venerdì 4 maggio 2012

E' nata la malainformazione. Il premio nobel Joseph Stieglitz, a Roma, ne paga le spese e ne prende tragicamente atto.



di Sergio Di Cori Modigliani



C’è la malavita, c’è la malasanità, c’è il malaffare.

Io ci aggiungo anche “la mala informazione”.

Diversa dalla cattiva informazione (scarsa professionalità) e dalla disinformazione (falso).

La mala informazione è la pratica dell’attività censoria e auto-censoria. E’ l’esercizio della negazione delle notizie, la pratica dell’occultamento, del non dire, del non riferire, del non far sapere. Mentre sotto il governo Berlusconi la disinformazione era Norma costituita e nel nome di clamorosi falsi continui il potere si è affermato, con il governo Monti siamo passati, invece, alla mala informazione, forma ambigua e apparentemente discreta di gestire una forma dittatoriale di comunicazione. 

Non si dice sperando che il cittadino non venga a sapere, così non capirà e non potrà provvedere a cautelarsi in tempo, consentendo a chi esercita il potere di seguitare impunemente a occultare la realtà dei fatti e –in tal modo- riuscire a ottenere un salvacondotto di impunità rispetto ai propri atti: questa è la mala informazione.

Berlusconi, alla fin fine, è stato travolto dai suoi falsi e bugie, di cui la celeberrima “nipote di Mubarak" è diventato il falso proverbiale per eccellenza.

Il ragionier Mario Monti, invece, per il momento gode ancora –a mio avviso sempre di meno- di un credito ottenuto senza alcun merito, perché la sua attività è, di fatto, clandestina: è basata, per l’appunto, sulla mala informazione.

Da questo punto di vista l’attività della truppa mediatica svolge un ruolo di enorme appoggio e complicità all’esercizio della mala informazione.

Mi riferisco qui a un evento che avrebbe potuto e dovuto essere davvero una buona occasione, tutta d’oro lucente, per offrire alla cittadinanza l’opportunità di essere testimoni di un confronto-dibattito fondamentale per le nostre esistenze civiche.

E’ accaduto due giorni fa in occasione di un evento davvero importante, voluto e organizzato da Massimo D’Alema, abile stratega politico, dotato di fiuto imbattibile (quando sente odor di sangue si risveglia) il quale ha organizzato un incontro pubblico a due tra il premio nobel Joseph Stieglitz, il più grande nemico al mondo della Merkel e dei neo-liberisti, e il nostro ragionier Mario Monti. Ospite invitante: la fondazione italiani europei di cui D'Alema è presidente.

Conclusione: sia in televisione che sulla carta stampata hanno parlato soltanto della versione data da Mario Monti e il forum, la discussione, il dibattito, non c’è stato.

Ha trionfato la mala informazione.

Perfino Massimo D’Alema è rimasto allibito. Posso soltanto immaginare a quale grado di offesa e avvilimento sia giunto il suo ego narcisista nel toccare con mano che cosa voglia dire vivere  la pratica quotidiana della mala informazione voluta dalla truppa mediatica asservita,.

Non aggiungo ulteriori commenti.

Qui di seguito, pubblico per intero la relazione offerta dal sito “Keynes blog” che riporta il punto di vista del prof. Stieglitz, quello che è stato negato, censurato e sottaciuto al pubblico italiano che ancora crede all’esistenza dell’informazione in questo paese.

 

tratto dal sito Keynesblog:


Grazie lo stesso Prof. Stiglitz, ma non ha funzionato

I giornali hanno pubblicato poco e nulla del confronto tra Joseph Stiglitz e Mario Monti. E quel poco riguardava solo le parole di Monti, che ha ovviamente difeso la linea di rigore e “riforme strutturali”, pur ammettendo che l’Europa fa poco per la crescita. Per fortuna Gustavo Piga, presente all’incontro, ha riportato il pensiero dell’economista americano.
Nessuna grande economia mondiale, mai, è uscita da una crisi di questo tipo con l’austerità.
L’austerità non funziona, basta guardare ai dati: essa smonta anche i rientridei bilanci pubblici verso il pareggio.
In Europa c’è questa follia dove le istituzioni si affidano a regole di contabilità assurde. Nessuno valuterebbe un’azienda soltanto guardando solo al suo livello di debito: se quel debito viene usato per fare investimenti che fanno crescere l’azienda, è un debito benvenuto. Purtroppo nel settore pubblico tutti parlano del debito e non di come questo viene usato. Negli Stati Uniti, vi assicuro, tanta spesa in infrastrutture, in istruzione ha avuto un rendimento maggiore del costo del debito utilizzato per finanziarla.
Potranno pontificare quanto vogliono gli esperti che bisogna avere fiducia per rilanciare la crescita, ma con l’austerità crollano sia la fiducia che la crescita.
Le riforme? Le riforme che servono anche nel breve periodo sono quelle che migliorano la situazione dell’accesso al credito per le piccole imprese e quelle che aumentano il sostegno alle università. Le riforme sono utili, ma hanno bisogno di tempo e, nel frattempo a volte riducono la domanda nel sistema, che già manca. Il mercato del lavoro americano è certamente flessibile eppure ciò non ha impedito che si raggiungesse una disoccupazione del 10%.
In questa crisi non si creano posti di lavoro senza maggiore domanda aggregata. Bisogna fare politiche per il breve periodo. E il breve periodo può durare a lungo se si mantiene l’austerità.
I terremoti accadono. Anche gli tsunami. Non è colpa nostra se accadono. Ma perché a queste tragedie dobbiamo aggiungere dei disastri causati da noi stessi? E’ criminale questa ignoranza di quanto è avvenuto nel passato, l’economia deve essere al servizio della gente, e non viceversa.
Stiglitz nel suo intervento ha anche cercato di spiegare che il vero spreco da tagliare è la disoccupazione. Ha ribadito che  si possono alzare le tasse (sui redditi alti e le rendite, altrimenti si ottengono effetti depressivi) per finanziare la spesa pubblica aggiuntiva (senza deficit!) e così ottenere crescita. Basta togliersi dalla testa di usare ogni euro a disposizione per risparmiare come vuole la signora Merkel.
Purtroppo il messaggio non è stato ricevuto.
Grazie lo stesso, Professor Stiglitz, ma non ha funzionato.

7 commenti:

  1. A leggere i resoconti di questo incontro mi sembrava che ci fosse qualcosa che non quadrava. Conoscendo le idee di Stieglitz, ben diverse da quelle di Monti, trovavo strano che il presidente Monti avesse fatto un'ottima figura. Ed invece ecco spiegato l'arcano. Grazie ad una informazione libera e indipendente è possibile sapere la versione reale in tempi brevi. Peccato che altri media non abbiano approfondito e sentito l'obbligo morale di essere corretti.

    E inoltre, a dirla alla Di Pietro, che c'azzecca il premio Nobel con la Fondazione di D'Alema e Amato,uno dei corresponsabili dell'odierno disastro? E' stato il "dottor Sottile" a favorire l'entrata dell'Italia nel gruppo dell'Euro, e secondo i malpensanti truccando la contabilità sul debito pubblico (grazie alla gestione dei derivati), proprio come la tanto vituperata Grecia.

    Al mio paese si dice: dopo che si scioglie la neve si vedono i buchi nelle strade!

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  2. Grazie dell'informazione. Concordo anch'io che Dalema non ci stà a fare un accidenti con Stieglitz, dopo che il suo partito PD ha approvato il pareggio di bilancio e appoggiato in loden il governo Monti fino ad oggi (che ha detto che non possiamo ricorrere a vecchie politiche keynesiane per risolvere la crisi... con il silenzio di tutti i piddini! poi vecchie de che? sono 70 anni che durano le politiche neo-liberiste..) booh! Dalema vive sulla luna.. partecipa attivamente alle politiche di austerity neo-liberiste anti-keinesiane ed invita proprio un post-keynesiano fino al midollo? Dalema è proprio uno zero

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    1. Spiace proprio che Stieglitz sia stato coinvolto in questa sporca operazione e che, probabilmente, si sia fidato per ingenuità. L'avrà fatto in buona fede, ma è certo che, sul piano internazionale, noi italiani non ci abbiamo fatto una bella figura. Come al solito.

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  3. è mio dovere segnalare che forse c'è in TV ancora un briciolo d'informazione che ormai senza veli parla apertamente degli eccessi della finanza mondiale e del fallimento delle politiche di austerity: il mio canale preferito si chiama rainews diretto da Corradino Mineo. C'è ancora molto da fare, ma è già qualcosa.

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    1. Mi permetto di contraddirti.
      Esclusa la trasmissione "Scenari", utile a rappresentare ciò che resta di RaiNews, Mineo è nei fatti un trombone quirinalizio.
      Basti ricordare come ha trattato la "rivoluzione" Nato in Libia, in totale simbiosi con l'euforia senile dell'inquilino del Colle, notoriamente e da sempre il "comunista più amato a Washington".

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    2. infatti ho detto "c'è ancora molto da fare, ma è già qualcosa". Diciamo che dedica alla politica europea più spazio rispetto ad altri canali e non parla della farfallina di Belen. Concordo con te che non è sufficientemente incisiva la critica verso quirinale e governo

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