giovedì 3 novembre 2011

36 anni fa moriva Pier Paolo Pasolini, il più poderoso e libero intellettuale italiano degli ultimi 60 anni.

di Sergio Di Cori Modigliani


J’avrebbe sputato ‘nfaccia a tutti.

Questo  è poco ma sicuro.

E nessuno l’avrebbe mai visto ospite dei talk show italioti.

36 anni fa, all’idroscalo di Fiumicino, all’alba del 2 novembre 1975, veniva ucciso Pier Paolo Pasolini, senz’alcun dubbio l’intellettuale più vigoroso e scomodo della cultura italiana negli ultimi 60 anni.

Se fosse ancora vivo oggi avrebbe circa 90 anni.
Qualcuno ha scritto di recente “se fosse stato vivo avrebbe attaccato i black bloc”.
Costui non sa proprio ciò che dice.
Se fosse stato vivo i black bloc non sarebbero mai esistiti, il che è diverso.

Diversi e tanti  libri su di lui usciti in questi giorni, per cercare di fare il pieno marketing in libreria, secondo la consueta moda narcisista da sciacalli. Dei cinque titoli più accreditati non ce n’è neppure uno che parli del vero Pasolini, e si capisce dopo le prime tre righe che l’autore o gli autori non l’hanno conosciuto, non hanno idea di chi fosse, che cosa dicesse e perché lo dicesse.

Non soltanto non gli rendono merito, ma lo stanno museizzando, facendone un totem laico come se fosse Padre Pio. Un santino buono da spendere in ogni occasione. Approfittando del fatto che lui è morto e non può prenderli a schiaffoni.

Ricordo due interviste alla televisione fatte da due giornalisti in carriera, uno era Enzo Biagi, l’altro era Paolo Frajese. Era l’inverno del 1971. La televisione era ancora in bianco e nero, esistevano soltanto due canali, uno dei quali durava tre ore al giorno. L’intervista con Paolo Frajese durò due minuti, poi la interruppero censurandola. “Questo è un paese che sta spianando la strada ai giovani verso un futuro senza speranze, pronto ad accogliere i mascalzoni criminali che finiranno per guidarlo verso la rovina” così rispose a Frajese che gli chiedeva opinioni sui rapporti tra Pci e Dc. Due mesi dopo, il baldo Enzo Biagi lo intervistò con tutt’altro stile. Biagi adorava presentare se stesso come “l’amerikano” un giornalista vecchio stile, libero e indipendente. Era un cronista davvero scarso e arrogante, innamorato dei privilegi, sempre al servizio dei poteri editoriali forti. Oriana Fallaci lo chiamava “il cameriere”. Nell’unica intervista che fece a Pasolini (marzo 1971) Biagi cercò di fare –come suo solito- il furbo, facendo delle domande complesse e lunghe per fare bella figura, presentando se stesso come un giornalista coraggioso che invitava Pasolini a stare a suo agio abbandonandosi come un fiume in piena e raccontando agli italiani chi fosse, che cosa fosse, che cosa volesse.  A un certo punto, dopo pochi minuti, Pasolini gli rispose “la televisione è un medium che mercifica e aliena la gente senza speranze….di fronte alla triste sprovvedutezza dei telespettatori, io mi auto-censuro, anche perché a lei non ho niente da dire. Quanto meno niente che lei possa comprendere. In verità non ho nulla da dire a chiunque guardi la televisione”.
Si alzò e se ne andò.
Finì lì la sua breve comparsa televisiva.

Era un uomo di sangue, che scriveva con il suo sangue.
Se ne sente davvero la mancanza, di menti libere come le sue, in questo 2011.

L’aspetto più triste e cannibalico, oggi, è il tentativo di sciacallaggio intellettuale operato da tutti per impossessarsi della sua memoria. Perfino Fini, Alemanno, Gasparri (se fosse vivo ne avrebbero senz’altro chiesto l’arresto coatto immediato) ne parlano con un’enfasi fuori posto, cercando di appropriarsi del suo lascito.

Lo considero immondo.

Lui è morto e non può protestare.
Lo faccio io, a suo nome.

Pasolini ha rappresentato una rottura antropologica per la cultura italiana, la quale ha tirato un sospiro di sollievo quando ha saputo che era stato ucciso.
Moravia unica eccezione, sempre fedele nella sua autentica amicizia.

E’ stato per l’Italia ciò che Bukowski è stato per la cultura statunitense.
Erano molto simili anche se non avevano, in apparenza, niente in comune e non si sono mai incontrati.

Pasolini ha immesso nei suoi scritti il sangue della passione civile non compromissoria, cercando di spezzare il cerchio incancrenito dell’ipocrisia politico-culturale catto-comunista del nostro paese, per aiutarci a essere più liberi. Nel 1949 venne espulso dal PCI perché omosessuale, nel 1953 scomunicato perché eretico.

Così come Bukowski ha immesso nei suoi scritti il sangue della passione esistenziale non compromissoria, cercando di spezzare il cerchio incancrenito dell’ipocrisia puritana yankee legata al business e alla sessuofobia repressiva, per aiutare gli statunitensi a essere più umani..

In una sua lettera a Moravia scrisse che avrebbe voluto essere sepolto a Casarsa, nel Friuli, dove aveva trascorso l’infanzia, per poter guardare “due grandi meli frondosi, puliti e generosi, che fanno ala al paradiso terrestre, come potrebbe essere l’Italia”.

Bukowski scrisse un suo epitaffio, rispettato dalla sua compagna: “seppellitemi accanto all’ippodromo, vicino alla linea del traguardo; voglio guardare per l’eternità la faccia del fantino quando rompe per godermi quella scarica d’adrenalina per sempre”.
Sulla tomba di Bukowski, inchiodato, c’è il suo paio di binocoli.
Su quella di Pasolini, le sue scarpe da calciatore.

Che riposino in pace.


5 commenti:

  1. Se oggi esistesse un PPP, non lo verremo nemmeno mai a sapere, che esiste. Chi mai lo intervisterebbe? Quale tv lo farebbe parlare?
    Ho un dubbio sulla citazione dell'intervista di Biagi a Pasolini, così mi chiedo se si stia parlando di quella a questo link che termina ( e le parole citate sembrano le stesse) QUI.
    Non mi pare che Pasolini si alzi e se ne vada.
    C'è un momento di imbarazzo di Biagi quando "interpreta" la posizione di Pasolini sull'impossibilità di parlare in tv senza auto-censurarsi, ma poi l'intervista prosegue...
    Forse è successo in un'altra intervista? Forse la tv ha "censurato" a posteriori il momento in cui succede?

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  2. Pasolini era una bomba per il Sistema, la sua mente acuta, le sue debolezze, i suoi vizi, erano una forza umanamente deflagrante, e la sua esecuzione paradossalmente ne è la conferma, perché è stato ucciso brutalmente da dei vigliacchi vigliaccamente.

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  3. http://www.youtube.com/watch?v=N2LADZEDjcw&feature=related

    Melman

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  4. @Rossland....non te lo so dire, mi ricordo allora quando accadde perchè se ne parlò (in giro non in tivvù ovviamente)...

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