giovedì 7 febbraio 2013

Gli oligarchi medioevali cercano di nascondere la verità delle loro malefatte. Non si rendono conto che i tempi stanno cambiando.



di Sergio Di Cori Modigliani


"Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Siate il peso che inclina il piano. Siate sempre in disaccordo perché il dissenso è un’arma. Siate sempre informati e non chiudetevi alla conoscenza perché anche il sapere è un’arma. Forse non cambierete il mondo, ma avrete contribuito a inclinare il piano nella vostra direzione e avrete reso la vostra vita degna di essere raccontata. Un Uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai."

                                                                                                                 
Sir BERTRAND RUSSELL, 1962




Questa immagine che vedete in bacheca ci regala la più bella piazza del mondo, a detta dell’Unesco. E’ il simbolo della bella e insostituibile Italia, quella della creatività, del talento, del gusto, dell’arte e della cultura.
E’ piazza del Campo, a Siena.
Oggi, questo gioiello dell’architettura europea è diventata il simbolo del declino del paese.
Di un paese gestito da una classe dirigente ignorante, ladra, analfabeta, senza visione del futuro, senza prospettive, che pensano soltanto a come appropriarsi, in maniera indebita, dei soldi pubblici, dei risparmi della collettività.
Per loro, per gli oligarchi medioevali, l’importante è coprire, nascondere, occultare, rimandare.
Quantomeno al 27 febbraio, dopodiché si vedrà.

Inevitabilmente, ancora, su l’affaire MPS.

Gli oligarchi medioevali pensano di avercela fatta. Hanno identificato due o tre ex dirigenti che “ufficialmente” pagheranno a nome di tutti, e la cosa finisce lì. Per loro si tratta soltanto di una questione di tempo, affermando il principio mafioso italiano per cui tutto si trasforma in “cosa nostra”, ovverossia qualcosa che viene prima rimpicciolito, poi circoscritto e infine risolto in camera caritatis, all’interno di circuiti blindati dove i panni sporchi si lavano in famiglia perché è roba loro.
Si dà il caso, in questo caso, che i panni sporchi siano i loro ma la “famiglia” non è più il partito/azienda che fa e disfa, sceglie e decide, sanziona e lucra, ma è un nuovo modello di famiglia allargata, che si chiama “cittadinanza”. Perché riguarda, prima di tutto, le centinaia di migliaia di correntisti e piccoli azionisti truffati, e in ultima istanza l’intera nazione dato che MPS galleggia grazie ai soldi che lo Stato ha versato loro in questi anni prendendoli dalle nostre tasse. Ovvero, dalle nostre tasche.
La cupola mediatica si adegua e censura. Come al solito.
La notizia più importante di ieri, mercoledì mattina 6 febbraio, infatti, non ha avuto nessuna eco. Eppure, sarebbe stata roba da prima pagina, caratteri cubitali. Invece nulla.
Ecco come in un paese, diciamo così normale, sarebbe stata diffusa la notizia:
“Il cerchio si chiude: spunta il nono inquisito accusato di associazione a delinquere. Ed è un nome eccellente: attualmente responsabile in Europa di Merryll Lynch, uomo di punta della finanza italiana, che nel 2008 si assunse la responsabilità, a nome di MPS, di coprire il buco diffondendo l’azionariato di massa rivelatosi poi una autentica catastrofe”.
E’ il nono denunciato, la chiave di volta dell’inchiesta.
E non è certo uno che passava di lì o lavorava come usciere.
Di lui non si parla, non si dice. Come se –ai tempi- non fosse mai esistito. Ma soprattutto come se non fosse stato convocato ieri mattina, a Siena, dal dott. Salerno, procuratore della repubblica, con l’accusa (insieme agli altri) di “truffa e associazione a delinquere finalizzata a provocare turbativa di mercato”.
La notizia è stata data soltanto da Milano Finanza, con uno stitico articolo.
Eccolo:
Mps/ Gli indagati per acquisto Antonveneta salgono almeno a nove
Mercoledi, 6 Febbraio 2013 - 11:48
Sono almeno nove le persone indagate dalla Procura di Siena nell'inchiesta sull'acquisto di Antonveneta da parte di Banca Mps. Il nono nome, che trova conferma in ambienti giudiziari, è quello di Marco Morelli, che, all'epoca della maxi operazione, era il capo dell'Area legale di Mps, e oggi è responsabile per l'Italia di Merrill Lynch.
Eppure si tratta di una figura centrale, fondamentale, nell’intera operazione. Perché lui si era occupato di gestire i rapporti nel 2008 con il CoNaPa, ovverossia il Coordinamento Nazionale dei Piccoli Azionisti.
Di lui ne aveva parlato a lungo il corriere della sera ai primi di luglio 2012, quando MPS stava per fallire e chiedeva urgentemente soldi, quando lo spread italiano e spagnolo volava alle stelle, quando tutte le banche europee in zona euro tremavano e già si preannunciava la tempesta perfetta ma, proprio all’ultimo momento, era arrivato mamma Draghi che aveva tranquillizzato tutti ai primi di agosto riempiendo le banche di soldi e costruendo l’attuale finzione virtuale per far credere al mondo dei mercati che la situazione finanziaria europea era stata risolta.
Ecco cosa scriveva il corriere nel luglio del 2008.
Corriere della sera 22 luglio 2012.
Bofa Merril Lynch: Marco Morelli nuovo responsabile per Italia
Oltre che per Global Corporate e Investment Banking in Emea Londra, Marco Morelli e' stato scelto da Bofa Merrill Lynch come nuovo vice-presidente del Global Corporate e Investment Banking per Europa, Medio Oriente e Africa (Emea), nonche' responsabile per l'Italia e capo del Corporate e Investment Banking nel nostro Paese. A dare l'annuncio, si legge in una nota, sono Christian Meissner, reponsabile del Global Corporate and Investment Banking e presidente ad interim per l'Europa e i mercati emergenti (ex-Asia), e da Bob Elfring, co-responsabile del Corporate e Investment Banking per Emea. Morelli, ricorda la nota, proviene da Intesa Sanpaolo, dove ricopriva il ruolo di direttore generale vicario del ceo dal marzo 2010, e, in precedenza, in Mps dopo essere stato ceo di JP Morgan in Italia. Marco Morelli iniziera' il lavoro in ottobre con base a Milano e riportera' a Meissner ed Elfring. Diego Selva restera' capo dell'Investment Banking per l'Italia e riportera' a Morelli, cosi' come Alessandro Gumier che manterra' la responsabilita' del Corporate Banking in Italia e riportera' a Morelli cosi' come Paul Richards e Fernando Vicario, rispettivamente co-responsabili di Debt Capital Markets e Corporate Banking per Emea.

Marco Morelli aveva lavorato in J.P.Morgan ma nel luglio del 2012 il nostro buon Morelli era diventato (dopo la sua brillante performance a MPS nel gestire l’acquisizione di Banca Antonveneta) direttore generale di Banca Intesa, fortemente voluto da Corrado Passera. In quei mesi era esplosa la lotta dinastica tra finanzieri italiani legati ai partiti, nella totale indifferenza di noi tutti che sguazzavamo al mare in cerca di ristoro. Anche La Stampa se n’era occupato. E l’unico sito on line che ci si era buttato addosso e l’aveva diffuso spiegando (a modo suo e con il suo caratteristico stile) che cosa stesse accadendo, era stato Dagospia.
Ecco che cosa pubblicava Roberto D’Agostino il 17 luglio del 2012, riprendendo l’articolo uscito su La Stampa di Torino:

DagospiA in data 17 luglio 2012.

SILENZIO, SI SCUCCHIAIA! - SALTA IL DIRETTORE GENERALE MARCO MORELLI DA BANCA INTESA, PRIMA BANCA DEL PAESE E I GRANDI GIORNALI SI LIMITANO A PEZZULLI NOTARILI AL PARI DI UNA FACCENDUOLA, SICURAMENTE NON UNO SCONTRO DI POTERE - CUCCHIANI HA INIZIATO INVECE L’OPERAZIONE DI FAR FUORI L’INNER CIRCLE DEL SUO INGOMBRANTE PREDECESSORE PASSERA: IL PROSSIMO E’ GAETANO MICCICHE’?....

Francesco Spini per "la Stampa"
MARCO MORELLI
A novembre dell'anno scorso era entrato nel novero dei papabili per prendere la guida della banca, che poi andò a Enrico Cucchiani. Ora Marco Morelli saluta e se ne va. Il direttore generale vicario di Intesa Sanpaolo ha rassegnato le proprie dimissioni dal gruppo, in cui era responsabile della Banca dei Territori. Assai stringato il comunicato con cui Ca' de Sass ha annunciato l'addio del manager che lascia «per perseguire altre attività professionali». Così come di prassi appare il saluto di Cucchiani a Morelli di cui «tutti noi apprezziamo le sue qualità umane e professionali», formulando - altrettanto di rito «i migliori auguri di successo nelle sue nuove imprese». L'interim della Banca dei Territori, fa sapere il gruppo, è stato assunto da Cucchiani.
L'uscita di Morelli non arriva esattamente come un fulmine a ciel sereno. Per un po' aveva accarezzato l'idea di divenire consigliere delegato. A sostenerlo si disse allora era la Compagnia di Sanpaolo a guida di Angelo Benessia che pure, nel febbraio 2010, lo aveva voluto alla direzione generale accanto a Gaetano Miccichè. Con l'arrivo del successore di Corrado Passera la stella di Morelli ha cominciato ad appannarsi. Le divergenze di vedute con Cucchiani hanno fatto il resto. Quest'ultimo, infatti, da tempo avrebbe deciso di rimescolare le carte tra i manager della prima linea dove nei mesi scorsi è stato inserito Carlo Messina (dg con delega alla finanza) e dove presto ci sarebbe comunque stato un nuovo responsabile della divisione retail.
Dalla scorsa primavera, in banca, le dimissioni di Morelli venivano definite ormai solo come una questione di tempo. Ora si apre il capitolo della successione. Si tenderebbe a privilegiare la linea interna. Tra i papabili per prendere il posto di Morelli ci sarebbe Giuseppe Castagna, classe 1959, attuale direttore generale della controllata Banco di Napoli. Ma si parla anche di un possibile ritorno in pista di Francesco Micheli, ex direttore generale con responsabilità proprio sulla Banca dei Territori e oggi presidente di banca Biis.
Se non altro per questioni anagrafiche Micheli, amico di vecchia data di Cucchiani, potrebbe però assumere un ruolo diverso da quello di dg, in questa nuova stagione che prometterebbe - secondo fonti finanziarie - nuovi capovolgimenti, forse anche nel corporate oggi guidato da Miccichè. Morelli, che negli ultimi tre mesi aveva allentato la presa, con presenze meno frequenti anche a Torino, sede della divisione retail, è stato più volte al centro di indiscrezioni su suoi possibili spostamenti. E questo ha contribuito non poco a pregiudicarne la permanenza a Intesa Sanpaolo.
L'esempio più eclatante avvenne lo scorso autunno quando Andrea Bonomi, fresco vincitore della contesa con Matteo Arpe alla Popolare di Milano, lo chiamò per sondarlo come possibile amministratore delegato. Morelli non si tirò indietro, andò a parlare con Bonomi salvo poi definire «prive di fondamento» le voci che lo riguardavano, poco gradite dentro la banca per una figura di primo piano come lui. Toccò anche a Castagna la chiamata per Piazza Meda: si dice fu Corrado Passera, sebbene già ministro, a convincerlo a restare nell'orbita di Ca' de Sass.
In passato le indiscrezioni hanno indicato Morelli in contato per un ritorno «a casa», a Mps (per il posto di ad toccato a Fabrizio Viola) o in direzione di Ubi banca. In realtà per il manager, classe 1961, con un passato oltre che a Siena a JpMorgan, Samuel Montagu e Kpmg, sarebbe pronto un ruolo in una banca d'affari internazionale. In Borsa il titolo di Intesa Sanpaolo ieri ha ceduto l'1,37%.
La lotta tra banchieri, in quel momento (luglio 2012) era furibonda, perché facevano a gara nel tentare di coprire i buchi dell’intero sistema bancario italiano, depredato dalla avidità  bulimica dei partiti che ne gestiscono le nomine, provocando un danno enorme alle istituzioni, allo Stato, all’intera cittadinanza. A tal punto che il 20 luglio, dopo un articolo di Wall Street Journal molto negativo sull’Italia, era arrivato il downgrading dei nostri titoli di stato da parte di Moody’s.
Ebbene, da ieri, questo Morelli, ex co-direttore di J.P.Morgan per l’Italia alle dipendenze di Monti jr che gestisce l’intera Europa, ex direttore generale di Banca Intesa, è inquisito insieme a tutti gli altri: il nono, in ordine cronologico.
Eppure, neanche una parola.
Qual è il motivo?
Semplice: A) è sempre stato un abile, intelligente ed efficiente agente trasversale degli interessi corporativo-aziendali di tutti i partiti italiani, dal PD al PDL, dallUdc alla Lega Nord, benedetto dal PD, da Monti, da Passera, da Casini, da Fini, da Gianni Letta. Lo adorano tutti. Sarebbe quindi fondamentale sapere con certezza come sia andato il colloquio tra lui e il magistrato competente;  c’è il rischio che faccia saltare tutti gli equilibri omertosi su cui hanno costruito le loro rispettive campagne elettorali; B) E’ meglio che non vengano fuori i suoi rapporti con il Co.Na.Pa. perché nel caso l’Italia si rivelasse un paese normale, allora si corre il rischio che MPS si becchi una splendida class action da parte di tutti i medi, piccoli, e micro azionisti, i quali -.legalmente- avrebbero il diritto di chiedere, pretendere, e ottenere ragguagli, documentazioni e infine la restituzione dei loro averi. Detto in soldoni si potrebbe arrivare anche a 10 miliardi di euro. In Usa, a quest’ora ci sarebbe già uno stuolo di avvocati assiepati nella splendida piazza senese di Rocca Salimbeni con le loro tende e segretarie al seguito, in rappresentanza dei circa 250.000 piccoli azionisti che, nel 2008, hanno seguito le indicazioni del management bancario investendo i loro soldi, chi 1.000 euro, chi 10,000, chi 100.000, acquistando azioni ordinarie al prezzo di 3,42 euro ciascuna. Oggi valgono, 0,23. Il che vuol dire che per ogni mille euro investiti oggi ve ne danno duecentotrenta. MPS, infatti, in quattro anni ha perso il 78% del proprio valore. Il fatto è che il nostro buon Morelli, grande nume della finanza, nel 2008, si assunse la responsabilità personale di sostenere la bontà del titolo, spiegando che l’acquisizione di Antonveneta aveva prodotto ingenti profitti, convincendo –per l’appunto- una associazione specifica (il Co.Na.Pa.) a garantire alla gente un investimento sicuro. Vi chiederete: ma che cos’è il Co.Na.Pa.
Ecco come si presentano (estratto dal loro sito che trovate in rete):
Co.Na.Pa. (Coordinamento Nazionale Piccoli Azionisti).

Cosa fa il Conapa?

Conapa coordina, con le Associazioni dei Piccoli Azionisti aderenti, le attività che possano facilitare la partecipazione e la rappresentanza dei piccoli azionisti alle assemblee dei soci e massimizzarne l'impatto dei loro diritti di voto in queste sedi. La mission è quella di unire gli intenti della proprietà diffusa di titoli delle società quotate e la volontà degli azionisti in modo efficace.

Uniti per contare di più

La forza del Conapa, e di conseguenza il peso delle Associazioni e degli Azionisti iscritti nel libro soci delle rispettive società, dipende dalla assidua presenza e dalla coesione tra i soci delle Associazioni che essa riesce a rappresentare. L'unione dei "minoritari" può fare la differenza.

Esortiamo quindi i piccoli risparmiatori e le Associazioni di Azionisti ad iscriversi, aiutando CONAPA ad interagire con chi possiede le azioni delle società quotate (e non) per:
  • divulgare efficacemente le informazioni societarie
  • effettuare valutazioni coscienti e documentate sulle scelte strategiche 
  • avvisare i soci degli appuntamenti e delle scadenze più importanti
  • accogliere le diverse opinioni e valutazioni.
  • raccogliere le deleghe di voto per le Assemblee degli azionisti
  • promuovere la diffusione della cultura della partecipazione
  • sviluppare campagne di proselitismo attivo tra gli azionisti di minoranza

praticamente una specie di associazione di consumatori (in questo caso investitori) che li consiglia, li guida, li rappresenta, sulla base di relazioni che riceve dai dirigenti bancari. E questa associazione aveva un rapporto diretto con il nostro Morelli.
Ecco come Milano Finanza riportava le dichiarazioni di Mussari e Morelli nel 2008.
(22 luglio 2008)B.Mps: Mussari, con Santander cantieri aperti da inizio luglio
MILANO (MF-DJ)--"Ai primi di luglio inizia il cantiere operativo.
Inizieremo il lavoro dei meccanici e contiamo di arrivare a risultati
concreti e comunicabili al mercato in tempi il piu' possibile rapidi".

Lo ha affermato, a margine della presentazione del piano industriale di
Mps Capital Services, il presidente di B.Mps Giuseppe Mussari in merito
alle trattative con il gruppo spagnolo Santander per collaborazioni nel
settore corporate.

Durante la conferenza stampa, Mussari ha espresso inoltre l'auspicio che
"il lavoro con Santander ci porti a relazioni stabili che possano far
fronte alle esigenze" nel settore del finanziamento alle esportazioni
delle imprese.

Il d.g. Marco Morelli ha specificato che "il gruppo di lavoro con la
banca spagnola analizzera' le possibili modalita' di interazione nel
settore corporate" perche' "il nostro interesse e' vedere se un
interlocutore di primario standing internazionale, come il Santander, puo'
aiutare lo sviluppo dei servizi corporate di 
B.Mps".
Ed ecco come il nostro prode Morelli spiegava ai piccoli azionisti perché e come l’operazione Antonveneta/Santander avrebbe generato meraviglie e profitti:
Comunicazione ufficiale del
19 giugno 2008 (regolarmente pubblicata in rete, e quindi non può essere negata)


Mps corporate apre a Santander 


Sono iniziati i colloqui tra Mps e il Banco Santander per collaborazioni nel settore corporate. 

Lo ha detto ieri il presidente di Rocca Salimbeni Giuseppe Mussari, 
a margine della conferenza di presentazione del piano industriale 
2008-2011 di Mps Capital Services, la banca per le imprese del 
gruppo senese che punta a raggiungere, nel 2011, 300 milioni di 
ricavi, in crescita dai 264 milioni attesi per fine anno. 

«I lavori, che cominceranno nei primi giorni di luglio, adesso sono in mano ai meccanici. Speriamo di arrivare a risultati concreti in tempi rapidi», ha precisato Mussari che ha espresso l’auspicio che «il lavoro col Santander possa portare a una relazione stabile che ci consenta di usufruire di un network globale come il loro». 

Il vicedg Marco Morelli ha poi specificato: «I gruppi adesso analizzeranno le possibili interazioni nel settore corporate. Il 
nostro interesse è vedere se un interlocutore di primario standing internazionale, come il Santander, può aiutare lo sviluppo dei 
servizi corporate di Mps». 

Parlando del piano di dismissioni in atto per finanziare l’acquisto di Antonveneta, Mussari ha dichiarato che per la vendita del 49% della società degli immobili strumentali «la procedura inizierà secondo i tempi dettati dal piano industriale, comunque entro la fine dell’anno». 

Mentre per la cessione del 66% della sgr «la prossima settimana sarà fondamentale. È un’operazione complessa, la prima in Italia di questo tipo - ha aggiunto il numero uno del Monte, fiducioso sulla conclusione positiva dell’operazione - ed è importante per noi dal punto di vista finanziario e industriale. Non contano i tempi, va fatta bene». 

Anche il 55% di Abn Amro am Italy sgr, attualmente di proprietà 
del Monte come eredità di Antoveneta, «farà parte del perimetro di dismissione della sgr», ha puntualizzato Morelli. 

Il presidente di Mps ha poi detto di non essere preoccupato né dei 
tagli di rating inflitti da Fitch al gruppo senese e alla sua controllata Antonveneta, né del livello di crediti deteriorati di Antonveneta, pari 
a circa l’11% del totale. 

«Abbiamo trovato la situazione che ci attendevamo. Si tratta di 
crediti che hanno un’ottima copertura, quindi non ci danno alcuna preoccupazione», ha risposto Mussari. 

A proposito di Mps Capital Services, la società punta a rafforzare il business corporate, oltre ad acquisire nuove quote di mercato per migliorare l’attuale posizionamento nel Triveneto e nel Centro Sud. 

La controllata di Rocca Salimbeni si rivolgerà sia alle aziende già clienti, sia alle 4.400 imprese italiane con un fatturato da 50 a 500 milioni di euro, sia alle grandi istituzioni finanziarie. 

Dal punto di vista organizzativo la banca prevede l’apertura di una nuova sede a Padova e di due presidi a Firenze e Roma dove avrà sede anche la direzione dell’investment bancking.
 

Una meraviglia per qualunque investitore. Per non parlare degli investimenti che erano stati fatti, subito dopo, su Bankia, il gruppo bancario spagnolo che faceva riferimento all’attuale primo ministro spagnolo Rajoy che, allora, valeva in bosra 8 euro e oggi viaggia intorno a uno 0,40 euro per azione dopo essere stato prima nazionalizzato, poi salvato da Mario Draghi e dalla BCE (toh che coincidenza) proprio nel luglio del 2012 e infine, in data 31 dicembre 2012 si è addirittura ritirato dalla borsa di Madrid “per motivi tecnici” (per evitare il fallimento) dopo essersi preso nell’ottobre del 2012 altri 18 miliardi di euro dalla BCE di cui il 24%, ovverossia 4 miliardi di euro netti, sono la quota parte che ha dovuto versare il Tesoro italiano. Tradotto per il lettore italiano vuol dire che lo scorso autunno, hanno preso i soldi delle nostre tasse versate e hanno dato 3 miliardi di euro a una banca spagnola decotta senza che nessuno abbia informato la cittadinanza.
Ecco come è stata data ieri la notizia da Il Sole24 ore che la presentava sotto la dizione “notizie sindacali europee”.
Bankia: accordo con sindacati su riassetto, tagli ridotti a 4.500 addetti.
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Madrid, 6 feb - Bankia, la banca spagnola nazionalizzata lo scorso anno, ha ridotto i tagli occupazionali previsti dal piano di ristrutturazione a 4.500. Questo l'esito dell'accordo raggiunto tra sindacati e direzione, reso noto dal sindacato Comfia. Il gruppo si e' anche impegnato a dare priorita' agli esodi volontari e ad aiutare i dipendenti delle filiali chiuse che accettano di lavorare in una citta' diversa. L'indennita' ai lavoratori che saranno licenziati e' stata migliorata a circa 30 giorni per anno lavorato e sono stati accettati "aggiustamenti salariali per una durata limitata, che saranno recuperati in futuro in funzione dell'avanzamento del piano di ristrutturazione"
Bankia, che e' nata dalla fusione di varie casse di risparmio spagnole in difficolta', ha ricevuto 18 miliardi di aiuti europei, in cambio dei quali si e' impegnata a un drastico riassetto che prevede in particolare la chiusura di circa un terzo degli sportelli.
Red-Gli
(RADIOCOR) 06-02-13 11:43:29 (0177) 5 NNNN
In Spagna, tutto ciò, ha provocato un ennesima emorragia, sia di soldi che di licenziamenti. Per non parlare dell’enorme quantità di esistenze rovinate.
Questo è il motivo per cui la stampa europea è imbufalita con Mario Draghi, identificato come il vero responsabile e ideatore di questo tipo di attività.
Italia e Spagna, attraverso le loro banche gestite dai rispettivi partiti nazionali, in questo 2012 hanno succhiato risorse dai propri governi –passando dalla BCE- con l’esclusivo obiettivo di coprire uno stato di “fallimento tecnico” mentre a noi facevano credere che stavano affrontando (i più sfacciati addirittura dichiarando che stavano “risolvendo”) l’attuale crisi economica.
MPS è soltanto la punta dell’iceberg ed è legata a doppio filo con il sistema bancario spagnolo gestito dall’opus dei. Non si tratta soltanto di una operazione finanziaria andata male.
Si tratta né più né meno che di bande organizzate interconnesse, di cui a noi non riferiscono un bel niente. Per loro, noi, nel senso di cittadini, piccoli risparmiatori, piccoli azionisti, siamo soltanto gonzi da turlupinare,  poi ci pensano le diverse dirigenze politiche ad abbindolarci con le consuete idiozie mistificatorie.
Ieri mattina, l’attuale presidente di MPS ha dichiarato “la nostra banca è davvero solida; abbiamo calcolato che tutta l’operazione sui derivati ha determinato una perdita di 780 milioni di euro; non c’è nient’altro”.
Secondo il Wall Street Journal il buco è intorno ai 20 miliardi di euro. Quello spagnolo intorno ai 40.
Le agenzie di rating hanno già pronte le dichiarazioni ufficiali di downgrading per il titolo MPS già da tutti considerati e trattati come spazzatura.
Gli oligarchi al potere si stanno muovendo secondo la normale consuetudine del “cosa nostra” e sono piuttosto infastiditi dalla nostra curiosità, dalla nostra insistenza nel voler pretendere di sapere come stanno davvero le cose.
E’ chiaro come il sole che hanno deciso di rimandare il tutto alla fine di febbraio, a elezioni avvenute.
Non si tratta più di ideologia, né di schieramento: se non vanno tutti a casa, per non far fallire i loro, faranno fallire tutti noi che in queste vicende non c’entriamo per niente.
In Spagna già si stanno organizzando per una class action.
Questo è il motivo per cui Bankia, dopo aver preso i soldi dalla BCE (quindi anche da noi) è letteralmente scappata via dalla Borsa valori di Madrid. Con una dichiarazione fantascientifica che ha davvero sconvolto il resto del mondo finanziario occidentale. “Riteniamo che sia più flessibile e conveniente operare al di fuori dei mercati di borsa”.
E’ un pericoloso precedente.
Prima prendono i soldi, espoliano il Tesoro dei singoli stati con la scusa di tirar su il titolo in borsa, e poi si ritirano dalla borsa trasformandosi in enti privati benefici.
Praticamente è la dichiarazione ufficiale che i cosiddetti “mercati” non esistono più e sono stati aboliti.
Questo è ciò che stanno cercando di fare.
Raschiare il barile fino in fondo e vedersela privatamente tra loro.
Dobbiamo mandarli tutti a casa e riprenderci ciò che ci hanno tolto.
E’ possibile farlo con le armi della legalità e attraverso il voto.
Questo è il Senso dello Stato di Diritto: e’ la collettività che deve controllare il privato e non il contrario.
Mandiamo in pensione le mummie.
Facciamo di Siena, capitale della mafia, la Bastiglia della nostra Italietta scassata.

 









P.S.

Ecco il lancio delle agenzie alle ore 17 di oggi:

 Mps: Draghi, molte voci sono rumore da campagna elettorale

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Francoforte, 07 feb - "Non voglio prendere posizione sulle molte voci circolate in questi giorni su Mps, sono il normale rumore prodotto dalla campagna elettorale". Lo ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi, rispondendo alle domande dei giornalisti sulla vicenda della banca senese.

 

 

11 commenti:

  1. Una buona notizia di primo mattino. Riporto le parole del mio vicino di casa, cattolico, ex ammiratore di Berlusconi.
    "Ormai non si puo' votare nient'altro che Grillo. E' l'unico che dice
    le cose come stanno."
    C'era un altro Grillo, quello delle classi dirigenti italiane. Parlo di Monti. Sbaglio' tutto nel primo atto. Poteva mandare a casa sul onda del consenso avuto i partiti e fare una politica di riforme vere.
    Poteva nel secondo atto fare il Churchill promettendo lacrime e sangue
    ma alla fine del percorso una nuova casa per gli italiani. Si e' messo
    a balbettare di tasse, di IMU di cose che lui stesso aveva fatto.
    Si e' fatto superare da uno che e' maestro in raccontare panzane e farle dimenticare il giorno dopo. Purtroppo era l'unica "onesta" proposta delle classi dirigenti italiane.
    Comunque vadano le elezioni per questa classe dirigente stanno suonando le campane a morto. Per noi, oggi, il grande problema e' creare una nuova classe dirigente.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Siamo noi la classe dirigente, siamo noi che dobbiamo fare Politica, che abbiamo l'obbligo di informarci, tutti nessuno escluso, persino la casalinga di Voghera. E' finito il tempo delle deleghe in bianco e dell'analfabetismo civico.

      Elimina
    2. Stasera mia madre,70 anni e appassionata(ahimè)di rete4 per le soap, ha detto :"basta fanno tutti schifo,io voto Grillo".Non so ma tanta gente che conosco dice così...sembra un'epidemia.
      Avremo finalmente sviluppato i giusti anticorpi ?
      Spero proprio che fine mese avremo qualche piacevole sorpresina

      Elimina
  2. E' consolante vedere che familiari ed amici, un tempo elettori di Berlusconi e della destra, oggi affollano le piazze dove parla Grillo, sempre più affollate. E si tratta di giovani e meno giovani che non si fidano più delle "solite" facce. A giudicare dalle intenzioni di voto di molta gente il M5S potrebbe superare il 20 per cento, avremo quindi un buon numero di cittadini in Parlamento che possono scombinare tutti questi giochi, soprattutto per l'elezione del prossimo presidente della repubblica. Con buona pace di Bersani, di Monti e di tutti gli inciuci per non perdere il loro potere.

    RispondiElimina
  3. Gentile Sergio, leggo ormai quasi tutti i tuoi articoli che a me sembrano sempre interessanti ed anche fonte di informazioni diverse che io vado ricercando.
    Del tuo blog spesso parlo con colleghi di lavoro ed amici i quali confermano la mia simpatia per le cose che scrivi.In questa opera di comunicazione ho coinvolto un mio cugino, persona moralmente onesta, ingegnere ex dirigente centrali elettriche persona ancora attiva socialmente. Gli ho inviato il tuo articolo del 4 febbraio u.s. dopo che avrai letto il suo commento ti chiedo se possibile che tu possa replicare perche io non ho la capacità di farlo.In attesa di risposta ti ringrazio anticipatamente.Osvaldo Balestrieri - Napoli
    Caro Osvaldo, ti confesso che quasi tutti gli articoli che gentilmente mi invii si somigliano. Sono sempre caratterizzati da lunghe filippiche libertarie contro (quasi) tutti con cambio continuo di temi e motivazioni. I toni assertivi di chi scrive mostrano inoltre sempre certezze dogmatiche granitiche fideistiche. Sono giganteschi gossip fatti di affermazioni apodittiche ed insinuazioni accattivanti.
    Questo tecnicamente si chiama: letteratura autoreferenziale. Un club chiuso che ripete sempre le stesse cose e se ne compiace. Ogni tanto (ma troppo raramente) ci sono considerazioni quantificate e ragionamenti di tipo matematico-filosofico con tanto di tesi antitesi e sintesi ovvero di soggetto, ipotesi e tesi.
    Tutto questo premesso, ho tentato di capire cosa volesse comunicare il nostro Sergio al di là delle chiacchiere.
    Lui appunta l'attenzione su tre leggi che, egli afferma, avrebbe varato l'Argentina:
    1) Divieto di commercio dei derivati da parte delle banche (nazionali oppure operanti in Argentina?)
    2) Protezionismo nella sola "fascia alta" delle importazioni, operante in modo alternativo: a) mediante tassa del 50% sulla merce oppure b) mediante reinvestimento in loco dei profitti e/o acquisto forzoso di prodotti alimentari indigeni da vendere all'estero con obbligo sempre di reinvestimento *(vd nota).
    *nota: prima viene affermato questo obbligo e successivamente omesso.
    3) istituzione del salario minimo.
    Sul punto n.1 che è di ordini di grandezza il più importante dei tre, la direzione di marcia è giusta. Per capire se poi il provvedimento sarà efficace, occorrerebbe un approfondimento che è ben oltre l'orizzonte dell'articolo.
    Sul punto n.3, che è giusto, desidero sommessamente osservare che già esiste in Europa (tanto dal Sergio vituperata) con la solita eccezione dell'Italia, terra di santi e di eroi...
    Sul punto n. 2, che secondo il Sergio è rivoluzionario, devo dire che dieci anni fa Siad Barre, dittatore del Ciad, l'aveva già introdotto nella prima forma. Se un ciadiano voleva compare un SUV doveva dare 35.000 dollari al costruttore e 35.000 a Siad Barre.
    Per quanto riguarda il reinvestimento forzoso dei profitto, faccio notare che è la regola, in Italia, che caratterizza le ONLUS no profit. Gli imprenditori avveduti reinvestono una parte degli utili nel business e con il resto remunerano gli investitori che rendono il business possibile.
    Si tratta, pertanto, di un tipico provvedimento delle dittature che viene normalmente aggirato da dittatori ed imprenditori mediante la corruzione istituzionalizzata. Più raramente il mercato in questione viene abbandonato al suo destino autarchico.
    In definitiva il Sergio non ne ha azzeccata una. Ha sorvolato sul punto uno che è un attacco alla potente ed esiziale (per il mondo) struttura di peccato: il mercato dei derivati e sul punto tre che è un punto di giustizia distributiva e di civiltà e si è innamorato del "ricatto" che ogni dittatore da tre soldi mette in atto normalmente per foraggiare la sua famiglia e i suoi amici!
    Cordialissimamente. nello

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro Osvaldo, non saprei davvero che cosa dire, ciascuno è libero di pensare come vuole.

      Elimina
  4. Il famoso punto due. Ora paragonare la Kirchner a Siad Barre mi sembra un'po' sforzato. Per un motivo semplice. Per anni l'Argentina, ricordo, paese agricolo, ha subito la chiusura delle sue merci da parte dell'UE .
    Ultimamente ho letto la storia che Obama ha proibito l'importazione di carne argentina in USA motivandola per motivi di salute. Come sia finita questa storia e quali erano questi motivi purtroppo non ho informazioni. Quindi leggerei questo punto due come sforzo argentino per allargare il proprio mercato. Poi la storia ci dira' se la Kirchner e' un Siad Barre in piccolo o in grande.
    Sui altri punti il "cugino" concorda e in un certo senso concordo anch'io sul "Ha sorvolato sul punto uno che è un attacco alla potente ed esiziale (per il mondo) struttura di peccato: il mercato dei derivati e sul punto tre che è un punto di giustizia distributiva e di civiltà"
    Ed e' sul punto tre: istituzione del salario minimo(cugino) o diritto di salario minimo garantito di cittadinanza(sergio) che non si capisce bene di cosa si parla.
    Il salario minimo garantito e' il minimo che un datore di lavoro
    deve pagare al suo operaio.
    Il salario minimo garantito di cittadinanza sembrerebbe la stessa
    cosa ma solo per i cittadini argentini. Ricordo che in Argentina
    vi sono moltissimi immigrati. Oppure tutte due parlano di reddito
    garantito. Come penso in verita' che tute e due intendono.
    Ed e' qui che farei un appunto. Noi continuiamo a guardare gli altri paesi con i nostri occhi e i nostri interessi e sopratutto con la visione rivolta al nostro paese. Si prendono delle belle cantonate.
    Il problema e’ che in Italia esiste gia' un modello di assistenza pubblica. Un modello tipico di uno stato pre-illuministico. Non ha niente di straordinario all’infuori di essere fuori del tempo. Si basa sul pubblico impiego e sulla carita’ sia statale sia della Chiesa. Un sistema costosissimo che pero’ ha dato vantaggi alle classi dirigenti nostre. E’ sempre un ammortizzatore sociale ma che ha quel in piu’.
    Essendo selettivo e in mano ai poteri non crea diritti ma obblighi.
    Quei obblighi che appartengono alle cosi dette clientele.
    Il pensare di dare un salario di disoccupazione generalizzato all’interno di questo modello lo trovo oltre che divertente, per carita’ lo si può chiedere, lo trovo mancante di una parte fondamentale. Il Welfare non e’ una parte dello stato che si occupa dei piu’ poveri. Il Welfare appartiene alla logistica di uno stato.
    Il modello che si propone e sul quale sono d’accordo purtroppo appartiene a un altro modello di stato. Non al nostro.
    Un forte movimento per il reddito garantito finira’ per scontrarsi
    con il vecchio modello. Credo che nessuno lo abbia piu’ chiaro dei
    nostri partiti. Non si puo’ mantenere le proprie clientele a costo minimo 5.000E al mese e dare 500E ai disoccupati e in piu’ darlo come diritto. Persino la pensione sociale in Italia non e’ un diritto. E’ un semplice assegno sociale di carita’.
    Non e’ una semplice riforma dell’Assistenza Pubblica e’ la leva sine qua non di una grande riforma dello stato e la stessa riforma dello stato va pensata. E' troppo semplice sparare cose giuste. Il
    problema e' il contesto. L'argentino o e il nostro.

    RispondiElimina
  5. ACHTUNG BITTE: ATTENTI A QUANTO AVETE SUI CONTI CORRENTI...

    FLASH! - SI AVVISANO I NAVIGANTI CHE I PRINCIPALI LEADER HANNO CHIESTO, CIASCUNO PER VIE DIVERSE, LUMI ALLA RAGIONERIA GENERALE DELLO STATO SULLA NECESSITA' DI UNA MANOVRA AGGIUNTIVA - LA RISPOSTA, PER VIE DIVERSE, E' STATA LA STESSA: Sì, NON SARA' DI 14 MILIARDI MA QUALCUNO IN MENO - AVVISO AI RISPARMIATORI: ATTENTI A QUANTO AVETE SUI CONTI CORRENTI…

    http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/flash-si-avvisano-i-naviganti-che-i-principali-leader-hanno-chiesto-ciascuno-per-vie-50663.htm

    RispondiElimina
  6. La rabbia è tanta,e continua a montare sempre di più.
    A parte il voto,che non è scontato che ci liberi di questi maledetti marpioni incrostati(sono troppi e troppo radicati),cosa altro si potrebbe fare se non cominciare a scendere nelle piazze inferociti? Caro Sergio,lo dica sinceramente:lei,in cuor suo, cosa pensa che al punto in cui siamo bisognerebbe davvero fare?

    RispondiElimina