venerdì 18 novembre 2011

Ecco la lettera denuncia dell'on. Antonio Borghesi sulla attività di mercato del neo-ministro Corrado Passera

di Sergio Di Cori Modigliani

Si chiama Antonio Borghesi, è un deputato dell’Idv eletto nella circoscrizione di Verona nel 2006 e poi nel 2008. Secondo il sito OpenParlamento, che supervisiona le attività di deputati e senatori, al 27 maggio 2011 Antonio Borghesi è il deputato con il tasso di produttività più alto, pari cioè a 896,7. Il più produttivo di 630 deputati, l'onorevole Borghesi ha partecipato, tra presenze e missioni, al 78.65% delle sedute parlamentari, riportando un tasso di assenteismo pari solo al 13.92% circa.
La sua proposta più eclatante è datata  21 settembre 2010 quando l'Onorevole Antonio Borghesi, deputato dell'Italia dei valori propone alla Camera di abolire il vitalizio a parlamentari ed ex parlamentari. La proposta viene respinta: su 525 deputati presenti in aula cinque si astengono, 22 votano a favore e 498 contro. Tra questi ci sono il 92% tra gli esponenti del Pd e della coalizione di centro sinistra. Borghesi ha riproposto il provvedimento il 12 luglio 2011, ma è stato nuovamente bocciato.

Per tre volte ha cercato di convincere sia il PD sia l’Udc ad appoggiare la sua proposta, ma le sue richieste sono sempre state rispedite al mittente.

Attraverso il consigliere regionale dell’Idv nella regione Lombardia, Gabriele Sola, l’onorevole Borghesi ha inviato a tutti i giornalisti una lettera informativa su Corrado Passera, attualmente super ministro del governo appena eletto.  

Non è stata pubblicata.

Io, invece, ho deciso di renderla nota.

La pubblico con questo post nella sua versione integrale, senza aggiungere alcun commento.

Posso soltanto dire che le informazioni ivi contenute, passate al vaglio di una verifica, sono risultate attendibili, veritiere e confermate dai fatti, archivi, documentazione.

Ecco la lettera che ho ricevuto dal consigliere regionale della Lombardia, Gabriele Sola.


“Riporto un post dell’on. Antonio Borghesi sul neo-ministro Corrado Passera. Concordo in pieno sulle sue riserve e confesso che questo governo non riesce a convincermi…
Corrado Passera è ex enfant prodige della finanza italiana, un ex Mc Kinsey, ex top manager del Nuovo Banco Ambrosiano, ex numero uno operativo prima di Poste Italiane e poi di Intesa già prima che questa si mangiasse in un boccone il San Paolo-IMI.
Nella sua storia personale, tuttavia, non vi sono solo successi.
Al tempo in cui era amministratore delegato del Banco Ambroveneto, avrebbe subìto un tentativo di estorsione da parte di Florio Fiorini, il discusso finanziere rinchiuso nel carcere di Opera perché’ accusato di bancarotta fraudolenta ed altri reati per il fallimento del gruppo Sasea. Anche Corrado Passera viene indagato per bancarotta fraudolenta nell’ambito di quell’inchiesta.
La ristrutturazione di Poste Italiane viene considerata una delle sue maggiori performance. Ma qualche anno dopo il nuovo presidente, Sarmi, incarica Mediobanca di verificare le operazioni in derivati effettuate dal 1999, anno in cui le Poste, allora sotto la guida di Corrado Passera, avevano iniziato ad indebitarsi a lungo termine con l’emissione di bond. Sono gli stessi obiettivi dell’inchiesta della Procura di Roma, che sulla questione ha aperto un fascicolo, per ora contro ignoti, momentaneamente affidato al procuratore reggente Ettore Torri. Sempre sotto la sua gestione, Poste Italiane – trasformatasi celermente in immobiliarista di aree demaniali non sue – è riuscita a farsi pagare due volte. Ad esempio, il palazzo di Roma San Silvestro: valutato a prezzi di mercato 89 miliardi, viene concordato con Passera a 165, ma avendo lo Stato (cioè i cittadini italiani) comprato dalle Poste immobili già suoi, in realtà il costo finale è stato di 33 0 miliardi di lire.
Anche nel periodo in cui è in Banca Intesa, presenta molti nei. Nella vicenda Cirio la procura di Milano lo iscrive nel registro degli indagati per i bond omonimi, ma in buona compagnia: Cesare Geronzi, presidente di Capitalia, Stefano Balsamo, manager di Jp Morgan, oltre a Sergio Cragnotti.
Neppure dalla vicenda Parmalat Corrado Passera, esce nel migliore dei modi. Quando scoppia la bomba, dichiara che l’attività di compravendita di bond rientra nelle competenze di Nextra, la società di gestione del risparmio del gruppo, ed il presidente Giovanni Bazoli precisa che la vicenda Parmalat non poteva essere prevista all’interno dell’istituto e che “la crisi non si estenderà alle banche”. Ma i magistrati milanesi la pensano diversamente e quando chiudono le indagini con un avviso di garanzia a carico di 20 soggetti – di cui 13 persone fisiche e 7 persone giuridiche – per il reato di concorso in aggiotaggio, tra questi c’è Nextra di Banca Intesa, per aver diffuso false informazioni al mercato al fine di provocare “sensibili alterazioni dei prezzi dei titoli Parmalat”. Ma non basta. Alla fine il gruppo guidato da Giovanni Bazoli e Corrado Passera, più le ex controllate Cariparma e Biverbanca, sono costretti a staccare un assegno all’amministratore delegato Enrico Bondi di 420 milioni di euro, al fine di ottenere la rinuncia a tutte le azioni revocatorie e risarcitorie già promosse ed eventualmente proponibili nei confronti delle banche. Sempre in Banca Intesa gestisce la nascita di Banca Intesa Sanpaolo, ed una serie di interventi a sostegno di grandi e medie imprese: dalla Fiat alla Piaggio, da Luxottica a Telecom. Le vicende Telecom sono fin troppo note e non rappresentano certo un esempio di trasparenza e buona gestione. Durante la Giornata nazionale della finanza etica del 2004, diversi sindacalisti contestarono a Passera l’aggressiva politica di incentivi commerciali praticata da Intesa, che – secondo i sindacati – spingerebbe i dipendenti della banca a vendere ai clienti meno accorti prodotti di bassa qualità.
Il suo nome compare negli appunti trovati nel computer di Guglielmo Sasinini, l’ ex giornalista di Famiglia Cristiana finito agli arresti domiciliari per la vicenda dei dossier illegali della Sicurezza Telecom. Quattro gruppi bancari italiani, attivi nel segmento dei derivati, sono finiti sotto la lente di Bankitalia e tra essi Intesa-Sanpaolo. Ma lui afferma: “Sul tema dei derivati siamo sereni, abbiamo già fornito tutte le risposte”. Alla luce di ciò che sta avvenendo oggi, forse quella dichiarazione appare per lo meno incauta.
Passera entra anche nella faccenda che ha riguardato la sospensione del presidente di RaiFiction, Saccà, il quale coinvolge nel suo progetto personale Pegasus le aziende da cui il servizio pubblico acquista format e film televisivi. Il progetto vanta il sostegno del governatore della Calabria, Agazio Loiero, e l’appoggio di Berlusconi, di Confindustria e, appunto, di Intesa San Paolo.
Intesa San Paolo, poi, è fortemente impegnata in operazioni bancarie collegate all’export di armi: è al secondo posto (97 milioni); banca di appoggio, in particolare, per le forniture di munizionamento della Simmel Difesa agli Emirati Arabi Uniti.
Quando viene bandita la gara per il Ponte sullo Stretto, come è noto vinta da Impregilo, le intercettazioni disposte dalla magistratura rivelano l’intervento di Cesare Romiti su Corrado Passera per la richiesta di prestiti. L´epilogo è noto: i nuovi soldi li misero  nuovi soci – tra cui Autostrade, Gavio, -  i nuovi padroni di Impregilo, e che hanno fanno parte anche della cordata Alitalia. Il General Contractor è assistito da Banca Intesa, Carige, Banca Popolare di Lodi per la quota di prefinaziamento pari al 15%.
Altra vicenda assai oscura è il crack da un miliardo di euro della Finmek.  Le indagini rivelano che l’agonia era iniziata molto prima. Secondo la consulente tecnica del tribunale di Padova, Tiziana Pinaffo, i debiti erano ben oltre il livello di guardia già alla fine del 2001, quando scattava l’operazione bond. In sostanza, Caboto, merchant bank del gruppo bancario Intesa, piazzò sul mercato obbligazioni Finmek per 150 milioni di euro, poi acquistate da oltre 5 mila risparmiatori. Il denaro rimane bloccato su due conti vincolati (cash deposits) come garanzia per una linea di credito concessa da Intesa alla stessa Finmek. Nel marzo del 2003 l’istituto chiede il rimborso del prestito al gruppo Fulchir, che per soddisfare la richiesta è costretto a consegnare a Intesa i 150 milioni frutto del collocamento del bond. Morale della storia: la banca recupera il suo credito, mentre le obbligazioni spazzatura restano in mano ai risparmiatori. Quando il gover no Prodi si dichiara a favore dell’accordo Air France, Passera dichiara: “Non mi brucia che abbiano detto no al piano Air-One da noi sostenuto, mi brucia che si sia deciso di buttare via l’Alitalia.”. Sulla sua proposta fu pungente il giudizio di Gianni Barbacetto: “Alitalia sarà di fatto fusa con AirOne di Carlo Toto, così la Banca Intesa di Corrado Passera salva Toto dal fallimento e recupera a spese della Stato (cioè nostre) i soldi che gli ha prestato”. Ma lui (Passera) sostenne che il piano era solido e serio. Disse: “Dietro c’è una vera strategia-Paese, non un banale interesse di bottega. Per questo non accetto che si dica che è un imbroglio, o un favore fatto a Berlusconi. Semmai è un favore fatto all’Italia, alla sua industria, al suo futuro”. Addirittura si arroga il diritto di decidere, in luogo del decisore politico, che “enti pubblici o enti locali non hanno titolo per entrare nell’operazione di salvataggio”.
E se per caso qualcosa va storto, come per i casi Parmalat, Cirio ed analoghi, c’è sempre la politica a cui chiedere aiuto: in questo caso, rimborsando i clienti gabbati con i soldi dei conti dormienti (conti che nessuno reclama più), anziché con quelli delle lautissime stock-options che si portano a casa amministratori come Passera, che è considerato da questo punto di vista uno degli uomini d’oro (38 milioni di euro solo nel 2005 e 2006). Certo è che quei  meccanismi non hanno mai previsto anche le contro-stock-options, quando invece di guadagni si fosse andati incontro a perdite (come nel caso Parmalat).
Corrado Passera ha da sempre un rapporto a doppio filo con il mondo politico, al quale raramente ha detto di no. Magari ha stretto i cordoni della borsa quando si trattava di allargarlo per le piccole e medie imprese, ma non ha esitato a dire “sì” quando a chiederlo era la politica. Come dimostra il caso Alitalia, ma anche quello del San Raffaele di don Verzè (dove Banca Intesa è creditrice di oltre 120 milioni di euro verso la procedura fallimentare).”


2 commenti:

  1. il 26/11/2011 convegno contro il signoraggio bancario a Roma: http://youtu.be/oUEda0VT9iY

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