di Sergio Di Cori Modigliani
Parliamo
oggi di geo-politica.
Dalla
linea del fronte del Sudamerica.
Come
l’Ecuador, il Brasile e l’Argentina. Stanno combattendo anche per noi.
Perché
tutto ciò che sta accadendo là, ha dei riflessi potentissimi in Italia.
Ecco
perché:
Quattro
bei schiaffoni assestati sulla faccia di una delle prime dieci più importanti
aziende del pianeta, il colosso petrolifero-finanziario denominato Chevron.
Si
tratta della prima sentenza giuridica (e già questa sarebbe una notizia
clamorosa) più ricca in termini
economici (il che aggiunge clamore a clamore) nonché la più potente
dal punto di vista politico (che aggiunge al clamore + clamore, la necessaria
attenzione che merita) mai sancita nella Storia del continente sudamericano.
Perché
da una parte abbiamo un’azienda che nel 2011 aveva un fatturato di circa 250
miliardi di euro (il pil della Grecia) e dall’altra la Repubblica dell’Ecuador,
modesta nazione sull’Oceano Pacifico, con un pil nazionale intorno ai 20
miliardi di euro, una popolazione mite, pacifica, piuttosto povera, e priva di esercito
militare (il loro budget annuo per armamenti è pari a quello di una caserma
italiana a Viterbo, per dire).
L’Ecuador
ancora una volta sale alla ribalta della cronaca internazionale, dimostrando la
preponderante forza del Diritto Civico internazionale quando essa è
accompagnata da un’adeguata classe politica che si rifiuta di scendere a
compromessi con i mega colossi finanziari planetari.
La
notizia secca è la seguente: “L’azienda petrolifera statunitense, con sede
legale a Dallas, Texas, Usa, denominata Chevron, ha definitivamente perso la
class action intentatagli contro da 32.500 indiani autoctoni dell’ Ecuador,
sostenuti dal governo che si è presentato come parte civile e danneggiata. In
seguito alla sentenza definitiva, la Chevron è stata condannata al pagamento di
19 miliardi di euro per “crimini contro l’umanità, devastazione del territorio
idro-geologico, sfruttamento intensivo non autorizzato di località naturali
protette, provocando la morte e la miseria di decine di migliaia di persone dal
1964 al 2004”.
La
sentenza definitiva non è nuova, è del febbraio 2011.
Poi c’è
stato l’appello, nell’ottobre del 2011, che ha riconfermato la sentenza
portando il risarcimento per danni da 15 a 19 miliardi di euro. La Chevron, in
quella occasione, aveva protestato la decisione formalmente, sostenendo che “il
governo dell’Ecuador non è autorizzato legalmente a formulare tali sentenze in
quanto avvezzo all’esercizio di pratiche dittatoriali” e di conseguenza si è
rivolta “formalmente e ufficialmente” alla Corte Suprema d’Alta Giustizia
statunitense (sezione esteri) per chiedere l’annullamento della sentenza e il
suo non riconoscimento. Gli Usa, infatti, sono stati identificati come
“territorio giurisdizionale valido” perché l’atto d’accusa e la denuncia erano
state recapitate –in maniera formalmente ineccepibile, nel pieno rispetto delle
leggi americane- direttamente, a mano, nelle mani di un funzionario della
Chevron, in Texas, da parte di un segretario d’ambasciata, accompagnato da due
avvocati esperti in diritto internazionale. Il 10 ottobre del 2012, finalmente
la Corte statunitense si è espressa, dopo aver valutato la documentazione che
ha ritenuto la sentenza del Tribunale di Quito legittima, e quindi applicabile.
La Chevron si è appellata (come la Legge gli consente) contestando la sentenza
dei magistrati, e si è rivolta direttamente al Presidente Usa, Barack Obama, il
quale avrebbe potuto esercitare la prerogativa di annullamento di tale
sentenza, avvalendosi del comma 6 dell’articolo 4 del codice di
regolamentazione presidenziale, laddove si spiega come “il presidente ha il
potere di stabilire o meno la liceità di qualsivoglia sentenza internazionale
ai danni di un’impresa che ha sede legale e opera nel territorio statunitense,
a condizione che tale sentenza venga identificata, provata e definita, come
lesiva degli interessi strategico-militari della federazione Usa”.
E qui è
arrivata la notizia bomba, e l’inatteso aiuto e solida alleanza (questa è stata
per davvero una sorpresa per l’intero continente sudamericano) che il
presidente Rafael Correa ha ottenuto, al di là delle sue migliori aspettative.
Il
presidente della Chevron, infatti, è uomo abituato a dare ordini a quasi tutto
il mondo, e di sicuro a tutti i presidenti Usa (la Enron, la Wel, la
Halliburton, sono tutte aziende della Chevron) dato che nel suo comitato
ristretto dei probiviri siedono George Bush sr., George Bush jr., Jeff Bush,
Dick Cheney, Donald Rumsfeld, Bill Gates, il presidente della Visa e dell’American
Express, e altri 10 grossi papaveri che da sempre foraggiano ogni presidente.
Ha chiesto immediatamente udienza al presidente ottenendola. Data
dell’appuntamento: 17 ottobre 2012. Ma all’ora dell’incontro, ha avuto una
sorpresa, quella sì davvero inattesa. Invece di vedersela da solo, a tu per tu,
con Obama –come pensava- si è trovato in
una stanza della Casa Bianca davanti a tre persone: il Ministro degli Esteri,
Hillary Clinton, e due membri dell’avvocatura di Stato, un democratico e un repubblicano,
come la Legge impone in Usa. Il presidente della Chevron, giustamente, è
sbiancato. La Clinton gli ha consegnato copia della delega avuta dal Presidente
e controfirmata dai due legali presenti, ed è iniziato il colloquio.
Peccato
che non si chiami anche lei Christine, altrimenti avremmo la guerra delle tre
Cristine.
Era
dall’agosto del 1997 che Hillary Clinton aspettava quel momento.
E chi la
conosce bene sa che è una donna vendicativa, oltre che una geniale stratega
politica. Perché il presidente della Chevron è il più forte nemico personale di
Hillary Clinton da quindici anni. Fu lei stessa a raccontarlo, nella primavera
del 1998, al grande giornalista investigativo televisivo Peter Jennings, in una
epica intervista andata in onda sul network ABC, quando spiegò come la Chevron,
per conto del suo presidente, avesse imbastito lo scandalo sessuale di Monica
Levinski con l’esclusivo interesse politico di ottenere la messa sotto accusa
di suo marito e farlo dimettere perché aveva presentato al Congresso una legge
per alzare l’aliquota delle tasse alle compagnie petrolifere. Allora, divenne
un duello personale tra la Chevron e la Clinton che appassionò chi seguiva la
vita politica americana. Perché quel duello è proseguito negli anni e non si è
mai placato.
E così,
la Clinton ha spiegato alla Chevron che non potevano far nulla per loro. Sembrerebbe
che il presidente si sia imbizzarrito e abbia spiegato il suo punto di vista. “
a quegli indiani bastardi io non gli do
neppure un dollaro”. I due avvocati,
quindi, gli hanno spiegato come funziona la Legge. Nel caso lui si fosse
rifiutato di pagare, dato che –proprio poche ore prima- era arrivata,
attraverso canali diplomatici, la richiesta ufficiale da parte della Repubblica
dell’Ecuador di ottenere il pagamento, lo Stato Federale Usa non si sarebbe
fatto carico del debito, e subito dopo avrebbero ritirato alla Chevron
“l’esercizio della licenza commerciale in tutto il territorio Usa”. Gli hanno
spiegato che avrebbero dato ordine all’FBI di sigillare tutte le pompe di
benzina e la Chevron sarebbe stata denunciata dal governo e sottoposta a
processo da parte di una commissione del Congresso. Il presidente della Chevron
si è alzato, ha mandato tutti a quel paese e se n’è andato. I suoi avvocati
hanno avvertito l’Ecuador.
E così,
in data 22 ottobre 2012, il piccolo Stato dell’Ecuador ha congelato tutti i
conti correnti della Chevron in ogni nazione del continente sudamericano (circa
8 miliardi di dollari) e ha presentato regolare denuncia all’interpol e al
consiglio di sicurezza dell’Onu.
In
Sudamerica non si parla d’altro che di questo e della notizia successiva.
In
Italia, neppure l’ombra della notizia, se non una nota di quattro righe (nel
senso di 4) apparsa su Il Sole 24 ore, poi scomparsa, che non è stata ripresa
da nessuno, né sul mainstream né in rete. Ad esclusione di un sito italiano che
si occupa di problemi dell’ecologia sostenibile e odia le aziende produttrici
di petrolio. Il sito si chiama greenpoint.it.
Ecco l’articolo che hanno pubblicato:
La Corte Suprema Usa ha respinto la richiesta della Chevron per l'annullamento di
una sentenza, emessa da un giudice ecuadoriano, che gli impone di pagare
indennizzi per 18,2 miliardi di dollari per i danni causati dalle trivellazioni
petrolifere in Amazzonia. La decisione della Corte Suprema è l'ultimo sviluppo
in una lunga battaglia legale che ha scaricato sulla Chevron (che nel 2001 ha
comprato la concessione petrolifera in Equador ereditando le responsabilità
della Texaco) i danni causati dal
continuo sversamento di greggio da parte di un consorzio capeggiato dalla Texaco. La sentenza ecuadoriana da 18,2
miliardi di dollari è stata emessa nei primi mesi del 2011, dopo 8 anni di
indagini nella città petrolifera di Lago Agrio, l'Ecuador ha
scoperto che la Texaco deliberatamente sversato più di 16 miliardi di galloni
di greggio, fanghi e rifiuti tossici in Amazzonia dal 1964 al 1992, che hanno
gravemente inquinato sorgenti, falde e corsi d'acqua, causando problemi di
salute tra gli abitanti e decimato tribù indigene della regione del Lago Ario,
così 30.000 persone hanno promosso l'azione legale.
Il rappresentante della Chevron in Ecuador, Rodrigo Perez
Pallares, aveva ammesso che erano stati sversati almeno 16 miliardi di galloni
di "produced water" nei corsi d'acqua dell'Amazzonia ecuadoriana in
aree utilizzate dalle comunità indigene per l'acqua potabile, per fare il bagno
e pescare. L'environmental auditor della Chevron, Fugro-McClelland, ha
confermato che nel 1992 in Ecuador la
Chevron «Ha sversato "Produced
water" dai sui impianti produttivi
al fine di scaricarla nei torrenti e nei
corsi d'acqua» e che, ad eccezione di un impianto, nessuno degli scarichi «Era
registrato» presso le autorità ecuadoriane. La Corte dell'Equador ha trovato
prove dettagliate di oltre 900 pozzi contenenti rifiuti scavati nel suolo della
foresta pluviale e abbandonati dalla Texaco che sono pieni di fanghi
petroliferi che continuare a contaminare i terreni e le acque sotterranee.
Secondo i rilievi degli esperti il materiale tossico ammonterebbe ad oltre 5,6 milioni di m3, ai quali vanno
aggiunte le numerose fuoriuscite di petrolio e il gas flaring che ammorba
l'aria. La Chevron aveva subito rigettato la decisione della corte ecuadoriana,
definendola «Fraudolenta» e «Viziata da
cattiva condotta giudiziaria» inoltre la Big Oil sosteneva che la decisione non
fosse esecutiva ai sensi del diritto di New York. Intanto gli avvocati degli ecuadoriani hanno
recentemente avanzato richieste che puntano al sequestro di miliardi di dollari
di asset della Chevron in Canada e Brasile ed hanno promesso di promuovere
azioni di sequestro al più presto anche in altri Paesi, cosa che scondo la
Chevron le avrebbe creto potenziali problemi operativi. La Chevron si era
rivolta alla Corte suprema di New York ma ha perso, e l'high court ha respinto
la sua richiesta di un provvedimento inibitorio che avrebbe impedito
l'applicazione in tutto il mondo della sentenza dell'Ecuador.
Si tratta di una sconfitta per tutta la lobby delle Big Oil:
diversi business groups tra cui la
Camera di Commercio Usa, la National association of manufacturers ed
Halliburton, che aveva presentato memorie per conto del gigante petrolifero.
Nel 2010 e nel 2011 gli avvocati della Chevron hanno sostenuto più volte che il pagamento
della sentenza causerebbe «Un danno irreparabile» alla compagnia» con sequestri
di petroliere ed attrezzature che potrebbero addirittura interrompere il flusso
di distribuzione del petrolio da parte della multinazionale e quindi tutto
questo «Incide non solo in una giurisdizione, ma in tutto il mondo». Fino ad ora la Chevron nella sua campagna di
pubbliche relazioni sosteneva che i tribunali americani avevano trovato la
"frode" nel procedimento dell'Ecuador, ma la sentenza Usa la
smentisce categoricamente e forse definitivamente.
Aaron
Marr Page, un avvocato degli ecuadoriani, ha detto: «L'ultima sconfitta della
Chevron davanti alla Corte Suprema è un esempio della battaglia della sempre più inutile della
compagnia per evitare di pagare i suoi obblighi giuridici in Ecuador. Chevron
ha fatto ricorso alla giustizia mentre con i suoi scarichi tossici continua a
creare un pericolo imminente di morte per i popoli indigeni in Ecuador». Un
tribunale dell'Ecuador ha ordinato il blocco di tutti i beni nel Paese del
gigante petrolifero Chevron. La decisione è stata presa in seguito al rifiuto
della compagnia statunitense di pagare una multa da 19 miliardi di dollari
comminata nel febbraio 2011 da un tribunale ecuadoriano. La Chevron è accusata
dalla popolazione locale, 30mila persone, di aver provocato, tramite la sua
controllata Texaco, gravi danni ambientali durante il periodo in cui estraeva
petrolio nella foresta amazzonica, tra il 1964 e il 1990. Chevron ha fatto
sapere di rifiutare la decisione del tribunale, che interviene una settimana
dopo che la Corte suprema degli Stati Uniti, cui la compagnia si era rivolta,
ha rifiutato di bloccare la multa miliardaria.
Le altre due notizie riguardano l’Argentina e il Brasile.
Per quanto riguarda l’Argentina la questione è all’ordine del
giorno in tutto il continente sudamericano, seguita con enorme attenzione anche
in tutta l’Europa del Nord e in Asia, dato che il ministro degli esteri
argentino, Hector Timerman, in data 22
ottobre 2012, è volato a New York dove ha presentato formale istanza all’assemblea
dell’Onu contro il cittadino americano Paul Singer, un noto sciacallo della
finanza speculativa e vera e propria iena mercatista, il quale, a nome di un
fondo speculativo d’investimento con sede a Panama, ha fatto sequestrare nel
Ghana, 20 giorni fa, la nave scuola argentina “Libertad” sostenendo di vantare
un credito dal governo argentino, immediatamente appoggiato in questo frangente
dal Fondo Monetario Internazionale. Ecco qui di seguito, il comunicato stampa
ufficiale del governo argentino, pubblicato su tutta la stampa internazionale (l’Italia
è tra le nazioni che hanno scelto di non pubblicarlo):
“Por medio de un comunicado que leyó en la
Casa Rosada junto al ministro de Defensa, Arturo Puricelli, Timerman anticipó
que mañana liderará una misión al Consejo de Seguridad de las Naciones Unidas,
para denunciar la violación de los derechos humanos de los tripulantes y de
tratados internacionales y la comisión de delitos financieros. La decisión
implica el fracaso de las negociaciones iniciadas el lunes pasado por una
delegación diplomática enviada a la capital del país africano, Accra, para
liberar el buque retenido en el puerto de Tema. El
comunicado incluye fuertes críticas al país africano y al juez que acogió el
pedido de los bonistas. Y reitera la denuncia de un complot entre "los
fondos buitre" y "sus socios argentinos", para extorsionar al
país..
Luego de que la Presidenta ordenara ayer
evacuar la Fragata Libertad, retenida desde hace 20 días en Ghana, el canciller
Héctor Timerman partió este mediodía rumbo a Nueva York para tratar el caso
ante Naciones Unidas.
Según el comunicado emitido esta mañana por el Ministerio de
Relaciones Exteriores, el funcionario mantendrá durante el lunes reuniones con
las autoridades del organismo internacional, incluida una cita con el
secretario general, Ban Ki-Moon. "Timerman lleva como único tema de agenda
la detención ilegal de la Fragata Libertad en Ghana, en cuanto se trata de un
preocupante precedente para la navegación mundial debido a que un juez ghanés
ha decidido no respetar la inmunidad de una embarcación militar reconocida por
el Derecho Internacional Público del que Ghana es parte", dice el
comunicado. La Fragata Libertad está retenida desde hace 20 días en Ghana por
una demanda presentada por tenedores de bonos en default de la Argentina. La
medida de desalojar la nave fue anunciada ayer por Timerman, quien denunció que
los 326 tripulantes del navío estaban en riesgo por "falta de
garantías".
Il
debito chiesto da questo finanziere riguarda la questione dei bonos argentini
andati in default nel 2001. In seguito alla bancarotta, il governo argentino,
com’è noto, a differenza dell’Ecuador si è dichiarato “nazione insoluta e
insolvibile” ma ha riconosciuto “pienamente e legittimamente” la quantità di
debito dovuta, chiedendo e ottenendo dilazioni e sconti pagabili nell’arco di
dieci anni, di cui l’ultima tranche è stata saldata lo scorso 2 agosto 2012,
con sei mesi di anticipo sulla scadenza prevista. In seguito alla varie
contrattazioni, sono stati stabiliti diversi parametri, approvati, a suo tempo,
da tutte le organizzazioni internazionali. Il signor Paul Singer è un cittadino
privato, proprietario del fondo Elliot management, con sede a Panama. La sua
lucrosa attività decennale, consiste nel gettarsi come una iena sulle nazioni
sudamericane acquistando buoni del tesoro nei momenti di difficoltà
scommettendo al ribasso per spingerli al fallimento e al momento giusto vendere
il tutto, incassare il premio speculativo dell’assicurazione, mandando a picco
le quotazioni. Lo ha fatto sei volte in Perù, Bolivia, Argentina. Il tutto
gestito da una società che si chiama NML Capital, con sede a Panama, di cui è
stato consulente Walter Lavitola. Il signor Paul Singer è uno dei grandi
finanziatori di Mitt Romney. Costui sostiene il diritto di prelazione sul
premio di assicurazione dei tango bonds, datato 2002, in quanto ha protestato
l’offerta di patteggiamento offerta dal Fondo Monetario Internazionale, la cui
presidenza –guarda caso- proprio un mese fa ha scovato un comma dell’accordo e
gli ha dato ragione. E così, un cittadino privato statunitense ha convinto
(????) il governo del Ghana a sequestrare una nave militare argentina (con 25
marinai a bordo) a saldo della cifra da lui richiesta, violando ogni
convenzione internazionale del Diritto.
Non si
parla d’altro che di questo, in tutto il Sudamerica, in Canada, e in Usa nella
sezione esteri.
La
Kirchner , va da sé, è furibonda, così come lo è l’opinione pubblica argentina
e sudamericana. Tanto più che il signor Singer – appoggiato e sostenuto da Mitt
Romney pubblicamente un’ora e mezza prima di scontrarsi sulla politica estera
con Obama alla tivvù- ha dichiarato con la conseguente eleganza che lo
contraddistingue “è bene che in Sudamerica si diano una regolata, quei topi da
fogna, e che capiscano che il mercato decide il destino delle Libertà” (la nave
argentina si chiama, per l’appunto, Libertad).
Ed è
arrivata, pertanto, la terza notizia, questa tutta politica, al 100% politica,
che va a colpire il cuore della Repubblica Italiana, perché, come ha detto
qualche giorno fa alla tivvù argentina il portavoce del governo, “questa è una
porcheria del trio fascista europeo e la pagheranno molto cara questa volta”
(ndr. Il trio fascista sarebbe Christine Lagarde/ Mario Draghi/Mario Monti).
Il conto
lo sta presentando il Brasile, la nazione più potente del continente
sudamericano, dal punto di vista militare, economico, culturale, politico.
E’ il
grande sindacalista Lula da Silva, ex presidente che ha cambiato il volto e le
prospettive esistenziali della nazione carioca, a guidare la carica. In Brasile
hanno iniziato una campagna pubblica di massa raccontando come funziona il
sistema di corruzione fascista degli italiani e di come per dieci anni sono
stati obbligati a violare ogni Legge internazionale per pagare tangenti ai
funzionari governativi italiani che “si facevano dare il via libera dalle
apposite commissioni europee per venderci armi, cibo e medicine, ma poi pretendevano la percentuale tra il 10
e il 15% sottobanco versate su conti estero su estero ai diversi ministri e
sottosegretari. L’ex ministro della difesa brasiliano ha fatto sapere
pubblicamente di essersi messo a disposizione della magistratura italiana per
fornire ogni dettaglio che gli venga richiesto. E lui ha in mano tutte le
ricevute dei versamenti fatti, i nomi delle personalità, i conti correnti, le
cifre. Da un primo calcolo degli analisti economici sudamericani si rileva che
il buco nel bilancio statale della Repubblica Italiana nella sezione “forniture
di materiale strategico al Sudamerica” nell’arco di tempo tra il 2001 e il 2011
si aggira intorno ai 50 miliardi di euro. Ai quali bisognerebbe assommare
quelli relativi all’Africa, all’Asia, al Medio-Oriente e ai paesi arabi,
località che non seguo, di cui non dispongo informazioni dettagliate. Una cifra
questa che non è inserita “ufficialmente” nel bilancio, ma che risulta
“realmente” spesa; il che spiega in parte come sia possibile che a fronte di
tutte queste manovre economiche degli ultimi 30 mesi, la spesa pubblica aumenti
ancora invece di diminuire.
Ne viene
fuori, quindi, un quadro geo-politico completamente diverso da quello che ci
stanno raccontando i media tutti i giorni a proposito del cosiddetto “scandalo
Finmeccanica”. Non c’è nessuna brava persona che si è pentita e ha confessato,
non c’è nessun successo della magistratura, non c’è nessuna abilità
investigativa né tantomeno volontà governativa nel dire come stanno le cose.
Ci sono
i brasiliani che stanno vuotando il sacco, consapevoli di trovarsi sulla prima
linea del fronte. E’ un’altra storia.
Perché
prosegue la guerra tra le due Cristine.
E non si
tratta di zuffe isteriche tra due donne capricciose.
Si
tratta di ben altro.
Si
tratta dell’incompatibile scelta tra un continente che ha detto “no ai diktat
della finanza speculativa internazionale” e ha scelto di essere autonomo,
indipendente, e investire risorse, intelligenza, volontà ed entusiasmo, che si
sta scontrando con nazioni come l’Italia che ha invece scelto di mettersi al
servizio passivo dei colossi finanziari che stanno strozzando l’economia del
continente, ben rappresentati dal governo che abbiamo.
Si
tratta della campagna elettorale statunitense che si gioca anche su questi
terreni.
Perché è
completamente FALSO ciò che sostengono i beceri complottisti che presentano
Romney e Obama come due facce della stessa medaglia. E’ una idiozia bella e
buona. Come a dire che se nel 1932 invece di Franklin Delano Roosevelt fosse
andato al potere il suo avversario sarebbe stato uguale oppure se nel 1960
invece che Kennedy avesse vinto Nixon sarebbe stata la stessa cosa. O -nel caso
dell’Ecuador- se invece di vincere nel 2007 Rafael Correa avesse vinto il suo
antagonista (laico, social-democratico, libertario, ma guarda caso amante delle
multinazionali Usa) non sarebbe cambiato nulla. Il che autorizza e spinge a
pensare che se in Sicilia vince Cancellieri o Miccichè è la stessa cosa, così
come è la stessa cosa se le primarie del PD le vince Nichi Vendola o Matteo
Renzi. Non è così. Ma soprattutto non è così che si legge la Politica.
Esiste
un “potere forte” che è molto più forte di qualsivoglia altro potere: è il
“potere personale”, ed è quello manifestato nella Storia, negli ultimi 10.000
anni, in tantissimi frangenti. Sono gli individui che hanno fatto la
differenza, e si sono assunti la responsabilità di operare cambiamenti epocali.
E’ avvenuto, è accaduto. Se non fosse così, il fascismo appena insediato, nel
maggio del 1924 non avrebbe deciso di far assassinare Giacomo Matteotti, tanto
un socialista valeva l’altro. E invece non era così.
Non è
così, e non sarà mai così.
Se vince
Romney vincono gli strozzini della finanza che vogliono de-industrializzare
l’Europa e cinesizzare il mercato del lavoro per schiavizzarci definitivamente.
Se vince
Obama, non saranno affatto rose e fiori. Ma una cosa è certa. 24 ore dopo la
sua vittoria che io fortemente auspico, si apre “il Grande Contenzioso” e lì
avremo una carta e una possibilità da giocarci tutti.
Perché
il vero nemico degli Usa è la Cina.
Il vero
nemico americano è lo yuan che sta per sostituire il dollaro, ed è ciò che
vogliono i colossi finanziari. E quindi, Obama, per salvaguardare il suo impero
e combattere lo yuan, deve “assolutamente” abbattere l’euro, moneta solo
virtuale, sull’orlo del collasso, sostenuta soltanto dai cinesi a Hong Kong in
funzione anti-americana. Sono due prospettive opposte, altro che uguali!
Volete
uscire dall’euro? Volete che la BCE venga messa all’angolo? Volete che ci sia
anche una possibilità di abbattere il fiscal compact?
Sperate,
allora, che vinca Obama.
Lì, a
Washington, Paul Krugman, John Stiglitz, Nouriel Roubini e Christina Rohmer,
stanno già scaldando i motori. Lo sanno benissimo qual è la posta in gioco, e
sanno quale sia il fronte della battaglia, e come combatterla.
In
Italia, non hanno neppure capito che stiamo in guerra.
Anche
perché nessuno spiega il funzionamento dell’attuale quadro geo-politico.
Va da sé
che non è certo casuale.
La meraviglia è che non c'è nessun commento.
RispondiElimina-la notizia dei 19 millioni di $ è stata data
per un giorno anche dal Manifesto.
-Ottimo ,come sempre Sig. Modigliani ,che siamo in guerra -economica- non l'ha capito ancora nessuno, grazie a una informazione doblada e schiava.
19 MILIARDI di $
EliminaNell'articolo si parla di miliardi, mentre invece sono milioni. La sentenza non è ancora stata emessa e si inizierà nel 2013 .
RispondiEliminaSe un articolo deve iniziare con distorsioni e solo per farsi belli, preferisco non leggerli. Ma anche questo articolo si inserisce nella serie: come ti lavo il cervello, psicologia della spinta verso la rivolta. Per ora si rivolta solo lo stomaco.
Juicio de Chevron contra abogados de ecuatorianos empezará en 2013
REUTERS | NUEVA YORK
Un juez estadounidense fijó para octubre del 2013 el inicio de un juicio de Chevron Corp contra residentes ecuatorianos, sus abogados y asesores por presunto fraude en la obtención de una indemnización de 19.000 millones de dólares por polución contra la compañía.
El juez de distrito estadounidense Lewis Kaplan dijo el jueves en una breve audiencia que el juicio comenzaría el 15 de octubre del 2013.
La batalla por el caso de contaminación lleva casi dos décadas y se desarrolla en cortes en Ecuador y el extranjero.
El conflicto escaló desde que en febrero del 2011 los demandantes de comunidades de la región de la Amazonía ganaron un caso por 18.200 millones de dólares contra el gigante petrolero por reclamos de que Texaco, que fue adquirida por Chevron en el 2001, contaminó el área desde 1964 a 1992.
Los daños aumentaron a 19.000 millones de dólares en julio.
..........
Vorrei solo far notare che 19.000 millones de dòlares sono 19.000 milioni di dollari ovvero 19 miliardi di dollari che è circa la cifra di cui parla Modigliani
EliminaInvece la sentenza è stata emessa. L'articolo in spagnolo si riferisce a un nuovo appello presentato da chevron come riportato alla fine dell'articolo del manifesto. Il post di Modigliani è ineccepibile.
Eliminahttp://www.ilmanifesto.it/attualita/terra-terra/manip2pz/508190222c9d2/
http://www.greenreport.it/_new/index.php?page=default&id=18252
http://www.corriere.it/notizie-ultima-ora/Ambiente/Danni-petrolio-indigeni-Ecuador-ottengono-primi-200-mln/18-10-2012/1-A_003098044.shtml
Infatti è sufficiente digitare su google "chevron 19"
Eliminache tutti parlano di "19 BILLION" ovvero miliardi di dollari come riporta Modigliani. Prima di svuotare il proprio disagio esistenziale allagando spazi pubblici di monnezza bisognerebbe accertarsi di avere il cervello connesso...e le palle per firmarsi..
Figura barbina...
Eliminae infatti non siamo a una gara di giornalismo a chi mette i dati piu' precisi. il fatto e' avvenuto, i giudizi ci sono stati.
Eliminail punto e' che qualcuno si e' stufato di sottostare alle lobbi americane e si sta dando da fare. e si puo' vincere qualche volta in gruppo!
infatti, volevo risponderti io appena ho letto il tuo commento, ma ci hanno già pensato... ma sei scemo? 19000 milioni sono 19 miliardi. Svegliati, che di stupidi ce ne sono già abbastanza in giro
EliminaLa matematica è alla base di tutto e lei non la conosce...
EliminaSperiamo che vinca chi dice modigliani( per scaramanzia non lo nomino) e speriamo che il trio fascista a cui aggiungerei la merkel e la bce siano sconfitti: spero solo che a pagare il conto non siano ancora una volta le classi sociali più deboli
RispondiEliminaSe tutto va bene siamo rovinati!!!!
RispondiEliminaEgregio Modigliani, che pensa di quest'articolo:http://keynesblog.com/2012/10/24/anche-il-regno-unito-conferma-keynes-aveva-ragione/#more-2452? Sembra che l'Inghilterra ha deciso che è ora di finirla con l'austerity schierandosi contro il trio fascista e compari...oppure è solo pretattica?
RispondiEliminasalve Sergio
RispondiEliminapotrebbe approfondire meglio il concetto che romney vuole un Euro forte come i cinesi di hong kong mentre obama lo vorrebbe debole?
grazie
t
L'euro forte implica che il debito degli stati in difficoltà verrà finanziato dai cittadini e non dalla BCE mantenendo quindi bassa la liquidità (e l'inflazione) e non svalutando l'Euro (favorendo gli stati del nord). Questo naturalmente implicherà ulteriori sacrifici per la popolazione che vedrà la morsa fiscale stringersi ulteriormente e come dice l'articolo l'ulteriore cinesizzazzione della forza lavoro sarà inevitabile.
EliminaEcuador:
RispondiEliminaSi stima che i danni causati da Chevron fu Texaco
superino i 100 miliardi di dollari.
Gli Ecuadoregni sono stati fin troppo generosi ma se questo è un inizio ben venga.
Argentina:
Questo è il risultato del piano criminale di Brady (nel 1992 segretario del Tesoro USA)
Comunque se il signor sciacallo volesse mettere all'asta la nave mi faccio avanti io.
Offro 1 (uno) dollaro USA (restituendo poi gratis la nave all'argentina).
Occhio a voler cedere Sovranità (come fecero i latinoamericani) per ottenere finanziamenti a condizioni capestro. E' come pisciare controvento!
Gli avvoltoi sono molto pazienti e se trovano un giudice "favorevole" al diritto anglosassone (come successo in Ghana con la nave) non esiteranno a giovarsi della carneficina.
Obama:
Concordo con Davide aggiungete Merkel e tutta la cricca della U.E. + F.M.I.!
EURO DELENDA EST...
Guy F.
che poi non e' che sia colpa dell'euro. e' colpa dei lobbisti.
Eliminaper il resto son completamente d'accordo con te.
Cancelleri caro Sergio e non Cancellieri. Caxxo, spero solo che i miei conterranei non facciano l'errore di cui sopra nelle schede elettorali.
RispondiEliminaNo problem. Tanto bisogna mettere solo la X sia per votare il partito sia per votare il presidente che è comunque accompagnato dal simbolo del partito
EliminaQuesto precedente della Chevron è scomodo per molti..anche in italia. Vogliamo parlare di ciò che si è fatto in Africa??
RispondiEliminaIl dato della corruzione in brasile è passato..ma sempre ovattato...come se fosse un caso personale.
Grazie x le informazioni,
Matteo
Tipo questo:
EliminaLa Shell ha patteggiato, ed ha accettato di pagare 15 milioni e mezzo di dollari per risarcire la famiglia dello scrittore ed attivista nigeriano Ken Saro Wiwa e di altri 8 suoi compagni.
Lo tovate QUì dalla brava Debora Billi...
Guy F.
Anche perché Cancellieri è il ministro dell'interno. Basta solo mettere la croce sul simbolo e sul nome del candidato alla presidenza, già prestampato. E' molto più semplice.
RispondiEliminaIl Sudamerica ci dimostra che non è vero che non ci sono alternative e che un altro mondo è possibile. Semmai ci vogliono uomini alternativi, che sanno usare il loro potere personale al servizio della comunità.
Questi sono articoli di importanza enorme. Un grazie al suo autore... partigiano moderno!
RispondiEliminaAlla fine c'è un po' di confusione, e dunque azzardo una domanda: perchè mai Obama dovrebbe abbattere l'euro??
G per Gianduia (o Giovenca)
Grazie di cuo re per queste informazioni così preziose. Mi ridanno la fiducia che avevo perso.
RispondiEliminaNon è che la decisione di Berlusconi di non candidarsi a premier ha a che fare con le denunce provenienti dal Brasile? Se i brasiliani possono documentare e testimoniare la corruzione, con nomi e fatti, penso che in molti balleranno. Immagino che Scaiola e Lavitola non abbiano agito all'insaputa del "capo". Anche dal Panama questo è evidente. E si capisce perché giornali e tv ne parlano in modo criptico, per ora stanno a guardare in attesa di assumere le loro posizioni a seconda del vento che tira.
RispondiEliminaE' proprio ora di prendere coscienza e scegliere una classe politica diversa, a cominciare dalla Sicilia, dalla Lombardia e dal Lazio, staccando le cozze dalla loro nicchia.
Vorrei approfondire anche la notizia riguardo alle tangenti brasiliane e alle stime di 50 miliardi sudamericani sottratti allo stato dai politici sotto forma di tangenti. è una cifra enorme. Si potrebbero avere altre fonti. grazie mille, bellissimo blog
RispondiEliminaLa notizia fa ovviamente piacere, ma va letta nel suo contesto e ne va riconosciuta l'effettiva valenza.
RispondiEliminaPurtroppo non si tratta di un atto di giustizia atto a ripagare sia pure in parte minima gli ecuadoregni dei disastri ambientali perpetrati dalla criminalità petrolifero-finanziaria. Bensì di un regolamento di conti tra la Clinton, che ha ancora il dente avvelenato per l'affare Lewinski che ha messo fuorigioco il suo bel maritino, e chi ha combinato quello scherzo.
Durante il periodo presidenziale Clinton non si è certo messo in luce per democraticità e anzi ha avallato alcuni provvedimenti, come l'annullamento del Glass Steagall Act, che ha reso più potenti le oligachie finanziarie. Inoltre più in generale ha favorito il processo di ridistribuzione della ricchezza, spostata sempre più dalle classi sociali subalterne a quelle dominanti.
Ancor più grave il fatto che abbia rappresentato un riferimento politico di valenza enorme per tutte le false sinistre rinnegate e neoliberiste a livello mondiale, da Blair in poi, giù giù fino alla porcilaia che è il nostro PD.
Il quale, nella sua ignobile carta d'intenti che dovrebbe essere il breviario atto al ricatto politico-comportamentale nei confronti di chiunque voglia votare in quella farsa che sono le primarie, mette al primo posto l'impegno "ad appoggiare l’esecutivo in tutte le misure di ordine economico e istituzionale che nei prossimi anni si renderanno necessarie per difendere la moneta unica".
Ovvero, mascherandosi vilmente dietro il totem dell'euro, dichiara che perseguirà la riduzione in schiavitù degli italiani e degli altri popoli del sud Europa, l'abbattimento della democrazia e la sottrazione della sovranità dei paesi europei per consegnarla a una casta di non eletti, secondo il disegno neonazista che informa il concetto di unità europea e i trattati che la regolano.
Dunque, per quanto la sentenza Chevron possa farci piacere, si tratta esclusivamente di un regolamento di conti tra poteri forti e non di un un atto di giustizia e quindi di democrazia.
Ringrazio comunque Sergio Modigliani per tutto quanto sta facendo affinché la cupola mediatica non sia la sola fonte si informazioni cui attingere e per la consapevolezza delle persone che non si riconoscono nel diktat criminal-europeo e vogliono avversarlo.
A tale proposito credo sia fondamentale per ciascuna di esse partecipare alla manifestazione del 27 ottobre.
Posso assicurare tutti che le cose stanno cambiando e giorno 29 ottobre in serata ne avremo conferma.E' finita per tutti i politici italiani , adesso tocca alla gente prendersi quello che gli è stato tolto da una vita.Tocca a noi per voi è finità .Avete illuso migliaia di gente in tutti questi anni , state illudendo migliaia di giovani ,(dammi il voto che ti faccio il contratto a tempo indeterminato) per tutti voi è finità.Ha detto bene grillo a Cefalù rivolgendosi ai Carabinieri e Poliziotti," non dovete scortare me , ma dovete proteggere loro,la gente che è quella che vi paga lo stipendio" anche loro stanno cambiando stanno abbandonando i politici al loro destino.Tocca a noi tutti cambiare questo paese e le elezioni sono l'unico mezzo altri mezzi farebbero solo un danno al paese e lo abbiamo imparato dalla storia.
RispondiEliminaChi ha figli gli educhi a cambiare e a non accettare compromessi dal politico di turno.il Futuro è nostro riappropriamocene una volta per tutte.Basta Chiesa , Basta Casta, Basta TV e Giornali sono tutti politicizzati.BASTA!!!
Salvatore
Ci sono fatti documentati e dettagliati, anche se a quanto pare neanche troppo bene. Poi ci sono sezioni ben romanzate (presunte cose dette in stanze del potere che nessuno potrebbe sapere, se non Obama, la Clinton, e compagnia bella). Ci sono infine farneticazioni, la vittoria di Obama e l'eventuale abbattimento dell'Euro. Insomma un bel mix da romanzo geo- politico. Consiglio al signor Modigliani di pensare ad un progetto del genere, ne verrebbe fuori un bel risultato secondo me, perché la qualità della scrittura è indubbia.
RispondiEliminaCordialmente, e senza offesa.
Insomma,un vaso di coccio(Europa),in mezzo a due vasi di ferro(Usa e Cina). Forse...........
RispondiEliminaOttimo articolo, bravo.
RispondiEliminaPosso divulgarlo sul mio blog?
se citi la fonte, certo; sta qui per tutti
EliminaQuesto è il mio nuovo sito che ho iniziato a fare:
Eliminahttp://www.altrecampane.slamp.org/
il vecchi blog è:
http://blog.libero.it/PippoDePippis/
L'intenzione è di riprendere e rilanciare gli articoli notevoli che trovo nel WEB.
Ringrazio e saluto.
Pippo
Grazie di cuore per l'informazione visto che ho seguito sul blog questa vicenda e potrò ora scrivere la parola fine (o quasi.
RispondiEliminahttp://senzapretese.ilcannocchiale.it/2009/06/16/petrolio_al_vetriolo.html
http://senzapretese.ilcannocchiale.it/2009/07/01/il_petrolio_secondo_amnesty_in.html
http://senzapretese.ilcannocchiale.it/2009/09/21/i_pozzi_dellodio.html
Una precisazione: il PIL dell'Equador non è così piccolo come indicato nel post: nel 2011 è stato di quasi 126 miliardi di dollari.
http://www.indexmundi.com/it/ecuador/prodotto_interno_lordo_(pil).html
Signor Modigliani, leggerla è sempre n piacere.
RispondiEliminaDato che riporta spesso notizie tralasciate dai media nostrani, può cominciare a prendere la buona abitudine di citare le fonti delle sue informazioni?
O le passano le veline dei servizi? ;)
Sarebbe più semplice anche farle circolare sui social network dato che i suoi articoli non sono perfettamente "fruibili" alla massa che li frequenta a causa del loro grado di approfondimento che presuppone una certa cultura già sedimentata.
Grazie mille per il suo lavoro di divulgazione.