di Sergio Di Cori Modigliani
44 anni fa, nasceva in Italia la coscienza collettiva antagonista di una nuova generazione.
Su questo punto, e su questa data, tutti i sociologi, gli storici e i filosofi sono ormai d’accordo.
Ricordare oggi, quella data, mi sembra quindi doveroso e significativo.
Soprattutto per il fatto che, in quella data, la stragrande maggioranza dei lettori di questo blog non erano neppure nati.
Può essere utile (penso) poter sapere che cosa accadde e come stavano le cose il 21 agosto del 1968, perché la conseguenza di ciò che accadde quel giorno fu il primo seme della pianta iper-liberista. E’ datato 25 agosto 1968 il primo scambio di lettere tra il presidente della Kennedy Talbot Asset Management, Roy MacMillan, e il leader repubblicano conservatore statunitense Richard Nixon. La nota agenzia di borsa di Wall Street, allora vero polmone della finanza oligarchica conservatrice americana, chiuse un accordo con settori della politica conservatrice americana per dare inizio a “un piano definitivo di riassestamento della nostra posizione nel mondo, secondo una modalità strategica di impegno che impiegherà 50 anni per manifestarsi nel suo massimo splendore”. E poi la descrizione in circa 300 pagine di ciò che sarebbe stato necessario fare. E’ ciò che hanno fatto cominciando dall’estate del 1968.
Noi, oggi, 44 anni dopo, ci troviamo nel punto finale di quel piano che, purtroppo, ha avuto finora successo, andando al di là delle loro più ottimistiche previsioni.
Comprendere e informarsi sulla nascita del piano politico strategico per controllare il pianeta Terra, penso che sia utile per capire come lottare oggi (e soprattutto perché) al fine di impedirne la definitiva esecuzione.
All’alba del 21 agosto 1968, i carri armati sovietici, per ordine di Leonid Breznev, entravano a Praga, la occupavano militarmente, arrestavano il presidente Dubcek destituendolo, responsabile di quella che (allora) venne chiamata la “rivoluzione dei garofani” o “la primavera di Dubcek” e davano inizio, nel cuore dell’Europa colta e libertaria, alla repressione violenta di ogni protesta e opposizione.
L’intero comitato centrale del Partito Comunista Italiano, senza eccezione alcuna, si schierò dalla parte dell’Urss e firmò un comunicato (comparso su l’Unità in data 23 agosto) in cui si definiva Dubcek un agente della Cia e si difendeva a spada tratta la necessità delle invasioni militari degli stati recalcitranti e la repressione violenta della protesta giovanile. Poco tempo prima c’era stata una frattura nel PCI e un’ala –definita sindacalista di sinistra- aveva dato vita a un nuovo partito, PSIUP (Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria). Il loro leader, il sindacalista Foa, in Italia passato alla Storia come un eroe del movimento libertario italiano, non soltanto approvò l’occupazione, ma si distinse per l’accanita e furibonda difesa dell’invasione sovietica, assumendosi la responsabilità storica di “sovietizzare” il sindacato italiano che, da quel momento in poi, rinunciò alle proprie grandi tradizioni socialiste e libertarie, per sposare invece la tesi soviettista che ha poi prevalso in Italia: lo Stato è una mucca da mungere sotto la gestione del partito (da cui la deriva nostrana del clientelismo, del sovvenzionismo a pioggia statale, e del controllo partitico totale all’interno del mercato del lavoro) e lo Stato deve essere al servizio del Partito; bisogna quindi impedire che lo Stato si affermi come l’arbitro democratico che stabilisce, gestisce, e decide il controllo del mercato facendo applicare lo Stato di Diritto e gestendo l’equità sociale nel nome di una volontà comune.
Eravamo in piena guerra fredda e l’Itala era divisa in fascisti e comunisti, con la consueta aggiunta nostrana dell’ulteriore intercapedine di guelfi e ghibellini.
Ma era il 1968 e l’atmosfera era cambiata.
Il PCI non se n’era accorto.
Per i restanti dieci giorni di agosto tutto rimase piuttosto calmo, ma fu una calma solo apparente, dovuta esclusivamente all’estate eccessivamente calda e alla pausa vacanziera estiva.
Dopo la prima settimana di settembre esplose in tutta la sua magnitudine la protesta giovanile italiana, con una caratteristica unica, nuova, originale, inconcepibile per il PCI. Era una rivolta generazionale di sinistra, trasversale come ceti sociali, con la sconvolgente particolarità di essere soprattutto anti-comunista, anti-stalinista, nella stessa quota parte in cui era anti-capitalista, perché nasceva e si diffondeva come una lotta fondamentalmente antagonista al sistema di valori che aveva imposto il concetto di guerra fredda, e la concezione dei blocchi contrapposti: si cercava e si chiedeva un modello alternativo.
Il movimento studentesco che gestiva la protesta venne identificato e definito dal PCI come “nemico piccolo-borghese del proletariato”. I sessantottini, per i comunisti di allora, divennero più pericolosi dei fascisti e la linea del partito fu quella di eliminarli subito e al più presto. Avvennero così le prime spaccature che diedero poi origine ai nuovi movimenti dell’epoca. I primi grandi fuochi avvennero a Porto Marghera, a Pisa e a Torino. Il PCI schierò tutto il proprio armamentario contro il ’68. A Torino, vene affidato il comando dell’attacco anti-libertario a un giovane burocrate impietoso, Giuliano Ferrara, che era allora il responsabile della federazione comunista della città. E a Torino il fronte si spaccò e nacque alla Fiat il primo germe di Lotta Continua. Poco dopo nasceva a Pisa Potere Operaio, a Venezia Avanguardia Operaia, a Roma i Nuclei Comunisti Rivoluzionari, ciascuno con una propria linea diversa, ma tutti uniti nel far fronte contro il PCI: il comunismo sovietico e la burocrazia miope dei comunisti italiani erano allora considerati il primo nemico della rivolta collettiva dei giovani italiani. Lo scontro, allora, fu massiccio e durò fino alla fine del 1969. I movimenti di allora accusavano il PCI di “collusione e consociativismo complice e correo con i criminali clerico-fascisti democristiani, al fine di trovare un’intesa per gestire insieme il paese, portando avanti il piano dei SIM (ndr. Sistema Imperialista delle Multinazionali) per borghesizzare la classe operaia facendo vincere il sistema di riassestamento economico neo-liberista e stabilire un Nuovo Ordine Mondiale, il cui fine consiste nel definitivo asservimento della classe operaia, nella rinuncia sistematica alla lotta di classe e nel trionfo della proletarizzazione dei ceti sociali medi, garantendosi così un permanente serbatoio di manodopera a disposizione e la definitiva sconfitta del movimento operaio internazionale”. (testo tratto da volantino distribuito in Fiat a Torino nell’aprile del 1969).
Non è cambiato molto, dopo 44 anni.
Fate la tara del linguaggio un po’ obsoleto e datato e corrisponde alle quotidiane striscette di facebook degli indignati, vostri anonimi vicini di casa che abitano al piano di sopra e si sfogano come possono e quando possono.
L’ala sessantottina del movimento si spaccò poco dopo in diversi tronconi, dando vita alle Brigate Rosse nate nella facoltà di Sociologia di Trento, a diverse fazioni di vario genere e facendo esplodere (l’ala libertaria democratica) la propria protesta anti-partitica attraverso il Partito Radicale Italiano, gestito da quello che allora veniva considerato un folle duo, Marco Pannella ed Emma Bonino.
Mentre in Italia il PCI si occupava di fare il lavoro sporco a nome dei democristiani e dei conservatori, scegliendo la strada della co-gestione governativa anti-libertaria, in Usa, in seguito alla virulenza dell’Urss, vinceva le elezioni l’ultra conservatore Richard Nixon, il quale, come primo atto di governo, dichiarava annullati gli accordi internazionali di Bretton Woods eliminando la parità delle monete sovrane all’oro, che veniva sostituito dalla nascita di colossi finanziari oligarchici accentrati, i quali avrebbero gestito, controllato e pilotato il mercato mondiale. Tutto ciò in pieno accordo con i sovietici ai quali veniva lasciato il controllo del mercato dell’oro gestendo la nascita di colossi finanziari asiatici. Una volta conclusa la guerra fredda, si sarebbero incontrati per gestire insieme un mondo ormai facile da controllare. Il fine consisteva nell’egemonia della finanza sulle merci.
Sono trascorsi, da allora, 44 anni.
Due generazioni si sono avvicendate e il mondo è molto cambiato.
Non in Italia.
Dove la situazione è peggiorata, nel senso di una totale acquiescenza dello status quo e collettiva inconsapevolezza della situazione vigente, grazie al trionfo di quello che io definisco il Sistema Pub.
Il Sistema Pub è il trionfo dell’asservimento totale elevato a sistema di vita.
Laddove per (a sinistra) PUB è un acronimo che indica Pensiero Unico Burocratizzato. A destra, invece, PUB vuol dire proprio pub, cioè un simpatico bar, caciarone e multicolore nella sua versione italiota, dove Berlusconi suona la pianola, le sgallettate salgono in pedana e c’è sempre un simpaticone di turno che fa ridere tutti e alla fine ci si diverte da matti, anche perché non si paga mai il conto. C’è da bere, c’è la musica, ci sono le sciaghettone svampite, poi arriva qualcuno che, comunque, paga a insaputa degli avventori.
Questo sistema misto è la variante (nella attuale società dello spettacolo post-moderno) dell’atteggiamento che avevano la DC e il PCI il 21 agosto 1968, 44 anni fa, quando sostennero, gli uni Richard Nixon, gli altri Leonid Breznev, “apparentemente” nemici e discordi, ma entrambi complici nel voler gestire insieme il mondo secondo una visione miope, restrittiva e fondamentalmente schiavista.
Bisogna ripartire da lì.
Da quel 21 agosto 1968 di 44 anni fa.
Con l’esperienza acquisita attraverso due generazioni di intelligenze.
Ma soprattutto andando a studiare la Storia, per l’appunto, per non dimenticare.
Negli anni’70 l’Italia si adattò a quell’idea del mondo, e la gestione dei due blocchi venne affidata, dietro le quinte, ai due giovani politicamente più abili di entrambi gli schieramenti, Gianni Letta (a destra) e Giorgio Napolitano (a sinistra).
Furono loro a dirigere la musica battendo la grancassa.
44 anni più tardi, entrambi sono diventati le due personalità politiche più forti, più rappresentative, dell’intera classe politica che ci sovrintende. Non è certo casuale.
Per poter comprendere che cosa fare, oggi, è necessario sapere da dove veniamo.
Per poter ripartire.
Per rimboccarsi le maniche e rimettersi al lavoro. A far Politica Civile attiva, per sottrarci sia a destra che a sinistra al gioco di Letta/Napolitano, trovando magari una nuova trasversalità di contenuti, una nuova appassionante onda e ondata di collettività ritrovata, ma soprattutto una nuova idealità che si basi sulla voglia, la necessità e l’ambizione di creare la propria vita da liberi e non da clientes asserviti a una burocrazia impietosa, che sfrutta la debolezza umana e il bisogno di sopravvivenza per far allucinare il miraggio di qualche briciola di pane. E’ un miraggio. Perché questa gente ha desertificato l’intelligenza di questa nazione e nel deserto non cresce niente.
Bisogna uscire fuori la logica del Sistema Pub.
Dobbiamo ricostruire una classe intellettuale forte e vigorosa.
Dipende da noi, trovare dentro di sé la curiosità di un nuovo posto dove andare che non sia più il solito pub.
Apriamo nuovi ristoranti alternativi di un diverso Sapere della politica: nuovi sapori garantiti.
Chi, il 21 agosto 1968 (a sinistra) ha firmato la condanna a morte del popolo ceko che si era ribellato alla schiavitù, ha compiuto un atto intellettuale di liberticidio. Perché le migliori menti del mondo occidentale, invece, insorsero, da Noam Chomski a Jean Paul Sartre, da Bertrand Russel a Pier Paolo Pasolini. Non c’è nulla da storicizzare. La Libertà è Libertà. Andava denunciato allora, subito e con enfasi. Va ricordato, oggi.
Chi, dopo il 21 agosto 1968 (a destra) ha firmato la condanna a morte dell’intero ceto medio occidentale, accogliendo le istanze, la tattica e la strategia criminale del bandito Richard Nixon, si è macchiato (rubando il titolo del libro di Palo Barnard) del più grande crimine.
Dimenticare equivale a un suicidio del pensiero.
Ricordare è un obbligo etico per tutti.
Non ci si schiera mai, per nessun motivo al mondo, dalla parte di chi usa i carri armati per reprimere la pacifica volontà di un popolo che aspira alla propria libertà e indipendenza.
Chi lo fa, nel farlo, qualifica se stesso.
E la Storia, impietosa, lo condanna.
In memoriam dei tanti artisti, scienziati, intellettuali, liberi pensatori, che 44 anni fa, a Praga, finirono arrestati, torturati, imprigionati, uccisi.
Lo hanno fatto anche per tutti noi.
Perché chiunque combatte per la libertà lo fa sempre per la libertà di tutti.
Non a caso, a febbraio del 2012 il primo ministro della Repubblica Ceka, membro dell’Unione Europea, ha inviato una lettera a Bruxelles spiegando le ragioni per cui non avrebbero immesso il pareggio di bilancio nella loro costituzione.
“La tragica esperienza che abbiamo vissuto dal 1948 al 1989 come nazione e come popolo ci ha insegnato a sottrarci, per principio, a qualunque intervento esterno, sia anche sotto forma di semplice suggestione. In Cekia, il parlamento è sovrano, il popolo pure. E il popolo ceko non ritiene che l’obbligo del pareggio di bilancio possa essere una buona idea vincente per il futuro dell’economia nazionale”.
Bastava davvero così poco: poche righe secche, schiette, piene di dignità conquistata.
E’ quella che noi dobbiamo andarci a prendere.
Perché ce l’hanno portata via.
E prima lo facciamo meglio è per tutti.
Nel sessantotto ero troppo piccolo per capire, ma rileggere le parole del volantino dei movimenti alla Fiat di torino in quegli anni, mi fa capire quanto giuste fossero le loro lotte. Parole valide ancora di più oggi, sopratutto contro il nuovo ordine mondiale. Che ormai sembra sempre più vicino alla sua attuazione.
RispondiEliminaPurtroppo sono rimaste belle parole, molta gente ha lottato per niente, me compreso. Nel settantasette scioperavamo insieme, studenti e operai. Avevamo un ideale, che ci univa. Ora non vedo neanche un ombra di quello che era. Come diceva il magico Faber: sono riusciti a cambiarci, ci son riusciti, lo sai...
Ho letto con interesse molti articoli pubblicati ultimamente, molto interessanti, in tanti casi mi trovo in sintonia, ma sono anche abituato ad andare a verificare le fonti, che molto spesso lei tralascia di citare, quindi vorrei che lei citasse la fonte secondo la quale il partito comunista italiano, avrebbe appoggiato l'URSS per l'invasione della Cecoslovacchia, visto che a quanto vedo, tutti condannarono tali accadimenti; sono "sfumature" ma le ritengo importanti.
RispondiEliminaMateriale in rete sull'approvazione dell'invasione sovietica da parte dell'allora PCI se ne trova a iosa.
EliminaNapolitano, il peggior presidente della storia repubblicana, ne fu addirittura entusiasta. Essendo il vegliardo già allora un autocelebrativo grafomane, lasciò parecchi scritti firmati inneggianti all'azione "pacificatrice" dei carri armati brezneviani. Purtroppo per lui il web non dimentica...
Solo un partito-mostro come il PCI poteva accettare al suo interno un ex fascista "pentito" come Napolitano e farne una chiave per le inconfessabili "entrature" verso quello che Modigliani chiama "impero britannico", nonché verso le oligarchie USA. A far da comun denominatore, ovviamente, la massoneria conservatrice.
Credo che il ruolo, purtroppo ancora attuale, della "pedina" Napolitano, con tutte le evidenze che ha sempre spudoratamente disseminato, sia sufficiente a screditare in modo inappellabile il PCI (ovviamente anche nelle sue forme e sigle attuali): un partito-chiesa tanto lugubremente clericale da far impallidire lo stato pontificio del papa-re.
Ben detto Marco, Napolitano s'era già distinto ai tempi di Budapest quando aveva approvato l'invasione dell'Ungheria. Questi sono i padri della patria, sempre dalla parte degli invasori, dei più forti, dei guerrafondai in spregio dei diritti dei popoli e della nostra costituzione. Ha favorito i bombardamenti in Libia con i caccia partiti dall'Italia, anche se l'art. 11 Cost. afferma che l'Italia è contro la guerra, ma le alleanze giustificano tutto come la ragion di stato che permette l'accordo con la mafia, con l'alibi di evitare altre stragi.
RispondiEliminaL'analisi di Sergio conferma ancora una volta come il principio del divide et impera sia alla base degli avvenimenti degli ultimi secoli, per non dire millenni. Anche il 68 è figlio di questo principio. Nixon e Breznev si accordavano dietro le quinte, e con loro le truppe cammellate, mentre i giovani si affidavano all'illusione della loro voglia di cambiamento, convinti che la fantasia avrebbe cambiato il mondo e che una risata avrebbe seppellito il potere. A 44 anni di distanza da Parigi sono i giovani di oggi ad essere seppelliti e non c'è ancora modo di liberarsi di un sistema dittatoriale sempre più invasivo e subdolo.
Anch'io a Torino ho vissuto le occupazioni dell'Università, i mega cortei, i morti ammazzati dalle br, le sbruffonate di Ferrara, consigliere comunale, e i vagiti del giovane Fassino che cominciava a farsi strada, come i La Ganga e tanti altri poi finiti nel cestino dei rifiuti della Storia.
Allora la nostra ingenuità e la disinformazione ci portavano a credere che il mondo fosse diviso tra buoni e cattivi, oggi sappiamo che quei movimenti come le brigate rosse o le falangi fasciste avevano la stessa regia. E' documentato da Fulford, da Wilcock che Cia e Vaticano stavano dietro a questi movimenti. Marciare divisi per colpire uniti. Con buona pace di chi crede alle favole che ci raccontano gli storici di regime alla Paolo Mieli.
Leggendo certi post mi viene di chiedermi da dove nasce questa malattia. Una malattia che non riesco a definire con una parola ma che si puo' definire come " l'onniscenza del male e l'impotenza del bene"
RispondiEliminaSembra sempre che il male sapesse tutto e volesse tutto e il bene era li, creato dal male, solo e solamente in funzione della sua recita.
L'invasione della Cecoslovacchia fu un colpo a ciel sereno
in una mattina d'Agosto. Non che non lo si potesse immaginare. Le posizioni dei PC occidentali traballarono.
Condannarono l'URSS ma non ruppero il legame. Il dibattito interno fu misero. Si, si arrivo' dalle posizioni di Amendola, che voleva cambiare nome al partito, alle posizioni del gruppo del Manifesto ma in fondo tutte e due dipendevano dalla futura politica del partito nella politica interna.
Il problema era che la funzione di questo partito era gia'definita. La sua funzione era quella di controllore dei movimenti popolari. Quella era la sua carta di presentazione. Con Berlinguer divenne "Siamo un partito di governo" e continuo' a perseguire questa politica per tutti quei anni. Continuo' a scambiare lotte con posizioni di privilegio, esenzione di tasse per le sue cooperative, aumento dei suoi uomini all"interno dello stato. Piu' paura aveva la borghesia piu' lui si presentava come "l'unico" capace di questo controllo. Le sue performance elettorali aumentavano di elezione in elezione giocando su un equilibrio tra destre e sinistre e continuando a guadagnare voti da tute e due le parti.
Quel magico momento fini' con la famosa batosta che presero dai autonomi alla Universita' di Roma. Chi puo' trovare, o chi ricorda gli editoriali dell'Espresso del giorno dopo troverà frasi illuminanti tipo "...noi credevamo ma non lo sono.." Da quel momento l'inarrestabile ascesa fini. Comincio' il declino. Ma ormai il Partito non era piu' il partito dei lavoratori. La sua stessa politica lo aveva trasformato in un sia pur
ancora grande ma in un partito di amministratori pubblici. L'epoca di Craxi cominciava. E lui riusciva a dare la pace sociale con un semplice espediente: la comprava.
E tutti vissero contenti e felici per anni.
Senza rendersi conto di aver comprato il proprio cimitero.
La sinistra estrema usava la parola revisionisti. Qualcun altro usava la parola "prostituti".
Di certo fu l'inizio della grande prostituzione di massa.
No. Il male non e' onnisciente. E' semplicemente come il bene. Si difende. Cerca di conservarsi. Ma anche lui crea i propri casini, le proprie divisioni.
Questo senso di impotenza che sento dovrebbe appartenere piu' a loro. Sono loro nei casini. Sono loro che possono perdere tutto. Anzi se non sono capaci di perderlo non sopravviveranno. Nemmeno questo capiscono.
A proposito di Napolitano, come mai nessuno parla della denuncia presentata già mesi fa dall'avvocato Paola Musu di Cagliari, e da alcune centinaia di cittadini di ogni parte d'Italia?
RispondiEliminaHanno denunciato Napolitano, Monti ed altri vertici istituzionali per attentato alla Costituzione, in modo circostanziato ed esauriente. Quale magistrato avrà il coraggio di procedere alla Ingroia o come lo spagnolo Garzon, visto tutto il can can contro la Procura di Palermo?
@ i soliti piddini (post-comunisti) di 4a e 5a fascia che non mollano mai credendo di difendere il "Padre Buono" :
RispondiEliminaPosso darvi un consiglio? Abbandonate i vari Bersani,Veltroni,Napolitano ecc
perchè verrà un giorno che avranno contribuito a realizzare questa innovativa forma di dittatura che è questa sottospecie di Unione Europea a vocazione tecnocratica,e quando quel giorno arriverà,voi sarete diventati inutili...
Rifletteteci,lo hanno già fatto per anni e anni facendo finta di difendere i lavoratori e facendo finta di opporsi a Silvio prendendo in giro chi credeva in loro,lo stanno facendo ancora ( art 18 bye bye,welcome fiscal compact! ) lo faranno di nuovo,lo faranno sempre,svegliatevi,tonti!
a differenza dell'Italia (aprile 2012), il popolo ceko non ha inserito il pareggio di bilancio fra le proprie leggi, forse è una buona cosa. Vedremo. Nel frattempo Ernesto Galli della Loggia, dal Corriere della Sera (04 luglio 2012), sembra elogiare l'attuale Governo Monti per il suo rigore paragonandolo alla Destra Storica che nel 1876 portò in pareggio il bilancio dello Stato. Con lacrime e sangue, da parte di chi aveva poco perché chi è ricco o almeno benestante di solito rinuncia solo ad una piccola parte di quanto ha.
RispondiEliminaAttualmente l'Italia ha aderito anche la Fiscal Compact ed al MES voluti dall'Unione Europea. Sono curioso di vedere cosa farà il prossimo Governo Italiano. Non lo invidio.
Ma l'argomento dell'articolo è il comunismo o, forse, le ipocrisie, i giochi sporchi, della politica. A tale proposito sarebbe fin troppo facile ricordare che per Transparency International l'Italia è al 69mo posto per corruzione. Ed il malaffare non mi sembra in diminuzione. Sia in Italia che a livello internazionale. Anzi, sempre più spesso le nazioni vorrebbero "mani libere" per difendere le persone perché ci sono cose che i cittadini non sanno ed è meglio che non sappiano. Ho detto "cittadini"? Volevo dire "sudditi". Ampiamente ricompensati, ovviamente, con l'evasione / elusione fiscale o personalmente quando vanno dal proprio amico politico o sindacalista a chiedere un favore. Prima comunismo era da considerare una parola nobile poiché derivava da comunità. Oggi prevale l'individualismo un po' dappertutto.
Invito i lettori a fare attenzione: l'articolo è pieno di strafalcioni, sin dalle prime righe. La "Rivoluzione dei Garofani" fu l'insurrezione dei colonnelli portoghesi contro Salazar del 25 aprile 1974, niente a che fare con la Cecoslovacchia. L'Unità non ha mai scritto le frasi riportate inneggianti all'invasione sovietica, ma espresse "grave dissenso". Il Foa citato non si sa chi sia; se il riferimento è a Vittorio Foa, è fatto totalmente a vanvera, poiché Vittorio Foa da tempo aveva preso le distanze dal PCI, nel 1968 collaborava con il Manifesto, notoriamente fermamente contrario all'invasione. Nel caso di Foa siamo ai limiti della calunnia. E siamo solo all'inizio dell'articolo. Non sono andato oltre per misericordia verso l'autore, evidentemente privo di ogni credibilità. Mi dispiace solo per i giovani, che non conoscono la storia e sono indifesi di fronte a simili manipolazioni.
RispondiEliminaSenta caro anonimo le rispondo così: per quanto riguarda la "rivoluzione dei garofani" è possibile che sia così, su questo la memoria, forse, mi ha giocato un brutto scherzo. Per quanto riguarda la vicenda di Vittorio Foa, è stato lo stesso Foa che dieci anni fa prima di morire rilasciò una patetica intervista al corriere della sera nella quale ammetteva di avere sbagliato a sostenere e difendere l'invasione della Cecoslovacchia e riconobbe le sue responsabilità e il male che aveva fatto. Nel 1968 il Manifesto non esisteva ancora. Evidentemente l'anonimo che scrive appartiene ai doppiogiochisti italioti di cui il paese è ancora pieno. Chiunque lei sia dovrebbe vergognarsi per l'anonimato della sua esistenza, dato che lei diffama nascondendosi dietro l'anonimato. Si assuma le sue responsabilità, declini le sue generalità, e poi potrà avere accesso a un dialogo. Glie lo dico con tutta la mia consueta furia, animata dalla mia perdurante passione civile. Ho sempre detestato e tuttora detesto i fanatici, categoria alla quale lei vilmente appartene. Con me è capitato male, molto male. Si vergogni di esistere.
EliminaCaro Di Cori, grazie per la pronta risposta. E' vero, sono comparso come anonimo (rimedierò), come altri corrispondenti, peraltro rimasti immuni da censure, dopo aver tentato altre vie per l'accesso, che non è proprio il massimo dell'agevole. Capisco che le mie osservazioni possano averla messa in imbarazzo, inducendola ad usare un linguaggio infarcito di insulti, probabilmente dovuto a baldanza giovanile, e, me lo lasci dire, questo sì profondamente italiota. Per quanto riguarda la "Rivoluzione dei garofani", probabilmente lei nel 1974 non era ancora nato, e non ha quindi potuto vivere e partecipare a quello straordinario evento.Saraiva del Carvalho, generale Spinola, Grandola Villa Morena, 25 aprile in Portogallo sono evidentemente parole che non le dicono nulla, perché se glielo dicessero avrebbe evitato di confondere due avvenimenti abissalmente diversi. Per quanto riguarda il manifesto, è vero che il settimanale (poi quotidiano) iniziò le pubblicazioni nel 1969, ma come gruppo politico esisteva già nel 1968, e assunse posizioni nettamente contrarie all'invasione.
EliminaPer quanto riguarda Foa, mi mandi pure la fantomatica intervista che cita. Le ricordo che Foa, ben prima dell'agosto 1968, apparteneva al gruppo dei socialisti autonomisti seri come Basso, nettamente antisovietici, a differenza deio cosiddetti "carristi", come Vecchietti e Valori, loro sì a fianco dei sovietici. E' comprensibile che a una persona in giovane età questi nomi non dicano nulla, e possa confondersi, ma le espressioni che lei usa nei confronti di Foa sono pure calunnie, e di questo sì lei dovrebbe vergognarsi. Vedo che sorvola invece del tutto sulle false informazioni circa la posizione dell'Unità al momento dell'invasione della Cecoslovacchia. Non è il massimo per chi vuol fare il paladino che combatte le falsità in rete.
Come aver detto che Garzon è andato in pensione nel 2010, clamorosa falsità. Moderi gli insulti ed eviti strafalcioni, se vuole conquistarsi credibilità.
Saluti
Giuseppe Giolitti
giuseppe_giolitti@fastwebnet.it
PS non sono così esperto da capire come funziona la scelta dei profili. Perché non mettere semplicemente "indirizzo mail"?