di Sergio Di Cori Modigliani
Di nuovo geo-politica e l’impatto sull’Italia di oggi.
Due parole ancora su Julian Assange e l’Ecuador, prima di passare al post di oggi.
“Quindi, lei vuol dire che non si fida del re di Svezia?”
“Assolutamente no. Ci mancherebbe. La considero una splendida persona. Sa, io sono sudamericano. Non mi fido della Cia. Penso che siano gli americani che possono ingannare il re di Svezia. Ecco il perché della mia proposta. L’idea consiste proprio nel fornire aiuto al governo svedese per non metterli in una situazione davvero imbarazzante”.
Così la televisione boliviana presenta l’ennesimo smacco per le potenze occidentali.
Il colloquio sopra citato si sarebbe svolto tra il presidente dell’Ecuador, Rafael Correa, e l’ambasciatore di Svezia a Quito. La Repubblica del Ecuador, infatti, ha presentato una formale istanza presso il governo del Regno di Svezia, proponendo che Assange venga interrogato dai magistrati svedesi all’interno dell’ambasciata svedese a Londra. Non ci sarebbe, quindi, alcuna necessità di farlo trasportare a Stoccolma. L’Ecuador ha chiesto garanzie per il trasporto dell’imputato e del suo legale (si tratta di una manciata di chilometri) dato che hanno chiesto l’ora esatta, per consentire alle migliaia e migliaia di tifosi e sostenitori di Assange (che sostano permanentemente davanti all’ambasciata dell’Ecuador a Londra) di seguire l’automobile, creando un imbarazzo senza precedenti al Foreign Office. Mentre in Italia, le televisioni non mostrano nulla e non danno notizie degli avvenimenti, minimizzando l’evento, in tutto il Sudamerica, l’Australia e diversi stati degli Usa, proseguono le manifestazioni per la liberazione di Assange e il dibattito relativo alla questione. Soprattutto il confronto tra la situazione euro-statunitense e il vastissimo continente sudamericano, interamente schierato in una posizione politica di aperta democrazia politica, di equità sociale, di applicazione economica keynesiana, ma soprattutto di aperto, dichiarato e sfrontato antagonismo contro il Fondo ;Monetario Internazionale, contro la Banca Mondiale e contro la criminale scelta anglo-statunitense di servire gli interessi della oligarchia finanziaria. E’ scontro aperto.
.Ma ciò che più conta, nel quotidiano confronto da quelle parti. si diffonde, sempre di più, il dibattito sulla libertà dell’informazione in rete, sul diritto dei popoli e della gente di sapere che cosa succede, che cosa fanno i potentati del globo, che cosa tramano alle nostre spalle, visto che la conseguenza dei loro colloqui e incontri -.come stiamo toccando con mano in Italia ogni giorno- finisce poi per tradursi in leggi, manovre economiche, tagli, con svariate e diverse scuse a seconda della nazione, del continente dove si trova, della situazione interna. Qualche giorno fa, la sezione wikileaks coreana di Seoul aveva smascherato l’ennesimo tentativo della Cina per imbavagliare il governo di Myanmar (cioè la Birmania) cercando di impedire la cancellazione della legge in vigore sulla censura di stato delle comunicazioni interne. Grazie a una incredibile proliferazione in rete in tutto il sud est asiatico di commenti, bloggers, siti, dove si discuteva della cosa, alla fine, la Birmania –per voce della loro leader premio Nobel per la pace- ha fatto sapere di aver abolito la censura in rete, liberalizzando per la prima volta l’accesso al mezzo per gli internauti birmani. Si tratta di una eccezionale vittoria locale per tutti coloro che combattono per la libertà dei diritti civili. E nel mondo globalizzato, una grande vittoria locale è sempre una piccola vittoria di tutti.
In Italia, nel frattempo, niente di tutto ciò.
Tutti al mare a Rimini a seguire Monti e Passera e il convegno di comunione e liberazione, con enfasi, interviste e applausi a non finire nella consueta divistica italiota, ben rappresentata -come suprema sintesi di ciò che l’Italia è diventata- dalla persona del celeste Roberto Formigoni. Ma…
Eh già, questo è il punto, da cui il post di oggi. C’un ma.
Un “ma però” che può rimanere un granello di sabbia sulla spiaggia narcotizzata del piattume mediatico, oppure può diventare un ciotolo bello grosso, tale da innescare un effetto valanga.
Un “ma però” che, guarda caso, lega la situazione italiana a doppio filo con il Sudamerica, con la persona di Rafael Correa, con il deposto vescovo Lugo paraguaiano, con l’irruzione sullo scenario bellico occidentale di un soggetto sociale e politico che può davvero svolgere un ruolo propulsivo e determinante per l’evoluzione dei popoli verso la liberazione dalla strozzatura dei finanzieri d’assalto: i cristiano-socialisti (in Sudamerica), i cristiano-sociali (in Europa). Quelli che, nell’Italia degli anni’70, venivano identificati con il nome di “cattolici del dissenso”.
Benvenuti.
Anzi. BENTORNATI sulla scena.
Avevamo bisogno di voi.
Sono i primi ad essersi svegliati. E, per chi conosce l’Italia e ha qualche grammo di informazione reale, è più che chiaro che possono contare sul solido appoggio della parte socialmente più evoluta e culturalmente più illuminata del variegato e multiforme panorama della Chiesa Cattolica di Roma.
La Guerra Invisibile che si sta combattendo dovunque, si sta infatti verificando senza esclusione di colpi anche e soprattutto all’interno della Santa Romana Chiesa. E’ la lotta tra due fazioni contrapposte e oppositive: i cultori della necessità di un controllo ed egemonia finanziario-oligarchica del Potere e i sostenitori di una inderogabile necessità di dare avvio ad una rivolta sociale dei ceti più disagiati e oppressi nel nome di una ribellione esistenziale delle coscienze, e quindi politica, che prima di ogni altra cosa è una rivolta culturale e spirituale. Perché così è iniziata in Sudamerica, dando ottimi frutti sotto ogni punto di vista. Che cosa pensate che sia andato a fare il Papa, nelle sue ultime faticose visite all’estero, in Brasile, in Messico, a Cuba dove è stato accolto con giubilo trionfante (vero verissimo) da Raul Castro e dalla popolazione cubana e dove si è intrattenuto in riservatissimo colloquio privato con il leader maximo Fidel?
Nei primi cinque anni del terzo millennio, in tutto il Sudamerica è avvenuto un vorticoso rimescolamento di carte, di lotte, di scontri politici furibondi, nella totale indifferenza dell’Europa che ha sempre considerato quel territorio zona coloniale ancora popolata da indigeni con le piume in testa. La Chiesa cattolica di Roma era visibilmente preoccupata e angosciata, perché le cattolicissime popolazioni argentine, brasiliane, uruguaiane, paraguayane, ecuadoregne, colombiane, stavano abbandonando il culto sostituito da nuove sette new age di sapore millenaristico dietro le quali si nascondeva la finanza oligarchica. I cattolici facevano sempre meno presa, soprattutto perché venivano diffuse –grazie alla rete- un numero sempre maggiore di informazioni sulla complicità dello Ior e di settori della finanza vaticana e dei governi italiani, spagnoli e inglesi, con le criminali dittature militari degli anni’70. Furono anni terribili per tutti da quelle parti. Ma quelle tragiche lacerazioni hanno prodotto un cambiamento collettivo e là, nel dimenticato Sudamerica, è avvenuto qualcosa di inèdito: ha vinto la parte della Chiesa schierata nel sociale, a difesa e salvaguardia dei ceti più disagiati e oppressi. E’ stata una scelta politica lungimirante e intelligente, oltre che nobile. E va da sé che si è stabilita una impalpabile coltre di freddezza sempre maggiore con le decisioni volute dal cardinale Tarcisio Bertone (ministro degli esteri vaticanense) ma la Chiesa locale non ha mollato, scegliendo di investire le proprie risorse più sul territorio che nei viaggi premio a Roma. Le due grandi svolte si sono verificate nel 2006 con l’elezione in Ecuador di Rafael Correa, alto-borghese, intellettuale cattolico, devoto e praticante. Poi, nel 2009 con l’inatteso trionfo elettorale (i sondaggi gli davano un 15% di suffragi, ottenne il 53%) del vescovo di Asunciòn, in Paraguay, monsignor Lugo, inviso in Vaticano che aveva già dato disposizioni per farlo scomunicare. Troppo tardi.
Il Paraguay cambiò faccia. E con lui, l’intera zona del Sudamerica dei paesi del mercosur.
Per 60 anni, dal 1946, il Paraguay era stato uno dei polmoni clandestini della Germania. Al potere era andato un gerarca nazista arrivato lì con un passaporto vaticano, Alfredo Stroessner che prese il potere politico, durato 60 anni e trasmesso di padre, in figlio e nipote e bisnipote, creando una vera dinastia. Il Paraguay divenne meta e asilo di tutti i nazisti in fuga dall’Europa che lì trovarono accoglienza, nuova identità, potere politico. Ricchissimo di giacimenti minerari di carbone, ferro, nichel, rame, oro, platino e zinco, è stato il primo fornitore di fonti di energia fossile gratis alla Germania dell’ovest per tutta la decade degli anni ’50, contribuendo alla ripresa economica tedesca che poteva vantarsi di avere a volontà materie prime, grazie ai nazisti che glie le davano dal Paraguay, garantendo la loro perenne incolumità. Quando Lugo sale al potere, si mescolano notizie contraddittorie sulla sua scomunica e inizia una immediata campagna diffamatoria nei suoi confronti sostenendo che era padre di diversi bambini. Ma lui aveva già tagliato corto e annunciando pubblicamente le dimissioni da vescovo, anticipando il vaticano. “Non sarò mai più impiegato e servitore della Chiesa di Roma, rimango eterno umile servitore della volontà di Nostro Signore Gesù Cristo a fianco dei poveri, dei bisognosi, degli umili”. E così fece. Confessò di aver avuto ben nove figli da sette donne diverse, che lui definì “oggetto della mia devozione e del mio amore”. Un personaggio davvero singolare. Il popolo non soltanto lo perdonò, ma nel 2009 e nel 2010 lo esaltò facendone un mito. Il suo primo atto politico, non appena insediato, fu di convocare i due ragionieri della “International Coal & Mines Finance Association” una modesta srl composta da un gruppo di pensionati europei. In realtà, società che gestisce da sempre interessi minerari nel pianeta per un valore di svariate decine di migliaia di miliardi di euro (capitale anglo-belga-olandese) e che in Paraguay possedevano tutto, ma i profitti finivano in Europa. Spiegò loro che dal mattino dopo avevano un nuovo socio, il governo del Paraguay, che prendeva il 50,1% delle quote. In quanto maggiore azionista, si attribuiva la carica di amministratore delegato. In quanto tale varava una disposizione interna per cui il salario minimo dei minatori aumentava del 560%. Applicò una multa e una penale per evasione fiscale di circa 500 milioni di euro con i quali diede inizio alla costruzione di scuole per l’alfabetizzazione della nazione (la più analfabeta e arretrata dell’intero Sudamerica). Per attirare capitali, pagò a prezzi esorbitanti delle malsane casupole di latta e fango nella periferia di Asunciòn e trasferì gli abitanti in nuovi centri urbani con casette linde e nuove (di loro proprietà) costruite da finanzieri, architetti e ingegneri russi che inondarono il paese di capitali. Al posto delle degradate periferie tirò su centri commerciali, negozi, istituti di ricerca, gallerie d’arte e decise che una piccolissima città abbandonata da Dio al confine tra il Paraguay e il Brasile diventava “ufficialmente” un paradiso fiscale, esentasse, coperto da anonimato e garantito da banche europee, a condizione che il 15% dei soldi depositati venissero investiti in infrastrutture locali, beni comuni, apertura di aziende che davano lavoro. Ha fatto inoltre applicare dal suo governo tutti i dettami teorici della MMT e ha spostato in 20 mesi il Paraguay dal medioevo antico alla modernità. E la sua attività ha trovato eco in più di un paese sudamericano.
Troppo pericoloso.
E così, nel giugno del 2012 la Cia scende in campo. Con la consueta rozza miopia che ha da sempre caratterizzato la politica estera statunitense da 50 anni a questa parte, hanno la bella pensata di rieditare il film degli anni ‘70 impossessandosi di tutto il Sudamerica dicendo loro “basta così, ragazzi, il gioco è finito”. Nel 1973 era andata bene. Oggi, 2012, lo fanno secondo nuove modalità. Nel Parlamento paraguaiano un gruppo di deputati dell’opposizione pianta una controversia e manda in minoranza il governo. Il capo del governo, l’ex vescovo Lugo, viene identificato e definito come “una persona mentalmente instabile, che soffre di turbe psichiche, è malato di severo disturbo bipolare” con una diagnosi presentata da un pool di valenti psichiatri statunitensi. Lui viene mandato a casa. Il parlamento viene chiuso per tre giorni. Al quarto giorno viene istituito un governo di tecnici, composto da economisti tecnocrati liberisti laureati a Harvard, i nuovi militari dell’epoca post-moderna. Dichiarano destituito il precedente governo, cambiano la costituzione, istituiscono il pareggio di bilancio e danno inizio a una politica economica restrittiva. Il Paraguay, giovanissima e ancora fragile democrazia (appena una manciata di anni alle spalle, meno di dieci) non ce la fa a reagire. La Cia e l’Europa occidentale sono convinti che da lì si passa subito all’Uruguay, alla Bolivia, al Cile, e poi si va all’attacco prima della Kirchner e infine del Brasile. Nessuno in Italia si è occupato della questione. Questo blog è stato l’unico posto dove sono state pubblicate notizie e spiegazioni in merito (diedi anche i link di riferimento con massima goduria per gli iscritti al club degli “aficionados passami il link”.).
A giugno del 2012, però c’è una grande inattesa sorpresa.
L’oligarchia finanziaria e i loro economisti al seguito si trovano davanti a una inaudita sorpresa, davvero inaspettata. Anche il potere ha i suoi vuoti di informazione. Si trovano infognati in Paraguay in mezzo a una gigantesca ondata di indignazione e protesta in tutto il Sudamerica che, non soltanto impedisce il dilagare degli eventi (cioè abolire i governi eletti e sostituirli in tutto il Sudamerica con governi di economisti tecnici, questa è la modalità post.moderna di ordire colpi di stato nel 2012) ma gli mette il bastone tra le ruote nello stesso Paraguay dove la situazione è in stallo. Si trovano davanti a una realtà per loro inconcepibile. E’ nata in Sudamerica una nuova alleanza, un nuovo soggetto politico. E’ l’incontro tra la massoneria democratica e la Chiesa cattolica di Roma, le due più potenti organizzazioni sociali storiche dell’intero continente. Un patto di ferro, che trova dei solidi punti di riferimento nel cardinale Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, e nel Grande Maestro Venerabile della Massoneria, Fidel Castro. Le due presidente, quella argentina e quella brasiliana, coadiuvate dal boliviano Evo Morales e dall’ecuadoregno Rafael Correa hanno denunciato l’evento identificandolo come un golpe della Cia e chiarendo che in Sudamerica “no pasaràn como sucediò en el 1973”. No di certo.
Lanciano l’attacco mediatico contro il Fondo Monetario Internazionale, definito “il mandante del golpe del Paraguay”.
E’ un grande input che viene lanciato alle menti più aperte dell’Europa.
E’ la rivolta di un intero continente che per 500 anni noi illuminati e colti ricchi europei siamo andati a occupare, distruggere, depredare, colonizzare, saccheggiare, devastare nel nome del profitto. Gettando anche potenti semi di cultura, di sapienza e di conoscenza. Quei semi buoni hanno germogliato. Perché lì, la Chiesa a suo tempo seppe anche svolgere una gigantesca funzione positiva di ammortizzatore sociale. Perché lì, la massoneria inglese finanziò il generale Josè de San Martìn e Simòn Bolivar nel XIX secolo, e inviò il proprio Maestro Venerabile Giuseppe Garibaldi a Montevideo, a organizzare la rivolta locale, dando vita poi a Buenos Aires ai nuclei della GIA (Giovane Italia in Argentina) voluti da Giuseppe Mazzini, che era stato un grande visionario.
Questa rivolta non è condotta con il sangue e non è violenta, tutt’altro.
Il loro eroe non è come nel 1973 Che Guevara, bensì John Maynard Keynes.
Non usano lance, freccette e cerbottane per difendersi.
Usano le armi della Cultura.
Una dopo l’altra, a Buenos Aires, Sao Paulo, Quito, Barranquilla, La Paz, Cordoba, Montevideo, aprono librerie indipendenti, nuove case editrici, gallerie d’arte, centri innovativi di scienza e di cultura. Si sta sviluppando una florida industria cinematografica e musicale, circuiti di produzione web, una scuola avanzata e modernissima di architettura, di psicoanalisi, di scienze sociali.
Non leggono Karl Marx, non sanno neppure chi sia. Ma non leggono neppure Fabio Volo, uno così, da loro, fa il bagnino.
Nel 2005, dall’Ecuador, dall’Argentina, dal Brasile, dalla Bolivia, dall’Uruguay, milioni di persone che potevano economicamente permetterselo emigravano in Usa e in Europa occidentale per studiare e trovare mercato. Oggi è il contrario. Nel 2011, per la prima volta nella Storia, l’emigrazione è interna,. I messicani, i colombiani, i costarichegni, i guatemaltechi, i peruviani, i caraibici, che vengono da buona famiglia, emigrano a Rio de Janeiro, a Buenos Aires, a Montevideo, a Asunciòn. C’è un gigantesco e contagioso brulichio di idee, innovazioni, entusiasmo, ottimismo, voglia di vivere. Lì, sul territorio, hanno applicato le teorie di Keynes e in alcuni posti la teoria della MMT del prof. Blake, dimostrando che funziona alla grande. Eccome se funziona. Crea ricchezza collettiva, costruisce mercato, dà la piena occupazione, risolve la povertà.
La gente è contenta di stare al mondo. Finalmente tocca con mano il Senso dell’esistenza. Mentre l’Europa e gli Usa declinano e da noi il Senso viene sottratto.
Gli echi di tutto ciò, sono arrivati anche dentro al Vaticano. Grazie alla loro capillare diffusione globalizzata (da sempre) sanno ciò che accade nel mondo, e toccano con mano il buon esito, la ricostruzione di un rispetto e di un amore per la Chiesa, in Sudamerica, che avevano perso. Allo stesso tempo, i più intelligenti e nobili sono consapevoli che l’Europa sta affondando in un mare di menzogne, di falsità, e che la grancassa non la battono più i cittadini bensì la finanza oligarchica, e sanno che, in ultima istanza, verranno travolti anche loro. Non credo che al Vaticano faccia piacere sapere dei giochetti sottobanco che Monti e Passera stanno mettendo in piedi con la finanza conservatrice britannica, insieme a emiri del Qatar, principi arabo-sauditi, dittatori islamici che stanno riempiendo le banche italiane di soldi sporchi per tappare i buchi. Tutta questa gente, di certo, non lo fa gratis. Quale sarà il prezzo? Qual è il loro guadagno? Cosa vogliono?
E’ la stessa domanda che i più illuminati tra i cattolici cominciarono a porsi negli anni’60 e ’70 quando si accorsero che nel nome della guerra fredda (allora la DC diceva “ce lo chiede l’America” per combattere l’Urss) il potere democristiano italiano promuoveva mascalzoni criminali che andavano in giro a mettere bombe uccidendo degli innocenti e avrebbero travolto la nazione. Come, purtroppo, si è verificato. E diedero vita alla generazione dei “cattolici del dissenso”, nobile classe di lottatori politici egregi, che hanno dato un serio e autentico contributo al risveglio della coscienza del paese. Allora furono avanguardia sia culturale che politica.
E’ ciò che stanno cercando di fare oggi.
Visto che non la fa il PD, non lo fa il quotidiano la Repubblica, non lo fa l’Unità, avendo scelto di interpretare il ruolo dei Kapò, lo fa allora Famiglia Cristiana, sostenuta dalla lucidità civile dei paolini.
Il loro attacco contro Monti e contro il becerume di comunione e liberazione non è una semplice tirata di orecchie. E’ un segnale che denuncia un sintomo. La minaccia massonica di Mario Monti (così è stata interpretata in tutto il Sudamerica) nel sostenere che “vedo la luce al fondo del tunnel” è stata giustamente smascherata come FALSO.
Nello stesso numero della rivista cattolica, nella pagina della cultura, c’è un servizio che si titola “perché la cultura crea mercato”, spiega l’importanza di investimenti statali per la ricerca e la cultura e racconta (attraverso una intervista personale) la vittoriosa scelta del nuovo sindaco socialista di Lione. Spiega come in Francia si stiano già muovendo verso quel settore.
Ormai, per leggere e sapere ciò che accade in Francia (e poter “osare” di parlarne anche nella rete italiana) bisogna andare a leggere Famiglia Cristiana. La cosiddetta sinistra, invece, censura e se si parla di Hollande e della FDrancia s’inalbera.
Ben vengano i cattolici italiani che pensano.
Bentornati.
Da noi, per il momento i cattolici producono la Bindi e Formigoni. E i massoni gente come Scilipoti e Lavitola.
C’è qualcuno che non ci sta e ha detto basta.
E’ Famiglia Cristiana.
Io la considero, per davvero, una grandiosa e bellissima notizia. Per tutti.
Laici compresi.
Perché la Verità ci renderà liberi. Chi l’ha detto, sapeva ciò che stava dicendo.
E in Italia c’è bisogno che qualche autorità consolidata si assuma la responsabilità di cominciare a dire le cose come stanno.
Non si tratta di semplici opinioni.
Bensì, di schieramenti.
O andiamo tutti a combattere una grande battaglia di Verità per la libertà collettiva, oppure finiremo dentro un Lager infernale dal quale sarà sempre più difficile uscirne perché sarà Invisibile, quindi impalpabile, indenunciabile, indescrivibile.
Non è la finanza che farà vedere la luce. Non lo ha mai fatto e non lo farà mai.
E’ la Cultura.
E’ la Pulizia Spirituale interiore.
E’ la passione civile.
E se a dare il la è Famiglia Cristiana, ben venga, perché no?
Non esistono “verità di parte”.
La Verità, quando è tale, è una e una sola.
Siamo nelle mani dei falsari.
I Paolini hanno scelto e deciso di dirlo a tutti smascherandoli.
Welcome aboard!
Grazie a nome di tutti i cittadini onesti e pensanti.
Avevamo bisogno che qualcuno lo dicesse e lo scrivesse.
Avevamo bisogno che qualcuno lo dicesse e lo scrivesse.
RispondiEliminaConcordo visto la mia 'simpatia' per la compagnia di comici Mario Monti & C.
Adesso però vediamo se ci saranno conseguenze pratiche e non resteranno solo parole al vento.
Veramente Famiglia Cristiana non è un outsider dell'ultima ora, ma sono decenni che ha scelto di seguire la politica sociale di Don Bosco. E per queste sue posizioni critiche e di vero cristianesimo più volte è stata boicottata dalla Chiesa ufficiale. Don Sortino ha avuto coraggio, e a crederci, la forza dello Spirito Santo per non soccombere davanti ai diktat dei più conservatori dei cardinali e parroci. Famiglia Cristiana è sempre stata diffusa nelle parrocchie, per milioni di copie, poi ci fu una forte opera di boicottaggio ed oggi la diffusione è diminuita, anche per la crisi del settore. La stessa editrice San Paolo, con cui ho avuto l'onore di collaborare negli anni 80 e dove ho ancora dei cari amici che vivono in povertà e con umiltà la loro scelta culturale (altre che CL e Formigoni), ha dovuto ridimensionare la sua opera divulgativa, soprattutto all'estero.
RispondiEliminaE' quindi da apprezzare il tentativo dei cattolici del dissenso di smuovere le coscienze dal comodo servilismo e dal fanatismo talebano della Chiesa Cattolica, come istituzione politica, e dobbiamo augurarci che la loro azione non rimanga isolata.
Purtroppo l'Italia non rappresenta la volontà del Padre e Dio non gioca a dadi con Ratzinger ed i suoi giannizzeri. Siamo governati da una accozzaglia di gente che si serve del cattolicesimo come strumento di potere per la scalata pubblica. Tutta la storia dell'ultimo millennio ne è piena, a tutti i livelli. Forse i pochi con la schiena dritta sono stati Don Sturzo, De Gasperi, La Pira, l'isolotto di Firenze, i preti operai, il cardinale Martini di Milano (non a caso emarginato ed ostacolato nella sua via al papato). Oggi abbiamo il testimone Don Gallo che a 80 anni combatte, purtroppo contro i mulini a vento, schierandosi dalla parte degli umili, dei più deboli, senza distinzione di bandiere, di sesso, di ideologie. Ma a quanti arriva il loro messaggio stante la falsificazione della realtà ed il continuo boicottaggio della mainstream italiana?
segue:
RispondiEliminaDi contro abbiamo i Casini, Monti, Passera, Berlusconi, Vendola, tutti cattolici con doppia e tripla famiglia,un tenutario di bordelli per anziani ricconi, asserviti a Satana, direbbe un altro fanatico del complottismo, che vogliono il potere per il potere. Il loro go è immenso, smisurato ed agisce anche contro l'evidenza di ogni logica, sia cartesiana che quantica.
Monti e Passera ci annunciano l'uscita dal tunnel e la ripresa. Con quali politiche? Bastano solo il buon senso del padre di famiglia e la vecchia e buona economia domestica d'una volta per capire che se le spese delle famiglie italiane sono aumentate di oltre 2500,00 euro l'anno e le entrate sono in calo, riducendo i consumi di milioni e milioni di italiani caleranno la produzione,i posti di lavoro,gli incassi di irpef ed iva. E col pareggio zero non c'è niente da fare, devi per forza tagliare le spese. E con quali prospettive? Macelleria sociale, maggiori disservizio e povertà, lasciando l'intero paese in mano alle banche ed alla criminalità organizzata? Mi sa proprio che è questo che vogliono: mors nostra, vita loro.
Un altro cattolico moderno da cui guardarsi è il candidato del PD-UDC alla Regione Sicilia, Rosario Crocetta. Gay dichiarato ed orgoglioso di esserlo, com'è giusto che sia, ha però promesso che smetterà di fare sesso, se eletto, per dedicarsi interamente ai siciliani. Ebbene, da siciliano, rimango basito perché un aspirante presidente che ragiona così non mi dà nessun affidamento. Chi confonde la vita privata con la vita pubblica e rinuncia ad un suo diritto naturale per ingraziarsi il voto dei cattolici e l'appoggio di Casini non merita alcun credito,non ha attenuanti. Come vende oggi la sua dignità di uomo venderà domani la nostra dignità di isolani. Esattamente come i Totò Cuffaro, i Raffaele Lombardo e tanti altri che seguono le convenienze del momento. Non è che Vendola sia un cattivo presidente della Puglia perché ha un compagno con cui vive nella discrezione. Lo è perché ha lasciato correre i traffici di Don Verzé, non ha affrontato di petto l'inquinamento di Taranto, la corruzione dei Tedesco e dei suoi sodali del PD pugliese e non.
Come mai il Corriere della sera e' stato l'unico tra i principali quotidiani italiani a non dare alcun risalto alla notizia?
RispondiEliminasempre meglio...Marco Giannini 75
RispondiEliminaCaro Sergio,
RispondiEliminaun altro bell'articolo, una cerniera fra la vicenda di Assange e quella della nostra malapolitica.
Complimenti. A noi ora fare in modo di fare circolare le nuove idee di cambiamento. Cambiamento vero.
Marco
W Assange, W Wikileaks, W quello che ha fatto l´Equador, ma dobbiamo essere consapevoli che non lo fa per fare la cosa giusta ma perché gli conviene infatti con lo stesso dilemma ma di personaggi sconosciuti la scelta di Rafael Correa é completamente diversa:
RispondiEliminahttp://www.democraticunderground.com/10021160482
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RispondiElimina"E se a dare il la è Famiglia Cristiana, ben venga, perché no?"
RispondiEliminaPragmaticamente vero!
Mi piace anche questo suo articolo,
ma non tralasci le fonti visto che tale vuoto attiva reazioni compulsive che si manifestano in commenti spesso anonimi e non permette l'approfondimento della tesi.
@ Sergio
RispondiEliminaCiao, da qualche giorno sto leggendo con interesse questo blog, per quanto non sia esperto di politica internazionale né stia consultando altre fonti in base alle quali potrei confutare o avvalorare ciò che trovo scritto.
Mi sembra comunque un buon tentativo onesto di esprimere il proprio dissenso verso quanto accade, le proprie opinioni, e di dare delle informazioni tacciute dai media mainstream.
una cosa mi incuriosisce in particolare: l'enfasi posta su Correa. Io l'anno scorso ho vissuto 5 mesi in un paesino dell'Ecuador, come volontario, e chi conviveva con me in quel periodo si è incontrato sia con Correa che con alcuni ministri, per discutere circa alcune leggi progressiste che ostacolavano l'operato di un'associazione di volontari. Da inesperto credo nella buona fede di Correa e company nel cercare uno sviluppo del paese (anche se spesso imponendo delle leggi per le quali le realtà locali risultano impreparate, e quindi a volte deleterie, ma con ottimi fini come dicevo); ma una cosa non si può tacere. Chiunque è stato recentemente in Ecuador (e negli altri stati "bolivariani", ho parecchi amici in Bolivia) non può non aver notato l'atteggiamento totalitario di questi governanti, l'informazione manipolata, la propaganda esasperata per creare consenso (è sufficiente guardare una puntata del tg, considerando poi che la gente, per ragioni storiche legate alla povertà, è meno "preparata" ed ha ancora meno senso critico rispetto agli "italioti")...
Per quanto obiettivamente sia preferibile la situazione politica ecuatoriana a quella italiana, onestamente non si può spacciare per liberi e democratici questi Stati!
Storicamente (dai sandinisti in poi) dosi elevate di propaganda e faziosità sono gli strumenti necessari e forse anche gli unici di questi governi "rivoluzionari" latinoamericani: la mobilitazione popolare è l'unica barriera che possono opporre ai golpe militari Cia e alle destabilizzazioni economiche e sociali organizzate da USA, potenze ex coloniali e multinazionali dello sfruttamento, con il grande appoggio del Vaticano e dei media.
RispondiEliminaCredo sia un enorme errore di prospettiva gridare alla dittatura perchè la gestione del consenso di questi governi (che prima di tutto sono osteggiati non tanto per le politiche sociali quanto per il fatto di rendersi autonomi ed indipendenti) fa storcere il naso a noi occidentali:la storia mpstra che non esiste la possibilità di una strada intermedia in America Latina, per cambiare le cose bisogna adattarsi alle regole del gioco, che sono dure e sporche. E per mobilitare le masse c'è bisogno di consenso e attivismo militante.
Bello questo articolo, come del resto anche gli altri.
RispondiEliminaLa domanga che Mi pongo è : Come posso Io, divulgare la verità.
"Costringiamo" chi ha accesso hai mezzi di informazione ad aiutarci,
riempiamo i muri con manifesti riportanti le dichiarazioni "false" e i dati "veri" di quanto ci costano i singoli politici incapaci.
Facciamo in modo che gli "convenga" schierarsi per il bene comune.