venerdì 2 dicembre 2011

HELP! Ci hanno rubato la Poesia dell'esistenza. Ma ormai, non protesta più nessuno. Troppo presi dallo spread.

di Sergio Di Cori Modigliani

Stavo per scrivere un post relativo a una notizia davvero molto divertente (forse lo farò poi); mi sono messo a leggere i commenti sul mio blog per rispondere e quindi sono stato distratto. Ma i commenti e le lettere che ho ricevuto mi hanno fornito l’ispirazione intuitiva per comprendere alcuni aspetti –che personalmente considero tragici- nella nuova organizzazione e gestione dell’immaginario collettivo dei popoli. Al di là delle cifre nude e crude, dallo spread ai tassi di sconto, dalle aliquote alle percentuali dei tagli, ciò che è davvero fondamentale e imprenscindibile per gli oligarchi planetari che hanno scatenato la Guerra Invisibile consiste nel riuscire a costruire un solido magma di consenso sottostante che possa reggere la Nuova Baracca.
E’ sempre stato un elemento fondamentale per ogni dittatura.
Il fascismo, lo stalinismo, ecc, hanno sempre investito una impressionante quantità di energia nell’enfatizzare l’importanza di intellettuali, artisti, opinionisti ai quali affidare il gravoso còmpito di fare il lavoro sporco, al fine dichiarato di anestetizzare le coscienze, e in tal modo narcotizzare ogni potenziale elemento di opposizione. Le dittature primitive, proprio in quanto tali, usano mezzi primitivi che sfociano quindi subito nella violenza. Quelle sofisticate, invece, usano altre strade più sottili.
Nella Guerra Invisibile, l’opposizione non viene più trascinata nel Gulag Invisibile da agenti della Gestapo con l’impermeabile di pelle nera e la pistola puntata alla tempia. Nient’affatto. Sembra sempre più chiaro come abbiano ideato un’astuta quanto complessa architettura di sterminio intellettuale che òpera in maniera subdola, attraverso l’applicazione capillare di un elementare concetto dell’esistenza degli umani. La nostra Specie, infatti, si è evoluta neella Storia dei tempi per una particolarità unica che è bifronte: la splendida faccia della medaglia umana ha un’altra faccia nascosta terribile. Sulle due identità non esistono disaccordi. La faccia positiva consiste nel fatto che nessun animale sul pianeta terra ha raggiunto una capacità di adattamento e di  trasformazione così massicciamente creativa come l’Essere Umano, in grado di superare i più furibondi e cruenti e perniciosi ostacoli. La facciata negativa è la stessa, ovviamente rovesciata.
Gli Esseri Umani sono in grado –come nessun altro animale- di sopportare qualunque nefandezza, di adattarsi al più basso livello di degradazione pensabile, accettando in maniera auto-distruttiva le torture più orrende. Nessun altro animale è in grado di sopportare le torture che gli Umani hanno accettato passivamente.
E’ cosa nota, quasi banale, che dentro di noi convivono l’Angelo e il Diavolo, la pulsione creatrice e quella distruttiva.
Nella Guerra Invisibile, l’idea geniale (e malvagia) consiste nell’aver costruito dei Gulag Invisibili con una particolarità unica (ma non rarissima): a portare gli individui in campo di concentramento non ci sono più guardie asservite, no.
C’è una novità: ci vanno da soli felici e contenti. Non tanto perché siano dei masochisti, quanto piuttosto per il fatto che non si rendono conto di star partecipando a un meccanismo auto-distruttivo.
Grazie alla possibilità di usare sofisticati prodotti dell’alta tecnologia di facile impiego massificato, nonché poter contare su una vastissima rete di agenti sul campo (la truppa mediatica asservita, la pubblicità, i funzionari politici, ecc.) gli oligarchi hanno capito di essere in grado di spingere l’umanità verso la propria auto-distruzione trasformando l’afflato della creatività poetico-artistica esistenziale (la faccia bella della nostra Specie) in un fenomeno di narcolessia di massa diffuso il cui unico e dichiarato obiettivo consiste nell’affermare il primato del Buio sulla Luce (il rovescio oscuro della stessa medaglia).
Ormai in tutta la rete e nella stragrande maggioranza dei blog, siti, quotidiani on-line, si legge costantemente una spaventosa quantità di dati, cifre, opinioni, ricette, che ruotano tutte intorno a un unico concetto: l’economia, i soldi, le banche.
Sono diventati tutti esperti monetari, cultori specialisti di manovre economiche, esegeti analisti di bilanci, e non si parla d’altro. Non solo. Se ci si azzarda a spingere il discorso verso variabili e varianti che presuppongano l’investimento creativo del potere personale, della creatività, dell’imprenditoria individuale, al fine di sviluppare ai massimi livelli possibili la quota di creatività, armonia, felicità, condivisione nell’equilibrio, la gente si sottrae. Come se esistessero soltanto due alternative: o le chiacchiere sullo spread e annessi oppure uno svaccamento intellettivo becero e squallido nel nome di quattro risate in allegria.

Non è un caso che –almeno negli ultimi tre mesi- a nessuno sia saltato in mente, neppure nell’anticamera del cervello, di parlare della totale assenza degli intellettuali, degli artisti, dei pensatori, dal dibattito corrente. Oggi, le dritte sull’esistenza vengono chieste agli economisti, agli analisti tributari, ai revisori di bilanci, ad agenti di borsa.
Sono loro i nuovi totem.
Gli Artisti sono diventati il tabù.
E tanto più i cosiddetti esperti spiegano, analizzano e forniscono potenziali soluzioni, tanto più gli italiani si rabbuiano (giustamente) e inconsciamente vengono spinti verso la zona buia del proprio Sé. Spingerli verso la totale auto-distruzione quando sarà necessario sarà un giochetto da bambini. Basterà una lieve spintarella al momento opportuno, perché lo squilibrio si sarà già verificato.
E’ una società malata.
E negli ultimi mesi il morbo si è diffuso in maniera sempre più massiva.
E’ diventata una epidemia.
Contagiosa e perniciosa come la peste.
Sono sparite le voci degli artisti.
Le voci degli intellettuali.
Le voci dei poeti.
Si parla soltanto di soldi, in tutte le sue varianti.

Togliete la poesia a chi ha prodotto Dante Alighieri e Salvatore Quasimodo.
Togliete l’arte pittorica a chi ha generato Michelangelo e Lucio Fontana.
Togliete la possibilità di far film a chi ha avuto Federico Fellini e Antonioni.
Togliete la possibilità di operare a chi ha generato Galileo Galilei ed Enrico Fermi.
Togliete la possibilità di ascoltare la voce di un Pier Paolo Pasolini.
Togliete la possibilità di pubblicare libri a chi ha avuto  Calvino e Moravia.
Togliete la possibilità di parlare di qualcosa che non sia soldi ed economia.

E dopo aver fatto questo, date pure fiato ai ragionieri, commercialisti, tributari, notai, economisti, burocrati, bancari, e fate credere alla gente che saranno loro a salvarli.

Avrete messo in ginocchio una nazione.

Perché avrete mandato in default il loro cervello.
E in poltiglia la loro anima.
Da soli, ciascuno camminerà verso il proprio Gulag Invisibile.
Senza neppure sapere che ci sta andando.

A meno che non glie lo spieghi Giovanni Floris su Ballarò.
Naturalmente attraverso sondaggi, tabelle, grafici, percentuali, spiegate dagli esperti del momento.
Così ci vanno contenti.
E gli oligarchi gongoleranno, perché si risparmieranno anche l’imbarazzo di dover usare i carri armati ed esere costretti a chiamare la Gestapo.


11 commenti:

  1. Caro Sergio
    Ti scrive uno che ha lasciato una carriera interessante in ambito informatico per dedicarsi al disegno e la scultura.
    Quando presi questa decisione, tutti dai miei familiari ai vecchi colleghi ed ex amici mi hanno preso per matto,io ho fatto spallucce e continuo a seguire questa mia nuova passione,me ne frego della pensione non ho paura di morire
    non ho paura dello spread in effetti adesso che ci penso non ho più paura di tante cose.
    Ti scrivo questo perchè penso che molta gente sta arrivando alla tua stessa conclusione dove le domande sono più importanti delle risposte.
    L'anima e lo spirito va alimentata non con i freddi numeri dello spread, ma con pensieri positivi creativi e quindi dai contorni non definiti.

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  2. @Anonimo del 02 dicembre 2011 08:51

    ...non ho paura dello spread in effetti adesso che ci penso non ho più paura di tante cose.

    Caro Anonimo le auguro di riuscire nella sua nuova professione perchè la mia paura é che il sottoscritto, unitamente a tutti i realisti come lui, teme che dovrà contribuire a pagare la SUA pensione e forse non solo quella.
    E la cosa mi secca terribilmente.

    Perdoni la franchezza ma a me i voli pindarici mi stanno proprio sui ....

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  3. @luigiza

    Realista, sì, ma tu sei più realista del re.

    Se l'anonimo qui sopra vuol fare l'artista, benissimo, abbiamo bisogno di artisti.

    Col cemento stiamo a posto. ;D

    E poi basta con 'ste pensioni, la gente dovrà avere di che vivere, se vogliamo la pace.

    Chi lavora farà i soldi, avrà più cose, avrà il PREMIO. Gli artisti avranno le belle donne.

    E la loro anima.

    guru

    PS: scusami questo blog mi scioglie la vena poetica.

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  4. luigiza

    Accipicchia!
    Questa idea che chi lavora ed è "realista" paghi la pensione a chi decide di dedicarsi a pensieri creativi...dai contorni indefiniti mi fa sobbalzare.

    Perché, in realtà (quella dei realisti) nessuno lavora per pagare la pensione a nessuno.

    Magari avere questa certezza.

    Magari stai sbagliando bersaglio?

    Se a qualcuno stai sicuramente già pagando qualcosa, sono quelli che manteniamo a vitalizi da anni per aver rubato un po' qui e un po' tanto là lavorando (eletti, eh?) giusto qualche anno e con un part-time a spanne.
    Vuoi magari cominciare da lì a "seccarti terribilmente"?
    Per me, preferisco pagare una pensione, che sarà comunque da fame, nulla per cui seccarsi troppo , a qualcuno che ha pensieri creativi che ai molti squali cui la pago già oggi.
    Senza averne diritto io domani.
    Pensa che io vorrei imitarlo, lo scultore dai pensieri creativi .
    Credo che sarei una persona più felice e migliore.
    E credo che lo saremmo tutti, se accettassimo la realtà che la certezza del domani non è certificata da nessuna parte.

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  5. Rispetto per quelli come lo scultore che non hanno mai fatto male a nessuno,sono altri a fregarci la pensione! (e non solo quella...) Non ci si illuda che senza gli scultori si stia meglio,dobbiamo unirci non dividerci.Jack

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  6. Un saluto a tutti.
    Mi sembra di ricordare che la ricetta aurea fosse: "pace e prosperità". La pace prima, come obbiettivo, la prosperità dopo, come conseguenza.
    Ribaltare la sequenza della ricetta, come apprendiamo a fare dai media giornalmente, porta inevitabilmente al fallimento, non solo economico, ma anche, e soprattutto, umano, intellettuale e spirituale.
    Ma ribaltare le priorità è la specialità del potere, in modo che l'individuo si trovi alle prese con tante soluzioni a tanti problemi, ma non sappia posizionare i problemi ed attuarne le soluzioni, in ordine di importanza, non risolvendo, in questo modo, un bel niente.
    Nel dichiararmi sostanzialmente d'accordo con lo spirito dell'articolo postato, aggiungerei che
    forse, contrariamente a quanto sostiene un altro utente in un commento precedente, sarebbe il caso di cercare le risposte prima ancora che le domande vengano formulate.
    Potrebbe sembrare un paradosso, ma non lo è. funziona in tutti gli ambiti. la risposta è la conseguenza di una domanda, ma se le condizioni della risposta venissero soddisfatte all'origine, allora semplicemente la domanda non esisterebbe.
    Noi umani abbiamo una nostra natura. I greci lo sapevano bene e chiamavano questa spinta naturale "entelechia". Seguire il proprio istinto naturale è la condizione umana, impedire che questo avvenga lo scopo della gabbia. Lo scopo della gabbia è di tramutare l'umano, per sua natura libero, in un servo.
    Essere servi non soddisfa le nostre aspettative e questo fa sorgere delle domande a cui necessitano delle risposte. Forse le risposte sono quindi più importanti delle domande, perché le domande sono frutto di un delirio, mentre ci si aspetta che le risposte pongano fine al delirio stesso e alla sofferenza che provoca.

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  7. Io credo che la cultura, l'arte, la letteratura e la poesia abbiano un ruolo fondamentale nell'evoluzione spirituale e materiale dell'uomo. Detto ciò pero' la domanda che vorrei fare al Sig. Modigliani e' la seguente:

    Come possiamo risvegliare i sentimenti del cittadino medio? Come possiamo far tornare la percezione che le "Scienze dell'animo" siano dei fattori utili e necessari per migliorare la nostra vita? Insomma, come possiamo far ritonare la cultura umanistica al centro dei pensieri della popolazione?

    Cordiali saluti

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  8. @Jack...sono d'accordo, ma è difficilissimo unirsi, la gente ha incorporato sospetto, diffidenza e contrapposizione, a stento ormai si trova qualcuno che viene a prendere l'aperitivo se pensa che non c'è guadagno e l'invito sottende solo l'aperitivo e magari anche delle patatine....

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  9. @Pericle...temo che al cittadino medio dell'arte, francamente, non glie ne importi un fico secco. In verità basterebbe pochissimo. Se i talk show di cui la televisione superabbonda non chiamassero più la consueta paccottiglia, già sarebbe un trionfo, ma è utopistico pensarlo. L'arte la si puà dispiegare quando c'è una netta presa di posizione dall'alto, che la stimola, la vuole, la sponsorizza, la finanzia, la pubblicizza. E il cittadino medio se la trova lì davanti e dice "toh però che bello". Senza i Medici, non si fa il Rinascimento. la rivoluzione culturale è necessaria per tutti, a seconda di chi si è e dove si sta. I grandi ricchi italiani e le grandi aziende dovrebbero cominciare a investire nell'arte e nella cultura. Fintantochè seguiteranno a preferire i derivati, si va alla deriva. Quando avranno preso delle belle batoste, forse capiranno.

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  10. Fintantochè seguiteranno a preferire i derivati, si va alla deriva. Quando avranno preso delle belle batoste, forse capiranno.

    parole sante

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  11. @ Modigliani

    Lei, nella risposta alla mie domande, nei fatti auspica una dittatura della cultura, una imposizione dall'alto. Io credo che sta sbagliando, per passare dalla figura del "perdente" a una "vincente" la cultura deve provenire dal basso, deve nascere dal cuore del cittadino comune. Io penso che la salvezza non può arrivare dai vertici, ma ognuno di noi deve dimostrare di avere coraggio, come ha disse lei in un post, scritto qualche mese or sono: "dobbiamo scendere dalla treno che sta andando a sbattere", tutto ciò, pero', può avvenire solo attraverso la volontà personale derivante dal libero arbitrio e non da una imposizione
    dogmatica.

    Cordiali saluti

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