di Sergio Di Cori Modigliani
Noi non ci
presentiamo al mondo come dottrinari con un nuovo principio: “ecco la verità,
in ginocchio di fronte ad essa!” Noi mostriamo al mondo dei principii che il
mondo stesso ha sviluppato entro di sé. Noi non gli gridiamo: ”lascia le tue
lotte, sono delle sciocchezze, le vere parole d'ordine sono quelle che ti
diciamo noi”. Noi mostriamo semplicemente ed esattamente al mondo il perché
della sua lotta, e la sua consapevolezza sarà un risultato che dovrà acquisire,
che lo voglia o no.
Karl Marx a Ruge, settembre 1843.
Sul sistema di comunicazione
politica in atto.
Gli attuali partiti politici italiani sono arrivati
al loro inevitabile capolinea storico.
Ormai incapaci di
identificare un qualsivoglia aspetto della realtà concreta, i rappresentanti
dell’attuale classe politica dirigente, piddini, pidiellini, refusi storici di
varia natura annidati in liste civiche sia della destra che della sinistra, si
abbandonano al conto alla rovescia della loro esistenza politica –ormai ridotta
a pura sopravvivenza- e parlano, scrivono, e si scambiano messaggi tra di loro
usando un linguaggio ormai estinto, e
quindi obsoleto, desueto, caduto ormai in disuso.
Dimostrano la loro totale
incapacità (nonché assoluta mancanza di curiosità) nel saper accogliere
l’esistenza di un nuovo linguaggio della comunicazione politico-sociale.
E’ la loro stessa struttura
che li condanna, ma loro non se ne rendono conto.
Pensavano che la cosiddetta
“rivolta anti-casta” fosse la reclame di un prodotto pubblicitario da vendere,
come se le nostre esistenze reali fossero un bancone di un supermercato.
Pensavano, quindi, di poter applicare alla realtà il consueto sillabario del
marketing berlusconiano, grazie al quale avevano narcotizzato la nazione per 20
anni, convinti che avrebbe funzionato come al solito. Pensavano che si
trattasse di una “protesta sociale generalizzata” del tutto simile a quelle che
loro stessi avevano generato, ideato, cavalcato e gestito negli anni, arrivando
addirittura al diabolico punto di costruire quella che ho definito “l’industria
mediatica del dissenso” per commercializzare l’antagonismo e trasformare i
batteri dell’esplosione del disagio collettivo in un controllo capillare della
diversità, facendone assumere il comando alla cupola mediatica dell’editoria
asservita. Pensavano di far gestire agli oligarchi la rivolta contro
l’oligarchia, di far gestire ai privilegiati la ribellione contro il privilegio
e ai membri della casta l’opposizione all’esistenza della casta. Pensavano,
cioè, di applicare la consueta formula italiana –sorretti da 70 anni di storia-
che ci avevano lasciato in eredità un fascismo abbattuto in una notte dagli
stessi gerarchi fascisti, divenuti in poche ore ex; un regime democristiano mandato
in pensione e in galera da altri democristiani trasformisti; un passaggio
storico dal comunismo al post-comunismo fatto gestire, però, dai comunisti per
l’occasione divenuti tutti ex; e infine
un berlusconismo proiettato nel futuro delle giovani generazioni attraverso un
ponte guidato dallo stesso Silvio Berlusconi verso il partito di non so che,
figlio legittimo del PDL ereditato e benedetto dallo stesso Berlusconi. Dal 25
luglio del 1943 fino a ieri, il giochetto aveva sempre funzionato, quindi avrebbe
funzionato anche questa volta.
A portare il paese a un
punto di svolta per gestire l’abbattimento della cosiddetta “casta” sarebbe
stata chiamata la casta ai suoi massimi livelli tecnici di competenza.
Questa era la funzione del
governo Monti, non a caso sorretto dall’oligarchia medioevale.
E invece è accaduto qualcosa
d’imprevisto e di indefinibile. Un granello si è inserito nel meccanismo ben
oliato e l’ha inceppato.
Perché è arrivato un
elemento esterno e anomalo, un partito che è un non-partito considerato
minoritario e inutile, che si è manifestato nella realtà maggioritario e utile.
Una pattuglia di 164 eletti che parlano un linguaggio “normale” che risulta
incomprensibile all’attuale classe politica dirigente e alle istituzioni, per
il banale motivo che vengono visti come “anormali”. La realtà è diventata un
paradosso della surrealtà: gli esponenti del M5s mostrano fisicamente a tutto
il mondo, in carne e ossa nella vita reale, l’esistenza di italiani normali che
si assumono l’impegno civico di fornire un servizio pubblico al paese.
Automaticamente, proprio perché trattati subito come diversi antagonisti, gli
altri (piddini pidiellini ecc) sono
apparsi al paese per ciò che davvero essi sono: anormali.
Se domani mattina facessero
un sondaggio elettorale, è molto probabile che il risultato indicherebbe un
enorme ulteriore vantaggio in percentuale per il M5s. Perché si vedono materializzarsi dal nulla - della società
civile reale- delle facce, delle biografie, degli umori, dei gesti, degli
sguardi, che vengono riconosciuti subito come “veri e reali” perché sono come
quelli del proprio coniuge, del proprio figlio, del proprio collega di lavoro,
dei propri conoscenti. Un linguaggio comprensibile al paese reale e totalmente
indecifrabile per le mummie arroccate in un castello kafkiano dove il bene
comune e il destino della collettività sono intesi come azienda privata e non
servizio pubblico.
E voglio parlare di noi
cittadini, fruitori dei media, più o meno imbevuti di dittatura mediatica, più
o meno consapevoli che quando leggiamo un articolo (sul corriere della sera o
su repubblica o sul foglio o sul manifesto o sul giornale o su libero o su la
stampa, ecc.) non stiamo leggendo un articolo scritto a noi e per noi ma un
articolo che Giuliano Ferrara ha scritto per Eugenio Scalfari il quale risponde
il giorno dopo con un editoriale destinato a Sallusti che risponde con un fondo
pubblicato all’esclusiva attenzione di Massimo Franco che poi risponde a Curzio
Maltese che poi viene ripreso in televisione da Gad Lerner che innesca una
polemica raccolta da Michele Santoro e che provoca un subbuglio alla fine del
quale si organizza una festa tutti insieme da Bruno Vespa.
Questo paese è l’unica
nazione nel mondo occidentale (almeno quello che io conosco) in cui i
giornalisti di penna e i giornalisti televisivi dei talk show parlano esclusivamente
tra di loro, parlano di se stessi tra di loro in pubblico, si intervistano tra
di loro, parlano di cose loro e dove i lettori o gli spettatori televisivi non
sono ricettori o pubblico ma passivi guardoni di un incontro privato. Il loro
fine non consiste nell’informare sulla
realtà del mondo, bensì informare, con
aria bonaria e per lo più supponente, su ciò che pensa un loro collega, il
quale inviterà nella sua trasmissione (o nella sua rubrica stampata) il coniuge
o il figlio di chi l’aveva ospitato cinque giorni prima e così via dicendo in
un gioco eterno. Perché chi appartiene a una oligarchia ristretta pensa sempre
di essere eterno. Anche Re Luigi XVI lo pensava; quantomeno fino al 13 luglio
del 1789.
Per loro è davvero
impensabile che possano esserci cambiamenti, modificazioni, sussulti, variazioni:
un meccanismo, per l’appunto, eterno.
Finchè non si inceppa.
Ciò che sta accadendo in
questi giorni mette in evidenza in maniera chiara, netta, lampante agli occhi
di tutti il contrasto e lo scontro tra due interpretazioni del mondo e della
politica, due diverse idee dell’esistenza.
Le segreterie dei partiti
politici attuali non riescono a comprendere (ancora) che cosa sia accaduto e
che cosa stia accadendo. Tantomeno, quindi, sono in grado di capire che cosa
accadrà. Non lo vedono. Non se ne accorgono.
La notizia del giorno
consiste nella presa d’atto che l’unica personalità politica italiana che
mostra di aver capito di che cosa si tratta –e l’ha dimostrato in Germania- è
il nostro presidente in carica Giorgio Napolitano. Ecco qui di seguito la sua
dichiarazione ufficiale non appena rientrato nel suo ufficio al Quirinale.
"Al mio rientro
dalla Germania, ho potuto prendere meglio visione delle prese di posizione
apparse sulla stampa italiana in ordine alle prospettive post elettorali. Sono
state affacciate - sia da analisti e commentatori sia da esponenti politici -
le ipotesi più disparate circa le soluzioni da perseguire. Nel ribadire
attenzione e rispetto per ogni libero dibattito e, soprattutto, nel riservarmi
ogni autonoma valutazione nella fase delle previste consultazioni formali con
le forze politiche rappresentate in Parlamento, mi permetto di raccomandare a
qualsiasi soggetto politico misura, realismo, senso di responsabilità anche in
questi giorni dedicati a riflessioni preparatorie. Abbiamo tutti il dovere di
salvaguardare l'interesse generale e l'immagine internazionale del Paese,
evitando premature categoriche determinazioni di parte".
Come a dire: calma e sangue freddo, ragazzi niente panico, state calmi e
ragionate, non è così semplice come voi credete.
Ma non è detto che ci riesca, a calmarli.
Il comportamento del quotidiano la Repubblica, ovverossia il giornale
sul quale Eugenio Scalfari aveva scritto qualche mese fa “se Matteo Renzi vince
le primarie io non voto PD” conducendo una feroce battaglia per il mantenimento
della vecchia classe politica ormai al tramonto, è stato il primo a scendere in
campo con tutta la propria autorevolezza oligarchica.
Il fatto è che è sceso in un campo di battaglia sbagliato, non sapendo di
aver mancato l’appuntamento più importante in assoluto per qualunque
giornalista o fonte d’informazione: quello con la realtà dei fatti. Ha
sbagliato linguaggio.
Mentre le truppe si scontrano ad Austerlitz, la Repubblica scende su un
immenso prato distante migliaia di chilometri, dove ci sono famiglie che stanno
facendo un picnic. E ancora non se n’è accorto.
Inizia (tre giorni fa) pubblicando in prima pagina una lettera di una
ragazza anonima di 25 anni, volendo far credere che la testata è talmente legata
alla realtà del territorio nazionale da essere abituata a pubblicare regolarmente
petizioni di sconosciute. E’ un atto di sfida. Come a dire: “ cari Grillo e
Casaleggio: adesso vi facciamo vedere che anche noi siamo in grado di usare la
rete”. Il fatto è che hanno usato un linguaggio vecchio applicandolo a un
medium nuovo: la vicenda della petizione viene identificata, categorizzata e
smentita e il risultato si trasforma in un boomerang/flop spaventoso che
peggiora il clima di confusione.
Non soddisfatti della debacle, dell’autogol clamoroso, sullo stesso
quotidiano si prepara il piatto ghiotto per il week end. Viene pubblicato un
estratto ricavato da una intervista che Beppe Grillo ha rilasciato un paio di
giorni fa a una giornalista tedesca. Ma viene alterato il Senso e il
Significato delle parole del leader di M5s, titolando on-line: Grillo: sì al governissimo PD-PDL... In poche ore la notizia dilaga sulla rete e fa
scattare un gigantesco dibattito; come sappiamo la rete amplifica, riverbera,
moltiplica in progressione e trasforma, anche. Se all’origine del percorso la
sorgente produce la deformazione di un evento o di un fatto, tutto ciò che ne
deriva viene automaticamente falsato e quindi la notizia non è più quella che
viene data, bensì un’altra. E’ il modo di affermare un “vero” che in realtà è
un “falso”, perché l’autentico messaggio sottostante (la vera chiave di lettura
dal punto di vista dell’informazione) è un altro, ovverossia: vince chi sulla
rete è più forte; vince chi è posizionato meglio; chi è in grado di prevalere
nei motori di ricerca, per cui è possibile che in rete finisca in prima
posizione, magari con milioni di contatti, il 163esimo commento a una specifica
notizia senza che ormai venga neppure menzionata la notizia e così la “vera
notizia” diventa quel 163esimo commento.
Ma si è verificato un evento
inatteso. La cronista autrice dell’intervista ha pubblicato una smentita di
poche righe apparsa sul blog di Grillo, prima
ancora che fosse lui ad intervenire. E così, la notizia è diventata un’altra: la
stampa mainstream ha scelto di gestire questa fase usando l’informazione in
maniera deformata, dimostrando di essere veicolo di esigenze
politico-partitiche per tirare la volata a questa o quella personalità.
Un altro autogol: aveva ragione Grillo quando sosteneva che la stampa
mainstream italiana deforma, falsifica, altera la verità producendo falsi.
Ecco il breve testo pubblicato da Petra Reski, la giornalista che ha
firmato l’intervista a Grillo che comparirà nel numero in edicola domani
dell’edizione tedesca e inglese di Focus.
"Mi sembrano
tutti impazziti qui in Italia: la mia intervista per Focus non è ancora uscita e già viene citato Beppe
Grillo con cose che non ha detto. Questa tecnica mi ricorda un po quel gioco da
bambini, in tedesco si chiama "Stille Post", giocare a passaparola.
Sul sito di Focus è stato pubblicato un riassunto della mia intervista, e
questo riassunto viene non tradotto, ma distorto, in una conclusione che ho
appena letto sul sito della Repubblica: "Grillo: sì al governissimo"
e poi "Grillo: Ok a governo Pd-Pdl, per legge elettorale e tagli. Ma è una
falsità! Sul sito di Focus non è scritto questo. E' scritto: Grillo non vuole
fare una coalizione né con Pier Luigi Bersani, né con Silvio Berlusconi:
"Se Pd e Pdl dicessero: legge elettorale subito, via i finanziamenti
retroattivi, massimo due legislature e vanno fuori tutti quelli che hanno più
di due legislature, così noi appoggiamo qualsiasi governo" diceva Grillo a
Focus, e aggiungeva: "Ma non lo faranno mai. Loro bluffano per guadagnare
tempo. Per essere sicura di non averti citato in maniera sbagliata ho
controllato di nuovo la trascrizione originale dell'intervista: "Se Pd e
Pdl dicessero: "Legge elettorale subito, via i finanziamenti retroattivi,
due legislature andiamo fuori tutti quelli che abbiamo più di due legislature,
cosi noi appoggiamo qualsiasi governo, ma scherzi. Non faranno mai queste cose.
Loro bluffano, hanno bisogno del tempo, ma non faranno mai queste cose.".
Sul sito di Focus si legge esattamente questo. Insomma. Follia pura.
Normalmente, alla fine del gioco di passaparola, si ride. Ma non mi viene da
ridere di fronte ad un uso così scorretto della mia intervista". Petra
Reski.
La vera notizia quindi, che nessun organo di stampa mainstream
pubblica oggi in prima pagina è: “Giornalista tedesca smaschera la bufala del
quotidiano la repubblica”.
Comunque, secondo me giustamente, la polemica ha toni
smorzati. La Repubblica non ne parla più e la smentita non c’è più sulla home
page del blog di Beppe Grillo. Fine della storia e fine della partitella persa
dal quotidiano per autogoal.
E’ stata fatta, mi sembra, la nobile scelta di non infierire,
proprio per dimostrare (e questa è una ulteriore notizia che si può ricavare da
questo episodio) che la posizione di M5s e di Beppe Grillo non è aggressiva né
antagonista per principio, ma certamente è guardinga, attenta e intende
salvaguardare il legittimo diritto alla libertà dell’informazione.
Così funziona la democrazia diretta quando esiste la
possibilità di intervenire.
Siamo soltanto agli inizi di questa poderosa battaglia tra
due mondi diversi, quello fatiscente che vuole conservare un edificio
putrefatto già condannato dalla Storia e dai nuovi tempi, e quello ai primi
vagiti che annuncia un cambio di passo, un nuovo lessico, un diverso approccio.
Un linguaggio altro.
Si tratta di un modo diverso di pensare che parte
dal presupposto che i cittadini hanno il diritto di avere accesso alle
informazioni reali, alle notizie. Hanno il diritto di sapere come stanno le
cose. E oggi (questa è la clamorosa rivoluzione operata dalla rete e dal M5s) grazie
alla crisi ne hanno anche soprattutto una grandissima voglia:
hanno capito che se non si informano, non partecipano, non pretendono e non
esigono di sapere come stanno le cose, come fanno le leggi, quali sono i
programmi, come amministrano i soldi nelle banche, come erogano i crediti, e a
chi li danno e come e quando e quanto,
chi ha comandato finora seguiterà ad andare avanti per una strada che
inevitabilmente comporterà l’espoliazione e la depauperazione definitiva
dell’intera collettività.
Il che conferma che i quasi 9 milioni di voti al
M5s non sono stati voti di protesta.
Sono voti di chi dissente.
Potete giurarci che tra quei voti ce ne stanno
davvero tanti di persone che non ne possono più del giornalismo della cupola
mediatica asservita di questa nazione.
Per il momento questo è quanto.
Eheheheh non ci si vuole proprio abituare al fatto che oggi non puoi mentire e farla franca... non così facilmente come è sempre stato.
RispondiEliminaE,soprattutto, fuori dall'Italia i giornalisti esistono ancora :-D
Ma a che servono tutti questi post sul Nulla? È questo il nuovo linguaggio dei tempi nuovi? Questa nuova politica mi sembra tanto uguale e parolaia quanto un editoriale dell‘Unità dei tanto vituperati anni 80. Oltre che fuori dalla realtà. Dov‘è che si parla di POLITICA VERA? Che cosa vuole fare M5s su SCUOLA PENSIONI SANITÀ E SPESA PUBBLICA? Ma seriamente però perché sinora ho sentito parlare solo di sussidi di disoccupazione e riciclo dei frigoferi. Non che mi aspetti una risposta. Magari disturbo i fans adoranti che vanno in brodo di giuggiole per l‘intellettualismo di Sergio, un po' come di fronte a certi quadri astratti non osano contraddire l‘esimio critico d‘arte per non fare la brutta figura di sembrare retrogradi.
RispondiEliminaCosa può fare il M5S lo stiamo vedendo in Sicilia. In pochi mesi hanno bloccato il Muos, mettendo in crisi i rapporti con gli Stati Uniti; stanno abolendo le provincie, con il panico degli oltre 400 eletti che si ritroveranno senza mandato. Già si parla del reddito di cittadinanza e di intervenire affinché le tasse delle aziende che lavorano qui rimangano nell'isola, invece che finire dove c'è la sede fiscale. Proprio applicando lo Statuto speciale di regione autonoma. E dire che sinora tutti i politici locali ci hanno campato con l'autonomia senza mai applicarla veramente.
EliminaPensa a livello nazionale cosa potrebbero fare 164 parlamentari che si propongono di stimolare la coscienza civica del paese?
Ancora devono sedersi in Parlamento...comunque non ho notato tutta questa premura nei precedenti insediamenti,va bene la crisi,ma sembra che tutti vogliano un miracolo dal m5s e che sia responsabile di tutti i crimini del mondo;avete pazientato per vent'anni di porcherie profuse con disarmante indifferenza...
EliminaLa cosa a mio avviso eccellente, è che si inizia a sentire finalmente una vera distinzione fra potere esecutivo e potere legislativo. La trattativa attualmente in corso per la formazione del nuovo governo rappresenta, almeno per quello che io ricordo, il primo momento di vera e percettibile distinzione fra i due poteri a lungo dolosamente con-fusi fra loro per mezzo del consociativismo. Questo mi sembra un'elemento nuovo: anche questi due poteri, mi sembra abbiano oggi la possibilità di esercitare un controllo l'uno sull'altro. Fino allo scorso governo sembravano ricalcati uno sull'altro.
RispondiEliminaMM
Mi piacerebbe sapere cosa pensi degli accostamenti che si sta tentando di far passare mettendo in rete un video di hitler del '32 che utilizza le stesse parole di Beppe Grillo?
RispondiEliminaPenso che sia una cosa terribile. C'è una giornalista, Marina Terragni, che ha pubblicato un piccolo post su questo argomento che trovo delizioso: splendido esempio di autentico Buon Senso femminile e di saggezza. Lo trovi sulla sua pagina di facebook oppure sulla mia dato che l'ho condiviso proprio ieri.
EliminaComunque sia lo trovo un fatto allarmante
Ti rispondo io, leggi qui: http://blog.iodonna.it/marina-terragni/2013/03/03/hitler-unchained/
RispondiEliminaGrazie Sergio per il tuo intervento molto opportuno, secondo me. Deve essere chiaro che una parte considerevole dei giornalisti italiani ha dato il proprio supporto alla confusione e alla casta privilegiata che ha creato tanta discriminazione. Nei giornali si è detto di tutto e il contrario di tutto. In questo modo diventava impossibile conoscere la "verità". Sarà quindi molto interessante ora, che si spalancano le porte del Potere, di conoscere i veri numeri, i fatti, i conti, le informazioni nude e crude. Solo così si potrà parlare di scuola, giustizia, ricerca, economia, evasione, lavoro, pensioni, ecc. Siamo ancora nella fase dello "smascheramento". Quindi ora sarà smascherato anche il quarto potere, quello della stampa. Se penso ai contributi che molti giornali ricevono mi vengono i brividi. Noi tutti abbiamo in parte finanziato tutto questo "inquinamento linguistico delirante" della cupola mediatica. Un lusso che non ci possiamo più permettere. Che bisogno c'è poi di avere tanti giornali in giro che dicono tutti più o meno le stesse cose (false, faziose, criptiche, ipnotizzanti, sonnifere)? Per me è stato impressionante osservare come la stampa abbia appoggiato in modo massiccio la campagna elettorale dei partiti tradizionali, snobbando, denigrando, offendendo invece il M5s. E' questa la libertà di stampa e di informazione che ci serve? Quindi grazie Sergio per i tuoi interventi lucidi che possono essere utili a quelle persone che ancora si illudono di ricevere delle informazioni dai mass media e che si interrogano troppo poco sui pericoli e sui danni che comporta la disinformazione. Walter
RispondiEliminaLa smetta di passarsi per un giornalista professionista. Lei non è iscritto alla categoria, come si può evincere online dalle liste dei professionisti e dei pubblicisti. Ci dica dove ha fatto il giornalista, così controlleremo nei singoli giornali. Lei farà la fine di Giannino!
RispondiEliminaDi solito non rispondo ai troll anonimi, tantomeno quando sono così maleducati, aggressivi e intrisi di minacce. Comunque sia, questa volta lo faccio, perchè ritengo sia giusto farlo: è parte della campagna militare mediatica della casta annunciata proprio nel mio ultimo post e quindi le rispondo (a lei e a tutti per esteso). Ho iniziato la mia attività come giornalista nel 1976 al corriere della sera come critico teatrale dove sono rimasto fino al 1984. Il 31 marzo del 1979 mi sono iscritto all'ordine dei giornalisti nella regione lazio. A metà degli anni'80 mi sono trasferito in Usa dove ho lavorato fino al 2005 come corrispondente da Hollywood di diverse testate, soprattutto del gruppo Rizzoli. Ho pubblicato circa 5.000 articoli e ho avuto diversi direttori. Può chiedere ragguagli e riferimenti a Vittorio Feltri, Paolo Mieli, Giovanni Pepi, Walter Veltroni, e a tanti tanti altri i cui nomi, è probabile non siano per lei noti. Può inviare una e-mail ai loro indirizzi per chiedere ragguagli in merito. Nel 1997 in seguito a un furibondo scontro che ho avuto -per motivi politici- con una importante testata italiana nazionale ho denunciato alla polizia con regolare esposto l'intero management di tale testata, dopodichè ho restituito la tessera dell'ordine rinunciando anche ai privilegi economici fino allora raggiunti dichiarando che "mi vergogno di essere membro di un ordine così corrotto". Tale esposto da me depositato presso la questura di Roma contro quella testata è stato riesumato molto di recente -il 20 febbraio 2013- nell'aula I del Tribunale penale della città di Trapani dove sono stato chiamato nella qualità di "giornalista testimone informato dei fatti" in relazione all'assassinio del giornalista Mauro Rostagno, avvenuto nel settembre del 1988. Grazie alla mia testimonianza, e al mio lavoro investigativo professionale, la magistratura, nello specifico la Procura di Trapani, la Procura di Palermo, la Procura di Roma, la Procura di Firenze, la Procura di Aosta e la procura di Ancona, nel 1997 accolsero l'ipotesi da me fortemente sostenuta che individuava nella mafia siciliana i responsabili esecutori del delitto. Il processo si è aperto due anni fa ed è tuttora in corso. Sul banco degli imputati c'è un membro della mafia. Sarò di nuovo in aula, per ottemperare ai miei obblighi di legge, a rendere la mia dovuta testimonianza in data 20 marzo 2013 ore 9,30 del mattino presso la I Corte d'Assise del Tribunale penale di Trapani. Se vuole venire, l'udienza è pubblica e aperta a chiunque. Forse impara qualcosa. E forse impara anche da quale parte conviene stare nella vita per potersi permettere il lusso di poter dire a se stessi: "sono orgoglioso come cittadino delle scelte che ho fatto nella mia vita, nonostante il costosissimo prezzo". Lei, è sicuro di poter dire a se stesso la stessa cosa?
EliminaSpero che la risposta sia esaustiva.
Una parte considerevole della popolazione italiana sembra affetta dalla Sindrome di Stoccolma... la terapia non sarà una passeggiata, anzi comporterà un processo doloroso di autocritica, di elaborazione della vergogna e della colpa......insomma un 'reality check' necessario per la guarigione di una società malata. Però siamo ancora in tempo... Walter
EliminaInteressante leggere l'opinione che si e' fatta Philippe Ridet, corrispondente del giornale Le Monde a Roma, sulla situazione che sta vivendo l'Italia e l'interpretazione che da al voto per il M5S :
RispondiEliminahttp://www.touteleurope.eu/fr/organisation/etats-membres/italie/actualite/actualite-vue-detaillee/afficher/fiche/6269/t/99832/from/4783/breve/philippe-ridet-je-ninterprete-pas-les-votes-grillo-et-berlusconi-comme-des-votes-eurosceptiques.html?cHash=1d22639953?xtor=EPR-10
Temo che pochi giornalisti nostrani (quelli iscritti alla categoria per intenderci) e quasi nessuno dei nostri politici sia capace di tale lucidita e pertanto concordo con l'analisi di Sergio: verranno travolti dalla storia... tanto piu' quanto si saranno opposti al cambiamento voluto dai cittadini. A meno che a qualcuno non venga in mente di ristabilire uno stato "fascista" per impedirlo, con la scusa di salvare la nazione ovviamente !
No, lei deve ancora spiegare perché si "vanta" di essere un giornalista professionista se non risulta iscritto all'ordine dei giornalisti. Peccato che non c'è traccia sul web dei suoi articoli sui quotidiani citati. Ci faccia vedere copia di questi articoli. Lei è un millantatore, a ragion veduta, se non documenta ciò che scrive.
RispondiEliminaRileggersi Orwell. La introduzione alla Fattoria degli animali.
RispondiEliminaSempre che si trovi ancora.
Domandarsi come si diventa giornalisti in questo paese.
Domandarsi come si mantiene il posto in questo paese.
Domandarsi perche' certe pensioni sono spropositamente alte confronto alla media.
Anche un leone sa che se ammazza l'ultima gazzella ha decretato la propria morte.
In fondo tutta questa rivoluzione e' semplicemente restituire il senso delle proporzioni.
Piu' le rimandano piu' entrano in un mondo di instabilita', di odio e di scontro. Hanno tutto, potere, informazione, il tempo che qualche santo li salvi e su questo giocano tutto. L'intelligenza di cambiare
non li e' stata data. Loro un nuovo mondo non lo vedono, peggio non
si danno neanche la pena di pensarlo. Pensano ancora con qualche nocciolina (loro le chiamano punti)di accontentare gli scimmioni. Ma ritraggono la mano in fretta, i morsi mai arrivati gia' li fanno paura.
Ciao Sergio, proprio questo falsificare petizioni per utilizzarle come fango mediatico mi ha spinto a creare una contropetizione http://t.co/C9bG4m1MI8. Richiamo tutti i Partiti ed i Movimenti a gettare la spugna ed invitare i propri elettori a fare Democrazia Diretta applicata. Come dici spesso è cominciata una nuova era. TITOLO "PD, MoVimento ☆☆☆☆☆, SEL, Scelta Civica e altri partiti: Invitino tutti gli elettori ad usare Airesis.it e la Democrazia Diretta" spero di vedere presto anche te su Airesis, ad utilizzare la tua sagacia per produrre una proposta e per diventarne relatore con l'aiuto di tutti noi! A presto
RispondiEliminaEsimio Sergio , secondo me lei non ha bisogno di dimostrare niente a nessuno, i suoi scritti parlano da soli; lei ha una capacità straordinaria di cogliere nel segno ed esprimere in modo superbo le cose che tanti pensano e che non riescono ad estrinsecarle per motivi diversi.
RispondiEliminaMa siamo ancora qui, a credere che basti essere iscritti all'ordine dei giornalisti per essere considerati tali? Non si tratta di una professione come il medico, o altre, che devono tutelare la salute e la sicurezza dei cittadini, Il giornalista, professionista o pubblicista fa poca differenza, esprime le proprie idee a pagamento e spesso è un mercenario che si offre al miglior prezzo. Non a caso l'ordine come esiste in Italia è un'eccezione. E ve lo dico con cognizione di causa perché da oltre 40 anni ho in tasca la tessera dell'ordine. Chapeau quindi a Sergio che ha avuto il coraggio e la dignità di ribellarsi ad un sistema prezzolato.
RispondiEliminaMah...questi anonimi pippipotami viterbesi :) Sergio non te la prendere. :)
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