giovedì 29 dicembre 2011

Il governo inventa l'ennesima commissione: chiama in campo l'uomo di Cesare Previti e un giudice condannato dalla Corte dei conti. Saranno loro a dover giudicare chi è corrotto.

di Sergio Di Cori Modigliani

Il governo del ragioniere Mario Monti, prosegue la sua ineffabile gestione per garantire il totale controllo oligarchico su tutto il sistema gestionale, politico, finanziario e organizzativo del sistema di telecomunicazioni in Italia.
Ecco qui di seguito, la nuova commissione –toh! È sfuggita alla truppa mediatica: neppure un accenno sulla stampa- che dovrà occuparsi di un settore strategico nella vita nazionale: “il controllo sulle attività finanziarie di tutto il sistema dell’amministrazione pubblica nel territorio nazionale”.
In teoria (???) questo dovrebbe essere uno dei punti di forza nella lotta contro l’evasione. Peccato che uno dei principali esponenti appena assunti in commissione sia un uomo di Cesare Previti e un altro sia un emerito magistrato che voleva mandare in galera Ilda Bocassini e il giudice Gherardo Colombo, il padre di Tangentopoli, nonché primo grande accusatore di Silvio Berlusconi.

Vediamo un po’ di che cosa si tratta.
Una settimana fa, in data 20 settembre, il Presidente della Corte dei Conti (ovverossia l’ente nazionale che si occupa di rivedere, controllare e spulciare su tutti i conti delle amministrazioni pubbliche italiane) Luigi Giampaolino, aveva dichiarato con fermezza che “ci troviamo in una situazione nella quale non è più possibile non sottolineare con vigore come l’azione di contrasto svolta dall’Italia e dai suoi governi, compreso quello attuale, sul fronte della lotta contro gli sprechi, gli sperperi e le ruberie truffaldine sia stata e sia tuttora insufficiente”.
Detto fatto.
Neppure 48 ore dopo (e la velocità di esecuzione è stato un segnale della fondamentale importanza della esternazione di Giampaolino) l’attuale Ministro per la pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi ha istituito una “commissione ufficiale sulla trasparenza e la prevenzione della corruzione nella pubblica amministrazione con facoltà di delega”. Tradotto vuol dire che il risultato dello studio di tale commissione acquista un valore oggettivo perché il prodotto delle loro indagini è stato svolto su delega ministeriale. Con fare pomposo, il ministro ci ha tenuto a specificare che la partecipazione dei membri a tale commissione non comporterà retribuzione alcuna “si tratta, infatti, di eccellenze negli specifici campi professionali che mettono a diposizione il proprio tempo ed energia con enorme senso di responsabilità per il bene nazionale nel nome di una totale coesione tesa a rilanciare lo sviluppo”.

Ci devono aver preso proprio per dei cretini.

Ecco i nomi più importanti:

Bernardo Mattarella, ordinario di diritto amministrativo a Siena, figlio di Sergio Mattarella ex ministro democristiano. Costui, oltre al suo stipendio di docente percepisce lo stipendio di 54.000 euro all’anno come consulente della Civit, la precedente commissione voluta da Brunetta (non è stata abolita) che in due anni ha assorbito 19 milioni di euro in consulenze e non ha prodotto neppure un foglio di carta igienica: nulla, nothing, nada de nada. Uno dei più pagati consulenti del Civit di Brunetta era SURPRISE! – neanche a dirlo- l’attuale ministro Patroni Griffi (82.000 l’anno di consulenze) che era stato anche capo di gabinetto di Brunetta (con un altro stipendio supplementare di 122 mila euro all’anno).
Ma che cos’è il CIVIT?

Ecco come la Camera dei Deputati lo presenta ufficialmente.
Specifico che CIVIT sta per Commissione Indipendente per la Valutazione della Integrità e Trasparenza della Pubblica Amministrazione, tradotto –in teoria- sarebbero (tanto per capirci) i poliziotti della classe politica che amministra il bene pubblico di cui poi la corte dei conti controlla le cifre.

Commissione

La legge affida alla Commissione, chiamata ad operare in posizione di indipendenza di giudizio e di valutazione e in piena autonomia, il non facile compito di indirizzare, coordinare e sovrintendere all’esercizio delle funzioni di valutazione, garantendo la trasparenza dei sistemi adottati e la visibilità degli indici di andamento gestionale delle amministrazioni pubbliche.
A questo compito – che è volto essenzialmente a favorire l’efficienza dell’attività pubblica e la qualità dei servizi resi ai cittadini, anche riconoscendo e premiando effettivamente il merito dei singoli e dei gruppi che operano all’interno delle amministrazioni – si accompagna quello di garantire la trasparenza totale delle amministrazioni, cioè l’accessibilità dei dati inerenti al loro funzionamento anche con la fornitura in rete di una accorta selezione di quelli veramente utili a consentire alle istituzioni e ai cittadini di operare un partecipato controllo sul modo di gestione della “cosa pubblica”.
Anche questa funzione è particolarmente rilevante, perché, nell’intento del legislatore, la trasparenza dei dati deve costituire lo strumento per assicurare l’integrità delle pubbliche amministrazioni e prevenire in tal modo il grave fenomeno della corruzione.
La Commissione per la Valutazione, la Trasparenza e l’Integrità delle amministrazioni pubbliche è stata istituita dal decreto legislativo 27 ottobre 2009, n.150, recante attuazione della legge 4 marzo 2009, n. 15, in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni.
Composizione:

Antonio Martone – Presidente
dal 22 dicembre 2009
Luciano Hinna
dal 22 dicembre 2009
Romilda Rizzo
dal 12 dicembre 2011
Alessandro Natalini
dal 12 dicembre 2011

Hanno fatto parte, in precedenza, della Commissione:

Filippo Patroni Griffi
dal 22 dicembre 2009
al 28 novembre 2011
Luisa Torchia
dal 22 dicembre 2009
al 30 giugno 2011
Pietro Micheli
dal 22 dicembre 2009


Politicamente sono PDL e PD misti, vi risparmio la ricerca

Francesco Merloni, esperto in burocrazia amministrativa, responsabile di “performance, trasparenza e qualità dei servizi” già consulente pluripagato della stessa Civit..

Ermanno Garelli: una chicca davvero splendida.
Costui è un giudice contabile che nel 2007 venne denunciato dalla corte dei conti per “eccessive cariche e incarichi extragiudiziari”. L’indagine (ufficiale e depositata nella Gazzetta Ufficiale in data marzo 2009) provò che Granelli, esulando dalle sue competenze istituzionali, cumulava 148.518 euro all’anno come “alto commissario contra la lotta alla corruzione nella pubblica amministrazione”: tre anni di attività: neanche un foglio di carta prodotto. Inoltre riceveva 85.000 euro all’anno come capo gabinetto del ministero delle politiche agricole. Altri 75.000 euro all’anno come capo di gabinetto del CNIPA (“Centro Nazionale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione”) sostituito con DigitPa il 20 settembre 2011 da Brunetta. Il “DigitPA” è una struttura strategica fondamentale, perché si occupa “della gestione e controllo della e-governance su tutto lo scambio pubblicitario nell’attività di web e nel mondo virtuale”. Una brillante giovane giornalista, Federica Meta, in data 26 settembre 2011 ha pubblicato sul sito “corriere delle comunicazioni.it” un articolo di denuncia contro la trasformazione del CNIPA in DIGITPA. Un articolo molto tecnico e complesso che spiega come la DIGITPA si occupi di gestire “la governance finanziaria su tutto lo scambio pubblicitario nel digitale terrestre”. Tradotta in sintesi affinchè possiate comprendere: il luogo dove Rai e Mediaset e La7 si incontrano e stabiliscono come spartirsi il mercato del gettito pubblicitario. Chi mette le mani su questo organo decide le sorti finanziarie della Rai. Di questo si occuperà questo Garelli. E’ stato celebrato da Patroni Griffi perché ha accettato il lavoro senza pretendere alcuna retribuzione.

Il consigliere Antonello Colosimo .
Personaggio noto alla corte dei conti (diverse denunce) che ha il record da vero guinness nell’intero panorama politico italiano: ha collezionato 22 incarichi negli ultimi 3 anni e si attesta sui 200mila euro per consulenze a quattro diversi ministeri che non presuppongono l’obbligo di fornire alcuna presentazione. Cumulerà 16 pensioni.
Ma adesso arriva la superchicca di capodanno, uno splendido omaggio di Mario Monti al cavaliere Berlusconi, anche perché ha un voto in più degli altri: si chiama

Giorgio Spangher, ufficialmente un professore, docente di procedura penale alla Sapienza, ma soprattutto ex componente laico del Csm nominato in quota Forza Italia. Un professionista cresciuto nello studio legale di Cesare Previti. Nel 2004 presentò una denuncia formale al comitato di presidenza di palazzo dei marescialli per aprire un fascicolo contro i magistrati Ilda Bocassini e Gherardo Colombo, all’epoca titolari dell’indagine Imi-Sir. E’ l’uomo che rappresenta Cesare Previti. La persona essenziale per Berlusconi da infilare dentro le istituzioni, adesso, per salvaguardare gli interessi della sua società. Nell’estate del 2008 il PD combattè furiosamente contro di lui per fare in modo che venisse tenuto fuori da ogni incarico politico di governo. Fu l’ultima battaglia legale del PD prima di arrendersi definitivamente. In data 18 ottobre 2008, il giornalista Marco Travaglio, dopo una lunga indagine, pubblicò un pezzo sul quotidiano l’Unità, presentando al pubblico italiano la persona di Giorgio Spangher. Ecco l’articolo di allora per intero.

Si chiama Giorgio Spangher, ha 64 anni, è un avvocato triestino, insegna Procedura penale alla Sapienza ed è stato membro laico del Csm dal 2002 al 2007 in quota FI. Anzi, in quota Previti. Per 5 anni si battè come un leone contro i migliori magistrati d’Italia, da quelli di Palermo a quelli di Milano. Ma fu nell’estate del 2003 che gettò la maschera: il ministro Castelli aveva appena ricevuto la relazione, ancora top secret, dei suoi ispettori che proponevano di punire i pm Colombo e Boccassini perché rifiutavano di mostrare a Previti e Berlusconi il fascicolo 9520/95 coperto da segreto (obbedivano alla legge). Spangher lavorò di sponda: come presidente della I commissione del Csm, che segue le procedure di trasferimento, attivò una pratica per cacciare Colombo e Boccassini da Milano per “incompatibilità ambientale". Intanto un sedicente "Comitato per la Giustizia" li denunciava alla Procura di Brescia per abuso d’ufficio (sempre per aver tenuto segreto un fascicolo segreto). Fu allora che, grazie a un giornalista, si scoprì il perché della solerzia spangheriana: il professore, oltreché membro del Csm, era anche un consulente retribuito dei coimputati di Previti e Berlusconi nel processo Imi-Sir/Mondadori, avendo firmato per le loro difese ben tre pareri "pro veritate" contro i magistrati milanesi. Conflitto d’interessi? "Ma no, ho dato quei pareri - si difese l’interessato - senza guardare le carte". Una barzelletta. I primi due pareri, stilati per conto degli eredi di Rovelli e di Giovanni Acampora (poi condannati per corruzione giudiziaria), portano le date del 16 luglio e del 4 ottobre 2001, quando le difese speravano di far annullare il rinvio a giudizio di tutti gli imputati in base alla sentenza della Consulta che aveva annullato alcune tappe dell’udienza preliminare. Spangher diede manforte, scrivendo che su tutti gli atti del gup pendeva un "vizio assoluto e oggettivo". Dunque s’imponeva l’annullamento del rinvio a giudizio e "la regressione processuale per tutti gli imputati" alla casella di partenza: nuova udienza preliminare. Il Tribunale fu di diverso parere e il 23 novembre 2001 salvò gli atti cambiandone la motivazione. Sfumata la speranza di azzerare il processo, partirono le manovre per farlo trasferire da Milano a Brescia, con la legge Cirami. Anche sul legittimo sospetto Spangher, consulente multiuso, si diede da fare: nuovo parere del 23 maggio 2002, sempre a favore del figlio e della vedova di Rovelli: "Ho esaminato le richieste dei signori Rovelli nonché di Berlusconi, Verde, Pacifico, Previti... Sull’intero Tribunale di Milano grava un legittimo sospetto non eliminabile con normali misure". Il professore si avventurava poi in spericolati paralleli fra la Milano del 2002 e l’Italia dei "procedimenti post-bellici ai collaborazionisti" col fascismo. Descriveva una Milano in preda a moti pre-insurrezionali: "lacerazione e frattura del tessuto sociale, istituzionale, politico ed economico", in cui "agli imputati è impossibile esplicare pienamente i diritti processuali". Colpa del “Resistere, resistere, resistere” di Borrelli, dei girotondi e addirittura del "contrasto istituzionale del ministro con il Csm". Dunque i processi dovevano passare a Brescia: "Nell’interesse di tutti", beninteso. La Cassazione smentì ancora una volta le sue tesi. Ma Spangher intanto aveva già traslocato a Palazzo dei Marescialli. Qui, il 15 luglio, la VI commissione discuteva del segreto opposto dai due pm agli ispettori sul fascicolo 9520/95. E tirava aria di sconfitta per Previti & C. Così il consigliere-consulente fece arrivare dal ministero la relazione ispettiva contro i due pm. Una manina gentile ne recapitò subito copia al Giornale, che l’indomani la pubblicò in esclusiva. Castelli non gradì e prese le distanze. Rognoni, vicepresidente del Csm, criticò il conflitto d’interessi di Spangher, che alla fine non partecipò al voto del Csm sull'ispezione a Milano. Ora potrebbe diventare giudice costituzionale, al posto di Romano Vaccarella (già avvocato civilista di Previti). La domanda è: alla Corte costituzionale c’è un seggio riservato a Previti, come i banchi ex voto delle chiese, o si può nominare anche uno che non abbia lavorato per Cesare?

Gli altri componenti la commissione sono irrilevanti. Sono tutte persone che seguono le indicazioni dei nomi indicati qui sopra.
Certo, mi sono detto, è davvero strano che proprio in concomitanza del grande rientro dentro le istituzioni dell’uomo di Previti, del grande nemico della Bocassini, denunciato da Travaglio, si cominci a diffondere un accanimento inatteso contro il giornalista.
L’aspetto davvero interessante della vicenda consiste nel fatto –sempre più surreale- che proprio l’unità che aveva violentemente protestato contro Sprangher nel 2008 ospitando l’articolo di Travaglio, in questi giorni abbia deciso di attaccare proprio Travaglio e proprio quando il governo Monti (appoggiato dal PD) apre le porte a Previti per rientrare dalla finestra. Ma questo, si sa, non è un paese normale.
Un’unica e solitaria forte protesta a queste nomine.

Per diritto di cronaca va citata.

Viene dall’on. Raffaele Volpi deputato della Lega Nord nella regione Veneto. Ha dichiarato in una conferenza stampa in data 27 dicembre 2011 “l’istituzione di questa commissione rappresenta il solito proclama dei proclami ed è un ulteriore schiaffo al parlamento. Il fatto che si attribuisca a queste persone la facoltà di gestire  le modalità della legge anti-corruzione all’esame di Montecitorio la dice tutta sulla totale insipienza di questo governo di dilettanti che affonderanno l’Italia. Questa commissione è una vergogna e un insulto”.

Il PD e il PDL hanno applaudito il ministro Patroni Griffi assicurandogli pieno sostegno.

Ho pensato che fosse giusto riferire ai lettori sulle modalità di esercizio di questo governo nei settori strategici: quelli che gestiscono e gestiranno la comunicazione in Italia e si occuperanno di lottare contro la corruzione.


6 commenti:

  1. Grazie, questi sono i post che apprezzo di più

    Sapere che questi 54.000 euro all’anno
    19 milioni di euro in consulenze
    (82.000 l’anno di consulenze)
    stipendio supplementare di 122 mila euro all’anno
    cumulava 148.518 euro all’anno
    riceveva 85.000 euro all’anno come capo gabinetto
    Altri 75.000 euro all’anno come capo

    prima o poi potrebbero cessare è una solida speranza per il futuro.

    Potremmo un giorno scoprire di avere più soldi di quanti ce ne servano.

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  2. Puntuale, insieme al manganello bipartisan Monti, arriva l'olio di ricino, l'amara pozione che forse ci purgherà dalle illusioni.
    Ingoiare il tutto con spirito patriottico e senza sputacchiare in giro, ché le attuali maggioranze sovietiche possono sempre rispolverare anche i gulag, se necessario.

    Grazie, Di Cori.
    Chissà che il suo lavoro non riesca a far rifiorire un sotterraneo ma decisivo movimento di partigiani.
    Tempi più bui di questi credo che nemmeno il nazi-fascismo.

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  3. Monti fa il furbetto ancor èiù de3l suou predecessore.Noi pecoroni ingoiamo e basta.

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  4. ha ancora senso spiegare certe cose a gente che non le capisce?
    e' sufficiente aspettare che la giostra cada a pezzi da sola, dopo si che ha senso darci dentro per ricostruirla nuova.
    anzi, per fare prima darei una mano a smantellarla, quindi incrementando il kali yuga. non limitare il peggio ma aiutarlo ad uscire fuori.

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  5. @Indopama

    anzi, per fare prima darei una mano a smantellarla, quindi incrementando il kali yuga. non limitare il peggio ma aiutarlo ad uscire fuori.

    Mi trovi concorde ed il 'potere del lato oscuro (per gli idioti umanoidi) può aiutare e molto anche. Se lo possiedi ovviamente.

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  6. @indopama...concordo, è quello che tento di fare

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