesi, allora pieni zeppi di soldi: è la metà degli anni ’90. Aprono la prima fabbrica Renault-Toyota in Francia, finanziata dalla Mitsubishi Bank. Jacques Chirac è presidente della repubblica. Invita a Parigi il presidente della banca. I francesi protestano, si oppongono, si sentono offesi, umiliati, invasi. Nelle due conferenze stampa, l’abile Chirac fa di tutto per parlare continuamente dell’amicizia tra le due nazioni facendo vedere e rivedere fino alla nausea il quadro “I girasoli” di Vincent Van Gogh che si trova sulla parete dell’ufficio del presidente giapponese a Tokyo, acquistato all’asta per 78 milioni di dollari (ancora oggi record assoluto). Dopo qualche giorno comincia l’attacco mediatico pompato dai nazionalisti che soffiano sul ben noto orgoglio nazionalista. Chirac si fa intervistare al telegiornale. Alla domanda dello speaker, che sintetizzava gli umori della nazione all’epoca “Lei ritiene che dobbiamo aspettarci di essere presto invasi dalle merci e dalla cultura giapponese rinunciando alla nostra sovranità?”, Jacques Chirac senza battere ciglio, sorrise ed esclamò: “Suvvia ragazzi, non siamo ridicoli. Non c’è alcun problema. Il giorno in cui, magari andando a far visita al presidente della Societè Generale o del Credit Lyonnais, dovessi vedere sulla parete del suo ufficio privato un quadro ad olio di un artista giapponese, oh be’…allora sì, comincerei a preoccuparmi per davvero. Fintantochè saremo in grado di saper sfruttare al meglio il nostro patrimonio artistico, che è la bandiera della Francia, la nostra industria e le nostre merci non soffriranno mai”.
Fine della protesta.
Una comunicazione geniale. Jacques Chirac era un uomo colto.
Mario Monti è ignorante come una capra.
Circa due anni fa, in una zona dove non c’è nulla, dalle parti di Grenoble, hanno realizzato un convegno internazionale per festeggiare il 258esimo anniversario della pubblicazione di “Candide” di Voltaire. Un delirio, non c’era nessuna motivazione per farlo. Durata 7 giorni.. Hanno invitato la gente più incredibile, con abile e perversa discriminazione, mescolando a nobili studiosi dell’illuminismo, sconosciuti sceicchi con decine di mogli al seguito fatte venire su un aereo militare francese, insieme ai governatori di quattro stati degli Usa, comprese mogli e amanti al seguito. Per l’occasione fecero fare una speciale collezione a Yves Saint Laurent, Christian Dior, e Cartier, oltre alla presentazione di una nuova edizione aggiornata delle opere complete di Voltaire delle edizioni Pleiade. Costo di questa follia: 12 milioni di euro. Hanno preso quattro piccioni con una fava. 1). Hanno chiarito al mondo (caso mai ce ne fosse stato bisogno) che la Francia esiste, perché le idee francesi hanno fatto l’Europa, altrimenti voi non stareste qui, oggi a questo convegno. 2). Hanno rilanciato l’alta moda e il lusso francese tra i super ricchi nel mondo scalzando gli italiani e gli statunitensi. 3). Hanno fatto chiudere ai viticultori della zona quattro contratti con stati degli Usa penetrando il mercato e sostituendosi al vino italiano. 4). Hanno chiarito a tutti che l’illuminismo francese rimane un punto di riferimento costante per tutti.
Yves Saint Laurent, in due giorni, ha venduto 3.756 abiti a 8.000 euro ciascuno a una serie di mitomani e di donne capricciose e viziate; Cartier ha venduto la “collezione Voltaire” circa 2.000 orologi da donna al prezzo di 12.500 euro ciascuno. Per l’occasione, hanno stabilito un protocollo d’intesa tra governo e industria e ministero della cultura e dei beni culturali applicando un’aliquota agli industriali del 45% come tassa sull’extra lusso. Conclusione: finita la kermesse delle vanità sia intellettuali che capricciose, hanno incassato 64 milioni di euro, di cui 10 sono andati come contributo a tutti gli agricoltori proprietari di vigneti nell’ampia zona, 10 alle aziende agricole come contributo per assumere giovani disoccupati e rilanciare l’agricoltura, 15 milioni allo stato centrale, 10 milioni all’editoria di cultura, 19 per la sovrintendenza alle belle arti nello specifico dipartimento “marketing avanzato per la valorizzazione del patrimonio artistico nazionale”.
Noblesse oblige. A malincuore come tifosi nazionalisti, ma bisogna riconoscerlo.
Mario Monti è una capra ignorante.
La buona notizia, davvero splendida, è che la gente non ne può più di tutto questo economicismo, tecnicismo, ragionierismo da contabili mitomani provenienti da una università sopravvalutata.
Comincia a circolare un’ansia curiosa di nuovo, vero, e una domanda pressante di cultura.
E’ proprio così.
L’unico problema è che l’offerta è per il momento è scarsa.
Pena, soprattutto del governo precedente, dell’intera pattuglia politica e di quella capra spocchiosa e ignorante guidata da un contabile bocconiano che ha preferito passare alla Storia come un bravo ragioniere piuttosto che come il responsabile della ripresa del paese e soprattutto del recupero vigoroso della dignità culturale di questa grande nazione.
Resa sempre più piccola dalle capre che ne esercitano il comando.
In maniera immeritevole.
E’ compito delle persone colte, degli intellettuali e degli artisti, denunciarne la gloriosa ignoranza.
Ai retroscena, ai conflitti di interesse e ai giochetti sporchi e rivoltanti, ci pensa la bravissima Milena Gabanelli nei suoi ampi reportage e qualche altro bravo giornalista che un po’ qui, un po’ là cominciano a diffondere e rendere note le squallide realtà di questo splendido paese che tutti noi amiamo.
Quindi, in sostanza, prima c’è un complotto e si snocciolano fatti, nomi e cognomi; poi non c’è nessun complotto ed è stupido pensarla diversamente. Prima ci sono le responsabilità di Goldman & C.; poi Goldman & C. non c’entrano un ficco secco. Prima Monti è un bene per l’immagine dell’Italia, quindi, dilaga l’ottimismo; poi si scopre che Monti è stupido come una capra (ammesso che si riesca a dimostrare la stupidità della capra) e dilaga il pessimismo.
RispondiEliminaInsomma qui è tutto un delirio!
Ma come si fa a calcolare la stupidità di un genio con la logica del 2+2=4?
Se si provasse seguendo la logica del 2+2=356 si scoprirebbe quanto segue:
1) Tratto dal sito di Paolo Barnard.
Camusso, ma di che parli? Monti fa la cosa giusta, non ce n’è altre.
Monti e Draghi in questo hanno ragione, la loro ricetta non fa una grinza, è, tecnicamente parlando, un obbligo ineludibile. Anzi, è troppo tenera. E, di nuovo, non sto ironizzando..
Non voglio dipingere, qui, lo psicopatico criminale Mario Monti come un bravo e intelligente servo dello Stato. E’ un golpista, l’ho già detto e ridetto in altri scritti..
E pure lui, ma prima di quello si sarà fatto un passaggio da Nomura o alla JP Morgan per incassare una pensione multimilionaria con 3 o 4 anni di contributi (non 300 come chiede a te), tanto quanto sarà stato necessario per annientare l’Italia.
2) Tratto dal sito di Grande Oriente Democratico.
Anticipiamo e ribadiamo in questa sede che la parte migliore dello sforzo intellettuale di Barnard è quella relativa all'analisi (in relazione alla storia e alla società contemporanea) e alla divulgazione/presentazione della Modern Money Theory (MMT)..
Mi consola il fatto, che, fino a qualche tempo fa, Barnard agli occhi di Modigliani era:
“un narcisista e un vero criminale dalle tesi raffazzonate del libellismo deteriore dell'estrema destra mescolata ai refusi deliranti dell'estrema sinistra”.
Ecco, per chi volesse denunciare la gloriosa ignoranza, questo era il giudizio di un intellettuale–colto–artista. Ne abbiamo proprio bisogno?? Ma soprattutto come si definisce e chi definisce un artista-intellettuale-colto??
Gigi 007
PS: Il sito della Gabanelli (REPORT) riporta ancora il nome Paolo Barnard tra i suoi collaboratori, nonostante le richieste di cancellazione dello stesso B.
la gabanelli è quella che ha detto che per campare bastano 50 euro alla settimana
RispondiEliminagigi
sergio di cori è fatto così dice delle cose vere, altre se le inventa, si contraddice,
ogni tanto tira fuori delle cose interessanti ma non bisogna prenderlo troppo sul serio
per quanto riguarda l'arte il dramma dell'italia sono le soprintendenze
sono un monumento all'immobiliamo ed allo sperpero per non dire altro
per loro i monumenti possono anche crollare tutti basta che nessuno ci metta le mani se non loro
a napoli c'è una chiesa vicino al genio civile che ogni tre anni la circondano di ponteggi, la ridipingono e poi la lasciano sempre chiusa
vanno avanti così da vent'anni
ci avranno speso finora milioni di euro
insomma una manna capisci a mme!!!
e intanto pompei crolla
@Gigi 007..non ho capito se era rivolto a me o meno, comunque rispondo come posso al suo sfogo....personalmente sono sempre stato contrario ai complotti e seguito a non crederci, la realtà è molto più complessa e variegata; non sono riuscito a capire che cosa c'entri io con Paolo Barnard (si rivolga a lui) e con Grande Oriente Democratico (si rivolga a loro). Non conosco Barnard personalmente, e non ho dubbi sul fatto che deve essere un'ottima persona. Per come sono fatto io e per come è la mia interpretazione del mondo, non sono incline a seguire accorpamenti faziosi e non mi piacciono molto quelli che invece di fornire la propria idea dei fatti e fornire dei fatti, presentano se stessi come dei Messia che rivelano al mondo il Verbo. la sua modalità di approccio, in un paese come l'Italia, la trovo pericolosa e superficiale, sembra davvero che debba soddisfare delle sue esigenze narcisistiche. Penso che l'Italia abbia bisogno di ragionare e sottrarsi alla spirale di odio continuo. Il mio giudizio su di lui rimane lo stesso che ho sempre avuto anche perchè in tutte le sue argomentazioni non vengono mai fatti nomi compromettenti nè rivelate situazioni o vicende italiane utili alla lotta per il ripristino della legalità. Francamente non riesco a comprendere che cosa c'entri l'attività di Paolo Barnard con questo post che parla della salvaguardia del patrimonio artistico, a mio modesto parere fondamentale. Preferisco Loretta Napoleoni che spiega le ragioni e le motivazioni necessarie e sufficienti per poter comprendere ciò che sta accadendo. Francamente, non ho capito che cosa lei intendesse dire. A me non è mai piaciuto Berlusconi e quindi non posso andare d'accordo con le persone che si rivolgono a lui con servilismo ossequioso chiedendogli di compiere un gesto che salverebbe la patria. Nella migliore delle ipotesi mi sembra un atto, quantomeno infantile, ma che in un giornalista rivela la misconoscenza sulle autentiche attività del cavaliere Berlusconi, notoriamente indifferente ai destini della nazione. So per certo, e quindi sia lei che Barnard dovreste essere contenti, che il suo appello è stato visto con estremo favore da Giuliano Ferrara, e attualmente gode della stima dichiarata di Vittorio Feltri, addirittura esaltato da Belpietro, mentre i leghisti lo considerano un autore cult al quale fare riferimento. Il mondo è bello perchè è vario.
RispondiEliminaA ciascuno il suo.
Sergiodicori scrive a proposito di Barnard: "Il mio giudizio su di lui rimane lo stesso che ho sempre avuto anche perchè in tutte le sue argomentazioni non vengono mai fatti nomi compromettenti nè rivelate situazioni o vicende italiane utili alla lotta per il ripristino della legalità".
RispondiEliminaStrano, la prima cosa che salta agli occhi, leggendo "Il più grande crimine", è il fatto che Paolo Barnard fa nomi e cognomi.
Il link alla canzone di Giorgio Gaber, citata nel post, con il testo integrale: http://www.megachipdue.info/rubriche/1-musicachip/7152-la-presa-del-potere-dei-tecnocrati-gaber-1973.html
RispondiEliminaIn Italia basterebbero dieci persone per invertire la rotta, dieci persone che decidono, dieci persone pronte non preparate, dieci persone che sanno ridere, siamo stanchi dei musoni tristi,dieci persone che vogliono migliorarsi e migliorare gli altri e per farlo devono conoscere, voler conoscere e stimolare a conoscere.
RispondiElimina@ Gigi 007
RispondiEliminaHo già detto che Paolo Barnard è un giornalista informatissimo,ammetto di aver avuto forti perplessità circa la sua buona fede,a causa della sue recenti dichiarazioni su mister B.,ammetto anche E CON PIACERE che le mie perplessità su di lui SONO SPARITE NEL NULLA e che avevo detto un'autentica IDIOZIA,è semplicemente un grande che 1)ha fatto un'uscita infelice o ingenua 2)non crede o forse non ci ha mai pensato al progetto di un'Europa a moneta sovrana,bce prestatore di ultima istanza,eurobond,e programma di sviluppo economico e non di austerità,detto questo però ripeto ancora una volta che finchè continueremo a litigare fra noi non otterremo mai una cippa di nulla,io credo che DiCori,che non è un economista,sia una persona in buona fede e soprattutto stia dalla nostra parte (a meno che tu non sia da quella di Mario Monti & Co.,sherzo ovviamente),se non lo credessi andrei via da questo blog,caro Gigi,tutti possono sbagliare ma basta con queste inutili e devastanti guerre interne,ne abbiamo ben altre da combattere,come ti farebbe notare lo stesso PAOLO BARNARD.Jack
@ Gigi 007
RispondiEliminaSe poi volevi fare una critica a DiCori,benissimo, ma ho avuto l'impressione,alla fine del tuo post,che si trattava quasi di una dichiarazione di guerra,guerra della quale non sentiamo alcun bisogno io,tu,DiCori,Barnard e milioni di altre persone oneste.
ps anche le soluzioni che propone Barnard possono essere migliorate.Pace a te,amico,pace,perchè ci aspetta una guerra da combattere nella stessa trincea.Jack
http://www.wallstreetitalia.com/article/1275959/politici-indegni/compravendita-parlamentari-un-deputato-ha-registrato-tutto.aspx
RispondiElimina@ragazzi commentatori in genere.....se vi serve, se ritenete che sia utile e che aiuti tutti noi a evolverci, ben venga...il bello di questi commenti consiste nel fatto che (in teoria)dovrebbero fungere da stimolo, e perchè no, anche da sfogo. Va bene anche il tifo, però allora è bello farlo per bene con gonfaloni e bandierone e bandane e ciascuno si tira la volata da solo, lo stress è forte per chicchessia...personalmente ritengo che sia necessaria una modalità "altra" e nuova di consapevolezza collettiva. Il colpo di coda del Potere (e seguiterò a ripeterlo fino ad esaurimento)consiste nel buon vecchio "divide et impera" spingendo i più deboli, i più fragili, i più sconcertati a sbranarsi tra di loro. Così ci fregano. Mentre tutti sono presi dall'odio per la Merkel, la Germania piazza i propri colpi, essendo la più forte. Se avessimo sommerso la Germania comunicando il nostro amore e bisogno di Goethe, Kant, Marx, Adorno, Leibniz (tanto per dire i primi che mi vengono in mente)li avremmo spinti a ricordare le responsabilità culturali Alte che hanno; così facendo, noi tutti, in queste zuffe da piccoli condomini impauriti dal buio del momento, finiamo per spingerli verso il basso: là trionfa il business, il più basso tra tutti i chakra, il livello più bestiale. Basterebbero quattro gatti di lusso extra a urlare a Francoforte "possiamo vivere felici senza l'euro ma non possiamo immaginare una vita senza Immanuel Kant" per aprire una crisi nella dimensione che io ritengo giusta, equa e vincente, perchè lì si può costruire un'Europa giusta e conveniente per tutti. Questo era il senso di questo post, mi dispiace che non sia stato colto. la "Cultura Alta" è il grande collante europeo; e la Cultura Alta è sempre ma proprio sempre dalla parte dell'Uomo, dell'umanità, della solidarietà, del bene comune: altrimenti non è cultura. Nessuno parla più -neppure una parola- del Portogallo che sta affondando nella miseria nera. A me vien da dire "chissenefrega degli spread portoghesi e dei loro conti; è inconcepibile un'Europa senza Fernando Pessoa, non avrebbe Senso". Tutto qui.
RispondiEliminac'e' un pero' Sergio, ... e' che alla massa non gliene frega niente di Pessoa e la massa, checche' se ne dica, coi suoi desideri guida il mondo.
RispondiEliminaad oggi uno trova Pessoa e l'ipod e sceglie quest'ultimo, questo e' un fatto.
con Pessoa uno e' completamente passivo, con l'ipod un po piu attivo, per lo meno in chiacchiere.
c'e' il nuovo che avanza ed e' un'utopia pensare di fermarlo, Lui vuole sperimentarlo e li' si andra'.
quello che accade oggi a livello di 'potere' e' una riorganizzazione dal vecchio al nuovo, col fine (in parte non consapevole) di guidare la massa la' dove vuole andare.
la gente fa quello che vuole, nessuno le impone di guardare la tv ma la guarda perche' gli piace, i gol, l'isola dei famosi, i tg del menga alla gente piacciono di piu' dei libri che possono tranquillamente trovare non solo in libreria ma anche gratis su internet. questo e' un fatto. il perche' l'uomo oggi desideri sperimentare queste cose non ci e' dato sapere, nessun perche' di cio' che accade ci e' dato sapere.
dobbiamo accettare la vita cosi' com'e' e cambiare quello che non ci piace ma non ritornando per forza al passato, quello e' gia' stato ed ha gia' dato. ci aspetta il nuovo, un nuovo che possiamo piano piano cercare di analizzare considerando quello che la massa desidera fare oggi.
il grande cambiamento a mio parere in questi ultimi anni e' avvenuto a livello di interconnessione, col tel cellulare e con internet.
mai prima potevamo connetterci con gli altri cosi' come facciamo oggi.
questa e' la base del nuovo, il desiderio di comunicare, anche qui in asia li vedo costantemente col telefono in mano, chattare con gli amici. questo e' il nuovo, comunicare facile con gli altri.
vedo anche che il desiderio per le cose materiali e' in fase calante, se prima la gente desiderava cose come auto, moto, casa, vestiti, ecc oggi diventano meno importanti, la comunicazione con gli altri li sta soppiantando.
lo shopping qui fino a poco tempo fa era un must, oggi non lo e' piu', digitare sulla tastiera del cellulare e' la priorita'.
cosa vuole la gente? comunicare tra loro, scambiarsi informazioni/emozioni perche' questo gli da amore e sta cosa non la controlla nessuno, li' dove ce n'e' di piu' si crea la vita.
continua --->
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RispondiEliminail futuro e' nello scambio di informazione, adesso siamo in transizione da un periodo materialista in cui eravamo spinti a sperimentare le cose ad un periodo piu' 'spirituale' in cui siamo spinti a sperimentare la relazione con gli altri perche' di questo si tratta quando spediamo un sms.
non che il vecchio mondo materiale sia da buttare, questo no ma andra' rimodellato verso questo desiderio di comunicare e relazionarsi gli uni con gli altri.
il boom di facebook in italia e' stato proprio questo, il desiderio di mostrarsi unito a quello di comunicare se' stessi al mondo, come per dire 'esisto anch'io' e non solo i vip della tv.
la tv tiene ancora tra i vecchi ma tra i giovani e' il wi-fi che la fa da padrone, per questo li' da voi chi cerca di tenere il vecchio potere sta facendo andare al rallentatore lo sviluppo della rete di comunicazione, noi qui in indonesia siamo parecchio piu' avanzati dell'italia, roba da non crederci.
il nuovo, per chi ha gia' raggiunto un livello di vita in cui possiede gia' le cose basilari, e' la comunicazione, la connessione con tutto il mondo. i tablet hanno cosi' tanto successo perche' consentono di fare proprio questo.
col cellulare si parlava solo con gli amici che ti avevano dato il loro numero, col tablet sei su internet e cominci gia' a vedere tutto il mondo e lo scambio di informazioni non e' piu' solo vocale ma anche a livello di immagini aumentando la dose di amore che entra in noi e che decide Lui quando far arrivare.
non esiste il potere tra gli uomini, esistono uomini con una connessione piu' profonda con la Vita che riescono a 'sentire' maggiormente i desideri della Vita stessa ma nessuno di loro ha il potere di decidere il cammmino, al massimo possono solo metter in atto le azioni secondo cio' che la Vita desidera sperimentare, sbagliando meno degli altri.
this is life.....
dai all'uomo una casa modesta, un cibo modesto e dei vestiti modesti e dai all'uomo la possibilita' di comunicare e sara' cmq felice, parlera' magari tutto il giorno delle sue sfighe o del fatto che quello la' c'ha la barca e lui no ma avra' comunque un senso nella vita che e' lo sperimentare una relazione con gli altri che e' condivisione di emozioni. piu' ne condivide e meglio sta.
RispondiEliminatogli alla gente la possibilita' di cambiare tv ad ogni modello nuovo e cmq non andra' in piazza, parleranno tra di loro della crisi, che non si puo' piu' avere quello di prima, si lamenteranno e sara' lo stesso sperimentare una relazione anche se su temi diversi.
oggi parliamo di questo domani di quello saltando di palo in frasca senza nemmeno capire di cosa parliamo e non ci interessa perche' l'importante e' la relazione tra di noi e cosa, dentro di noi, scaturisce da essa.
se togli alla gente la comunicazione tra loro, se anche solo la limiti tagliando la rete internet o cellulare la gente ti spella vivo, qualunque potere ci sia che cerca di controllarli.
dai all'uomo una villa, 10 macchine di lusso, 3 barche, il cibo migliore ed i vestiti migliori ma se gli togli la comunicazione con gli altri uomini questo impazzisce.
la relazione con gli altri e' il centro della vita ed il nuovo si gioca tutto qui, nell'implementare questa relazione, il resto e' contorno. i beni materiali sono la droga del momento ma il loro effetto va via via diminuendo, per questo lo sforzo nella crescita economica e' destinato a fallire, perche' il desiderio di avere tante cose e' in fase calante.
desideriamo sempre piu' comunicare e sempre meno possedere, questo a mio avviso il trend in europa/america. in altri stati dove il consumismo e' arrivato dopo amano ancora sperimentare le cose piu' dell'occidente.
i commenti ai blog, i forum non hanno come obiettivo l'aumento di conoscenza per fare cose nuove o per capire meglio il mondo ma hanno come obiettivo la connessione con gli altri per sperimentare questa connessione.
dobbiamo diventare Uno? non lo faremo certo per mezzo di una villa o di una barca.....
Grande Indo.
RispondiEliminaAl momento le cose stanno esattamente così. Quando andremo in overdose da comunicazione allora vedremo.
Probabilmente apprezzeremo la pace di una giornata di freddo sole invernale ,potando una vite che a breve comincerà a comunicare con noi.
Ciao
Franco
@ sergiodicori
RispondiEliminae allora proviamo ad iniziare a percorrere la strada che porterà al punto d'incontro tra economia e cultura http://www.eugeniobenetazzo.com/crisi-talia-domande-scomode.htm ultime 3 righe.
ho dimenticato il nome,sono Jack
RispondiElimina@indopama...grande! complimenti...pienamente d'accordo: è tutto sulla connessione, è per questo che buttano a raffica fumo negli occhi e distrazione perpetua, ma non sanno che la connessione si auto-connette da sola, ormai, è solo una questione di tempo...
RispondiEliminasi Sergio
RispondiEliminain fondo in fondo chi compera un SUV non lo fa per il piacere della guida ma principalmente per il piacere che prova nel momento in cui si mostra agli altri con il suv, anche qui desidera sperimentare una diversa relazione con gli altri uomini.
per quanto riguarda la connessione quella c'e' sempre e ci sara' sempre, il cambiamento e' all'interno del singolo che piano piano aumenta la consapevolezza di avere questa connessione.
quindi ora che siamo nel periodo del materialismo stiamo sperimentando questa aumentata connessione usando i mezzi materiali che sono un intermediario cosi' come il denaro fa da intermediario per la ricchezza.
l'intermediario serve quando c'e' poca fiducia negli altri uomini, aumenta la fiducia e l'intermediario materiale sparisce perche' basta solo Lui, quello che gioca col 44.
:-D
ho dimenticato di firmarmi.
RispondiEliminaindopama