venerdì 1 novembre 2013

Il Vaticano censura Dario Fo. Che cosa dice il Papa?



di Sergio Di Cori Modigliani

La notizia va data per ciò che essa è: il Vaticano censura Dario Fo per l'ennesima volta.

Perchè a mettere paura alla classe dirigente politica, agli oligarchi, ai custodi del privilegio e delle rendite parassitarie, oggi, come ieri, come sempre, sono gli artisti e i liberi pensatori e non i politici.

E' dall'arte, dalla narrazione delle esistenze, dalla narrativa, dalla letteratura, che arriva il cambiamento.

E' bene meditare a lungo su tutto ciò.

Qui di seguito pubblico la splendida lettera, piena di armonia, di speranza e di belle parole, nei confronti delle illusioni sollevate dall'attuale papa, pubblicata dal Premio Nobel Dario Fo.

C'è chi cerca l'armonia e chi, invece, seguita a praticare la censura.

Invece di occuparci e di preoccuparci se Berlusconi decade, non decade, quando decade, come decade, perchè decade, per quanto decade, per che cosa decade, per chi decade, dovremmo occuparci e preoccuparci del fatto che in questo paese retrivo, medioevale e regredito la censura contro gli artisti liberi non decade mai. Mai!

Ecco la sua bellissima lettera:

"Exsultamus! Abbiamo tutti gridato di gioia per l’apparizione di Papa Francesco. Il fatto è che la sua elezione è qualcosa di davvero straordinario poiché questo Papa è il simbolo eccezionale del rinnovamento della Chiesa. L’evoluzione del rapporto tra il Vaticano e le persone comuni ci giunge non soltanto dal nome del nuovo pontefice – che ha scelto di chiamarsi Francesco appunto – ma dalle sue azioni quotidiane: egli non si limita ad un diverso linguaggio ma si muove andando verso la gente, prima ancora che la gente venga verso di lui.

Ma tutti si rendono conto che in questo contesto il cambiamento è frenato soprattutto dall’interno della Chiesa.
Un caso macroscopico è il divieto della rappresentazione dell’opera teatrale basata sul libro di Franca Rame dal titolo In fuga dal Senato che dovrebbe andare in scena proprio a Roma, all’Auditorium della Conciliazione.

Un’opera che racchiude un’esperienza di vita e di azioni spesso contrastate perfino quando si trattava di carceri, di lotta alla droga, di opposizione alla guerra e ai massacri dietro i quali spesso si intravvedono chiaramente interessi giocati nell’affare e nel profitto.

E questa messa in scena - che vedrà il debutto su palcoscenici di molte città italiane a partire dalla prossima settimana con Genova - narra anche delle violenze che i miseri debbono subire ogni giorno e degli sbarchi di clandestini che spesso perdono la propria vita in cerca di una vita degna e  civile.

Il particolare che va sottolineato è che in quel teatro abbiamo altre volte recitato, a cominciare da Mistero Buffo.
Oggi veniamo a sapere che la Santa Sede – proprietaria di quel locale – non ci autorizza a procedere con la rappresentazione del testo di Franca. Esplicitamente hanno dichiarato: “Niente palcoscenico per Dario Fo e Franca Rame”.

E qui chiudiamo esprimendo uno stupore incredibile. Come può una Chiesa continuare con gli ostruzionismi da guerra fredda che in Italia abbiamo subito nell’ultimo mezzo secolo, ancora con la censura e il divieto? E ciò significa buttare un’ombra lunga e grigia sullo splendore e la gioia che Papa Francesco ci sta regalando".
Dario Fo
31 ottobre 2013

14 commenti:

  1. PAPA FRANCESCO E UN GESUITA:CHI HA VOGLIA DI STUDIARE L'ORDINE DEI
    GESUITI COME HO FATTO IO CAPIRA' DA SE'!!!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sarebbe così gentile da indicarmi qualche testo da consultare per questo studio?
      Grazie in anticipo, marilù.

      Elimina
  2. Essendo Bergoglio prima di tutto un gesuita, dubito che voglia incarnare il Verbo Cristiano se non in apparenza. Sinora tutta la sua azione, che suscita tante speranze e tanti consensi anche presso i non credenti, sembra un'abile operazione di marketing nel più puro stile gattopardiano. Ci sono molti aspetti della vita pratica che di fatto vengono ignorati, a cominciare dal fisco e dalla pedofilia...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La penso come te Nino.
      Marcy

      Elimina
    2. Più che un dubbio è una certezza.
      O vogliamo continuare a bere tutte le spudoratamente ostentate sceneggiature francescane come degli idioti?

      Elimina
  3. beh adesso per un atto ostile non si puo' buttare a mare tutto , ha cominciato a cambiare qualcosa, dategli tempo

    RispondiElimina
  4. Forse semplicemente non si sentono degni d'ospitarlo....

    RispondiElimina
  5. diffidare di tutti quelli che ostentano opulenza. la chiesa e la organizzazione piu opulenta del mondo.

    RispondiElimina
  6. Ma smettiamola. Quando finiremo di sorprenderci?
    Facciamo come loro.
    Niente palcoscenico per sua "Santa" Chiesa. Leggiamoci il Credo dove
    "l'altro", il nostro simile e' sparito. L'essenza del Cristianesimo.
    Ma quale splendore, ma quale gioia?
    Io non ti usero'. Tu non mi userai.
    Ha fatto bene la Chiesa. Piu' onesta di cosi' nel dichiararsi.
    Il teatro e' loro? Bene. Recitiamola per strada.
    Siamo onesti anche noi.

    RispondiElimina
  7. Quel che mi ha lasciata ancora più esterrefatta è stata la giustificazione del permanere del divieto anche dopo la richiesta di spiegazioni, giustificazione offerta alla stampa dal portavoce vaticano padre Lombardi.

    Non riporto qui le esatte parole con cui padre Lombardi si è espresso in quella circostanza, ma ai miei orecchi sono suonate come una sorta di ripicca per le "cattive maniere" con cui la compagnia teatrale del Nobel avrebbe reagito al ritiro improvviso e precipitoso del permesso, peraltro -- da quanto ho capito -- già accordato in prima battuta. Se è stata realmente questa la ragione del dietrofront, il Vaticano, attraverso il suo portavoce, avrebbe potuto sottolineare con calma le scorrettezze e villanie eventuali, nel momento stesso in cui riconfermava l'autorizzazione, probabilmente di primo acchito ritirata per un qualche conflitto interno di attribuzione di potere decisionale al riguardo; insomma sarà scoppiata qualche scaramuccia per trafile burocratiche non pienamente rispettate e qualche responsabile scavalcato se ne sarà risentito.

    Non riesco proprio a comprendere questa ostinazione nel divieto per una mera questione di "maleducazione" presunta e di "strumentalizzazione" della vicenda, anche perché, come giustamente ha fatto notare Fo, in questo modo la pubblicità da fallout, oltretutto completamente gratis, intorno allo spettacolo in allestimento, ha giocato del tutto a favore di quest'ultimo. Se l'intento vero era quello di censurarne la diffusione del contenuto, si è trattato di un perfetto autogol.

    Con sincera stima, marilù l.

    RispondiElimina
  8. LA CHIESA PERDE IL PELO MA NON IL VIZIO.
    Il resto è aria fritta.

    RispondiElimina
  9. La chiesa è la corporation più ricca della terra e si comporta come tale. Dove sta la novità??

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Nel perseverare nella facile illusione di un cambiamento...creando la tifoseria tra credenti e non.
      Una ridicola contrapposizione che fa il gioco di chi fa le carte.
      Giochetto che con le masse riesce sempre:purtroppo.
      L'affermare l'ovvietà di fatto evidente ,suona come un transeamus.
      E qui invece è solo l'inizio di un approfondimento che coinvolge tutto il sistema e le sue aberrazioni.Altro che accantonarlo come fatto risaputo e quindi ininfluente...
      Fortemente deviante pretendere che solo una ""novità"debba fare audience.Sebbene questo sia l'alimento a cui ci stanno abituando per farci saltellare come pazzi ingolositi da una "novità"all'altra lasciandoci credere che tale sia "consapevolezza".Invece è un sottile veleno.

      Elimina