martedì 10 luglio 2012

La Confindustria attacca Monti. Il premier fa capire che in Italia il dissenso alla sua politica non è consentito.

di Sergio Di Cori Modigliani



Bentornata Politica!
Si sono tutti talmente spaventati, che non hanno avuto più il coraggio di commentare, dibattere, polemizzare, confrontarsi. In un paese come questo dove basta sostenere che l’on. Santanchè usa un certo colorante per capelli, invece che un altro, per avviare zuffe sanguinose con editoriali pomposi sui quotidiani, il primo scontro politico (vero) che l’Italia ha prodotto negli ultimi quattro anni è stato subito silenziato.
Ma ha prodotto “magicamente” un risultato immediato e fulminante.
A dimostrazione di quanto ancora oggi –direi “oggi più che mai- la Politica sia sempre la sublime Arte della contrattazione collettiva. Qui da noi, non a caso, subito censurata.
Perché è più facile e meno pericoloso insultare la Merkel piuttosto che studiare le ragioni che si celano dietro la sua strategia (lungo, complesso e faticoso), elaborare la contestazione ed essere in grado di argomentare una serena e civile opposizione che spieghi perché quel capo di stato (che merita rispetto in quanto tale) ha torto, è responsabile dell’attuale dissesto, e finirà per distruggere l’Europa pensando o facendo credere di volerla salvare. Insultandola o chiamando a raccolta l’odio delle masse verso di lei si ottengono soltanto tre risultati: A) si vende il dissenso e si fanno soldi sul livore della plebe ben manipolata; B) si ha un’ottima scusa e giustificazione per non dover essere costretti a spiegare con parole semplici e convincenti come stanno davvero le cose e quindi evidenziare la propria totale mancanza di idee; C) si fomenta l’odio facile che fa sempre audience.
Il paese non abbisogna di nessuna di queste tre opzioni.
L’Italia cambia e si evolve (così come qualunque società) quando l’audience la si costruisce sull’amore e non sull’odio, sulla creatività ottimista e non sulla paura.
Per questo amo la Politica.
La Politica, quando è tale, ruota sempre intorno all’Amore.
La Politica VERA è sempre per e mai contro.
Il PD negli ultimi quattro anni si è garantito un consenso sulla base dell’anti-berlusconismo, in tal modo riuscendo a non dover mai spiegare a nessuno, in realtà, quale sia il loro programma, che cosa vogliono fare, come, quando, dove, a quanto e per quanto.
Né più né meno di quanto fece il senatore Giulio Andreotti che nel nome di “salverò l’Italia” ha fecondato, fatto germogliare e crescere la mala pianta dell’ottusità, della criminalità collettiva, del becerume cinico e indifferente. Siamo tutti figli di Andreotti.

Ma veniamo alla non-notizia del giorno.
Il ragionier vanesio ha avuto finora vita facile. Per lui che è un gesuita ipocrita una vera meraviglia. E’ un tecnico, parla bene di tutti, liscia chi gli sta intorno, manipola i media come vuole, nessuno mai gli fa le domande giuste. Lui ha fondato l’anti-politica in Italia, basata sul principio della comunicazione di proporzione  per cui “la politica sta alla tecnica come l’economia sta alla finanza”, così come non ha più importanza se l’industria produce o non produce perché è la salute della finanza che conta, così non deve avere alcun valore un dibattito politico se paragonato ad argomentazioni tecniciste, sintetizzate dal mantra robotico “ce lo chiede l’Europa”.  Ma chiamato sul ring della politica, dove lui ci è salito con il suo consueto aplomb narcisista pensando –come sempre- di farla franca perché l’incontro era truccato, non si era neppure infilato i guantoni che SDENG! un bel diretto frontale lo ha steso e se lo sono portato via in barella: fine dell’incontro.
Mi riferisco qui all’intervento di Squinzi, presidente di CONFINDUSTRIA, che ha bocciato il governo perché ha capito (meglio tardi che mai) come la politica montiana sia sottesa a un progetto politico che ruota intorno alla de-industrializzazione del paese, che da seconda potenza produttrice manifatturiera in Europa la farà scendere nel giro di otto mesi alla quinta posizione (come confermano i dati di confindustria)  facendola però emergere come potenza finanziaria, una specie di Svizzera mediterranea delle nazioni periferiche sotto il saldo controllo dell’incrocio tra finanza cattolica, criminalità organizzata e gruppi finanziari multinazionali, il tutto sovrinteso da una compatta classe di valvassori servi totali, privi di merito e competenza tecnica, del tutto intercambiabili. Se oggi al posto della Fornero ci mettete un dilettante allo sbaraglio è uguale. Se al posto di Corrado Passera ci mettete un ragazzino appena diplomato in ragioneria è la stessa cosa; di sicuro non farebbe peggio.
La frase di Squinzi, non è una frasetta né una provocazione priva di senso come quelle di Bossi. Perché è inserita in un contesto politico scelto apposta. Il ragionier vanesio era stato avvertito. Aveva “osato” invitare Squinzi alla riunione ufficiale dell’Ecofin che si apre a Bruxelles oggi, ma l’ospite ha rifiutato l’invito, non ha abboccato. Ha optato per vedersi con Susanna Camusso in pubblico e ha detto la seguente frase “io rappresento gli interessi di chi, in questa nazione produce merci, quindi valore, quindi lavoro, quindi occupazione, quindi scambio. A noi interessa lo sviluppo e la crescita che non vediamo. E non ci piace un governo che attua manovre che sanno di macelleria sociale”.
Detto da Landini è uno slogan, detto da Vendola pure.
Detto da Squinzi diventa una presa di posizione politica della classe imprenditoriale italiana che intende ragionare e si sta facendo i propri affari, cerca di cautelare i propri interessi, che in questo momento specifico corrispondono anche agli interessi di chi lavora e vuole lavorare. Le aziende licenziano e chiudono oggi non perché il capitalista odia il lavoratore che sfrutta e li vuole pagare meno, bensì per il fatto che sono strozzate dalla finanza, dall’assedio della criminalità organizzata garantita da un governo che non ha fatto e non sta facendo nulla per estirparla, dalla burocrazia impietosa ed elefantiaca, dal fatto che le banche non danno soldi a chi produce ma a chi investe in prodotti finanziari, quindi le aziende non licenziano per “razionalizzarsi” licenziano perché falliscono.
E’ un’altra storia.
Sindacato (evoluto) e imprenditoria (evoluta) vanno capendo di avere lo stesso identico obiettivo: “crescita e occupazione”. Se non si restituisce il Valore al Lavoro si fallisce.
Elementare equazione economica.
Il ragionier vanesio ha risposto “Squinzi con quella frase fa alzare lo spread” (penoso tentativo di mollare un subdolo gancio contando sulla complicità dell’arbitro corrotto) al quale lo Squinzi ha mollato il suo diretto accusando il presidente del consiglio di essere un falsario: “Ciò che ha detto il premier Monti non corrisponde alla verità. Ciò che lui dice e sostiene semplicemente non è vero”. Poi, chi vuol capire, capisce.
Questo, a casa mia, è uno scontro politico.
E così, “magicamente” scompare all’improvviso –con la totale complicità della truppa mediatica asservita- il termine “tecnico” e il ragionier vanesio si smaschera e dichiara immediatamente che “sto cominciando a pensare a una mia eventuale candidatura politica per proseguire l’attività di salvataggio dell’Italia”.  Cioè scende in campo chiarendo la propria posizione: l’industria nazionale è il vero nemico, sono gli industriali ad alzare lo spread. Un’ora dopo, il senatore Umberto Bossi rilascia un’intervista nella quale dichiara che salverà Formigoni, che la Lega ritorna insieme a Berlusconi e che comanda lui. Tutto ritorna quindi come prima, esattamente com’era il 10 luglio del 2011. Buone vacanze.
L’aspetto positivo è che si sta comunicando agli italiani una parvenza di verità, per la serie “signori, questa è la situazione; non è cambiato nulla, non cambia nulla, non cambierà nulla, gli attori rimarranno gli stessi”.
Così almeno si sa come stanno le cose, poi ciascuno sceglie ciò che vuole.
L’aspetto negativo è che la truppa mediatica asservita (soprattutto quella di sinistra) sta cercando di convincere la gente che invece si sta cambiando tutto.
I sindacati e la CONFINDUSTRIA  stanno dicendo che non è vero.
In Francia, Olanda, Finlandia, Gran Bretagna, Svezia, Usa e Sudamerica, invece, stanno cambiando molte cose, lo scenario comincia a modificarsi.
Ma qui non lo raccontano.
A questo, serve il ragionier vanesio.
A fare in modo che la gente non sappia come stanno le cose.
E’ una caratteristica della propaganda bellica.
Chi ama la Politica e la vuole praticare, si deve assumere, invece, la responsabilità di riferire l’andamento sui diversi fronti della Guerra Invisibile, interni ed esteri.
Secondo l’on. Fabrizio Cicchitto “la politica è basata sul consenso”.
E’ Falso.
Questa è l’interpretazione della destra che identifica la Politica come “luogo di gestione, amministrazione e controllo dei beni, della produzione e della ricchezza di un paese al fine di garantire l’esistenza, la conservazione e il mantenimento del potere stesso”. E’ cioè, autor-riflettente. E’ l’espressione di una classe dominante che intende salvaguardare gli specifici interessi di una oligarchia che garantisce l’esecuzione di privilegi di casta.
Per la sinistra, invece, “la Politica è il luogo dove si svolge, si amministra e si coordina la gestione del bene collettivo finalizzato al bene comune di tutta la cittadinanza”.
La ricerca del consenso può anche essere privata e manipolabile.
Il bene comune no.
Perché, a meno che uno non sia totalmente stupido, è sempre in grado di capire se va bene aprire un asilo nido oppure chiuderlo, se va bene avere una scuola in più o in meno, se è meglio che la spina dorsale di una nazione come l’Italia sia rappresentata dall’industria che produce merci oppure dalla finanza speculativa, e così via dicendo.
E se fare il bene collettivo vuol dire rinunciare a un immediato consenso pur di raggiungere una finalità comune che migliorerà lo stato di salute della collettività, la si fa.
Chi persegue, invece, soltanto una logica del potere auto-riflettente, ha assolutamente sempre bisogno di consenso, di applausi, di approvazione perché si basa sulla necessità di non cambiare, sulla conservazione, quindi è narcisista. I dittatori sono tutti vanitosi. Da cui la necessità di avere simboli forti, riti, simulacri, totem, per far sentire la gente partecipe di un’idea astratta (tipo ampolla del Po. la padania, ecc.). Loro amano l’Astrrazione.
Chi si occupa di Politica, invece, pesca nel concreto.
In una situazione di emergenza come questa, compito e dovere degli intellettuali e degli artisti dovrebbe essere quello di estendere sempre di più l’esercizio della Politica come figlia nobile della Cultura, per diffondere i saperi che consentono di individuare gli autentici bisogni collettivi e non quelli indotti o immaginari.
Come diceva Goebbels “Ogni volta che sento la parola Cultura, io metto mano alla fondina e impugno la pistola”. Dal suo punto di vista aveva ragione. Questo erano i nazi.
Quando il potere viene attaccato, smascherato e aggredito in termini culturali, si smaschera subito e prende la pistola. Poi, dipende dai testimoni se intendono farsi intimidire da chi impugna la pistola  o prendere le parti di chi denuncia la nudità del re.
La sinistra democratica italiana ha perso un’occasione d’oro mostrando e dimostrando tutta la propria inefficace insipienza e irresponsabile collusione.
Davanti alla banalità della pistolettata del ragionier vanesio ha scelto di stare dalla parte del pistolero.
Hanno scelto l’anti-politica.
Un nuovo paradosso italiano.
Se va avanti così, molto presto la repubblica pubblicherà in omaggio il Mein Kampf di Adolf Hitler mentre il sole 24 ore regalerà per l’estate la maglietta con l’immagine di Che Guevara.
Questo, è davvero, ma per davvero, un paese molto ma molto strano.
Intanto, la Guerra Invisibile va avanti.

3 commenti:

  1. OTTIMO COMMENTO,LUNGIMIRANTE. AL TUTTO FAREI UNA INSIGNIFICANTE, MA FORSE SIGNIFICATIVA VARIAZIONE AL SEGUENTE PARAGRAFO:
    La sinistra democratica italiana ha perso un’occasione d’oro mostrando e dimostrando tutta la propria inefficace insipienza e IRRESPONSABILE collusione.
    LA CAMBIEREI IN:
    La sinistra democratica italiana ha perso un’occasione d’oro mostrando e dimostrando tutta la propria inefficace insipienza e RESPONSABILE collusione.

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  2. Ulteriore esempio di come la finanza vuole controllare sempre meglio la collettività è il tentativo, da parte di Abete e co., di distruggere gli studi di cinecittà.

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  3. Purtroppo, in Italia prevale la tendenza a lasciarsi suggestionare dall'uomo della provvidenza. Senza andare troppo indietro nel tempo, basterà ricordare Craxi e B., entrambi acclamati come “riformatori”, entrambi dimostratisi del tutto inadeguati al ruolo che si erano ritagliati profittando della superficialità e della partigianeria con cui una parte cospicua, ma non maggioritaria, dell'elettorato è abituata a considerare la politica. Se alla fazione partigiana aggiungiamo la fazione degli indifferenti ed opportunisti, sempre pronti a salire sul carro del vincitore senza curarsi troppo della direzione che prende, si comprende come in Italia la parte meno commendevole del ceto politico riesca sempre a prendere il sopravvento.

    Come è già accaduto troppe volte in passato, gli italiani hanno plaudito all'ennesimo uomo della provvidenza calato dall'alto, ossia Monti.
    E se ieri erano gli elettori Pdl a prendere fischi per fiaschi osannando B., oggi sono quelli del cx a fare la ola per il gesuita pallido agli ordini di Francoforte.

    Ieri lo spread era a 461 pb, e il giorno prima era balzato a 487, ai massimi dallo scorso 16 gennaio. Il che ci dice che Monti è il più colossale fiasco politico della storia italiana recente, assieme a B, e che le sue rassicurazioni sulle sue capacità di condurre l'Italia fuori dalla crisi sono del tutto prive di fondamento.
    Dopo 8 mesi trascorsi a comprimere e tagliare salari e pensioni, con l'effetto collaterale di aver creato un esercito di 390mila “esodati”, Monti è riuscito nella missione apparentemente impossibile di riportare l'Italia nella stessa situazione che ha preceduto il suo arrivo.

    Nel luglio 2011 gli europagliacci hanno sacrificato l'Italia sull'altare dei mercati per spaventare l'opinione pubblica e imporre Monti a capo del governo.
    Da mesi i tg elogiano Monti quotidianamente. Manca solo il fatidico “Monti ha sempre ragione!”, ma non tarderà molto.

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