di Sergio Di Cori Modigliani
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“Che cos’è la Cultura Politica?”
In teoria sarebbe il perno intorno al quale ruota l’intero assetto della vita sociale di una collettività e di una nazione. Per consuetudine accettata, oltre che per etimologia, “politica” indica la “gestione dell’attività produttiva dei cittadini al fine di raggiungere un’intesa tra le diverse componenti delle parti sociali, anche antagoniste e contrapposte, il cui scopo consiste nella produzione efficace del bene collettivo pubblico”.
Su questa definizione sono tutti d’accordo.
Così come erano tutti d’accordo sul fatto –fino a quaranta giorni fa- che la gravissima crisi nella quale l’Italia si stava dibattendo poteva e doveva essere affrontata, prima di ogni altra cosa, passando per l’abbattimento del sistema di corruttela delinquenziale generalizzato, costruito intorno alla figura del suo più emblematico rappresentante e simbolo: il cavaliere Silvio Berlusconi. Una volta eliminata la sua presenza al comando del governo (il cosiddetto “passo indietro per costruire un’alternativa di discontinuità”) le parti più responsabili della nazione, sia di destra che di sinistra, sia laiche che confessionali, avrebbero finalmente sancito il “ritorno alla politica”.
I più ottusi, miopi, ignoranti e stupidi (se in buona fede) oppure furboni, furbastri e furbetti corrotti e ipocriti (se in malafede) sia a destra che a sinistra, hanno esaltato il governo Monti identificando nell’attuale compagine di governo il ritorno alla politica. Finalmente.
Non è vero.
Non è così.
E’ una bugia, anche perniciosa.
Si tratta di un falso ideologico, peraltro clamoroso, che sta affossando la credibilità dell’Italia, sia in Europa che nel mondo, e finirà per far declinare la nostra nazione ancora di più. Con buona pace degli ignoranti stupidi (se in buona fede) o complici corrotti (se in malafede).
Privilegiare la “Cultura della Politica” oggi, è un passo essenziale, direi fondamentale, per avere ancora qualche chance di poter aspirare a un ruolo partecipativo nel nòvero delle nazioni planetarie considerate socialmente evolute, quelle che definiamo con termine forse riduttivo ma senza alcun dubbio molto chiarificatore come “nazioni democratiche”.
Ricostituendo la Cultura della Politica, la nostra nazione potrà allora godersi il lusso di poter pensare alla rifondazione della Politica della Cultura, e quindi cominciare a investire risorse economiche, intellettuali, umane, per far evolvere la società migliorandola, per il bene e la crescita complessiva.
L’attuale moda dell’economicismo d’accatto, del quotidiano e becero tecnicismo, dei bizantinismi legati a interminabili discussioni sulla forbice dello spread, sulle aliquote delle pensioni, sull’odio fomentato da abili mestatori demagoghi contro nemici /totem (la Merkel, la Germania, le banche, Goldman Sachs, la casta, i comunisti, i fascisti, i massoni, i mussulmani, gli ebrei, gli zingari, ecc.,ecc.) sono fuorvianti, oltre che inutili perché privi di alcun senso politico. Servono soltanto ai manipolatori che gestiscono le segreterie dei partiti corrotti per coagulare consenso piatto, veicolare la giusta rabbia sociale, convogliare il dissenso unificandolo contro i totem, e in tal modo abdicare alle responsabilità di scelte necessarie: è ciò che fanno i bambini.
La Politica è attività per adulti.
La Politica è soprattutto, prima di ogni altra cosa, responsabilità individuale (il leader) assunta in proprio a nome dei molti per delega ricevuta (un partito, un’associazione, un movimento, un gruppo di opinione radicato in un certo territorio) che sostiene un programma definito e identificabile (progetto ideale, riferimenti ideologici, attualità pragmatica, indici di fattibilità, esemplificazione e spiegazione dei singoli punti del programma, applicazioni strategiche, modalità tattiche, obiettivi culturali) con il fine dichiarato di far approvare delle leggi, delle manovre, delle modificazioni socio-economiche, tali per cui la realtà cambia. Diventa un’altra, migliore per tutti.
La Lotta Politica è l’esercizio e l’applicazione di una volontà comune e condivisa nel sostenere quel programma, quell’idea, quel partito, quel leader, combattendo contro chi vi si oppone.
L’Attività Politica consiste nel costruire alleanze, nell’accettare dei compromessi con le parti antagoniste se e soltanto i compromessi non ledono l’idealità e l’esecuzione del programma, ma anzi, ne avvicinano pragmaticamente la costituzione. Nel far ciò, il leader è consapevole di dover rinunciare ad alcuni aspetti del proprio programma di massima, soprattutto quando comprende e capisce (perché Sa –è appunto il leader perché lei/lui sa- come stanno davvero le cose e chi ha di fronte) e quindi si rende conto che l’interlocutore antagonista è troppo forte. Condivide le informazioni con la dirigenza della struttura che rappresenta e valuta le condizioni della trattativa. Ma il fine non viene mai dimenticato, né sottovalutato. Il fine è sempre uno e uno solo: far valere il proprio programma.
Niente di tutto ciò, accade nel governo Monti.
Niente di tutto ciò, accadeva nel governo Berlusconi.
Niente di tutto ciò, accadeva e accade all’interno del PD.
Questo governo di ragionieri contabili si delinea sempre di più come una pattuglia di analfabeti della cultura politica –e di conseguenza della politica della cultura- completamente privi di idealità, programma, capacità di esecuzione, applicazione, strategie a breve, medio e lungo termine, evidenziandosi sempre di più come un “luogo mediatico polivalente di carattere virtuale”, ovverossia un abile maquillage che non intacca in alcun modo (e non intende farlo) nessun elemento strutturale malato. Per dirla ancora più chiaramente: dal bunga bunga e dai pescivendoli siamo passati alla scala di Milano e ai laureati come vetrina esterna, credibile soltanto per dei gonzi dal palato facile.
Ma il mercato è lo stesso, i prezzi sono gli stessi, le merci sono le stesse, la sostanza è la stessa. E’ stato applicato un principio fondamentale del marketing pubblicitario di derivazione statunitense. Si chiama “packaging”, e consiste nell’applicazione del principio che ciò che conta non è la bontà del prodotto bensì la modalità con la quale si prepara e si offre al potenziale consumatore il pacchetto che contiene il prodotto. Chi ha il pacchetto migliore vince e vende. E’ la “forma che sostituisce la sostanza”.
La Repubblica Italiana aveva bisogno di un cambiamento sostanziale.
L’analfabeta Monti sta producendo un cambiamento formale.
Fa il packaging.
Fa, quindi, il male dell’Italia.
Perché mentre offre ai cittadini, all’Europa e al mondo un nuovo pacchetto, la sostanza –che si trova all’interno- si va deteriorando sempre di più, va marcendo, si decompone. E il giorno in cui –si sta avvicinando a passi molto veloci- finalmente l’acquirente arriva e acquista il prodotto, nell’aprire il pacchetto si rende conto che dentro non c’è nulla: il pacchetto è vuoto. E vorrà il rimborso perché si sentirà truffato: ha ragione.
Assolutamente vuoto: la sostanza è evaporata.
La differenza tra lui e Berlusconi è che il sultano di Arcore non ha capito a un certo punto che il suo pacchetto era diventato obsoleto, passato fuori moda, non funzionava più. E così l’hanno sostituito. Tradotto in termini aziendali, vuol dire che invece di ristrutturare la fabbrica, rivoluzionare i budget, riconvertire la produzione, ricontrollare i bilanci, hanno sostituito il responsabile delle relazioni esterne. Tutto qui. Contando sul fatto che l’azienda va avanti come una gang, oliando un amministratore, tenendo buono un giudice, facendo un regalino al direttore della banca, compiacendo il vescovo, e –ogni tanto càpita- quando ci si trova in una situazione molto disagevole si chiamano “i ragazzi” e si fa fare il lavoretto sporco, veloce, chirurgico, senza testimoni.
Funziona un po’ come nella saga de “Il padrino”.
Bisogna, quindi, cominciare a rimboccarsi le maniche per inventare nuove modalità altre, nel tentativo di ricostituire la Cultura Politica, tenendo presente che i cosiddetti politici, oggi, sono soltanto dei funzionari privilegiati che lavorano nell’apposito “ufficio packaging”.
Tant’è vero che uno dei più grandi e poderosi falsi ideologici consiste nel sostenere che “la politica è fondamentalmente consenso”: errore, bugia.
La Politica non è consenso. Così funziona la pubblicità.
La Politica e, prima di tutto, Idee.
Poi organizzazione di quell’idea specifica.
Poi abilità di trattativa.
Infine, esecuzione realistica.
Se la politica fosse consenso allora non sarebbe necessario avere leader intellettualmente molto solidi, basterebbero dei tecnici operativi.
E invece (ed è questo il fascino della Politica) è fondamentale il Potere Personale.
E’ un elemento fondamentale nell’attività della Politica.
Ma potere personale non era quello di Berlusconi; lui non ha mai rappresentato nessuna idea. Lui è sempre stato un venditore dei suoi prodotti e basta. Peggio per gli italiani che si sono fatti abbindolare (con la complicità della sinistra compatta).
Il potere personale è la capacità della personalità politica nel far prevalere le proprie idee –ritenute giuste al fine del bene comune- contrastando ogni opposizione, grazie alla indomita forza del proprio carattere, alla solida convinzione nelle proprie idee. Non solo. Il grande Politico, se necessario, si assume la responsabilità di perdere consenso, al punto di rischiare perfino delle rivolte, se il fine è nobile e lo scopo consiste nel far evolvere l’intera società cambiando vecchi pregiudizi, vecchie abitudini, vecchi vizi e aprirsi al nuovo.
Il Grande Politico sa che a volte è necessario essere anti-popolari, proprio per aiutare il popolo a stare meglio domani.
Un paradosso comprensibile soltanto ai Grandi Politici.
Così si rivoluzionano le nazioni.
E’ accaduto 59 anni fa.
L’ultima grande rivoluzione di struttura dell’Italia.
Fu il frutto di un abile gioco politico condotto da menti politiche ed esercitato da grandi personalità politiche.
E’ Storia d’Italia.
E’ accaduto nel 1952.
Allora, il nostro paese grazie al piano Marshall stava cercando di rimettersi in piedi, ma era in ritardo. Soffriva ancora l’arretratezza medioevale nella quale ci trovavamo.
Furono quattro grandi personalità politiche a cambiare il volto della nazione in maniera talmente dirompente, da accelerare lo sviluppo con una progressione talmente progressiva da portare l’Italia –era allora al 34esimo posto nel mondo- in due anni al ventesimo posto e in dieci anni al settimo posto nel mondo: il cosiddetto “miracolo economico all’italiana”.
Ciascuno di questi quattro uomini politici dovette cedere qualcosa, ciascuno dei quattro fu costretto a rinunciare al proprio narcisismo non potendo vantare una totale vittoria. Erano totalmente antagonisti. Ma li univa l’idea di fare il bene del popolo italiano.
Erano Alcide De Gasperi, Palmiro Togliatti, Pietro Nenni e Ugo La Malfa.
L’Italia era allora un paese medioevale la cui economia ruotava intorno al concetto di latifondo, grandi proprietà agricole, rendite finanziarie passive nelle mani dei grandi proprietari agrari. Non era possibile industrializzare la nazione e creare sviluppo se prima non si fosse abbattuto il latifondo e la prepotenza degli agrari.
Era una situazione internazionale difficile. Era ancora vivo Stalin, c’era la guerra in Corea, in Usa c’era un generale belligerante e bellicoso come presidente, Eisenhower.
De Gasperi decise di andare contro i latifondisti e –come ebbe a scrivere- “spezzargli le reni per costruire la spina dorsale della nazione”. Metà del suo partito, la Democrazia Cristiana, era contro di lui. Aveva contro il Vaticano. Allora i sindacati erano deboli. E con i comunisti non esistevano grandi spazi di manovra per via della guerra fredda. Togliatti accennò ai suoi compagni la necessità di appoggiare De Gasperi per far varare la riforma agraria. “Mai” fu la risposta. Idem per Nenni. Cominciarono a vedersi clandestinamente, senza riferire ai rispettivi partiti. De Gasperi andò tre volte a Washington per convincere il riottoso e paranoico Eisenhower a dargli il via per allearsi ai comunisti e avere il via libera per attaccare la mafia siciliana, allora ancora fortemente legata a interessi strategici statunitensi.. Nell’ultimo viaggio, ci riuscì, dopo un colloquio di sei ore, nel corso del quale non mollò mai la presa. In maniera analoga fece Togliatti con Stalin, approfittando del fatto che aveva capito le sue condizioni di salute erano preoccupanti. Finse con il dittatore russo che avrebbe eseguito i suoi ordini, sapendo che non lo avrebbe fatto. Di ritorno in patria, per ben tre volte (nel corso di otto mesi) venne convocato a Mosca ma si rifiutò di andarci: era stato denunciato dai suoi compagni come contro-rivoluzionario.
La trattativa andò in porto, consegnando ai comunisti il predominio e gestione della cultura in Italia, ai socialisti la gestione delle centrali sindacali, ai repubblicani la gestione della Banca d’Italia e di tutta la gestione dei crediti alle imprese sottraendola al vaticano perché le banche di riferimento dello stato non furono più il banco di santo spirito e la banca cattolica del veneto bensì il credito italiano e la banca commerciale italiana. Si attirarono critiche, malumori, e ciascuno di loro vide il proprio consenso traballare tra i propri.
La Riforma Agraria venne varata.
In parlamento metà democrazia cristiana (la destra aristocratica dei privilegi e delle mafie) votò contro. Ma inaspettatamente la legge passò, perché De Gasperi (il voto fu segreto) era riuscito a garantirsi il voto di parecchi comunisti e socialisti.
Le reazioni furono terribili. In Sicilia, nel Veneto, in Emilia, nelle Puglie, ci furono sacche di sollevazione presso alcune famiglie aristocratiche che assoldavano contadini e armati di fucile attaccarono le amministrazioni locali. Ma De Gasperi tenne duro. Li fece arrestare.
E vinse la sua battaglia.
Cadde il governo.
Ci furono le elezioni.
La Democrazia Cristiana perse al sud circa il 10% dei voti. Perse l’8% dei voti in Emilia Romagna dove aveva fatto confiscare le grandi proprietà terriere pagandole in bot e lanciando le cooperative sociali agrarie. Il suo partito era con lui furibondo. Dopo il risultato delle elezioni disse (e scrisse): “E’ la più bella sconfitta della mia vita. Sono orgoglioso. Domani, gli italiani diventeranno solidi e potenti e ammirati. E sarà grazie a questa riforma”.
La Democrazia Cristiana perse la maggioranza assoluta in parlamento e dovette imparare l’arte politica delle coalizioni con altri partiti.
Tra i comunisti ci fu chi voleva far deportare Togliatti a Mosca e farlo fucilare per “aver venduto la rivoluzione accordandosi con il nemico capitalista”.
Questi erano uomini politici, che sapevano fare politica, che conoscevano la Cultura della Politica.
E la domanda è questa: se quei signori, allora, sono stati in grado di tener testa a Josif Stalin, Dwight Eisenhower, Charles De Gaulle, Papa Pio XII, la mafia siciliana, e le proprie clientele faziose inviperite, non pensate che si potrebbe fare la stessa cosa, oggi, avendo come interlocutori i diafani Sarkozy, Merkel, Obama e Cameron? Certamente sì.
Ma sarebbe stato possibile soltanto potendo contare su un potere personale reale che l’esile ragionier contabile bocconiano non ha. Poverino, se non ha le palle mica è colpa sua.
Non c’è neppure un parlamento composto da abili politici di professione il cui obiettivo consiste nel far vincere l’Italia e gli italiani. Allora, c’era.
Tutto qui.
Mario Monti è l’espressione del parlamento. E’ lui che l’ha votato, è lui che l’ha accolto.
Non è stato certo eletto sulla base di un programma di idee, progetti, soluzioni.
Il nostro premier è ignorantello anzicchennò, lo si capisce lontano un miglio.
Sono contro l’anti-politica. Lo sono sempre stato e lo sarò sempre.
Ma Bersani, Bindi, Casini, ecc,ecc non hanno nulla a che vedere con la Politica.
La realtà è che a noi cittadini ci hanno lasciati soli.
Basterebbe un unico dato per dimostrare la vergogna nazionale nella quale ci dibattiamo. E’ accaduto una settimana fa, quando Monti doveva decidere che cosa fare con il presidente di Finmeccanica Guargaglini, voluto da Berlusconi con l’appoggio di Bersani e Casini. Avrebbe potuto licenziarlo e farlo arrestare. Il presidente di finmeccanica avrebbe parlato, va da sé. E avrebbe detto che tra il 2010 e il 2011 aveva fatto versare all’azienda presieduta dalla moglie sei tranches di sovvenzioni definite “strategiche” alla Fondazione Italianieuropei presieduta da Massimo D’Alema. Soldi dello stato, finiti nelle tasche di funzionari del PD. E così, Mario Monti si è trovato davanti il veto sia di Alfano che di Bersani. E ha scelto di accettare le sue dimissioni elargendogli una liquidazione di 5 milioni di euro invece della galera che meritava, insieme alla moglie, corrotta quanto lui.
Poteva scegliere.
Poteva prendere a schiaffi sia Alfano che Bersani. Dopodichè, telefonare a D’Alema e dirgli con la consueta educazione che caratterizza i bocconiani “Ho una buona notizia per lei, onorevole. Viviamo in uno stato di diritto, e lei è ricco. Il che la mette nella invidiabile situazione di potersi permettere i migliori avvocati d’Italia per garantirsi la propria difesa. Le auguro buona fortuna, sinceramente, a nome dell’università Bocconi di Milano. Ne avrà bisogno di fortuna, quantomeno, fintantoché io sarò a capo del governo”.
Poteva farlo. Non l’ha fatto.
Che cosa c’entra Goldman Sachs, con tutto ciò?
Che cosa c’entrano Sarkozy e la Merkel?
Mario Monti non sa fare politica. Non è in grado di occuparsi del bene pubblico.
Non ne ha lo spessore umano, non ha il potere personale, non ne ha il carattere.
Non sa dire di no ai “clientes”.
Forse è più erudito di Berlusconi, è più educato e quasi sicuro non va a letto con prostitute. Tantomeno minorenni.
In compenso non è capace di dire no ai delinquenti.
E per una persona che aspira a essere riconosciuto come personalità politica è davvero una cosa molto ma molto grave.
Vanno cercate altre vie. Altre alternative.
Questo signore e i suoi consulenti coabitanti a Palazzo Chigi non aiuteranno la nazione.
Questo è poco ma sicuro.
Anzi, garantito.
De Gasperi, Togliatti, Nenni e La Malfa me l’hanno spiegato molto molto bene.
A questo serve leggere la Storia e apprendere la Politica della Cultura da chi sapeva molto bene come gestire la Cultura della Politica.
Viva l'Italia, Viva La Libertà!
RispondiEliminaDopo il “Sordidismo” arriva il “Patty-Pravismo”:
RispondiEliminaOggi qui'
domani la'
io vado e vivo cosi'
oggi qui'
domani dove saro'
qui' e la'
io amo la liberta'
Da Wikipedias:
L’era del Patty-Pravismo ha visto in Berlusconi il suo più grande interprete. Un campione di incoerenza, fatta di frasi, idee e concetti detti e puntualmente smentiti. Con la caduta del governo Berlusconi, il copyright della nuova filosofia di vita è stato assorbito dal “libero pensiero”.
A proposito di POLITA: nessuno parla del Movimento 5 Stelle? troppo piccini? troppo inesperti?? meglio continuare a descrivere il marcio (cioè ciò che non si può cambiare) con inutile finezza?
RispondiEliminaE' il Movimento 5 Stelle che non parla più, perché forse chi lo finanziava ha detto a Grillo di stare zitto, del resto le parole dello stesso Grillo in favore del Governo Monti ne sono la conferma.
RispondiEliminaDobbiamo riappropriarci della nostra vita, dobbiamo cominciare dal nostro piccolo, invertire la rotta, riscoprire ed imparare la cultura politica dal basso, sentendoci partecipi di quello che viviamo perché è nostro, lo è stato in passato, e deve essere anche in futuro.
@ Anonimo h09:08
RispondiEliminaNe parlo io e con molto piacere,non so se tu sei un militante o no ma mi rivolgo a te come se lo fossi.
Il MoVimento 5 stelle presenta aspetti molto molto positivi,innovativi,ed è portatore di un modo onesto e trasparente di fare politica;condivido le sue battaglie per l'ambiente,la banda larga,la modernizzazione e la vivibilità delle città,l'incentivo delle energie alternative e molto altro...Vi faccio i complimenti per le vostre attività di denuncia,per aver dato a tutti la possibilità di far politica(anche ad un ventenne),per "sottoporvi" sempre,a differenza degli altri partiti,al giudizio della gente e per non aver trasformato la politica in una mangiatoia.
Detto questo però vorrei farvi degli appunti:è lodevole il vostro distinguervi dal malcostume della politica:finanziamenti pubblici,affari privati,clientelismo,corruzione ecc...
ma all'interno (continua)
di altre formazioni politiche e non,ci sono anche delle buone idee che voi non avete avuto e che secondo me dovreste appoggiare e non chiudervi in voi stessi.
RispondiEliminaAd esempio,io credo che sia una cattiva idea quella di non emettere più titoli di stato,sarebbe un cappio al collo dell'Italia,molto meglio sarebbe 1) distinguere il debito da ripagare da quello "odioso" da non ripagare 2)far propria la proposta di Eugenio Benetazzo,che voi conoscete bene,del "congelamento degli interessi sui titoli governativi detenuti da non residenti, affiancato ad un programma di ristrutturazione della durata del prestito" 3)battersi per eurobond,europa a moneta sovrana,bce prestatore di ultima istanza e politica di sviluppo economico.So che sostenete la "decrescita felice"ma davvero non è questo il momento migliore per attuarla,meglio far prima ripartire l'economia e comunque se ne può parlare
In sostanza,quello che vedo,è che siete animati da buone intenzioni ma troppo chiusi alle IDEE (si badi bene,ho detto IDEE e non ALLEANZE) provenienti dall'esterno,mi permetto di darvi dei consigli;date un'occhiata al sito "Grande oriente democratico",al "piano della nazione" di Mattia Granata,alla Modern Money Theory divulgata da Paolo Barnard e poi non cercate di distinguervi per forza dai movimenti degli indignados e di Occupy wall street,rivendicando a tutti i costi che Voi siete stati i primi ad "indignarvi",è vero,lo ricordo bene,ma non è il caso di dividersi e di"buttare il bambino insieme all'acqua sporca", sostenete tali movimenti restando MoVimento 5 stelle,ampliate le vostre vedute e siate pronti a collaborare alle buone iniziative anche se proposte da altri,fate "crescere"il vostro MoVimento,in un momento della storia come questo ne abbiamo bisogno tutti,sia noi che voi.Jack
RispondiEliminaps
RispondiEliminanon credo che sia stata una buona idea quella di dividersi da una persona seria e onesta come "giggino" De Magistris,a me che sono di Benevento sarebbe piaciuto molto vedervi amministrare Napoli insieme dato che fate più o meno le stesse politiche.Jack
@ Anonimo h09:08
RispondiEliminaNon sarebbe male se metteste in luce dal vostro frequentatissimo blog i dettagli della politica criminale di Draghi-Merkel-Sarkozy-Monti e altri ancora,non lo dico in tono polemico,è un appello quasi disperato,AIUTATECI e AIUTIAMOCI!
Se volete rendervi conto di quello che sto dicendo andate su
http://paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=284
Personalmente sono convinto della vostra assoluta buona fede ma questi temi,che NON SONO CAZZATE DA COMPLOTTISTI dovete trattarli perchè rappresentano il problema principale,senza risolvere quello non si possono affrontare gli altri.Jack
per Modigliani:
RispondiEliminahttp://paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=283
per i commentatori:
sono perfettamente d'accordo con voi. I temi di cui tratta Paolo Barnard li propongo in questo sito da mesi, nel Forum del M5S e nel sito di Democrazia Radical Popolare da anni, nella speranza che qualcuno possa aprire gli occhi.
per quanto riguarda Grillo, recentemente ha chiesto un intervista a Paolo Barnard, ma gli è stata negata dallo stesso Barnard.
per quanto riguarda D.R.P. da poco hanno cominciato a parlarne.
il che vuol dire che la volontà di capire c'è..
Qui, invece, ancora no.. qui stanno ancora pensando come descrivere in maniera elegante e sofisticata il caco che, vista la maturità raggiunta, sta preparandosi ad abbandonare l'albero per finire sulla testa glabra del tizio che sta passando..
@ Anonimo h 01:41
RispondiEliminaPer caso sai perchè Barnard ha negato l'intervista a Grillo?
@jack
RispondiElimina..dimenticavo una cosa: se i temi di Paolo Barnard ti stanno a cuore, allora sei nel posto sbagliato. qui potresti essere targato, nelle migliori delle ipotesi, come un demente analfabeta. Meglio il sito dell'Algida..
Il M5S avrà molti difetti, ma una cosa è parlare, un altra cosa è fare!
per quanto riguarda le dichiarazioni che ha fatto su Monti, leggi quello che Grillo ha detto veramente e poi capisci come funziona l'informazione in questo paese.. giusto per denunciare la gloriosa ignoranza.. quando serve
@anonimo h 01:41
RispondiEliminasi, c'è scritto sul sito di Barnard. Grillo è amico della Gabanelli (report) con la quale Barnard ha un contenzioso ancora aperto..
Ma questa è un altra cosa. La verità è che il blog di Grillo per anni ha censurato il nome di Barnard (è vero ero io che lo proponevo:-)). ora sembra che si siano pentiti.. speriamo che entrambi smettano di fare i bambini
@ Anonimoh 01:56
RispondiEliminaEhi amico!
Non sono io (Jack) quello del commento delle 14:13,i miei commenti partono dal 14 dicembre h 23:28, e,come puoi vedere,apprezzo il lavoro di Grillo e cerco di dare suggerimenti per migliorarlo io Mario Monti non l'ho neanche nominato!Jack
Aggiungo che spero anch'io che entrambi la smettano di fare i bambini.Jack
RispondiEliminaE aggiungo anche che il computer mi fa brutti scherzi non registrando il mio nome,comunque io,e cioè Jack ho commentato alle h23:28,23:38,23:56,00:04,00:54,01:49,02:22 e 02:26,chiunque voglia dirmi qualcosa lo faccia leggendo prima SOLTANTO i miei commenti.Jack
RispondiEliminaSon d'accordo, bisogna migliorare il Movimento5stelle, perchè ne ha bisogno e quindi invito tutti coloro, e qui ne vedo tanti, persone per bene, colte, con idee, a collaborare. Veramente chiedo a tutti di collaborare perchè il movimento5stelle ne ha bisogno per crescere.
RispondiEliminaPer quanto riguarda le proposte di altri partiti il movimento5stelle, se reputa che siano buone proposte, le vota eccome sia a destra che a sinistra, non è chiuso. E' chiuso contro le logiche partitiche odierne.
P.S.: quando parlo di movimento5stelle non parlo di Grillo, ma delle tantissime persone sconosciute che si danno da fare per il proprio Peaese...