di Sergio Di Cori Modigliani
Al di là dello sgomento, disgusto, raccapriccio, autentico orrore e paura per ciò che ieri è accaduto a Parigi, la tentazione di affidarsi al banale cui prodest è molto forte.
Anche se, inevitabile.
Prendendo le dovute e necessarie distanze dalle dietrologie complottiste, è consigliabile per tutti noi cominciare a interrogarsi sull'autentico significato dell'episodio, per comprendere il perché si verifichi in questo momento a Parigi, e perché al martirio (di tipo occidentale) vengono chiamati gli artisti e la sezione più libera e indipendente di tutta Europa nel campo del giornalismo politico.
Su questo blog, nell'ormai lontano dicembre del 2012 (gli eventi stanno accelerando la percezione cronachistica del tempo, per cui le crociate medioevali cominciano a sembrarci paurosamente vicine, mentre fondamentali accadimenti di un paio d'anni fa si perdono nella notte dei tempi: è il paradosso dell'attualità) presentando ai miei lettori la mia interpretazione sull'appena avvenuta rielezione di Barack Obama alla Casa Bianca, avevo cercato di spiegare come ci fosse stata una chiarificazione delle posizioni e fosse ormai chiaro a tutti che si andava verso lo scontro frontale, ormai impossibile da evitare.
L'impatto non aveva niente a che vedere con lo scontro di civiltà che l'ultradestra sostiene sia in atto (vedi Marie Le Pen e la destra repubblicana Usa) bensì, secondo me, con una forma diversa di scontro di civiltà non più inderogabile: quella tra la civiltà del Diritto, e dei diritti, e quella dell'oligarchia "medioevalizzante"; quella tra i sostenitori, i propugnatori, i seguaci dell'immediata applicazione del principio di cittadinanza e della sua rappresentanza democratica e chi sostiene il necessario ripristino della sudditanza ai cosiddetti poteri forti, necessità locali, trattati internazionali, interessi finanziari.
In controtendenza contro la vulgata corrente italiana, nella quale erano confluiti in totale consociativismo la sinistra, la destra e anche, pare, il movimento cinque stelle, uniti nel considerare Barack Obama il nemico numero uno dello sviluppo e del progresso, avevo cercato di spiegare che lo scontro, a Washington, era davvero furibondo come non si vedeva almeno dal 1912 e che le grandi multinazionali sorrette dai colossi finanziari e dalla BCE avrebbero fatto di tutto (forse anche la guerra nucleare) per impedire che Obama portasse avanti il suo programma imperniato su tre punti: ricostituzione del Seagall Act per imbavagliare la finanza speculativa, promozione di un nuovo gigantesco New Deal planetario di matrice keynesiano-rooseveltiana; apertura di "tavoli sociali" in ogni singola nazione per fare i conti sull'unico e autentico problema dei nostri giorni, lo stesso identico da 12.000 anni a questa parte: la redistribuzione delle ricchezze e delle risorse.
Obama non è un rivoluzionario decisionista, è un grandioso comunicatore e uomo di grande abilità diplomatica e compromissoria. Gli è andata male: è rimasto vittima del suo essere pusillanime e della sua incapacità di prendere il toro per le corna.
Oggi, nel mondo, non servono più i diplomatici laureati in capacità mediatiche di mediazione, bensì i toreri.
L'attentato di ieri è arrivato nel momento più difficile, critico, complesso e rischioso (per loro) nel quale il mondo della finanza speculativa oligarchica del pianeta si è venuto a trovare da cento anni a questa parte. Perché grazie alle enormi possibilità offerte dalle nuove tecnologie sociali (web in testa) in tutti e cinque continenti, in ogni singola nazione del globo, si sono verificati fenomeni -per il potere al governo inauditi, inconcepibili e inammissibili- di rivolta, reazione, contrapposizione, con masse di cittadini che hanno iniziato a pretendere di essere rispettate, ascoltate, rappresentate, le quali avevano addirittura l'ardire di chiedere chiarezza e trasparenza, per riuscire a fare in modo di portare avanti l'unica guerra interessante per la cittadinanza globale planetaria: la guerra contro la povertà.
Ha prevalso, invece, la guerra contro i poveri.
Altrimenti, avremmo visto Berlusconi in pensione, l'intero management di Monte dei Paschi di Siena (e di almeno altre dieci banche italiane) in galera per truffa mentre in Francia, Germania, Gran Bretagna, Usa, Spagna e Portogallo, i loro esimi colleghi alla pari finivano a loro volta nei guai fino al collo con la magistratura di quei paesi; magari tutti insieme dentro prigioni di lusso con le sbarre fatte d'oro platino smaltato.
Si è scatenata, invece, la tendenza opposta: la guerra delle istituzioni contro i ceti più fragili, la lotta di classe all'incontrario, con aumento vertiginoso della povertà, la diffusione del disagio sociale, l'emergenza di malessere, rabbia, furore, declino della civiltà.
Non va dimenticato che gli amici di Obama siedono nei consigli di amministrazione della finanza internazionale allo stesso tavolo degli amici di Putin e di Xin Ping, mentre nel tavolo accanto Hollande, Napolitano e la Merkel siedono insieme agli amici del califfo, all'emiro del Qatar, agli israeliani, ai palestinesi, ai siriani, ecc.
A questo servono i media. Oggi.
A evocare scenari di scontri di civiltà tra religioni e opinioni diverse per impedire che noi cittadini impotenti ci uniamo in forze -al di là di ogni diversità e appartenenza- per combattere l'unica guerra che ci interessa (nel senso che lede e tocca i nostri interessi esistenziali): quella contro la povertà, contro la disoccupazione, contro il degrado, contro la corruttela dell'oligarchia del privilegio.
Nell'agosto del 1914 (andate a vedere su Google tutte le prime pagine dei giornali di allora) in tutta Europa si annunciava con enfasi patriottica e spirito guerriero l'inizio della prima guerra mondiale, a conclusione di una fase storica per molti aspetti davvero spaventosamente simile a quella attuale. Il quotidiano socialista Avanti fu l'unica testata europea di prestigio che annunciò l'evento con una titolazione che vedete raffigurata nell'immagine di archivio.
E' ciò che i poteri forti vogliono oggi: organizzare la macellazione dei popoli per impedire che una nuova classe politica dirigente progressista e decorosa imponga la necessaria re-distribuzione delle ricchezze salvando centinaia di milioni di vite in pericolo in tutto il pianeta.
Chi scrive è un artista che segue e studia la simbolica del potere da diversi decenni.
Ed è per me molto chiaro il segnale che hanno lanciato: colpire grafici, disegnatori e giornalisti completamente liberi e indipendenti che avevano fatto della leggerezza, della stira beffarda, dello sberleffo sardonico e della totale indipendenza alla logica partitica, la migliore di tutte le armi possibili per diffondere il sorriso, il riso, pensieri positivi, invitando e incitando le masse a non dar retta alle sirene del Palazzo. Che siano stati costruiti a Roma, Parigi, Londra, Damasco o Doha, poco importa, sempre palazzi sono.
E' il segnale chiaro e indiscutibile lanciato a tutti noi che qui sintetizzo: "comunque vadano le cose, sappiate che i primi a essere colpiti saranno gli artisti, gli spiriti liberi e indipendenti, i cultori della leggerezza, gli antagonisti veraci, chi vuole far ridere invece di mettere paura, chi vuole diffondere la spensieratezza invece della depressione sociale".
E' un attacco a tutti noi, compresi i mussulmani.
Anzi, soprattutto contro di loro.
Altrimenti, se non fosse così, oggi, in tutto il mondo, le borse non brinderebbero con lo champagne con tutte le industrie belliche planetarie al rialzo, con tutte le banche che all'improvviso -pur essendo decotte- scoprono di essere diventate magicamente solvibili.
I morti di Parigi sono i primi martiri occidentali della vera guerra in corso: la lotta contro tutti gli oppositori planetari avversi al pensiero unico.
Il modo migliore di onorarli sarebbe quello di riderci sopra (se non risultasse oggi davvero di cattivo gusto, dal sapore macabro e offensivo per il dolore di tutte le loro famiglie).
Se non altro, andate a leggervi la prima pagina dell'Avanti di 100 anni fa e poniamoci tutti insieme le uniche domande che oggi davvero contano:
"Che tipo di guerra vogliono lanciare? Tra chi e chi? Nel nome di quale principio?".
Che il Signore assista quelli di Charlie e accolga le loro anime nel paradiso degli artisti.
Sergio Di Cori Modigliani: "È il segnale chiaro ed indiscutibile lanciato [dai poteri
RispondiElimina………………………………forti] a tutti noi che qui sintetizzo: "comunque vadano
………………………………le cose, sappiate che i primi ad essere colpiti saranno
………………………………gli artisti, gli spiriti liberi ed indipendenti, i cultori della
………………………………leggerezza, gli antagonisti veraci, chi vuole far ridere
………………………………invece di mettere paura, chi vuole diffondere la
………………………………spensieratezza invece della depressione sociale".
………………………………È un attacco a tutti noi, compresi i mussulmani.
………………………………Anzi, soprattutto contro di loro"…………………………
Cittadino Di Cori Modigliani,
se fosse così come Lei dice - se, cioè, i poteri forti del Capitalismo avessero lanciato questo messaggio a tutti noi della plebe, Artisti di Charlie e Credenti mussulmani insieme - allora delle due una:
- 1. O i Morti di Parigi mancarono la corretta interpretazione del messaggio, lasciandosi così andare ad un borioso linciaggio della fede dei supposti Confratelli mussulmani;
- 2. Oppure, messaggio non ci fu. Nel qual caso, gli Artisti di Charlie agirono contro i Credenti mussulmani come normalissimi plebei della Civiltà Occidentale: colpendoli barbaramente nel "credo" delle loro vite, contro ogni etica e, nella fattispecie, contro ogni caratterizzante sensibilità di cui gli artisti sono notoriamente dotati.
Inconsapevoli soldati del Capitalismo, insofferenti degli altrui valori, provocatori e prevaricatori, nemici di qualsivoglia Cultura che si opponga con ostinata determinazione al crimine della turpe degenerazione dell'Uomo in Unità consumatrice.
Propendo per quest'ultima ipotesi. Perché è vero che i servi del mondo - mentre dicono corna dei loro bastardi padroni - in cuor loro pensano e sentono come loro.
Soprattutto, vogliono diventare, un giorno, loro stessi padroni!
Cordialmente.
Cittadino JB, in italiano, se non l'ha capito, c'è scritto che l'attacco di Parigi è stato fatto su ordine di chi comanda il mondo, per lanciare un messaggio chiaro e forte su chi è che prende le decisioni e su chi deve solo ubbidire.
EliminaSe non l'ha capito lei che legge Di Cori, figuriamoci se lo possono capire i sudditi qualunque.
Signor JB Caruso, il Suo intervento mi sembra interessante e acuto, ma forse personalizza troppo i destinatari del "messaggio dei poteri occulti" così come è stato formulato da Modigliani. Che i disegnatori e redattori di Charlie Hebdo ne fossero consapevoli o meno, che i contenuti del loro lavoro fossero realmente di elevato valore artistico o meno, in ogni caso la loro testata e il loro mestiere di vignettisti è stato assurto a simbolo, a pura etichetta indicatrice di un bersaglio -- la facoltà di critica e il gusto di prendere in giro i potenti e i "signori della guerra" di ogni razza, cultura e religione -- che quelle stesse eminenze girgie cui allude Modigliani vogliono ridurre al silenzio e all'impotenza quanto prima, sotto il fracasso della retorica partiottica e della propaganda populista a loro molto più congeniale -- e, soprattutto, utile.
EliminaComunque penso che molte delle sue osservazioni, dal punto 2 in poi, siano condivisibili o almeno capaci di stimolare la riflessione su cosa sia veramente arte, cultura, ironia liberatoria e sarcasmo salutare e cosa invece sia solo un pallido, fiacco e avvilente simulacro di tutto ciò.
Sempre avendo ben chiaro, però, che non si possono mai e in nessun caso giustificare gli spari sul pianista, neanche sul più ubriaco e stonato di tutto il West.
Saluti cordiali,
marilù l.
Eliminamarilù l.: "Sempre avendo ben chiaro, però, che non si possono mai
…………..e in nessun caso giustificare gli spari sul pianista, neanche
…………..sul più ubriaco e stonato di tutto il West"…………………….
Signora marilù l.,
grazie della Sua interazione, innanzitutto: l'ho particolarmente gradita.
Se ad una sequela di istigazioni è del tutto naturale il sopravvenire, prima o poi, di una reazione, beh…allora non ci resta altro che decidere se preferiamo che milioni di istigati reagiscano ad altri milioni di istigatori, oppure che qualcuno spari sul pianista.
Fra questi due scenari, io preferisco il secondo: si evita una strage di milioni e si offre, al contempo, ai milioni di istigatori la preziosa opportunità di riflettere e, auguralmente, di cambiar musica.
Sebbene, ad esserLe franco, non ci spero affatto: gli istigatori sono tali, infatti, per la loro insita - probabilmente anche congenita - incapacità di pensare.
Facoltà critica piatta a zero, insomma.
La saluto molto cordialmente.
Gentile Signor Jb Mirabile-Caruso,
Eliminaquando si tratta di esseri umani, non credo agli automatismi da cani di Pavlov, a meno che gli sventurati non siano finiti più o meno a lungo sotto la stretta sorveglianza di "manipolatori professionisti" (chiamiamoli così), in stile MK.Ultra o Abu-Graib o Auschwitz.
Alle istigazioni, di qualunque natura e matrice, si è sempre liberi di non rispondere o di elaborare una risposta che non preveda solo e soltanto un rabbioso colpo di clava sulla testa del/dei provocatore/i.
Ora non ho proprio tempo, purtroppo, per articolare ulteriormente la mia replica, perciò sono costretta a salutarLa, non senza prima ringraziarLa per la Sua attenta e argomentata risposta.
Con viva cordialità,
marilù l.
Ringrazio Sergio per accogliere sempre l'opinione di tutti, anche di quelli che farebbero meglio a tenerla per sè (questo vale anche per me).
RispondiEliminaLa Francia non è un paese come gli altri paesi Europei, possiede le proprie bombe atomiche, non è un paese sottomesso, credo che certi ragionamenti sulle dinamiche di poteri occulti dovrebbero tener conto del fatto che ai francesi non si può imporre nulla, anche se appaiono piccini rispetto ai giganti del pianeta, restano pur sempre dei giganti.
Detto questo non resta che tristezza per i fatti avvenuti, giornalisti, poliziotti e civili morti per le scelte scellerate di governi che postpongono i bisogni dell'uomo a fini clientelari, la rabbia dei popoli che è sempre stata manipolata per fini speculativi continua a mietere vittime senza accorgersi di ripetere lo stesso copione.
Miei Amati Umani di buona volontà: ricordiamoLi-rievochiamoLi sempre......sono oltre 500 anni che "noi civili e democratici esportatori di civiltà e democrazia" ASSASSINIAMO, GASIAMO, MENOMIAMO, STUPRIAMO, SCHIAVIZZIAMO..... resa la sostanza del "nostro" agire da oltre 500 anni a questa parte nei confronti di Quanti/e NON SONO, ne lo saranno mai, secondi ad alcuno?. Non pensate sia stato un sopraffare già oltre misura quanto quei nostri fratelli e sorelle, di epidermide più o meno scura della nostra, sono stati costretti a subire da illo tempore?..... le loro carni mai smetteranno di sanguinare, la loro memoria mai smetterà di ricordare...PURE a SFOTTERE la LORO "COSCIENZA SPIRITUALE" CHE LI LEGA AI LORO IDEALI-SOGNI si dovevano calpestare con quelle stupide e fuori di testa vignette?. Non piangerò per nessuno di noi "BUANA e/o EFFENDI", comunque dovessero macellarci, sino a quanto la falsa coscienza, l'arroganza e la crudeltà che ci caratterizza non lascerà posto al dolore, al rimorso alla dovuta RIPARAZIONE che quei nostri fratelli e sorelle meritano e gli è dovuto..... da oltre 500 anni!!!. Lillo, cittadino dell'Universo.
RispondiElimina
RispondiEliminaRedazione del F.Q.: "Mercoledì 14 gennaio il nuovo numero di Charlie Hebdo
………………………..sarà in tutte le edicole italiane in allegato al Fatto Quotidiano".
Ma che bel salto di qualità ha fatto il Fatto Quotidiano! E soprattutto che bel salto anche di coerenza!
Perché il Fatto Quotidiano crede davvero che il Charlie Hebdo abbia fin qui volgarmente insultata, provocata, istigata e massacrata la Coscienza religiosa musulmana in nome della libertà di espressione.
NON in nome dei Padroni del Mondo!!!
Al F.Q. non brillano per spirito critico. Sono banali e prevedibili perche' scrivono cio' che i loro lettori vogliono sentirsi dire.
EliminaTranquilli che c'è "Striscia la Notizia" per rifarvi gli occhi
Elimina