di Sergio Di Cori Modigliani
Era ora che i giovani si
facessero largo.
Ma prima una breve premessa
cronachistica.
Un paese di servi deferenti.
Questa è la sintesi della
giornata di oggi riguardo l’annuncio di Berlusconi che ha dichiarato di non
ricandidarsi alle prossime elezioni.
Intendiamoci, non è una
novità scoprire che questo paese sia composto in larga misura da persone
servili.
La classe politica e la
cupola mediatica mainstream, ha definito “l’atto politico” di Berlusconi con le
stesse modalità, cambiando qua e là soltanto i verbi e gli aggettivi. Da
“generoso atto di responsabilità” a “persona intelligente che prende atto di”,
da “se ne va prendendo atto del crollo del suo partito” a “un passo indietro
per lanciare le primarie”, alcuni arrivando addirittura a definirlo “un atto coraggioso”. Il fine, fin
troppo ovvio, consiste nel chiudere il ventennio berlusconiano con un”
tarallucci e vino” che regali totale amnistia agli attuali rappresentanti in
parlamento. Va da sé, opposizioni comprese. E quindi, imbavagliando la magistratura
che – pro bono sua- comprenderà l’antifona e proporrà un italiota “facciamo di
necessità virtù” decidendo di stendere un velo pietoso su vent’anni di
ladrocinio, lanciando un indulto non dichiarato. Tana libera tutti.
Due uniche eccezioni, di segno opposto,
entrambe attendibili, anche se per motivi diversi.
Sono, il suo migliore amico
politico, Umberto Bossi e il suo migliore nemico politico, Antonio Padellaro.
Bossi, infatti, ha
dichiarato più o meno così: siete un branco di scemi, non si è affatto ritirato
e ci siete tutti cascati come pere cotte, sta sempre lì, dietro le quinte,
perché deve salvarsi il culo.
Padellaro, dal canto suo, ci
ha spiegato invece: ma quale atto responsabile! Berlusconi è scappato via a
gambe levate per evitare il peggio, si tratta di una vera e propria fuga. Che
poi, fuga non è, dato che rimane senatore e in parlamento potrà seguitare a
operare per salvarsi e salvaguardare i tanti processi che lo attendono. E
l’editoriale sul suo quotidiano cartaceo titola, oggi, “Berlusconi scappa via”.
Pochissimi, per non dire
quasi nessuno (neanche una striscetta su facebook, neppure accennata anche tra
i più livorosi con la bava alla bocca) ha sottolineato alcune connessioni degli
ultimi giorni, ovverossia il crollo verticale delle azioni di Mediaset in
borsa, le analisi finanziarie sui bilanci delle sue aziende in prospettiva
(tutte negative), il crollo del fatturato in pubblicità, perché non esercitando
più il potere esecutivo ha dovuto vedersela con la realtà del mercato
(dimostrando quindi di essere un pessimo amministratore e un imprenditore di
livello minimo, incapace di produrre profitto, perché sta collezionando
soltanto debiti). Tutti questi dati messi insieme e incatenati al fatto che
venerdì 26 ottobre 2012, verso le ore 17, è attesa, dopo diversi giorni di
camera di consiglio, la sentenza del Tribunale di Milano dove lui risulta
imputato insieme a Fedele Confalonieri sotto l’accusa di falso, truffa
aggravata, appropriazione indebita e altri reati finanziari legati a Mediatrade
e all’acquisizione impropria di diritti cinematografici e televisivi ma,
soprattutto, la truffa della tripla fatturazione tra Fininvest/Mediaset/Rai. Il
processo più importante in assoluto tra tutti quelli in corso, perché va a
toccare la spina dorsale del sistema italiano della corruttela nel campo
dell’informazione mediatica. Il p.m. ha chiesto 3 anni di galera.
Tutto qui. Questa era la
notizia vera.
In un momento come questo,
qualunque fosse stato l’esito della sentenza, si sarebbe rivelato un’ atroce
batosta per il centro-destra. Se assolto, sarebbe insorta parte
dell’opposizione, se ne sarebbe parlato, l’implosione del suo partito sarebbe
aumentata fino al punto della deflagrazione e ci sarebbe stata più di una
personalità politica a chiedere la sua testa. Se condannato, si sarebbe creato
un crollo verticale della Regione Lombardia, il coinvolgimento di diverse
persone pronte a confessare di tutto pur di non andare in galera e saremmo
entrati nella vera Tangentopoli. Sarebbero saltate diverse teste in Rai e
sarebbero andate in fallimento almeno un centinaio di micro-società mediatiche
legate a quell’osceno scandalo.
E invece, tutti insieme
hanno trattato, la Vera Concertazione
Italiana, le Parti Sociali che
in questa nazione, ahimè, contano davvero: il governo in carica, i segretari
dei partiti, le fondazioni bancarie. Se tutti questi soggetti si mettono
d’accordo, la magistratura italiana prende atto delle circostanze e si adegua.
Anche nel caso, domani sera,
venisse condannato, il tutto diventerebbe una “notizia diversa” facilmente
usabile in forma manipolatoria dalla destra conservatrice, perché Berlusconi
verrebbe presentato come autentica vittima sacrificale di chi cerca la vendetta
dopo la resa e l’abbandono, alzando il livello dello scontro e ricattando il
governo sotto la minaccia del ritiro della fiducia. Se viene assolto, si dà il
via libera alla criminalità organizzata (come al solito) perché arriva il
segnale chiaro e forte al mondo degli affari: violate pure la Legge, commettete
pure ogni forma di reato patrimoniale, tanto poi arrangiamo la faccenda
politicamente.
Domani sono attese anche
altre due sentenze: una relativa a Nichi Vendola, per il quale i p.m. hanno
chiesto 20 mesi di condanna; l’altra a Catania: imputato il coniuge della senatrice
Anna Finocchiaro, il quale avrebbe usufruito di appalti compiacenti da parte
dell’ex presidente Lombardo senza avere, pare, né le carte in regola né
rispettato i parametri legali né tantomeno aver presentato neppure domanda.
Nessuno di questi procedimenti ha avuto risalto né sul web né su
facebook, dove ormai si fanno duelli tra sette religiose e si assiste a faide
tra gruppi movimentisti su questioni di macro-.economia o su presupposti
complotti di varia natura, mentre nessuno segue (questo vuol dire AVER
SOTTRATTO IL SENSO) le pratiche correnti, ciò che accade nel mondo della realtà
contingente, nessuno segue più la vera cronaca dello scontro tra magistratura e
politica, tra mondo corrotto degli affari e Stato di Diritto, tra privilegio
garantito dai partiti e applicazione del principio etico-giuridico in base al
quale la Legge è uguale per tutti.
Ho controllato dovunque gli
ultimi 82 giorni lavorativi, quelli durante i quali questi processi si sono svolti regolarmente passando
da udienza a udienza. Poche righe. Un
accenno in qualche talk show. Business as usual in Italy.
E’ una prova lampante della
totale complicità consociativa tra governo, partiti, affaristi di dubbia
reputazione, e cupola mediatica.
Nessuno ci informa più su ciò
che accade, tanto meno i partiti perché i loro esponenti più importanti ne sono
coinvolti, e si sa come funziona l’Italia: quando va sotto un guelfo è sempre
una congiura dei ghibellini. E viceversa. Con le tifoserie appresso dotate di
fischietti, gonfaloni, bandiere, e liste da firmare.
Ci vuole un cambiamento di
mentalità.
Ci vuole una rivoluzione
generazionale.
E va da sé, soltanto i
giovani possono operarla.
Oggi, ho avuto la bellissima
sorpresa di vedere, finalmente e per la prima volta dopo tanto, troppo tempo,
un giovanotto in grado di cambiare le cose, perché in grado di coniugare la
Cultura con la Politica e comunicare in maniera semplice, ancorchè complessa,
la realtà della situazione italiana,
portando avanti un discorso di pensiero in maniera divulgativa,
comprensibile, fruibile da chiunque. Ma soprattutto pieno di Senso.
Il ragazzo è settentrionale,
viene da Varese.
Si chiama Dario.
Davvero una lieta sorpresa,
perché si è verificato nel mainstream televisivo.
E’ accaduto nel corso di una
trasmissione mattutina, coffee break, condotta da Vaime (e già solo per questo
è da segnalare come diversa) e da Tiziana Panella, una delle più intelligenti presenze femminili nel campo della
professione mediatica in video, che va in onda dalle 9.50 alle 10.40
sull’emittente La7.
Hanno introdotto Dario e
dopo aver parlato dell’attuale situazione in Italia, gli hanno chiesto la sua
opinione.
Ecco che cosa ha risposto il
ragazzo alla richiesta di Tiziana Panella di commentare la frase di Monti,
quando dice che il governo si è “dovuto” comportare in maniera brutale con i
cittadini.
La racconto a modo mio.
Dario ha detto: “Brutale?
Direi proprio di no. Non credo proprio sia il termine giusto”.
Sconcerto tra i conduttori.
Dario ha fatto una breve premessa
per chiarire l’importanza dell’uso del linguaggio e dei media, che sembra
essere uno dei suoi cavalli di battaglia (come per ogni giovane che si
rispetti, oggi). E poi ha proseguito con un tono mite, mai aggressivo: “Vede,
nella nostra bella lingua italiana, così ricca e variopinta, noi usiamo il
termine “brutale” che è un aggettivo di derivazione latina. Viene da Brutus, un
antico romano. Costui era un uomo molto severo, poco dedito a compromessi.
Allora, nell’antica civiltà romana, lui era venuto a sapere che i suoi figli
avevano compiuto dei gravi misfatti, ed era rimasto orripilato per ciò che la
sua figlianza aveva commesso. E così pensò che dovevano essere puniti con
grandissima forza. E allora li uccise. Quindi, la parola “brutale” va riferita
ad un atto violento che si esercita in maniera estrema al fine di comminare una
punizione perché è stato commesso un atto riprovevole”. A questo punto si è
interrotto un attimo (ha il fiato un po’ corto, forse fuma troppo) e poi ha
ripreso: “Io davvero non vedo niente di brutale, quindi, in tutto ciò che fa
questo governo. Brutale? Perché mai? Non penso proprio”.
La giornalista era perplessa.
Ma poi lui ha aggiunto: “Non sono brutali proprio perché colpiscono persone che
non hanno commesso niente; non sono brutali perché chi è colpito non ha colpe e
quindi non meriterebbe nessuna punizione. Questi danno mazzate. Il che, in
italiano, è diverso. Questi qui, usano la mazza. Colpiscono chi non ha colpa,
chi è debole, chi è fragile, chi non può difendersi, chi non ce la fa più già
di suo, chi ha molto poco o quasi nulla. Sono mazzate, creda a me. La brutalità
è legata, invece, alla colpa. Questi colpiscono gli innocenti”.
E poi ha iniziato a parlare
con argomentazioni sensate della situazione attuale dei cittadini italiani.
Ciò che mi ha colpito è
stato il tono diverso. L’uso di argomentazioni colte mescolate all’autenticità
della narrativa esistenziale, con una voce dolce, ammaliante, senza essere mai
aggressivo, né tantomeno sgarbato. Semplicemente avvolgente.
E’ stato come sentirsi di
nuovo a casa. Come aver ritrovato una coperta calda.
Quel ragazzo, credete a me,
ha un grande futuro davanti a sé.
Si vede che conosce molto
bene la comunicazione, altro che Gori.
Questo è il ricambio che ci
vuole, questi sono i giovani che devono parlare.
Il ragazzo di Varese si
chiama Dario Fo.
All’anagrafe, mi dicono, ha
86 anni.
Ma io so che non è vero: è
un trucco dei rettiliani, è un complotto pluto-giudaico-massonico per farci
credere che è vecchio e quindi va, automaticamente, rottamato.
E’ falso.
Dario è un ragazzo italiano
di Varese.
E’ la voce di chi sa parlare
con l’intelligenza del cuore e con la Cultura che non gli deriva da un suo
Status, ma proviene da uno stato naturale della sua spiritualità esistenziale.
E’ il nuovo che avanza.
Il ricambio ci sarebbe ma,
purtroppo, non è fruibile.
Qui sotto il link per rivederlo.
RispondiEliminahttp://www.la7.it/coffeebreak/pvideo-stream?id=i613856
Guy F.
Grazie Sergio e grazie Guy per il link dove il giovane Dario ci ha fatto capire meglio la realtà che ci avvolge.
RispondiEliminaL'Italia, questa nostra insignificante simil-nazione, governata da una mediocre squadretta di dilettanti.
RispondiEliminaSul finire dello scorso anno quei "simil-tecnici", ci vennero presentati come i salvatori della Patria, si sono rivelati mediocri illusionisti d'avanspettacolo capaci solo di produrre vecchi trucchi da sagra di paese, come la riduzione dell'imposte - un punto di Irpef su due aliquote "popolari" - dopo avere effettuato l'ennesimo innalzamento di un punto IVA per tutti, questo si davvero pesante per i poveri.
Prendi 100 e dai 50 ma, siccome sei abituato a vendere fumo, la chiami riduzione delle tasse.
Poi guardi soddisfatto il pubblico dei talk show e ti aspetti, anzi, arriva puntuale l'applauso.
Ovviamente qualche asino applaude per davvero...
Neanche Berlusconi ha avuto tanta faccia tosta. Roba che fà impallidire i furfanti che spennano qualche ingenuo avventore degli Autogrill con il gioco delle tre carte.
Costoro (tutti) dovrebbero essere processati per attentato alla Nazione per avere condotto l'Italia al disastro, invece, discettano di possibili Monti-bis.
Come quel Lucio Quinzio Cincinnato che, mentre arava i suoi campi, venne richiamato dai senatori romani supplicato di accettare la dittatura (Nei momenti di grave crisi Roma eleggeva un dittatore con pieni poteri) per salvarli dalle incursioni degli Equi e dei Volsci.
Se questi sono il meglio dell'Italia, siamo proprio un paese di idioti.
Guy F.
La sceneggiata di Berlusconi è un'operazione mediatica e di marketing e fa parte del repertorio "chiagni e fotti", che sinora ha funzionato. Anche se rimanesse un semplice senatore il suo potere di ricatto rimane ancora forte, molti sono stati suoi complici o semplici conniventi, sfruttando la situazione a loro vantaggio. Questi venti anni hanno fatto comodo a buona parte della società italiana.
RispondiEliminaQuesta è la verità. Sino a quando non ci liberiamo di questa cultura e di questi poteri difficilmente vedremo la luce in fondo al tunnel. Non dimentichiamoci che Monti era un brillante (?) giovane professore della Bocconi coccolato e vezzeggiato dai democristiani dell'epoca, Pomicino e gli andreottiani, a cui è riuscito a vendere un innovativo programma economico. Dopo pochi anni, grazie ai suoi suggerimenti il debito poubblico dell'Italia era quasi raddoppiato. E siamo appena agli inizi degli anni 90. Poi come banca Goldman Sachs ha introdotto i derivati tossici nel nostro paese, con la collaborazione di Grilli, Draghi e Banca d'Italia. Ebbene dopo venti anni stiamo pagando i debiti contratti allora e qual è la soluzione che ci propone oggi? Cedere la sovranità all'UE, svendere il patrimonio di tutti, favorire la speculazione e pagare forti interessi alle banche.
A me viene il sospetto che i mali di oggi non sono il solo risultato della crisi internazionale, ma la conseguenza di un'operazione scientifica volta a balcanizzare l'Italia, a deprimere il Sud dell'Europa. Anzi la stessa crisi internazionale ha sicuramente dei genitori che vanno ricercati nelle operazioni finanziarie e mediatiche a partire dal dopoguerra.
In questo quadro i "giovani" Dario purtroppo difficilmente cambieranno questa cultura, se non c'è una pressione molto forte anche dall'esterno. Ma per ora il Sudamerica rimane lontano, l'India è un subcontinente e la Cina è vista come il solito pericolo. L'Europa è divisa al suo interno, anche culturalmente, fra Nord e Mediterraneo.
Una cultura che porta a privilegiare il proprio orticello, la propria causa. In Sicilia finirà che domenica il più votato sarà Nello Musumeci perché molti lo stimano personalmente e pensano che possa gestire l'isola meglio di Cuffaro e Lombardo. Non tenendo conto che uno dei suoi supporter è il senatore d'Alì, presso la cui famiglia i Messina Denaro lavoravano come campieri, e c'è un'inchiesta della magistratura su questo potente senatore del trapanese. Nelle altre liste collegate a lui ci sono molti ex in ogni senso, anche sotto inchiesta e prescritti.
Così molti voteranno per Musumeci e non per le sue liste, in Sicilia c'è il voto disgiunto. Il risultato prevedibile sarà: Musumeci presidente e un consiglio frantumato con i grillini al 15-20%, quanto basta per evitare maggioranze omogenee. E per il pdl, che sostiene Musumeci, sarà una vittoria di Pirro.
Ma la Sicilia, si sa, fa storia a sé anche se politicamente è sempre stata un laboratorio. Stavolta però mancano nel bilancio 6 miliardi di euro, il Comune di Messina non riesce a pagare gli stipendi, e questa è la variabile che potrà fare impazzire l'ennesima maionese dei gattopardi.
Insomma è come dire che i giovani tedeschi dovrebbero essere come Gunter Grass, i turchi come Orhan Pamuk, i portoghesi come Saramago, e via dicendo. Non stiamo parlando di persone qualunque, ne di politici intercambiabili tra di loro. Come se si potesse rottamare Pirandello, o Montale. Per fortuna non si può. La grande letteratura riesce nell'impossibile, semplicemente non muore. Citare Fo e contrapporlo ai giovani oltre che surreale, è inutile. Ma lei a quanto ho capito ama i surrealisti, quindi do per buono il suo ironico paradosso, fidandomi del suo buon gusto.
RispondiEliminaPer quanto riguarda i processi da lei citati, le comunico, da quotidiano internauta, che se ne è parlato eccome, forse non abbastanza, ma comunque le notizie si trovavano, addirittura su Repubblica, non propriamente un giornale libero quando si tratta di parlare di politica italiana. Quindi non credo sia giusto scadere in esagerazioni per pompare il concetto di "cupola mediatica", che seppur vero per certi versi, risulta abbastanza comprensibile vista la situazione dell'editoria italiana. Semplicemente la gran parte dei giornali non può permettersi di criticare troppo il suo più grande finanziatore, cioè lo stato italiano, i politici italiani, che non hanno mai fatto mancare la leggina ad hoc. Con i nostri soldi, tanti, i giornali italiani hanno avuto il merito di portarci ad essere al 62° posto per libertà di stampa, dietro il Botswana.
Saluti
E' proprio un tic della sinistra quello di ribaltare la verità e/o di cancellarla.
RispondiEliminaSarà il millesimo "ventennio Berlusconiano" che vedo.
Hanno governato metà per uno. Ma metà sparisce. Un classico.
Per chi sa come la penso a me non frega nulla di sx o dx dato che per me sono identici, due scaffali di supermercato con dentro di tutto e di più, e in politica reale due maggiordomi sulle cose che contano.
Però nonostante questo 20 anni berlusconiani no. E chi firmava le privatizzazioni, i tagli sul lavoro, le flessibilità, ecc...? Solo Berlusconi?
Un'altra variante quando lo fai presente è che sì...è vero, ma è perché sono stati "subalterni" alle "destre" (ti dico proprio.....) e quindi poveretti hanno firmato costretti, oppure un'altra variante è che l'hanno fatto ingenuamente (degli ingenui, Maria Goretti, come no).
Queste Marie Goretti della sinistra sono un classico, stanno alla verità e all'onestà intellettuale come Berlusconi sta all'indigenza.
Quando Fo vinse il nobel su uno dei giornali in inglese a Bangkok (sono tre, The Globe, The Nation, The Bangkok Post, non ricordo esattamente quale) c'era una pagina intera dedicata all'evento con questo titolo:
RispondiElimina"Il massimo castigatore del regime riceve il massimo riconoscimento dal regime"
a proposito di Silvio:
RispondiEliminawww.marcogiannini1975.ilcannocchiale.it