di Sergio Di Cori Modigliani
Capire
l’Egitto, oggi, per comprendere che cosa fare in Europa domani.
Lo
vediamo ogni giorno sugli schermi della tivvù e lo leggiamo in rete: l’Egitto è
in fiamme. E quella nazione si trova a un millimetro dall’esplosione di una
sanguinosa guerra civile che, in tempi molto brevi e molto rapidi, si
estenderebbe in tutta la zona del Mediterraneo, dal Marocco fino all’Asia
Minore. Con un’alta probabilità di far esplodere di nuovo il conflitto
israelo-palestinese, che questa volta coinvolgerebbe anche la Giordania,
l’intervento militare della Russia, e senza alcun dubbio promuoverebbe,
inevitabilmente, una nuova stagione di terrorismo sfrenato in tutta l’Europa.
Italia in testa. Perché siamo un importante paese della Nato, perché siamo un
paese fondamentale della Unione Europea, e perché, all’interno delle diverse
fazioni in campo, ci sono anche diversi gruppi di fanatici armati di tutto
punto che hanno come obiettivo strategico il centro del papato a Roma.
La
situazione è, quindi, esplosiva.
Ma
non è una novità. Neppure una sorpresa.
Proprio
su questo blog, in un lontano post dell’ottobre 2012, cercavo di spiegare ai
lettori quale fosse la vera posta in gioco nell’elezione di Obama, e quali
evrebbero potuto essere le conseguenze, in termini finanziari, economici,
politici, e infine militari, se in tutto il continente americano, dal Canada
all’Antartide, fosse stata presa la decisione di mandare in pensione la
stagione dell’iper-liberismo, dell’austerità economica, della finanza speculativa,
della cinesizzazione del mercato del lavoro. Insomma, per dirla in soldoni, se
l’idea socio-economica evocata da Keynes avesse finito per prevalere su quella
aristocratico-elitaria imposta dai colossi della finanza multinazionale. Perché
i proprietari delle banche non avrebbero mollato, perché i produttori e
distributori di petrolio, carbone, fossili inquinanti, non avrebbero mollato;
perché i controlloti dell’energia, delle sementi, del credito alle imprese, delle
rendite passive elitarie, non avrebbero mollato. A costo di scatenare la guerra
mondiale. Quella calda, anzi, quella bollente, tanto per capirsi.
Perché
l’oligarchia aristocratica, quella storicamente battuta dalla grande
rivoluzione francese (proprio quella) avrebbe tentato con ogni mezzo la
definitiva rivincita storica per chiudere –questa volta per sempre- il grande
progetto planetario nato dall’affermazione dei principii della Dichiarazione
universale del 1789, quando aveva posto il primo mattone della vera e unica Europa pensabile: quella
dei Diritti Civili, della primogenitura del concetto di cittadinanza,
dell’uguaglianza e rispetto tra diversi, dell’abbattimento dei privilegi
consolidati, della cancellazione delle rendite storiche per censo.
Perché
sono due idee del mondo contrapposte e incompatibili.
Non a caso da diversi anni –almeno trenta- siamo
in guerra.
Una
guerra diversa da quella solita, quella cosiddetta “calda” con i mitra, a sua
volta diversa da quella cosiddetta “fredda” con le spie, tramontata con il crollo del muro di Berlino
nel 1989. Questa guerra io la definisco “la guerra esistenziale”: ossia l’attacco frontale delle
oligarchie finanziarie contro l’idea della cittadinanza collettiva in ogni
paese, in ogni nazione, in ogni Stato. Senza rispetto né compassione, come
avviene sempre in ogni guerra che si rispetti.
Una
guerra spietata, questa, di cui, in questi giorni stiamo assistendo ai primi
–primissimi- singulti tragici, con
l’nevitabile scia di sangue e di morti innocenti.
Una
guerra voluta, dichiarata, pianificata, progettata fin dalla fine degli anni’70,
affermatasi con successo, in tutta la sua virulenza, agli inizi del nuovo
millennio, dal varo dell’euro all’attentato delle torri di Manhattan; dalla
guerra in Iraq alla crisi finanziaria del 2008; dai diktat della BCE agli
ordini perentori del Fondo Monetario Internazionale.
La
guerra esistenziale, secondo i
loro pianificatori, non avrebbe trovato adeguata né preoccupante resistenza.
Avevano già provveduto a costruire un occidente distratto e narcisista, totalmente
deculturizzato, narcotizzato e imbelle, in modo tale da assicurarsi dovunque
l’affermazione di un sistema di consociativismo complice tra apparenti
opposizioni. Chiunque andasse al potere, destra o sinistrra che fosse,
religiosi o laici, ciò che contava era il rispetto degli ordini delle elite
finanziarie: pena la fame dei cittadini. Quella vera.
Ma
in tempi mediatici, questo progetto si è dimostrato rozzamente infantile.
Perché
lo sviluppo di massa del web, dei social networks, di twitter, ha provocato un
inatteso sistema di diffusione delle notizie, delle informazioni, che ha finito
per provocare insolite forme di
aggregazione e di risveglio della coscienza collettiva responsabile, sempre
meno faziosa, sempre meno schierata, sempre di più votata alla lotta oppositiva
contro la dittatura della finanza nel nome dell’interesse di una comunità di
liberi pensanti, autonomi e indipendent. E così, inatteso, a livello di massa,
è apparso sul teatro della Storia un inedito soggetto politico: il libre citoyen
L’imposizione
dittatoriale e univoca ai danni di tutti i popoli planetari ha prodotto, quindi, le prime forme di
ribellione, di contrapposizione, al di fuori dei meccanismi usuali, perché
privo di rilevanza e identificazione ideologica. Una forma spontanea, dal punto
di vista finanziario-mediatico spaventosamente povera e priva di ricchi mezzi,
ma dotata di un livello di consapevolezza collettiva molto alto che ha
cominciato a dare i propri frutti, da wikileaks a occupywallstreet, dal trionfo
elettorale di M5s in Italia, all’irruzione sullo scenario internazionale dello
strappo sudamericano, evidenziato dalle scelte del presidente ecuadoregno
Rafael Correa, il quale non appena ha assunto il potere ha fatto arrestare
l’oligarchia locale, ha protestato il proprio debito economico definendolo
“immorale” e ha licenziato le multinazionali, nazionalizzando banche, istituti
finanziari, lanciando un modello che ha fatto presa su un intero continente.
L’Europa
e l’Africa settentrionale (che è una nostra colonia, tanto vale dire come
stanno le cose) hanno fatto finta di niente, pensando di riuscire a metterci
una toppa. L’importante consisteva nel riuscire a chiudere “la partita
economica” e creare un mondo in cui l’economia pianificata delle nazioni fosse
soggetta agli ordini della finanza internazionale speculativa. Tradotto in
termini sociali, questa mossa presupponeva l’abbattimento della classe media,
sia quella pensante intellettuale che quella operativa imprenditoriale,
costruendo un nuovo ordine mondiale basato su un’idea dell’esistenza precedente
al 1789: super ricchi privilegiati da una parte, una massa di bisognosi
spaventati dall’altra.
Noi
ci troviamo al centro di questa guerra.
Ci
stiamo avvicinando all’occhio della tempesta.
Ciò
che sta accadendo in Egitto, deve servirci a comprendere, incorporare e capire
quali siano le vere forze in campo. Lo scontro in atto non è tra sciiti e
sunniti, non è tra mussulmani e laici, non è tra civili e militari, tra
salafiti e cristiani copti. Questo è ciò che vogliono farci credere, e questo è
ciò che stanno cercando di far passare all’interno della società civile
egiziana per metterli gli uni contro gli altri.
La
posta in gioco è un’altra.
Tant’è
vero che non c’è nessuna (ma davvero nessuna) differenza tra la politica di Mubarak,
quella di Morsi e dei Fratelli Mussulmani, quella dei militari al potere, e
quella dei laici. Ciascuna di queste fazioni, negli ultimi 5 anni, ha gestito
il potere seguendo le stesse identiche modalità: la piatta accettazione dei
dettami della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale, facendo
applicare in terra d’Egitto il varo di una serie di dispositivi
finanziario-economici di natura restrittiva che ha distrutto il paese,
affamando la popolazione. Oggi, alla tivvù, e sulla stampa italiana si ascoltano
e si leggono anche colte e attendibili descrizioni delle diverse fazioni, dei
nomi di gruppi distinti, manipolando lo sdegno dinanzi ai morti per le strade,
senza spiegare come si vive in Egitto. Senza spiegare come hanno vissuto negli
ultimi 5 anni e che cosa è accaduto. Non ci raccontano che in Egitto ci sono 90
milioni persone di cui, nel 2008, il 45% (pari a 40 milioni di persone)
versavano in stato di “soglia al di sotto del limite della povertà” e nel
febbraio del 2012 questa percentuale era arrivata al 59%, e nel giugno del 2013
aveva toccato la punta del 72%. Il laico Mubarak, il mussulmano Morsi, i
generali attualmente al governo hanno rispettato gli ordini di scuderia,
approfittando per accantonare miliardi di euro nei propri conti correnti nei
paradisi fiscali. L’Unione Europea, dal 2008 a oggi (cioè soldi delle nostre
tasse) ha versato circa 25 miliardi di euro secondo forme diverse per creare
–così era sulla carta- un avanzato sistema di infrastrutture ferroviarie, di
mezzi pubblici nelle grandi città, di scuole, di ospedali, di incentivi alle
micro-imprese locali, soldi all’agricoltura per spingere gli egiziani a non
emigrare, la creazione di un nuovo, gigantesco e poderoso avanzato sistema
idrico-fognario urbano, una nuova rete elettrica sfruttando energie rinnovabili
ed eco-sostenibili, il varo di un meccanismo di social welfare interno per
creare imprese locali dando lavoro e abbattendo le conflittualità tra gruppi contrapposti.
Niente di tutto ciò è stato fatto. NULLA. I nostri soldi, invece, con la totale
acquiescenza di laici, mussulmani integralisti, riformatori non integralisti,
militari, sono andati a finire nelle mani di consorzi di grandi studi di
ingegneri e architetti europei legati a gigantesche multinazionali immobiliari,
per creare spaventosi formicai di cemento, tirare su dei resort turistici,
costruire porti per yacht da diporto privati, vendendo loro armi (l’Italia è in
testa in Europa come principale fornitore) cemento, know how tecnologico,
legato a interessi finanziari di gruppi europei mediatici e bancari, nel totale
disprezzo sia dei dispositivi europei sia delle esigenze della cittadinanza.
Abbiamo impoverito il paese, sapendo ciò che stavamo facendo, gettando milioni
e milioni di persone nella disperazione esistenziale più assoluta,
approfittando dell’avidità bulimica dei singoli governanti per far passare delle leggi nazionali che hanno
defiscalizzato gli oneri delle multinazionali (Eni e Finmeccanica in testa)
ingozzando le banche locali di devastanti derivati speculativi finanziari che
hanno spinto ai massimi la borsa valori locale. Ma hanno messo in ginocchio il
paese, nel frattempo costretto (per propria scelta) a modificare tre volte la
propria costituzione per immettere all’interno obblighi di rispetto di bilancio
che hanno completamente devastato la già fragile struttura industriale ed
economica del paese.
Lo
scontro che noi oggi vediamo non è una guerra tra laici e mussulmani.
E’
l’ennesima truffa gestita dai colossi della finanza e dalla cupola mediatica.
E’
l’insurrezione di decine di milioni di poveri disperati allo sbando, ben
manipolati da chi li gestisce, li organizza, e li mette gli uni contro gli
altri per impedire loro di identificare il loro vero e autentico nemico: il
sistema finanziario internazionale che gestisce le multinazionali dell’energia,
del petrolio, dei fossili inquinanti, del mercato immobiliare, del grande
turismo di massa, nel più totale disprezzo delle esigenze e della vita delle popolazioni
locali. Senza Legge, se non quella del puro business. Mubarak non ha rispettato nessuna legge rubando ( a noi
europei) circa 10 miliardi di euro. Morsi non è stato da meno. In poco più di
un anno si è messo da parte circa 2 miliardi di euro, a condizione che non
attuasse nessun cambiamento: ha rispettato il diktat. Non appena preso il
potere, un mese fa, i militari hanno congelato i conti bancari dei Fratelli
Mussulmani e si sono presi i loro i soldi. Morsi rimarrà sotto sequestro finchè
non avrà rivelato le password dei suoi conti correnti personali.
Le
cose stanno così.
E’
inutile diffondere la retorica degli ipocriti.
La
lezione da apprendere, per noi europei, consiste nel comprendere che ciò che
accade oggi in Egitto accadrà domani in Tunisia, Lybia, Algeria, fino al
Marocco e l’intera zona si infiammerà. Come in Europa, del resto. Con la
differenza che da noi lo stile è diverso, la forma assume diverse sembianze, ma
gli ordini sono sempre gli stessi. Perché la cabina di regia che emette gli
ordini è sempre la stessa.
Il
primo passo consiste nell’essere veri europei fino in fondo.
E’
necessario sottrarsi alla facile demagogia che spinge a sostenere le ragioni
dei Fratelli Mussulmani o le ragioni dei laici civili o le ragioni dei
militari.
Non
va sostenuto nessuno.
Perché
nessuno di questi ha mai rispettato le esigenze della collettività egiziana.
Essere
europei vuol dire combattere per l’affermazione del diritto di tutti, di ogni
etnia, di ogni ceto, di ogni credo religioso, per affermare come ruolo centrale
della politica la fondazione del Dirittto Civile e della Legge, e il rispetto
per l’esigenza della collettività perché la società appartiene alla
cittadinanza.
Non
siamo sudditi.
Il
cancro non si trova a El Cairo o nell’ufficio di qualche gruppo terrorista.
Si
trova a Francoforte e nella sede del Fondo Monetario Internazionale e
nell’ufficio europeo di Ginevra della Banca Mondiale.
O
ci rimbocchiamo le maniche per cambiare questa Europa, oppure finiremo per
fare la stessa fine degli egiziani. Non ci saranno poliziotti che ci spareranno
addosso dai tetti. Da noi si fa in modo diverso. Siamo più sofisticati, dotati
di subdola e raffinata ipocrisia secolare. Si fa in modo di rimbecillire la
gente in modo tale che, alla fine, in piazza non scende nessuno, perché ci
pensano i cicisbei che gestiscono i talk show televisivi ad ammansire le
persone. E’ più indolore, meno sanguinolento e più efficace. Si uccidono le
coscienze e si addormentano le persone; i più riottosi e restii finiranno
comunque per suicidarsi o diventare emarginati, scomparendo nel nulla: basta
non dar loro accesso al mercato della diffusione delle idee. Magari con la
promessa ventilata di regalare a tutti un viaggio premio di una settimana in
uno splendido resort sul Mar Rosso. Costruito ed arredato con gusto italiano,
da scenografi italiani, architetti italiani, ingegneri italiani, finanziati da
banche italiane. Per loro i mutui sono sempre disponibili.
Per
aiutare l’Africa, dobbiamo andare prima a cambiare l’Europa a Bruxelles.
Oppure,
sarà l’Africa che irromperà in Europa con tutta la sua violenza.
E’
una questione di scelte.
E
di consapevolezza.
Io sono contrario alla pena di morte.
RispondiEliminaPerò nel 1789 qualche testa volò dal collo e le aristocrazie planetarie pare lo abbiano dimenticato.Spero qualcuno glielo ricordi . Qualche "tirocinante".
Se lo ricordano benissimo, se per questo. Pestano duro proprio perchè se lo ricordano. Lo sanno che può accadere di nuovo.
Elimina"Le aristocrazie planetarie" quelle teste "volanti" se le dovrebbero ricordare molto bene visto che hanno contribuito a quei "voli" ...
RispondiEliminaMi sembrava strano infatti, perché non capivo chi fosse il buono e chi il cattivo. Tuttavia il fatto che stavolta vogliono confondere l'opinione pubblica, senza più presentare chi è nel bene e chi nel male, mi dà da pensare, .. mi sà che stavolta per gli egiziani si mette davvero male.
RispondiEliminaSeguendo il principio caro a questo blog di ristabilire il significato alle parole, ci terrei a sottolineare la differenza fra "Aristocrazia" ed "Oligarchia". La differenza non è poca: la prima è una parola positiva (secondo la definizione di Aristotele: "il governo di pochi nell'interesse di tutti"), la seconda è ontologicamente negativa (il governo di pochi nell'interesse di pochi e per l'arricchimento di pochi a scapito di tutti gli altri), proprio perché è una delle forme degenerative dell'Aristocrazia e/o della Democrazia.
RispondiEliminaPur essendo io un convinto democratico, credo che confondere le due parole, ci faccia perdere le coordinate e ci renda più vulnerabili, aprendo la strada a quella che sempre secondo Aristotele era una delle forme degenerative della Democrazia: La "Demagogia".
MM
Santa ragione ... ed è per questo ho messo le virgolette vicino a 'ste "aristocrazie planetarie", che sono oligarchie ... detto semplicemente bande dei ladroni-assassini schifosi, spietati e ben nascosti !
RispondiElimina"Tant’è vero che non c’è nessuna (ma davvero nessuna) differenza tra la politica di Mubarak, quella di Morsi e dei Fratelli Mussulmani, quella dei militari al potere, e quella dei laici."
RispondiEliminaStai scherzando, vero?
Stavo quasi per chiederle un articolo sulla situazione egiziana ed eccolo qua: non ci sono né buoni né cattivi, ma criminali sfruttatori senza scrupoli da entrambe le parti come sospettavo. Ormai si è capito che di fronte alle "breaking news" è necessario sempre andare a guardare chi muove i fili, grazie (come al solito) per l'illuminante chiave di interpretazione.
RispondiEliminaio credo truffa mondiale non scontro tra religiosi e laici ma tra civilta oriente e occidente oligarchie e plutocrazie non dimentichiamo che ebrei e americani vogliono controllo del canale di suez
RispondiEliminaFra le grandi cose fatte da Roosvelt, vi fu l’invio di tecnici in grado di consigliare i paesi europei sulla creazione di nuove costituzioni e sulle migliori forme di governo da attuare per ciascuno. Guarda caso i paesi che uscivano dalle dittature scelsero, anche grazie ai consigli di costoro, forme di governo tendenzialmente Parlamentari. Immagino che siano state inviate figure tecniche anche per la ricostruzione politica dell’Egitto, ma per quest’ultimo (i tempi ed i tecnici sono cambiati) fu scelta la Repubblica Presidenziale, ossia un sistema in cui la mediazione fra le parti del paese viene notevolmente limitata. È stato facile quindi per Morsi accentrare i poteri anziché distribuirli, creando così la situazione che sappiamo.
RispondiEliminaRicordiamoci la lezione anche in Italia quando verrà il momento e tentiamo ora di limitare il più possibile l’invasione di campo del Potere esecutivo (Il Governo) che, tramite l’istituto del decreto, impedisce al legislativo (Parlamento) di compiere il proprio ruolo. Se poi si arrivasse alla Repubblica Presidenziale, allora si che si rischierebbe un vera catastrofe!
Per questo bisogna firmare l’appello de “Il fatto quotidiano”:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07/26/costituzione-stravolta-firme-contro-presidenzialismo/667514/
MM
sono d'accordo sul fatto che in Italia sarebbe molto pericoloso, infatti io ho aderito e firmato
EliminaCondivido. Per chi sa leggere tra le righe, questa volta la posta siamo noi, il nostro essere cittadini liberi di scegliere come vivere nel rispetto reciproco delle regole da noi liberamente decise. Proprio il contrario di ciò che sta succedendo anche con questo governo, dove le decisioni sono prese senza informare i cittadini nel modo dovuto. Anzi, i decreti leggi sono l'ennesima truffa per aggirare l'eventuale opposizione del Parlamento: s'è già visto come le contestazioni puntuali dei cinque stelle vengono vanificate ripetutamente, impedendo così ai rappresentanti di otto milioni di cittadini il controllo democratico sul loro operato. Falsificando la realtà e le modalità costituzionali.
RispondiEliminaSiamo davvero ad uno scontro epocale fra modelli diversi. Per ora i burattinai all'opera sono sempre gli stessi, discendenti delle oligarchie che hanno massacrato i popoli europei negli ultimi secoli.
Ma noi cittadini dobbiamo smettere di essere complici di simili infamie perché sono il nostro silenzio, la nostra indifferenza, il nostro egoismo a consentire a pochi criminali, travestiti da banchieri e statisti, di imporre un ordine mondiale che impoverisce molti per arricchirne pochi, e sempre i soliti!
e in questa guerra, per assurdo, siamo noi "popolo consumatore" che, in quanto tale deteniamo l'arma finale: il nostro consumare è la linfa che tiene in vita tali oligarchie.
RispondiEliminase da domani mattina nessuno compra i prodotti Shell, tra un mese la schell è morta..solo che..dove sono gli uomini e le donne autarchici che, in campagna qui da noi, solo cent'anni fà traevano il loro quasi totale sostentamento direttamente da un territorio limitato e limitrofo a dove risiedevano? o meglio ancora, i popoli indigeni che vivono in una dimensione di fusione con il tutto, conoscendo piante, animali, acqua, risorse.... è l'unica via..fare una assennata inversione a U, generale, culturale economica, spirituale...prima dentro ognuno di noi e poi tutti insieme come essere sociale.
E il bello è che non c'è alternativa
l'italietta delle marcette è già Africa!
RispondiEliminaFinalmente un'analisi corretta sulla reale situazione che sta vivendo l' Egitto, ben diversa dai proclami FB di Mentana o dal banale e scentrato blog di Grillo sul tema. Io aggiungerei anche pesantissime ingerenze degli States per le medesime finalita'
RispondiEliminaParlare della crisi egiziana senza menzionare il picco della produzione di petrolio in quel paese denota quantomeno superficialità. Forse aiuterebbe sapere che dal 2010 circa l'Egitto è diventato importatore di petrolio, da esportatore che era. E sono finiti i sussidi a pioggia, la benzina regalata, per la base elettorale di Mubarak. E dalla miseria nasce l'integralismo.
RispondiEliminaMa chiaramente è molto più liberatorio prendersela con una non meglio identificata "elite" e gridare al complotto. L'alternativa sarebbe dover ammettere che non ci sono risorse per garantire a tutto il mondo il nostro attuale livello di consumi energetici.
@ Anonimo18 agosto 2013 13:41: GIUSTA PRECISAZIONE !
RispondiEliminaLa rivoluzione francese è una delle pagine più buie della storia dell' umanità !
Una delle tante ignominie che invece di essere esaltata dai soliti noti andrebbe additata quale crogiuolo di ulteriori disastri (rivoluzione bolscevica ed altre...).
Non se la prenda troppo, ci sono i fascisti che sono nati proprio per ripulire il mondo da quella che lei definisce "l'ignominia", se è in vena di nostalgia si rivolga a loro, l'accoglieranno senza dubbio con entusiasmo; oppure, nel caso intenda essere un po' più attuale, si può rivolgere ai colossi finanziari, che finanziano dovunque in occidente l'attacco intellettuale contro la tradizione della rivoluzione francese: è ciò che li terrorizza; non è un caso che la pubblicistica dell'estrema destra oltranzista si sia gettata, nell'ultimo biennio, in una copiosa produzione di testi inediti per dimostrare come la rivoluzione francese sia stata -usando le stesse sue parole- una "ignominia". C'è qualcuno che comincia a sentire un certo pizzicorino sul collo, da qualche parte del mondo.
EliminaNon se la prenda troppo, ci sono i fascisti che sono nati proprio per ripulire il mondo da quella che lei definisce "l'ignominia", se è in vena di nostalgia si rivolga a loro, l'accoglieranno senza dubbio con entusiasmo; oppure, nel caso intenda essere un po' più attuale, si può rivolgere ai colossi finanziari, che finanziano dovunque in occidente l'attacco intellettuale contro la tradizione della rivoluzione francese: è ciò che li terrorizza; non è un caso che la pubblicistica dell'estrema destra oltranzista si sia gettata, nell'ultimo biennio, in una copiosa produzione di testi inediti per dimostrare come la rivoluzione francese sia stata -usando le stesse sue parole- una "ignominia". C'è qualcuno che comincia a sentire un certo pizzicorino sul collo, da qualche parte del mondo.
EliminaOrmai la seguo da qualche tempo e devo ammettere che ben pochi sanno fare, con poche e chiare parole, un quadro tanto esaustivo degli scenari politici internazionali.
RispondiEliminaQuello che mi fa veramente paura è solo l'ottusità di molte menti mediocri che parlano,commentano e criticano con parole non loro. Tipico degli effetti della " disinformazione di massa."
Dopo che , altri, hanno ceduto prostituendosi, la sovranità economico - politica, qualcuno sta incominciando la " cessione della sovranità di pensiero ".
La seguo con interesse. Sperando di poter qualche volta essere in disaccordo con Lei :).
Ti seguo da 5\6 post e se il buongiorno si vede dal mattino..........continua così . Un grazie ancora per risvegliare le nostre assopite coscienze !
RispondiEliminaGianni