di Sergio Di Cori Modigliani
Ipocriti falsoni.
Ma soprattutto: pessimi cronisti.
Qualche ora fa l’agenzia di stampa governativa italiana –la più accreditata (sigh doppio sigh!) agenzia italiana, denominata Ansa, ha lanciato la notizia che in Argentina è stato aperto un bordello in una città di provincia; il bordello si chiama “Berlusconi”. Tutti i quotidiani italiani più importanti gli sono andati, va da sé, appresso, -annotando la notizia sui loro siti in rete- facendo da cassa di risonanza.
Non ci sarebbe niente di male, in tutto ciò, se non fosse per un semplice dettaglio che qualifica l’agenzia Ansa come un centro giornalistico di dilettanti.
La notizia risale a 20 mesi fa.
Cioè 610 giorni orsono.
Non solo: c’è dell’altro, e qualcosa di più del consueto pranzo pepato sporcaccione che insistono nell’offrire al pubblico italiota.
Ero tra quelli invitati all’apertura del “più grande ed elegante bordello del Sudamerica”, il 15 ottobre del 2009, quando ancora abitavo a Buenos Aires. Non perché io sia un frequentatore di bordelli, quanto piuttosto perché insieme ad altri giornalisti investigativi statunitensi, tedeschi e argentini, stavamo seguendo certe piste relative al traffico internazionale di cocaina e alla gestione e organizzazione del traffico di schiave, e tutte le piste conducevano a un gruppo che rispondeva agli ordini di un certo Juan Cabrera, meglio noto come “El indio blanco”, responsabile (già noto all’interpol) di uno dei più famigerati circuiti di gestione della prostituzione minorile in sudamerica. Costui è socio effettivo (due società costituite con capitale comune, una a Formosa e l’altra a Salta al confine con la Bolivia, nella cittadina di Perimbèn, il villaggio dove arrivano i grandi corrieri della cocaina provenienti dal vicino Perù) di Paco De Souza Oliveira, cugino di Matuzalem Falcao, detto anche “Pepinho”, tutti impiegati della società peschereccia il cui proprietario assoluto risultava un certo Lavitola, per noi, allora, sconosciuto. Questo signore, Juan Cabrera, è il proprietario della catena di bordelli che si chiama “Palacio Berlusconi”.luogo dove si incontrano i procuratori di calcio, gran parte dei dipendenti dellsw società di calcio italiane che vogliono acquistare giocatori argentini, e procacciatori di affari calcistici. Il bordello si chiama “Palacio Berlusconi” e non è l’unico, ce ne stanno diversi altri, se è per questo, almeno altri dieci. Un luogo di grande lusso, a cinque stelle, costato diversi milioni di dollari, pagato dalla società peschereccia che incassava i soldi –da parte della Banca d’Italia- incassati a nome della federazione indipendente dei piccoli editori (cioè le nostre, vostre, tasse). Questo “Palacio Berlusconi” era il club dove si incontravano imprenditori italiani, esponenti politici, faccendieri, inviati della Repubblica, per parlare d’affari. Un luogo inaccessibile per gli argentini. Una serata, in quel locale, costa qualche migliaio di euro, equivalente al guadagno di un anno. Juan Cabrera definisce Berlusconi “un verdadero monstruo” (in dialetto argentino equivale a “un vero portento”) e c’è addirittura una stanza semi-esoterica (nel senso di circo deteriore) dove importantissimi imprenditori, per lo più del settentrione italiano, si incontravano per celebrare dei rituali non meglio identificati. Un luogo per pochi eletti.
Ma legale. Quantomeno sulla base della normativa locale.
Contavano e godevano degli appoggi dell’uomo politico più importante della provincia di Buenos Aires, Oreste Macrì, nipote di un importante boss della ‘ndrangheta calabrese residente a Crotone. Già a Buenos Aires c’erano state proteste, denunce (ero proprio là mentre accadevano i fatti) ma non c’era stato niente da fare.
Un unico organo di stampa italiano aveva relazionato i fatti -in parte, se non altro dava la notizia- il quotidiano la Repubblica, che in data 24 gennaio 2011 –con dodici mesi di ritardo, ma meglio di niente- aveva scritto un pezzo. (lo trovate in rete con il seguente titolo: . E il sexy club "Palacio Berlusconi" anima le notti di Rosario ...
www.repubblica.it/.../e_il_sexy_club_palacio_berlusconi_anima_le
24 gen 2011 – Nella città argentina, un locale intitolato al nostro premier. Il proprietario: "Per me è un idolo" SANTA FE - Non è ad Arcore e nemmeno ad ...).
1. Se cercate in rete, per chi legge lo spagnolo, trovate il primo articolo pubblicato dai bloggers argentini e dai quotidiani locali, stanchi e disgustati da questo turismo sessuale d’elite degli italiani. Soprattutto l'articolo pubblicato su "Pagina 1/2" il più importante e accreditato media investigativo argentino, quello che per primo denunciò l'esistenza dei desaparecidos e che ha denunciato in data 15 gennaio 2010 l'esistenza di questo bordello, la pratica del turismo sessuale degli italiani ricchi in Argentina e ha dato l'avvio alla complessa inchiesta su queste organizzazioni e soprattutto su questo bordello la cui notizia arriva oogi, con 23 mesi di ritardo. (El templo de los machos - Página/12 :: las12
15 Ene 2010 – En Rosario, que se enorgullece de su historia prostibularia, el mes pasado abrió el Palacio Berlusconi, en pleno centro. Es un secreto a voces, ...).
Noterete che la data dell’articolo pubblicato su Gooogle è il 15 gennaio del 2010.
Rimane lo sconcerto relativo al fatto che con ventitrè mesi di ritardo venga presentata oggi la notizia come se fosse una scoperta attuale.
Il tutto, stando a ciò che in Italia vogliono farci credere, sarebbe relativo a una lettera che una organizzazione di emigrati italiani avrebbe inviato al console a Buenos Aires. Miccichè, protestando per l’esistenza del palazzo-bordello. La lettera è firmata Antonio Bruzzese, Presidente della Confederazione Artigiani italiani n Argentina (sigh) indirizzata anche al sindaco Lifschitz di Rosario, amico della famiglia Macrì. Ecco la lettera originale:
“Egregio Sig. Sindaco,Voglio esporre la mia profonda indignazione per l’esistenza nella città di Rosario di un luogo di dubbia moralità, che porta il nome del Primo Ministro del mio paese, Silvio Berlusconi, chiamato “ Palazzo Berlusconi”, un bordello destinato a un pubblico di alto livello economico.É molto offensivo che si sia permesso in questo comune l’utilizzo del nome di una delle massime cariche dell’Estato italiano. Non é la mia intenzione giudicare la moralitá di Berlusconi, tanto meno uscire alla sua difesa, perche il tema trascende la persona e ridicolizza il paese che rappresenta, al di lá della sua gestione di governo.Mi auguro da sua parte la comprensione di un tema cosi delicato e una rapida risoluzione, in difesa dell’italianitá e le relazioni tra i nostri paesi”.
E che cosa dire delle centinaia di proteste di “italiani veri” fatte arrivare presso il nostro consolato a Buenos Aires (tra cui c’era anche il sottoscritto, nell’ottobre del 2009)?.
Come mai, viene fuori, oggi, 8 ottobre 2011, dopo venti mesi?
In Argentina, la stampa investigativa e i bloggers indipendenti hanno una loro idea molto ma molto precisa. Sentiamola:
“Ce l’aspettavamo una cosetta del genere” racconta Joaquin Ramos Mejia, cronista investigativo de El Mundo “si tratta di una guerra tra cosche della ‘ndrangheta relativo all’arresto operato dalla Guardia di Finanza italiana a Gioia Tauro in data 6 ottobre 2011. Un colpo micidiale. Hanno arrestato un piccolo bosso locale e sequestrato 750 chilogrammi di cocaina, un gran colpo assestato da parte delle forze dell’ordine italiane. Sono stato bravissimi. Il carico arrivava proprio da Rosario. Sembra che l’arrestato abbia cominciato a parlare. E allora è partita immediatamente la risposta locale, qui in Argentina. Anche perché, da quel che ci risulta, la famigerata lettera sarebbe stata redatta circa quattro mesi fa. Non esiste nessuna spiegazione plausibile al mondo che possa giustificare il fatto che una notizia venga data agli italiani, che mi sembrano un popolo intelligente, con venti mesi di ritardo e una lettera, peraltro ridicola, resa pubblica 120 giorni dopo la sua emissione. Non vi sembra strano?”.
Già.
Non sembra un po’ strano?
Mi auguro che domani, domenica 9 ottobre 2011, il quotidiano la Repubblica, un giornale serio dotato di accorti professionisti, approfitti di quest’occasione, per ricordare al proprio pubblico, auto-complimentandosi con giusto orgoglio, di aver dato la notizia a gennaio del 2011, con soli tredici mesi di ritardo, ma in anticipo di sette mesi su tutti gli altri, Ansa compresa..
Così, magari, ci spiegano: a) come mai e perché loro l’hanno data allora con tredici mesi di ritardo e b) come mai esce oggi in Italia con venti mesi di ritardo come se fosse accaduto ieri.
Misteri di questo paese.
Già.
Voi, che cosa ne pensate?
Raglia raglia Giovane Itaglia.
Ullallah !
RispondiEliminaCongratulation, questo e il precedente post !
doppio ullallah !
Berlusconi ha sempre detto che lui facceva guadagnare un sacco di soldi e che li facceva girare. Sapere queste informazioni è importante ma i vizi come se li togliano dopo tutto la prostituzione è sempre esistita le sostanze anche e chi fa i soldi su una richiesta alta di mercato come si può dire no: tanto se non è uno è l'atro.
RispondiEliminaA volte mi sembra di stare sul set del Padrino IV.
RispondiEliminaManca un po' di carneficina, ma forse non serve più...
Non riesco che a riderne (per non piangere, of course...)
Niente di nuovo sul fronte del "diritto/dovere" all'informazione nella Terra dei Cachi: se i paladini dell'Opinione Pubblica targati Scalfari sono seri e professionalmente accorti e riprendono una notzia con soli 13 mesi di ritardo, figuriamoci gli altri. Piuttosto, non è che hai confuso tale Oreste Macri, che non mi risulta, con Mauricio, rampollo di tanta stirpe, leader del PRO e rieletto giusto quest'anno a capo del governo porteño (cfr Città di Buenos Aires) fino al 2015? Le somigliananze coi Berlusconi (sembra la controfigura di Pierpirla) non finiscono qui: è anche il proprietario del Boca Juniors, tanto per non farsi mancare niente... P.S.: 20 mesi sono circa 610 giorni, ma una svista ci sta! Grazie per la segnalazione, comunque.
RispondiElimina@Marco...è il cugino; l'intera famiglia ha preso possesso del nucleo centrale del potere a Buenos Aires, non è un caso che le associazioni calabresi sono diventate le lobby più potenti in sudamerica, al punto tale da aver vinto lo scontro con i potentissimi narcos messicani. Le nuove rotte del grande traffico internazionale (cocaina, schiave del sesso, soldi da riciclare) passano attraverso il binario oggi trendy buenos aires-gioia tauro. I soldi da riciclare arrivano a Buenos Aires da Mosca, idem le schiave del sesso, dall'europa dell'est arrivano prima in argentina e poi da lì in Italia. Solo nel 2009 tre russi hanno investito in attività immobiliari nel centro di Buenos Aires cifre intorno agli 800 milioni di euro.
RispondiElimina@rossland...è proprio così, ma non sono seducenti e poetici come Al pacino e Marlon Brando....:)
@Marco...grazie per la segnalazione dei 610 giorni, hai ragione, adesso lo correggo......
RispondiEliminaVero, niente poesia.
RispondiEliminaEppure la vedrei bene una scena come quella di quando Sonny imbocca l'autostrada e...Zacchete!
Insomma, sarebbe poesia truculenta ma molto molto liberatoria.
Leggo ora la notizia sul Fatto Quotidiano e mi chiedo il perché del taglio che danno alla cosa.
RispondiElimina" “Il locale esiste da tempo, ma all’inizio, probabilmente, era solo un bar. Poi ho visto la pubblicità del bordello su La Capital, il principale quotidiano locale e ho reagito con la denuncia”.
Che vuol dire?
@Rossland....l'idea di "poesia truculenta" mi affascina, da non sottovalutare, potrebbe essere un nuovo genere letterario originale italiano!!.......per quanto riguarda la frase citata apparsa sul Fatto Quotidiano penso che non hanno un corrispondente dall'Argentina e quindi non hanno la benchè minima idea di che cosa gli italiani stiano combinando in sudamerica, quindi non possono comprendere questa situazione. Non ce l'avevo neppure io, cinque anni fa, ma l'ho capito -per un caso del destino- avendoci abitato lì per tre anni e mezzo. Dire che ha dell'incredibile, è dir poco......
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