di Sergio Di Cori Modigliani
Parliamo di sesso, cioè del movimento “oc Parliamo di sesso, cioè del movimento “occupy together.org”, sintetizzando prima le ultime notizie che arrivano dall’America.
Egberto Willies, giornalista di CNN presso la redazione di Seattle, l’ha soprannominato “l’Autunno Americano” perché, ci ha tenuto a spiegare ieri, riferendo lo stato attuale del movimento dalle regioni sul Pacifico a settentrione della California, “definirlo la primavera statunitense tanto per mutuare l’espressione “primavera araba” è un grave errore, prima di tutto giornalistico, poi sociologico, e in ultima analisi politico. E’ un errore anche atmosferico, se è per questo, siamo a ottobre. A differenza di ciò che è accaduto nell’Africa del nord, qui non c’è nessuna protesta contro un regime. Chi protesta è nato e cresciuto nella democrazia; chi non è d’accordo con l’attuale presidente, affila le armi e attende il 4 novembre del 2012 per votargli contro alle urne, chi invece lo appoggia lo voterà ancora. E’ molto semplice. Ma non esiste nessuna volontà di cambiare nulla dell’attuale sistema politico costituito. Va a tutti bene così com’è. Non si vuole un cambiamento di stagione, anzi…direi che è proprio il contrario: è la presa d’atto che la cosiddetta primavera del sogno americano sul quale tutti noi siamo cresciuti, in realtà è stata una truffa e il giovane cittadino che partecipa a questo movimento ha preso atto di tutto ciò, l’ha accettato e gli va benissimo che Usa non sia più leader nel mondo e si registri la nostra decadenza come impero…davvero…ne sono tutti contenti….questo…è in realtà il grande Autunno Americano….tutt’altra cosa dalla primavera araba”.
Nel confronto-forum che ne è seguito con un gruppo di giovani dell’Università dell’Oregon, non c’era alcuna tristezza o frustrazione all’idea che sia svanito, storicamente, il sogno imperiale della super-potenza,. Anzi. A dire il vero, ne sono tutti più che contenti. Il 54% dei cittadini americani, infatti, ritiene che il maggior taglio finanziario debba essere operato sul budget della difesa. Negli otto anni di presidenza Bush, le varie guerre hanno assorbito circa 2.500 miliardi di dollari del bilancio federale Usa, producendo soltanto –oltre alla incommensurabile tragedia umana dei morti nel mondo, sia i civili innocenti che i soldati delle 22 nazioni coinvolte- un risultato pressoché nullo, se non per le persone, i politici, le aziende, che su quelle guerre ci hanno lucrato e seguitano a farlo. Vincent Hero, un giovane di 27 anni la cui immagine e statura, con lenta progressione, comincia a far presa sul pubblico, ha rilasciato delle dichiarazioni elementari molto convincenti per la massa dei cittadini. “Non so neppure se voterei e per chi voterei alle prossime elezioni, ma credo che ogni americano sensato abbia nostalgia della frase che l’ex presidente Bill Clinton si è potuto permettere nella campagna elettorale del 1996 quando con orgoglio ebbe a dire “per la prima volta negli ultimi 90 anni posso dire che non esiste neppure un soldato americano coinvolto in alcun teatro bellico sul pianeta Terra”. Io avevo allora dodici anni e i miei genitori erano contenti del fatto di sapere che nessuno dei loro tre maschietti sarebbe mai andato in guerra. Dopo le torri, ci hanno detto che avevamo la guerra in casa. Secondo noi, la vera guerra in casa è quella prodotta dalle grandi banche private, dalle multinazionali avide che lucrano gestendo operazioni finanziarie speculative senza alcun controllo, avendo come nemico il cittadino che lavora e paga le tasse. Abbiamo scoperto qual è la vera guerra nella quale ci hanno coinvolto: non la vogliamo più combattere”.
A questo bisogna aggiungere l’effetto dirompente provocato da un enorme striscione sistemato durante la notte davanti all’ingresso della prestigiosa facoltà di architettura all’università di Chicago “Se soltanto la gente sapesse quello che noi combiniamo con le banche ogni giorno, prima dell’alba, in America ci sarebbe la rivoluzione. La gente scenderebbe per strada con il fucile”. Il motivo per cui questa frase ha colpito così profondamente l’immaginario collettivo nazionale consiste nella firma, cioè l’autore di questa frase, confermata da tre storici accreditati: Henry Ford, l’inventore dell’automobile per le masse, un’icona rappresentativa degli industriali statunitensi.
A questo bisogna aggiungerci il breve ma dirompente discorso del presidente Obama che ha riferito alla nazione come e perché il senato gli ha bocciato un piano di investimento di 425 miliardi di dollari destinato alla creazione di 250.000 posti lavoro. “Non prenderemo né accetteremo un no come risposta. Rispettiamo la democrazia che è il nostro valore basico, quindi, il voto del senato. Ricordo alla cittadinanza che la mia proposta era relativa alla ripresa e recupero del mercato del lavoro, il loro no è motivato dalla difesa dei privilegi legati ai grandi consorzi finanziari speculativi, americani, scozzesi, tedeschi, francesi, olandesi. Ripresenterò una versione aggiornata entro tre settimane, per un piano da 520 miliardi di dollari. Staremo a vedere chi la spunta”.
Leggendo questi dati secondo un’ottica asfittica, e un po’ piatta, verrebbe da pensare che il movimento “occupy together.org” sia composto da un gruppo di militanti democratici lanciati nelle strade per appoggiare il presidente. Ma non è così. Tant’è vero che il leader repubblicano alla camera, John Boehner, esponente della destra conservatrice, ha protestato con il proprio partito sostenendo che questo braccio di ferro costante, il cui fine dichiarato è quello di presentare un Obama perdente e isolato, può trasformarsi invece in un pericoloso boomerang elettorale. “Non mi piace l’idea di pensare che, se va avanti così, devo temere che i miei impiegati arrivino entro qualche mese con i forconi a strapparmi il lunch dalle mani” ha dichiarato Kenneth Chenault, il Presidente della American Express, una voce autorevole, dato che si tratta di un conservatore a capo di una delle più potenti multinazionali finanziarie del mondo “e ancor meno mi piace l’idea di essere identificato come un nemico del popolo: non mi piace, punto e basta. Se essere ricchi e avere successo vuol dire essere odiati e disprezzati dalla società che lavora, allora preferisco ritirarmi e andare in pensione domani”.
“Occupy together.org” quindi, dal punto di vista puramente “tecnico-politico” ha perso.
In teoria.
Avrebbe perso se il suo obiettivo fosse stato, per l’appunto, tecnico-politico.
Ma non ha perso affatto, e chi lo pensa seguita a operare lo stesso errore di interpretazione.
Non ha perso perché non partecipa alla battaglia politica, è semplice.
Il movimento ha degli obiettivi impensabili per coloro che leggono soltanto “politicamente” ciò che sta accadendo. Gli americani che in questo autunno stanno scendendo in piazza e nelle strade non vogliono i repubblicani al posto dei democratici o i democratici che battono i repubblicani; è un movimento completamento diverso da quello dei tea-party, vera e propria marea di persone assunte dai repubblicani con il dichiarato obiettivo di abbattere il presidente per evitare la tassazione dei ceti più privilegiati. Per la maggior parte dei movimentisti, sia i democratici che i repubblicani sono soltanto dei rappresentanti politici che sorreggono le banche invece di pensare ai cittadini.
Lo hanno capito subito i grandi –davvero eterni- interpreti del gusto corrente e delle attese inconsce collettive, ancora prima che esplodano affermandosi: editori e pubblicitari.
Lo ha capito benissimo Hugh Hefner, il mitico fondatore di Playboy, 83 anni di età, alla vigilia del suo sesto matrimonio, il quale ha battuto gli indici di ascolto per una sua intervista di due giorni fa. E bisogna dire che ha le sue ragioni. Si è, giustamente, auto-celebrato nello spiegare al pubblico che la particolarità del suo gruppo consiste nel fatto di essersi rifiutato di investire i profitti in attività speculative finanziarie, scegliendo di seguitare a produrre merci, creando lavoro. Le sue merci, si intende. Ha, in realtà, perso tra il 2002 e il 2010 qualcosa come 600 milioni di dollari. Ma invece di dar retta ai suoi giovani executives che lo spingevano a mollare tutto per investire in elucubrati giochi finanziari, li ha licenziati tutti, ha riacquistato sue azioni sul mercato, si è presentato nell’ufficio di sua figlia, da lui messa a capo del suo impero, e ha annunciato “Daddy is back to work” (paparino è tornato al lavoro).
E in soli sei mesi ha di nuovo decuplicato il capitale investito.
Ha preso una decisione che –quando l’aveva presa, nel settembre del 2010, si era attirato soltanto risate, critiche sornione, e accuse da parte degli altri azionisti- è estremamente indicativa del cambiamento che sta avvenendo negli Usa, oggi. Soprattutto perché la scelta di Hugh Hefner si è dimostrata clamorosamente vincente. “Ritorno alle origini, e chiedo scusa per aver tradito me stesso e aver partecipato alla robotizzazione della donna E’ ritornato il 1954. Si cambia pagina, soprattutto si cambia stile di vita”.
Non più bambolotte tutte uguali gonfie di silicone e botulino.
Il 1954 è stato l’anno in cui è nato Playboy, una rivista creata, ideata, prodotta da Hugh Hefner con soli 200 dollari di capitale iniziale, nel garage della casa dei suoi cugini. Lui neppure ce l’aveva il garage. La particolarità della sua rivista –che allora sconvolse l’America contribuendo all’inizio di una modificazione fondamentale nella società- consisteva nella scelta delle modelle: erano, infatti, come diceva il sottotitolo della rivista “la ragazza della porta accanto”. A quei tempi c’era una grande repressione sessuale e le donne che sceglievano di farsi fotografare in pose erotiche (cosi’ come i fotografi) erano considerati dei perversi malati, pericolosi per la società. Le uniche pubblicazioni accessibili erano clandestine e le protagoniste diventavano simbolo di perdizione viziosa. Denunciato all’inizio della sua attività per “oltraggio al pudore” riuscì a vincere e tre anni dopo, nel 1958, si poneva come l’avanguardia di un diverso modo di vedere la vita e i rapporti tra uomo e donna. Le modelle di Hefner, allora, alla fine degli anni’50 erano donne “normali”, cioè delle belle donne esibizioniste, che venivano pagate anche molto poco, per lo più sposate, molte di loro professioniste, che non volevano fare nessuna carriera nello show business.
Oggi, 56 anni dopo, la società vive una situazione analoga e molto simile.
Solo che non lo sa.
Lo sanno bene gli psicologi, gli psicoanalisti, i sociologi, i medici.
Tant’è vero che –al di là delle problematiche economiche- l’aspetto in assoluto più preoccupante della socialità post-moderna attuale consiste nella caduta del desiderio, la perdita della libido, e l’aumento sempre maggiore di una spaventosa caduta tendenziale dell’erotismo. Apparentemente libera, la nostra società si è de-erotizzata, pornografizzandosi, quindi spingendo l’edonismo dalla sua variante di sensualità vitalista vers una deriva, invece, tanatogena.
E la sessualità è diventata uno strumento di potere sostituendosi al piacere: ne è diventato il suo simulacro.
Valga per tutti l’esistenza di circa 10 milioni di siti porno in rete, ogni giorno seguiti da decine e decine di milioni di utenti in tutto il mondo.
Il mercato ha trasformato il voyeurismo sessuale in un puro business, e in società arretrate come ad es. l’Italia, l’esibizione sessuale è diventata per molte donne il passaporto più facile e veloce per acquisire status sociale, potere politico, visibilità mediatica. Non è certo un caso che le più famose –attualmente- protagoniste della vita politica mediatica italiana siano tutte (nessuna esclusa) provenienti da filmetti cochon di serie B (Alessandra Mussolini e Daniela Santanchè) calendari erotici da appendere dentro i camion e nelle carrozzerie (ministra Carfagna, ministra Prestigiacomo, ministra Brambilla, consigliere regionale Minetti) alle quali vanno aggiunte altre quattro sottosegretarie, coadiuvate da diverse opinioniste che sono diventate tali per essere passate prima attraverso l’imposizione della propria immagine come mero oggetto erotico (Simona Ventura, Alba Parietti, Benedetta Parodi, Michelle Hunziker, Belen Rodriguez, ecc) alle quali vanno aggiunte diverse altre –molte di più di quanto la gente non pensi- che hanno pagato diverse centinaia di migliaia di euro per cancellare poi il proprio passato. Il messaggio che viene offerto, in un paese come l’Italia, consiste nel proporre l’erotismo come un’arma e un passaporto politico, non più un veicolo di desiderio puro.
Il che diventa e si trasforma nella pietra tombale dell’immaginario erotico.
Sia per i maschi che per le femmine.
A questo bisogna aggiungerci anche “il business duro”, ovverossia tutto il sistema di gestione aziendale che costruisce, controlla, veicola, propone e poi alla fine….vende, delle donne, presentandole come “icona erotica” quando si tratta, invece, niente di meno e niente di più che di una semplice e banale “monetizzazione della sessualità: riempie i portafogli svuota l’erotismo” (la definizione è del sessuologo psichiatra Prof. Giorgio Abrahams)”.
Tant’è vero che quando va male il lancio di un disco di qualche cantante famosa o famosetta, dopo neppure 48 ore appare un suo video spinto, sempre più spinto finchè non si riesce a far decollare le vendite.
E veniamo alla notizia del giorno:
La celebre rivista Esquire ha stabilito (??) che Rihanna, delle isole Barbados, è la donna più sexy del mondo. Ha diffuso il trionfale annuncio in data 12 ottobre.
La sua agenzia pubblicitaria sostiene che “nei prossimi tredici mesi può rendere tra i 150 e i 400 milioni di dollari”.
Hugh Hefner ha contestato questa elezione sostenendo “Esquire sucks!” (tradotto vuol dire qualcosa come: Esquire fa ridere, Esquire fa schifo, Esquire è una fregatura).
E poi ha aggiunto “La donna più sexy del mondo è sempre la femmina con la quale uno dorme ogni sera: E se non è così e uno vuole rimanere un uomo sano, allora è meglio che cambi donna o che vada dallo psicoanalista”. Detto questo, ha annunciato il varo della nuova rivista Playboy sostenendo trionfalisticamente il primato della donna più sexy del mondo che appartiene, invece a Ellen Stratton (vedete l’immagine in bacheca) nata il 9 giugno del 1939 in Minnesota, una “ragazza normale”, oggi, arzilla 72enne, nonna movimentista che ha messo su, nella cittadina di Minetta, un “occupy together.org local committee”. E’ stata la prima donna americana dei paginoni centrali; fece allora quelle fotografie e poi rientrò nell’anonimato. Dal maggio del 2011 risulta la più cliccata in assoluto sulla rete in Usa.
“Bionde, rosse o more, magre o carnose, alte o basse, non ha importanza, l’importante è che siano donne comuni” ha spiegato Hugh Hefner “con specifici contratti con la rivista che impone loro il divieto di firmare contratti per la pubblicità, film, televisione, media, aziende, per i prossimi dieci anni. Voglio rilanciare la ragazza della porta accanto, ma se c’è qualche candidata che pensa di usarla come trampolino di lancio, si sbaglia. La novità è questa….abbiamo chiuso la catena di montaggio seriale….la sessualità non è un mezzo facile per avviarsi su una strada desiderata usando il nudo come scorciatoia, è il nudo che diventa fine a se stesso. C’è a chi piace, c’è a chi non piace, questo è il bello della democrazia. Dobbiamo chiudere il capitolo della sessualità come mezzo e come strumento; l’erotismo lo si riattiva se si vive la sessualità come fine. Non assumete droghe, lasciate perdere la cocaina, gli eccitanti, gli psico-farmaci e gli anti-ansiolitici. Andate a rimorchiare la vostra vicina di casa, che se ne sta a guardare la televisione da sola, in ciabatte e bigodini, magari disperata perché è disoccupata: troverete un tesoro insospettabile di sensualità nascosta. Dipende da voi, scoprirlo: questo è il bello”.
Una intervista davvero clamorosa. Apprezzatissima dalle femministe americane.
Anomala per gli standard usuali americani, perché di solito non si attacca la concorrenza. Ma a Hefner hanno fatto da eco e da cassa di risonanza diversi media statunitensi e ancora una volta, il vecchio leone di Chicago ha dato il via all’apertura di un confronto e dibattito su un tema che è fondamentale nella relazionalità e nell’esistenzialità di tutti gli occidentali: quello dell’erotismo tra maschio e femmina, oggi, in presenza di icone femminili erotiche che sono in realtà celebrità miliardarie in vendita e icone maschili erotiche che sono in realtà celebrità miliardarie in vendita, magari in settori diversi.
E’ un nuovo (ed ennesimo) elemento di grande trasformazione dell’immaginario collettivo statunitense, che comincia a far chiarire alcuni aspetti retrostanti (e sottostanti) dietro quest’ansia movimentista che ha colto, all’improvviso, il popolo americano. Nel 1968, in Usa, ci furono i primi cortei di femministe che andarono al concorso di Miss Italia bruciando i reggipetti e contestando la manifestazione. Oggi, non c’è niente a bruciare. E’ stato già bruciato tutto ciò che si poteva bruciare.
Sta cambiando il gusto, il modello rappresentativo, i sistemi di identificazione di massa.
Non a caso, in una trasmissione televisiva molto seria, e di solito piuttosto dotta, il circuito PBS, piuttosto seguito dalle famiglie (il corrispondente statunitense della nostra Rai, l’unico canale che non ha pubblicità ed è finanziato dal Congresso e affronta temi e argomenti di scienza, arte, educazione e sentimentalità condivisa) parlando di questa questione ci ha tenuto a sottolineare –facendolo dire all’anziano psicoanalista Carl Steinmann- “direi si tratta di una vera e propria chiamata di campane a morto per il sistema delle celebrità; forse l’America si è stancata di rispecchiarsi in veicoli pubblicitari in carne e ossa che non rappresentano nessuna verità se non quella dei loro conti correnti privati: c’è una gran voglia di ritornare a vedersela tra umani. E’ il bello di questa crisi, sembra sempre di più una grande rivoluzione spirituale che –deo gratias- non ha nessun guru miliardario da dover seguire e adorare, non ha idoli, né bandiere, né ideologie. Forse noi americani stiamo imparando a non cadere più nella idolatria. Chissà, forse, se va avanti così, accetteremo domani anche l’idea che Elvis Presley è davvero morto e lo seppelliremo per sempre. Penso che sarebbe una grande prova di maturità collettiva”.
Una realtà davvero molto, ma molto diversa dalla nostra.
c’è una gran voglia di ritornare a vedersela tra umani.
RispondiEliminaQuanto mi piace, questa frase...
Non so però se sia molto diversa dalla nostra, come realtà.
Preferisco pensare che abbiamo dormito per così tanto tempo che fatichiamo ad aprire gli occhi.
Ma succederà, sta già succedendo, alle persone normali.
Gli altri si troveranno un mestiere, finalmente!
)
RispondiEliminaVabbè, ora fare il santino di Hefner... (hai scritto bene nel titolo?).
RispondiEliminaCerto "il ragazzo" ha il fiuto per gli affari, ma quella delle casalinghe che si spogliano su playboy è proprio da ridere.
Ora mi si dirà pure che le smagliature sono sexy.
ciao.
guru2012
RispondiEliminaora mi si dirà che le smagliature sono sexy
Non so se le smagliature siano sexy, di certo sono vere.
Cosa che non si può dire della maggior parte delle donne patinate, cioè ampiamente e tragicamente rimodellate, plastificate, rimpolpate, liftate, che girano per le riviste e i siti porno (e/o nelle immagini pubblicitarie).
E' nel coraggio di riappropriarsi della realtà, il messaggio rivoluzionario.
Nel saperla guardare per come è, nell'accettare la verità che ogni corpo esprime.
E' nel desiderio di un corpo autentico, che si può imparare di nuovo a desiderare (insieme) la propria profonda, palpitante, incoercibile umanità.
La chirurgia plastica rende i corpi perfetti, sì.
Ma insieme alla modfica del/sul corpo, opera una modifica nella capacità di percepire/accettare la realtà del corpo.
Che rimane carne, tempo, storia, emozione, tradegia, dolore (vecchiaia, morte).
Tutte cose pericolose per l'industria, qualsiasi industria.
Restate umani, diceva in una frase bellissima il dolce Vittorio Arrigoni.
Un sintesi rivoluzionaria di tutto ciò che sembra spaventarci a morte.
Nulla è meno umano del rifiuto del corpo umano.
Il corpo è sempre, comunque, inevitabilmente, tutto ciò che siamo (o siamo stati).
Ed è sempre, anche, tutto ciò che possiamo diventare.
A patto di non trascurare le uniche smagliature sulle quali la chirurgia plastica nulla può: quelle che producono pubblicità, cinema, riviste, cartelloni pubblicitari, sul nostro organo pensante.
@guru....se le smagliature si trovano sul corpo della donna desiderata sono davvero molto sexy; il fatto poi che tu irrida all'idea delle casalinghe sexy mostra una scarsa conoscenza della storia, pensavo che il mio post fosse scontato, evidentemente non lo era. Nel 1955 quando uscì Playboy, l'icona erotica statunitense era Betty Page, bambolotta sado-maso considerata perversa e pervertita per voyeur perversi e pervertiti. Hefner strappò con un colpo secco l'idea di "peccato e perversione" alla sessualità, rifondando il concetto di "sessualità nell'intimità". Nel primo numero della sua rivista incitava le mogli americane a diventare amanti dei loro mariti, per "spingerli verso la più sublime forma di fedeltà auspicabile: quella naturale perchè prodotta dal desiderio autentico e non dal dovere coniugale che è un insulto per entrambi" e cominciò a pubblicare immagini erotiche "soltanto" di donne "comuni e mortali": belle e sensuali, ma vere, "umane" perchè erano fidanzate, mogli, e non erano nè in cerca di avventure nè in cerca di lavoro, erano soltanto esibizioniste. Fu considerato pericoloso per la morale dell'epoca. Sedici processi, finchè riuscì a vincere contro la corte suprema. Erotizzando la casalinga, la rese "umana e carnale" prima era soltanto mamma, cameriera, cuoca, serva, segreteria, stiratrice, dama di compagnia nelle relazioni sociali: doveva pure stare zitta senza avere il diritto al proprio godimento erotico. Le "donne da letto" erano invece considerate le avventuriere (o le puttane) che si incontravano di nascosto al di fuori del matrimonio. Playboy sfondò sul mercato perchè veniva letto e guardato dalle "coppie che lo leggevano insieme" e al proprio interno c'erano interviste a scrittori e pensatori e filosofi dissidenti e contrari al maccartismo.
RispondiElimina(segue da quello precedente perchè era troppo lungo)
RispondiEliminaNel 1959 uscì uno studio approfondito -perfetto per il sistema capitalista- in cui si dimostrava che gli uomini che avevano un matrimonio eroticamente soddisfacente producevano cinque volte di più e rispettavano le proprie colleghe sul posto di lavoro. Fu una vera rivoluzione sociale. Le neo-femministe post moderne statunitensi gli hanno ricnosciuto -paradossalmente- di aver dato l'avvio al movimento di massa di liberazione della donna. Poi si è industrializzato e nei decenni è finito per associarsi alla costruzione nazista delle bambole seriali rifatte. Da non dimenticare la sua penultima battaglia, nel 1993 quando attaccò l'industria degl psico-farmaci sostenendo che alteravano la libido delle donne (il che è vero)...."non prendete il prozac, care donne, è una trappola micidiale per addormentarvi: caso mai divorziate e prendetevi, invece, un nuovo marito che a letto funziona, vale la pena; il peggio che possa capitarvi è che vi dà dipendenza emotiva". Venne denunciato dalla Smith Glaxo & Kline: 200 milioni di dollari di danni. Ricominciò il giro dei legali: finì in un patteggiamento per lui costosissimo. Si adattò. Adesso, ormai vecchissimo, si diverte nel ringiovanire nel modo più saggio e auspicabile per chicchessia: ritornare alle grandi amibizioni della gioventù, che -soprattutto data l'età- non sono le performences erotiche, bensì le grandi battaglie ideali. Non a caso sta per uscire un poderoso studio in Usa (diventerà un bestseller) sui comportamenti sessuali in occidente dove si rileva che i super ricchi -in quanto amanti del rischio con soldi degli altri- sono i più dediti a pratiche erotiche perverse -dove il prezzo lo si fa pagare ad altri- di cui la punta dell'iceberg è rappresentato, simbolicamente, da Strauss Kahn. Piuttosto che insultare Tremonti o prendersela con un minus habens come Calderoli è molto più rivoluzionario -questa è la mia sincera opinione- rifondare "il senso di umanità" nell'incontro maschio/femmina. Fintantochè il maschio seguiterà a volere la moglie/mamma/cameriera, seguiterà a desiderare Nicole Minetti, e le varie Minetti prolifereranno. Ricollegare -per il maschio- la propria sessualità desiderante alla donna umana scegliendo la propria amante ideale come compagna di vita, vuol dire sottrarsi al sistema subliminare della pubblicità. Una recente inchiesta del ministero della sanità rivela che il 72% delle 245.000 donne che si sono sottoposte a intervento chirurgico invasivo al seno, non richiesto da motivi sanitari in Italia nel 2009 lo hanno fatto perchè sottoposte a pressioni da parte del loro marito/fidanzato/amante. Finchè quella cifra non verrà azzerata, non ci potrà essere nessuna rivoluzione. Nessun cambiamento. E Berlusconi (come simbolo, al di là del suo essere uomo politico) seguiterà a prosperare
@modì
RispondiEliminaNon conoscevo la storia di Playboy e l'ho appresa leggendo questo post. Colgo anzi l'occasione per ringraziarla del suo prezioso lavoro.
Solamente ironizzavo su Hefner elevato a paladino di una ritrovata dignità del genere femminile.
Più in generale, i modelli estetici, sono appunto modelli. Le statue greghe non rappresentano uomini con la pancia, ma uomini "belli", la trovo una cosa normale.
La "moglie-mamma-cameriera", ammesso che sia mai esistita, è ormai un ricordo del passato, come del resto il "principe azzurro".
E comunque l'attuale esaltazione dell'estetica del corpo, non è patrimonio del solo genere femminile, anzi.
In ultimo, accollare agli "uomini" la responsabilità dell'esplosione del business della chirurgia estetica mi sembra davvero troppo.
Sarà che sono personalmente contrario alla chirurgia estetica..
Sarà che sono personalmente contrario alla chirurgia estetica..
RispondiEliminaPreventivo troppo alto per la mole di lavoro? :-)
Nicole Minetti? E' sexy più o meno come Rosy Bindi o forse anche meno e non sto scherzando... Si,si gli occhi ce li ho,ce li ho.Riesco a distinguere chi delle due sia la più bella da guardare,ma leggo anche nel viso della Minetti tanta di quella stupidità e tanto di quel mancato sviluppo mentale che mi viene solo voglia di darle un calcio nel sedere.
RispondiEliminaDella serie,"se quella fa l'amore nello stesso modo in cui si presenta..."
Fred
@Modigliani
RispondiEliminaNon a caso sta per uscire un poderoso studio in Usa (diventerà un bestseller) sui comportamenti sessuali in occidente dove si rileva che i super ricchi -in quanto amanti del rischio con soldi degli altri- sono i più dediti a pratiche erotiche perverse -dove il prezzo lo si fa pagare ad altri-
E ci vuole un poderoso studio per capire queste cose.
Basta un poco di retto sentire e sanità di mente per capire che quelli sono sostanzialemnte degli impotenti e per di più frustrati.
@Fred
RispondiEliminaNicole Minetti?
Buona per una svuotata e solo in periodo di grande disperazione (forse o forse neppure in quel caso).
Comunque é palesemente una donna che ha molto sofferto. Sono sicuro che é stata strappata a forza dalla clausura da veri e propri puttanieri.
Ecco bravo,è buona per una svuotata e solo in periodo di grande disperazione (forse o forse neppure in quel caso).
RispondiEliminaFred
Vincent Hero, un giovane di 27 anni la cui immagine e statura, con lenta progressione, comincia a far presa sul pubblico pratiche erotiche perverse -dove il prezzo lo si fa pagare ad altri- di cui la punta dell'iceberg è rappresentato, simbolicamente, da Strauss Kahn
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