di Sergio Di Cori Modigliani
Parliamo, oggi, delle donne italiane. Delle cittadine
della Repubblica Italiana.
Il dramma esistenziale di Renata Polverini mi lascia
indifferente, e trovo stomachevole la sottolineatura da parte dei media del suo
conflitto interiore. Così come non attira affatto la mia curiosità la recente
immissione della consigliera della Regione Lombardia, Nicole Minetti, nella
fascia di mercato della moda, visto che, come lei stessa ha sostenuto nella sua
dichiarazione, “dovevo pur posizionarmi in qualche modo”.
Non voglio più sapere nessuna idea politica di Rosy
Bindi o di Daniela Santanchè, con la loro rispettiva pattuglia al seguito, e
via via tutte le altre, dovunque si siano piazzate.
A me interessa, invece, la narrativa esistenziale
delle cittadine.
La necessaria mutazione antropologico-culturale di cui
la nazione ha bisogno passa, prima di ogni altra cosa, nell’attivare un nuovo
meccanismo di curiosità nella gestione dell’inconscio collettivo, spostandosi
dal gossip (e dalle curiosità titillanti ben orchestrate) alla ”narrazione
autentica di vite vere”.
Là si trova il Senso della nazione.
Tutto il resto è marketing pilotato.
Perché in quelle vite c’è la chiave di comprensione
dell’autentica situazione del paese. Da
sempre le donne sono il tramite di congiunzione, vero cordone ombelicale
sociologico, tra il privato e il pubblico. Capire l’Italia di oggi –intendo
dire quella vera, non le immagini che la cupola mediatica ci propina per fare
audience- vuol dire andare a stanare le
donne, ad ascoltare la loro esperienza. Sapere il vissuto delle donne che
lavorano, che producono, che capiscono, che reagiscono, che cercano spazio, che
allertano, e ascoltare ciò che hanno da dire. Sono sempre state loro a dare la
prima spallata ai maschi e il primo scossone ai sistemi marci. Sono sempre
state le donne le prime a lanciare ogni tipo di allarme e di alternativa. Non a
caso, nel XVI secolo, in Europa, quando iniziavano le prime forme di ribellione
sociale allo schiavismo medioevale, il potere oligarchico, immediatamente, andò
a colpire subito le donne inventando la proverbiale caccia alle streghe.
Le bruciavano vive mandandole al rogo per minacciare i
maschi che le desideravano.
Perché l’altra metà del cielo, e della società,
rappresentata dal genere femminile, è sempre pragmatica . Quindi, ha il polso
della situazione reale. Appartiene alla natura bio-culturale della civiltà, in
tutte le etnie e in tutti i continenti. In un delizioso manualetto di carattere
pedagogico, indirizzato ai giovani maschi viaggiatori, ansiosi di esplorare il
mondo, il grande scrittore Robert Louis Stevenson, consigliava, circa 150 anni
fa “quando arrivate in un paese straniero e volete conoscere la verità di quel
posto, andate a curiosare tra le donne locali, mettetevi ad ascoltare le loro
storie, ciò che loro raccontano, ciò che hanno da dire: capirete così come
stanno davvero le cose”.
Questa è la storia di una cittadina italiana. Di
professione, imprenditrice. Figlia di un imprenditore che lavorava nella Snam
progetti negli anni’50, sull’onda dell’entusiasmo attivato dall’ingegnere
Enrico Mattei. Un’altra Italia. Ma pur sempre la nostra Storia.
La sua disperazione professionale e la sua toccante
sensibilità umana l’ha spinta e portata a prendere atto della situazione
attuale –quella reale intendo- e mettere su un’associazione locale di piccoli
imprenditori, originariamente nata come luogo e momento di coagulo del disagio
collettivo, per costruire un modello di solidarietà avanzato e fermare la piaga
del suicidio degli imprenditori che, purtroppo, prosegue nella sua tragica
statistica. La differenza tra oggi e sei mesi fa sta nel fatto che adesso hanno
imposto la censura.
La nostra concittadina è nativa e attiva nella più
ricca zona d’Italia, in quella zona che fino a poco tempo fa era il polmone
industriale della nazione e che attualmente si sta desertificando
nell’indifferenza generale di Confindustria, del governo, dei partiti. La sua
associazione è divenuta ben presto anche un megafono di denuncia e di protesta
esistenziale.
Ha goduto di un minimo di visibilità iniziale, ma
subito dopo è calato l’angoscioso velo di omertà e l’autocensura della cupola
mediatica.
Ecco qui la sua auto-presentazione e una breve
intervista che mi ha rilasciato per il blog.
Conoscere la sua realtà, conoscere la realtà vera e
viva della piccola impresa nel piacentino, è essenziale per cercare di
allargare lo spettro delle informazioni rispetto alla autentica realtà del paese.
Nel tentativo di formarci in una nuova consapevolezza collettiva, condizione
imprescindibile per poterci evolvere come Esseri Umani. Per far toccare con
mano, al resto della cittadinanza, le conseguenze delle scelte operate dalla
nostra classe politica tutta, dal governo, dalla BCE, dall’Unione Europea.
Per quanto mi riguarda, vale molto più delle notizie
sullo spread o sulle banche, di cui non voglio sapere più nulla. Voglio avere
notizie sulle vite delle persone.
La sua storia è questa:
Salve. Mi chiamo Simona
Pedrazzini, sono un piccolo imprenditore della bassa Padana e non avrei mai
creduto che intorno ai 50 anni quando ormai, dopo tanti anni di lavoro e
sacrifici, avrei dovuto raggiungere quanto meno un minimo di tranquillità sul
futuro, mi sarei invece ritrovata a lottare così duramente e ogni giorno per
mantenere in piedi quanto costruito in 30 anni. La mia piccola Azienda si è
conquistata un nome a livello internazionale ma questo in un mondo dove più
delle idee e del merito e dell’onestà, conta il danaro, non serve a niente.
Quanta amarezza provo nello scrivere e descrivere queste cose, ma è la pura
verità che, sono certa, molti piccoli imprenditori come me, condivideranno.
1). Immaginiamo che l’Italia sia un paese
“normale”. Che cosa vuol dire fare l’imprenditore in un paese “normale”?
Se vivessimo in un paese “normale” fare l’ imprenditore significherebbe
trovare grande soddisfazione in quello che si fa, significherebbe avere
collaboratori per i quali il lavoro non sarebbe un peso enorme ,
significherebbe produrre reddito per sé e per chi con te lavora e da ultimo
significherebbe venire in ufficio senza aver assunto prima un antidepressivo
che ti consente di mantenere un po’ di calma
in questo totale marasma.
2). Come si svolge il lavoro di un
imprenditore, invece, nella realistica situazione dell’Italia?
Fare l’imprenditore
nel nostro paese significa il contrario
di quanto ho scritto prima.
3). Perché, secondo lei, la
Confindustria, le associazioni degli imprenditori, gli enti locali, gli uffici
studi dei partiti e dei sindacati, non hanno fatto e non fanno un lavoro di
formazione con il fine di fornire strumenti adeguati per affrontare l’attuale
crisi?
Fino al settembre 2011 ci dicevano che la crisi non c’era e che i
ristoranti erano pieni, noi piccoli imprenditori che la crisi la viviamo da
quattro lunghi anni non capivamo, pensavamo di essere noi gli incapaci perché
stavano tutti bene e noi no. Da qui i tanti morti (oltre 3000 dal 2007 ad oggi,
68 solo da Gennaio 2012, 8 al mese)
4). Come vive, lei, personalmente
parlando, la sua condizione odierna di imprenditore autonomo?
All’inizio del mese di Dicembre 2011 dopo aver avuto notizia
dell’ennesimo suicidio di un Imprenditore, ho creato la pagina Facebook
“Piccoli Imprenditori e i suicidi di stato “ e contemporaneamente l’omonimo
Gruppo di discussione. Il mio è stato un grido d’aiuto, ero convinta di non
poter essere la sola a vivere una tale situazione ed è stato anche un atto di
coraggio perché creare su un social network una pagina così e comunicare
pubblicamente il mio enorme disagio non è stato facile. Presto ha avuto tanti
riscontri. In quel periodo di questo nessuno parlava. Ho cominciato a
pubblicare su testate giornalistiche online appelli di aiuto, e ho avuto
risposte. Primo fra tutti il “The Fielder” un quotidiano online, poi Radio 24
che con Oscar Giannino e Sebastiano Barisoni che hanno dato vita nel mese di
marzo 2012 a “disperati mai”, iniziativa
che purtroppo è stata sospesa nel mese di maggio per pressioni ricevute dai due
Giornalisti, rischio emulazione la scusa ufficiale, ma chi si suicida per
imitazione vorrei sapere…? Grande effetto mediatico ebbe il suicidio di
Giuseppe Campaniello a Bologna. Darsi fuoco davanti all’Agenzia delle Entrate
non è solo un suicidio, è un grande atto di protesta e anche di coraggio, certo
i media ne hanno parlato ma il sistema ha lasciato assolutamente sola e senza
nessun aiuto la vedova di Campaniello, Tiziana Marrone che vive grazie alla
piccola pensione della madre e questa è un’altra vergogna che non si può non
menzionare. Noi Piccoli Imprenditori non abbiamo nessuna lobby alle spalle,
nessuna corporazione a difenderci, le grandi corporazioni tipo Confindustria o
i Sindacati non si occupano di noi che non abbiamo soldi, ma saranno costretti
a farlo perché siamo il 94% dell’economia nazionale e se dovessimo chiudere
tutti quale futuro avrebbe il nostro Paese? Le grandi aziende hanno fatto fare
da banca a noi piccoli non pagandoci o pagandoci con enormi ritardi per anni.
Noi siamo andati avanti lo stesso con le nostre forze investendo tutto nelle
nostre attività, ora non abbiamo più nulla da dare a garanzia alle banche se
non le nostre idee e le nostre mani che lavorano, ma questo non interessa alla
Banche. Loro ti portano via la casa, ti portano via la vita. La mia situazione
personale è identica a quella di tanti altri. Un matrimonio fallito alle spalle
e in parte la responsabilità è anche del mio lavoro che ha portato via troppo
tempo alla mia vita privata e il peso dei problemi che non finiscono alle 20.00
la sera, te li porti a casa con le inevitabili conseguenze.
5). Sulla base delle sue informazioni
-visto che lei sta sul campo- com’è la situazione, ad esempio, nel piacentino,
una delle zone –notoriamente- a più alta diffusione di industrializzazione
italiana e con un alto tasso culturale di imprenditoria diffusa?
La mia Azienda opera in un territorio che era ricchissimo di piccola
imprenditoria, ora le aziende stanno chiudendo, molte hanno già chiuso, le multinazionali
che erano presenti hanno abbandonato gli stabilimenti, è tangibile la miseria,
chiudono gli esercizi commerciali, chiudono le aziende, tanta disoccupazione,
in una misura che non viene descritta, di cui non si parla. Imprenditoria? Che
cos’è? Non avevo mai visto qui, nel ricco piacentino, persone recarsi al mercato al momento della
chiusura dei banchi a rovistare negli scarti di verdura e frutta…ora ci sono.
6). Che cos’è, secondo lei, che non ha
funzionato in Italia in questi ultimi quattro anni?
Nel nostro Paese e non solo in questi anni è venuto meno il senso di
umanità, la globalizzazione unita all’individualismo del “io posso e con ogni mezzo, anche
illecito, devo” ha fatto perdere di vista quelli che sono i valori e la nostra classe politica lo sta
ampiamente dimostrando.
7). Perché nessuno si muove per
intervenire? Secondo lei, sono stupidi, incompetenti, oppure c’è un qualche
piano strategico retrostante?
Non si spiegano i motivi per cui nessuno intervenga e perché chi
potrebbe fare non fa se non con la possibilità che dietro ci sia un disegno
occulto del quale però anche qui non ne
capisco il fine. Cui prodest? Renderci schiavi? Si, ma di chi? Chi è il Grande
Creditore? A questo non sono riuscita finora a dare una risposta adeguata e
soddisfacente, a capire e comprendere che cosa stia accadendo. Sono solo un piccolo imprenditore
della bassa padana..
8). Lei ha messo su una organizzazione di
denuncia del disagio degli imprenditori, ruotando intorno al concetto di
solidarietà nei riguardi degli imprenditori suicidi. Ce ne può parlare? Di che
cosa si tratta?
Ho creato “Piccoli Imprenditori e i suicidi di stato” per vincere
l’isolamento e la solitudine in cui ci siamo ritrovati perché, come amo ripetere sempre , un
problema condiviso è sempre un mezzo problema. Della pagina e del Gruppo fanno
parte anche i famigliari degli Imprenditori suicidi ma al momento possiamo fare
poco per loro e per tutti. Abbiamo messo in piedi un gruppo di psicologi e
psichiatri volontari per dare un centro d’ascolto a chi è disperato. Ogni sera
sono a disposizione su Skype contattando “aiutoonline” dalle 21 alle 23 dal
lunedì al venerdì. Abbiamo un equipe di Avvocati esperti di diritto bancario e
usura a disposizione. Facciamo quello che possiamo perché purtroppo non abbiamo
possibilità economiche ma se qualcuno ha bisogno per la spesa settimanale o
altre piccole cose , ci siamo.
9). Pensa che sia necessario stabilire un
legame e un collante tra classe intellettuale e classe imprenditoriale, con il
fine unico di rompere il fronte di omertà istituzionale rispetto al problema
Italia?
E’ per noi fondamentale avere l’aiuto della classe intellettuale del
nostro paese perché qui la gente muore e si deve sapere e cosa ancora più
importante dobbiamo fermare tutto questo e impedire che ci siano altri morti.
Solo la settimana scorsa due ragazzi si sono suicidati, un giovane Ingegnere di
25 anni e un disoccupato di 35 anni, nessuno dei media ne ha parlato. Hanno
scelto di non parlarne più.
10). Quali soluzioni immediate si possono proporre?
Sogno nell’immediato una moratoria sui debiti di almeno due anni,
vorrei che si modificasse la procedura di riscossione da parte degli Enti
esattoriali, dare uno stop ai pignoramenti che ti impediscono di lavorare e
quindi di pagare i debiti. Obbligare la banche a fare il loro lavoro che è
quello dell’ISTITUTO DI CREDITO non di agenzia di recupero crediti. Le Aziende
vivono sul credito, se togli il credito finisce l’azienda. Se uccidi il
debitore chi salderà il tuo credito? La mia speranza è di riuscire a unirci
tutti in un'unica grande Associazione
firmando un Manifesto Comune con le
nostre precise richieste e noi di Piccoli Imprenditori insieme ad altre
Associazioni stiamo lavorando su questo.
11). Che cosa può fare un imprenditore
disperato e strozzato? Rivolgersi a chi?
Il solo consiglio che
posso dare ai tantissimi miei colleghi è di tenere duro, di contattarci perché
un’alternativa c’è e anche più di una. Non rimanete soli. Non fatevi isolare.
12). C’è un alternativa? Esiste? E’
praticabile in termini realistici?
Abbiamo grandi Economisti dalla nostra parte e grandi Movimenti in evoluzione, tutti per
perseguire un fine comune, la giustizia e l’equità. Unitevi a noi e
fermiamo il massacro. Perché è ciò che sta avvenendo. Badate bene, questi non sono luoghi comuni o
semplice retorica, è la pura verità! Ma è necessario intervenire subito.
Simona Pedrazzini, imprenditrice italiana della
città di Piacenza.
Spieghi alla signora Pedrazzini che l'alternativa significa capire che chi pagherà il prezzo della crisi saranno i salariati e i piccoli imprenditori quindi o questi ultimi si sbrigano a trovare un modo NUOVO di impostare i rapporti di lavoro; un modo NUOVO di pensare il profitto che loro stessi (i piccoli imprenditori) hanno sempre ritenuto essere esclusivamente quello individuale mentre è arrivato il momento di considerare il "profitto della comunità"; un modo NUOVO di distribuzione del reddito in cui i più ricchi si fanno carico (per il loro stesso bene, se vogliono ancora sopravvivere) delle necessità delle classi meno abbienti e di chi resta indietro nella competizione per lo studio e il lavoro; o avranno il coraggio di cambiare paradigma progettando al di fuori dei vecchi schemi, alleandosi con forze sociali che fino a oggi vengono viste come antagoniste; o loro, PMI, saranno spazzati via dalla Storia insieme ovviamente a salariati, operai, impiegati, disoccupati e anziani.
RispondiEliminaPer adesso tutti si comportano da ignavi e nel momento più drammatico della storia dell'Italia del secondo dopoguerra non si è ancora formato un movimento politico "forte" e (soprattutto) trasversale, ossia non legato esclusivamente agli interessi di classe, di categoria o di bottega.
Nel 2013 si farà giustizia di questa assurda volontà di mantenere a tutti i costi ognuno la propria rendita di posizione, di questa ignavia e mancanza di coraggio nel decidersi a pensare e mettere in atto il NUOVO.
Di tempo ne è rimasto poco, quasi niente e tenete presente che la pena degli ignavi nell'inferno di Dante non è uno scherzetto; ma non vi preoccupate che ne avrete un assaggino anche in terra, tempo meno di un anno...
Glie lo spieghi lei. Penso che il cambiamento tanto auspicato in Italia comincerà a manifestarsi quando la gente inizierà ad attuare una trasformazione alchemica interiore, di pensiero, e di comportamento. Leggendo il suo commento, se ne ricava un grande livore, rabbia e aggressività, ma nessuna informazione. Ciò che sconcerta, nessuna empatia per la situazione esistenziale degli esseri umani. Lo dico a lei come sto cercando di fare con tutti gli altri in diversi settori. Visto che lei sa come risolvere tutto l'impianto econonmico-industriale italiano e sa anche come affrontare il disagio psico-esistenziale di milioni di persone, perchè non fa un partito, un movimento, un centro studi, una fondazione, una banca? La smetta di minacciare le persone che parlano di persone. Si faccia un giochino su facebook e vedrà che le passa. E' la nuova moda corrente del disagio di oggi: aggredire e insultare la gente. Qui bisogna coniugare e rifondare nuovi modelli di compassione e solidarietà per reggere l'urto, non comiziare con la propria affabulazione narcisista. Se non altro, la signora in questione, ogni mattina aiuta i suoi simili. Lei, che cosa fa per aiutare i suoi simili sofferenti? Quanta gente ha salvato, oggi?
EliminaMa di quali minacce parla, scusi? Si riprenda per cortesia e piuttosto si renda conto della situazione in cui ognuno sta pensando ai fatti propri e nel momento più grave non esiste una singola proposta politica sensata. Lo sa anche lei eppure viene a parlare di rinnovamenti alchemici (importantissimi per carità, come si farebbe senza). Ci sono dei buoni video games sull'alchimia, si dedichi a quelli invece di fraintendere grossolanamente quello che i suoi lettori le scrivono. Non ha capito nulla di quello che ho scritto, ma proprio nulla. Sui contributi agli altri io in effetti ne do pagando di tasca mia, spero anche lei.
EliminaSe non ha capito, allora si astenga dal commentare. Oppure se ha capito, buon per lei. la proposta politica di questo blog è decisamente opposta a ciò che lei pensa e credere: uscire fuori dalla paura, sottrarsi, diventarne consapevoli e cominciare da un cambiamento comportamentale esistenziale. Lei parla in modo tale da mettere paura; questo intendevo con l'idea di "essere minacciosi". La gente, di paure, ne ha fin troppe. Una cosa è dir loro falsità per illuderli, come faceva il Berlusca. Ma sono in netto disaccordo con chi aumenta il livello di paura e sgomento; è ilo gioco del momento ed è di facile presa. Per l'appunto, è un atto politico. Se lei non ne è consapevole, non vuol dire che non sussista. Vede, lei scrive che "in meno di un anno" ci sarà l'inferno. A lei non sembra che sia una minaccia collettiva? Ma si rende conto di ciò che dice? Io penso, invece, che entro un anno, quantomeno io, starò in Paradiso e ho tanta voglia di costruirmelo, ed è ciò che cerco di fare ogni giorno, come posso, e per quanto posso. Io la invito, c'è posto per tutti. E' un paradiso laico: vanno benissimo anche i peccatori.
EliminaInnanzitutto le auguro di non andare in paradiso fra un anno, resti fra i vivi per favore.
EliminaCome è evidente parlare di inferno non costituisce una minaccia; se non lo sa italiano "minaccia" significa che io annuncio dei castighi che io stesso erogherò in prima persona o tramite terzi mentre (sempre in italiano, non so in spagnolo) l'inferno o il paradiso (luoghi astratti, non so se ci siamo) spettano solo al Padreterno. Quindi calma con i paroloni.
Quello che ho detto, molto semplicemente, è che ci stiamo rendendo colpevoli di "ignavia" (uno dei peccati della Divina Commedia, come lei sa molto bene) precisamente perché continuiamo a preoccuparci ognuno dei nostri personali problemi invece di cercare con coraggio un nuovo modo di stabilire rapporti sociali e di lavoro diverso da quello che a mio avviso (non so se anche al suo) ci porteranno a un'inevitabile serie di gravissimi problemi.
Lei pensa che non bisogna aumentare il livello di paura, io invece se permette ritengo che sarebbe molto più saggio aprire gli occhi su quello che potrebbe succedere di qui a non molti mesi; in altre parole credo che l' attuale assenza di progetti politici "concreti" (di analisi ben fatte ce ne stanno fin troppe) sia dovuta proprio a una valutazione stupidamente ottimistica della situazione, un "io speriamo che me la cavo" generale.
Mi auguro che abbia ragione lei ma temo di avere ragione io. Qualcosa mi dice che si comincerà a "bailarla con la mas fea" alla fine di novembre e sempre rimanendo sulla Divina Commedia "sarà pianto e stridor di denti" (e oggi in Spagna se le sono date a Madrid); se permette, avendo la sensazione che non tutti se ne rendano conto (ad esempio la sua risposta un tantino aggressiva) provo un po' di amarezza. E poi mi sbaglio e le offrirò una cena e se avrò ragione me la offrirà lei. Ne riparliamo tra qualche mese.
Sergio e' un passionale, tu sei un po' piu' pragmatico e
Eliminarealista, come lo sono io. Ed ai passionali non piacciono molto quelli come noi. Non sono ottimista neanch'io, non so quando arriveranno i tempi veramente difficili, di sicuro si avvicinano velocemente. Ci saranno lotte dure, dovremo abituarci a questo, c'e solo da accettare una
nuova realta' sempre piu' conflittuale che sta arrivando con tutto il bene ed il male che essa comporta. Non ha molto senso un ottimismo a buon mercato "stile pensiero pensiero positivo", mi sembra la classica fuga dalla realta'. Bello il discorso sulla "trasformazione alchemica", dico sul serio, ma somiglia un po' troppo a "la ripresa e' dentro di noi" che ha gia' detto qualcuno. La classica formula magica buona per tutte le stagioni.
Sono almeno 2000 anni che si cerca di redimere la razza umana facendo leva sulla paura (sia essa dell'inferno o del castigo qui in terra) e non mi sembra che cio' abbia prodotto grandi risultati! In quanto alle profezie sul 2012 (penso che a questo ci si riferisca quando si parla di quello che accadra' alla fine di novembre: la fatidica data del calendario maya e' il 21 dicembre, c'e' chi dice che saranno 3 settimane di cataclismi che raggiungeranno il climax in quella data), ci potrebbe anche essere qualcosa di vero, se cosi' fosse pero' il processo e' gia' iniziato (si parla del 1994) e comunque non si tratta di eventi specifici. I tempi difficili sono gia' qui, ci siamo dentro in pieno. Per superarli bisogna curare l'uomo, come dice Modigliani e'un processo alchemico, di realizzazione interiore, di comunione con gli altri, e la paura non fa parte di questo processo. Piuttosto credo il contrario, che assumere il nostro potere (e questo implica liberarsi dalla paura) e' l'unica via d'uscita. Indopama, piu' giu', parla di svegliarsi da un sogno (un incubo, direi) e sognarne un altro. In realta', IT IS THAT EASY!
EliminaAlessandra
No Alessandra, la profezia dei Maya non c'entra. Mi spiace ma in quelle cose non credo proprio.
EliminaParlo di novembre perché in quel mese ci sono le elezioni americane e fino a quel periodo in Europa non deve succedere niente sennò Obama non lo rieleggono. Dopo temo che non sarà affatto un bel vedere.
un'altra che crede nel nemico ESTERNO.
RispondiEliminahahaha,
l'occidente non e' messo bene. il nemico esterno, visto che la maggioranza pensa cosi', ci sara' e partira' una guerra ancora piu' guerra (in guerra, che significa il volere il male degli altri, ci siete gia' adesso) perche' e' questo che volete.
e' una scelta, inconsapevole ma sempre una scelta e la vita la rispetta creando di conseguenza.
Una grave malattia si aggira per l'Europa.
RispondiEliminaSi chiama vergogna sociale.
In un film citato anche in questo blog, Queimada, l'agente inglese, alias Marlon Brando, per convincere gli hidalgos della convenienza della rivoluzione usa un paragone: " Gli schiavi sono come una moglie,
dopo che l'hai sposata la devi mantenere tutta la vita. Il salariato e' come una prostituta dopo che l' hai pagato non te ne devi occupare piu'".
Ma il mondo cambia, anni di lotte operaie hanno garantito la pensione, la disoccupazione, L'assistenza sanitaria e in certi paesi, vedi il nostro, il posto a vita. Condizione sine qua non per godere di questa meravigliosa condizione di schiavo moderno e il moderno salariato e' diventato magicamente come un coniglio bianco estratto dal capello di un prestigiatore il piccolo imprenditore.
Imprenditore parola meravigliosa. In realta' lavoro esterno alle grandi fabbriche organizzato senza spesa dove addirittura si arrivava a decidere il prezzo. Te ne compro tanti a questo prezzo, prendere o lasciare. Pagamento? Anche quello lo decidevano loro. Ma c'era il credito ed eri un imprenditore e il X Y wonderful car te lo potevi permettere e ti avevano dato mano d'opera a buon mercato. Gia', non ti eri accorto di essere solo un capo reparto alla avventura senza nemmeno le garanzie della tua vecchia classe.
Oggi soffri di vergogna sociale, il declassamento ti fa soffrire fino a preferire la morte?
Aiuto?
Prima decidi chi sei, poi butta via questa malattia chiamata vergogna. Poi comincia a pensare a produrre le cose che servono non a loro, alle loro immagini patinate ma a quelli che per disgrazia o fortuna stai diventando a far parte. Vedrai che quando hai deciso di che mercato vuoi far parte le idee cominceranno a venire. Imparerai
ad essere non solo imprenditore ma innovatore.
Ma se vuoi vivere comincia buttare via quella macchina idiota, quella casa idiota, in quella citta' idiota.
Va a guardare un garage prefabbricato da 3000E e pensa come lo puoi convertire in bella abitazione da 40m2.
Va a vedere una Lotus7 e pensala con un motorino da 500cc e un bauletto dietro dove mettere la spesa.
Ti hanno escluso da un vecchio mondo e allora pensa a fartene un'altro. Comincia a escludere loro. Non ti danno piu' prestiti e chiudili il conto e vacci a chiuderlo insieme ai tuoi amici.
Rifiutali, rifiutali, rifiutali senza vergogna, senza nostalgia.
Era tutta merda, pulisciti e vai per la tua strada.
Bello. Questo commento mi piace davvero un casino. Se la pensassero tutti come lei -ma proprio per davvero- Monti & co. dovrebbero fare le valigie domattina e l'intera classe politica si arrenderebbe chiedendo pietà. E' proprio come dice lei. Condivido in toto.
EliminaStrano, pero', dato quello che lei dice e pensa delle donne, che qui a commentare siano in gran parte uomini! Sono una delle poche, suppongo che non faccio numero perche' scrivo da Londra e sono oltre 20 anni che non vivo in Italia.
RispondiEliminaNon e' una critica ma una semplice constatazione...
Alessandra
La sua constatazione è utile, appropriata e molto pertinente. L'Italia è un paese in caduta libera e in declino culturale spaventoso. Penso che neppure gli italiani più vispi si erano resi conto del livello immondo in cui erano precipitati e cominciano ad accorgersene adesso. Si sono creati negli ultimi anni, e in misura esponenziale negli ultimi mesi, dei continui ghetti a circoli concentrici. Le donne, ormai, frequentano soltanto -per lo più- blog di donne e hanno fatto diffondere la voce che non gradiscono in nessun caso l'intervento dei maschi in questioni relative al mondo femminile. A me l'hanno proprio detto chiaramente. Non sono graditi neppure interventi su tematiche legate alla violenza e simili. Mi dispiace per tutti noi. E' stata una trappola micidiale nella quale, purtroppo, le donne sono cadute senza rendersene conto. Triste ma vero. E pensare che il "divide et impera" è la spina dorsale di un'idea maschile del mondo, ma non lo capiscono. Recentemente ho provato a fare ogni tanto dei discreti quanto timidi e appena accennati commenti su blog che si occupano del sociale e sono tenuti da donne, ma non c'è stato niente da fare. Il mio è un blog frequentato dai maschi perchè in Italia ormai si vive dentro a ghetti: quelli della MMT parlano soltanto con i loro; i massoni parlano soltanto con altri massoni; le femministe soltanto con altre donne anche se sono oche e corrotte; quelli del PD con quelli del PD; i grillini con i grillini, e così via dicendo. Qui arraivano ad ondate e ci sono diverse fasce; parecchi (per fortuna) commentatori intelligenti, poi ci sono quelli che arrivano entusiasti perchè pensano che io appartenga a un certo club; poi, quando si accorgono che qui non c'è tifo, si irritano, diventano aggressivi, protestano. Per loro è inaudito. Soltanto l'idea di avere a che fare con esseri che non siano parte del proprio branco rassicurante, in Italia, è diventata una vera eccezione. Gli unici che parlano con chiunque e si muovono a tutto campo sono i membri della finanza oligarchica e del potere. Se uno si sente libero, in Italia, si auto-esclude dalla socialità e si condanna al totale isolamento. Questa è una nazione che ha finito per innamorarsi (a propria insaputa)delle divise. Non importa quali. Purchè siano riconoscibili. Ciò che spaventa è un essere, una persona, dei gruppi che non siano immediatamente identificabili e definibili. Questa è la ragione economica per la quale l'Italia (come marketing) non ha prodotto nessuna moda in occidente negli ultimi 20 anni in nessun campo. Gli italiani, le mode, le vogliono seguire, non le vogliono più inventare. Noi siamo condannati a poter agire come topi dentro il piccolo labirinto. E' molto difficile, per non dire quasi impossibile, avere dei confronti o scambi di idee con persone che appartengono a un genere, censo, età, regione, esperienza, vita, abitudini, diverse dalle proprie. E' scattato un meccanismo inconscio di bulimìa narcisistica, per cui tutti vogliono soltanto incontrare delle persone che la pensano come loro e aderire a club dove hanno la garanzia che tutti i membri la pensano nello stesso modo. Non è un caso che la prima persona a sottolineare questo aspetto sia una donna che non vive in Italia, ma abita all'estero come lei. E' molto difficile che una donna, oggi, faccia una notazione simile. Lo dà per scontato. Se ne accorge chi da lungo tempo ha scelto l'esilio.
EliminaQualcosa di cui lei ha scritto nella risposta, lo scorgo anch'io nel vivere quotidiano, ma in questa ricerca della divisa ho l'impressione che sia la paura a governare i gesti di talune persone, una paura folle, che specula sulla convinzione indotta, che siamo tutti esseri irrimediabilmente sbagliati, inferiori. E' stato distorto il concetto di umanità, da questo punto di vista concordo quando dice che sono le storie di cittadini reali che adesso dovrebbero essere raccontate. Però ho anche l'impressione che da parte degli individui sia già iniziata una ricerca in tale senso, almeno sottotraccia, ma a mio parere sono in tanti che stanno cercando di capire che cosa significa essere un umano, i modelli della televisione ormai hanno finito per procurare depressione e frustrazione, forse è anche per questo che si è impressa una cultura delle "divise". Non escludo che potrei aver detto delle fesserie, ciò che ho esposto comunque descrive il mio vissuto, nonchè personale dilemma esistenziale, cominciato da quando ho compiuto 30 anni.
Eliminasono d'accordo. è la paura il motore ed è anche l'incorporazione inconscia del modello televisivo berlusconiano che ha agito in maniera subliminale. La depressione e la frustrazione è massiccia e ormai l'aggressività è norma nelle relazioni e nei comportamenti. Recuperare la narrativa esistenziale mi sembra un buon punto di partenza. Ritornare ad essere curiosi delle vite altrui, uscir fuori dal nostro ego e pensare che esistono vite più interessanti delle nostre, comunque siaq meritevoli della nostra -quantomeno- attenzione.
EliminaIo posso parlare della mia esperienza personale. Trovo naturale la tendenza a frequentare persone con le quali si dividono mentalita’, valori ed esperienze. Il che e’ molto diverso dal ghetizzarsi, proprio perche’ e’ piu’ interessante confrontarsi con persone diverse, arricchisce di piu’. Purtroppo oggigiorno c’e’ questa tendenza alla separazione, in Italia c’e’ sempre stata (in fondo gli italiani sono molto provinciali) e quindi la divisione e’ sempre stata tra i ricchi (e i nuovi ricchi) e i poveri (o ‘di sinistra’, anche se non necessariamente proletari). Il paese piu’ divertente nella mia esperienza e’ la Spagna, o meglio Catalonia, dove ho vissuto per molti anni: credo che abbia a che fare con la liberta’ sessuale, i ceti e le razze si mischiano sulla base di una sorta di attrazione alchemica, e si passa molto tempo all’aperto e a far festa piuttosto che a discutere di problemi esistenziali (il che va anche bene, e’ terapeutico). Qui in Inghilterra c’e’ sempre stata una divisione di classe, e si va acutizzando. Pero’ poi tra la gente normale (non i pochi privilegiati), c’e’ la tendenza invece a mischiarsi, e lo trovo rinfrescante! Io per esempio mi occupo di terapia e lavoro nel sociale, e benche’ devo ammettere che e’ un campo prettamente femminile, ci sono anche molti uomini (gay e non ) coinvolti. Un altro dei miei interessi mi porta a viaggiare quasi ogni anno in Tailandia, per dei ritiri a cui partecipo in un centro taoista. L’ambiente e’ molto internazionale, senza distinzioni di nessun tipo, benche’ devo ammettere che ancora non ci ho trovato gente di colore (indigeni sudamericani si’), e mi sono chiesta il perche’ non trovando pero’risposta. Dall’Italia e’ molto che manco, so che la situazione e’ catastrofica (anche qui non e’ rosa, pero’ mi sembra che ci sia un tentativo, almeno, di trovare soluzioni): mia sorella va ogni anno, e mi diceva che quest’estate non ha visto nessuno, erano tutti depressi e chiusi nel loro dolore esistenziale. Il che impedisce di reagire. Per esempio, in Spagna (oggi c’e’stata una grande manifestazione al Congresso dei deputati, sto cercando di capire cosa e’ successo ma e’ un po’ presto, ho visto pero' un video, la partecipazione sembra essere stata imponente) molti giovani stanno occupando paesi abbandonati e stanno mettendo su comunita’. Anche nelle terapie alternative, l’Italia e’ rimasta al medioevo (ancora le farmaceutiche la fanno da padrone), per non parlare delle fonti energetiche (in Spagna c’e’ piu’ sperimentazione, anche casalinga, aiutati dal fatto che ormai la maggior parte dell’informazione viene dal sudamerica e quinde e’ in spagnolo).
EliminaIn Italia cosa si fa? Si continua a bere Cocacola e a mangiare Monsanto (e, nel frattempo, un po’ di Prozac)?
Aggiungo:
“psychologists explain why the media and many of the public are so reluctant to question the official story. The reasons come down to trauma, belief in authority and cognitive dissonance. People simply do not want to believe anything that contradicts their “world view” and their faith in the authorities that provide their security. Confronted with contradictory evidence, people resort to denial as a defense mechanism”.
Lo so che Sergio lo aveva gia’ detto, ma non nuoce ricordarlo.
Alessandra
Ci sono anch'io, leggo sempre, rifletto e non esterno spesso i miei pensieri, ma ci sono tutti i giorni.
EliminaIn particolare, ultimamente ho visto parecchie donne intervenire sia in TV o luoghi pubblici, sia appunto qui, in questa intervista. 'Donne imprenditrici' sempre... donne che hanno saputo costruire una impresa (e che ora purtroppo stanno lottando per non farla morire). Solo una parte della realtà, purtroppo. L'altra realtà è invece composta da donne che accompagnano i bimbi a scuola, forse vanno a 'servizio' qualche ora per arrotondare e che probabilmente non hanno il pc e non leggono i 'blog', non stanno su facebook, e il pomeriggio stirano i panni guardando barbara d'urso.
E sono davvero tantissime, credetemi.
Come si fa far passare la 'conoscenza' e la 'consapevolezza' a questi milioni di donne, non imprenditrici, ma semplici operaie, impiegate, casalinghe? Eppure anch'esse sono il cuore respirante della nostra società, ma non hanno nemmeno la possibilità di 'scegliere' e l'imprenditrice in TV è talmente distante dalla loro realtà, che la figura presentata diventa effimera e finta.
Spero di essere riuscita a farmi capire.
E' difficile poter pensare al garage prefabbricato, quando prendi 1000 euro di stipendio al mese, perchè è difficile sopravvivere con quella cifra. Credo che il problema sia qui, noi schiera di impiegatucce operaie e donne a ore in nero, a volte anche divorziate con figli da crescere, quindi sole, non possiamo permetterci nemmeno di sognare. E' tristissimo.
Se lasciassi che i soldi condizionassero la mia capacita' di sognare, starei fresca!
EliminaTi racconto una storia: l'estate scorsa ero disoccupata; ad un certo mi scrissero dall'Australia per chiedermi se sarei andata in Tailandia per il ritiro (il 2011 non ero andata). Ci pensai un po': la razionalita' avrebbe detto che no, non avevo soldi e neanche lavoro. Feci un po' di 'clearing' (non so bene come spiegarlo), mi guardai dentro, mi chiesi se era la cosa giusta e davvero quello che volevo. Risposi di si'. 2 giorni dopo, mi chiamarono per offrirmi lavoro...inutile dire che andai. Si chiama 'sincronicita''.
Alessandra
Ciao, che bello leggere di qualcuno che la sincronicità la conosce e la pratica. Anni fa ho scoperto il libro di deepak chopra e da allora mi ha sempre affascinato. Anche io ho vissuto in Inghilterra e adesso vivo e scrivo dal centro Asia. Mi piacerebbe sapere qualcosa di più del centro taoisti di cui parlavi prima. Thanks a lot. Pinkfloi(at)hotmail.it.
Eliminasi chiama "creazione istantanea del sogno seguendo il volere di chi lo sperimenta".
Eliminaquesto "volere" lo diamo col nostro stato d'animo.
In effetti io penso di aver sempre praticato (dipendendo dallo stato d'animo) la sincronicita', come molti piu' o meno (in)consciamente. Questo termine l'ho scoperto da poco...adesso e' hype nel NLP (programmazione neurolinguistica)...puo' essere utile. Suppongo che 'tutte le strade portano a roma' pero' poi ognuno deve trovare la sua. deepak chopra va bene perche' e' molto divulgativo, pero' per me la sua utilita' si ferma li', io sono molto pragmatica, devo fare esperienza.
Eliminamyname, poi ti scrivero' e ti daro' piu' informazioni. non credo che siano relevanti per tutti i lettori qui. E': Pinkfloi@hotmail.it? con la 'p' maiuscola?
aless
la malattia piu' grave dell'europa e' la paura del giudizio degli altri.
RispondiEliminadevi essere come ti vogliono gli altri e gli altri vengono pilotati in primis dalla tv, il nuovo centro, il nuovo Dio.
esteriore e quindi illusione.
state vivendo un sogno pensando che sia la realta'. NON LO E', E' SOLO UN SOGNO.
ma non lo sapete e la paura fa in modo che non lo impariate. cosi' avete scelto, la paura pe n uovo vi fa rimanere nel vecchio mentre invece tutto cambia perche' la vita senza cambiamento non puo' esistere.
sarebbe sufficiente mettere via la paura e sostituirla dal coraggio che immediatamente, come per MAGIA, tutte le informazioni su quello che dovete fare ogni istante vi arriverebbero puntuali come un treno svizzero.
paura o coraggio, questa e' la scelta e non si sceglie un qualcosa la' fuori ma un qualcosa qua dentro. il la' fuori e' illusione e viene creato di conseguenza al dentro. ma per saperlo occorre avere il coraggio di sperimentarlo.......
sono d'accordo...infatti, il potere, con diabolica abilità, regolarmente inventa ogni giorno motivi di paura per intimorire sempre di più la gente, e la gente ci casca....è così....un gioco elementare di controllo....
EliminaRedistribuzione delle ricchezza! Il sistema è strutturato in modo che si concentri nelle mani di poche persone. Corrompendo quattro gatti e concedendo qualcosa ogni tanto alle categorie, quel tanto che basta per tenerle separate. A turno, una volta gli operai, una volta i commercianti, una volta gli artigiani, ecc e così ecco fatto dei bei gruppi ognuno contro l'altro armato per salvare il proprio orticello. Pensando che se l'orticello dell'altro chiude, s'ingrossa il proprio (una volta, adesso che si salva il proprio). Invece l'unica possibilità è stare uniti.
RispondiEliminaAvrei fatto un'altra domandina,chi ha votato e chi voterà alle prossime elezioni.
RispondiEliminaContinuo con una premessa,sono un lavoratore dipendente (produco lavoro vivo e secondo gli ultimi dati mantengo altre 5,4 persone che si occupano di lavoro morto) per definizione sono un cittadino che paga le tasse,tutte e anticipate e non scarica nulla delle spese connesse all'erogazione della mia forza lavoro,poi abbiamo il lavoratore autonomo che non le paga oppure quando non ha i soldi decide di non pagarle di rateizzarle (fortunatamente per lui io non posso farlo) ma una cosa la fa sempre,vota per la continuità almeno finchè c'è grasso.....ma questa è una questione di giustizia sociale e oggi non possiamo permetterci questi lussi, quello che serve veramente è credito,brava hai capito tutto.
andiamo dritto al sodo. chi manovra conosce la vita ed oltretutto non lo fa a fin di male (lo fanno quelli subito sotto potenti ma inconsapevoli) ma sanno di dover giocare alla parte del cattivo perche' la vita per essere tale ha bisogno degli estremi, la massa che cerca di difendersi no, la vita non la conosce affatto.
RispondiEliminail manovratore conosce il sogno, la massa pensa che sia reale e che ci si debba muovere secondo le regole che vede "la' fuori".
purtroppo fino a che continuera' a credere alla propria illusione una uscita non puo' esserci, questa e' la legge.
quindi che fare? secondo me l'unica soluzione e' quella di provare (se uno se lo sente) a rendere la gente consapevole di cosa sia veramente la vita, in oriente molti lo sanno, non e' un male che colpisce ovunque, e' l'occidente che e' completamente all'oscuro, il luogo piu' buio.
per uno che vuole provare di dirigere la propria vita occorre per prima cosa conoscerla, oggi l'occidentale non la conosce e pensa erroneamente che sia una cosa che invece non e'. da qui non ne esce poiche' ogni volta che cerca di sconfiggere il nemico la vita glielo crea, in un vortice senza fine.
occorre pensare un mondo nuovo, bello, che piaccia per poterlo avere, non c'e' bisogno di sconfiggere il vecchio, anzi e' impossibile perche' esiste fintanto che si cerca di sconfiggerlo, il vecchio va lasciato andare, dimenticato e sparira' da se' in un attimo.
quindi:
1- dagli articoli di Sergio si impara a capire che una soluzione "la' fuori" non esiste, piu' rimescoli e piu' tutto peggiora.
2- da qualcun'altro, nel momento che lo si chiede, si impara a capire cosa sia la vita e come governarla.
siete fortunati che certe informazioni oggi possano arrivarvi in un blog su internet, fino a poco tempo fa quasi nessuno voleva ascoltarle (non che non volevano darvele, anzi...) per cui rimanevano tra pochi eletti.
chi si sente pronto e' giunto il momento in cui puo' cambiare e molto, talmente tanto che adesso gli puo' solo apparire incredibile.
ma ci vuole il coraggio di fare reset, di lasciare ogni pregiudizio ed incamminarsi verso il nuovo, senza paura.
la paura, anche se non lo sapete, gioca il ruolo chiave nel rimanere schiavi inconsapevoli e (illusoriamente) impotenti. siete invece potenti ed assai, basta solo imparare ad usare la creazione nel modo giusto.
Mi piace. Sono sempre stato un grande fautore della "verità del potere personale".
Elimina"casualmente" come sempre la vita oggi offre un altro aiuto a chi vuole riceverlo:
RispondiEliminahttp://www.stampalibera.com/?p=52716#more-52716
Bell'articolo questo di stampalibera...di fatto la modifica dell' ologramma è possibile su base quantistica peccato che chi ha riportato l'informazione concluda così:
EliminaQuesta capacità è tua in questo momento, è il tuo diritto di nascita.
“Beati i sognatori, perché erediteranno il mondo”, Gesù Cristo.
Con molto amore,
Avasa
La solita banale frase riportata, la perpetuazione dell'inganno!!
Ancora una volta si parla di "amore", ma se parli di amore e di bene legittimi nella mente dei popoli anche i suoi opposti : "odio" e "male" , sostieni la dualità e permetti al "divide et impera" di dominare la scena.
Parlate piuttosto di livelli consapevolezza (senza cadere nelle frequenze alte o basse delle new-ages )
C'è chi non ne ha, chi un pochino, chi un po di più..è più simpatico guardare le cose in questo modo, e cosa non da poco, questo approccio sopprime l'ego perché lo rende inutile!
fate scomparire la dualità e probabilmente vivrete meglio e potrete davvero sognare nel sogno
...certo..ci vuole un atto di volontà per attuare la scelta...
A me ricorda un racconto di Jose Luis Borges. E dire che i poeti e gli artisti e' tanto che ci dicono come stanno le cose...
Eliminaalessandra
Viviamo in un mondo dualistico. Senza dualismo nemmeno ci sarebbe l'universo. Sembra sconcertante ma l'ingiustizia, per quanto brutta alle volte possa essere, è uno dei motori dell'esistenza, perchè la diversità, qualsiasi diversità, è la base stessa della creazione. Possiamo solo ridurla in qualche modo per costruire un mondo più pacifico. E' il massimo che possiamo fare.
EliminaAlla sella, il cavaliere ha legato una lunga pertica. All'estremita' una bella carota. L'asino la segue voglioso. Il cavaliere e' felice.
RispondiElimina-I miei viaggi sono piu' rapidi e l'asino e meno scontroso- dice.
Nei tempi buoni alla fine gli avvicinavo la carota e lui era felice.
Oggi. con i tempi che corrono, alla fine del viaggio la mangio io.
Intanto e' un asino. Lui imperterrito continua a seguirla.
Molto bravo Sergio, ultimamente anche negli interventi tra i commenti.
RispondiEliminaDiego
Come in questo post siamo tutti maestri di vita ed io sono uno di quelli adesso vorrei rettificare certe cose.
RispondiEliminaPrimo vorrei che ciascuno fosse libero di seguire i propri desideri, di cui non ho nessun controllo e di cui non me ne frega niente. Se vuole il trattore coi sedili di pelle o l'appartamentino al mare con vista alla stazione ferroviaria da trenta cocuzze, affari suoi.
Il problema centrale per noi e' un paese allo sbando, senza una assistenza sociale, un redditto garantito uguale per tutti, nessuno a cui rivolgersi se non alla nostra famiglia. Nel bisogno siamo tutti abbandonati. Ma se si conosce qualcuno, ma se si sta da una parte il principe e' il nostro reddito, la nostra garanzia. Su questo hanno costruito il loro potere. Hanno ingrossato le file dei loro usando i soldi che negano a noi nel bisogno.
Divisi in categorie, parcellizzati dalla crisi siamo solo capaci di esprimere le nostre necessita'.
Ripensare la solidarieta' sociale, renderla tema di dibattito vero, essenziale al cambiamento. Quando vediamo una famiglia che dorme in macchina o peggio, invece di girare la testa, scriviamo:
QUESTO PUO' CAPITARE A TUTTI NOI- Che fare?
Vogliamo la meritocrazia? Adesso l'unica che conta e' quella di stare dalla loro parte.
Vogliamo la liberta'? Adesso l'unica che conta e' quella regolata dalle loro leggi.
Vogliamo un governo onesto, uno stato funzionante?
Uno stato della comunita' e non uno stato dei privilegiati?
La strada passa dallo smantellamento di questo.
Io non conosco altra alternativa e mai ho sentito una parola su
questi problemi, ne vedo alcun interesse.
dici bene, ognuno potrebbe seguire i propri desideri ma perche' non lo fa?
Eliminaqui sta il punto, perche' segue invece i desideri degli altri?
per paura....... tolta la quale tutto cambia, in un istante perche' il sogno e' istantaneo.
La paura è parte dell'uomo ed è ineliminabile, lo dico per esperienza. A parte il fatto che in certe circostanze è pure utile perchè ci evita di andare a finire in grossi guai. La base non è la paura, è la CONSAPEVOLEZZA, ovvero la coscienza della realtà in cui viviamo.
Eliminaquando sei consapevole di cosa sei si fa fatica ad avere paura. paura di che? di morire? :D
Eliminadi sbagliare? :D
ma se puoi morire e sbagliare quante volte ti pare... :)
no, si arriva anche ad eliminare la paura, forse non proprio al 100% ma quasi, soprattutto verso la fine di ogni step.
E tu di cosa saresti consapevole? E quali sarebbero questi step di cui parli? Pensi che la vita sia un percorso ad ostacoli? Hai più paura di quanto tu voglia realmente ammettere. Hai essenzialmente PAURA DI AVERE PAURA, come se fosse un fatto di autocastrazione. Sei messo malissimo, credimi. Che male c'è ad avere paura di morire? Che male c'è ad avere paura di sbagliare? Forse sei tu l'eccezione? Beh, mi fanno PAURA quelli come te - non sto scherzando - che DICONO di non avere paura di nulla, perchè non hanno coscienza dei propri limiti. Ed è un fatto che può portare a conseguenze molto PERICOLOSE, per te e per gli altri. A questa parola si continua - sbagliando secondo me - a dare solo un'accezione negativa. Una SANA PAURA COME COSCIENZA DEI PROPRI LIMITI - e qui mi ripeto - è solo di grande aiuto. La paura può diventare un problema solo se mi impedisce davvero di vivere. Chi vuole lanciarsi a 200 all'ora a fari spenti nella notte in autostrada dimostra solo la sua FOLLIA, null'altro.
EliminaPaul, non ci sono limiti, gli unici limiti sono quelli che mettiamo noi. Per paura, per l'appunto! Stai attento a non confonderti. E sei tu che facendo cosi' diventi arrogante. E' normale, quando si ha paura, quando a guidare le nostre azioni e' il nostro ego...non ti sto condannando, mi dispiace, semplicemente...
EliminaPurtroppo e' difficile capire, quando entra in gioco l'ego. Certe cose si devono sentire (implica la totalita' del nostro essere). Immagino che sei govane (non intendo anagraficamente, l'eta' non c'entra un c****), capirai, prima o poi. Te lo auguro.
Alessandra
No, davvero non ti preoccupare di condannarmi e nemmeno di dispiacerti, perchè a me in realtà dispiace sì, ma per te. E te lo spiego.
EliminaDavvero tu credi di avere capito.
Sembri arrivare da uno di quei seminari new age tanto di moda oggi, carica della convinzione di avere in mano la comprensione dell'infelicità umana.
Ti sto dicendo questo con affetto e perchè sento la tua sincerità, perciò non ti offendere , anche perchè ne ho frequentati parecchi anche io e ho una'abbondante biblioteca al riguardo.
I limiti, amica mia, li mette innanzitutto la Natura, poi magari la tua paura ne aggiunge altri. Questa parola che sembra diventare la magica spiegazione di tutto - "paura" -, non spiega tutto, credimi, anche se a te ora pare così. Se parliamo di questo mondo materiale, parliamo sicuramente di un mondo limitato.
Se parliamo di una realtà più grande, se parliamo di "sensazioni", allora... le ho provate anch'io sai? E parlavo anch'io come te anni fa, con le tue stesse parole, nella solidissima certezza di "avere capito" e poter dare lezioni. Ma è una trappola. La trappola dogmatica del "credere". Bisogna stare in guardia, perchè molte sensazioni, anche se piacevoli e belle, sono ingannevoli. E così ti fermi. Rifletti. E comprendi che non è tutto così semplice come sembra. Si va avanti, e ciò che si è davvero capito diventa patrimonio fondamentale di noi stessi. La strada è lunga, ma per fortuna non c'è nessuna gara da vincere, se non la comprensione di noi stessi. Tanti auguri sinceri anche a te.
Diceva Lao Tze: "Chi parla non sa, chi sa non parla".
Sono convinto che Sergio, come me, ami molto Henry Miller
RispondiEliminaAlberto
Bravo Sergio che da voce a gente positiva e propositiva. E brava Simona che si mette in gioco in prima persona. Iniziative come queste fanno sperare bene. Forse ci voleva la crisi per riscoprire dei valori che da altre parti del mondo sono ancora molto forti, come la solidarietà. Penso al Sudamerica e alle ex repubbliche sovietiche. Ma qui la politica non c'entra nulla, anzi questa e' gente che lotta e tira avanti nonostante la politica e tutto il marcio che sta venendo fuori. Un bel messaggio, uniti si vince, da soli la paura si fa più forte.
RispondiEliminaBuona sera sig. Sergio, ho trovato interessante il progetto di questa donna coraggiosa e propositiva e mi permetto di scrivere un commento sotto questo articolo perche´ mi piacerebbe sapere se Lei o qualcuno dei suoi lettori ha mai sentito parlare della procedura di dichiarazione del diritto della propria sovranita´.Penso che sia una tematica sulla quale dovremmo informarci sempre meglio per liberarci dallo schiavismo della societa´ in cui viviamo. Allego alcuni link da dove ho ottenuto informazioni
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=pJ5X5F3SQfQ&feature=related
http://www.youtube.com/watch?v=ld5JLbbKBf4
http://hearthaware.wordpress.com/2012/09/26/le-bolle-papali-che-hanno-cambiato-il-mondo/
in "pratica" l'idea del governo tecnico super partes ha cancellato l'idea di sovranità; basterebbe pensare che i 34 componenti il nucleo di persone che decidono del nostri destino in Europa (Draghi, Van Rompuy, Barroso, Lagarde, ecc.,ecc) non sono stati eletti e provengono tutti da antichissime famiglie aristocratiche. Tutto qui.
EliminaGrazie per la risposta, con "dichiarazione del diritto della propria sovranita´" mi riferivo al livello personale, individuale. Esempio: Io di fronte alle istituzioni non mi identifico con la personalita´ giuridica fittizia (il nome e congome datomi dai genitori e registrato in lettere maiuscole sul certificato di nascita)in modo tale da non poter essere "proprieta´" sulla quale nessuno puo´ avere giurisdizione. Io sono libero individuo in carne e ossa (non numero,etichetta,pezzo di carta) con sovranita´ sul proprio corpo,mente,anima, che non si identifica con il soggetto giuridico affidato alla sua nascita (il portatore del debito instinguibile...il controllato,il dominato,l´incapace di intendere..)un ´autodichiarazione di indipendenza (dalla societa´ che troviamo alla nostra nascita,dalle scelte altrui,da governi non eletti,da debiti e problemi di altri...)di dominio e controllo del proprio libero arbitrio. http://vitasuprema.net/wiki/index.php?title=Dichiarazione_di_Sovranit%C3%A0_individuale
EliminaApprodo sempre più spesso in questo blog, mi piace che siamo sempre di più a volerci liberare dalla "vergogna sociale" e penso che quindi dobbiamo liberarci della forma sociale che abbiamo subito finora.
RispondiEliminaSono d'accordo con i commenti che aprono alla libertà di disertare da questo accumulo di ingiustizie e ipocrisie
Per partecipare a mio modo vi copio questo articolo di Paolo Ranieri,
con l'augurio di approdare tutt* alla felicità senza soldi!
intero non ci sta: qui lo trovate tutto
http://barraventopensiero.blogspot.it/2012/08/falliti-di-tutto-il-mondo-rallegriamoci.html
Il fallimento, concetto giuridico nato in ambito commerciale e di lì metastatizzato nella società intera, significava in origine qualcosa di differente dalla sua accezione corrente: la legislazione sui fallimenti introdotta, fra molti dubbi e marce indietro (perché percepita come immorale), nasce per proteggere, infatti, non già il creditore ma il debitore fallito. Dichiarare fallimento significa richiedere alla comunità comprensione e sollecitare un accomodamento. Serve in sostanza a riconoscere che il fallito, colui che non riesce più a pagare i propri debiti, è differente da un ladro, anche quando, come sovente accade, i danni da lui procurati sono molto più rilevanti di quelli causati da un semplice furto.
Ma dichiararsi falliti può trovare venia solo perché, in una società fondata sul successo (identificato il più delle volte con l’accumulo di ricchezze, magari non solo materiali), questa dichiarazione contiene un’ammissione di inadeguatezza. Ci si riconosce falliti a capo chino.
Tuttavia, se il fallimento è l’opposto del successo, non sempre viene affrontato a capo chino: può viceversa essere rivendicato con orgoglio e lanciato come un guanto di sfida. Di atteggiamenti come questi possiamo individuare almeno tre interpretazioni fra loro differenti, e in certo qual modo, a loro volta, opposte l’una rispetto all’altra.
Da una parte abbiamo il successo impossibile, perché l’esistente non avrebbe spazio per contenerlo, ben rappresentato da questo famoso brano di In girum imus nocte et consumimur igni.
“ Quel che un poeta dell’epoca T’ang ha scritto Separandosi da un viaggiatore, potrebbe applicarsi a quest’ora del mio racconto? “Discesi da cavallo: gli feci offerta del vino dell’addio / e gli chiesi quale fosse il fine del suo viaggio./Mi rispose: non sono riuscito negli affari del mondo;/faccio ritorno ai monti Nan-Chan per cercarvi riposo.”
segue
dove sta il seguito?
Eliminaqui
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