di Sergio Di Cori Modigliani
Né Guelfi né Ghibellini ma soltanto Onesti Cittadini.
Titolo del post di oggi sulla comunicazione e sulla corruzione mentale nel Regno d’Ipocritania, alias, Repubblica Italiana: “Francesco Piccolo non mi piace. Mi schiero dalla parte di Marco Travaglio”.
Ecco il perché, ed ecco perché ritengo doverosa questa netta presa di posizione, che appartiene alla collettività, all’interesse generale del paese e non si tratta di un affare privato o di un gusto di parte.
Da quando esiste questo blog non mi sono mai schierato apertamente, neppure una volta, a favore di un collega –tantomeno di una persona famosa- optando sempre per un sereno distacco. Ma i tempi si stanno accelerando e la malafede preoccupante comincia a diffondere l’inequivocabile succo del veleno italiota. Puzza aria di caccia alle streghe.
E’ quindi necessario schierarsi.
Premetto brevemente che odio e detesto la faziosità, così come non mi piacciono i cinici e tantomeno gli indifferenti, che disprezzo, e per i quali provo pena compassionevole.
Amo, invece, i partigiani.
Non intesi, qui, soltanto come riferimento storico, bensì come categoria umana metaforica.
Il fazioso, invece, è un tifoso. I tifosi non mi piacciono. Etimologicamente il termine viene dal greco antico: tifòi. Che vuol dire: accecati dall’odio. Quindi, in quanto ciechi, non vedono.
A me piacciono i visionari, invece.
Perché mi piace vedere come stanno le cose.
Il partigiano è un cittadino che prende aperta posizione nel nome di valori e principii etici finalizzati a una lotta contro –nel caso vi sia una guerra militare- gli occupanti stranieri, o una dittatura efferata; nel caso di una democrazia, invece, quindi non soggetti a pressioni belliche, definirsi “partigiani” pensando a comportamenti violenti di tipo militare è da stupidi, sciocchi, suicidi e omicidi. Il partigiano democratico è la persona che si schiera contro la corruzione, contro la mafia, contro il malcostume, contro il ladrocinio e opera applicando gli strumenti legali consentiti; nel caso dei professionisti della comunicazione: la via mediatica dell’informazione. Ma non si vendono, altrimenti non sono partigiani.
Gli indifferenti sono coloro che sostengono banalità immonde qualunquiste del tipo “lo fanno tutti”, “si sa come va il mondo” oppure “che te frega”. Il fazioso è subdolo perché “apparentemente” si presenta come un partigiano ma, in verità, non difende un valore, non difende un principio, non interpreta una idealità, bensì si posiziona a difesa di interessi precostituiti: fa il partigiano quando c’è da andare contro, ma se per caso la lotta –una volta sviluppata- comporta la messa in discussione di interessi personali o familiari o di censo o di casta o di partito o di nucleo sociale o di clan, allora manifesta una indifferenza alle idee e difende il privilegio di cui ne gode i beneficii. I deputati in parlamento del PDL che hanno votato sette mesi fa sostenendo “legalmente” che era credibile considerare Ruby la nipote di Mubarak (è bene ricordare da dove veniamo) hanno abdicato per sempre alla loro funzione di partigiani della libertà dell’informazione, scegliendo la faziosità. Per interesse. Nello stesso identico modo (è bene ricordare da dove veniamo) in cui lo hanno fatto venti giorni fa i deputati del PD che hanno votato in commissione alla camera contro la norma anti-vitalizi sostenendo che era anti-costituzionale.
Quando si è in presenza di un fatto o di un evento inoppugnabile che lede gli interessi del proprio partito o del proprio gruppo di appartenenza, in quell’esatto momento la persona è chiamata a operare una scelta: o diventa faziosa o diventa partigiana.
Se sceglie la faziosità difenderà un principio che sa, dentro di sé, essere ignobile.
Se diventa partigiana, proseguirà la propria lotta, consapevole che a brevissimo termine quella specifica notizia o evento provocherà forse una emorragia di consensi, un sussulto, un certo smarrimento, ma poiché il fine consiste nel cambiare e modificare l’esistenzialità, magari con dolore, ci si assume la responsabilità di sostenere “la mia idea è giusta, il mio fine è nobile, il mio partito è pulito; purtroppo questo collega è ingiusto, è ignobile, è disonesto ed è sporco, quindi è giusto che paghi. Se lo si fa pagare oggi, la mia idea trionferà domani. Oggi paghiamo tutti per colpa sua, meglio così”.
Quindi, ritengo che sia doveroso combattere contro la faziosità e privilegiare quella che io definisco “la lotta partigiana nella comunicazione mediatica”, il cui fine è denunciare, sbugiardare, smascherare i soprusi, la corruzione, il malaffare dovunque si annidi: destra, sinistra, centro. La mafia, infatti, è un concetto mentale e nel popolo italiano è ahinoi ìnsito nel nostro dna storico: quello va combattuto. E se per caso viene fuori che mio fratello è un ladro, mi dispiace per il dolore di mia madre, ma il ladro va denunciato e perseguito per la sua ruberia.
Veniamo ai fatti.
Tutti conoscono Marco Travaglio, e il suo lavoro, quindi è inutile presentarlo.
In quanto giornalista ha raggiunto una enorme visibilità e un successo mediatico soprattutto nel corso degli ultimi due anni, come spalla grillesca di Michele Santoro nella trasmissione Anno Zero, nel corso della quale, si comportava come un partigiano: lottava con ogni mezzo a disposizione per denunciare le attività truffaldine e illegali di Silvio Berlusconi, in maniera contundente, costante, ossessiva, offrendo ai telespettatori un ampio ventaglio delle anomalìe, delle incongruenze, della anormalità del pianeta Italia. Allora, data la situazione, non era facile stabilire un distinguo tra faziosità e partigianeria. In questo senso si era in una posizione simile a quella dei partigiani armati nel 1944, quando democristiani, liberali, repubblicani, cattolici, anarchici, socialisti e comunisti erano uniti contro il nazifascismo. La faziosità agì operando una profonda discriminante una volta finita la guerra, quando i partigiani della libertà repubblicana collettiva si staccarono dagli ex partigiani che scelsero, invece, la strada della faziosità facendo muro contro muro.
Caduto Berlusconi, Marco Travaglio ha, ovviamente, smesso di occuparsi del sultano di Arcore. Non faceva più notizia, non aveva più senso. La sinistra, fino all’8 novembre del 2011, aveva adorato Marco Travaglio, esaltandone le capacità. Non era l’unico, come ben ricordiamo, che aveva virulentemente attaccato Berlusconi, c’era l’intera sinistra mediatica e tutta la stampa cattolica, da l’Avvenire a Famiglia Cristiana. E’ arrivato Mario Monti. Ed è accaduto (proprio come era avvenuto nel 1948) la spaccatura tra i faziosi e i partigiani. Tutto il mondo cattolico, nessuno escluso –mi dispiace per i cattolici e per noi che ne paghiamo le spese- e la stragrande maggioranza della sinistra mediatica ha scelto di percorrere la strada della faziosità, ovverossia appiattirsi nella salvaguardia di interessi partitici, salvaguardando privilegi di parte, usando abili trucchi demagogici tanto per tener buona la massa con paroloni roboanti, rinunciando a proseguire la lotta per la liberazione della nostra amata Italia dalla pratica del consociativismo e del malaffare colluso e connivente. Hanno cominciato a nascondere le notizie. Hanno cominciato a spennellare i loro quotidiani, i loro telegiornali, i loro blog, di melensaggini inutili, senza più dire neppure una parola, né un fatto, né un dato, né un nome su ciò che si nasconde dietro il paravento del governo Monti.
Marco Travaglio, invece, ha smesso di parlare di Berlusconi e ha proseguito per la sua strada consueta. Non avendo più la possibilità tecnica di poter usufruire di un megafono così vasto come Anno Zero ha usato il mezzo che aveva a disposizione in qualità di vice-direttore de Il Fatto Quotidiano, usando il suo blog personale sul giornale. Ha cominciato (diciamo che ha scelto di non smettere di farlo) insistendo a raccontare fatti e fatterelli dell’Italia del malaffare. Ormai libero dall’obbligo ossessivo di attaccare sempre e soltanto Berlusconi, racconta degli eventi colpendo chi capita sotto, a destra, a sinistra, al centro.
La sinistra mediatica si è irritata.
Con squisita togliattità mediatica l’ha prima attaccato sul suo blog, poi su alcune radio, e infine apertamente su un editoriale comparso sul quotidiano l’Unità (mai partigiano e sempre fazioso) dove un certo Francesco Piccolo l’ha accusato di essere di destra, una specie di intruso, un infiltrato male accolto all’interno della sinistra, né più né meno di quanto non si facesse negli anni’50 applicando i codici mediatici stalinisti.
Il fatto è che –motivo allarmante che ha indotto il sottoscritto e altri bloggers coscienziosi a schierarsi in maniera solidale con Travaglio- questi attacchi sono stati compiuti, guarda caso, in seguito a un editoriale pubblicato sulla prima pagina de Il Fatto Quotidiano in data 16 dicembre 2011, nel quale Travaglio attaccava Francesco de Bortoli, direttore de il corriere della sera, e la stragrande maggioranza della stampa italiana per aver nascosto o confinato a pagina 32 quella che secondo lui (e sono pienamente d’accordo) avrebbe dovuto essere la notizia del giorno, davvero clamorosa, e cioè: finalmente la guardia di finanza aveva concluso l’inchiesta per evasione fiscale contro un pool di banche italiane per complessivi 4 miliardi di euro denunciando Mps, Banco popolare di Milano, Unicredit, Banca Intesa e Credem “per evasione fiscale e truffa nei confronti dello stato” e alla fine, in data 10 dicembre Banca Intesa aveva patteggiato con l’Agenzia delle Entrate riconoscendo il danno compiuto, e quindi confessione di reato, riuscendo a usufruire di un clamoroso sconto di svariate centinaia di milioni di euro, accettando di pagare in contanti 270 milioni di euro di multa. Va da sé che se uno ritiene (potendo fornire adeguate prove a proprio discarico) di non dover pagare una certa somma, non propone un patteggiamento, a meno che non sia un deficiente.
Il tutto avveniva due giorni prima che Corrado Passera, ex presidente di Banca Intesa nonché amministratore delegato della banca, già identificato dalla guardia di finanza come il responsabile tecnico-legale dell’evasione, comparisse in televisione su Rai3 intervistato da un melenso Fabio Fazio presentato come il nuovo campione della lotta all’evasione fiscale.
Francesco Piccolo ha attaccato Travaglio su l’unità bollandolo come “uno di destra”.
Da ricordare che questo Piccolo è uno degli sceneggiatori di Nanni Moretti, autore di libri, sceneggiatore della rai, uno tra i pochi privilegiati che entra ed esce dagli uffici dell’ente televisivo quando e come vuole con contratti miliardari, un rappresentante intelligente di quella casta di privilegiati che in Italia non soltanto non si può attaccare, ma non si può neppure sostenere che esistano.
Che Marco Travaglio sia di destra o di sinistra, per me è irrilevante.
Neppure mi interessa saperlo, sono affari suoi, che voti chi vuole.
Io giudico un giornalista sulla base di ciò che scrive, dice e fa. Non mi piace l’attacco a Travaglio iniziato su l’unità con toni da caccia alle streghe per alimentare la faziosità politichese nell’identificare in Travaglio “un elemento della destra” perché in Italia abbiamo bisogno di partigiani, non di faziosi. Il compianto giudice Paolo Borsellino era un uomo di destra, anche Giovanni Falcone. E allora? Cosa vuol dire, questo?
La pulizia etica e il rigore morale e il rispetto della Legge sono trasversali, così come lo sono il malaffare, la sporcizia, l’esercizio del privilegio.
Berlusconi non è stato un cattivo governante perché era di destra, ma lo è stato perché era truffaldino e ha promosso delinquenti, mascalzoni e mafiosi. E’ diverso.
La resa incondizionata della sinistra democratica italiana che ha scelto di abdicare a un qualunque ruolo di critica e di denuncia della realtà italiana, sta squilibrando il paese perché crea una totale disarmonia nel campo dell’informazione mediatica. La triste notizia di oggi è che, tra gli operatori mediatici nel campo dell’informazione, è possibile raccontare qualcosa legato alla realtà ma non più a sinistra. Hanno scelto di essere faziosi rinunciando alla lotta partigiana. Come tali vanno denunciati, e quindi io mi schiero con Marco Travaglio al quale va la mia solidarietà (molto presto cominceranno a dire che è un nemico della libertà) e il ringraziamento per il suo incessante lavoro di indagine. “una notizia del genere in qualsiasi altro paese avrebbe preso le principali pagine dei giornali e non lo spazio di una notiziola di serie b come è avvenuto sul Corriere della Sera. Sul banco degli imputati per evasione fiscale è salito infatti l'intero sistema bancario italiano reo di aver evaso il fisco negli anni 2005-2007. Se questa non è una notizia da prima pagina stento a capire quali siano le notizie degne di questo nome”
Questo è un breve passo dell’articolo di Travaglio che lo identificherebbe come “un uomo di destra che fa gli interessi della destra”. Questo il titolo dell’articolo: "Il Corsera ha nascosto l'evasione di Intesa Sanpaolo"
No comment.
Ah, dimenticavo….nel caso qualcuno volesse sapere qualcosa di più preciso.
Tra i vari capi d’accusa a Banca Intesa interessanti due contestazioni:
La prima fa riferimento a 342 milioni della tassa dell’Ires relativa a “un’operazione di cessione pro soluto di crediti in sofferenza a favore della Castello Finance srl, posta in essere nel 2005 da Banca Intesa e dall’incorporata Intesa gestione crediti” (traduco per voi il linguaggio della Guardia di Finanza: hanno inguattato i soldi); la seconda è relativa a “complessivi 377 milioni di euro per Ires, Irap, sanzioni e interessi in riferimento a operazioni di finanza strutturata effettuate nel 2005 e aventi a oggetto azioni di società quotate in Italia”.
Banca Intesa ha pagato 270 milioni di euro pur di chiudere la pratica.
Il suo presidente, Corrado Passera, che ha imbastito tecnicamente il castello di costruzione dell’evasione fiscale è stato promosso Ministro dello Sviluppo Economico e identificato dalla sinistra democratica (definizione di la Repubblica e de l’Unità) come “il nuovo forte combattente democratico contro l’evasione fiscale, l’uomo sul quale Mario Monti punta nella fase due della manovra economica, quella relativa allo sviluppo”.
Com’è possibile, secondo voi, una cosa del genere?
Firmato “Né Guelfi né Ghibellini, ma solo Onesti Cittadini”.
Finchè avremo QUESTA DESTRA, QUESTA SINISTRA , QUESTO CENTRO e QUESTA INFORMAZIONE ci sarà ben poco da sperare,a meno di darci finalmente una mossa noi cittadini (vero cara gente in fibrillazione per l'imminente fine dell'anno?).Jack
RispondiEliminaPs
Se messo al posto che gli compete,cioè quello di giornalista giudiziario e non di eroe e di esperto di tutto,economia compresa,a me Travaglio non dispiace affatto
Complimenti, bel articolo. La definizione "aggiornata" di partigiano mi piace ed è molto azzeccata. Ora mi sento anche io un partigiano!!
RispondiEliminaComunque io sono al 99,9% sempre dalla parte di Marco. Non perchè io sia fazioso, ma perchè è lui ad essere un bravo giornalista!!
Condivido le affermazioni di Omar 5S Magnani al 100%!
RispondiEliminaSe in Italia una 'sinistra democratica' negli ultimi venti anni fosse esistita veramente non avremmo avuto Berlusconi. Concordo: non mi interessa come vota Travaglio, ma se quello che scrive è vero. E mi risulta che sia così. L'Unità è diventato uno dei tanti giornaletti aziendali.
RispondiEliminaAbbiamo bisogno per sollevarci di molti PARTIGIANI, disposti a rinunciare parte dei loro averi con sudati sacrifici...E di tanti giornalisti come MARCO TRAVAGLIO che mettono in luce il mal governo di qualsiasi colore politico.Per una ITALIA migliore come molti italiani meritano. BUON ANNO A TUTTI nella speranza in un anno migliore....
RispondiEliminatravaglio è un bravo giornalista. documentato attento caustico e tempestivo, e, tutto sommato abbastanza "partigiano". mi piacerebbe di più se "partigiano" lo fosse anche quando c'è da argomentare sui fatti della giustizia: tema a lui caro. sono un garantisa, nei confronti di tutti: detesto i processi fuori dalle aule dei tribunali. spesso in italia le condanne avvengono a mezzo stampa, ben prima che un giudice, terzo per definizione, si sia pronunciato. conciliare diritto/dovere di cronaca con le garanzie deli imputati (a volte degli indagati...) non è facile. ma mi piacerebbe che il bravo travaglio dicesse la sua sull'obbligatorietà dell'azione penale che consente la discrezionalità non responsabile delle procure oppure sull'influenza delle correnti in seno al csm per effetto della quale
RispondiEliminaFalcone non è mai stato di destra, tutt altro! Non credo proprio che la sinistra abbia mai adorato Travaglio, lo dimostra il fatto che, insieme a Padellaro ed a Furio Colombo è stato "costretto" (fortunatamente) ad inventarsi un giornale, il (Fatto Quotidiano),che tutto è meno che adorato da una certa sinistra (leggi pd). Per il resto, tutto vero e condivisibile.
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