di Sergio Di Cori Modigliani
Come cambia il mondo.
Come non cambia l'Italia.
Da noi la notizia non è arrivata, o meglio: le agenzie di stampa, la televisione, la radio, e i quotidiani cartacei, hanno ricevuto le informazioni dettagliate ma hanno scelto di non divulgarle e diffonderle, se non su alcuni piccoli siti specializzati in questioni legate all'ambiente, all'innovazione, alla sperimentazione.
Eppure, è una notizia che avrebbe dovuto essere in prima pagina dovunque.
Ma noi siamo costretti a vedercela con Renzi e Letta, con le videoslot, con la truffa della legge elettorale eternamente rimandata, con la casa a sua insaputa di Scajola ecc.
Ogni Paese ha le proprie dimensioni d'esistenza.
Qualche tempo fa, a cena con una mia amica, una imprenditrice italiana, una intelligente femminista, parlavamo per l'appunto della curiosa sensazione che si prova nel navigare sul web in diversi paesi, dove le problematiche sono molto diverse. A un certo punto, lei mi dice: "Certe volte mi vien da pensare a come possa essere il mondo interiore, quello vero, esistenziale, delle tante donne agguerrite, meritevoli, capaci, colte, curiose, vogliose di partecipare, che vivono in Afghanistan, in Arabia Saudita, nel Qatar, dove la loro problematica di base consiste nel dover combattere una battaglia per potersi conquistare il diritto di poter guidare una vettura o prendere un taxi senza essere accompagnate da un maschio".
A una donna italiana, se pensa a quelle sue colleghe di genere, le vien da dire "poverette, costrette a queste battaglie di retroguardia, partono con un grave handicap di base".
Viviamo immersi in un mondo globalizzato dalla rete, ma è soltanto apparenza, è una finzione. Di fatto, i cinesi ignorano il dibattito sui diritti civili che si svolge nel resto del mondo, così come i cristiani occidentali non sanno nulla di ciò che si agita nel mondo mussulmano, in Europa Occidentale nessuno parla mai del modello sudamericano, e così via dicendo.
E' un mondo che vive in una finzione mitomane, facendo finta di ignorare che le notizie vengono filtrate, controllate, manipolate. Era più facile -per chi era curioso, assetato di cultura e di informazione- sapere ciò che veramente accadeva nel mondo, nel lontano 1974 piuttosto che oggi, dove i giovani pensano che lo smartphone e il tablet li mettono "automaticamente" in connessione con "la realtà del mondo".
Non è così.
Vanno in connessione soltanto con quella parte del mondo che la classe politico-economica dirigente locale vuole e desidera che loro conoscano.
Sull resto del pianeta: totale censura, e ciò che è peggio: totale auto-censura.
Così come la mia amica si interroga sulle tragiche difficoltà quotidiane delle donne qatariote o arabo-saudite, così è probabile che qualche cittadino californiano, quando pensa a noi, ragioni nello stesso identico modo.
Veniamo quindi al post e alla notizia del giorno, visto che viene proprio dagli Usa.
A Las Vegas, in questi giorni, si è svolto un motor-show internazionale, come ce ne stanno tanti. Ma questo ha un sapore molto ma molto particolare per un annuncio ufficiale di grande impatto che ci spiega che cosa accade in nazioni come il Giappone, la Germania, gli Usa, dove l'investimento (sia dello Stato che dei privati) nell'innovazione e nella ricerca sta producendo risultati che cambieranno i parametri della nostra vita.
La Toyota, multinazionale dell'automobile nipponica, aveva annunciato due giorni fa, di aver chiuso un accordo con la California Energy Commission per iniziare la vendita di automobile a idrogeno che verranno vendute nell'ordine di 5.000 vetture nel Gennaio 2015, praticamente domani. Nelle prime 24 ore seguenti questo annuncio, sono arrivate alla sede della Toyota a Sacramento (la capitale della California) circa 100.000 e-mail di persone che sostenevano di voler acquistare la vettura. Va da sè che sono state tutte pre-vendute in pochissimi minuti essendo la produzione limitata.
Era ciò che i californiani e i giapponesi volevano: un test sulla mentalità di mercato.
In seguito a questa reazione, i responsabili del consiglio statale della California hanno annunciato di aver deciso di accelerare da subito il proprio programma avviando la costruzione "immediata" della prima grande fabbrica di automobili a idrogeno, in modo tale da poter offrire al consumatore, già nel marzo 2015, almeno altre 50.000 vetture. Caroline Quinn (consulente del governatore della California) responsabile dell'azienda Chemenergy, con sede a San Francisco, che si occupa di produrre energia a idrogeno dai batteri delle acque reflue, ha dichiarato "stiamo finalmente entrando nella zona attiva della trasformazione della nostra vita, abbiamo accelerato tutti i programmi e siamo pronti al salto; entro il 2030" ovvero la prossima generazione " la California userà energia a idrogeno, pulita ed equo-sostenibile, e sarà completamente sufficiente, autonoma e indipendente dal punto di vista energetico, applicando i principii del territorio zero".
Hanno spiegato anche che in California hanno costruito negli ultimi due anni 9 grandi stazioni di servizio a idrogeno, ne stanno realizzando altre 19 e contano di averne almeno 100 per la fine di questo decennio. Hanno investito nella Silicon Valley e nella zona intorno a Los Angeles circa 30 milioni di dollari e sono riusciti a strappare dal governo federale la sovvenzione di ben 200 milioni di dollari alle quali si sono aggiunti altri 300 milioni di dollari di imprenditori locali californiani che considerano l'idrogeno l'energia del futuro. Contano di poter avvalersi di un finanziamento di circa 2 miliardi di dollari entro il 2016 e sono in partnership con la Toyota, leader -tra le grandi firme dell'auto- nella produzione di automobili a idrogeno. La nuova vettura giapponese avrà un'autonomia di 500 chilometri con un pieno di idrogeno, avrà una potenza di 130 cv, e ci si impiegherà soltanto 5 minuti a riempire il serbatoio. Il nuovo modello consentirà di passare da O a 100 chilometri in 10 secondi. Il prezzo al litro sarà all'incirca intorno a 75 centesimi di euro.
Anche la sudcoreana Hyundai ha annunciato di entrare nel mercato statunitense (per il momento soltanto in California dove c'è una forte domanda collettiva da parte della cittadinanza per uscire dal fossile, e il governo di quello Stato ha scelto una politica industriale puntando all'applicazione del territorio zero e del chilometro zero per ciò che riguarda energia e agricoltura) ed è quindi scattato subito un meccanismo concorrenziale che finirà per accelerare questo trend. Subito dopo, infatti, la tedesca BMW ha detto di essere pronta ad aprire in California una grande fabbrica per costruire un modello sportivo "allegro" 100% ad idrogeno.
Qui di seguito allego un bell'articolo firmato Francesca Fiore, apparso il 3 settembre 2013 nel web italiano, sul sito "greenstyle.it" nel quale spiegava quali giganteschi passi avanti stesse compiendo la California.
Il link è: http://www.greenstyle.it/produrre-idrogeno-dagli-scarti-delle-acque-reflue-53826.html
articolo di Francesca Fiore, in data 3 settembre 2013.
.Produrre idrogeno attraverso il trattamento delle acque: da anni i ricercatori studiano il modo di utilizzare i batteri delle acque reflue e l’energia che producono durante i processi di decomposizione. Adesso, secondo quanto riporta il team del Lawrence Livermore National Laboratory, sembra che i progetti possano diventare operativi.
In collaborazione con la Chemergy Inc, il team del LLNL ha appena ufficializzato la messa a punto di una biotecnologia che trasforma i sottoprodotti vegetali delle acque reflue in idrogeno per produrre energia: un progetto da 1,75 milioni di dollari, che sarà sperimentato su un impianto del Delta Diablo Sanitation District (DDSD), vicino Antioch, in California. Bob Glass, chimico e project leader, ha spiegato:
Vogliamo utilizzare questo progetto dimostrativo come modello per incoraggiare l’uso dei residui della depurazione delle acque reflue per la produzione di energia.
La tecnologia messa a punto da Chemergy, ancora in attesa di brevetto, integra due processi chimici precisi: nella prima fase, viene sfruttata la termochimica per produrre calore, gas non a effetto serra e un composto di idrogeno a partire da biosolidi bagnati.
Nella seconda fase il composto di idrogeno si decompone per produrre idrogeno rinnovabile: il gas viene poi immesso nelle celle a combustibile forniti dal CERL e dallo USA Department of Energy (DOE) per generare elettricità.
Il progetto dimostrativo sarà sostenuto dalla California Energy Commission and Chemergy, e sponsorizzato dalla Bay Area Biosolids to Energy Coalition (BAB2E). Il portavoce del team, Caroline Quinn, ha spiegato:
La tecnologia di Chemergy è di interesse per il suo approccio innovativo che utilizza un processo chimico a temperature elevate, con temperature più moderate e su scala più ridotta rispetto alle tecnologie di conversione tradizionali. Il team si focalizzerà adesso sulla massimizzazione dei processi di combustione per aumentare il potenziale energetico rinnovabile dei biosolidi.
Secondo i ricercatori del LLNL, i lavori inizieranno a metà ottobre e porteranno, entro un anno, a produrre energia per 30 kW: la conversione dei biosolidi in idrogeno costerà meno di 2 dollari per chilo di idrogeno, quantità equivalente, in contenuto energetico, a un gallone di benzina, ovvero 3,78 litri circa. L’energia così ricavata potrebbe essere utilizzata come energia in loco o per combustibile per i trasporti.
Qui di seguito, invece, (giusto per riderci sopra) vi allego un articolo che ho pescato nell'archivio storico del Corriere della Sera apparso il 3 Febbraio del 2002 in cui Formigoni e il sindaco Albertini annunciavano "il piano d'azione per il trasporto pubblico lombardo". Da quello che so si ricorre ancora al vecchio metodo del blocco del traffico automobilistico, a Milano come a Roma.
Ecco il link e l'articolo:
http://archiviostorico.corriere.it/2002/febbraio/03/Albertini_Formigoni_Nel_2005_useremo_co_5_0202032401Albertini e Formigoni «Nel 2005 useremo le vetture a idrogeno»
MILANO - Prima, sorridendosi dinanzi ai fotografi, con le polemiche dei giorni scorsi ormai alle spalle, si sono fatti una specie di aerosol aspirando a pieni polmoni ciò che usciva da un tubo collegato allo scarico: «Visto? Inquinamento zero...». Poi hanno preso posto dentro l' abitacolo, Formigoni al volante, Albertini accanto: flash, e due notizie in una. Così, presentando la Bmw 750hl all' idrogeno che la casa tedesca consegnerà alle istituzioni fra tre anni, il presidente della Regione affiancato dal sindaco di Milano ha sancito ieri il varo di «Auto nuova 2005», la task force di ricercatori e industriali incaricata di mettere a punto, nel tempo più breve possibile, quella che dovrà essere «l' auto ideale» per la Lombardia. «L' auto all' idrogeno è un veicolo ad emissioni zero - ha detto Formigoni - ed è una soluzione concreta». Quanto tempo ci vorrà? «Tra il 2007 e il 2020 - ha detto il presidente di Bmw Italia, Fausto Gardoni - il 15% della produzione dei veicoli sarà a idrogeno». TASK FORCE - Ma la Lombardia, insiste Formigoni, dovrà invece muoversi e attrezzarsi da subito. E il suo strumento-chiave sarà appunto il gruppo di lavoro incaricato di studiare tutte le «proposte concrete» con «incentivi ai veicoli non inquinanti». Del gruppo faranno parte i ricercatori delle principali case automobilistiche, il premio Nobel Carlo Rubbia (Enea), il rettore del Politecnico Adriano De Maio e un rappresentante della Direzione ricerca industriale dell' Unione Europea: tra dieci giorni la prima riunione, mentre il «piano d' azione» per il trasporto pubblico lombardo dovrebbe arrivare entro il 2002.
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