domenica 17 marzo 2013

Comunque tentino di presentarla, è stata una vittoria della democrazia. Grazie alla presenza dei parlamentari del M5s.



di Sergio Di Cori Modigliani


Chi ha vinto? Chi ha perso?
Trattandosi di battaglie politiche, per poter comprendere ciò che sta accadendo è necessario cercare di capire quali risultati siano stati raggiunti e da chi.
Nel suo libretto rosso, il presidente Mao sostiene che quando il nemico approva ciò che faccio e mi fa  i complimenti, allora io mi devo fermare, analizzare e interrogarmi: vuol dire che è arrivato il momento di cambiare strategia. Il rivoluzionario non va in cerca di applausi, lotta per cambiare la società. Quando il nemico mi vede non deve essere contento, deve essere terrorizzato alla sola idea che io esista, perché io rappresento la sua fine.
Prendendo per buono questo assioma e leggendo le reazioni delle persone più disparate su facebook e sui bloggers in rete, i sostenitori del M5s possono davvero dormire sonni tranquilli. Berlusconi fa sapere che “il vero nemico e pericolo della democrazia è Grillo e il suo movimento” mentre da parte del PD si fa notare, per bocca del suo vice-segretario Enrico Letta Bilderberg “nonostante il M5s abbia fatto di tutto per metterci il bastone tra le ruote, siamo riusciti a dare inizio alla legislatura a dispetto del loro atteggiamento”.
Con le votazioni di ieri si è chiusa -in maniera molto veloce considerando gli standard italiani- la prima fase di questo dopo elezioni.
Penso che il M5s sia l’unica realtà politica che ne esce vittoriosa, con dei risultati davvero importanti, riuscendo a centrare degli obiettivi fino a poco tempo fa davvero impensabili. Da oggi, si apre una nuova fase.
La natura stessa del movimento si basa sullo smascheramento delle contraddizioni del potere in Italia. In questo senso, il M5s sta ottenendo dei risultati davvero prestigiosi, di cui, il più rilevante in assoluto, e poco reclamizzato, consiste nella totale e definitiva sconfitta del ragionier vanesio Mario Monti.
Già questo fatto sarebbe sufficiente per comprendere quanto grande sia stata ( e strada facendo spero che lo sarà sempre di più) la forza d’impatto della presenza del M5s nel parlamento italiano.
 Dopo aver perso le elezioni e aver raccattato una percentuale di voti inferiore del 40% alle sue aspettative, il ragionier vanesio si è lanciato in una squallida inerpicata sugli specchi, cercando di allearsi con chiunque pur di essere nominato presidente del senato e da lì piroettarsi verso la presidenza della Repubblica. Perfino i membri della cupola mediatica sono rimasti esterrefatti dal suo comportamento. Altro che aplomb! Da uomo pragmatico, dopo aver capito che nessuno lo voleva candidare, si è incontrato prima con Alfano e poi con Cicchitto per chiudere un accordo personale. Si è presentato alla riunione dei suoi e ha comunicato la decisione presa: il Cialtrone non era più tale, bensì un prezioso e nobile alleato con cui andare d’accordo; così come, per il Cavaliere, l’uomo che aveva rovinato l’Italia, diventava d’un tratto l’uomo con il quale aggiustare l’Italia. Se il M5s non fosse esistito, tutto ciò sarebbe stato considerato normale (parte del cosiddetto “fare politica”). Sia Monti che Berlusconi avrebbero chiarito la necessità di allearsi per far fronte al “pericolo Grillo” andando a immediate nuove elezioni e Monti sarebbe stato il garante del fronte delle destre, unito e compatto nell’interesse comune. Ma i senatori ex PD convertiti Monti, consapevoli che, a quel punto, sarebbero finiti in bocca a Berlusconi, si sono ribellati con forza minacciando di dimettersi, insieme ad altri di provenienza berlusconiana. Asserragliato in una stanza, è stato obbligato dai suoi ad assumere una linea chiara, di fatto impossibile per il ragionier vanesio, non avendo né idee né ambizioni politiche, essendo il suo unico obiettivo quello di esercitare in maniera piatta e impiegatizia il compito affidatogli dalle banche e dalla BCE. Diversi giornalisti hanno riferito (alcuni con candido stupore) la ferocia caratteriale dell’attuale presidente del consiglio, ormai scoperto, che urlava indispettito. Nel mio quotidiano surrealista, così avrei sintetizzato la notizia rispetto alla giornata di ieri: “Elezioni al Senato: Mario Monti definitivamente sconfitto. Dopo la batosta elettorale, si allea con Berlusconi nella notte, ma viene contestato dai suoi che lo fanno fuori dopo una convulsa riunione d’altri tempi”.
Altri tempi, per l’appunto.
Linda Lanzillotta, donna intelligente, ha capito che i tempi sono cambiati e ha guidato la rivolta. Troppo tardi, però. Ormai, è finita incastrata dentro un partito che ha smascherato il proprio volto alla nazione: una pattuglia guidata da un personaggio privo di etica, sempre pronto ad allearsi con chiunque sia disposto a mettersi al suo servizio.
Rigor Montis è stato eliminato nella totale indifferenza del paese e dei media.

Qui di seguito, in copia e incolla, un articolo uscito oggi su Il Fatto a firma Fabrizio d’Esposito.
Il titolo dell’editoriale è 

Monti ancora sconfitto, adesso rischia di scomparire per sempre”.
A Palazzo Madama, ieri pomeriggio, erano solo due i senatori a vita presenti. Per uno, su invito del neopresidente Pietro Grasso, c’è stata un’ovazione alla fine della seduta. Per l’altro, invece solo imbarazzi e silenzi. Il primo è Emilio Colombo, dinosauro democristiano. Il secondo è lo sconfitto Mario Monti, premier dimissionario da dicembre. Per il Professore di Scelta civica l’analisi della sua disfatta è più psicologica che politica. Ammette un senatore centrista, a microfoni spenti: “Il premier oggi (ieri per chi legge, ndr) ha perso completamente la lucidità”. Spiega sgomento un big del Pd che ha seguito la trattativa decisiva dell’altra notte, tra venerdì e sabato: “Era come impazzito, a ogni nome che abbiamo proposto per sbloccare lo stallo con il centro lui ha risposto: ‘O me o nessuno’. Questo nonostante avesse promesso di tirarsi indietro dopo il no di Napolitano”. Un’ambizione tignosa che ha scorticato a sangue la celebre sobrietà incarnata dall’uomo in loden verde. Monti è salito su una giostra perdente che in 24 ore lo ha portato da Bersani e Napolitano ai berlusconiani e infine all’isolamento nel polo di centro, spaccatosi per la sua ostinazione. Riassunto della puntata precedente: venerdì mattina, Monti pretende dal Pd la candidatura a presidente del Senato, Bersani oscilla e a risolvere la questione è il Quirinale che intima al premier di fare un passo indietro istituzionale. A quel punto il Pd offre ai centristi la Camera (Balduzzi o Dellai) poi lo stesso Senato (l’ex formigoniano Mario Mauro), ma Monti continua a dire no. IL SABATO NERO del Professore si apre con una scena del tutto diversa. Gli squali del Pdl fiutano il colpaccio e vanno in pressing sui montiani, a tutto campo. B. ha messo in campo Schifani e gli schieramenti hanno numerosi contatti. Da un lato, per il Pdl: Gasparri, Quagliariello, Verdini, Bonaiuti. Dall’altro, per i centristi: Mauro, l’ex aclista Oli-vero, Della Vedova. Viene anche organizzato un faccia a faccia tra Monti e Berlusconi, grazie al lavorìo di Federico Toniato, uomo ombra del premier a Palazzo Chigi. L’annuncio del vertice tratteggia scenari che vanno oltre i voti di Scelta civica a Schifani nel ballottaggio con Grasso: lo stesso Monti presidente del Senato o leader del centro-destra oppure ancora capo dello Stato. Un centrista autorevole decifra così il mistero montiano: “Vuole il Senato per andare al Quirinale”. Casini, senatore anche lui, aiuta il premier a fare i conti sui voti. Prima della seduta pomeridiana, il gruppo di Monti si riunisce e si spacca. La scelta è di votare scheda bianca e non fare “la stampella di nessuno”. Ma c’è una fronda filodemocrat: Olivero, Lanzillotta, Maran, Ichino. Gli ultimi tre provengono proprio da quell’area. Il confronto è duro ma prevale la linea dell’unità per non indebolire ancora di più il confuso Monti. Si vota scheda bianca. Gasparri denuncia: “I montiani piegano la scheda prima di entrare nella cabina per farsi controllare”. È il caso della Lanzillotta che si avvicina al seggio e piega la scheda davanti a tutti. Poi dichiarerà: “I nostri voti sono stati decisivi per l’elezione di Grasso: siamo 21 e la differenza di voti rispetto a quelli ottenuti da Schifani è stata di 20 voti”. Grasso passa che è già buio e ancora Gasparri si prende la sua vendetta: “I montiani ci hanno offerto cose oscene”, avrebbero votato Schifani in cambio di un disimpegno del Pdl per favorire la nascita di un governo tra Pd e Scelta civica. Commento di un berlusconiano: “Secondo Monti loro dovevano fare il governo e noi andarci a nasconderci nei cessi. Roba da mentecatti”.

Ormai impresentabile, l’appannata figura di Rigor Montis provoca un incredibile scossone all’interno del PD, di cui sapremo gli esiti soltanto la prossima settimana. Enrico Letta e Matteo Renzi perdono (entrambi) il loro più potente e poderoso alleato.
La presenza del M5s, in soli due giorni ha “letteralmente obbligato” il PD, il PDL e Mario Monti ad arrampicarsi sugli specchi, smascherandone la loro natura, denudandoli dinanzi al paese, provocando insurrezioni o malumori interni ai loro partiti. Sempre su Il Fatto Quotidiano s legge un breve articolo a firma Antonello Caporale in cui si racconta il circo delle vanità, il commercio ignobile delle cosiddette alleanze e in un altro corposo editoriale così conclude la sua interpretazione della giornata: “…Ci stanno tutti: chi per finta chi davvero. E inizia l’azzardo. Via la Finocchiaro, tenutaria dei vecchi equilibri: “Se dicessi che non sono dispiaciuta non sarei sincera”. È dispiaciuta ma si va avanti. Al mattino a Montecitorio appare ora tutto più semplice, i grillini si appollaiano sugli scranni più alti e aspettano l’esito. Sono compresi dalla parte, ma timorosi, impreparati a reggere l’urto così possente. Il loro apriscatole ha davvero funzionato, ma neanche lo sanno”.

In politica, ciò che conta è la battaglia e il suo esito, per poi poter portare avanti il proprio programma. E la si conduce a piccoli passi vincenti, uno dopo l’altro.
In due giorni, gli eletti in parlamento del M5s hanno liberato il paese del peso politico di Enrico Letta e di Mario Monti.
E vi pare poco, come inizio?
Il resto sono tutte chiacchiere da bar, fumo negli occhi, e il consueto squallido tentativo di scompaginare i fatti istillando paure, scenari inesistenti, per introdurre pessimismo e sospetti.
A nome di tutti noi che vi abbiamo eletto, grazie per l’eccellente lavoro.
Se non fosse stato per la vostra presenza, avremmo adesso Veltroni presidente della Camera, Schifani presidente del Senato, e la scelta obbligata per la carica di presidente della Repubblica tra Gianni Letta e Massimo D’Alema.
L’aria sta cambiando.






15 commenti:

  1. Sono d'accordo. I primi risultati sono eccellenti. Sono curioso di vedere il Governo... con delle new entry ... irresistibili... speriamo che non si spezzi la corda. Walter

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  2. sarà intelligente giuliano ferrara, lo pensavo anch'io fino a qualche tempo fa...ma stasera ad "In onda" su La7, a sua insaputa, ha esaltato i cinquestelle, schernendoli, chiamandoli alieni, sprovveduti e definendo berlusconi,al loro cofronto, un gigante della politica. è un uomo sicuramente in malafede e le tv tutte pure sono ancora fortemente nanodipendenti. ferrara ha parlato ai telespettatori come ad idioti, assicurandosi, ma chi sa poi se è vero, il loro consenso..per questo è in mala fede....lui sa che la rete sta portandoci verso lidi che lui non vede. mariagrazia m.

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    1. Bene hai fatto Sergio a chiarire le ragioni dell'errore sull'attribuzione di pensiero ,ma intrinsecamente ,non volermene ,mi hai fatto correre lungo la schiena lo stesso brivido di ripulsa che ho per una intrinseca disponibilità ad accreditare intelligenze di ""cartone"" come quelle di Ferrara,troppo preconcette e faziose per essere ""potenzialmente libere"".
      Lui ha molte fonti di prima mano a cui attingere,non ci vuole proprio una grande intelligenza a trarne un articolo per il suo foglio.
      Transeamus...la tua risposta resta un bel segno................
      Mi sono inserito sull'intervento di mariagrazia,perchè la freschezza delle sue osservazioni ,l'intelligenza intuitiva,sono tra gli elementi fondanti di una realizzazione che sta già avvenendo,un'Araba fenice,che risorge dalle ceneri prodotte dai devastatori del nostro Bel Paese.

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  3. Riporto una sua frase:
    In politica, ciò che conta è la battaglia e il suo esito, per poi poter portare avanti il proprio programma. E la si conduce a piccoli passi vincenti, uno dopo l’altro.
    In due giorni, gli eletti in parlamento del M5s hanno liberato il paese del peso politico di Enrico Letta e di Mario Monti.
    E vi pare poco, come inizio?

    Speriamo che grillo capisce.

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  4. ma ci prendi per il culo? cazzo centra Giuliano Ferrara? gli articoli citati sono sul "fatto quotidiano" e non sul "foglio" e la citazione sugli apriscatotole è a firma di Antonello Caporale altro che del "sagace"!

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    1. E' vero. Vi chiedo scusa, mi sono sbagliato. Avevo copiaincollato i pezzi su word e accanto ci avevo scritto "Il F."; dopo qualche ora componendo il pezzo siccome stavo scrivendo delle altre robe proprio sul Foglio di Ferrara, li ho confusi. Comunque sia, rimane il Senso politico della vicenda. Adesso lo vado a correggere. Ti ringrazio davvero per avermelo fatto notare.

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    2. meno male, avevo letto gli articoli, mi sentivo preso in giro e non capivo il senso di attribuirli a Ferrara.

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  5. Sergio,potresti riprendere le argomentazioni dell'amico delle 16,46?
    Anch'io ho una pessima opinione del ferrarese,una delle tante quinte colonne vaticane infiltrate nella repubblica,con l'aggravante di una delirante cotta per il""capitano d'impresa""(rigorosamente la sua impresa e quella dei sui accoliti)....che ha portato al fallimento ed al commissariamento una intera nazione?
    Cosa è mai l'intelligenza e la capacita' di analisi politica,se afflitta da tracotanza intellettuale e mancanza di bellezza interiore?
    Ce lo regaleresti un tuo commento?Grazie.

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  6. Un bel passo in avanti è stato fatto,sicuramente non tutti hanno afferrato la vittoria politica a prescindere,realizzata solo con la presenza del movimento.Far saltare le carte in tavola era il massimo ottenibile.E le ricadute in questo settore non sono da poco,certi personaggi cadendo diventano valanghe e si portano via molto del marcio che esiste nella politica italiana.Il cammino era lungo ma un bel mattoncino è stato posato.Ora viene il bello stando attenti a non suicidarci.

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    1. Ottima sintesi, sono d'accordo, si tratta proprio di un piccolo ma reale -e realistico- mattoncino. Ciò che sta accadendo a Cipro con la BCE che ruba i soldi ai correntisti è una prova tangibile di come questi tronfi oligarchi gestiscono il loro potere. Ed quello che va disinnescato. Ed è quello che si sta cercando di fare. Siamo soltanto agli inizi.

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  7. Dopo le scaramucce sulle presidenze di camera e senato, si prepara la prima vera battaglia, quella della presidenza della repubblica. Bersani propone Rodotà. Forse sarebbe il caso di dargli la possibilità di pensare (e far pensare ai suoi) di aver vinto facendolo 'passare' coi voti del m5s, stavolta in modo palese.
    Abbiamo rischiato molto con Schifani secondo me

    Nicola

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  8. E fra 3 giorni è primavera... la prevedo estremamente frizzante, i primi segnali sono incoraggianti.. la mia curiosità circa il prossimo presidente della Repubblica aumenta di giorno in giorno. Se veramente per qualche incrocio stellare o miracolo francescano riuscissimo ad averne uno decente quella si che sarebbe un'altra bella pietra angolare per ricostruire questa casa più volte terremotata ma miracolosamente ancora in piedi che è il nostro paese. Buona Giornata a tutti Guido Allievi

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  9. Resta il fatto che anche il M5s non ne è uscito bene, anzi si è diviso. La prossima volta o tutti si o tutti no o tutti bianca, così è il caos . Ci sono delle regole che i parlamentari del M5s hanno sottoscritto. Così sono alla berlina dei media come se non bastasse.

    BUONA RIVOLUZIONE A TUTTI!

    Rasti

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  10. BRAVO SERGIO, L'ARTICOLO E' ECCEZIONALE !!!

    M5S HA FATTO LE COSE GRANDI !!!

    AVANTI TUTTA !!!

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  11. Vi sono vittorie tattiche e vittorie strategiche.
    Immaginiamo l'Italia come una nave che affonda. L'acqua da tempo ha superato la linea di galleggiamento, ormai bagna la coperta. In questi casi un comandante manda l'equipaggio alle pompe e alleggerisce il carico. Per ora il capitano ha mandato la gente alle pompe ma ancora non si decide ad alleggerire la nave.
    Deve decidere di buttare a mare il carico. Ma non lo vuole fare. Per una semplice ragione e' il suo oro. E' anche disposto a dividerlo e cerca di coinvolgere parte del equipaggio. E' questa la sua strategia.
    Andare a gestire questa scelta significa rendersi corresponsabili.
    E questo il comandante ve lo ricordera'. Avete voluto i vostri ufficiali? Bene. Questo e' il risultato. Il carico va buttato a mare. Sono le loro Regioni, Enti, quel enorme apparato che continuamente ha bisogno di gente alle pompe per sopravvivere.
    Scordatevi le cariche che vi vengono offerte, scappate come i bambini dai pedofili che vi offrono le caramelle per poi violentarvi.
    Anzi sedetevi in alto in Parlamento e additateli alla gente. Ecco cosa fanno in questo momento. Discutono delle loro cariche, dei loro privilegi, di chi sara' o non sara' presidente o segretario. Sono loro che si devono spaccare, decidersi ad essere o un partito di veri riformatori o rimanere quello che sono stati fin ora. Un partito di burocrati attaccati alle loro poltrone.

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