lunedì 24 ottobre 2011

Cristina Kirchner vince le elezioni in Argentina. Il suo piano economico ha funzionato e la nazione procede nello sviluppo e nell'ottimismo.

di Sergio Di Cori Modigliani

Tra i vari luoghi comuni che circolano in Italia, quello che li batte tutti consiste nel ripetere di continuo (come fa il pdl) “è un trend diffuso dovunque nel mondo  vedere la maggioranza al potere penalizzata nei voti in seguito alla crisi internazionale”. Ho sempre pensato che, al di là della banalità auto-referenziale giustificativa, si tratti di un clamoroso falso ideologico.
In Argentina, il presidente in carica Cristina Kirchner viene riconfermata stravincendo le elezioni presidenziali con il 54% di voti e il 59% di seggi alla Camera. Non solo.
La Presidenta batte il record assoluto relativo alla leader femminile più votata democraticamente in tutto il continente americano.
Centinaia di migliaia di persone si sono radunate a Plaza de Mayo, a Buenos Aires, per festeggiare la vittoria, consapevoli e orgogliosi di aver trovato, finalmente, l’erede di Evita Peròn.
In Italia, Cristina è poco nota. Ma si tratta senz’altro di una personalità molto singolare. Donna intelligente, capace e dotata di acume politico poderoso, vanta un impeccabile curriculum per poter guidare l’Argentina. In tutti i sensi.
Per due anni, ininterrottamente, i suoi avversari hanno cercato di metterla all’angolo contestandole il suo più riconosciuto –impossibile da nascondere- vizio personale: la folle spesa personale nell’acquistare scarpe, vestiti, abiti d’alta moda di gran lusso a cifre vertiginose. Dibattiti, polemiche, forum nei talk show, le hanno provate tutte. Alla fine si sono dovuti arrendere. La frase, pronunciata da lei in conferenza stampa qualche mese fa, ha avuto un indice di gradimento del 91%, decretando la sconfitta dei suoi oppositori. “Meglio avere l’ossessione per dei sandali d’alta moda o andare pazze per l’ultima creazione di Christian Dior piuttosto che essere corrotti, essere dipendenti da droghe, illecite o lecite che siano, o avere una qualche nascosta perversione erotica, o fare soldi vendendo armi clandestinamente. Da qualche parte bisogna pur scaricare lo stress. Questo è il mio vizio e il mio peccato, lo sanno tutti. E’ così. Del resto, non si è mai visto nessuno che svende l’orgoglio di una nazione per un paio di scarpe, il che mi rende paradossalmente immune da sospetti. Tanto più che spendo selvaggiamente denaro del mio patrimonio personale, peggio per me. Vorrà dire che quando sarò vecchia e povera farò una colletta tra i miei cittadini. L’importante è fare il bene della nazione, a voi che cosa ve ne importa se alle riunioni politiche internazionali io mi sento in obbligo di comparire vestita alla grande e tutta firmata? Ciò che conta è il contratto che strappo per il popolo”.
Nel corso dell’ultima settimana, i suoi due concorrenti (uno socialista e l’altro conservatore di destra) l’hanno attaccata pubblicamente per aver acquistato pochi giorni prima un paio di scarpe pagandole 8.500 euro. Cristina ha rovesciato contro di loro l’argomentazione sostenendo in televisione “che sarà per me un onore schiacciare nell’urna i miei oppositori con delle scarpe così costose…tra l’altro sono bellissime. Loro parlano così e li capisco. E’ la prima volta nella storia di questo paese dal 1910 che un presidente in carica non può essere attaccato su questioni relative a economia, diritti civili, conquiste sindacali, disoccupazione, povertà, sviluppo, promozione della donna: lì vinco io, dati alla mano”.
E infatti ha vinto.
I numeri lo confermano.
Nel 2011, sotto la sua amministrazione, per il terzo anno consecutivo, l’Argentina rivela uno sviluppo del pil +7,5% (nel 2010 era +7,5% e nel 2009 –piena recessione- +7%); il rapporto tra pil e debito pubblico si aggira intorno al 38%; il pil argentino dai 322 miliardi di euro del 2003 (anno della catastrofe) è passato oggi a 960 miliardi. La disoccupazione che nel 2009 si aggirava intorno al 16,5%, nel giugno del 2011 è stata fissata al 7%, la più bassa di tutto il continente americano. 6 milioni di persone sono state sottratte alla povertà.
Il binario della sua politica è: protezionismo e welfare.
Ha ricostruito il tessuto industriale nazionale. Ha fatto varare delle leggi che penalizzano fiscalmente in maniera gigantesca tutte le industrie che producono all’estero e ha defiscalizzato di ogni onere le industrie che danno lavoro ai giovani assumendo più di cinque persone. Ha privatizzato 24.000 ettari lanciando un piano di agricoltura producendo intensivamente soja. L’86% della produzione lo vendono alla Cina. Gli vendono anche petrolio, argento e lana.
“Siamo l’unica nazione industriale al mondo che non produce manufatti in Cina perché noi siamo contrari allo sfruttamento del lavoro minorile e al non riconoscimento delle libertà sindacali. Noi ai cinesi vendiamo e basta. Loro stanno zitti e comprano, perché a loro interessa soltanto il business. A noi, invece, interessa anche e soprattutto la libertà che tanto faticosamente siamo riusciti a conquistarci”.
E’ detestata dall’oligarchia agraria, dai latifondisti, dall’oligarchia finanziaria (ha istituito una legge che vieta alle banche argentine la finanza virtuale e la speculazione non garantita). E’ adorata e divinizzata dalle classi più povere.
E’ stimata e apprezzata dalla borghesia e dalla classe media.
E’ sostenuta e rispettata da intellettuali, accademici e artisti, che in Argentina contano molto.
Molto abile, ha vinto la sua battaglia elettorale attraverso tre mosse:
1). Ha tolto la licenza alle tivvù private per trasmettere il calcio nazionale e mondiale a pagamento. Sotto lo slogan “el futbol es del pueblo” ha offerto calcio gratis in chiaro. Quando è andata alla riunione con il responsabile di Sky, la Presidenta (così vuole essere chiamata perché “sono femminista e anche se è grammaticalmente scorretto mi piace sottolineare sempre che sono donna”)  ha chiesto all’esterrefatto inviato di Murdoch, il quale pensava che si trattasse soltanto di trovare la giusta cifra, come mai non fosse venuta “di persona la signora Mendy Weng a parlare con me”. (la potentissima consorte di Rupert Murdoch). Non sapendo che cosa rispondere, l’inviato ha chiesto almeno 24 ore di tempo per consultarsi con il capo a Londra. Dopo due giorni ha chiamato dicendo che “forse” la Weng sarebbe arrivata di lì a un mese. “Troppo tardi” ha risposto la Kirchner. Il giorno dopo ha nazionalizzato le trasmissioni televisive di calcio chiudendo un accordo bilaterale attraverso ministeri degli esteri con Brasile, Italia, Spagna, Inghilterra e Germania per trasmettere tutte le loro partite. Non si è riusciti a sapere “ufficialmente” che cosa abbia offerto in cambio, dato che l’ha ottenuto gratis. “E’ molto semplice” ha spiegato Manuel Ybarras, uno dei suoi consulenti “ha chiamato questi vecchi marpioni europei e ha detto loro che o regalavano il calcio o consegnava al tribunale internazionale de l’Aja la documentazione relativa al loro coinvolgimento con la dittatura militare”. Ci sono state proteste da parte delle mamme dei desaparecidos che invece pretendevano di vedere alla sbarra sette governi europei, quello Usa e quello australiano e lo stato del Vaticano. “Siamo realisti” ha detto la Kirchner in conferenza stampa e poi, con diabolica astuzia, ha fatto in modo di farsi seguire in corridoio da due accreditati e riconosciuti giornalisti radiofonici che le hanno “strappato” una confidenza al suo segretario “meglio ricattarli, questi bastardi del primo mondo, sanno giocare solo a questo gioco, bene; così capiranno che stiamo crescendo anche noi”. E’ andata in onda 60 mila volte. La Kirchner non ha mai ammesso né mai smentito.
2). Patrimoniale secca sui grandi latifondi e sulle rendite finanziarie corporative superiore ai 10 milioni di dollari. La cifra ottenuta è stata investita al 100% per garantire un sussidio di povertà statale ai ceti più tartassati e bisognosi (circa 6 milioni di persone indigenti) lanciando un piano di creazione di ammortizzatori sociali per abbattere le conflittualità sociali che possono generare violenza.
3). Abbattute le tasse su tutte le aziende che producono lavoro e assumono manodopera argentina e l’avvio di 26 grandi opere di infrastrutture. Tutte le opere sono state prese in appalto da società edili collegate a Vladimir Putin, il quale, attraverso delle sue consociate, ha aperto sei gigantesche società immobiliari a Buenos Aires investendo nel solo 2010 la cifra di 8 miliardi di dollari per costruire grattacieli, strade, autostrade, scuole. Di fatto –in termini nudi e crudi di mercato- Buenos Aires ha aperto la porta al riciclaggio ufficiale di danaro proveniente dalla Russia, dall’Ucraina, dal Kazakistan. Gli imprenditori russi sono gli unici che possono aprire un conto corrente in Argentina anche di centinaia di milioni di euro senza che venga loro fatta neppure una domanda. A condizione che l’intera cifra venga investita dentro il paese in attività che producono lavoro e non in transazioni finanziarie di tipo speculativo.
Una donna di potere che sa usare il potere. E lo fa anche per se stessa. Come tutti.
Ma il popolo –e perfino l’opposizione- la rispetta perché non ha mai tradito né i suoi ideali, né la sua storia personale né la sua biografia politica.
La Kirchner nasce come sindacalista, prima, e come avvocato dei diritti sindacali poi. Nel 1976, insieme al marito Nestor, entra a far parte del movimento rivoluzionario dei Montoneros e aderisce alla lotta di resistenza armata clandestina contro la giunta militare.
Una volta al potere ha istituito processi legali contro tutti i responsabili. Nel 2009 sono iniziate fortissime pressioni da parte, soprattutto, del Vaticano e dell’Italia, per ridurre al minimo le pene detentive per generali, burocrati, e imprenditori complici. Il nostro Ignazio la Russa, in qualità di ministro della difesa, è andato in Argentina ben sette volte per spingere verso una soluzione morbida. Sono stati –nel 2009 e nel 2010- venti mesi di braccio di ferro tra il primo mondo ricco e potente e la dignità storica collettiva degli argentini. Alla fine, la Kirchner non ha abdicato alla memoria di sè e degli argentini, e per questo merita il rispetto di ogni sincero democratico, argentino e non. Si è schierata “ufficialmente” contro il governo italiano e contro il vaticano, ha confermato tutte le pene detentive denunciando pubblicamente in televisione “l’ignobile pratica dell’ipocrisia buonista per assolvere dei criminali nel nome di un loro presupposto pentitismo: se sono pentiti di fronte a Dio, e se questo è vero, possono passare il resto della loro vita a pregare Gesù dietro le sbarre. Nessuna compassione per i criminali. La Legge va rispettata”. In sette casi (quelli per i quali l’Italia insisteva per assoluzione e pene lievi) la pena è stata moltiplicata per dieci. Tutto il management responsabile a livello militare, economico e politico della dittatura militare è finita sotto processo e condannata all’ergastolo e a pene detentive di carcere duro oscillante tra i 15 e i 25 anni in galere in Patagonia.
La gente, tutto ciò, soprattutto in un paese emotivo come l’Argentina, l’ha sentito come un fatto vero e un fattore nuovo.
E tutti in massa le hanno regalato un poderoso trionfo elettorale.
Anche se spende 25.000 euro per un abito da sera.
Perché ha restituito al paese la dignità del presente e l’ottimismo e la fede nel futuro.
Non è poco, di questi tempi.


5 commenti:

  1. La dignità non è poco né la speranza per un futuro migliore, e non nego questi risultati della "cura Kirchner". Ma nutro una diffidenza tenace nei confronti del peronismo, la "ostinazione argentina" da cui il Paese è intrappolato da più di sessant'anni. Grazie comunque per il post, perché è raro che in Italia qualcuno si occupi seriamente di quel che accade nella nazione sorella.

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  2. Ullalla! Ecchié la Kirchner, Babbo Natale?

    I nostri amici di linea 48 aggiungono anche

    (..) Tuttavia la vittoria di Kirchner implica l'ulteriore indebolimento di un sistema politico già rarefatto, nel solco di una tradizione peronista che spezza la dialettica democratica con un mix di verticalismo, centralismo e populismo.
    Secondo alcuni analisti, la democrazia in Argentina è, infatti, a rischio. Ciò che è certo, è che fin quando durerà il boom economico, difficilmente la 58enne presidente troverà ostacoli sulla sua strada.

    Ecco, vede, così mi pare più equilibrato!

    Saluti

    Melman

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  3. lettera43 non 48...lapsus Freudiano...

    Melman

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  4. Pura invida da parte di qualche d'uno.

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  5. La dignità non è poco né la speranza per un futuro migliore, e non nego questi risultati della.
    Pura invida da parte di qualche d'uno.

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