di Sergio Di Cori Modigliani
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Toc toc: bussano alla porta della Storia.
Non sono d’accordo con tutti coloro che già
lanciano il titolo ”la nuova tangentopoli”.
Lo trovo disadatto e incongruo rispetto all’attuale
situazione nel nostro paese.
Ed è fuorviante, nonché censorio, far credere che
si tratti di una replica.
E’ molto peggio.
E’ molto meglio per noi.
E’ ben altra cosa.
E’ tutta un’altra storia.
E’, per l’appunto, la manifestazione del
capolinea di un processo storico.
La differenza consiste nel fatto che nel 1993
(diciamo così, tanto per capirsi) i cosiddetti poteri forti, nel prendere atto del disastroso stato di
corruttela generalizzato nel quale si trovava l’Italia, quando decisero di dare
il semaforo verde alla magistratura perché facesse implodere la costituzione
della classe politica dirigente nel nostro paese, avevano un’opzione che
consentiva di salvare il Sistema: il PCI.
In teoria, se lo meritava pure.
Il celeberrimo termine coniato da Alberto Ronchey
–il fattore K- che imponeva all’Italia, in quanto paese membro della Nato, di
non consentire per alcun motivo l’accesso al governo da parte dei comunisti,
dato che eravamo dentro la Guerra Fredda schierati con l’occidente, era caduto
automaticamente l’8 novembre del 1989, con il crollo del muro di Berlino. Da
quel giorno, i dirigenti comunisti italiani condussero una lunga, abile ed
estenuante trattativa per garantire (mostrare e dimostrare) al resto
d’occidente che la propria candidatura alla gestione del potere in Italia fosse
l’unica a disposizione, e soprattutto fosse quella vincente, assolutamente
necessaria per mantenere l’operatività funzionale del sistema.
Dagli incontri di Massimo D’Alema sullo yacht
Britannia a quelli tra il plenipotenziario di Goldman Sachs in Italia, Romano
Prodi, con i vertici delle istituzioni europee che allora contavano, ci fu una
lunga trattativa con esibizione di inappuntabili credenziali che consentirono
il passaggio ufficiale del potere.
Va da sé, in salsa italiana, si intende: Silvio
Berlusconi fu la spezia nazionale da appaiare ai comunisti, necessaria come
rappresentanza della vecchia classe dirigente sopravvissuta (già “trasformata”
nel nuovo) e a tutela degli interessi consolidati delle vecchie baronìe
medioevali del privilegio e dei rentiers
aristocratici, legati a doppio filo agli interessi internazionali del business
sostenuto dalla criminalità organizzata nostrana.
Circa dieci anni fa, l’on. Antonio Di Pietro, con
il suo caratteristico stile variopinto, in una celebre puntata di Porta a
Porta, aveva raccontato la vicenda a Bruno Vespa (e al popolo italiano)
spiegando come un giorno avesse ricevuto, in quanto magistrato, l’ordine di
recarsi a Via delle Botteghe Oscure a Roma con una richiesta ufficiale di
sequestro dei libri contabili del partito e diverse comunicazioni giudiziarie
da consegnare. Vespa gli chiese “e che cosa accadde?”.
E Di Pietro: “Io arrivai a Botteghe Oscure e
bussai alla porta. Nessuno mi rispose. Allora telefonai a Milano e dissi a
Borrelli che era il mio superiore “signor giudice, nessuno mi ha aperto la
porta” e allora il giudice mi disse: “e vabbè, torna a casa e non pensiamoci
più”. E’ andata così caro Vespa: io a quella porta ho bussato, ma nessuno l’ha
aperta”.
L’uscita di Di Pietro cadde nel vuoto mediatico,
e lì rimase.
Oggi, vent’anni dopo, anche i sassi (intendo dire
perfino i più faziosi) hanno capito che la tragedia sociale che si è consumata
in questo paese è stata la furibonda delusione provata dal popolo della
sinistra italiana nell’accorgersi quanto fosse falso avere presentato se stessi
come alternativi, oppositivi, antagonisti a quelle forze reazionarie e retrive
con le quali è stata invece condivisa la
spartizione clientelare del bene comune collettivo. I comunisti italiani,
divenuti poi PDS e DS e infine PD, sono diventati l’estremo baluardo di difesa
del sistema corporativo medioevale italiano. I democristiani almeno avevano al
loro interno anche correnti di dissenso
forte, c’era anche un vigore fortemente democratico e popolare che davvero
voleva modernizzare questo paese e che fieramente si opponeva alle vecchie e
stantìe truppe cammellate del regime democristo.
Nel 1993 c’era il nuovo ordine mondiale di un
patto di Yalta non ufficiale ma reale.
Oggi, non c’è. Anzi.
Noi, oggi, febbraio 2013, ci troviamo nel nodo
storico che ci impone il pagamento della situazione precedente: nel 1993 crollò
il comunismo per inefficienza, inefficacia, corruzione, autoritarismo,
libertinismo. Vent’anni dopo, il capitalismo occidentale –modello vincente nel
1993- sopravvive ammalato di cancro perché è diventato inefficiente,
inefficace, inconcludente, anti-pragmatico, non più funzionale neppure a se
stesso.
Stiamo entrando, quindi, in quello che io ho
definito “l’era post Maya”, ovverossia la fine di un lunghissimo percorso
storico: ci attende un salto nel buio.
In Italia non esiste ricambio dirigenziale per il
momento. Le forze in campo investono la loro energia e le loro risorse per
puntellare un sistema che è ormai smangiucchiato dalle termiti e non ha nessuna
possibilità di sopravvivere a se stesso.
Può anche essere divertente per alcuni aspetti:
si tratta, infatti, di una novità.
Le notizie di oggi, infatti, sono un chiaro
simbolo-termometro di questa fase e pochissimi e rari soggetti politici hanno
avuto il coraggio di prenderne atto. Il povero Oscar Giannino, povero perché
bravo e interessante (gli dedicai anche un post su questo blog, tempo fa) ma
vive dentro una nuvola irreale; il nome della sua organizzazione “Fare- Fermare
il declino” è obsoleto: appartiene a una società che già non esiste più. Non è
più possibile fermare il declino dell’Italia: è già declinata. E non c’è niente
da fare per metterci una pezza. L’Italia non va riformata: è un trucco
demagogico di chi vuol raccattare qualche briciola prima dell’annuncio ufficiale
“signori, la torta è sparita, quindi neanche le briciole ci stanno”.
L’Italia va ricostruita: è tutta un’altra cosa.
E’ una rivoluzione epocale (in questo
senso il nome della lista di Ingroia è più appropriato) che sta già avvenendo,
si sta già manifestando, ma di cui non arrivano gli echi a tutti perché non
esiste un nemico esterno, non esiste un movimento, gruppo, partito, istituzione
che è al comando della rivoluzione; non c’è nessuno che sta abbattendo il
sistema.
E’ l’edificio che crolla da solo per l’eccessivo
peso strutturale; si tratta di una questione che va compresa non usando le
inutili categorie ideologiche destra/sinistra, ecc. Basta vederlo con la logica
di un bravo ingegnere o di un saggio architetto: il peso e il sovraccarico del
sistema sulla massa dei cittadini è arrivato a un punto tale per cui la massa
degli schiavi non è più in grado di reggere e sopportarne il peso, quindi il
sistema crolla. E non avviene neppure perché la massa è diventata consapevole e
si ribella. No. Avviene perché i detentori del potere hanno sbagliato i loro
calcoli, non hanno capito che il mondo stava cambiando, oppure se l’hanno
capito hanno cercato di fermare il cambiamento nel timore di non riuscire a
conservare ciò che avevano e quindi hanno peggiorato la situazione. I sistemi
socio-politici funzionano come i meccanismo biologici: ogni specie biologica
quando arriva dinanzi al punto di crisi della specie stessa ha solo e soltanto
due possibilità: a) si fa prendere dal panico e lotta per sopravvivere senza
sapere che così facendo finisce per scomparire; b) muta, e così facendo si
evolve, diventa qualcosa d’altro e di nuovo. La nuova specie si adatta alle
diverse condizioni eco-mentali e trova la forza naturale per vivere bene nella
nuova realtà socio-ambientale che si è andata prefigurando. Chi non accetta la
mutazione, l’evoluzione e il cambiamento, soccomberà: è una legge della
biologia animale.
E noi siamo, prima di ogni altra cosa, degli
animaletti.
E’ un momento epocale per tutti noi.
Non si tratta, quindi, di nuova tangentopoli:
questa è l’utopia dei conservatori che
venderebbero l’anima al diavolo per poter sapere che è così. Si tratta,
secondo me, di qualcosa di più profondo, radicato e davvero molto complesso che
non è più possibile (né tantomeno consigliabile) eludere, altrimenti non si
riuscirà ad adattarsi al nuovo.
Tanto vale, quindi, accettare la inevitabile
mutazione stappando lo champagne.
La società antica più belligerante e competitiva
che sia mai esistita al mondo (quella romana) non si accorse di ciò che il
cristianesimo avrebbe potuto provocare alla loro stessa essenza, non vollero
prendere atto che erano arrivati a un punto di crisi sistemica e che avrebbero
dovuto modificarsi, evolvere, mutare. E così sono stati spazzati via,
lasciandoci per fortuna una grandiosa eredità e memoria storica.
Stessa cosa sta avvenendo oggi in Europa, e
soprattutto in Italia, una delle più arretrate nazioni continentali dal punto
di vista culturale e civile. Siamo il paese più ricco d’Europa, la seconda
nazione più industrializzata con un pil intorno ai 1.600 miliardi di euro (otto
volte superiore a quello della Grecia o del Portogallo) ma siamo un paese
fermo, ingessato, assolutamente privo di dinamismo, di ottimismo, di apertura
verso il nuovo. Il che vuol dire la nazione che avrà più problemi nel saper
riconoscere, identificare e infine prendere atto delle modificazioni epocali che determineranno l’inevitabile
processo di mutazione evolutiva.
Il web è stato un fenomenale catalizzatore, il
più gigantesco boomerang sociale mai inventato sul nostro pianeta. E’ stato
costruito a tavolino per portare al massimo livello possibile l’espansione
globale del capitalismo aggressivo, con il dichiarato obiettivo di inondarci di
merci inutili da acquistare, giochi, distrazioni e conseguente annebbiamento
delle capacità pensanti; ma allo stesso tempo ha consentito l’accesso al mondo
della socialità (per il momento soltanto virtuale) a quelle centinaia di
milioni di schiavi –che siamo tutti noi- portatori sulle spalle del gigantesco
peso del costo collettivo sociale degli stati: i veri e autentici produttori di
ricchezza economica, depredata da una classe di predatori prenditori,
mascherati da “imprenditori”. Silenziate da sempre, isolate, marginalizzate,
queste centinaia di milioni di persone hanno cominciato a esprimersi,
scambiandosi idee, progetti, notizie, informazioni. Soprattutto pensieri.
E il consueto meccanismo del potere oligarchico
si è inceppato.
Grazie al loro giocattolo.
Come avvenne alla fine del ‘400, quando Gutenberg
inventò i caratteri a stampa, pensando che l’avrebbero comunque scampata perché
la stragrande maggioranza del mondo era analfabeta e quindi nessuno avrebbe mai
potuto leggere i libri incorporando la tradizione sapienziale trasmessa nei
millenni. Trecento anni dopo, grazie a
una invenzione all’inizio gestita come scambio di notizie e informazioni tra
pochi eletti privilegiati, il sapere acquisito provocava e determinava la
rivoluzione francese, gettando i semi di una nuova evoluzione della specie umana,
basata sul riconoscimento del Diritto Civile e dell’eguaglianza tra individui e
popoli.
Proprio perché analfabeti, allora, i popoli
impiegarono un tempo lunghissimo, dovuto anche alle enormi difficoltà
economiche e logistiche nel poter scambiare informazioni.
La vita de “l’homo electronicus”, invece, è
immediata.
In tutti i sensi.
Basta scegliere di essere inter-attivi e non più
soltanto passivi recettori.
Nell’attuare un nuovo sistema di comunicazione si
stabilisce automaticamente la fondazione di un sistema “altro”, che si
auto-alimenta ed esclude quello mainstream, il quale, giocoforza, si trova
nella strabiliante situazione di non avere più la possibilità usuale di
manipolazione del fruitore passivo.
In un contesto velocissimo come questo , in tempo
reale, le informazioni, le notizie, le
suggestioni, le opinioni, non possono più essere analizzate, decodificate e
quindi filtrate dai mediatori politici e dagli agenti pubblicitari partitici.
Il cittadino, quindi, comincia a sperimentare la sensazione (per il momento
puramente virtuale) di una inter-comunicazione diretta con i propri simili, che
elimina la funzione dei partiti storici, per costituzione i Grandi Filtri e
Mediatori nella gestione e organizzazione del consenso collettivo. Il rapporto
tra il Potere e i Servi (cioè noi) viene quindi capovolto. I dettami
governativi non ottengono più come risultato quello di un’accettazione passiva
o di una opposizione passiva -l’opposizione è passiva in quanto filtrata da
“mediatori” che è lo stesso Potere a legittimarli stabilendo se siano
funzionali o meno- bensì avviene il contrario: il web e i social networks
diventano l’aggregazione collettiva della somma di esigenze autentiche delle
persone e quindi il messaggio (se sgradito) ritorna al mittente provocando un
effetto boomerang.
E’ ciò che nella Teoria dei Mass Media viene
definito democrazia diretta.
Non può essere filtrata, né ammorbidita, né
ammansita.
Può soltanto essere interrotta e cancellata, come
fanno in Cina e in Corea del Nord, per fare due esempi.
Una
condizione che non si può prevedere, pilotare, manipolare in anticipo, perché
tutto finisce sotto la lente di ingrandimento e sotto al microscopio di
chiunque, dall’idiota di turno al genio incompreso, dal frustrato invidioso al
geniale intellettuale, anonimo perché timido ma vivo e fulminante nella prontezza delle sue
analisi.
Bersani, Berlusconi, Monti, Casini, Maroni, sono
tutti emblemi e simboli di un mondo che già non esiste più nella realtà
quotidiana dello scambio sociale. Parlano tra di loro, asserragliati dentro a
un castello demodè, usando un tipo di linguaggio e una modalità di relazione
che non ha più alcun riferimento con la realtà degli accadimenti, si capiscono
soltanto tra di loro.
Per questo il sistema sta implodendo.
Perché la classe politica dirigente è composta da
vecchi (non anagraficamente ma
culturalmente) che rappresentano istanze, modelli, simboli, progetti,
ambizioni, che non corrispondono più all’immaginario collettivo della nazione.
Da noi le riforme sono impossibili perché la
classe dirigente autentica (ovverossia le famiglie e i poteri che davvero
contano) non vuole riformare nulla: il suo obiettivo consiste semplicemente nel
mantenere le rendite di posizione e i privilegi corporativi conquistati nei
secoli. L’Italia è l’unico paese in occidente in cui perfino i sindacati sono conservatori,
invece di occuparsi del lavoro e dell’occupazione incitando l’imprenditoria a
investire, investono la propria energia nel salvaguardare risultati già raggiunti, applicando una
logica corporativa settoriale che impedisce al mercato di essere dinamico ed
espandersi.
Il sistema non funziona più neppure per se
stesso, per questo implode.
Nell’agonia degli ultimi momenti della loro
esistenza storica, le mummie dei partiti tentano di evocare simboli di
aggregazione ideologici per agguantare un consenso che tuttavia non sono in grado di poter
ottenere, se non in maniera clientelare. Ma anche questo non funziona più. Nei
momenti di crisi economica i clientes
sono i primi a essere spazzati via.
Bisogna saperlo vedere il cambiamento, perché è
già iniziato.
Ed ecco la mia interpretazione sui fatti di oggi,
venerdì 15 febbraio 2013.
1). Antonio Baldassarri, ex direttore finanziario
di MPS, un uomo davvero potente, di quelli che contano sul serio, viene
arrestato. L’aspetto clamoroso è che viene fermato mentre, pare, sta scappando
via di casa con il passaporto in tasca e 1 milione di euro in contanti. Lo
portano via in manette. Segno dei tempi, ma soprattutto segnale che comincia a
incrinarsi il supporto MM, l’omertà di appoggio della Mafia Mentale dei
funzionari di partito, quelli che per 50 anni hanno garantito alla classe
dirigente politica italiana l’immunità, per il solo fatto di essere in quota
PD, in quota PDL, in quota Lega Nord, ecc. Baldassarri –uomo che sa come stanno
le cose- non perde tempo a chiedere aiuto. Lo sa benissimo che sta saltando
tutto e quindi cerca di scappare via. Deve aver commesso qualche errore banale,
del tipo: andare via senza la moglie o senza aver lasciato cash sufficiente
all’amante o essersi rifiutato di fare un piacere a qualcuno che si è stizzito
ed è quindi rimasto vittima di una soffiata, o (ancora più credibile) gli
avversari politici hanno avvertito la finanza. Fino a tre mesi fa, avrebbe
avuto l’opportunità di dileguarsi in tutta tranquillità come è avvenuto ai Riva
dell’Ilva di Taranto. Il messaggio è chiaro: si salvi chi può. Stanno perdendo
la testa, stanno saltando gli appoggi. Lo capiamo tutti. E così, noi cittadini diventiamo
testimoni di una vera e propria guerra tra bande: i faccendieri dei diversi
partiti dai roboanti nomi professionali tipo presidente di, direttore generale
di, manager di, ecc.
2). Orsi, presidente di Finmeccanica,
fondamentale azienda strategica italiana, viene arrestato. Ma non si rende
conto della situazione, non ha davvero capito come si mettono le cose. Se ne va
in galera pensando forse che ne uscirà di lì a qualche ora. Ma le ore passano e
nessuno lo fa uscire. Alla fine, dopo 48 ore, in galera convoca i giornalisti e
in presenza del suo legale comunica che si dimette. Un evento surreale. Uno che
sta in galera annuncia che ha deciso di non fare più il presidente perché si sono dimenticati di destituirlo.
Che cosa ci racconta questo evento? Ci spiega che Orsi era abituato a vivere in
un sistema di lavoro dove la Legge non esiste per alcune persone, le quali sono
al di sopra degli altri. Quindi, invece di fare ciò che lo statuto impone –mi risulta
che per Legge le 15 aziende strategiche militari italiane non possono stare
senza presidente e senza amministratore delegato per più di 24 ore ed è
prevista una immediata sostituzione in casi di emergenza- Orsi non si dimette,
prima che se lo portino via. Ma ciò che più conta, neppure dopo. Spera ancora.
Viene scaricato da tutti e quindi alla fine capisce l’antìfona e cede.
Ecco come Il Sole 24ore dà lo spettacoloso
annuncio surrealista:
Finmeccanica: Orsi si e' dimesso da presidenza e da
Cda (RCO)
(Il Sole 24 Ore) - Busto Arsizio, 15 feb -
Giuseppe Orsi si e' dimesso da presidente e consigliere di amministrazione di
Finmeccanica. Lo ha annunciato l'avvocato Ennio Amodio al termine
dell'interrogatorio di garanzia del manager, accusato di corruzione
internazionale.
Fine dell’articolo.
Non viene spiegato nulla, non viene detto nulla,
e l’evento viene presentato come “norma”. Non viene neppure ricordato che sta
in galera e che l’annuncio è stato dato a Rebibbia. Nulla.
3). In compenso, Milano Finanza, in joint venture
con Dow Jones news (l’agenzia di stampa di Wall Street che opera in Italia)
pubblica on line il seguente articolo:
MF Dow Jones - News Italia
|
|
*B.Mps: Mussari sta rispondendo a domande Pm (fonti ufficiali)
Dowjones
(END) Dow Jones Newswires
February 15, 2013 07:43 ET (12:43 GMT)Copyright (c)
2013 MF-Dow Jones News Srl.
Fine dell’articolo.
Praticamente un avvertimento mafioso. Nessuna
spiegazione, nessun commento, nessuna ipotesi.
4). Questa è una vera chicca.
Qualche giorno fa avevo scritto un articolo sulla
vicenda della Banca Popolare di Spoleto che era stata commissariata. Finita la
prima ispezione, il risultato si è rivelato una catastrofe per l’intera
economia umbra, marchigiana e toscana.
Oggi, a Wall Street, il titolo è stato squalificato e ridotto a “titolo
spazzatura”. Ecco l’articolo pubblicato dall’agenzia di stampa di Wall Street
attraverso Milano Finanza on line:
B.P.Spoleto: Moody's taglia rating a Caa2
MILANO (MF-DJ)--L'agenzia di rating Moody's ha tagliato il rating di B.P.Spoleto da B3 a a Caa2, valutazione che resterà sotto osservazione vista l'incertezza sul risultato dell'amministrazione della Banca.
Il downgrade, informa una nota, segue l'intervento
della Banca d'Italia, che ha messo la banca in amministrazione straordinaria,
ed e' dovuto al fatto che l'attuale livello di capitale e' significativamente
piu' debole rispetto al Core Tier 1 al 7,2% riportato a settembre 2012. Quindi,
la probabilita' che la Banca Popolare di Spoleto avra' bisogno di un aiuto
esterno nei prossimi 12 mesi, e' molto alta.
Tuttavia, la revisione potrebbe risultare in un
upgrade nel caso in cui la banca sia ricapitalizzata oppure acquistata da un
partner forte. com/bca
(END) Dow Jones Newswires
February 15, 2013 06:09 ET (11:09 GMT)
Neanche a dirlo neppure una parola al riguardo sulla stampa. E c’è anche
una sorpresa. La notizia arriva alle 11 del mattino. Vado a controllare in
borsa e vedo che il titolo, in borsa, invece di crollare va su. Aspetto un po’
e alla fine della giornata, mentre tutti i bancari perdono, l’unico ad andare
al rialzo è quello della banca di Spoleto. Come mai nessuno parla di ciò che
sta accadendo in questa banca? In una banca gestita da persone che politicamente fanno riferimento
a persone candidate nella lista Monti.
Perché non è l’unica. La banca di Spoleto si porta appresso delle altre
associate che in questi giorni pre-elettorali vendono al miglior offerente.
Intendiamoci: tutta robbetta fatta in casa; banche francesi, tedesche, inglesi,
olandesi. Tutto ben controllato dalla BCE che approva, nel disperato tentativo
di mettere una pezza allo sconquasso di un sistema bancario espoliato dalla
corruzione politica.
Anche questo è un sintomo dell’implosione del sistema.
Non vengono più diffuse notizie
relative all’andamento delle nostre banche, perchè le “bande” dei
partiti-azienda hanno deciso di rimandare il tutto a dopo le elezioni, quando
faranno i conti.
E se le elezioni le perdessero tutti?
Che cosa accadrebbe?
Esperti del settore mi hanno detto: “Oh beh, allora vorrebbe dire che a
dirigere le banche ci andranno esperti bancari. L’Italia, se è per questo, è
piena di ottimi manager indipendenti dalla politica dei partiti, tenuti in
frigo proprio perché sono indipendenti”.
Così funziona questo sistema.
O meglio: così funzionava.
Che cosa fa e che cosa dice la Associazione Bancaria Italiana?
Che cosa fa e che cosa dice Bankitalia?
Come mai sui giornali mainstream non è apparsa la notizia che il titolo
della Banca Popolare di Spoleto è diventato “spazzatura”?
Sì, siamo in pieno disfacimento del potere e dello status quo, ma stanno già reagendo per puntellare, nascondere e sminuire. Napolitano da Obama è un messaggio chiaro (non al popolo) e non è l'unico.
RispondiEliminaE se è vero che un numero crescente di cittadini si sta muovendo, volente o nolente, la maggior parte è ancora aggrappata al passato, a sogni piccoli piccoli, a un futuro che non esiste più.
Da loro dipendono i risultati di queste elezioni e quindi la forma di quello che seguirà e quale prezzo noi cittadini pagheremo questa volta per il cambiamento.
L'italia dei privilegi e delle corporazioni è stata magistralmente descritta da Michele Ainis nel suo libro Privilegium, L'Italia divorata dalle lobby: quello che non capisco è come mai si sia poi candidato con la lista Monti?
RispondiEliminaForse il fondo non è stato ancora toccato ma non manca molto. Quando sarà il momento sentiremo un bel botto. Malgrado le notizie sui media siano date ad arte e con il contagocce moltissimi hanno piena coscienza che questo tipo di potere è destinato a cambiare. Siamo il 99% e questa è la nostra forza...
RispondiEliminaSergio,
RispondiEliminastavolta condivido tutto meno una cosa. I Gutenberg stamparono per prima cosa quello che gli amanuensi del "non buio" medioevo salvarono del mondo antico..certo erano un élite e il popolo era sempre schiavo, ma furono un'élite positiva, che ci ha reso questo servizio, senza il quale non potremmo collegarci via internet coi nostri antenati....l'elite plutocratica e ottusa di oggi, invece cerca di ritardare la catastrofe non si sa perché, dal momento che anche loro ne saranno travolti ottusamente...solo perchè ottusi.
maria grazia m.
Ma i Gutemberg non saranno parenti di Bildemberg??
RispondiEliminaMentana su twitter: "Attenzione all'allarme sulla Grecia"
RispondiEliminaPiovono voci incontrollate sulla crisi sociale greca.
Alcune diffuse per seminare allarme.
Ma le altre?
Giusto verificare con un inviato del tg
3:15 PM - 16 feb 13
La società antica più belligerante e competitiva che sia mai esistita al mondo (quella romana) non si accorse di ciò che il cristianesimo avrebbe potuto provocare alla loro stessa essenza, non vollero prendere atto che erano arrivati a un punto di crisi sistemica e che avrebbero dovuto modificarsi, evolvere, mutare.
RispondiEliminaNon se ne accorsero in effetti o meglio se ne accorsero quando ormai era troppo tardi e per di più commisero l'errore fatale di appoggirvisi.
Cinque generazioni dopo l'imposizione dell'alleanza, scomparvero.
Bene, bene son molto contento che qualcuno certe cose le abbia capite e le denunci. Il primo che io sappia fu lo storico Gibbon e con grande cautela.
Speriamo che altri seguano.
C'è un folle bisogno di verità storica se si vuol veramente ricostruire.
Articolo interessante, come spesso accade, molto ottimista per 'noi schiavi'. Al momento ho forti dubbi che il cambiamento che stiamo vivendo sia davvero un post-Maya. A me sembrano più miseramente gli effetti di un post-tasse o di un post-recessione. E' vero, c'è aria di volere un cambiamento, ma solo perché è stato toccato pesantemente il portafoglio di molti italiani, 'argomento' a cui la maggior parte dedica la sua unica attenzione. Nella maggioranza è ben piantato il seme del Berlusconismo, non tanto riferito alla persona quanto alla MM. Basta vedere il programma 'politico' del caimano: eliminare l'IMU, assumere senza pagare contributi, riprendere i lavori del ponte di messina. Tutti argomenti rivolti alla tasca posteriore destra dei votanti.
RispondiEliminaA caldo, gradirei infinitamente un commento sulla importante mossa di oggi di Della Valle, come la interpeta? Una manovra all'interno del mondo mummificato e conservatore dei priviliegi o un tentativo di uscirne?
Cordialità e buon proseguimento
Nicola
ok, il web ha permesso alle masse di interconnettersi; molti movimenti nel web sono nati, si sono ingranditi e alcuni si apprestano a ricoprire importanti ruoli di indirizzo "condiviso" del Paese. Tuttavia: il web è anche il luogo dove, se posti un commento o una proposta che non piace allo "staff", quel commento o quella proposta viene eliminato e peggio, mai pubblicato. Siamo sicuri che il web e la democrazia partecipata siano la soluzione ai mali della società? Se, per qualunque motivo, il web non dovesse funzionare, come potrebbero i cittadini continuare a condividere l'indirizzo del Paese con i portavoce eletti dei movimenti? Siamo davvero sicuri che la democrazia diretta non possa essere filtrata?
RispondiEliminaParagono la possibilità della democrazia diretta data alle masse, al gomitolo di lana regalato al gatto: vediamo che fa e divertiamoci a guardarlo.
E' probabile, invece, che il "dove andremo a finire" sia stato già studiato e pianificato e non corrisponda a ciò che tante persone oneste, che in questa opportunità credono, hanno in animo.
Orsi e' membro della commissione trilaterale (http://www.trilateral.org/download/file/TC_list_1-13(1).pdf) e questo, immagino, crea non pochi imbarazzi al nostro ex-premier Mario Monti che continua a "glissare elegantemente" sulla facccenda.
RispondiEliminaDicevano i Romani che erano diventati grandi commettendo
RispondiEliminatutti gli sbagli ma mai lo stesso.
Se questa e' la seconda tangentopoli e' meglio spararsi.
La prima non ha avuto risposta da parte dello stato. Anzi i partiti si sono rafforzati ancora di piu'. Diventando ancora piu' stato dentro lo stato. Con uomini e istituzioni scelti da loro per controllare, immagina un po': loro.
Chi e' stato piu' bravo in questo gioco e' quello che ha piu' potere.
Si e' burocratizzato e sclerotizzato un paese a furia di mantenere una massa di clientele adatte allo scopo, ognuno rilanciava creando un'altro ente, un'altra commissione, un'altra polizia, un'altra provincia, un'altra comunita'. Pensare di uscirne senza modificare
la struttura dello stato, senza tagli e accorpamenti anche dolorosi
e' solo una pia illusione.
http://www.vocidallastrada.com/2013/02/ecuador-correa-trionfa-sul-banchiere.html
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