martedì 17 aprile 2012

L'Argentina nazionalizza l'industria petrolifera e butta fuori spagnoli e italiani.


di Sergio Di Cori Modigliani


“Che bello vivere in un mondo dove non esiste più la guerra fredda. E sarebbe ancora più bello vivere in un mondo in cui non esiste neppure la guerra. Per il momento prendiamo atto che c’è la guerra calda e quindi ci adattiamo al territorio. Si tratta, pertanto, di interessi strategici nazionali, perché si tratta di difendere gli interessi della nazione e il futuro e il destino dei nostri figli e nipoti. Così si costruisce la base della democrazia diretta. E’ bene che chi ha orecchie senta molto bene, perché si volta pagina. Le nostre risorse, la nostra ricchezza, la nostra industria, i nostri prodotti, sono prima di tutto: nostri. Cioè degli imprenditori e dei lavoratori. Delle nazione. E lo Stato ne garantisce la sovranità e li cautela”.

Sembra un bollettino di guerra, e infatti lo è.
E’ la prima parte di un discorso ufficiale della presidente della Repubblica Argentina, Cristina Kirchner, nel quale, ieri mattina 16 aprile, ha annunciato l’espropriazione e la nazionalizzazione definitiva dell’azienda “Yacimientos Petroliferos Fiscales” meglio nota come YPF, la cui contrastata e discussa gestione apparteneva alla iberica Repsol, di proprietà del governo spagnolo e gestita da una holding europea finanziata dalla BCE attraverso la compartecipazione di Banco Santander. Banco de Bilbao, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Banca Popolare di Milano, Societe General, Credit Agricole, Eni, Deutsche Bank.

“Un gravissimo colpo per l’economia spagnola e per l’Europa, un atto incivile che noi protestiamo e che porteremo sul tavolo della prossima riunione giovedì 19 aprile del Fondo ;Monetario Internazionale” ha dichiarato Rubèn Soquera di Repsol a Madrid.

Axel Kicillov, vice-ministro dell’economia è ufficialmente la persona incaricata dal punto di vista tecnico-fiscale a gestire il passaggio delle quote, di cui il 51% andrà al Banco de la Naciòn e il 49% andrà alle regioni nelle quali si trovano i pozzi petroliferi. Il prezzo stabilito dagli spagnoli si aggira sui 18 miliardi di euro, mentre il calcolo effettuato dagli argentini (va da sé) è di molto inferiore e il prezzo definitivo sarà l’unico punto sul quale si svolgerà la discussione. E’ stata presentata, infatti, una legge in parlamento che verrà approvata con una maggioranza totale, intorno all’88%: tutti i partiti eletti l’appoggiano.

Julio de Vido, ministro della Pianificazione sociale e dello sviluppo economico ha dichiarato: “per cinquecento anni gli europei, prima con i conquistadores, poi con le banche italiane, poi con l’esercito inglese e infine con la finanza speculativa gestita dalla BCE e da Wall Street, hanno rubato al popolo argentino le risorse naturali di oro, argento, petrolio, zucchero, limoni, acqua, soia, pellame, per costruire la propria ricchezza spropositata con un’ottica schiavista e miope, tant’è vero che l’Europa sta affondando schiacciata in una crisi che non ha sbocchi. E’ arrivato il momento che le nazioni si riapproprino della sovranità nazionale dando al popolo la proprietà di ciò che è loro: i prodotti del territorio nazionale. Lo Stato si fa garante e gestisce le risorse come bene comune da condividere per avere i soldi e lanciare un piano di grandi massicci investimenti per la costruzione di lavoro, occupazione e ripresa”.

E’ con questo atto (meticolosamente preparato e -con grande effetto politico- presentato pubblicamente alla vigilia dell’incontro internazionale di Washington del Fondo Monetario Internazionale) che la Kirchner si prepara al suo viaggio in Usa, dove va a scontrarsi con il suo nemico pubblico n.1: Christine Lagarde, presidente del Fondo.

L’annuncio ha gettato nello scompiglio la borsa di Madrid, perché la Repsol perde l’8,2% e la società italiana Tenaris quotata a Milano va sotto del 4,5%, essendo la Tenaris impegnata come società delegata alla tecnica di estrazione e raffinazione del greggio.

Attraverso quest’atto, l’Argentina ha calcolato che risparmierà 8 miliardi di euro nei soli sei mesi del 2012 e 22 miliardi nel 2013. I 30 miliardi così ottenuti verranno investiti per la costruzione di grandi opere di infrastruttura nelle sei regioni dove c’è petrolio. In un messaggio a sorpresa (annunciato soltanto qualche ora prima) la presidente ci ha tenuto a comunicare la scelta direttamente alla nazione in un messaggio diramato su tutte le televisioni, sia in terrestre che in satelittare digitale. Il progetto è stato definito "Soberanía hidrocarburífera de la República Argentina", (sovranità nella gestione degli idrocarburi della Repubblica Argentina)  e sostiene che “l’obiettivo primario consiste nell’essere totalmente autosufficienti nel settore energetico per garantire la libertà, l’indipendenza e il diritto all’esercizio della sovranità dello Stato centrale. Ci tengo a precisare che il fine ultimo non consiste nella nazionalizzazione bensì nel recupero immediato della sovranità e controllo delle risorse prodotte dai singoli territori nazionali”.
L’impatto di tale atto ha prodotto una gigantesca scossa tellurica nel settore economico in tutto il continente, soprattutto nelle nazioni più povere del centro-america, Ecuador, Guatemala, Honduras, Costa Rica, dove le multinazionali statunitensi e italiane sono proprietarie del 95% della produzione locale di banane, mangos, ananas, per produrre i succhi di frutta che l’occidente beve e che poi distribuisce con i propri marchi nazionali.
A conclusione del discorso, la Kirchner, in conferenza stampa ci ha tenuto ad aggiungere la chicca demagogica che sta diventando il fiore all’occhiello del Sudamerica e del Mercosur (sarebbe il corrispondente sudamericano dell’Unione Europea: Argentina, Cile, Bolivia, Paraguay, Uruguay, Perù, Brasile e Venezuela) ricordando con enfasi che “l’Argentina è per il momento l’unico ma speriamo soltanto il primo di una lunga lista di paesi al mondo che non importa nulla dalla Cina perché noi produciamo in patria. Nel nostro territorio non esiste nessun manufatto sul quale è scritto made in China: noi siamo umanamente, politicamente e culturalmente contro lo schiavismo che abbiamo sempre combattuto e seguiteremo a combattere sempre. Siamo per l’autodeterminazione dei popoli e per il ripristino della sovranità nazionale”.

Due giorni fa, il ragionier ultra-liberista Mario Monti ha fatto sapere che non parteciperà alla riunione internazionale del Fondo ;Monetario.
In Argentina (e in tutto il Sudamerica) la notizia è stata abbondantemente commentata come una manifestazione di debolezza e vigliaccheria dell’Italia come nazione.
“Hanno paura di presentarsi a un dibattito internazionale. Sanno di essere esposti. E’ iniziata la rivolta degli schiavi. E’ la fine di un’epoca. Monti e i suoi amici possono esibire soltanto e unicamente le impietose cifre di un colossale fallimento economico, politico, culturale che sta mettendo in ginocchio il Mediterraneo uccidendone la grande civiltà. Ma soprattutto esistenziale. In Europa si suicidano. Da noi si va a ballare il tango esaltati dal senso ritrovato di una identità nazionale”. Così si legge nell’editoriale di Pagina ½, la più radicale pubblicazione argentina che per lunghi anni è stata la fiera opposizione intellettuale contro la Kirchner ma che ha cominciato ad appoggiarla da un anno a questa parte, da quando la presidente ha scelto e deciso di andare da sola all’attacco del Fondo Monetario Internazionale e della BCE: E’ proprio guerra dichiarata.
Notoriamente vezzosa, avida di scarpe e costosi abiti dei migliori sarti francesi, la Kirchner (che è femminista) intervenendo a un seminario sul lavoro femminile e sulla parità di genere dei salari, fortemente sollecitata a dare un’opinione sulla Lagarde, ha detto: “Ragazze, non pungolatemi troppo. Ciascuno fa le proprie scelte. Posso dire soltanto una cosa, ma è una mia opinione: non sa vestirsi e non ha gusto”.
Il che, detto e inviato a una aristocratica signora nata e cresciuta a Parigi, è davvero clamoroso.
Non vi è dubbio: è iniziata la rivolta degli schiavi.
Come dire. Il sud del mondo bussa alla porta del ricco settentrione..
E non è certo un caso che tutto ciò avvenga nella più meridionale nazione del pianeta Terra, più sotto c’è soltanto il polo sud.
Ma per il momento, gli iceberg sembrano aggirarsi nel Mar Mediterraneo.

16 commenti:

  1. Non so se sia oro quel che luccica, ma certo è ammirevole il coraggio della Presidenta nell'imporre nuove regole al gioco.

    E' pur sempre un piacere assistere a un cambio di scena da un melmoso pantano europeo dal quale esala un'aria sempre più irrespirabile.
    Lunga vita dunque alla Presidenta, e tanti Maloox a Lagarde...

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  2. Mi sembrava infatti strano che Monti non andasse alla riunione del Fondo Monetario Internazionale!

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  3. Fa bene sentire che qualcuno si ribella, speriamo che anche noi italiani si trovi la forza di farlo, ma noi non abbiamo (per il momento) una presidente come lei!
    Ma ce la faremo, ne sono sicura, LORO sono alla frutta, hanno tirato troppo la corda.

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  4. a tutti coloro che ritengono che andare contro l'ordine oligarchico neoliberista (palesemente fallimentare e ben rappresentato da FMI e BCE)potrebbe comportare l'isolamento e l'impoverimento di uno stato, l'esperienza argentina insegna che l'alternativa esiste. E se riesce un paese relativamente modesto come l'Argentina, non vedo perchè non possa riuscirci l'Italia (ottava potenza industriale al mondo), magari acquisendo la propria sovranità monetaria. L'acquisizione del controllo dei beni pubblici è a mio avviso corretta se limitata al controllo dei settori strategici (giustamente quale quello energetico), mi auguro che la tendenza non sia statalizzare tutto... il libero mercato non ritengo sia demoniaco se adeguatamente regolamentato.
    Bene... se la scena delle protagoniste antagoniste è tutta al femminile (le due Cristine e aggiungerei la Merkel..)speriamo che da questo pantano ci porti fuori una donna.. che vestirà rigorosamente made in Italy

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  5. L'Argentina può permettersi queste cose perchè il suo popolo ha vissuto la tragedia, l'hanno vissuta, elaborata e sono cresciuti. Ora non hanno paura di niente perchè il peggio l'hanno provato sulla propria pelle. Quello che manca a noi, vivere la nostra tragedia, come ricordava Sergio qualche articolo fa.

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  6. L'Argentina non sara' tra i grandi paesi industriali ma e' pur sempre
    tra le piu' grandi nazioni agricole del mondo. Ha carbone, petrolio e probabilmente anche oro. Nel dopoguerra era tra le nazioni piu' ricche sulla terra.
    Ha salvato la Spagna dalla fame e aiutato l'Europa nel dopoguerra.
    In cambio con la nascita del Mercato Comune gli europei le hanno chiuso la porta in faccia. Ma naturalmente non si chiamava protezionismo. Mentre del Cile si sapeva tutto della tragedia argentina nei anni 70-80 il silenzio era assordante. Della Fiat che pagava chi pagava i squadroni della morte non una parola, dei francesi
    che insegnavano i metodi di tortura importati dalla guerra d'Algeria
    niente. A un paese che aveva accolto quasi dieci milioni di italiani
    e chiedeva un posto in Italia per 300 infermieri Andreotti disse di no.
    Dicono che c'e' sempre il tempo di dare e quello d'avere.
    Penso si siano stufati di aspettare.

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  7. E ci avevano anche perdonato! Poi, il nostro Mario Monti ci ha messo la ciliegina offerta con la consueta prosopopea di chi si crede superiore. All'ultimo meeting asiatico dove c'era l'Argentina come osservatore, parlando di economia aveva detto. "sono piuttosto soddisfatto di come vanno le cose in Italia, ho evitato così al mio paese di far la fine dell'Argentina, un paese che ha una politica economica da dilettanti". Si sono inventati gli applausi di Obama ma non hanno riferito questa frase. Detto da uno che sta strozzando il proprio paese è davvero imbarazzante. In Sudamerica se la sono legata a un dito. Mario Monti sta diffondendo in tutto il continente americano un'atmosfera di disprezzo e odio per l'Italia, ormai identificata come una nazione autoritaria, di estrema destra, nelle mani di una oligarchia di tecnocrati che parla con i sudamericani con il linguaggio dei vecchi colonizzatori di un tempo. Prima, con Berlusconi ci prendevano in giro e facevano sberleffi, ridicolizzandoci, ma ci accettavano per ciò che eravamo. Adesso, invece, si sta costruendo una immagine del nostro paese davvero pessima. Ci odiano, ci considerano disumani, arroganti, una brutta razza. E le nostre imprese sono le prime a soffrirne. Quest'uomo, nella migliore delle ipotesi è davvero un incompetente.

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    1. Gli argentini hanno una qualita' che e' anche un grande difetto.
      E' l'orgoglio nazionale. Come tutti gli orgogli certe volte sfiora il ridicolo.
      Noi abbiamo nella nostra lingua una quantita' e una varieta' unica di parole al mondo. Penso a maramaldo, difficile da tradurre senza spiegarne il senso.
      Gli altri non l'hanno ma ricordano "la pugnalata alla schiena alla
      Francia "di un paese che ha una politica militare da dilettanti".
      In economia, in qualsiasi teoria economica manca sempre la variante
      "potenza militare", come se non esistesse nella realta'. L'Italia del 600 non usci dal mercato perche' produceva merci di bassa qualita' a prezzi elevati ma perche' i paesi confinanti avevano imposto dazi cosi
      alti da rendere le nostre merci non piu' competitive.
      Naturalmente era colpa della "nostra politica economica".
      Per anni vi e' stato uno scambio ineguale tra paesi industriali e paesi
      fornitori di materie prime. Ho paura che l'Argentina sia la punta di un iceberg che finira' per modificare questo rapporto.
      Credo sia questo il terrore. Di certo stiamo entrando in una altra epoca.

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  8. E' ora che il Sud del Mondo si riprenda ciò che gli è stato tolto in modo fraudolento. E sicuramente ne vedremo delle belle. Intanto anche la Groenlandia, nel suo piccolo, ha punito i banchieri truffaldini condonando i debiti dei cittadini. Vuol dire che qualcosa si può fare se i governi sono davvero al servizio dell'interesse pubblico.

    Da noi invece si violenta la Costituzione inserendovi in fretta e furia il pareggio di bilancio, senza alcuna discussione pubblica. Solo l'IDV ha cambiato idea, votando contro, ma all'ultimo minuto e senza alcun lotta politica. Da opportunisti, sentono il vento che sta cambiando?

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    1. Ho parlato di Groenlandia, ma in realtà si tratta dell'Islanda.

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  9. Complimenti, bell' articolo. Ho viaggiato tanto in tutto il mondo e sono anni che vado dicendo che saremmo arrivati al redde rationem nei rapporti col terzo mondo. Tutta la nostra democrazia, il nostro welfare e il nostro tenore di vita, ancora oggi largamente superiore a quello della maggior parte del resto del mondo, si fondavano esclusivamente sullo sfruttamento senza regole del sud del mondo. Oggi stanno arrivando i primi schiaffoni, vedi il caso Battisti e i Marò in india.
    E tra poco, anche nel nostro mondo dei ricchi, ci sarà il redde rationem tra le classi sociali. Sarebbe anche interessante immaginare gli sviluppi di un progresso scientifico che allungherà di moltissimo la speranza di vita mentre di risorse (e di posto) al mondo non ce n' è quasi più.

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  10. Grandissima Cristina Kirchner, così si fa!
    Ce ne vorrebbe una per stato ed allora si che si avrebbe, finalmante, un globo terracqueo Libero, Egualitario e Fraterno.
    Credo che fra non molto andrò ad abitare in Argentina, e Vi invito tutti a seguirmi, naturalmente se l' Argentina ci vorrà... ma quando una Statista ha la caratura della Kirchner sono certo non avrà remore nell' ospitarci!

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    1. Andare a vivere in Argentina e' la cosa piu' semplice del mondo, insieme al Canada sono i paesi piu' aperti alla immigrazione. In Argentina e' pure scritto nella Costituzione. Ma io non mi farei tante illusioni. Come tutti gli esperimenti sono appunto esperimenti, e' solo il tempo che alla fine ci fa vedere dove finiscono. Di certo quello di mettere il benessere di un popolo prima degli aridi numeri dell'economia e' un grande progetto. L'Argentina appunto come grande paese agricolo entra nelle strategie militari delle grandi potenze, si può perdere una guerra perche' non si ha piu' niente da mangiare e la guerra moderna e' sopratutto logistica.
      Non si capisce ancora quanto di piccolo sogno autarchico vi sia nella politica della Kirchner, vecchio sogno peronista.
      E poi vi sono delle differenze, noi siamo un popolo la cui religione e' la famiglia, l'argentino ha come religione l'amicizia.
      Io ho visto piangere ragazzi italiani immigrati in Argentina. Parole
      e frasi come pentito o "fatti furbo" non hanno una traduzione logica per un argentino. Un pentito argentino direbbe "Ho commesso un delitto?
      Ho pagato? Bene adesso andate in c..."
      Quello che fa Videla per incomprensibile che sia per noi.

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  11. In Argentina si presume la metà sia oriunda Italiana e addirittura, nella provincia e capitale Buenos Aires superi di molto la metà.

    So anche che la causa della non "ufficializzazione" della lingua Italiana è dovuta alla non conoscenza dell'italiano da parte degli Italiani in passato: la stragrande maggioranza erano analfabeti e parlavano solo i loro dialetti, e, d'altronde lo Spagnolo non era poi difficilissimo e molto comprensibile.

    So anche, qualcosa, dei dettami Governativi, attuati da subito, per imporre il Castigliano.
    Ora, io chiedo: perché non fare come nel Québec, dove da una lingua Inglese imposta, si è passati poi ad un bilinguismo?

    Il Québec ora è ,dopo la Francia, il Paese più francofono. Perché non in Argentina?
    L'Argentina è sempre stata l'"altra Italia", l'unica. Quanti intellettuali, artisti, scrittori, rivoluzionari, poeti, pensatori e sognatori Italiani sono andati nella terra Argentina per una speranza?

    So che è un tema delicato che tocca anche il politico, ma sarebbe anche giusto, vero?

    L'idea della lingua italiana in Argentina è una bella idea, qui bisognerebbe premere per un riconoscimento dello status, la via migliore potrebbe essere il riconoscimento di tutte le lingue presenti sul territorio argentino anche quelle dei pochi nativi americani che rimangono, l'italiano essendo di fatto la seconda lingua prevarrebbe.

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  12. Filippin Daniele nasce nel 1989. Ad un certo punto della sua vita sente l'esigenza di capire i cambiamenti demografici dei paesi del nuovo mondo partendo dall'Argentina.
    Per questo motivo un giorno senza pensarci due volte prende le valigie e parte per l'Argentina, spostandosi in molte province del paese per raccogliere dati statistici e storici del paese. https://www.facebook.com/pages/Daniele-Filippin/522808421094711?fref=ts

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