"L'ipocrisia e la distorsione sono catene dello spirito e della mente che passano sotto il nome di religione".
Mahatma Gandhi, 1946
"Non con i sentimenti pacifisti tinti di retorica banale, ma soltanto con una nuova organizzazione economica mondiale l'umanità civile potrà essere salvata dal suicidio collettivo".
Sir Bertrand Russell, 1946
"Quando scoppia una guerra, è irrilevante chi sarà a vincerla: l'essere umano ha già perso in partenza".
Lev Tolstoj, 1886
di Sergio Di Cori Modigliani
L'istituto di sociologia dell'Università di Berkeley, in California, dal 1958 conduce una interessantissima indagine sulla formazione dell'immaginario collettivo degli americani, sulla loro idea di sessualità, di amore, di relazione tra maschio e femmina. La ricerca viene rinnovata ogni dieci anni e pubblicata all'alba della nuova decade per identificare i big data e i megatrends che saranno poi fondamentali nello stabilire che tipo di società sarà quella nella quale noi viviamo. La particolarità di questa ricerca consiste nel fatto che le domande sono sempre le stesse, fisse, il che l'accredita (dopo 50 anni di documentazione acquisita negli archivi) di un indubitabile valore di riferimento sociologico.
Nel 1958, quando ebbe inizio il lavoro scientifico, tra i 55 quesiti scelti, si poneva la seguente domanda: "Una giovane donna dichiara sono in cerca d'amore, secondo lei, che cosa sta cercando?". In quell'anno, la maggioranza delle risposte indicava "un buon marito, fedele e instancabile lavoratore, con il quale costruire una famiglia solida". Nel 1968 la percezione era completamente cambiata. Il 62% delle risposte indicava invece una forte tendenza pacifista "un giovane coetaneo con il quale poter far l'amore senza alcun pregiudizio, sentendosi autonoma, indipendente, libera, senza sensi di colpa, sapendo che lui sceglierà sempre l'amore piuttosto che la guerra o la carriera". Nel 1978, la risposta che andava per la maggiore era "sesso libero senza lacciuoli, senza tante domande e senza condizioni".
Nel 2008 la risposta più allarmante (a mio avviso) tra tutte: "un incontro romantico e appagante con un uomo molto ricco, possibilmente un vip".
Non c'è da stupirsi, quindi, del fatto che dal 2010 a oggi l'umanità abbia accelerato la propria corsa verso la guerra, aumentando le possibilità statistiche di produrre un gigantesco conflitto mondiale, micidiale e sanguinolento, perchè "la voglia di guerra e la spirale dell'odio", secondo tutte le scuole sociologiche accreditate, ha raggiunto il livello più alto in assoluto dal 1946 a oggi, con un'accelerazione in progressione geometrica delle spinte bellicose.
Vita dura per i pacifisti e per i fautori dell'amore, come il sottoscritto.
La causa principale di questa preparazione dell'opinione pubblica verso la guerra mondiale (vedi Venezuela, Iraq, Siria, Afghanistan, Libia, Ucraina, Nigeria, e altre 57 nazioni nel mondo, coinvolte in attività belliche operative e una diffusione quotidiana di violenze) consiste nella cancellazione del dibattito, nella soppressione di notizie e informazioni e nella totale censura dei movimenti pacifisti internazionali. Si ascolta, di solito, soltanto la voce di qualche pacifinto o di qualche apparente arbitro. Il pacifista vero, invece, è sempre schierato e non è mai obiettivo, proprio mai. Il pacifista parte dal presupposto che in guerra hanno torto tutti, quindi va evitata a ogni costo. Il lavoro del pacifista è 24 ore al giorno, in tempo di pace, proprio per far sì che la pace rimanga; essa, infatti, va difesa, sostenuta, salvaguardata. Quando scoppia la guerra, il pacifista diventa un intellettuale disoccupato.
Noi viviamo la nostra quotidianità intrisi in un teatro costante di violenza che annuncia futuri scenari raccapriccianti, basta seguire l'uso del linguaggio nello scambio politico in rete, sui social networks. Se lo sommiamo all'assopimento collettivo delle coscienze, alla disinformazione, all'indifferenza, al cinismo corrente, alla mancanza di strumenti culturali, si comprende come stiano prevalendo nel mondo le pulsioni tanatogene che spingono verso la guerra.
E' necessario muoversi adesso, di corsa.
Di gran corsa.
Il tempo è scaduto.
Lo dimostra il fatto che l'attenzione relativa all'Ucraina, alla Lybia e più di ogni altro in assoluto (per l'impatto fragoroso che avrà sull'Europa) alla possibile guerra aperta tra arabi e israeliani in Medio Oriente, è molto scarsa, per non dire quasi nulla.
Se andate per strada e fermate 100 persone, italiani muniti almeno di un diploma, e chiedete loro:"Scusi lei lo sa chi è Teodoro Moneta?" è molto probabile che la maggioranza risponderà che non ne ha la minima idea. Ma se alle stesse persone chiedete se abbiano una idea di chi sia Dario Fo, Franco Modigliani, Grazia Deledda o Salvatore Quasimodo, troverete un altissimo numero di persone che risponderà: "il vincitore di un premio Nobel".
Anche Teodoro Moneta è stato un italiano che ha vinto il Nobel.
Ancora di più: è stato l'unico cittadino italiano ad aver mai vinto il premio Nobel per la pace, nel 1907. Presidente del comitato pacifista internazionale, nel 1905 propugnò la nascita degli Stati Uniti d'Europa con la caratteristica di fondare un'unità che avesse la particolarità di dichiarare "per principio" la neutralità dell'intero continente "bandendo la guerra come modalità di risoluzione dei conflitti inter-etnici tra le popolazioni e gli stati".
Leone Tolstoij, Mahatma Gandhi e Bertrand Russell dichiaravano un'autentica devozione nei suoi confronti e Gandhi lo definiva "uno dei miei grandi maestri di pensiero dal quale ho appreso i fondamenti del pacifismo integrale".
Cancellato dalla Storia d'Italia per volere di Benito Mussolini, nessuno ne ha mai più parlato. Troppo pericoloso.
Oggi, riprendere il suo pensiero autoctono, geniale eredità per rifondare una grande cultura collettiva della cittadinanza italiana, lo ritengo un atto doveroso.
Se siete veri pacifisti.
Si fa presto a saperlo.
Osservate con attenzione l'immagine riprodotta in bacheca: se nel guardarla pensate "che bello" oppure "sì sì, questo è ciò che voglio", e vi sentite esteticamente e sentimentalmente commossi, allora siete sulla buona strada.
Se invece, la vostra pulsione istintiva vi spinge verso gli israeliani o verso i palestinesi, eliminando inevitabilmente l'altro, allora voi siete dei guerrafondai a vostra insaputa.
Il M5s che si sta distinguendo in questo momento per la quantità, e per la qualità, delle occasioni politiche perse, ha qui un'occasione d'oro per manifestare a pieni polmoni la propria posizione anomala, originale, pacifista al 100% compiendo un atto che nessuna forza politica italiana, in questo momento, ha il coraggio di fare: esprimere fortemente la propria posizione nei confronti del conflitto in corso in Medio Oriente.
Come pentastellato europeo, l'unica soluzione accettabile, pensabile, per la quale valga la pena di battersi, ritengo che sia quella che consente a una giovane mussulmana palestinese e a un giovane rabbino ebreo israeliano di baciarsi, di abbracciarsi, di far l'amore tra di loro, di sposarsi, senza che nessuno osi romper loro i coglioni. Come nella fotografia che vedete.
Consiglio vivamente ai responsabili della comunicazione del gruppo parlamerntare europeo a Bruxelles di prendere questa immagine e farla propria.
Subito.
Di farsi latore, come movimento politico organizzato, di una proposta di pace, con l'effigie in bacheca come simbolo e sintomo, a nome anche di Teodoro Moneta, dall'alto della nostra grande tradizione culturale italiana di cui troppo poco (e non a caso) si parla in Europa.
Così facendo si lancia nell'agone politico l'idea che sia l'Europa a tentare di coinvolgere le parti evitando la guerra.
L'Europa deve scendere in campo subito, in prima fila, in prima linea e deve guidare il piano di pace, visto che sia Obama che Putin hanno gettato la spugna sostenendo "con questi qui non si riesce proprio a combinare un bel nulla".
Altrimenti, a che cosa serve il parlamento europeo?
A che cosa serve andare in Europa?
E' bene che sappiate che l'Italia è già parte in causa: mettetevelo bene in testa e non fate gli struzzi, è pericoloso.
L'Italia è un paese molto ricco e il sistema finanziario industriale italiano, in questo momento (perché questa è la realtà di cui nessuno osa parlare) è nelle mani di un consociativismo economico tra la finanza anglo-americana supportata dai sionisti, da una parte, e la finanza arabo mussulmana radicale sunnita dall'altra. Insieme, con l'obiettivo, a mio parere dichiarato, di espoliare la nostra nazione usando la questione Medio-Orientale come valvola di sfogo e scambio finanziario. E il Vaticano fa da convitato di pietra e da intercapedine, essendo lo Ior amministrato dal barone Von Freyburg, il più importante mercante di armi tedesco attivo sul mercato internazionale.
Il nostro paese è pieno di finanzieri ebrei e finanzieri arabi mussulmani radicali che gestiscono (insieme) le nostre esistenze. Se esplode un conflitto molto virulento in Medio Oriente, il nostro paese -neppure verranno a dircelo- si troverà dentro un mega conflitto tra colossi finanziari internazionali che useranno le loro strategie e il loro strapotere economico per far pencolare la bilancia da una parte o dall'altra.
L'Europa deve chiamarsi fuori, senza prendere parte se non come furiosa forza pacifista.
Lo deve fare il parlamento europeo.
Lo dovrebbe gestire il M5s in prima persona, essendo l'unica forza politica europea che non ha interessi finanziari con i mercanti d'armi, che non fa affari con i sionisti israeliani, che non fa affari con la finanza arabo mussulmana.
E' un'occasione d'oro da non perdere.
Shalom.
Di seguito, vi propongo alla lettura un bellissimo articolo che era uscito sei anni fa, nel 2007 su un piccolo quotidiano locale italiano "Il Messaggero Veneto", firmato da un cattolico pacifista convinto, Giampaolo Carbonetto. Eccone un breve estratto e il link per andare a leggervelo tutto.
Non c'è altro, in rete, di autentico materiale pacifista. Si trova soltanto roba che spinge per le ragioni dell'uno o dell'altro, e non è ciò di cui abbiamo bisogno.
http://ricerca.gelocal.it/messaggeroveneto/archivio/messaggeroveneto/2007/12/31/GO_15_SPEA1.html
Il Messaggero Veneto.
articolo di Giampalo Carbonetto. 31 Dicembre 2007.
........Provate a pensarci: quanti sanno che nel 1907 è stato un italiano, Teodoro Moneta, a ottenere il Nobel per la pace? Quasi nessuno e questo la dice lunga sull’opposizione sotterranea, ma durissima, al pacifismo in Italia, un opposizione che, se poteva essere scontata sotto il fascismo, dal 1945 a oggi non avrebbe dovuto avere più ragione di esistere, mentre, invece, non ha allentato minimamente la presa. E non soltanto a causa della lobby dei fabbricanti di armi e di mine. Provate a sentire questo elenco di nomi: Giulio Natta per la chimica, Guglielmo Marconi, Enrico Fermi, Emilio Segrè, Carlo Rubbia e Riccardo Giacconi per la fisica, Camillo Golgi, Daniel Bovet, Salvatore Luria, Renato Dulbecco, Rita Levi Montalcini e Mario Capecchi per la medicina, Giosuè Carducci, Grazia Deledda, Luigi Pirandello, Salvatore Quasimodo, Eugenio Montale e Dario Fo per la letteratura, Franco Modigliani per l’economia. Sono 19 vincitori italiani di premi Nobel e per quasi tutti sul loro nome si sono costruiti epinici e monumenti di orgoglio nazionale; su di loro ci si è diffusi con articoli, biografie, documentari, interviste. Sul ventesimo, Teodoro Moneta, l’unico italiano mai premiato con il Nobel per la Pace, è calato un assoluto silenzio: praticamente nessuno ne ha mai parlato; di lui è quasi scomparso addirittura il nome. Difficile che possa essere una casualità.
Come è difficile che possa essere una casualità il fatto che l’unico dei Papi del Novecento per il quale non sia mai cominciato neppure un processo di beatificazione sia Benedetto XV, proprio quello che ha condannato severamente la prima guerra mondiale, l’«inutile strage» e i governi che decisero di scatenarla. Perché questa esclusione? E perché tante altre persone pacifiste e di grande pensiero, anche eroiche (don Primo Mazzolari, Aldo Capitini, Danilo Dolci, Hedi Vaccaro, Ernesto Balducci, Alexander Langer, Lidia Menapace, Luisa Morgantini, tanto per citarne alcuni) sono rimaste quasi del tutto sconosciute?...........
L'amore, la pace, babbo natale e la befana
RispondiEliminaSe vuole può andare a Gerusalemme est da un terrorista palestinese oppure a Gerusalemme ovest da un sionista guerrafondaio, entrambi con la bava alla bocca e il mitra in mano. Loro a babbo natale e alla befana ci credono, eccome!!
EliminaLa leggo spesso con piacere ma c’è un passaggio nel suo post che mi lascia perplessa.
RispondiEliminaNon capisco perché abbia messo in relazione “Nel 2008 la risposta più allarmante (a mio avviso) tra tutte: "un incontro romantico e appagante con un uomo molto ricco, possibilmente un vip”” con ”Non c'è da stupirsi, quindi, del fatto che dal 2010 a oggi l'umanità abbia accelerato la propria corsa verso la guerra…”come se fosse colpa delle donne il continuo ricorrere alla violenza.
Lea Lia
Ma basta con questo vittimismo al femminile!!
EliminaIo sono donna eppure non mi sento minimamente offesa da quanto scritto dal Sig. Modigliani, anzi, concordo su tutto e credo che una grossa colpa di ciò che ci circonda deve essere ricercata proprio nel comportamento delle donne che prendendosi la loro libertà, non hanno saputo gestirla con intelligenza e parsimonia, si sono date in pasto a tutto ciò che potesse portar loro un immediato ritorno economico, senza minimamente pensare alle conseguenze sociali che si ripercuoteranno sulle generazioni future.
Quando osservo le donne,non vedo più l'eleganza ed il fascino che ciascuna sapeva coniugare in base alla propria fantasia, indole e cultura. ma solo sciatteria nell'abbigliamento e prepotenza nei modi. Purtroppo altro non vedo.....posso solo aggiungere che gli uomini al loro seguito si lasciano volentieri trattare come un accessorio, rinunciando al loro ruolo di "maschi".
Ela
Ma quale vittimismo..io semplicemente non capisco la relazione causa-effetto..
EliminaPoi se si vuole mettere tutto nel calderone della decadenza morale allora tutto fa brodo..
Lea Lia
Forse non essendoci più una ricerca dell'amore ma solo puro interesse superficiale ed essendo i generi complementari, stiamo tutti cavalcando "Little Boy" e ci sembra pure divertente.
EliminaLa risposta femminile è solo l'effetto della deriva culturale non la causa.
Da maschio non depilato/tatuato posso pure affermare che generalmente i transessuali trasmettono molta più femminilità che la stragrande maggioranza delle donne.
La donna del 1958 sicuramente non capirebbe e probabilmente mettendosi la mano davanti alla bocca ne rimarrebbe scandalizzata, quella di oggi si sentirebbe attaccata da tale affermazione e sicuramente passerebbe al contrattacco magari dandomi del depravato senza chiedersi il perchè di tale affermazione.
Premesso che le guerre nella loro totalità portano la firma maschile, voi donne, vi rendete conto che vi hanno snaturato, rivoltato, omologato e plasmato da essere diventate meno attraenti di un travestito e più agguerrite di un maschio (di oggi ovviamente)?? Siete schiave del desiderio e sembrate infelici, sia chiaro, le due cose vanno di pari passo.
Guardatevi un film con Steve Mcqueen, magari qualche schiaffo volava (mai gratuito) ma la donna era donna e l'uomo uomo.
Sono sicuro che chi ama davvero le donne mi capisce.
Cento anni fa avevamo Moneta e la donna era oppressa, ora finalmente abbiamo la Gruber, va a finire che è la via di mezzo quella giusta.....
Ale
Gentile Lea Lia, lei non capisce la relazione causa-effetto. Appunto. Il problema è proprio questo. La posizione della donna nel mondo, la sua espressione sociale, la sua manifestazione come soggetto, la sua partecipazione nella formazione dell'immaginario collettivo complessivo è fondamentale. Vale, almeno il 50%. Come le suggeriva la signora Ela, la trappola micidiale nella quale le donne sono cadute è stata quella di mistificare la realtà e di pensare che mutuare i peggiori comportamenti maschili fosse l'equivalente della emancipazione, il che è falso (se non altro perchè una idea maschile). Lo sapevano bene gli antichi greci. Nel poema degli dei e degli eroi, Esiodo ci racconta e ci descrive il più focoso e appassionato amore tra gli dei; quello tra Venere e Marte. Si sposano e durante tutto il periodo in cui dura il loro matrimonio Marte è talmente preso da Venere e dall'idea bellicosa di soggiogarla (nel nome del possesso d'amore) che si dimentica di sponsorizzare la guerra dei maschi e l'umanità vive in pace. Fanno una figlia. Le danno il nome di Armonia. E' una bella famigliola. Minerva (dea dell'intelligenza e del potere politico) si ingelosisce "perchè si annoia". Seduce Apollo che era un po' stupido e lo convince a sobillare sia Marte che Venere, riuscendoci. I due divorziano e il giro ricomincia: Minerva diventa la dea prediletta da Giove, Venere (che non può rinunciare alla sua identità femminile) si inalbera e indispettita scappa via con il più brutto, goffo e storpio tra tutti gli dei, un nano con la gobba che si chiama Vulcano, che guida le nascoste profondità eruttive della Terra. "Lui sa e noi donne abbiamo bisogno di avere accesso alla conoscenza" dichiara Venere per spiegare alle sue amiche (Ebe, Diana, Teti) il perchè di quella scelta. Da allora, la passione amorosa diventa clandestina. La responsabilità, oggi, del maschio, consiste nel comprendere che deve diventare sempre meno feroce, sempre meno primitivo, sempre meno gorilla ed evolversi. In tutti i sensi. Dal canto suo, la responsabilità della femmina consiste nel far tesoro dei miti greci e comprendere che sedurre il gorilla per rabbonirlo è il più profondo e antico contributo alla pace planetaria che possa dare. A condizione che non cada nella trappola di diventare marziana (non nel senso di aliena extraterrestre ma nel senso di seguace di Marte). Oggi viviamo in epoca di confusione; ci sono maschi venusiani e femmine marziane. Chi ci rimette sono i terrestri. Così la vedo io.
EliminaStraordinario anche questo articolo!!!
RispondiEliminaA chi fosse interessato, tanto per non scordarci il passato e le due precedenti Guerre, consiglio la lettura di questo bellissimo libro che sto finendo:
"Il mondo di ieri" di Stefan Zweig (eNewton Classici)
Grazie. E' vero, il libro di Zweig è un vero pilastro. Complimenti per la scelta di lettura
EliminaE infatti, Moneta non lo conoscevo!
RispondiEliminaSplendido articolo che rimarca, senza nemmeno la necessità di menzionarlo, il ruolo di vittima "predestinata" per la popolazione, sia ebrea che musulmana, in terra di palestina.
L'elite araba, credo sia wahabita (saudita e qatariota, credo), mentre i vertici guerrafondai israeliani usano la religione ebraica come Mattei diceva dei partiti.
Paolo
E' proprio così: la religione istituita è diventata il taxi più comodo per fare affari sulla pelle della brava gente che non sa come viene manipolata. Cardinali, rabbini e ayatollah, sono soci in affari di una immaginaria multinazionale dello spirito: gestiscono paure, bisogni, necessità, speranze e si dividono i profitti. Ogni tanto litigano per spartirsi il malloppo. Gli umani ci cascano e muoiono come mosche andando in guerra.
EliminaGrazie.
RispondiEliminaSenti Sergio vatti a leggere un bellissimo articolo apparso sul Fatto quotidiano di oggi 13.07 pag 13 a firma di Mira Bar Hillel ( Ebrea Israeliana ) e poi ne riparliamo. Saluti.
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