venerdì 21 ottobre 2011

La caduta dei Padri: la vera tragedia sottaciuta di questa nazione orfana.

di Sergio Di Cori Modigliani

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·         Sarebbe interessante, oggi, in Italia, condurre quello che io considero il più intelligente e ricco e utile sondaggio di cui l’Italia avrebbe davvero bisogno per cominciare a riflettere sul serio su se stessa. Un sondaggio composto da un’unica, secca domanda: “Se poteste scegliere, vi piacerebbe avere Silvio Berlusconi come padre?”.
·         Sarebbe interessante analizzare il risultato, destrutturandolo per regioni, genere sessuale, censo, età, professione, e via dicendo. Penso che le percentuali –qualunque esse fossero- sarebbero di grande utilità per cominciare ad analizzare quello che personalmente considero il cancro di questa nazione: la caduta dei padri.
·        Un evento psico-socialmente tragico, perché ha aperto un vuoto che non può essere colmabile dalle consuete furberie nazionali, da palliativi, succedanei, copie sbiadite, trucchi tattici.
·         Un padre, infatti, o c’è o non c’è. O è o non è.
Più che psicologico (come può sembrare in apparenza) considero questo evento un fenomeno tragico dal punto di vista politico-sociale. Questo vuoto tragico è il buco nero che seguita ad alimentare quotidianamente lo sfacelo verso il quale la nazione sembra avviarsi nell’indifferenza generale.
L’interesse e la preoccupazione, infatti, sono apparenti, mai sostanziali.
Ci si può riprendere da un padre cattivo, da un padre malvagio, autoritario, dissoluto, superficiale, anafettivo. La crescita, in questo caso, avviene per contrasto e opposizione, attraverso lacerazioni e sofferenze, ma avviene. Garantito.
Non è possibile, invece, riprendersi dall’assenza di un padre, perché altrimenti le risorse e le energie interne vengono deviate e investite in una costante fantasia, in una proiezione sottile di bisogni inconsci che inevitabilmente spingono a costruire la formazione di una personalità da mitomani.
E’ ciò che siamo diventati: una nazione che investe le proprie risorse spirituali e psicologiche interrogandosi di continuo sulle proprie mancanze e mai sulla propria sostanza, in continui dibattiti inutili e fuorvianti su argomenti “ombra”, su verità falsificate, in una deriva di continui piagnistei relativi alla propria fragile struttura infantile, una caratteristica nota delle personalità orfane.
La totale obliterazione del concetto di Lex, dell’applicazione e del rispetto di legalità condivisa, non sono i responsabili come è stato indicato in maniera erronea da molti, troppi opinionisti superficiali, bensì ne è la drammatica conseguenza. Ben altra cosa.
Questa mia interpretazione la si ricava sintetizzando l’enorme massa di interviste, dichiarazioni, nette prese di posizione da parte dei giovani italiani che ruotano tutte intorno a una affermazione ormai trita e ritrita “non abbiamo futuro”, da cui l’ansia, l’angoscia.
Il padre, per definizione, è il simbolo di una mediazione tra il proprio Sé profondo e il futuro. L’esistenza del concetto di padre determina e procura la costruzione del proprio immaginario nella prospettiva di una nostalgia del futuro senza la quale non è possibile crescere.
Senza nostalgia del futuro non esiste sviluppo.
A quattro anni si cerca di fare i grandoni. A dieci non si vede l’ora di averne tredici per indossare i pantaloni lunghi. A quindici si smania aspettando di diventare maggiorenni. A venticinque si morde il freno nell’attesa di diventare capi, leader, per andare avanti e costruire la propria autonomia, e così via dicendo fino a 90 anni.
E’ il desiderio del futuro che spinge a costruire ed essere creativi e imprenditoriali.
Senza la nostalgia del futuro non c’è sviluppo.
Anche se domani, il governo perfetto tirasse fuori un decreto per lo sviluppo magico e geniale, con un investimento di 100 miliardi di euro (fantasia classica di chi non ha il senso della realtà perché ragiona senza punti di riferimento paterni) sarebbe inutile. Si tratterebbe di numeri, di fatti sulla carta.
Quando un popolo, un’etnia, incorpora collettivamente (in maniera sempre meno inconscia) il concetto di orfanità e perde la nostalgia del futuro perché invece di proiettarsi nel mondo gettandosi nel mercato con la necessaria aggressività contundente, con la fame, l’ambizione e la propulsione dinamica caratteristica dell’età giovane, allora quel popolo, quell’etnia, è destinata all’inevitabile decadenza. E in breve tempo, alla sua scomparsa.
Si possono fare rivoluzioni contro un padre malvagio (vedi Lybia o la resistenza anti-fascista in Italia o la resistenza anti-comunista in tutta l’Europa orientale dal 1946 al 1989) perché si cresce insieme pensando all’idea dell’utopia liberatoria, vagheggiata e visionata nel futuro, pensando se stessi in una dimensione di splendida e meravigliosa libertà edipica: la società in cui il padre cattivo sarà stato abbattuto e l’uomo adulto interpreterà un nuovo ruolo più evoluto.
Ma non è possibile fare la rivoluzione contro un’assenza.
La tragedia di questo paese, che è il dramma autentico che dobbiamo avere il coraggio di affrontare tutti insieme, consiste nella consapevolezza di quest’agghiacciante nube invisibile di “mancanza perpetua” nella quale viviamo.
Il risultato del mio surreale e improbabile sondaggio è fin troppo ovvio.
Depennati, infatti, dalle inevitabili fantasie legate ai propri bisogni frustrati (soprattutto quelli economici) è fuori di dubbio che la stragrande maggioranza del popolo italiano non vorrebbe mai avere un padre come Berlusconi. Ma non  lo vorrebbe avere neppure come Bersani, o come Bossi, o come Formigoni, ecc.,ecc. A che cosa serve un padre se non è in grado di trasmettere conoscenza, di regalare Sapere, di fornire la strumentazione adeguata per poter affrontare il futuro in maniera solida?
Io personalmente non odio la cosiddetta “casta” dei politici, come la stragrande maggioranza dei miei concittadini. Loro, li considero soltanto un prodotto, il risultato.
Non ne sono la causa.
I veri responsabili sono gli intellettuali, gli artisti, gli scienziati, gli scrittori, i professori che hanno scelto di rinunciare all’esercizio del proprio immenso e ricchissimo patrimonio psico-simbolico, volutamente scegliendo l’abdicazione alle responsabilità del Libero Pensiero per scegliere l’accomodante strada del passivo consenso e della vita impiegatizia del servo.
La responsabilità è tutta degli intellettuali italiani (sia di destra che di sinistra, sia cattolici che laici) che poco a poco, sempre di più, e in maniera sempre più massiccia, hanno rinunciato alla propria facoltà di padri critici, attenti, solidi del proprio Sapere acquisito, per “servire la classe politica” che garantiva, in cambio, cattedre certe all’università, accessi al mondo dell’editoria, appalti sicuri per fare film, mostre, ricerche,ecc,ecc.
I “padri” italiani si sono trasformati in “padrini”.
E la mafia l’ha capito.
E’ stato il suo grande trionfo.
Le organizzazioni criminali hanno captato il segnale e hanno compreso, quindi, che avevano la possibilità e l’opportunità storica di andare a vedersela con propri “pari e consimili” non più con degli antagonisti.  Perché nel frattempo i “padri” dentro la politica, non più pressati dai “padri intellettuali” trasformatisi nel frattempo in “padrini”, a loro volta hanno abdicato al loro ruolo paterno diventando dei “padroni”.
La classe intellettuale e artistica dei padri è diventata quindi la classe dei padrini.
La classe politica dei padri è diventata quindi la classe dei padroni.
E l’economia, cioè gli imprenditori, ne hanno preso atto e si sono adattati.
Fare qui l’elenco –nel senso di nomi e cognomi- degli intellettuali, scrittori, pittori, registi, accademici, che sono diventati megafoni e casse di risonanza dei padroni burocrati che hanno scelto di servire, per garantire alla propria cosca (di destra, di sinistra, credente, laica) è inutile. Non servirebbe a nulla. Non c’è neppure bisogno di dirlo.
La verità sta sotto gli occhi di tutti
I “padri” si sono nascosti. Sono diventati clandestini. Sono spariti.
E poco a poco è cominciata a crollare l’industria cinematografica –una delle colonne dell’economia italiana- che così faticosamente i padri italiani del cinema avevano saputo costruire dal 1945 al 1975, uno splendido trentennio. Idem per la letteratura. Idem per la pittura. Idem per la ricerca scientifica accademica.
Il padre è, per definizione, colui che si assume il compito e la responsabilità delle vite di altri (i propri figli) e si mettono al servizio delle vite degli altri. Ne risponderanno alla loro coscienza e alla Storia.
Che Silvio Berlusconi resista fino al 2013 oppure si dimetta domani e si ritiri in pensione, è francamente irrilevante. Non cambierebbe nulla in Italia.
La Grande Occasione il nostro paese l’ha persa a metà degli anni’90 quando l’intera nazione consegnò il paese e le chiavi del buon governo alla sinistra democratica e la classe intellettuale di allora, invece di interpretare il proprio ruolo di “padri della Cultura” raccogliendo l’imbattibile e ricchissima eredità avuta da De Sica, Antonioni, Fellini, Calvino, Sciascia, Pasolini, Lucio Fontana, de Chirico, Norberto Bobbio, ecc.,ecc, (ho scelto i primi nomi a caso, ma l’elenco sarebbe davvero lunghissimo) scelse di rinunciare alla “patria potestà” per un piatto di lenticchie. I “padri” italiani divennero i pasdaran italioti, “padrini” della Repubblica Culturale Italiana.
Fu il trionfo di Silvio Berlusconi.
Capì, in quel momento, che in una nazione priva di padri, ben presto la Lex non avrebbe più potuto esercitare la sua funzione di arbiter. E la pirateria da bulli analfabeti avrebbe trovato terreno fertile. “Togliete a una nazione la responsabilità dei suoi intellettuali e artisti, e l’avrete in pugno per poterla asservire”. L’ha detto più di 100 anni fa il conte Lev Tolstoj, uno scrittore che non si occupava di politica, non la praticava, neppure gli interessava più di tanto. Ma sono tutti d’accordo nell’aver identificato nelle sue opere, nel suo comportamento, nella sua posizione, nelle sue modalità esistenziali, un punto di riferimento fondamentale per la costruzione di un immaginario collettivo contro l’oligarchia zarista. Quando morì, al suo funerale ci andarono tre milioni di persone. Le Figaro, a Parigi diede la notizia in prima pagina scrivendo “E’ morto il Grande Padre dell’Impero Russo”.
In Italia, non soltanto non esistono più padri ma soltanto padrini, ma non esiste più neppure “la ricerca dei padri” da parte dei giovani. Danno per scontato –e incorporato- la propria identificazione di “orfani”, quindi è inutile cercarli.
Non sanno, invece, che glie li hanno semplicemente sequestrati.
Sono nascosti in cantine, in solai, in isolate  case di campagna.
Sono proprio i padrini  i nuovi tutori dei padroni della politica.
Sono i garanti che i padri intellettuali non avranno accesso al mercato.
E il mercato della produzione delle idee è affondato.
Lì si è inceppato il meccanismo e l’Italia ha rinunciato a costruire il proprio futuro.
Non credo che neppure esista “la casta dei politici”.
La classe politica italiana è ormai composta da una teoria di burocrati oligarchi che si occupano del loro specifico e privato giardino dinastico familiare sapendo che non verranno mai messi in discussione perché non esiste una opposizione intellettuale forte.
La vera “casta” dei padrini sono gli intellettuali, artisti, scrittori, pittori, registi, accademici, che predicano bene (alcuni) e razzolano pessimamente (la stragrande maggioranza, per non dire la quasi totalità).
Basterebbe un unico esempio per chiarire questo fenomeno sottaciuto dell’Italia.
Qualche anno fa (vivevo ancora all’estero) ebbi l’occasione di incontrare l’autore –il suo testo era appena uscito- del libro “la Casta” che avevo letto con un minimo di interesse. Gli chiesi se intendeva occuparsi anche della “casta culturale” italiana, degli intellettuali italiani asserviti al gioco della politica. “Mica sono scemo” mi disse “io pubblico da Rizzoli”.
E’ ciò che serve, oggi, all’Italia.
Ricostruire una propria credibile paternità per restituire ai giovani l’epica e l’epopea utopistica del futuro. Per ritornare a “vedere l’idea del futuro”.
Fintantochè non si sarà verificata questa rivoluzione delle coscienze e della responsabilità intellettuale, è inutile parlare o pensare allo sviluppo.
E’ impossibile essere adulti se si rimane infantili.
E senza padri adeguati, è molto arduo, davvero quasi impossibile riuscire a crescere.
La responsabilità è tutta loro –e lo sanno benissimo- per questo latitano e tacciono.
Perchè hanno scelto di essere dei padrini al servizio dei padroni.
E preferisco non entrare nel merito specifico di particolari individuali.
Il mio personale consiglio ai giovani piagnucolosi: cominciate a cercare e identificare i padri-padrini ed esigete la loro presenza nella palestra del mondo sociale, inchiodandoli alle loro responsabilità colluse e complici: Vedrete come i politici-padroni cominceranno immediatamente a tremare.
Vedrete come la “casta” si sgretola e si spalanca la possibilità di un Futuro.
E vedrete anche cominciare a nascere dentro la vostra testa l’idea che anche per voi, individualmente, esiste un futuro.
“Coloro che non sanno da dove vengono e che non possono ricordare il passato, sono condannati a ripeterlo”, diceva Manuel de Santillana.
E sbrigatevi, a farlo.
Prima che arrivi un abile criminale, genio della comunicazione inter-attiva, mascherato da Immenso Padre, consapevole di andare ad occupare un Vuoto Assoluto, dove non c’è concorrenza, ed è facilissimo prendere possesso del territorio.
Questo è il pericolo, vero, verissimo, in una nazione orfana.


9 commenti:

  1. “non abbiamo futuro”

    e quando mai lo abbiamo avuto????? esiste qualcuno tra noi in grado di vivere il futuro?

    abbiamo sempre avuto e sempre avremo solo un presente da vivere.
    si vive solo qui ed ora ed e' proprio qui che manchiamo.

    la scelta si fa ADESSO e va fatta bene.

    facile dirlo ma difficile farlo, cosa significa fatta bene? cos'e' il bene? quale forma possiede, com'e' fatto, quanto pesa, che temperatura ha, che gusto ha il bene?

    ah ah ah

    dobbiamo fare una finanza migliore......., com'e' fatto il migliore? dove si trova? colore, forma, peso, temperatura, come lo valuto il "migliore"?

    ah ah ah c'e' qualcuno che sa rispondere a queste domande e non a caso si trova la' in alto a governare il bestiame.

    non c'e' nessuna speranza per il bestiame di avere una vita "migliore" se non possiede la conoscenza di cosa sia il "migliore".

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  2. Risposta al sondaggio: Mio padre è già come Berlusconi. E' identico in tutto e per tutto. Pidiellino convinto, forzista di prima data, lo ammira, lo imita, lo difende. E' convinto che tutto ciò che ha a che vedere con giustizia, autorità, legge è fatta per dar da mangiare agli inetti e ai comunisti. La mia risposta al sondaggio è: No, non mi piacerebbe avere come padre Berlusconi. Infatti con il mio Senior non ho alcun rapporto al di fuori dell' orario lavorativo (siamo soci).

    Forse questa mia condizione di ormai convinta orfanità rispecchia quel disagio di cui Sergio ha spiegato. Mi ci riconosco. Ma in quanto tale, devo dire che una bella parte della colpa è degli intellettuali, scienziati, uomini di cultura. Perchè in soffitta non ce li hanno cacciati con difficoltà.Forse mentre ce li cacciavano, ci sono andati con le loro stesse gambe. Sbaglio? Questa è la sensazione.
    Sono convinto che ci siano personaggi in Italia al di fuori dalla politica di enorme spessore chi umano, chi culturale, chi artistico\letterario chi scientifico. Personalmente sono pazzamente innamorato di Margherita Hack (Dio, se mi leggesse Berlusconi si farebbe una grassa risata). >
    Per non perdere il filo del discorso, quel che proponevi, Sergio, e cioè un gruppo di "padri" intellettuali che spingano sugli uomini di potere per fare il bene del paese non è forse il concetto base della nascita della massoneria?

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  3. Son d'accordo con quello che penso si sottintenda nell'articolo e per "padri" considero anche determinati valori ideologici che oggi non sono più rappresentati. Penso ai vecchi partiti di una volta che si rifacevano nel bene e nel male a modelli molto ben precisi quali il liberalismo, il socialismo e altri mentre oggi tutta la nostra politica si rifà a "cose" non definite che somigliano moltissimo a slogan pubblicitari fatti per colpire l'immaginazione di chi ascolta e ferire quella della controparte. Per nostra fortuna però l'opera dei nostri padri è ancora accessible, la ritroviamo nella nostra costituzione, nello studio, nel lavoro, nella cultura. I nostri padri, quelli a cui fare riferimento, sono i Valiani, i Pertini, i Norberto Bobbio, fra i tanti altri. Per ritrovarli dobbiamo sconfiggere la nostra pigrizia e andarceli a cercare, ricordandoci prima di spegnere la televisione.
    (Sergio Rosselli)

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  4. La figura di Dio, identificato nella Chiesa Cattolica come normativo ma accogliente, impositivo delle regole ma perdonante nelle debolezze (infrazioni) "Padre", buon pastore. Figura e Ruolo "retrograda", aggredita e demolita dal pensiero (mentalità) "Moderno"

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  5. @Sergio Rosselli...d'accordo....
    @Anonimo....io parlavo di civiltà laica, è quella che a me interessa e preme perchè è quella alla quale appartengo; non è certo un caso che il papa si chiami Santo Padre, è la grandissima e indubitabile forza della Chiesa Cattolica
    @Alessandro....sì è così, almeno in teoria dovrebbe essere così, penso che uno dei tanti tragici sconquassi della società italiana e la sua deriva decadente consista proprio nel disfacimento di tutte le realtà culturali laiche forti, compresa la massoneria che, in teoria, avrebbe dovuto fungere da punto di riferimento e pungolo di grandi idee libertarie condivise; ma in Italia tutto sembra sempre sfilacciarsi in una specie di gigantesco intingolo piuttosto maleodorante che diventa la pietanza per il popolo italiano, laddove il cuoco di turno è a metà tra un dilettante e un clown criminale che di sicuro non ha mai messo piede in una cucina nè conosce neppure la minima differenza tra gli ingredienti...poco fa ho ascoltato per radio un'intervista a una specie di pseudo-intellettuale ligure(per l'appunto) il quale spiegava che Scilipoti sarebbe una specie di grande iniziato, il quale, insieme a Nicola Saya, Walter Lavitola e altri nomi che ignoro rappresenterebbero la spina dorsale dell'Italia nuova....io pensavo che si trattasse di una trasmissione di satira, e invece era vera....tragicamente vera. Seguitiamo a vivere in una nazione surreale e paradossale. Dopo questa spiegazione radiofonica sulle virtù di Scilipoti c'è stata anche una intervista ad altri quattro personaggi di spicco della politica italiana (i nomi sono irrilevanti: due di destra e due di sinistra) i quali parlavano della "casta" e della necessità di andargli contro, come se loro fossero dei testimoni esterni -sono tutti e quattro noti parlamentari- il che aggiunge scorno a sconcerto. Ormai, in Italia, siamo arrivati al punto in cui "la casta" organizza convegni contro la casta, pubblica libri contro la casta e l'aspetto più mortifcante e davvero avvilente consiste nell'accorgersi che gli italiani se la bevono. Non so proprio che cosa dire......

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  6. "Ormai, in Italia, siamo arrivati al punto in cui "la casta" organizza convegni contro la casta, pubblica libri contro la casta e l'aspetto più mortifcante e davvero avvilente consiste nell'accorgersi che gli italiani se la bevono. Non so proprio che cosa dire...... "

    di piu' di piu' Sergio, molto di piu'.

    siete arrivati al punto di essere convinti che il problema sia qualcun altro al di fuori di voi quando E' IMPOSSIBILE DIMOSTRARE A "SE' STESSO" CHE LA VITA ESISTE ANCHE SENZA CHE IL "SE' STESSO" ESISTA. bisognerebbe non esistere e allo stesso tempo pero' percepire la realta'. impossibile. quando c'e' la realta' ci sono SEMPRE anche IO.

    e' il kali yuga, il limite dell'assurdo, la perdita quasi totale della coscienza del se'e l'immersione quasi completa nel matrix, qualunque esso sia.

    tutte le risposte ai problemi che state cercando di dare fanno sempre parte del matrix per cui una vale l'altra.

    la soluzione sta fuori.

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  7. sei semplicemente geniale...così lucido, competente e informato.
    E' tempo che io ti esprima tutta la mia riconoscenza per questo blog, che è un faro nella notte di questa repubblica :) la voce della ragione nel marasma dei mostri...
    Con affetto
    una lurker

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  8. tutte le risposte ai problemi che state cercando di dare fanno sempre parte del matrix per cui una vale l'altra.Penso che questa sia la migliore informazione su tutti i blog

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