di Sergio Di Cori Modigliani
Le rivoluzioni sono tutte uguali; eppure sono tutte diverse tra di loro.
In compenso, le rivolte sono tutte uguali, e sono anche tutte uguali tra di loro.
Ciò che le contraddistingue -e non è roba da poco- consiste nel fatto che le rivolte finiscono tutte male.
Le rivoluzioni, invece, finiscono tutte bene; altrimenti non sarebbero tali.
Le rivolte nascono e si manifestano in maniera imprevista, inattesa, soprattutto spontanea. La maggior parte di esse scaturiscono da eventi minimi, vere e proprie cause occasionali, che esplodono con sorpresa generale. Si affermano e trovano immediata adesione perchè contengono l'esplosiva miscela di rabbia, indignazione, disperazione e impossibilità di farsi ascoltare; veicolano quindi il forte bisogno di un gruppo sociale, di un movimento, di un popolo, di far sentire finalmente la propria voce e presentare pubblicamente le proprie esigenze, istanze. Le rivolte sono prive di strategia, proprio perchè spontanee. Il potere costituito non teme le rivolte, mai. Lo lasciano indifferente. Le considera delle semplici scocciature, un incidente di percorso; tant'è vero che raggiunto il limite massimo di sopportazione per il sistema, le fa abortire in un attimo; il più delle volte con esiti tragici e una incredibile scia di morte, dove a cadere sono persone innocenti. Si intende, tra i rivoltosi.
La sola idea della rivoluzione, invece, terrorizza il potere costituito. Tant'è vero che in ogni continente, in ogni nazione, in ogni cultura, in ogni secolo, chi gestisce il potere attua dei personali meccanismi di controllo sociale per impedire che possano verificarsi movimenti rivoluzionari.
In una storica lettera scritta al suo fedele amico Friedrich Engeles, il filosofo tedesco Karl Marx condivideva il suo sconcerto e raccapriccio, raccontandogli la sua esperienza a Parigi, nel 1871, quando era stato testimone oculare dell'esperienza passata alla Storia con il termine "la Comune di Parigi", quando la plebe insorse riversandosi per strada, andando a occupare, per alcuni giorni, i centri istituzionali del potere costituito. Per qualche giorno li lasciarono fare. Infine, quando il potere capì che non avevano nessuna strategia, nessun programma, nessuna struttura, decise di concludere la vicenda. Chiamò la truppa, chiuse le vie d'accesso alle strade del centro e finì l'esperienza rivoltosa prendendo a cannonate la popolazione inerme. Quell'episodio fu decisivo per convincere Marx della necessità di coniugare teoria a prassi, definendo la differenza tra spontaneismo e rivoluzionari.
Le rivoluzioni possono essere di natura molto diversa: di destra o di sinistra, militari o civili, cruente o indolori, violente o pacifiche, ma hanno tutte un aspetto in comune, che è fondamentale: rovesciano il sistema vigente -qualunque esso sia- e ne costituiscono un altro fondando uno Stato diverso. La rivoluzione americana abolì il concetto di colonia dando vita a una repubblica massonica, la rivoluzione francese abolì la monarchia assoluta creando una repubblica di eguali; quella russa cancellò per sempre l'imperialismo zarista creando la gestione nazionale da parte dei soviet; quella fascista cancellò la democrazia parlamentare sostituendola con una dittatura oligarchica monocratica; quella cubana cancellò la oligarchia gestita da un gruppo di affaristi dando vita a una "dictadura bonita"; quella iraniana estinse l'impero persiano, durato più di duemila anni, creando una repubblica islamista. E così via dicendo per tutte le altre. La rivoluzione si manifesta quando un sistema si inceppa, non funziona più, e la classe politica dirigente di quella specifica nazione non è in grado di leggere la realtà apportando, per tempo, le riforme necessarie affinchè lo stesso sistema possa sopravvivere. Il sistema langue, poco a poco si decompone, e quella società si autodistrugge e scompare nel nulla (come avvenne per l'impero romano) oppure risorge dalle ceneri grazie, per l'appunto, a una rivoluzione, che consente di far resuscitare quel popolo, quella nazione, con delle forme istituzionali, e quindi delle Leggi, degli usi, delle abitudini, delle consuetudini e delle norme, che sono completamente diverse da quelle che esistevano un tempo.
La rivoluzione è una "rottura" dello status quo che non è più ricomponibile. Può avvenire anche in campi delimitati, come ad esempio una "rivoluzione istituzionale", ovverossia il varo di alcune Leggi specifiche che capovolgono un sistema sociale, abolendone uno ormai stantio che viene sostituito da uno nuovo e diverso.
Tra tutte le grandi rivoluzioni, quella che si distingue per la sua originalità, è stata quella guidata dal Mahatma Gandhi, durata quasi 30 anni, avvenuta 70 anni fa, che nel 1945 portò al successo lo "Swaraj", ovvero la totale, reale e assoluta indipendenza dal punto di vista economico, spirituale, politico, religioso, finanziario, dalla corona inglese. E' stata una rivoluzione perchè ha vinto, creando un sistema diverso, finendo in un luogo dal quale non si ritorna più indietro. La sua particolarità consiste nel fatto di aver introdotto il concetto di rivoluzione pacifica, quindi indolore per la popolazione, che ne beneficia soltanto. Il 2 ottobre, il giorno in cui Gandhi è nato, in India è festa nazionale, poichè il Mahatma è considerato il padre della nazione indiana.
L'ultima rivoluzione fatta in Italia risale al 1951.
Dal punto di vista storico, l'ultimo rivoluzionario italiano può essere considerato il democristiano Alcide De Gasperi, il quale, con la complicità di Togliatti, Nenni, La Malfa, Pertini, De Nicola, Baslini, Einaudi, attuò la riforma agraria che spinse l'Italia nella modernità, abolendo per sempre l'oligarchia dinastica dei grandi proprietari terrieri e che consentì la nascita del modello industriale italiano, passando dal concetto di rendita parassitaria a quello produttivo legato all'imprenditoria. Da allora, in Italia, non è mai stata fatta nessuna riforma che abbia cambiato così radicalmente la società.
Possono esistere delle "riforme rivoluzionarie" ma sono rare, anche se molto efficaci.
Si manifestano in momenti particolari di una nazione e, pur comportando un rivolgimento davvero epocale, mantengono la struttura della società cambiandone le regole interne. La legge sul divorzio e quella sulla regolamentazione dell'aborto sono state incisive per la società italiana ma non rivoluzionarie, perchè non sono nate da una radicale trasformazione culturale e, infatti, in ogni momento potrebbero essere messe in discussione, come già sta accadendo, a fasi alterne, con la Legge 194, per l'appunto.
Tutto ciò per dire come, visto il precedente storico e lo spessore individuale di De Gasperi, Togliatti e Nenni, tanto per dirne qualcuno ma ce n'erano almeno altri 20, appartenenti a ogni settore dello schieramento politico, non sia pensabile, tanto meno realistico, immaginare che questo governo sia in grado di portare fino in fondo le riforme rivoluzionarie di cui l'Italia ha bisogno, essendo il sistema inceppato, avvitato su se stesso e quindi impossibilitato ad evolversi.
E' tardi per piccole riforme e aggiustamenti. La Storia bussa alla porta.
Questa era una necessaria premessa, doverosa, per introdurre l'argomentazione del giorno che qui pongo come domanda, che vorrei rivolgere a tutti gli elettori:
"E' i il M5s un movimento rivoluzionario? E' in grado di portare avanti la rivoluzione? E quale? E' questo il suo obiettivo?'".
In proposito, la mia idea personale è che il M5s è il primo e unico movimento rivoluzionario comparso in Italia dal 1975. Allora esisteva un movimento molto radicato nel territorio, che aveva un rapporto reale, sostanziale, diretto, con contadini, operai, studenti, lavoratori, professionisti, intellettuali. Si chiamava Lotta Continua e, da bravi rivoluzionari, non credevano alle elezioni nè intendevano partecipare a nessuna tornata elettorale. Ma in quel momento, date le circostanze di allora, una rivoluzione poteva essere presa in considerazione soltanto in maniera violenta, il che avrebbe comportato un altissimo numero di morti. E così nel 1976, decise di abdicare alla propria idea rivoluzionaria e decise di diventare riformista. Scelse di appoggiare il PCI alle elezioni. Aveva due affascinanti slogan, uno "e ora e ora potere a chi lavora" e l'altro "lavorare meno lavorare tutti". Pensò di poter andare a rappresentare l'ala riformista radicale all'interno del PCI che avrebbe prodotto le riforme rivoluzionarie necessarie per cambiare il paese. Non accadde. Da allora in poi, in Italia non è mai più esistito un movimento rivoluzionario e non c'è mai stata nessuna formazione politica, nè di destra nè di sinistra, che abbia avuto il coraggio e la fantasia di varare riforme rivoluzionarie.
I rivoluzionari hanno una strategia a lungo e lunghissimo termine, essendo l'obiettivo quello di capovolgere le istituzioni e cambiare la struttura portante di una nazione, per questo possono deludere chi vuole risultati immediati. A questo è necessario aggiungere quell'elemento particolare geo-politico -e direi decisivo- che rende tutte le rivoluzioni del mondo e della Storia diverse tra di loro: l'unicità locale di quel potere specifico. Ciò che è rivoluzionario nella nazione X non è detto che lo sia da noi, e viceversa. Quindi, il rivoluzionario deve essere un ottimo conoscitore della struttura del potere nella nazione dove opera, visto che lo vuole abbattere per modificarlo. Per questo vince: sa dove andare a colpire. In Italia, il potere ha una sua fisionomia impensabile e davvero inconcepibile a Berlino o a Washington. Da noi, è occulto. Questa è la sua vera natura. E' consociativo. E' feudale, in quanto non basato sulla promozione dell'efficienza, affidando la gestione ai migliori, ai più bravi per far funzionare lo Stato, bensì sulla soddisfazione delle esigenze di "chi conta", ovvero un gruppo elitario molto ristretto che rappresenta le dinastie, cui si fa adeguare la macchina dello Stato. Ed è trasversale. La maggior parte di esse sono occulte. I governi sono composti da individui che, in maggior parte, sono intercambiabili e gli individui che esercitano il potere devono essere mediamente diafani, ragionieristici, poco dotati di senso dello Stato, del tutto indifferenti alle esigenze della collettività.
Da questo punto di vista il M5s è rivoluzionario. Pretende "la trasparenza"; va quindi ad attaccare il potere italiano in uno dei suoi gangli formativi: l'essere occulto. E' meritocratico, e quindi va ad aggredire la spina dorsale della politica italiana: la promozione di caste dinastiche interne ai partiti dove la personalità umana e il valore degli individui non conta affatto. Pretende "l'efficienza e l'efficacia" ed è quindi pericoloso.
In Italia, i governi non è vero che siano sempre stati incapaci: funzionano benissimo invece. Tant'è vero che le grandi dinastie oligarchiche, nei decenni, si sono arricchite sempre di più e la statistica ci informa che le 5000 più ricche famiglie italiane, nell'ultimo triennio, hanno aumentato il loro patrimonio, in alcuni casi, del 400-500%. In questo periodo, in Italia, esistono nostri concittadini per i quali il miglior governo possibile è quello attuale se, come sembra, sarà un governo che non fa nulla, non combinerà nulla, non cambierà nulla e lascerà tutto come sta. Per questo motivo lo appoggiano, lo sostengono, lo supportano, e fanno in modo che alcuna (molta) stampa gestisca la situazione per far credere che l'attuale esecutivo sia il migliore possibile.
Ecco la vera ragione, a mio avviso, per cui il potere, in Italia, se la prende in maniera così virulenta con il M5s e i suoi militanti, perchè lo teme, lo paventa. Hanno annusato il pericolo che è per loro reale. Si trovano un movimento "anti-colonialista" che vuole diffondere una modalità gandhiana dell'interpretazione civica del far politica, abbattendo i canoni consueti e introducendo "un sistema altro" molto simile a quello proposto in tutto l'occidente nel 1968, che allora fece traballare il potere il quale si sentì dovunque giustamente minacciato. Ma allora prevalse la meravigliosa truffa della guerra fredda, usata, manipolata e applicata da Washington a Mosca, da Praga a Parigi, da Budapest a Roma per impedire il cambiamento epocale. Per questi movimentisti, ciò che conta è "la trasparenza", l'abbattimento del gioco occulto.
In Italia significa avviare una rivoluzione pacifica e cultural-esistenziale: si va a intaccare la natura psico-sociale della nazione. Le segreterie politiche dei partiti esistenti non sono in grado di fornire risposte di fronte alla progettualità del movimento, perchè le proposte del movimento sono irrealizzabili in Italia: automaticamente comporterebbero l'estinzione dei partiti politici così come sono oggi, composti per lo più come una azienda che gestisce clientele, dedita alla gestione di affari personali e personalistici.
Considero il M5s il primo movimento gandhiano mai esistito in Europa, e forse mai esistito al mondo al di fuori dell'India.
Il fine del movimento consiste nella rivoluzione pacifica, proprio sulla scia di Gandhi.
Perchè il potere costituito ha dimostrato di non volere, di non sapere, di non essere in grado di venire incontro alle esigenze della collettività, perchè l'esecutivo rappresenta solo e soltanto gli interessi corporativi dei propri funzionari; è diventato chiaro a tutti che non verrà mai fatta nessuna riforma rivoluzionaria, il che spinge la popolazione verso la depressione sociale e individuale.
L'idea della rivoluzione gandhiana è un'idea basata su un progetto a lunga scadenza, come ogni rivoluzione che si rispetti. Il Mahatma Gamdhi si è speso per 32 anni. Mao ne ha impiegati 24.
L'obiettivo, secondo me, non consiste soltanto nello stare in parlamento e votare ogni tanto qualche legge migliorativa, solo questo è inutile; l'obiettivo è cambiare questo sistema andando ad attaccare l'immaginario collettivo della nazione, base propulsiva di qualsiasi movimento rivoluzionario. Una rivoluzione culturale. E' un lavoro lento, complesso, non facile, anche se entusiasmante.
Cambiare uno situazione di Stato di fatto inefficiente, inefficace, inconcludente, autodistruttivo, se non per l'1,8% della popolazione.
Eliminare l'incorporazione del concetto collettivo che identifica nello Stato e nel potere esecutivo i corrispondenti italiani dei colonialisti inglesi, un gruppo di individui che si è impossessato delle risorse del paese, del territorio, e vessa la popolazione indigena locale, ovverosia noi tutti, cioè coloro che pagano le tasse, che lavorano, che producono, e che non perseguono le scorciatoie facili dei "furbi furbetti furboni".
Poichè penso e ragiono in questa prospettiva rivoluzionaria, ritengo che ciò che è veramente importante adesso,è aumentare la competenza strategica nell'approfondire sempre di più l'obiettivo finale: cambiare.
Il leader del movimento l'ha detto in maniera molto chiara e precisa, se ho capito bene.
E' avvenuto all'indomani della elezione di Napolitano, quando Grillo ha indetto la sua prima (e unica) conferenza stampa, a Roma, nella sede della città dell'altra economia nel quartiere Testaccio. In verità non si trattò affatto di una conferenza stampa, bensì di una lunghissima presentazione del movimento e della strategia di lungo termine, che si concluse con la seguente frase: "...tenete bene in mente quindi che noi siamo gandhiani....ma non coglioni".
Personalmente ritengo che la chiave di comprensione del M5s risieda in questa frase.
Si può scegliere di essere un furbo, o aspirare a diventarlo.
Si può essere consapevoli di essere dei coglioni, se ciascuno di noi paragona la propria situazione a quella dei furbi. E' la strada spianata verso la rabbia livorosa e perdente: al massimo ci porterà a una rivolta (e quindi perdente) o verso la depressione sociale e individuale, perchè colpisce e intacca l'autostima.
C'è una certa strada: la rivoluzione gandhiana.
E' a lungo termine e non è legata a successi elettorali numerici.
E' un modello che è addirittura esportabile nel resto d'Europa, a condizione che venga applicato in ogni singola nazione seguendo "la specificità della natura del potere locale".
E' quindi glocal: il trend post-moderno vincente.
Il fine non è piazzare degli elementi per dar vita a dinastie o, ancora peggio, infilare nei gangli del potere funzionari burocrati per difendere privilegi di antiche dinastie esistenti da secoli. Anzi: è esattamente l'opposto.
Il fine consiste nel dichiarare estinta questa forma di idea dello Stato, della vita politica, della socialità, e di conseguenza dell'esistenza dei cittadini. Esattamente nello stesso modo in cui nel 1930, quando il Mahatma Gandhi iniziò la sua lunga, lunghissima traversata, cominciò a diffondersi nei villaggi indiani l'idea che il dominio inglese non era eterno e che non era scontato e non era per volontà divina che la corona britannica fosse proprietaria delle piantagioni di thè, delle coltivazioni di grano, delle industrie tessili, delle navi da carico, ecc. Fino a Gandhi, i cittadini indiani neppure si interrogavano sul fatto se fosse giusto o meno che gli inglesi gestissero le loro vite.
In questi ultimi anni, la grande maggioranza degli italiani (che fossero di destra o di sinistra è irrilevante) hanno pensato davvero che tra Bersani e Cicchitto, D'Alema o Berlusconi ci fossero delle modalità di esecuzione e gestione del potere improntate in maniera diversa se non addirittura opposte o antagoniste. La sola presenza ed esistenza della pattuglia di parlamentari del M5s, molti dei quali erano impreparati e senza esperienza alcuna di dibattito parlamentare, hanno "obbligato de factu" i gestori del potere a comportarsi in modo tale da smascherarsi, evidenziando l'autenticità della propria natura: il totale accordo consociativista, al quale si sono associate spesso finte zuffe, finte liti, finti disaccordi, in verità truffe mediatiche per rabbonire i propri elettori.
Nell'immagine che vedete in bacheca c'è una frase di Gandhi divenuta famosa perchè è il mantra della sua vincente rivoluzione: "siate voi il cambiamento che vorreste vedere nel mondo".
Si tratta, quindi, di cominciare a cambiare ciascuno di noi.
Si comincia interrogandosi allo specchio per chiedersi: "io, nella mia vita di cittadino italiano, voglio vivere come un furbo, come un coglione, o come un gandhiano?"
E a seconda della risposta che vi darete, capirete subito come leggere un risultato numerico elettorale.
E' automatico. E garantito.
Efficace come sempre.
RispondiEliminaI pensieri declinati al singolare mi sembrano più lucidi.
MM
Sergio di Cori Modigliani sculacciato vigorosamente da Pierluigi Battista in diretta a Piazza Puulita....AHRAHRAHR...
RispondiEliminabah....veramente ho notato battista molto in difficoltà.......ha anche ammesso che ci sono giornalisti che fanno schifo (autodenunciato).
EliminaSe non ti fanno parlare, altro che sculacciate. La tv è un tritasassi che tutto trasforma. E' avvilente vedere come anche i giornalisti, con le solite eccezioni, si chiudino a riccio nella difesa corporativa fingendo di essere cronisti imparziali. Che sia lo 0,00001 per cento o il 10 per cento del totale, il contributo dello Stato ai grandi quotidiani è immorale e falsa il mercato.
RispondiEliminaP. G. Battista con la sua insofferenza, i suoi interventi scomposti ha mostrato la scarsa educazione di chi ha un sia pur minimo potere.
Modigliani si è presentato senza dati concreti come suo solito, l'ha buttata sul sentimentale per sdegnare gli ascoltatori senza entrare nel vero merito delle questioni e si è fatto comodamente uccellare da Battista e Formigli che lo aspettavano al varco.
EliminaUn minimo di professionalità giornalistica in più e si sarebbe risparmiato la figuraccia.
Ben gli sta visto che da un anno a questa parte non si perita di riportare nel suo blog numerose notizie del tutto false.
Peccato che non abbia potuto intervenire di più.
RispondiEliminaBattista è davvero un signor nessuno che con arroganza chiede meticolosamente tutti i dettagli economici del corriere e riduce a quasi zero il finanziamento pubblico..
Eppure io ricordo più di un servizio della tanto citata Gabanelli che denunciava pesantemente lo schifo dei finanziamenti all'editoria.
Sulla" Cosa " in contemporanea tante persone commentavano mettendo i links sui dati dei finanziamenti che smentiscono Battista.
Caro Sergio, dopo la trasmissione di ieri, ho cercato di documentarmi sull'entità del contributo che RCS Corriere della Sera, ha ottenuto nell'ultimo anno.
RispondiEliminaEbbene 23, dico ventitré milioni di euro al netto dei contributi postali e dei contributi per la carta.... Sarà pure un'inezia nel bilancio della RCS, come sostiene Battista, ma sono moltissimi soldi, sufficienti per esempio a pagare la cassa integrazione a quasi 2000 disoccupati per un anno.
Battista come pensavo da tempo è un sofista, nell'accezione spregiativa del termine.
Da quale fonte si è documentato? Perché a me risulta diversamente.
RispondiEliminaquesta è la mia fonte...
Eliminahttp://infosannio.wordpress.com/2013/02/12/finanziamento-pubblico-ai-giornali-le-cifre-di-unanomalia-tutta-italiana/
mi piacerebbe, senza polemica conoscere la sua.... e anche il suo nome, sempre senza polemica... le critiche, mi sembra vengano sempre da anonimi...
Mi cospargo il capo di cenere e mi correggo...
EliminaLe cifre riportate da infoilsannio e da me qui riportate senza ahimè ulteriori verifiche sembrano riferite ad un periodo precedente al 2011.
Per l'ultimo anno sembra che il contributo possa essere quantificato in contributi diretti per 2.839.000 più 16 centesimi a copia di contributo per la spedizione in abbonamento postale su un totale di costo di 57 centesimi a copia, che per un totale di circa 23600 abbonamenti fa all'incirca almeno 1.360.000 euro quindi almeno 4 milioni totali , senza contare l'iva agevolata al 4% su circa 600 mila copie giornaliere (come peraltro per tutto il resto dell'editoria).
Certo sono un'inezia se paragonati agli oltre 600 milioni di fatturato, ma sono sempre soldi e soldi dei contribuenti, che potrebbero essere spesi meglio....
Chiedo ancora scusa per la mia leggerezza Orazio.
Ho appena sentito l'intervento di Sergio di Cori Modigliani e devo dire che l'ho trovato ineccepibile. Quanto da lui detto è perfetto. Non lasciamo che la disinformazione e le "trombe del giorno dopo" (o forse i tromboni del giorno dopo) facciano passare ancora una volta un successo per una sconfitta, come avvenne per la partecipazione di Berlusconi a Servizio Pubblico.
RispondiEliminaGli fa onore poi, l'onestà che lo ha portato a dire di non conoscere l'esartta percentuale del finanziamento statale nel bilancio del Corriere della Sera, mentre Battista con astuzia e paraculaggine ha asserito di conoscerla, per poi definirla come "lo 0,000000..." (ossia non la conosceva neanche lui visto che non l'ha definita). Ringrazio quindi chi quì ristabilisce se non le percentuali, almeno le quantità.
MM
Beh.. ineccepibile sto paio di ciuffoli!
EliminaPierluigi Battista lo ha messo all'angolo.
Un vero peccato perchè l'intervento era stato tenuto bene.
Ma Battista lo ha volto a suo favore.
Temo che il finanziamento pubblico sia solo la punta dell'icerberg!
RispondiEliminaGli interessi di molti,troppi giornalisti ammanicati con i poteri forti sono svariati e non sempre facilmente riconoscibili.
Pensate quante volte capita che se viene messo alla gogna pubblica per ladrerie varie uno di destra subito si equilibria sbattendo in prima pagina uno di sinistra.Appena la lega si ribella al pdl, scoppia lo scandalo sui soldi nonostante i fatti siano noti da tempo.
Ci sono tante coincidenze che mostrano chiaramente come l'informazione sia al servizio di chi ha l'interesse di mantenere lo status quo,
Aldilà delle cifre Modigliani ha perfettamente ragione nel dire che Battista ha un conflitto d'interessi enorme nel parlare di trasparenza e professionalità dei mezzi d'informazione.
Infatti non è una questione di numeri: è il principio conflittuale tra pubblico e privato. Anche se il corriere della sera dimostrasse che prende 2.560 euro l'anno, con i quali paga la macchinetta del caffè, sono comunque soldi delle nostre tasse che vanno a pagare un servizio privato. Il che mostra e dimostra che esistono categorie corporative privilegiate, perchè nell'azienda di mio cugino s elui vuole metterci la macchinetta del caffè -giustamente- se la deve pagare da solo. Ma non lo vogliono capire, anzi: fanno finta di non capire.
EliminaMore solito,ci si "accapiglia" per i numeri o per le eventuali figuracce televisive...
RispondiEliminaChe se gli aiuti all'editoria sono uno 000000,...perchè non rinunciano? ....la cifra totale sarebbe destinabile ad un serio aiuto a chi ne ha bisogno veramente.Anche se le cifre totali......
La tv.
Non ho visto il programma, e non mi interessa fare il critico televisivo...anche perchè se Beppe Grillo(che sull'argomento professionalmente e seriamente inteso non è secondo a nessuno) chiede agli appartenenti al Movimento,con la M maiuscola,di non andare ai talk show,lo fa semplicemente perchè conscio che sono appunto degli spettacoli!!!Degli show.Pilotati,pilotatissimi,tigri di cartone a difesa del vecchio sistema.
Che ci vadano i professionisti dello spettacolo,che siano giornalisti prezzolati dal potere costituito appositamente delegati ed all'uopo preparati, o saltinbanchi della stessa compagnia di giro politicanti di sempre,che tanto fa lo stesso.
La loro stucchevole ripetitività,tutta schierata contro il MOVIMENTO 5 STELLE,li porta all' autodistruzione.E continuano come bisonti impauriti a correre verso il burrone.
Ma i cittadini italiani hanno eletto dei funamboli della parola rabbonente a rappresentarli in Parlamento perchè si esibiscano in ludoteche simili a circhi equestri? Spero di no.
Basta e avanza l'avvilentissimo inguardabile ripetitivo vomitevole spettacolo che a cadenze prestabilite deturpa il paesaggio della vita italiana vissuta ,per conto terzi,e messa in scena nelle tv.
Noterete invece come sulle quisquilie i ""vecchi volponi""sguazzano che è una meraviglia.
L'esempio?
L'esempio più ravvicinato è l'argomento ""diaria""dei Parlamentari del Movimento che è stato gonfiato a dismisura,che è stato ingigantito ad ogni circostanza...per nascondere il valore enorme che la DESTINAZIONE AGLI ITALIANI dei 42 milioni di euro di rimborsi (impropriamente detti) elettorali aveva ed ha sotto tutti i punti di vista.
Il pensierodei dominanti è:....poveri fessi,lasciamo che si accapiglino sulle briciole,che noi ,come abbiamo sempre fatto teniamo nel sacco le pagnotte...intanto che si azzuffano...!!!
Vogliamo invece evidenziare lo scossone che questo atto importantissimo sta causando nelle stanze del potere ,delle istituzioni,e soprattutto nella consapevolezza degli italiani.Che vedono,che si accorgono sempre di più che la campana del governo,dei soliti furbetti è fessa,suona falso.
Gli italiani incominciano a capire chi sono realmente i colpevoli del loro malessere.
Sottilmente,istintivamente,sentono che vengono raggirati e individuano chi li raggira.
Il post.
Entriamo nei contenuti.
Il lavoro di Modigliani,di Sergio,è quasi sempre un'opera espressa di getto.Come tale corre il rischio di imprecisioni od inesattenze,che nulla cambiano alla sostanza.
Che è stata vivisezionata con perizia,competenza e lungimiranza.
Trovo questo post,in particolare,di grandissimo valore ideale.Giornalisticamente,storicamente,nell'essenza ,nella visione prospettica.
Mi piace,una bella solida pietra miliare sul futuro che potremmo,tutti insieme,costruire.Parlo degli uomini e delle donne che amano.Punto.
Credo sia un post da promuovere,da far conoscere,da diffondere.
Caro Sergio continui a scrivere queste perle di saggezza intrise del suo solito smisurato ottimismo che fanno un gran bene a parecchi di noi e ci ricordano senza presunzione la naturale posizione della stella polare da osservare quando, troppo stanchi o delusi, magari dobbiamo riorientarci o, nel quotidiano, indicare ai nostri conterranei dispersi in questa triste e desolata landa che rimane comunque il nostro "bel paese".
RispondiEliminaGrazie ed a presto
Guido Allievi
il movimento SS meritocratico?? ma ti pare che i migliori siano in parlamento? i migliori sono stati tutti allontanati dal movimento con tecniche di mobbing.. Dai. Per favore. Raccontiamo, anche male, anche senza essere degli scrittori meravigliosi e fruibilissimi come lei, raccontiamo le cose come stanno. E non i film che ci piacerebbe vedere.
RispondiEliminaVeramente sono solo stati allontanati quelli che NON HANNO RISPETTATO UN REGOLAMENTO CHE HANNO FIRMATO E SOTTOSCRITTO PRIMA DI CANDIDARSI. Lei probabilmente e' il tipico italiota mediocre che vive di clientelismo per il quale ha la supponenza esistano regole tutte ad personam e delle altre dei comui mortali se ne infischia. Saluti
Eliminafate sempre finta di non capire e confondete la questione esterna con la questione interna.
EliminaIl movimento 5S è meritocratico perché mira a mettere a capo di strutture essenziali persone competenti. Un dirigente di regione deve essere competente in tutte le strutture presenti nel suo territorio? Ovviamente no! Deve solamente scegliere, per dirigere quelle strutture, persone il più possibile qualificate (magari anche tra i giovani cervelli espatriati)
Cosa vogliono questi "grillini"?
RispondiEliminaVogliamo la rivoluzione che per quanto pacifica e democratica è comunque il nostro fine ultimo. Riportare la politica, anche quella economica ma non solo, nelle mani dei cittadini.
Appare alquanto semplice, logico e scontato e invece credetemi È RIVOLUZIONARIO! Quando un certo assetto dello stato contribuisce alla devastazione del tessuto economico e alla macelleria sociale ecco che questo assetto non può più essere riformato. Va piuttosto disinnescato e totalmente modificato. Questa è la nostra rivoluzione, il cambiamento che vogliamo e non esiste un'altra forza politica in grado di realizzarla. Le persone iniziano ad accendersi e a ragionare con la propria testa. Uno oggi, due domani: lo possiamo toccare con mano ad ogni riunione, ad ogni dibattito. Il risveglio delle coscienze è in atto. Io non mi arrendo e voi?
Semplicemente meraviglioso, a persone come il Sig. Modigliani spetta di ispirarci e farci intravedere una visione del futuro ... i dettagli sono per gli gnomi come Battista. Grazie Sig. Sergio, questo post è straordinario: IO SONO GANDHIANO!
RispondiElimina