venerdì 25 novembre 2011

Quattro domande al Nobel per l'economia Paul Krugman su ciò che va fatto, subito. C'è chi ci dà già per spacciati.

di Sergio Di Cor Modigliani

Comincia a esserci una spaccatura tra gli economisti. O meglio, comincia a crescere una spaccatura tra economisti e classe politica. Basterebbe pensare all’opinione espressa dal premio Nobel Paul Krugman a proposito della Merkel dopo l’incontro con Monti e Sarkozy a Strasburgo “è un’assassina” (she is a killer).
Cresce lo spread tra economisti e classe politica; il che non è un segnale positivo perché aggiunge nebbia a nebbia. Tradotto in termini più chiari, con il passare dei giorni e delle ore sta montando uno scontro tra intellettuali, economisti e liberi pensatori da una parte e i rappresentanti politici dei singoli stati dall’altra. Per quanto riguarda l’Italia –quantomeno nella definizione che viene offerta all’estero- in riferimento ai cosiddetti “bocconiani”, non c’è nessuno che li consideri né economisti, né pensatori, e meno che mai “tecnici”. E’ un termine, questo, che regge soltanto in Italia. Aspetto sul quale, personalmente, concordo in pieno. Si tratta del più politico governo che si sia mai visto operare in Italia, né più né meno di quello della Merkel. Da oltreoceano, Paul Krugman, Nouriel Roubini, Christina Rohmer ci danno ormai per spacciati e spingono al massimo la loro potenza di fuoco mediatica per sottrarre il controllo delle opinioni ai “tecnici e tecnocrati” politicizzando le divergenze di opinioni.  E cominciano a trovare alleati anche tra solidi operatori economico-finanziari all’interno di società di investimento che operano sul mercato. Il sito italiano del London Stock Exchange, oggi riporta una interessante intervista al leader della quarta azienda operante nel mondo finanziario in Gran Bretagna,  Leigh Harrison, capo dei fondi di investimento di “Threadneedle”. "Il mio timore è che stia nascendo un'aria di ineluttabilità" ha dichiarato, intendendo dire che si comincia a diffondere l’idea che la classe politica europea tutta –nessuno escluso- che è al comando del vecchio continente (Monti, Sarkozy, Merkel, Van Rompuy, Olli Rehn e compagnia bella)  non si renda bene conto di ciò che sta accadendo, e non hanno la benché minima idea di come affrontare, tamponare e tantomeno risolvere il problema. "Gli investitori hanno capito che il processo di riduzione della leva finanziaria non può essere fermato mentre i mercati obbligazionari iniziano a non voler più sostenere i rischi troppo alti a qualsiasi prezzo. Senza un'iniziativa che permetta di riguadagnare il controllo sulla velocità di questi processi si rischia un default disordinato terribile per i mercati e le economie"  
Il che vuol dire, in soldoni, non essere più in grado (da parte dei politici al governo) di fermare l’emorragia quando e se si dovesse verificare. Hanno sbagliato i calcoli. Si muovono con lentezza elefantiaca, si incontrano, discutono (a questo punto ci sarebbe da chiedersi: ma di che cosa parlano?) e da sei mesi a questa parte non sono riusciti, nessuno escluso, a tirar fuori un’idea, una manovra, una scelta collettiva che abbia funzionato. L’opinione di Leigh Harrison è importante perché sintetizza gli umori dei grossi investitori nel campo finanziario europeo (quella che volgarmente viene chiamata “la speculazione”) un campo dove la dietrologia non conta, le opinioni ancora meno, e le scelte vengono stabilite sulla base dei conti, nudi e crudi. La sua, è una opinione che viene dal centro del mercato, dal cuore della Londra finanziaria. "La realtà ?” sostiene Harrison “è che molti governi europei hanno preso a prestito troppi soldi a tassi di interesse artificialmente bassi a causa di una supposta condivisione delle responsabilità. Allo stesso modo le banche hanno prestato molti soldi prezzando in maniera errata il rischio, incoraggiate sempre dai bassi tassi di interesse. L'abbaglio dei bassi tassi di interesse ha lasciato così alcuni stati in grosse difficoltà e gran parte del sistema bancario europeo con grandi necessità di ricapitalizzazione. E i governi europei sono arrivati sempre troppo tardi per comprendere a che punto era la crisi. Prima hanno cercato di negare che ci fosse un problema, poi hanno ammesso che c'era ma che si trattava di una questione di fiducia che poteva essere gestita. Ora hanno ammesso che il problema è di rilevanti proporzioni ma non riescono a mettersi d'accordo su come risolverlo. In virtù di una siffatta inettitudine è facile temere il peggio, ossia un default dei Piigs (cioè Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna)  che acceleri la fine dell'euro e porti alla nazionalizzazione del sistema bancario europeo. Tutti sperano che ciò non accada, ma i mercati non si nutrono di speranze. Ecco perché i mercati si trovano dove sono in questo momento. Stanno attribuendo ancora qualche chance alla possibilità che i governanti possano trovare una via d'uscita. Il tempo sta per scadere, però. La classe politica europea non ha capito. Sono fuori tempo. Per usare una metafora calcistica: si comincia a provare il legittimo terrore all’idea di vedere una squadra che pensa di fare goal ai tempi supplementari, ma essendo sordi non hanno sentito che l’arbitro ha già fischiato la fine della partita".
Questa è l’opinione britannica di un importantissimo esponente della finanza.
Per quanto riguarda gli Stati Uniti, le opinioni sono ancora più negative. “Non si capisce perché mai una riunione tra francesi, tedeschi e italiani dovrebbe portare a qualcosa di positivo” sostiene Krugman “la loro cecità ha prodotto questo sconquasso; non cambiano idea e quindi lo sconquasso non può che aumentare. Che cosa si vedono a fare?”.
Impietoso e sintetico.
Il più feroce e pessimista è Nouriel Roubini: “I paesi dell’euro ormai sono un treno lanciato ad alta velocità contro un muro. Bisognerebbe chiudere i mercati finanziari finchè non si trova una soluzione”.
In realtà, riuscendo a bypassare le differenze individuali di schieramento politico, è chiaro a tutti, anche al più digiuno di aspetti tecnici operativi in materia economica, che la classe politica europea non sembra affatto essere in grado di proporre nulla di risolutivo. “Da giugno a oggi si sono incontrati “ufficialmente” ben 28 volte, ogni volta rilasciano dichiarazioni ottimistiche e l’economia peggiora” sostiene Krugman “faccio gli auguri al prof. Monti, ma mi dà la sensazione che è come aver chiamato Thomas Cook chiedendogli di far attraccare una nave che è già mezza affondata. E lui, armeggia con le corde”.
Inevitabilmente, in tutti noi, aumenta la confusione. Com’è possibile che i rappresentanti del potere politico europeo insistano nel fornire dichiarazioni di reciproca fiducia, mentre economisti, finanzieri, esperti competenti del settore, la pensano in maniera opposta?
L’ho chiesto a Paul Krugman. Quattro domande secche. Ecco la sua opinione al riguardo.


D: Che cos’è che non funziona?
R: Non funziona il fatto di seguitare a dire alla gente che si tratta di una crisi economica. Non è vero. Si tratta di una furibonda guerra politica, il che è un’altra cosa. Non ha senso che queste persone si incontrino circondate da consulenti ed esperti nel tentativo disperato di tamponare la ferita con manovre economiche quando la realtà è ben altra. Possono anche fermare l’emorragia, ma se seguitano a sparare sul ferito, è inutile. Si tratta di un scontro epocale tra una mini oligarchia planetaria, ben salda e piazzata all’interno di ogni singolo stato, e il resto delle singole nazioni. Se non si affronta la realtà e non si fanno i conti con la politica economica (ben altra cosa della economia che diventa politica) magari andando incontro anche a uno scontro furibondo, la situazione non potrà che peggiorare.

D: Quindi, lei la vede come “occupy wall street”? Si tratta dell’1% contro il 99%?
R: Ah no. Il 99,% proprio no. Quelli sono ragazzi buontemponi e idealisti, sono stati ottimisti e fuorviati dalle campagne mediatiche. La  verità è un’altra, si tratta del 99,9% contro lo 0,1%, il che è diverso. I ragazzi del movimento si sono tenuti bassi, ma non è colpa loro. Siamo stati tutti vittime di pericolosi falsi ideologici.

D: Potrebbe indicarci quali?
R: Semplice ed elementare. Guardiamo gli Usa. Qui i repubblicani si rifiutano di far approvare una legge che tassa lo 0,1% della nazione sostenendo che, così facendo, si comprime il mercato interno perchè si impedisce a chi produce lavoro e occupazione di investire. Non è così. Sono andato a fare i conti, proprio con il pallottoliere. E i risultati sono i seguenti: Lo sapete chi sono questi signori dello 0,1%? Pochissimi tra di loro –per non dire quasi nessuno- sono come Steve Jobs, innovativi e creativi. La maggior parte di loro sono vecchi parrucconi della finanza che non producono né valore né lavoro. L’ultima ricerca da me condotta ha evidenziato il fatto che in Usa il 43% della super elite che non paga le tasse è composta da alti dirigenti di società finanziarie con stipendi che si aggirano –al minimo- intorno ai 5 milioni di dollari all’anno come partenza. Il 18% si occupano di servizi per la finanza. Il 12% sono investitori in campo immobiliare, avvocati e notai. Sono il 73% di quella che viene presentata come la parte che –qualora tassata- non avrebbe più soldi per investire. E’ un falso. Una bugia. Una truffa. Quel 73% non produce lavoro. Tassarli, vuol dire semplicemente metterli nella condizione di acquistare un divanetto di meno nel loro secondo aereo privato di lusso, quello che usano per inviare il cameriere a Parigi a fare shopping per la moglie..


D: Ma non si rendono conto che in questo modo c’è il rischio che il sistemi si inceppi e crolli, portando l’intera società a fondo?
R: No, non se ne rendono conto. Hanno creduto a un miraggio. E tuttora ci credono. Sono davvero convinti che non tassando i ceti super privilegiati, non tassando le rendite finanziarie e i grandi patrimoni immobiliari, l’economia riprenderà. Non capiscono che, così facendo, il consumo interno verrà compresso e si finirà un bel mattino con una crisi di sovrapproduzione come nel 1929, per il semplice motivo che nessuno avrà più soldi per acquistare merci. Non sono tra quelli che pensano vi sia un complotto orchestrato. A dire il vero, spererei che fosse così, lo si può sempre disinnescare. E’ molto peggio. Non si rendono conto. Non lo capiscono. Non lo vedono. Ormai, in Europa, i governi di centro destra o di centro-sinistra sono equiparati. Non sanno che pesci prendere perché non leggono più la realtà. Inseguono un miraggio. Quindi ci credono, ma è una loro allucinazione. Ho letto questa mattina su un attendibile giornale italiano che da voi, in Italia, i sottosegretari potenziali hanno protestato con il neo premier sostenendo che 170 mila euro all’anno di stipendio sono troppo pochi. Ma dove vivono? Una notizia come questa, viene tradotta immediatamente in termini pratici sul mercato internazionale come un segnale di irrealtà politica. L’irrealtà politica è la mamma degli speculatori. Ci vuole una diversa interpretazione del mondo e delle leggi che consentano una redistribuzione dei redditi più equa tassando in maniera netta e inequivocabile con una aliquota pesante quello 0,1% che possiede una forte ricchezza finanziaria e patrimoniale. Dopodichè si può parlare di questa o quella manovra. Non esistono alternative. Nessuna. Lo sanno tutti. Non c’è economista al mondo che possa sostenere una strada diversa da questa. Lo capirebbe anche un bambino. Se non ci stanno i soldi, è ovvio che bisogna andarli a prendere da quelli che ce li hanno. Ecco perché dico che la crisi non è economica ma è politica. Se non esiste una classe dirigente in grado di varare dei piani di emergenza immediati per applicare una forte patrimoniale, quei grossi pesci dello 0,1% seguiteranno a stipendiare televisioni, giornali, convegni, seminari, super esperti il cui còmpito sarà spiegare come abbassando un pochino qui, alzando un pochino lì, si rimettono i conti a posto. In Italia con un tasso sui bpt che viaggia ormai al 7,25% non esiste neppure una possibilità al mondo di risolvere alcunché se non si interviene massicciamente e subito sui grossi patrimoni. Subito, per me, vuol dire: ieri mattina, tanto per intendersi. E questo lo può fare soltanto la classe politica al potere. La responsabilità è tutta loro. L’economia non c’entra. E’ una crisi politica sistemica, questa. Il resto, chiacchiere da ambulanti.

7 commenti:

  1. Hanno sbagliato i calcoli. Si muovono con lentezza elefantiaca.. e da sei mesi a questa parte non sono riusciti, nessuno escluso, a tirar fuori un’idea, una manovra, una scelta collettiva che abbia funzionato..
    Inevitabilmente, in tutti noi, aumenta la confusione. Com’è possibile che i rappresentanti del potere politico europeo insistano nel fornire dichiarazioni di reciproca fiducia, mentre economisti, finanzieri, esperti competenti del settore, la pensano in maniera opposta?

    Mio DIO che delirio di onnipotenza! Preferisco Vasco in stato di ebrezza!!

    Dal sito “Grande Oriente Democratico”
    ..sullo scenario europeo, mediterraneo, occidentale e globale si giocano partite fondamentali per il prossimo futuro dell’Umanità..
    Diversi uccellini ci mormorano che persino il Fratello Mario Draghi sia ormai intenzionato ad abbracciare nuove strategie, abbandonando gradualmente il paradigma neoliberista ormai giunto al capolinea..
    E dunque, Caro Fratello Monti, non indugiare e abbandona anche tu l’isteria da stabilità imbalsamata a tutti i costi, deflazione e austerità che condurrà presto anche la Merkel e personaggi alla Van Rompuy ad un’ uscita ingloriosa dalla scena politica..
    PRESTO ANCHE LA GERMANIA, DOPO LA FRANCIA, SARÀ AGGREDITA DALLA SPECULAZIONE CHE INTENDE APPROFITTARE (CON PROFITTI QUOTIDIANI DI PORTATA COLOSSALE) DELL’ATTUALE (E PIANIFICATA, TU SAI ANCHE BENE DA QUALI GRUPPI E OLIGARCHIE) E STRUTTURALE DEBOLEZZA DELL’EUROZONA.
    ..E’ BEN VERO CHE FRAU MERKEL È BEN PAGATA E ISPIRATA DA ALCUNI GRUPPI SOVRA-NAZIONALI PER MANTENERE LA SUA OSTINAZIONE ANTI-EUROBOND, FILO-AUSTERITÀ E ANTI-RIPRESA ECONOMICA, ma spiegale che verrà presto il giorno in cui diversi popoli europei (compreso quello tedesco) vorranno chiederle conto anche in Tribunale della sua condotta criminale e distruttiva.

    Dal sito di “Paolo Barnard”
    Chi ci compra i titoli oggi sono finanziatori interni e istituzionali, ma a tassi dal 6,5% al 7,5 e più su, vedrete dove finiranno. Insostenibile, impossibile, suicidio finanziario, perché oltre il 5% di interessi nessun Paese dell’Eurozona può durare, collassa.
    Abbiamo Monti al governo che deve ottenere un parlamento e un governo del tutto castrati, impotenti, e obbedienti perché i golpisti finanziari da me più volte identificati e nominati devono poterci depredare e spolpare a sangue. Abbiamo Draghi alla BCE che risponde direttamente a loro. Come si fa a piegare la politica italiana ad acconsentire al massacro civico e democratico? La si tortura finché non cede. Tassi su, Draghi non fa nulla, anzi, gli acquisti di titoli italiani da parte della BCE calano proprio nei minuti in cui i nostri tassi si alzano (la BCE potrebbe calmierare i tassi e mantenerli calmi per anni se volesse). Monti fa finta di tentennare, aspetta che il dolore divenga insostenibile. Passano i giorni, Monti finge di voler contemplare misure socialmente umane, ma è un balletto. In realtà aspetta che la tortura sia al limite, e poi vedrete che di umano in Italia ci sarà rimasta solo la carne di chi finisce in un fosso alle 2 del mattino perché non può più dormire per vivere.
    E’ un balletto, si coordinano da Roma a Francoforte, via telefono con gli Hedge Funds, e gli speculatori del Group of Thirty, ERT, BE, Lotis, IIF, e compagnia cantante..

    Gigi 007

    RispondiElimina
  2. una soluzione potrebbe essere di ascoltare gli economisti cosi' da toccare il fondo seguiti dai politici per fare la guerra e poi ripartire con degli umanisti esperti di uomo.

    RispondiElimina
  3. Volete ascoltare gli economisti? Mi permetto di suggerire la lettura di questo intervento di Alberto Bagnai (possibilmente anche i links nell'articolo), dal titolo "Keynes vs Tabellini".
    link: http://www.appelloalpopolo.it/?p=5065

    RispondiElimina
  4. Sergio
    mi piace pensare che chi sta la' in alto nella scelta delle strategie sia comunque, a prescindere dal lato in cui siede) un profondo conoscitore di tutta la vita (incluse economia, politica e animo umano), quindi io in realta' sono ottimista e vedo che la situazione va sempre verso la direzione migliore, essendo questo "migliore" ovviamente strettamente personale.
    il momento attuale mi sembra di "melina", o sbaglio? ne di qua ne di la'.

    RispondiElimina
  5. @indopama...splendido, penso proprio che sia davvero così, esattamente così; il grave sconcerto consiste nel rendersi conto che siamo in un momento di melina

    RispondiElimina
  6. Una piccola conferma a un tuo articolo:

    http://indiscreto.blogautore.repubblica.it/2011/11/29/la-telefonata-del-papa-a-monti/

    viva l'Italia!

    RispondiElimina