lunedì 21 gennaio 2013

Chiacchiere e tessera: la nostra Italia che non cambia mai



di Sergio Di Cori Modigliani


C’è chi vuole fermare il declino, chi la valanga, chi il cambiamento che si profila all’orizzonte.
Per quanto mi riguarda, la mia posizione è più modesta, ma non per questo meno incisiva: “Voglio tentare di fornire un possibile contributo per evitare lo squallore corrente”.
Le campagne elettorali, si sa, sono dovunque e comunque intrise di passionalità civile, di una certa faziosità inevitabile che definirei fisiologica. Quando c’è da votare, anche nelle democrazie più avanzate ed evolute, si privilegia il fatto di lavare a casa i panni sporchi e si cerca di far quadrato tenendo presente l’obiettivo comune finale.
Ma questo, com’è noto, è un paese anormale.
Di conseguenza, è davvero impossibile auspicare comportamenti normali.
Il punto è proprio questo: “combattere per riuscire ad arrivare vicini alla prospettiva di un paese normale” (forse). Laddove, per “paese normale” si intende quello di una classe politica che rappresenta interessi specifici e identificabili ma soprattutto dichiarati; con schieramenti antagonisti il cui programma è chiaro e noto a tutti; con alleanze tra progressisti da una parte e conservatori dall’altra; tra riformisti da una parte e difensori dello status quo dall’altra  E così via dicendo..
Ci si azzuffa, ci si confronta, ci si scontra nel corso della campagna elettorale e ciascuno tira l’acqua al proprio mulino esponendo il proprio programma, nel tentativo di spiegare agli elettori che il proprio punto di vista è il migliore. Capita (nelle vere democrazie funzionanti) che un proprio oppositore abbia una buona idea, condivisibile, perché è efficace e, si capisce, va incontro a una esigenza collettiva. Quando ciò accade, di solito (ripeto: parlo qui di nazioni democratiche “normali”) esistono soltanto due tipi possibili di reazione: A) si fa in modo che non si parli di quello specifico argomento, lo si evita, lo si annacqua, si tenta di sminuirne la portata e, se non riesce, ci si arrende. B) ci si appropria di quell’argomentazione dichiarandolo in pubblico e in tal modo si ottiene un triplo risultato: 1) si va incontro a una esigenza collettiva; 2) si spunta un’arma dell’avversario; 3) ci si presenta all’elettorato come una compagine duttile, non faziosa, pragmatica, talmente aperta a una funzionalità operativa da accogliere anche una argomentazione dell’opposizione inglobandola nelle proprie, perché funziona ed è buona.
Ma il nostro non è un paese “normale”.
Ho seguito, nelle ultime settimane, con enorme interesse e attenzione la consultazione elettorale in Sassonia, in quel di Germania, nei limiti delle mie modeste possibilità, non essendo in grado di leggere né di capire il tedesco.
Che invidia!
Uno scontro tra opposte fazioni in un paese normale, dove si poteva toccare con mano la passionalità dei partecipanti: da una parte i sostenitori del rigore, dell’austerità, delle scelte univoche della BCE, e dall’altra chi invece prospettava una nuova visione più ampia per rifondare l’Europa secondo canoni post-moderni più umani, più condivisibili, sostenendo che sarebbero stati –oltre che più lungimiranti- anche più funzionali ed efficienti.
Perché i tedeschi, tutti -nessuno escluso- sono andati a votare pensando di eleggere dei rappresentanti che si occuperanno del bene comune e della collettività.
Da noi, invece, lo squallore è dilagato ormai dovunque, occupando l’intero panorama elettorale. E non è facile districarsi.
Ciò che conta, nel nostro paese anormale, è far vincere la propria lista (o quella in cui ci si identifica) a tutti i costi, usando ogni mezzo, laddove la falsità, la mistificazione, l’alterazione di dati oggettivi e inoppugnabili ha raggiunto un tale livello insostenibile, da mettere il cittadino nelle condizioni di incorporare il concetto tale per cui i programmi non contano, le idee ancora meno, le soluzioni pragmatiche neanche a parlarne, e il tutto si riduce nell’identificare il proprio oppositore come un mascalzone, un delinquente, delegittimando chiunque non la pensi come il proprio partito, la propria lista, il proprio capo bastone.
Ciascuno si sente autorizzato a dire A il lunedì, e poi il martedì sostenere B e il mercoledì C a seconda della cosiddetta audience, di ciò che dicono i sondaggi, pedinando le pulsioni più nefaste dei potenziali elettori. Monti, Bersani, Berlusconi sono identici, dimostrando di aver aderito in toto con il loro comportamento al “populismo e alla demagogia”, ovverossia sostenere dei punti di vista che –secondo loro- seducono lo stomaco dell’elettore, il cosiddetto “popolo”, stuzzicandone l’appetito vorace e analfabeta, eccitando la mente pigra con immagini surreali e promesse di un fulgido avvenire.
In tal modo stanno tutti contribuendo a sottrarre il Senso deprivandolo di ogni Significato.
Si basano sull’assunto che la gente è distratta, rincretinita, pigra, e invece di dire  ciò che pensano, ciò che vogliono, ciò che auspicano, scelgono di dire ciò che i consulenti hanno spiegato loro la notte prima “ecco che cosa la gente si vuol sentir dire”.
E’ il trasferimento in campo politico dell’idea berlusconiana (e anche piddina) del mondo e dell’esistenza, basata sul concetto di visibilità, sulla sostituzione dell’apparenza alla sostanza, sul pedinamento acritico della massa, sull’eccitazione dello stomaco; in sintesi: su una grande illusione collettiva che nulla ha a che fare con i problemi reali e la loro possibile soluzione.
In un mondo del genere, tutto è possibile.
Perché si vive in un territorio della Surrealtà, dove i codici non hanno riferimento reale.
Ragion per cui è considerato “normale” che Silvio Berlusconi dichiari “Marcello Dell’Utri è una persona onesta, per bene, ottimo amministratore, persona di grande intelligenza e cultura, ma io non lo candido” e nessun giornalista osa porgli la domanda “normale” che viene spontanea a chiunque: se è così meraviglioso perché sottrarre al proprio partito –e alla collettività- la possibilità di poter usufruire di tale campione civile?
E’ considerato “normale” che il deputato Cosentino alla due di notte irrompa a Palazzo Grazioli (accompagnato da testimoni in modo tale che la vicenda risulti pubblica) e dichiari “se non mi candidate capolista io vi rovino a tutti”.
Così come è considerato “normale” che il nostro bravo Scilipoti non abbia trovato un partito che lo candidi, poi viene adottato dal PDL, presentato, cancellato dopo due ore, riaccolto e spostato in Abruzzo, lì viene contestato, e dopo qualche ora trasferito altrove,mi pare in Calabria, perché è riuscito a rientrare dalla finestra.
Per quanto riguarda il PD, i suoi sostenitori vanno in giro a sostenere che D’Alema si è ritirato dalla vita pubblica parlamentare, ma allo stesso tempo tranquillizzano i propri elettori promettendo che gli è stato già garantito il posto di ministro degli esteri. Contemporaneamente il partito decide che essendo la propria presidente (Rosy Bindi) impopolare, allora è meglio che non si faccia vedere da nessuna parte, tantomeno in televisione.
I due partiti che reggono la vita politica di questa nazione sono: A) con un presidente che presiede il nulla e sta dovunque a dire tutto e il contrario di tutto senza dire nulla; B) con una presidente che presiede un partito che le ha spiegato (e lei lo ha accettato) che è meglio non si faccia né vedere né sentire né ascoltare. E’ diventata invisibile.
Nel frattempo, il popolo si lascia andare al tifo fazioso e all’odio.
E veniamo all’immagine in bacheca che ha stimolato e prodotto questo post.
Ho visto l’immagine che vedete e la mia reazione istintiva è stata “che bello sarebbe sapere che anche da noi è possibile”. Una grande invidia. E’ come far vedere a un carcerato l’immagine di un bambino che corre su un prato appresso a un aquilone. L’ho incorporata come una bella utopia, un viàtico, una speranza, un sogno di là da venire. L’ho postata e condivisa sulla mia bacheca di facebook dove ho diversi amici di provenienza diversa. Le reazioni sono state davvero sconcertanti. Hanno prodotto diverse lettere di persone che si sono sentite in diritto di comunicarmi la loro delusione per aver scoperto che ero diventato una specie di impiegato venduto a Goldman Sachs, pagato fior di soldoni da Oscar Giannino, visto che era ormai chiara la mia posizione di servo delle destre planetarie. Alcune persone che conosco mi hanno anche telefonato per sincerarsi del mio stato di salute mentale.
Da cui l’idea di questo breve post come riflessione sul nostro paese anormale.
Quel manifesto lo trovo bellissimo, efficace e pregno di una solida utopia positiva.
Il fatto che sia diventato l’emblema del movimento di Oscar Giannino, a me personalmente mi lascia indifferente se non per il fatto che lo accolgo come una bella notizia, perché abbiamo bisogno di belle immagini, di buoni input, di sognare, vagheggiare, VEDERE un po’ di normalità. Ci fa bene alla salute. Meno male che a destra c’è gente così e non soltanto Ignazio La Russa; il paese ci guadagna.
Qualunque cosa bella ci venga mostrata, va apprezzata, condivisa e sottoscritta.
E’ ciò di cui abbiamo bisogno per ritornare a essere “normali” e civili.
Se domani mattina Berlusconi dicesse in pubblico “ho buttato fuori dal partito Cosentino, Papa e Scilipoti perché non li stimo e li ritengo incandidabili” io applaudirei. Ma lui non lo farà.
Cambiare è doveroso per tutti noi.
L’obiettivo consiste nel ritornare a essere normali.
E si comincia dal comportamento individuale esistenziale.
Ho voglia di belle immagini, di input creativi, di sognare un’Italia migliore e normale.
E se per caso a migliorare l’Italia ci riesce qualcuno che non la pensa come me, a me va benissimo: ben arrivato, chiunque lei/lui/loro siano.
Delegittimare chi non la pensa come noi vuol dire partecipare a un atteggiamento mentale da omertosi che vivono in una perenne anormalità.
Ben venga tutto ciò che ci allontana dalle mummie, dai loro pensieri funebri, dai loro inesistenti programmi di vita, e dalla loro consueta tiritera di morte basata sul banalissimo principio di seguitare a sostenere lo status quo, per garantire le rendite al privilegio e assicurarsi che il prossimo ministro dei trasporti (chiunque di loro vinca) andrà in ufficio –quando e se ci va- scortato come se fosse la regina Elisabetta quando dal castello di Windsor si trasferisce a Buckingham Palace.
Tutto qui.
Si comincia da qui la fondazione di una ritrovata normalità democratica.
L’unico capitano che rispetto è quello della mia squadra di calcio, dove il tifo è consentito.
Per ciò che riguarda la politica, l’unica cosa che mi interessa per davvero è l’idea, l’immagine, il Senso di un capovolgimento epocale e strutturale e l’abbattimento di questo piattume deprimente e di un immobilismo che ci impedisce di crescere nella normalità.
Il resto sono chiacchiere e distintivo.
O meglio: chiacchiere e tessera.


12 commenti:

  1. ho letto il discorso di Obama. Ho chiuso bene gli occhi ma quando li ho riaperti ero sempre in ITALIA - sarebbe bello come dici tu e come speri....IO SPERO TU SPERI LUI/LEI SPERA
    NOI SPERIAMO VOI SPERATE ESSI SPERANO...anche coniugato nel mio italiano particolare...con sbagli di ortografia e tutto...la speranza sempre ultimo a morire ma a questo punto - a che santo prego?

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    1. Ma sperare cosa ? La soluzione c' e' e si chiama emigrare e lasciare gli italiani bollire nel loro brodo. Sono 10 anni che ho lasciato l' Italia e tutte le volte che purtroppo ci devo tornare mi prende male non appena prenoto i biglietti, quando poi salgo sull' aereo e comincio a sentire i soliti turisti italiani idioti sparare minchiate al rientro dalle vacanze .......

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  2. Si, biogna sperare, sempre sperare, fortissimamente sperare!! E, contemporaneamente, affinchè le nostre speranze si avverino, gridare agli italiani: votate chi volete ma alla larga da questi tre: MONTI/BERSANI/BERLUSCONI (e ovviamente a tutto ciò che sta loro dietro!)

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  3. Ultimamente mi sono tenuta fuori da tutto questo cancan, non leggo neanche piu' le notizie, non vivendo in Italia (e avendo anche molte cose piu' importanti da fare!) lo trovo noioso (sorry!), e se sono di malumore mi disgusta e mi irrita.

    Pero' proprio oggi e' venuto un amico a trovarmi, fresco fresco dall'Italia, che ha fatto due considerazioni interessanti: 1) che il movimento di Ingroia portera' via molti voti ai 5S; 2) da dove vengono i soldi dietro questo movimento?

    Giusto per curiosita', qualcuno mi puo' illuminare?

    Grazie.
    Alessandra

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  4. Mi sembra che lei non ha ancora capito. In questo paese essere servo paga. E i servi non vogliono vedere, sentire, ammettere quello che può danneggiare il padrone. Vedere un potente stare in coda per prendere l'autobus come tutti gli altri e' un concetto che non rientra
    nella nostra normalità. Come potrebbe. Stare in fila non e' roba nostra. Vedere degli inglesi aspettare il pullman e' istruttivo.
    Ognuno vestito come gli pare, chi legge, chi si gratta i c... o si smoccola il naso, ma provi lei a passare davanti. Come un sol uomo si muoveranno a spaccarle la faccia. Senza dire che il conducente non partirà se lei non scende e non torna in coda. Ma poi lei che e' vissuto in Argentina queste cose le sa già. Paesi nemici che stranamente hanno molte cose in comune. Noi siamo un altro paese.
    Le tradizioni fanno grandi i popoli ma li fanno anche piccoli.
    Se vuole fare politica qui stare in coda non paga.
    Qualche mese fa ho scaricato il programma di Casa Pound, l'ho letto
    e mi son venuti in mente i programmi del PCI anni 60. L'ho buttato via
    non perché' questi sono fascisti ma perché' avevo buttato via anche quelli del PCI di quei anni. Non lo vada a dire in giro.

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  5. Lei dice senz'altro cose condivisibili. Però Oscar Giannino è squallido quanto La Russa. Fino a prima che fondasse il suo movimento non ho mai sentito Giannino parlare male di Berlusconi! Quasi tutti i giornalisti italiani sono pari pari come i politici che ci rappresentano. Spesso sono i loro servi sciocchi, anzi i loro lacchè a pagamento. Arriverà mai il tempo in cui vedremo un giornalista rintuzzare l'arroganza dei politici? Diranno mai, ad esempio, ad un tipo come Monti (ma sono i più): ma tu che pretendi sacrifici da chi già vive miseramente, sei sicuro di meritare tutti quei soldi che percepisci mensilmente?

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    1. Mi viene un dubbio: ma fino a prima che fondasse il suo movimento, hai mai ascoltato Giannino?

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  6. L'immagine in bacheca dimostra quanto i nostri politici siano lontani anni luce dai loro colleghi del nord europa. Non dimentichiamo che anche Gordon Brown utilizzava la metropolitana e che Olof Palme prendeva ogni giorno l'autobus per andare alla Presidenza del Consiglio (e che venne ammazzato per strada mentre usciva dal cinema con la moglie). Bisogna essere sognatori per pensare che un giorno anche i nostri politici si comporteranno come dei comuni cittadini. Per il momento ci meritiamo questi, anche perché siamo stati noi italiani ad eleggerli.

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  7. Mi scusi, gentile signor "Courtial Des Peires" Modigliani, ma cosa vorrebbe affermare lei con questo articolo? Di quale paese dei balocchi parla quando si riferisce che "all' estero non è come da noi?" Forse l'America di Donald Trump e le sue insinuazioni sul luogo di nascita di Obama?
    Ci vuole convincere che Si debba giudicare l'operato di un politico per come raggiunge il suo luogo di lavoro? se è così, le ricordo che Andreotti ci andava anche a piedi.
    Che cosa intende per "normalità"? Cosa per "cambiare"? Io credo che, chi la chiami al telefono (lei ci ha rassicurati che si tratta di persone che conosce) abbia ben donde nel chiedere ragguagli circa la sua sanità mentale. Questo suo articolo assomiglia più a un elaborato di auto-psicologia, che a un accorato appello al senso civile.E questa è la sostanziale differenza tra lei e il tanto amato e citato Pasolini.

    Firmato G come Gazzarra

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    1. Mi scusi signor G, ma il suo commento sembra quello di un psico labile: confuso, fumoso, senza capo né coda. Evidentemente lei appartiene a quelli italiani che vogliono mantenere a tutti i costi lo stutus quo. Beato Lei.

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    2. Allora Le rispondo, gentil signor Anonimo, come uno psicolabile farebbe. Io credo che, affermare che il nostro paese sia "anormale" per via dei comportamenti della campagna elettorale sia falso e pretestuoso.Si vuole sostenere che in altri paesi, definiti civili, e d'esempio per le altre democrazie del mondo, non accada questo ed altro? Allora mi domando. cos'è la normalità? Ma è una domanda da psicolabili forse.Mi domando ancora, se sia "normale" da parte di Giannini fare campagna elettorale mettendo nei suoi volantini, la figura di un placido uomo che attende il metrò. Mi domando (come uno psicolabile farebbe, è chiaro) se questo non sia il populismo duepuntozero, abile, bugiardo e affascinante. Quella che il signor Modigliani (che io chiamo affettuosamente "Courtial Des Peires") dichiara essere un immagine bella da DOVER condividere e accettare, per me è una menzogna, anormale e volgare. Perchè conosco (anche grazie all'impagabile lavoro del signor Modigliani) la politica di quel Paese, che a tutt'oggi insieme ad altri, continua a colonizzare e depredare. Perchè conosco l'economia di quel paese, che vuole essere abilmente e spudoratamente definito NORMALE. L'economia che attanaglia i poveri nei ghetti, e quando questi escono dai loro tuguri per gridare e scalciare la loro appartenenza al genere umano, essi vengono in ogni modo calpestati e definiti "feccia" dal loro stesso rappresentante: David Cameron. Ma forse mi sbaglio, essendo io uno psicolabile, chiaramente sottraggo il Senso delle cose alla realtà. Dunque, ecco che la situazione mi appare chiara (chiara, solo come a uno psicolabile potrebbe apparire). Ci stanno nutrendo di odio e di invidia, per chiunque...non ha reale importanza per chi. Questa è la mistificazione, normalissima di questi tempi, e a queste latitudini: perchè tanto sono tutti uguali qui, i politici. Io umilmente credo sia un problema di natura filosofica: finchè il liberismo esisterà, si verificheranno tali condizioni, tali contraddizioni. Il problema è là, e il resto è davvero tutto chiacchiere e tesserini.

      Firmato G come Giannini, Oscar Giannini

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