martedì 19 marzo 2013

Gli schiavi digitali. E' arrivato il momento della riscossa.


di Sergio Di Cori Modigliani

“Perché sorga un mondo nuovo, bisogna prima che scompaia il mondo vecchio”.
                                                                                                                              Jerome Ferrari


Questo post è dedicato agli operatori mediatici del web.
Agli internauti, ai professionisti della comunicazione, ai dilettanti creativi che aspirano a diventare professionisti.
Ai gestori di siti, di quotidiani on-line, ai bloggers, a tutti coloro che intendono creare un’entità mediatica produttiva in rete, per creare profitto e quindi mantenersi in maniera autonoma e indipendente; per fare mercato dando impulso all’economia.
E’ dedicato, quindi, alla nuova massa di lavoratori sfruttati non ancora identificata né tantomeno riconosciuta come categoria sindacale, per ciò che essa è: gli schiavi digitali.




Il mondo sta cadendo a pezzi.
Il mondo non sta cadendo a pezzi proprio per nulla.
Due affermazioni, queste, che si elidono a vicenda, o vale l’una o vale l’altra. E invece non è così, perché sono parallele, in quanto rappresentano il binario della comunicazione nel mondo della complessità post-moderna. Dipende dal punto di osservazione, e dalla prospettiva di lettura.
Per la famiglia Veltroni, Fini, Buttiglione, Casini, Bindi e compagnia cantante, non vi è alcun dubbio che il mondo stia cadendo a pezzi. Hanno ragione. E’ il loro mondo, è la loro visione della loro rotaia, è la loro interpretazione della società, del lavoro, dell’occupazione del territorio, è quella che sta andando in frantumi. Ma sull’altro binario si muovono le altre ruote del treno che vedono, osservano, e soprattutto vivono, la loro “rotaia” come un momento esaltante di un mondo nuovo che avanza.
La situazione di incertezza, di inefficienza, di paralisi, di crisi e di caos che il mondo occidentale sta vivendo, si manifesta soprattutto nella consapevolezza che un treno non si può muovere con le ruote che girano in maniera asincrona. Le leggi e le convenzioni strutturali del mondo destinato alla sua scomparsa non sono più funzionali, ed è quindi inevitabile che rallentino la corsa portando alla totale paralisi.
Chi appartiene a una delle rotaie pensando che si tratti della totalità, non ha nessuna possibilità di comprendere l’intero percorso: neanche vede il binario, perché la sua percezione è distorta.
Un mondo nuovo, per i sostenitori dello status quo, è inconcepibile.
Quando, agli inizi dell’800, si affermò la rivoluzione industriale, si aprì in occidente una nuova fase dell’umanità. Per i cosiddetti “padroni del vapore” l’idea dell’esistenza era basata sull’affermazione del principio della loro eternità. Una volta preso atto dell’irruzione delle nuove tecnologie avanzate, se ne sono appropriate, le hanno organizzate, sistematizzate, strutturate, cercando di costruire  -contemporaneamente- un modello statico di società basata sullo sfruttamento della forza lavoro, pensando che gli schiavi sarebbero stati schiavi per sempre. La parola “sindacato” nel 1850 era inconcepibile. Cento anni dopo, nel 1950, era diventata inconcepibile una società che non prendesse atto dell’esistenza dei sindacati.
L’attuale crisi occidentale, prima di essere economica, è politica.
E prima ancora di essere politica, è culturale.
Sono andati prima all’attacco della Cultura e della sua trasmissione, che ha provocato l’imbarbarimento della Politica e la conseguente catastrofe economica.
Questa è la ragione dello spaventoso vuoto di saperi collettivi che si è verificato, producendo una classe dirigente ignorante e immeritevole.
Era il modo migliore per garantire “l’eternità” a chi muove le fila dell’economia, impedendo che la società progredisca e si sviluppi senza lasciare indietro nessun individuo.
Il web e la globalizzazione hanno provocato una rivoluzione totale nella gestione e nell’organizzazione del lavoro e delle esistenze. All’inizio si è affermata come veicolo veloce di comunicazione e basta. Il secondo passo è stato quello di consentire l’incontro e lo scambio tra persone lontane e anonime. Infine, è nata quella che comunemente viene definita la “e-conomy” un luogo virtuale che produce ricchezza reale.
I media si sono adattati ai tempi.
I proprietari, gestori, e controllori del web si sono lanciati nella nuova impresa con l’ottica del “mondo vecchio”, pensando cioè di fare una operazione elementare: spostare sul web le caratteristiche del mondo precedente con l’aggiunta e il plusvalore di poter godere di un insperato quanto facoltoso regalo del destino storico: ritornare a un mondo economico precedente a quello attuale, pre-sindacale, privo di garanzie, in modo tale da riuscire a creare profitto attraverso l’utilizzo di centinaia di milioni di nuovi schiavi, caduti giocoforza (proprio per via della crisi) in questa trappola che “elimina dal mercato delle esistenze l’equivalenza Lavoro=Valore”.
Chi ha un sito, un blog, che è auto-finanziato grazie alla pubblicità, è uno schiavo al soldo di due padroni. Uno è il grande provider delle piattaforme di esercizio (mettiamo Google) l’altro sono le concessionarie professionali che forniscono pubblicità (e quindi soldi) in cambio di contatti. Ma coloro che creano, inventano, producono e fanno mercato (cioè i bloggers, i siti, i youtubers) non hanno nessuna possibilità di contrattazione, di salvaguardia, di controllo. Nel più interattivo sistema di comunicazione mai creato, si è costretti a una funzione puramente passiva. A tutti gli operatori viene proposta una soluzione lavorativa basata sul concetto primitivo: “prendere o lasciare; se volete la pubblicità questo è ciò che vi diamo, se vi va bene buon per voi, altrimenti non vi diamo un bel nulla”. Non esiste una legiferazione, una letteratura specifica, una qualsivoglia forma di contrattazione. Non sono possibili (né consentiti) neppure contatti diretti tra un blogger e Google. Chi produce non conta nulla perché non viene né identificato, né riconosciuto come “produttore di contatti e quindi di consumo potenziale che è il fine della pubblicità”. Se lo stesso principio venisse applicato alla stampa cartacea o alla televisione, chiuderebbero tutti domattina.
Invece, in rete, i pubblicitari vivono e si allargano, approfittando di un gigantesco bacino di schiavi a disposizione, i quali sono ignari dei propri diritti, e soprattutto sono ignari della propria forza contrattuale.
Se domani, per esempio, tutti i siti e i bloggers d’Italia, compatti al 100%, decidessero di organizzare uno sciopero ad oltranza, il mercato delle concessionarie di pubblicità crollerebbe provocando l’affossamento delle borse e una crisi economica talmente spaventosa da obbligarli ad aprire immediatamente una trattativa sindacale. Basterebbe questo per comprendere la nostra forza potenziale.

Da cui, la necessità di cominciare a organizzarsi.

Il mondo nuovo nasce nel momento in cui si prende atto che i lavoratori mediatici in rete sono i veri produttori che, in questo momento, reggono l’economia perché consentono l’abbattimento dei costi all’origine. E’ stato ormai calcolato che per le grandi multinazionali (soprattutto automobili, banche e cellulari) la pubblicità in rete garantisce un ritorno superiore del 24% a quello ottenuto sul cartaceo, tivvù e cartellonistica stradale.
Un blogger che vive di pubblicità non è autorizzato neppure a fare domande.
E di conseguenza non può trattare con ciascuno dei due antagonisti proprietari: il server e le concessionarie delle agenzie di pubblicità.

E’ arrivato il momento di scendere in campo e dare inizio alla più importante battaglia politica sindacale dell’era post-moderna: noi pretendiamo che venga immediatamente riconosciuta la nostra esistenza e di conseguenza legiferata: “Vogliamo sederci intorno a un tavolo con Google e le associazione dei pubblicitari e stabilire delle nuove piattaforme con specifici tabellari controllati, a norma di Legge”.

Chiamo, quindi, a raccolta, i lavoratori professionali del web.

Ieri sera, mi sono incontrato con il prof. Glauco Benigni, il più importante sociologo delle comunicazioni di massa italiano, autore di diversi libri importanti settoriali (tra cui quello su You tube) il quale ha elaborato la piattaforma base di rivendicazione salariale degli schiavi digitali.
Insieme abbiamo deciso di dar vita alla U.B.I. acronimo che sta per 
United Bloggers of Italy”.

Vogliamo e pretendiamo l’immediata concertazione.
Rifiutiamo il concetto di schiavitù digitale.
Siamo noi che reggiamo il sistema economico della pubblicità in rete, quindi dobbiamo essere riconosciuti come legittimi interlocutori.

Daremo inizio a una serie di attività.

Il primo passo, in questo momento, è teoretico. Ma in brevissimo tempo intendiamo passare all’azione organizzata.

Qui di seguito, l’articolo tecnico-teorico di Glauco Benigni che deve essere considerato come la piattaforma di base per aprire subito una discussione, una elaborazione comune e costruire il fronte sociale collettivo per la rivendicazione dei nostri diritti.
Essere schiavi digitali non vuol dire stare nel mondo nuovo.
Vuol dire, comunque, essere schiavi.

La linea di demarcazione e di discriminazione tra il mondo vecchio e il post-Maya consiste nell’abbattimento del concetto di schiavitù, nel riconoscimento del concetto di comunità, e nella salvaguardia e difesa dei diritti collettivi sanciti e rispettati da precise e specifiche regole, norme, leggi che garantiscano a tutti, prima di ogni altra cosa, il rispetto dell’equivalenza tra Valore e Lavoro.

Ecco la piattaforma teorica per dare inizio alla prima battaglia politica della rete.




UN SINDACATO DEGLI UTENTI CHE GENERANO CONTENUTI IN RETE



di Glauco BENIGNI     

Attenzione ! L'argomento che segue è importante per lo sviluppo della Specie umana digitalizzata. Si tratta del ruolo economico, altamente strategico, che la Pubblicità ha assunto. Si tratta della sua perversa capacità di apparire quale risorsa fondamentale per chiunque voglia produrre (e vivere) di Contenuti (Politica, Cultura, Scienza, etc...) , ovvero tutta la catena dei media : dai MassMedia all'utente attivo dei Social network, al blogger, allo youtuber di successo.
Del rapporto MassMedia / Pubblicità è stato scritto e detto molto. Nulla o quasi è stato scritto invece sul rapporto tra Contenuti Generati dagli Utenti e inserzioni pubblicitarie, a lato o all'interno di tali Contenuti. L'argomento scotta perchè è in ballo il confronto/scontro epocale tra un paio di miliardi di Utenti Web/banda larga e (soprattutto) i Social network che stanno esercitando seduzione su miliardi di umani. E' il confronto/scontro tra il Talento collettivo e Chi fornisce le infrastrutture affinchè tale talento si manifesti, sia riconosciuto e remunerato. E' la Dittatura latente da parte dei Cacciatore di Talenti. Non è più (solo) “a me gli occhi, please” ma : “portami milioni di occhi degli altri, please”, una pratica già abusata dalla tv commerciale oggi conclamata dall'uso incauto della Rete.







Ecco un esempio che contiene gli elementi fondamentali della scena . Mr X, da una sua postazione fissa o mobile, un giorno apre un account su Youtube o Facebook o altra Comunità digitale e comincia, come si dice, “a caricare contenuti” di qualsiasi tipo. L'algido server remoto del Social network lo accoglie nell'infinito silenzio dei suoi terabytes come si accoglie un moscerino in un castello vuoto. Attenzione però !… da quel momento lo considera “un proprio utente”. Lo ingabbia nei suoi termini e condizioni d'uso e comincia a monitorare le sue attività. I dati relativi a scelte, gusti, relazioni privilegiate, le passa ai centri Ricerca dell'International Advertising Agency (operante sin dal 1938); mentre invece tiene per sé le informazioni (di quantità) fornite dal Counter. Ebbene sì , il Counter, questo sconosciuto, è uno dei più potenti agenti segreti in questa storia . E' lo 007 con licenza di contare e certificare autorevolmente. E' il Dio dei Numeri.
L'ignaro, entusiasta Mr.X, tanto tenero quanto turgido di aspettative, comincia a “lavorare”, sia per se stesso che per il Social Network e produce: musica, poesia, coreografie, esperimenti scientifici, satira, financo critica sociale, magari distruttiva e anarcodigitale ma comunque sempre Content. Un prodotto audioviso che prima non c'era e poi c'è. Ore e ore di Content. Nel caso di Youtube organizzate grazie a videoclips, sonorizzate in modo più o meno lecito, con grafica e testi a scorrimento... con “trovate” promozionali a basso costo. Mr. X è allegro: ha qualcosa da fare, comincia a pensare che una certa parte del suo lavoro futuro sarà gestire un canale su Youtube ... vede che i suoi viewers aumentano: dalle centinaia alle migliaia, alle decine di migliaia... poi un giorno bucano le centinaia di migliaia e puntano verso i milioni di utenti. D'accordo, la percentuale che buca il milione di utenti è relativamente bassa. Ma esiste e aumenterà.
Il counter, nel frattempo, aggiorna i proprietari del Social network: “ C'è un utente che cresce. Cominciate gli inserimenti “leggeri” di pubblicità” . L'utente vede che nel suo channel e nei suoi videoclips cominciamo a comparire inserzioni pubblicitarie. Ohibò ! Non capisce bene cosa sta succedendo. Da una parte gli scoccia il fatto di essere stato arruolato nel supermarket, dall'altra si rende conto che lui/lei hanno cominciato ad uscire dalla nebbia mediatica. Il suo talento è finalmente riconosciuto. Intorno a lui il coro recita il mantra : “monetizza il tuo channel, monetizza il tuo blog“... e Mr. X si convince. “Devo fare più viewers” si dice. E lavora . Anche di notte. Anche in mobilità. Lavora e sogna. Sogna l'opensource e intanto compra.
Compra strumenti di produzione migliori, compra/pirata software di postproduzione, scrive minisceneggiature, coinvolge amici e amiche che fa lavorare gratis e così via . Lavora ! Lavora in attesa che un mitico Qualcuno lo cerchi e gli proponga un contratto in tv, a teatro, all'Università, in qualche posto. Lavora in attesa che gli arrivi un'email da parte della sezione marketing del Social Network dove c'è scritto: “Complimenti. Sei proprio bravo, sai fare la comunicazione virale , ci piaci... e piaci anche alla nostra concessionaria di pubblicità che ha verificato che sei vendibile ai nostri inserzionisti. Vieni a trovarci“. A lui/lei sembra un miracolo. Ma non è un miracolo: è la Rete ! E' la rete che ha preso il pesce .

Mr. X si veste bene, va nell'ufficio marketing e lì gli propongono uno straccio di accordo, non un vero contratto, un accordo vincolato alla riservatezza, un accordo regolato da norme non italiane, con il quale lui autorizza gli inserimenti pubblicitari decisi comunque da Altri. E in cambio …? In cambio : “ogni 1000 viewers”, secondo il famoso cpt, cost–per–thousand, avrà un Compenso.
Fissiamo bene a mente questi 3 concetti : viewers, cpt e compenso. E' la triade di riferimento di un pezzo importante della nuova economia globale digitale. La loro relazione è :
Compenso = cpt n. migliaia di viewers, equivalente aSalario = costo di un'ora lavoro x n. ore lavorate. Si capisce bene che chi fissa il valore del “cpt” determina il valore del mercato digitale globale.
Qui si danno 2 possibilità. La contrattazione sul valore del cpt è tra Mr. X e la Concessionaria che lo tiene per le palle. Oppure non si da possibilità di contrattazione: il cpt è il valore di 1000 viewers su un dato territorio del pianeta fissato (“a monte” dei negoziati ) dalle Autorità. Ovviamente la seconda ipotesi è “troppo democratica” per essere praticata, quindi si applica la prima e si giunge in tal modo a effetti devastanti .
Effetto 1: siccome i viewers sono gli stessi Umani, con la stessa propensione al consumo e lo stesso potere di acquisto, sia che li raggiungi con la tv o con la stampa o con il web , il valore del CPT dovrebbe essere lo stesso che l'Agenzia paga ai network tv o alla stampa. Invece è una frazione molto, molto minore.
Effetto 2 : Mr. X pensa di essere indipendente invece è uno sfruttato alla catena di organizzazione dei consumi e del consenso digitale
Effetto 3: l'intera industria dei Media soffre perchè se gli inserzionisti, grazie al web, possono raggiungere viewers a costi molto più bassi, perchè dovrebbero pagare i Media tradizionali. Ne conseguono chiusure e licenziamenti. Qualcuno grossolanamente commenta: “E chi se ne frega … è il web che vince“, ma sbaglia. Chi vince è la Dominant Minority, la Global Power Elite
Effetto 4: A causa dell'inesistente potere di contrattazione – non ostante i suoi milioni di viewers – ogni singolo Utente che genera Contenuti può essere fatto fuori velocemente non appena la sua linea editoriale diventa “intollerabile” per il modello di vita e sviluppo proposto e difeso dagli inserzionisti pubblicitari e dai loro maggiordomi mascherati da Social network.


Effetto 5 : i Social Network, che furbescamente si ostinano a manifestarsi come qualcosa di diverso dagli Editori tradizionali , che pretendono di essere un porto franco in nome del “fair use”, muovendo sulla scacchiera globale, non pagano le tasse sui territori dove operano.
Per quanto sopra, la prima azione da fare è - utilizzando al massimo le esperienze della liquid democracy - costituire il Sindacato degli Utenti che Generano Content o Sindacato dei pro-sumers, affinchè al momento della contrattazione sul valore del CPT, si faccia riferimento a valori e norme proposti e difesi da un soggetto collettivo e non da un singolo indifeso che si accosta come un cucciolo festante a dei giganti planetari amorali e privi di qualsaisi etica.

Del resto così come si organizzò la difesa del costo dell'ora lavoro in fabbrica si tratta oggi di organizzare la rappresentanza e la difesa del costo del lavoro in rete .

11 commenti:

  1. Secondo me il 99,9% dei contenuti su youtube è spazzatura.
    anzi mettiamoci il 100%.
    Gli autori seri quelli che fanno cortometraggi demo reel o comunque ambiscono ad un mercato audiovisivo maturo e consolidato li trovi tutti su vimeo e novita non ci troverai manco un banner.
    Posso essere daccordo del fatto che google ha una posizione dominante nell'adversing, ma molti si dimenticano l'investimento in miliardi che la società ha compiuto dal 2000 in poi....

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    1. Caro Anonimo,
      e' difficle risponderle. A lei piace usare l'iperbole per sostenere le sue tesi. Io, in questa sede , non posso farlo.
      Comunque ... Le ricerche affermano che dentro Youtube , per lo meno il 20% è costituito da "relevant content". E si tratta di 200 milioni di youtubers. In ogni caso anche se gli altri 800 milioni facessro , come dice lei "spazzatura", il fenomeno sarebbe comunque "degno di studio" dal punto di vista dell'advertising mondiale.
      LO so ... gli "autori seri", come li chiama lei, vanno su Vimeo o Daily Motion o altri Social Network diversi da Youtube, e (alcuni) si rifiutano di ospitare pubblicità nelle loro videoclips (anche perchè lì non si fanno milioni di visionamenti).
      Auguri ! Mi auguro traggano risorse da altre collocazioni del loro lavoro. A noi interessano gli User Generated Media in genere, che siano su Youtube o Vimeo o che abbiano il loro sito proprietario, è assoltamente ininfluente. Ciò che ci interessa è la presa di coscienza del loro ruolo - anche commerciale - nella cultura planetaria e conseguentemente l'ipotesi - quando possibile - di farsi pagare un giusto prezzo per le eventuali inserzioni pubblicitarie.
      Meno male che sulla posizione dominante di Google siamo d'accordo. A proposito dei suoi investimenti devo informarla che ogni singolo cent è arrivato o grazie alla commercializzazione di quanto realizzato dagli utenti o grazie all'andamento trionfale del titolo a Nasdaq. Cioè : il cerchio si chiude sempre nello stesso modo. E' la massa planetaria nei vari ruoli : utenti web o investitori che paga e ripaga i Digital Groups.
      Grazie del suo contributo. Glauco Benigni

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  2. Sì, è una materia che non viene regolamentata in modo equo ed è ora che si faccia qualcosa, prima che sia troppo tardi. Certamente non si può permettere che le grandi multinazionali di internet continuino a spadroneggiare sfruttando i piccoli, intascando profitti enormi senza nemmeno pagare le tasse in modo adeguato. Un lusso che non ci possiamo permettere. E' una materia (non solo economico-finanziaria) che l'inerzia della politica dei Dinosauri non ha ancora preso in considerazione e speriamo che presto qualcosa possa cambiare grazie alle proposte costruttive del Think Tank M5s. E' necessario raccogliere le forze per proteggere e difendere gli interessi della moltitudine di piccoli internauti che producono dei beni (informazione, arte, cultura, idee, ricerca, merci, servizi) per la società. Walter

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    1. caro Walter ,
      a lei rispondo solo GRAZIE , meno male che qualcuno non ha bisogno di grandi "confronti" per ammettere che le cose stanno in un certo modo.
      A proposito del Think Tank M5S : credo che su questa questione dovrebbe scendere in campo direttamente il tandem Grillo-Casaleggio , trattandosi proprio della difesa dei diritti e degli interessi della propria base elettorale.
      Lancio un appello a Chi può far giungere questo dibattito alla loro attenzione.
      Glauco benigni

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  3. Interessante post, anche se penso che sfiori solo la punta dell'iceberg.
    Forse bisognerebbe porsi direttamente la domanda se sia lecito che la gestione quasi monopolistica delle informazioni sul web venga effettuata da privati.
    A ben guardare anche l'intero meccanismo del pay per click con cui i negozi di commercio elettronico acquistano visibilità attraverso gli annunci, potrebbe venire utilizzato in modo arbitrario per far decollare/collassare intere attività...
    Personalmente ritengo che la gestione delle informazioni, come l'acqua, e ogni tipo di rete debbano essere pubbliche e sottostare a controlli ferrei. Siccome internet è però transnazionale e globale forse si potrebbe pensare di "affidarlo" direttamente all'ONU con un budget apposito sovvenzionato dagli Stati.
    Complimenti per il post!
    Dario

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    1. Caro Dario,
      1) E' vero il post è solo la punta dell'iceberg. Uno degli iceberg più grossi del III Millennio.
      2) Comunque vorrei farla riflettere sul fatto che l'informazione nel web è realizzata sia da Soggetti Pubblici che Privati. Ogni Istituzione Pubblica si sforza di informare anche sul web , ogni Rete Tv Pubblica ( per es. ogni aderente alla European Broadcasting Union) è presente in rete con uno o molti siti web. Che poi non raggiungano la visibilità auspicata è una questione molto complessa.
      3) E' proprio il pericolo dell'uso arbitrario di fenomeni quali il "pay per click" che ci ha convinto ad aprire questo forum.
      4) le sue considerazioni finali sono molto interessanti. E' vero: avendo a che fare con un fenomeno transnazionale la sede adeguata di discussione sarebbe l'ONU e soprattutto la sua (temibile) Agenzia WTO (Organizzazione del Commercio Mondiale) . Per arrivare in quella sede stiamo per lanciare un appello ai Governi di Argentina e Islanda, affinchè dopo aver rotto il fronte dei beoti pagatori di debito sovrano, rompano questo nuovo fronte della Schiavitù Digitale. Come ? Adottando per primi sui loro territori un "Cost per Thousand" fissato dalle Autorità Nazionali che gli Inserzionisti siano tenuti a pagare a qualsiasi Medium essi usino. In seguito tali Nazioni potrebbero anche fare da apripista in sede WTO - ONU.
      GRazie per il contributo. Glauco Benigni

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  4. ma perfavore non si può presentare una persona (guardate il suo canale youtube, narciso e fuorviante) "Glauco Benigni, il più importante sociologo delle comunicazioni di massa italiano".. basta una semplice ricerca internet, per venire a conoscenza di tanti altri, che insegnano a monetizzare il proprio blog ed a sfruttare il sistema: dall'americano moneyonline.net agli italianissimi: Giulio Marsala-Marco De Veglia. E l'unico, per ora, in Europa che ha analizzato internet e gli internauti è il Prof. Sociologo Gerald Bronner, si attende la versione tradotta in italiano del suo libro "La démocratie des crédules" (la democrazia dei creduloni. Mi meraviglio, caro e stimato blogger-giornalista, di questa scivolosissima buccia di banana!

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    1. In realtà dovrei considerare questo appunto una variante del troll, ai quali per principio non rispondo. Ho deciso, invece, di farlo, per evitare malintesi ed equivoci. Questa non è una palestra per pubblicizzare propri amici o conoscenti, signor Dionisio. Le persone che lei indica rappresentano soltanto se stesse, anche come curriculum. Abbia pazienza. Io parlavo di persone con professionalità acquisita sul campo dopo battaglie decennali. Ho sbagliato nel dire che Glauco Benigni è "il più importante" sociologo di mass media italiano. Avrei dovuto dire, per essere più precisi "l'unico", ma temevo di esagerare. E' necessario farlo, dunque, oggi, per spiegare la differenza. E' il più noto, riconosciuto e attendibile esperto in tutto ciò che riguarda la produzione, strategia e applicazione dei sistemi audio-visivi e comunicativi in campo satellitare. E' un dirigente della Rai nell'unico settore pulito dell'azienda, quello dove non c'è la ressa dei raccomandati perchè bisogna essere competenti tecnicamente ad altissimo livello: quello della "ricerca scientifica ad alta tecnologia e sue applicazioni". Ha scritto libri importanti tra cui "Apocalypse Murdoch" in cui spiegava ai lettori italiani la nascita della dinastia anglo-cinese. Il libro non è uscito in lingua inglese perchè lo stesso Murdoch ebbe a dire "a me questo Benigni da un po' fastidio" dato che in quel libro c'erano succose notizie riservate. Ragion per cui è finito rinchiuso in un ufficio della Rai dove gli hanno detto "tu stai lì a occuparti di comunicazione, web e satelliti, stai buono e non uscire da lì". Ne esce adesso che va in pensione. L'elenco delle attività professionali di Benigni sarebbe lungo. Se a lei non piace e non sta simpatico, questo sì è accettabile perchè appartiene alle sue opinioni personali che -grazie a Dio- ancora non sono reato. I gusti sono gusti. Il fatto poi che alla dizione da me usata "italiano" lei contrapponga un "francese" la dice tutta sulla sua confusione in quest'ambito. Tra l'altro Benigni è stato l'autore della prima newsletter elettronica d'Europa circa 25 anni fa e in Rai è noto da 30 anni per essere quello "fissato co sta storia dei satelliti e del web" dato che se ne occupa prima che venissero inventati, andandosene in giro per i corridoi sventolando i libri di MacLuhan e scrivendo richieste formali alla direzione generale della Rai perchè si gettassero nel futuro della post-modernità, cosa che non hanno fatto perdendo competitività e territori. La sua lettera è indicativa di come va l'Italia e perchè. Uno cita una firma prestigiosa di studioso eccellente che appartiene al patrimonio nazionale e c'è sempre qualcuno che protesta opponendo degli autentici anonimi o anche peggio i soliti stranieri.
      Non è vero che da noi c'è il vuoto.
      Da noi c'è la clandestinità forzata delle competenze, il che è tutta un'altra cosa.
      O meglio ancora: finora è stato così.
      Lentamente, ma ineluttabilmente, poco a poco e timidamente, "il clan degli invisibili" comincia a uscire fuori dalle proprie tane forzate del dissenso ufficializzato.
      Questo le dovevo.

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    2. Gentile Signora Clary Dionisio
      Mentre sciacquavo nel bicarbonato il suo acido commento ho avuto un'illuminazione. Complimenti, lei ha capito il trucco !!! Io e Sergio siamo il Gatto e la Volpe (nei giorni pari) e Ginger and Fred (nei giorni dispari). La domenica invece rispondiamo ai commenti. Quello che abbiamo scritto, invitando i bloggers ad assumere maggiore consapevolezza del proprio ruolo e del proprio peso sociale non è che un pretesto, un volgare prestesto … E infatti lei, proprio perchè ha capito tutto immediatamente, non si è fatta infinocchiare dal progetto di ampio respiro, dall'illusione di un mondo migliore in cui la dignità collettiva assuma valore. Lei, diversamente dagli altri commentatori sprovveduti, si è ben guardata dall'affrontare gli argomenti trattati. Lei ha tagliato molto corto, centrando il suo arguto chanting sull'ossessivo mantra : “come monetizzare il PROPRIO blog”. Brava ! Così facendo ha abbracciato serena una visione squisitamente parziale e individualistica dell'intera faccenda. Cara Clary , lei ha una gran parte di ragione liberista-calvinista : altro che sbattersi a cercare visioni collettive. Qui siamo tutti contro tutti e chi va su moneyonline “monetizza” di più, e prima degli altri. Cento (mille) anni di lotta tra oppressi e oppressori lo dimostrano : meglio andare a trattare la propria posizione a quattr'occhi con l'Ufficio del Personale piuttosto che partecipare a uno sciopero o a una manifestazione collettiva.
      E inoltre: dimostrando spiccata abilità e destrezza da detective digitale è andata a visionare il mio canale youtube e ha emesso il verdetto … “narciso e fuorviante”. Una critica tranchant da vero studente di sociologia di Nancy. Va bene : OK per il “narciso”. Anzi io avrei aggiunto “strenuamente accattivante e piacione”. Chiedo perdono . E' la noia per gli umani intolleranti e sputasentenze che mi conduce a soffermarmi sulla mia smagliante forma fisica e intellettuale. Però “fuorviante” mi sembra un aggettivo azzardato e improprio! Non dico ancora “offensivo” perchè resto in attesa che lei chiarisca : “fuorviante rispetto a che ? Alla realizzazione della sua visione della Verità Assoluta ? E quale sarebbe ? Monetizzare il proprio blog, I presume.
      Infine, perchè negarlo, è vero che io non sono “il più importante sociologo delle comunicazioni di massa italiano”. La classifica è un segreto esoterico che né le Logge massoniche né i Gesuiti vogliono rivelare. Sergio Di Cori affettuosamente, e vezzosamente, mi definisce così per ripagarmi del fatto che io lo definisco il “più importante scrittore e blogger del secolo” . Gliel'ho già detto : siamo il Gatto e la Volpe, siamo Ginger e Fred, siamo Yin e Yang, siamo Shiva e Visnu ( a Natale e Pasqua). Siamo già stati a Hollywood, Honk Kong, Los Roches e Senigallia, con i soldi dei nostri Editori. Lei non ha idea di quanto abbiamo già monetizzato. Oggi però noi non vogliamo monetizzare il nostro blog, ma molto, molto di più … NOI VOGLIAMO CAMBIARE NASDAQ e ottenere, per i Bloggers del Pianeta, una rappresentanza al G 20 . E questo lei l'ha capito subito, ecco perchè dal suo divanetto ha prontamente abbaiato. Lunga vita al prof. Gerald Bronner , restiamo in attesa che venga definito “il miglior sociologo dell'anno”, come Roland Barthes ritenne di dover fare nel 1976 con Claire Bretecher. A lei piace Bretecher , no ?
      Grazie per il suo commento . Glauco Benigni

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  5. andreina de tomassi28 marzo 2013 alle ore 06:32

    Carissimi Sergio e Glauco, ho letto con molta attenzione, ammetto che ne capisco poco (forse sono sul treno sbagliato), però vorrei continuare a leggervi. Come si fa? Si possono ricevere i vostri scritti tramite l'antica mail? la mia è andreinade.tomassi@alice.it. Non ho ne' blog ne' siti, comunico solo su FB. E sono sicuramente una schiava digitale, ma vorrei leggervi ancora..Intanto, Grazie! andreina

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