mercoledì 21 dicembre 2011

C'è chi dice NO. Ecco perchè e come Simone Farina ha battuto Stefano Fassina per 2 a 0

di Sergio Di Cori Modigliani

“C’è qualcuno che dice NO”.
Con questo bel titolo sulla prima pagina, davvero a proposito, il giornale Il Fatto Quotidiano commenta la vicenda di un calciatore della serie C, sconosciuto e anonimo, ancorchè professionista, che invece di accettare 50.000 euro per truccare una partita del campionato di calcio italiano il 30 novembre, ha denunciato –prima al suo allenatore, poi al presidente della sua squadra, il Gubbio, e infine alla magistratura- i due compagni di squadra che glie lo avevano proposto, insieme ai due mediatori che rappresentavano una società operante a Singapore.
Il calciatore si chiama Simone Farina, ha 29 anni, e la sua immagine la vedete riprodotta qui in bacheca.
Purtroppo, al di là del bel titolo, il Fatto Quotidiano, crolla miseramente sul piano dell’informazione nel contenuto dell’articolo, dove, più d’una volta, esalta la figura di questo calciatore definendolo “un vero e proprio eroe”. E’ un grave e pericoloso errore.
Ma Simone Farina è più saggio, accorto e lungimirante del giornale.
Ha dichiarato, infatti, a un giornalista sportivo de La Stampa, l’unico al quale ha rilasciato una breve intervista sulla sua vicenda, protestando vivamente per il fatto che la sua società abbia addirittura deciso di offrirgli un premio per la sua decisione. Questa cosa che la mia società mi voglia premiare mi ha stupito molto” sostiene Farina “i premi si danno per le cose straordinarie. La mia invece è stata una cosa normale, non facciamola più grande di quello che è. Ho agito come mi è venuto, d'istinto. Io non cercavo e non cerco pubblicità. E’ l’ultima cosa che voglio. Io sono una persona normale e ho fatto una cosa normale che è ciò che dovrebbero fare tutte le persone normali in un paese normale. Siamo seri, gli eroi sono ben altro. Lo ripeto e vorrei non essere più disturbato: ho fatto soltanto il mio dovere e chi vuol far credere che ho compiuto un atto eccezionale vuol dire che non si rende conto di star facendo un favore ai corrotti e alla malavita presentandomi per ciò che non sono”.
“C’è, per l’appunto, chi dice NO”.
Quindi, è possibile, è reale, è verosimile. Soprattutto, è fattibile.
La sua denuncia ha consentito alla magistratura di aprire una gigantesca inchiesta internazionale che sta dando insperati frutti. A Pechino, questa mattina, interrogato da due ufficiali dell’interpol con il quale lavorano gli inquirenti italiani, un arbitro cinese ha confessato di aver preso l’estate scorsa 200 mila euro per truccare una partita amichevole tra una squadra cinese e il prestigioso Manchester United che si è svolta nello stadio di Shangai, sulla quale erano state puntate –da un gruppo di 50 imprenditori italiani- ben 12 milioni di euro, ricavandone un guadagno netto e immediato di 42 milioni, in data 4 agosto 2011.
Simone Farina ha ragione. Lui non è un eroe. E’ una persona “normale”, come le tante, tantissime che per fortuna ancora esistono.
Sono quelli che non dicono no ad essere anormali.
Come Mario Monti, il quale, venti giorni fa, quando è andato a incontrare Sarkozy e la Merkel a Bruxelles, non è stato in grado di dire NO abdicando alla sua funzione di rappresentante degli interessi del popolo italiano.
Mario Monti è anormale.
“Perché c’è che dice NO”.
Come la miriade di magistrati normali, perché onesti, di funzionari della pubblica amministrazione che svolgono le loro mansioni, di poliziotti che non accettano il pizzo per chiudere un occhio, di medici che considerano ripugnante accettare un obolo per accelerare le pratiche di una certa analisi e far conquistare un posto letto, ecc.ecc. Tutte queste, le persone grazie alle quali si regge la nazione, non sono eroiche. Loro, sono persone normali.
E’ Stefano Fassina, ad essere anormale. E umanamente inferiore.
Perché, a differenza del compatriota Simone Farina, modesto, umile, che si scusa con l’intervistatore perché consapevole di non essere dotato di forti strumenti culturali e non conosce tante parole e non sa bene argomentare, ebbene….a differenza di lui, Stefano Fassina non è stato capace di dire NO all’Opus dei. Non è stato capace di dire no a Rosy Bindi, a Pierluigi Bersani e soprattutto non è stato capace di dire no allo squallido rappresentante della Trilateral e della sezione più conservatrice, retriva e reazionaria della massoneria italiana, quell’Enrico Letta, adorato dalla truppa mediatica, che i meno distratti tra i lettori ricorderanno come l’autore di un pizzino, in diretta fotografica, recapitato a Mario Monti, quattro minuti dopo che era diventato presidente del consiglio.
Stefano Fassina ha detto invece NI. Da bravo italiano che pensa, prima di ogni altra cosa, alla sua potenziale carriera. Perché dice Yes sir a voce spiegata quando si tratta di votare, ma poi bofonchia in giro che, in verità, lui pensa NO. Ma siccome è responsabile, allora dice Yes ma, in verità, tutti sanno che quel Yes detto da lui vale come un NO. Troppo facile, caro Fassina togliattiano doppiogiochista. Liberissimo di dire yes sir. “Ma c’è qualcuno che dice NO, io queste cose non le faccio”. Il che vuol dire che o Fassina soffre di uno squilibrio psichico, o sta prendendo in giro le brave e intelligenti persone che avevano creduto in lui, oppure (mi auguro che non sia questa) è il solito clown in malafede.
A sinistra sta passando la truffaldina lettura (trasposizione nell’agone politico della mafia mentale) tale per cui “non c’era scelta”. E’ falso. E’ una bugia.
Esiste il potere personale. Esiste la propria individualità. Esistono le idee.
Il calciatore Simone Farina è una brava persona normale.
L’economista Stefano Fassina è un nordcoreano, invece: pensa che non ci sia scelta.
La scelta c’è sempre.
Certo può non essere comoda. Ma chi aveva creduto in lui non gli aveva mai chiesto di sedersi con comodità. La possibilità di manifestare il suo dissenso, a titolo personale, a nome dei libertari socialisti, progressisti e democratici che lui indecorosamente sostiene di rappresentare, l’ha avuta eccome se l’ha avuta. Ha preferito non correre rischi di vedere appannata la sua possibilità futura di una carriera ricca con le spalle coperte dalla Bindi.
Il calciatore Simone Farina non avrà vita facile, lo sa anche lui.
Stefano Fassina, invece avrà una vita facile. Indegna, ma facile-
Il magistrato competente si è recato, questa mattina, a casa del calciatore e ha parlato con la moglie spiegandogli come stanno le cose. Hanno ritirato il figlio dalla scuola pubblica e andrà a studiare in luogo segreto, la madre avrà la scorta e probabilmente –fintantochè l’inchiesta non sarà chiusa e tutti i fatti accertati- per Farina non sarà facile neppure scendere in campo a giocare per esercitare il suo sacrosanto diritto al lavoro. Lui ha già detto “io lo farò, perché vivo in uno stato di diritto”.
Stefano Fassina, invece, passerà un ottimo natale, pieno di regali e di complimenti da parte di progressisti democratici che vedono in lui il rappresentante dell’opposizione antagonista, quella che sta urlando dovunque in Italia: io dico NI.
Un paese di masochisti ipocriti e doppiogiochisti, votati al massacro.
Si può sempre scegliere. Sempre.
Simone Farina è una brava persona normale, e come tale merita il rispetto della comunità degli onesti in questo paese.
Stefano Fassina è anormale. Tutto qui.
Il suo NI lo inchioda alle responsabilità della sua impotenza personale.
Chi aspira a una leadership deve accettare l’idea di òneri e onori.
E’ troppo facile accettare gli onori e poi far pagare gli òneri ai deboli non garantiti.
L’Italia ha bisogno di gente normale. Di economisti normali, di personalità politiche normali, di professionisti normali.
Simone Farina è una persona normale.
Ma è un’eccezione.
Per quello siamo diventato un paese anormale.


P.S. Nel caso ci sia qualcuno, tra i lettori, che non sa chi sia Stefano Fassina, ricordo che si tratta di un economista, responsabile dell'economia nel PD, considerato in questo paese come la punta politica più avanzata dell'opposizione progressista alla leadesrhip che guida l'Italia dal 2001.


1 commento:

  1. Concordo totalmente, salvo che per la definizione di Fassina come nordcoreano. Cosa vuol dire Modigliani? Nordcoreano come un cittadino nordcoreano, oppure nordcoreano come un uomo del sistema di potere nordcoreano? Nel primo caso, l'accusa è incomprensibile (i puvirazzi sono schiavi e disinformati come un italiano medio), nel secondo caso l'accusa è sbagliata. Tutto si può dire del regime nordcoreano, ma non che non sia capace di dire "NO" a forze molto potenti. Con ciò, sia ben chiaro, non sto difendendo il regime nordcoreano: semplicemente, tra i tanti difetti, non ha quello di non saper dire "NO".

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