di Sergio Di Cori Modigliani
Questo
mercoledì, 24 ottobre, esce in tutte le librerie un mio libro.
Si chiama
“Unfuck”, sottotitolo: “per una rivolta esistenziale”; pubblicato dalla casa
editrice indipendente “Atmosphere”.
Il libro è
un libriccino, nel senso che è di formato piccolo, di 70 pagine. Costa al
pubblico 7 euro.
Inizialmente
avrebbe dovuto essere lungo diverse centinaia di pagine, ma questo avrebbe
comportato il fatto di doverlo vendere almeno a 20 euro, con un costo
all’origine molto superiore, difficile da sostenere per un editore
indipendente. E così l’editore mi ha chiesto di farne, invece, un pamphlet, un
lavoro di corposa sintesi, di facile lettura divulgativa, con un costo accessibile
anche a persone potenzialmente interessate, senza gravare troppo sulle
conseguenze personali della crisi finanziaria.
Il libro ha
un’ottima distribuzione nazionale.
In teoria
lo si dovrebbe trovare in tutte le librerie.
In pratica
sarà, invece, più arduo.
Ogni
libreria è in grado –nel caso non ce l’abbia- di farlo pervenire al massimo entro
due giorni, se uno lo richiede, perché sul bancone a disposizione del pubblico
ci arriverà con molta difficoltà: lì c’è soltanto la produzione mainstream.
Se siete
interessati e incuriositi, quindi, basta andare in una qualunque libreria e
chiederlo.
Ho scelto
di pubblicarlo in cartaceo e non in formato e-book, che sarebbe stato per me
molto più conveniente sotto ogni punto di vista, proprio
per indurre il lettore ad andarlo a cercare in libreria, compiendo quindi
un’azione dinamica. Una scelta attiva.
“Unfuck” è una summa delle
tematiche che caratterizzano il mio blog, e ruota intorno alla idea di una
immediata necessità di andare a ricostituire il tessuto intellettivo di
massa, al fine di poter aspirare a una presa di coscienza individuale, da trasformare
poi in una fiera e “armata” opposizione collettiva sociale.
Chi ha letto e legge questo blog sa come la penso al
riguardo: l’ansia bulimica di informazioni è diventata ormai il luogo avanzato
del potere mainstream, che usa la quotidiana forza della cupola mediatica per
ingozzarci come oche con una strabordante quantità di notizie, dati, date,
eventi, numeri, cifre, analisi, il cui fine consiste nel provocare una
colossale indigestione di massa. Quando si ha lo stomaco troppo pieno, è molto
difficile, per non dire impossibile, riuscire a pensare.
A me interessa la fase prima dell’informazione, ovvero: il
processo di formazione interiore che serve per essere in grado di poter
poi, in seconda battuta, discriminare, selezionare e scegliere nell’immensa
miriade di informazioni quotidiane ciò che davvero conta per l’esistenza di
tutti noi.
Qui di seguito aggiungo le righe scritte dall’editore, in
quarta di copertina, nel presentare il libro al pubblico.
Nello slang urbano americano si
dice usualmente
«You best
unfuck your attitude» o «You had best unfuck
yourself». Migliora te stesso! Risolvi il
problema!
Questo sintetico pamphlet scritto
da un seguitissimo blogger,
che fortemente crede nel risveglio
nazionale della coscienza collettiva,
individua e segnala le tappe di un
percorso culturale di necessario
rinnovamento per l’Italia, pena il
definitivo declino della nazione.
UNFUCK incita all’assunzione di
responsabilità in proprio, attraverso
argomenti forti e schiaccianti
tratti dal recente passato cronachistico
e dall’attuale presente
confusionale, offrendo al lettore il viatico verso
una possibile e necessaria
rivoluzione comportamentale e culturale,
come base di lancio per la
costruzione di una Italia evoluta e progredita,
nella quale potersi riconoscere. UNFUCK è un urlo pop.
È l’irruzione sullo scenario
dell'agone politico del popolo
che risvegliandosi dice «No, non ci sto»,
e sceglie di mettersi al servizio
della collettività.
ATTENZIONE:
QUESTO LIBRO
CONTIENE
UN'ARMA D'ISTRUZIONE DI MASSA
Con questo libro, l’editore Atmosphere di Roma, dà inizio a una
collana che si chiama “Resistance books”, piccole ma solide arme per i
guerriglieri culturali.
Per quanto mi riguarda, considero questo libro un piccolo e
modesto tassello che lo identifica nella sparuta categoria delle “piantine
culturali”, qui intesa nella sua duplice accezione, come carta geografica e
come vegetale.
E’ una traccia per andare a costruire la nuova carta geografica di
cui abbiamo tutti bisogno per ritrovare l’orientamento interiore che è andato
perso, risucchiato dal sistema della visibilità, del controllo,
dell’annichilimento di massa nell’esercitare il Libero Pensiero.
E’ un pezzetto di quella bussola orientativa che la classe
intellettuale dovrebbe oggi costruire mettendola a disposizione di tutti, come
vera e propria “arma d’istruzione di massa”, vivendo questa esperienza
formativa come dovere civico individuale. Rimanendo nel buio dell’analfabetismo
vigente, si diventa facili prede dei cultori dell’industria culturale
dell’indignazione, dei nuovi profeti che offrono magiche medicine risolutive.
Chi aspira a combattere una battaglia di libertà contro il
processo in atto di definitiva schiavizzazione psico-socio-economico-culturale,
deve sapere che senza adeguate bussole non riuscirà a trovare il porto
d’approdo, si condannerà a seguire le sirene miliardarie prodotte dal sistema
per salvaguardare il sistema, nella sezione specifica protesta e opposizione degli italiani indignati.
Oggi, la realtà della situazione ci segnala come “essere
indignati” sia irrilevante; direi addirittura fuorviante. Tant’è vero che anche
Giulio Tremonti è indignato, anche Luigi Zingales, anche Vittorio Feltri, lo
stesso Mario Monti. L’indignazione è stata ingoiata dalle circostanze reali,
che hanno spostato il fronte molto più avanti. E’ il risultato dell’abile
stratagemma di chiamare l’industria culturale mainstream per gestire
l’indignazione. Così facendo ne hanno fatto un segmento marketing lucrativo e
allo stesso tempo hanno fornito agli italiani un ottimo sonnifero che arriva
addirittura al punto di liberarli dal senso di colpa della propria inettitudine:
ormai, basta sfogare la propria indignazione su facebook o su twitter e il
gioco è fatto.
Prima di poter essere in grado di passare all’azione efficace, è
necessario formarsi. Quantomeno sapere da dove si viene e dove si sta andando,
che cosa veramente sta accadendo e perché e come, e quindi dotare se stessi
della strumentazione interiore sufficiente per poter cambiare il proprio
destino individuale, e quello collettivo sociale, in una operazione vincente.
Indignarsi è inutile senza bussole e carte geografiche mentali.
“La piantina culturale” è intesa anche come vegetale.
E’ piccola, una specie di Bonsai Mediterraneo.
“Unfuck” è un Bonsai italiano.
Ma non ha il fine di fungere da arredo casalingo, bensì di andare
a costruire un nuovo giardino comune, pieno zeppo di tante piantine, le più
diverse e disparate, che tutte insieme finiscono per dare alla collettività i
colori, gli odori, i profumi, i sapori necessari per dare un ritrovato Senso
alla propria esistenza.
Siamo una nazione regredita che non riesce a creare o a
manifestare un risveglio della coscienza collettiva di tipo adulto, cioè non
narcisista, non ludico-consumista. Siamo finiti alle scuole elementari della
Storia e quindi ci dobbiamo rimboccare le maniche tutti quanti e ricominciare
dal sillabario e dalle tabelline. E’ inutile mettersi a discutere su Einstein se
uno ignora i fondamenti basilari dell’algebra astratta.
Oggi sappiamo tutto, perché basta osservare il rullo sulla home
page di facebook per leggere ogni giorno la tragica realtà degli eventi,
spiattellata in ogni salsa, che riconduce però sempre al solito mittente: il
gruppo, l’associazione, le persone o il neo-guru di turno che sostiene di avere
in pugno l’unica alternativa vera.
Ma tutta questa valanga di informazioni contiene un gigantesco
Non-Senso; sono tutte informazioni appiattite che esulano sempre
dall’assunzione in proprio delle responsabilità individuali, e quindi
collettive. Un’assordante e totale latitanza dell’unico concetto che dovrebbe
avere oggi un Senso ritrovato del Bene Comune: come mai nessuno si pente?
Nessuno fa autocritica. Si cade nella perversa trappola di applaudire chi fa il
cosiddetto passo indietro, che fa perché ha già individuato l’ampia finestra
giusta attraverso la quale rientrare, nell’usuale gioco che è diventato il
circolo vizioso del cappio mefitico che ci sta strozzando. Sottraendo il Senso
alle cose, e quindi alla vita, è possibile una nuova programmazione mentale
della collettività che finisce col sottoscrivere l’assunto “ se tutto è lecito
allora tutto è consentito”.
E quindi, ogni azione perde valore.
E, con la perdita del valore, passa un’altra realtà, sottostante, l’annullamento
dell’equazione Lavoro = Valore: l’anticamera della schiavitù di massa.
Non a caso, il mio libro
Bonsai inizia così:
“Uno spettro si aggira per l’Europa: è lo
spettro di Ivan Karamazov.
Dalla cima impervia di quell’Olimpo
surreale che sovrasta la culla del Sapere europeo, dove vivono i grandi eroi
che nei millenni hanno forgiato, alimentato e prodotto l’immaginario collettivo
del nostro continente, dove abitano per l’eternità i personaggi letterari nati
dal talento e dal genio dei grandi artisti, si erge, al di sopra di tutti, il
più inquietante fantasma mai inventato. Il suo grido, strillato a squarciagola
nel lontano 1881, oggi più che mai ci ammonisce sulla imminente caduta
dell’Europa e ci ricorda chi siamo, da dove veniamo. E di conseguenza, quali
prospettive si aprono per il nostro immediato futuro.
“Se tutto è assurdo, allora tutto è
lecito, ogni cosa è permessa”.
L’urlo disperato di Ivan Karamazov, nato
dalla sublime penna del più grande romanziere che l’Europa abbia mai prodotto,
Fedor Mickailovitch Dostevskij, ci ricorda quale immane tragedia sia vivere in
un mondo ormai privo di un significato di riferimento. Un mondo, quello nostro
attuale, dal quale è stato sottratto il Senso e dove la realtà quotidiana è
stata sostituita da una surrealtà imposta dall’oligarchia imperante, squallida
impiegata al servizio di una fumosa comunità di finanzieri sovra-nazionali
senza scrupoli, il cui piano politico strategico consiste nel definitivo
abbattimento delle immense conquiste sociali, esistenziali e culturali,
ottenute a fatica dalle quindici generazioni che ci hanno preceduto. Una
vittoria, questa, della quale ogni
singolo europeo è andato giustamente sempre fiero, consapevole di aver raccolto
la doviziosa eredità tramandata negli ultimi 300 anni da pensatori, filosofi, scrittori,
scienziati, artisti che, dai tempi di John Locke e Voltaire, hanno posto le
basi per fondare la “Dichiarazione dei diritti dell’uomo” nata dalla
rivoluzione francese. Quei tre pilastri della compassione sociale,
dell’intelligenza politica e dell’evoluzione psicologica, che sono e rimangono
tuttora l’autentico fondamento della nostra cultura: la Libertà, l’Uguaglianza
e la Fratellanza, sono stati il fondamento del Diritto Civico dell’Europa che
ha dato vita alla democrazia politica.
Ed è questo che oggi è sotto attacco……..”.
Spero
che vi piaccia.
Ma
soprattutto, ed è ciò che a me interessa, spero davvero che vi possa essere
utile.
Altrimenti
che arma sarebbe?
A me piacerebbe leggere anche la versione estesa. Comunque in libreria ci vado e quella ridotta la ordino.
RispondiEliminaCome lettore espatriato, avrei preferito la versione ebook, per due motivi. La facilita' di acquisto, senza dover aspettare il prossimo rientro per andare in libreria. E sinceramente, anche il costo, molto più ridotto in versione online. Se davvero si vuole raggiungere una massa critica di lettori pensanti ed informati, questi sono due punti che fanno la differenza. Comunque il libro e' di chi lo scrive, e giusto che decida come meglio crede.
RispondiEliminaGentile Sergio,
RispondiEliminadomani lo cerco in una delle librerie centrali di Roma, in Via Nazionale e dintorni. Penso di acquisterne alcune copie, lo regalerò ad alcuni amici e colleghi.
Complimenti sempre per il blog e il tuo pensiero limpido.
Buona serata. Ciao.
Marco
Penso proprio che lo comprerò...
RispondiEliminaBella idea quella di regalarne una copia ad amici e familiari visto il costo contenuto.
Grazie, Davide.
Il titolo però è orrendo. Sarà pure un urlo pop, ma io lo trovo volgare...Non nel suo significato intrinseco, ma per il fatto che è uno scritto italiano, e per gli italiani. Sembra anche il titolo andar "Sottraendo il Senso alle cose", andando ad alimentare quella confusione linguistica che è ormai il nostro parlar comune. E' una scelta di marketing, alla ricerca dell'attenzione di un certo target di lettori( e chissà che tipo di elettori..). Ha uno style cool per i giovani, ma mantiene anche un certo appeal per chi giovane lo è anche dentro. Sorry, se non mi intendete!
RispondiEliminaG per Giuditta (o Giudecca)
Io sto aspettando da 1 anno il libro di Magaldi... non esce mai.
RispondiEliminaAcquisterò quello di Magaldi, quello di Modigliani e magari me li leggerò a Edimburgo dove voglio metter radici. MG75
Eliminasalve Sergio, ho già prenotato il suo libro e come il primo commento anche secondo me sarebbe, magari successivamente, molto interessante avere la versione estesa in ebook per approfondire
RispondiEliminagrazie
t
E' disponibile anche su Amazon.
RispondiEliminami perdoni ma riconoscendole un cervello attivo volevo chiederle di adoperarlo in funzione piu amplia consigliandole di divulgarne i " risultati " al maggior numero di persone senza dimenticare la semplicità che si deve ai semplici che sono tantissimi ed al quale è necessario ( doveroso ) rivolgersi al fine di " occuparsene " nei momenti in cui ai semplici è negata ( data la loro natura ) la visione della realtà ed al solo scopo di migliorarne l'esistenza ... è necessario , in alcuni momennti fare scelte di campo , io desidererei che lei faccia la sua e che sia riconoscibile dalla pervasività nei semplici ...
RispondiEliminaComplimenti Sergio!
RispondiEliminada mercatista potrei ragionare: "leggo questo blog da almeno un anno, ho capito e sono sintonizzato su ciò che vuole comunicare, che lo prendo a fare questo libro?"
invece da progressista lo prenderò :)
Diego
Prenotato...arriva venerdì... =)
RispondiEliminaMazel tov!
RispondiEliminail libro è disponibile on line su amazon, ibs, bol e lo stesso sito di atmosphere libri
RispondiEliminaPer essere un romanzo di fantasia, non è nemmeno un granchè.
RispondiEliminaSe la fa a gara con Twilight...
questo non è un romanzo, ma una riflessione su questa italietta catastrofica e sull'apporto che ognuno di noi può dare per migliorarla. Non solo critiche, ma fatti. Con un monito: senza cultura, non vai da nessuna parte.
RispondiEliminaChe bella notizia, l'ho già ordinato! :)
RispondiElimina