lunedì 17 marzo 2014

Squarciamo il velo e tuffiamoci nel post-Maya. Senza paura.



di Sergio Di Cori Modigliani

Matteo Renzi è andato a Parigi e ha incontrato Francois Hollande. 
In conferenza stampa ha mostrato (parlando in francese) -tanto per far credere agli italiani di essere educato e gentile nei confronti dell'ospite- la consueta faccia da piccolo-borghese provinciale, dedito alla deferenza servile xenofila..
Dopo il francese, Renzi è tornato all'italiano.
Non a quello che si parla in Italia.
Bensì a quello che si parla nel mondo della finanza anglofona, il linguaggio dei corridoi, delle riunioni oscure, delle logge, delle fazioni clandestine.
Invece di usare la parola "scarto" ha prima scelto gap e poi si è corretto, si è impappinato e ha optato per spread, parola che lui ritiene faccia un effetto roboante negli italiani rimbecilliti dai media. 
Infine ha aggiunto due volte il termine governance, parola chiave per chiarire al mondo che in Italia il "governo" è stato abolito, così come è stata cancellata la "logica parlamentare"; entrambe sostituite dalla "gestione aziendale del bene pubblico" nel senso di marketing applicato alla politica: esattamente l'opposto di ciò di cui ha bisogno la Repubblica Italiana.

La conclusione è stata una originale novità: "la priorità è il lavoro, la crescita, l'occupazione".
Applausi (secondo i media italiani) per segnalare la rivoluzione nazionale..

Nel 2002, Berlusconi e Tremonti, dopo un incontro a Berlino, dichiararono che stavano affrontando il tremendo disagio provocato dalla scoperta del "buco finanziario ereditato dai governi precedenti" e che la priorità del governo era "lavoro, crescita, occupazione".
Applausi (secondo i media italiani) per segnalare la svolta rivoluzionaria liberista.

Nel 2006, Prodi e D'Alema, dopo un incontro ufficiale a Parigi, dichiararono che stavano occupandosi di coprire "la falla finanziaria che ci ha lasciato Berlusconi" sottolineando il fatto che si sarebbero occupati di "crescita, lavoro, occupazione".
Applausi (secondo i media italiani) per ricordare la svolta economica rivoluzionaria.

Nel 2008, Berlusconi e Tremonti, si incontrano a Bruxelles con Sarkozy e la Merkel e si dichiarano entrambi entusiasti dell'euro definendo la moneta "spina dorsale del benessere collettivo". Dopo aver spiegato, in conferenza stampa, che stanno cercando di mettere una immediata toppa dinanzi al buco finanziario ereditato da Prodi, annunciano che "stiamo varando il piano economico per la crescita, lavoro e occupazione, che garantirà almeno un milione di posti di lavoro".
Applausi (secondo i media italiani) da parte franco-tedesca, i galli e i crucchi sono letteralmente sbalorditi dall'incredibile progresso dell'Italia, lanciata ormai verso il pieno sviluppo.

Nel novembre del 2011, Monti e Passera, a Bruxelles si dichiarano pronti a risolvere "il baratro finanziario nel quale Berlusconi e Tremonti hanno spinto la nazione, andando a coprire il buco dei conti che è diventata una voragine" e dopo il decreto salva-stato, annunciano con toni trionfalistici di avere pronto un "piano rivoluzionario per la crescita, il lavoro e l'occupazione".
Applausi (secondo i media italiani) da parte franco-tedesca, con la Merkel che si definisce "impressionata" dalla spregiudicata rivoluzione italiana.

Nell'aprile del 2013, Letta e Saccomanni, tornando da Bruxelles, dichiarano in conferenza stampa di "aver ottenuto dall'Europa il semaforo verde per lanciare finalmente un grande piano per il lavoro, la crescita, l'occupazione, ponendo la parola fine al rigore e all'austerità".
Applausi (secondo i media italiani) da parte tedesca, con la Merkel che definisce il piano economico Letta la "definitiva soluzione dei problemi economici italiani".

Nel marzo del 2014, Matteo Renzi e Matteo Renzi, vengono esaltati dalla Merkel che sottolinea "il grande piano ambizioso del nuovo governo italiano" e definisce l'attività italiana "la svolta di cui l'Italia aveva davvero bisogno".

Questo è il film che ci stanno facendo vedere dal 2002 a oggi.

L'Europa che conta, cioè francesi e tedeschi, applaude ogni volta con toni entusiastici.


Avete mai sentito un premier italiano che abbia detto "stiamo varando un piano che si occuperà della decrescita infelice della nazione; avremo circa 2 milioni di licenziamenti, distruggeremo la spina dorsale dell'industria nazionale che svenderemo a francesi e tedeschi, ridurremo il pil, abbatteremo i consumi ed entro il 2014 toccheremo il record della disoccupazione in Italia raggiungendo la cifra del 14,5%, con la disoccupazione giovanile intorno al 55%. In compenso, ci guadagneranno i colossi finanziari, le banche, i proprietari di grandi patrimoni, ma soprattutto la competitività delle merci tedesche e francesi".

Eppure, questo è ciò che hanno fatto: l'uno dopo l'altro.

Usando strategie accorte.
Contando sull'appoggio mediatico.

Hanno costruito una gigantesca illusione collettiva che ha ipnotizzato la parte (un tempo) pensante della nazione, delegando ai talk show, agli opinionisti, agli accademici promossi, e ai professionisti psico-tronici della programmazione neurolinguistica il còmpito di far credere ogni volta che si trattava di una novità, di un'idea originale, di un cambiamento, di una svolta.
Hanno steso un velo davanti agli occhi di tutti.
E la realtà si è annebbiata, appannata, finchè non è evaporata.
Perchè è stata sostituita dalla sua rappresentazione.

Un geniale tedesco ci ha spiegato questo meccanismo circa 200 anni fa, in un suo libro rimasto un caposaldo del pensiero filosofico europeo "Il mondo come volontà e rappresentazione". Si chiamava Arthur Schopenhauer.
Questo stato di cose, lui l'ha definito "il velo di Maya".
Maya (termine sanscrito) originariamente significava "creazione originale", ma poi, nei secoli, si è trasformato nel termine "illusione".
Tra noi e la realtà -per ciò che essa è nel senso tangibile del termine- secondo il filosofo, esiste una specie di schermo che ci propone la realtà in maniera distorta e non come essa è veramente. la trasforma in "parvenza della cosa reale", illusione, sogno, proiezione interiore delle proprie fantasie, immaginazione, desideri. E' ciò che oggi definiamo "realtà virtuale".
Il mondo, pertanto, sostiene Schopenhauer, diventa una propria rappresentazione, una vera e propria illusione ottica "che cela la vera natura esistenziale ed essenziale delle cose". E' inutile avviarsi verso un percorso di conoscenza razionale perchè si rimarrà intrappolati nel tessuto del velo.

Va squarciato con un atto di volontà individuale.
In tal modo, si vede la realtà vera nella sua natura e ci si può immergere in essa nel tentativo di cambiarla, modificarla, plasmarla. 
Pochi anni dopo, un altro geniale tedesco (che aveva studiato Schopenhauer) Friedrich Nietzsche, nel commentare l'intuizione originale del suo connazionale, sostenne che bisognava andare al di là della concezione del bene del male che noi tutti incorporiamo proprio perchè essa era il prodotto di una nozione fittizia, di una "malformazione del reale" (oggi diremmo una "manipolazione e falsificazione della realtà") e una volta fatto il salto, finalmente l'uomo sarebbe stato libero di esprimere la propria volontà trasformandosi nel Superuomo, supremo atto di evoluzione della specie umana pensante. Il povero Nietzsche ebbe la tragica sventura di essere (ma lui era innocente) strumentalizzato e manipolato e la sua teoria venne tradotta in una squallida pantomima che poi produsse il nazismo.

Il post-Maya è l'avventura civile della cittadinanza, che a fatica si inerpica nel mondo dopo aver squarciato il velo. Non è soltanto un programma politico, tantomeno una dottrina, una teoria, o una regolamentazione. E' l'idea di un mondo che si sottrae alla falsificazione e alla credenza piatta e passiva della illusione: il modo scientifico per non essere mai delusi.

Approfittando della folcloristica mitologia della profezia dei Maya (in questo caso il popolo vissuto in Perù un migliaio di anni fa) che segnava la fine del mondo datandolo 12 dicembre 2012, intorno a quella data aveva introdotto il concetto di post-Maya.

E' ciò che comincia a diffondersi, in maniera sempre più massiccia, nel livello di consapevolezza collettiva del mondo. E' ciò che unisce la nuova realtà sociale sudamericana, quella boliviana, argentina, cilena, uruguaiana, ecuadoriana, ai movimenti di occupy wall street, a wikileaks, alle denunce di Julian Assange, e a tutti movimenti planetari post-partitici libertari, da quelli ecologisti a quelli antagonisti, diversi tra di loro, spesso molto dissimili, unificati da un'idea comune, planetariamente condivisa: la guerra contro l'ipocrisia e l'affermazione del principio di trasparenza.
Per l'appunto, lo squarcio del velo di Maya.

Questa è la posta in gioco in queste elezioni europee, non un punto in più o in meno di percentuale di non so che, l'aumento o la sottrazione di un'aliquota.
O si squarcia il velo di Maya oppure seguiteremo a vivere dentro una perenne illusione.

Il Fiscal Compact è una illusione vessatoria; è assolutamente priva di qualunque verosimiglianza dal punto di vista economico-finanziario: non va neppure discussa come Legge, va semplicemente cancellata.
E' stata creata in maniera artefatta per poter garantire alle economie forti europee il controllo, la gestione e l'utilizzo dell'intero sistema economico-finanziario delle economie più deboli, schiavizzando intere nazioni attraverso l'uso mediatico di una innumerevole serie di veli colorati, agghindati, polimaterici, per prospettare una grandiosa illusione.

Basterebbe questo punto per comprendere che la visita di Renzi a Berlino non farà gli interessi italiani, non sosterrà l'interesse nazionale, non aiuterà nè le imprese nè l'economia.
In compenso riceverà applausi dal governo tedesco che si dichiarerà "impressionato" dalle manovre economiche del nuovo governo, esattamente come è avvenuto nel 2002, nel 2006, nel 2008, nel 2011, nel 2013 e nel 2014, senza nessuna differenza.

Quello è lo spartiacque.
E' la nostra linea del Piave.
Tutto ciò che sta al di qua, è Maya: ci pensano le televisioni a farvi vedere il film.

Chi tiene al futuro proprio e dei propri figli non può che desiderare di squarciare il velo.
Il post-Maya ci attende.
Dipende da noi, basta scegliere e decidere di sottrarsi al gioco delle illusioni, ascoltando i telegiornali, i talk show, l'innumerevole serie di articoli che da questa sera scriveranno, sapendo che si tratta della pantomima sceneggiata di un film già visto e rivisto, di cui sappiamo anche il finale: impedire agli italiani di cambiare le regole del gioco a proprio vantaggio.
Vivere ancora al di qua del velo di Maya è uno sport da masochisti.
L'Europa ci appare oggi unita, ma lo è dentro una illusione.
Denunciare e combattere l'ipocrisia corrente è il primo passo per squarciare il velo.

Ce lo hanno spiegato geniali filosofi tedeschi, francesi, inglesi, raffinati pensatori di questo meraviglioso continente che ha saputo costruire un invidiabile modello di civiltà









6 commenti:

  1. Nel 2014 ci saranno pure le pentole omaggio con tanto di rigatino.

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  2. Il Superuomo non è l'uomo ariano, secondo la comoda interpretazione nazista, ma l'Uomo che supera i suoi propri limiti tipici del mondo duale, dove ci si regola per antinomie, conflitti, secondo la tesi e l'antitesi. Il superamento dei propri limiti e dei conseguenti condizionamenti dipende non solo dalla conoscenza quanto dalla coscienza di Sé.

    Ci vuole quindi un lavoro interiore su se stessi per riacquistare la propria libertà e la visione di esseri spirituali. Proprio l'opposto di ciò che vogliono i falsi dei, il denaro e le varie chiese, cui fa comodo un'umanità di schiavi da sfruttare e manipolare. Sono almeno duemila anni che succede questo, ed ai manovratori occulti e no va bene così. Siamo noi a dover lottare per la nostra libertà, cominciando a guardare dietro il velo ingannevole di Maya.

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  3. I Maya vissero nell' attuale Yucatan (Messico) non i Peru'

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    1. Capita di confondere Maya e Inca, ma tolto questo errore veniale (al pari di né scritto con è invece che con é...), l'impianto dell'articolo, specie nell'analisi dei media mainstream al servizio del potere — ma accade così almeno fin dell'antico Egitto, salvo evoluzione dei media - rimane corretto. Rimane in penombra un punto, secondo il mio parere. Il potere sta incorporandosi anche e sempre più nello spazio libero della rete. A parte casi abnormi stile Cina e Russia, nel mondo occidentale sta passando sottotraccia una forma di orientamento attraverso una polarizzazione orientante. È un modus operandi più sofisticato della censura ma che progressivamente si sta insinuando. Il potere, al quale tutti foucaultianamente compartecipiamo, si adatta e si conserva usando punti deboli, distorsioni, speranze e paure. Il potere in—forma e incorpora sempre e solo se stesso autoconservandosi. Chomsky parlerebbe di rumore di fondo, Kant di legno storto. Mio nonno, che era un modesto pastore, avrebbe detto che per sopravvivere ci si adatta per rinuncia. Credere alla rappresentazione del reale, in epoca di overflow di informazioni e di debacle della scuola è umano. Lo ha testimoniato Zimbardo coi suoi esperimenti psicosociali. Lo hanno studiato gli antropologi. Lo sanno da sempre politici, rètori e quanti sono stati addestrati a parlare dai pulpiti. Tuttavia, la realtà reale ci raggiunge sempre. È successo ai Maya, agli Inca, ai Romani e oggi sta succedendo anche a noi. Come il popolo dell'isola di Pasqua continuiamo ad erigere Mohai e tagliare tutti gli alberi nella sciocca speranza che una grande canoa si delinei all'orizzonte per salvarci e portarci via tutti. Sì, ma dove? Le foreste da disboscare stanno finendo. E quella all'orizzonte non è una grande canoa. Sembra piuttosto una via di mezzo fra un panfilo, una portarei e una petroliera.

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    2. Sono d'accordo con lei. Aggiungo a scanso di equivoci (e non è un caso che lo faccio in un commento e non in un post) che l'attuale sistema di potere ha spostato la linea dell'orizzonte inventando una ennesima rappresentazione della realtà con il più potente velo di Maya mai pensato nella storia della civiltà: il web. Nella rete, ormai, si sono posizionati in forma dominante totale (altrimenti non l'avrebbero mai messa a disposizione delle masse) creando nuove forme di illusione totale. Gli internauti illusi, travolti dalla loro mitomania, pensano di essere furbi ragni mentre invece, al massimo, sono fastidiose zanzare, intrappolate in attesa di essere servite come pasto del ragno che intanto seguita a colare la sua bava. In California i movimenti libertari hanno coniato un nuovo termine "beyond the web" che identifica nella rete l'ultima frontiera (loro sono ossessionati da questa mitologia che è alla base della loro cultura) da attraversare peer squarciare il velo di Maya, cioè la rete che è la più potente forma di rappresentazione del reale mai inventata, perchè lo annulla ma allo stesso tempo lo esalta, quindi è diventato la "codificazione del Nulla", per molti il succedaneo della vita vissuta esistenzialmente. In una recente intervista televisiva realizzata a Santa Monica hanno chiesto a dei bimbetti di cinque anni in prima elementare -quindi già tutti culturalmente digitalizzati- che cosa ci fosse, secondo loro, "oltre la rete". Hanno risposto quasi tutti la stessa cosa: "oltre la rete c'è la vita vera" e alla susseguente domanda "quale sarebbe la vita vera?" la maggioranza assoluta ha risposto "i giochi veri con gli amichetti veri". Questo mi fa ben sperare e mi regala alimento per il mio indistruttibile ottimismo. Tanto per rimanere dentro la sua citazione a proposito delle gigantesche statue dell'isola di Pasqua, la canoa di salvataggio c'è eccome, ed è anche abbastanza grande, solo che dentro c'è posto soltanto per una sparuta minoranza di oligarchi. Un nuovo livello di consapevolezza collettiva è l'unica possibilità per fermare in tempo i bulimici taglialegna, i quali se ne fregano delle esistenze umane per il semplice fatto che loro il posto sulla Grande Canoa se lo sono assicurato. L'errore gravissimo che molti commettono consiste nel tentare disperatamente di essere ospitato nella canoa, magari come clandestino con nome finto. Bisogna prendersela con i taglialegna, invece. Quella è la discriminante.

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  4. Come dicevo stamattina in officina " la gente pare avere la memoria corta " , ho 37 anni , da quando ho facoltà di capire e decidere ho sentito sempre più o meno gli stessi discorsi dal politico di turno che si presentava in sala stampa, tv , programma radiofonico ecc.. , sempre tante belle parole , bei propositi che però non ritrovo mai nella vita reale che affronto tutti i giorni insieme ai miei concittadini .Stamattina non mi aspettavo niente di diverso dai soliti giornali e media in genere , il trionfo di Renzi , come ha giustamente scritto lei " un film già visto " , niente di nuovo quindi . Tuttavia mi viene sempre difficile poi capire come mai ci sia sempre chi ci spera che sia la volta buona ( anzi la svolta ! ) . Parole come crescita , lavoro e occupazione oramai sono state ripetute alla nausea , ma continuano imperterriti come se solo a pronunciarle qualcosa possa cambiare veramente . Questo sistema non si può aggiustare , si può solo cambiarlo sperando appunto che sempre più persone smettano di sperare in questi falsi salvatori della patria .

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