di Sergio Di Cori Modigliani
Lo scrivo davvero con accorato e autentico
dolore, dato che l’ultima volta in cui ho votato è stata 33 anni fa proprio per
lui, Marco Pannella, e per il Partito Radicale di Emma Bonino, Adele Faccio,
Adele Cambria, Maria Antonietta Macciocchi, Leonardo Sciascia, Domenico Modugno.
Altri tempi, un’altra Italia.
Ma pur sempre (da qui la tristezza odierna)
la stessa italietta di sempre, provinciale, arraffona, arruffona, dedita al
privilegio e al mantenimento della casta e dello status quo.
Mi riferisco qui alla ignobile pantomima
orchestrata dai radicali nel pretendere (che coraggio!) la comprensione dei
loro squallidi interessi di bottega nel giustificare la loro scelta di
sostenere elettoralmente Francesco Storace, un uomo che nel suo curriculum
vitae può vantare una precedente esperienza di presidente della Regione Lazio non proprio brillante.
Malati di “sindrome del potere”, i radicali
di oggi pagano il doloroso prezzo di una interpretazione della vita politica
obsoleta e perdente: quella legata ai padri padroni, quella narcisista che
ruota tutta intorno alla funzione sacrale del capo, nel cui nome viene
giustificata ogni nefandezza ai danni della collettività.
Da Francesco Ruteli a Daniele Capezzone,
negli anni, i radicali hanno sfornato leaderini di quart’ordine, facendosi
sempre scudo dietro la splendida performance democratica di Emma Bonino e
l’inossidabile tenuta da vecchio leone -sempre in grado di ruggire- del mitico
Marco Pannella. Nel loro nome hanno fatto ingoiare orrendi rospi a chi vedeva
in loro dei punti di riferimento, una opzione civica attendibile, una utopia
possibile.
Ma alla fine, ahimè, (e mi dispiace davvero
per tutti i grandiosi militanti in buona fede, come Rita Bernardini o
Alessandro Litta Modignani, tanto per citarne due a caso) i radicali hanno dimostrato di aver scelto di rinunciare
alla propria storica “diversità”: puntano soltanto al bieco calcolo di bottega
e a raggranellare qualche euro.
Persa la spinta ideale, abbandonato ogni
pudore innovativo, dimenticata ogni spinta ideale, il loro leader Marco
Pannella sceglie la strada del vecchio Berlusconi: meglio con i fasci e con i corrotti pur di rimediare qualcosa
piuttosto che non incassare niente.
Sarebbe stata splendida la zampata del leone se
avesse scelto di spiegare a tutti che i radicali si scioglievano consapevoli
della loro inesistenza, oppure, come ultima battaglia, avere il coraggio di
affrontare il proprio elettorato correndo il rischio di perdere e quindi essere
cancellati per sempre dal panorama parlamentare e regionale.
Compiendo la scelta di appoggiare un
individuo impresentabile sotto ogni punto di vista, il Partito Radicale ha
perso tutto ciò che poteva perdere. In una botta sola.
Ed è il primo dato definitivo di questa
immonda campagna elettorale e va dunque data, per onor di cronaca, come notizia
del giorno. E’ il primo risultato delle elezioni: è “ufficiale”.
“Il Partito
Radicale si suicida e scompare per sempre dalla vita politica italiana”.
Questa è la notizia.
Così penserebbero e scriverebbero Leonardo
Sciascia, la Macciocchi o chi per loro, se fossero ancora vivi.
Squallore totale.
Si rivolta nella tomba Pier Paolo Pasolini,
che nel 1974 li difese e li sostenne da solo contro tutti, quando i radicali
rappresentavano qualcosa di autenticamente alternativo, simili a ciò che oggi è
il movimento a cinque stelle di Beppe Grillo.
Qui di seguito c’è per intero l’intervento
che il grande intellettuale friulano aveva scritto per il Congresso Radicale
del 1975 e che avrebbe letto di persona.
Fu il suo ultimo scritto.
Quella stessa notte, infatti, fu assassinato.
Sgomenti e stravolti dal dolore, i radicali
lessero il suo scritto a 48 ore dalla sua morte, aprendo la loro riunione
nazionale, in un muto e commovente silenzio collettivo.
Nel dare oggi l’annuncio della morte
definitiva del Partito Radicale, mi piace ricordarlo con quello scritto di
Pasolini quando i radicali erano qualcosa.
Ma soprattutto erano qualcuno.
Grazie a Marco Pannella, colpito dal cancro
della “sindrome del potere”, hanno scelto di essere nessuno.
Né più né meno dei loro squallidi compagni di
cordata, di merende, di prebende.
Ecco il testo integrale, datato 1975, a firma Pier Paolo Pasolini.
Cari
amici radicali, pazienti con tutti come santi, e quindi anche con me:
l'alterità non è solo nella coscienza di classe e nella lotta rivoluzionaria
marxista. L'alterità esiste anche di per sé nell'entropia capitalistica. Quivi
essa gode (o per meglio dire, patisce, e spesso orribilmente patisce) la sua
concretezza, la sua fattualità. Ciò che è, e l'altro che è in esso, sono due
dati culturali. Tra tali due dati esiste un rapporto di prevaricazione, spesso,
appunto, orribile. Trasformare il loro rapporto in un rapporto dialettico è
appunto la funzione, fino a oggi, del marxismo: rapporto dialettico tra la
cultura della classe dominante e la cultura della classe dominata. Tale
rapporto dialettico non sarebbe dunque più possibile là dove la cultura della
classe dominata fosse scomparsa, eliminata, abrogata, come dite voi. Dunque,
bisogna lottare per la conservazione di tutte le forme, alterne e subalterne,
di cultura. E' ciò che avete fatto voi in tutti questi anni, specialmente negli
ultimi. E siete riusciti a trovare forme alterne e subalterne di cultura
dappertutto: al centro della città, e negli angoli più lontani, più morti, più
infrequentabili. Non avete avuto alcun rispetto umano, nessuna falsa dignità, e
non siete soggiaciuti ad alcun ricatto. Non avete avuto paura né di meretrici né di pubblicani, e
neanche - ed è tutto dire - di fascisti.
I diritti
civili sono in sostanza i diritti degli altri. Ora, dire
alterità è enunciare un concetto quasi illimitato. Nella vostra mitezza e nella
vostra intransigenza, voi non avete fatto distinzioni. Vi siete compromessi
fino in fondo per ogni alterità possibile. Ma una osservazione va fatta. C'è
un'alterità che riguarda la maggioranza e un'alterità che riguarda le minoranze.
Il problema che riguarda la distruzione della cultura della classe dominata,
come eliminazione di una alterità dialettica e dunque minacciosa, è un problema
che riguarda la maggioranza. Il problema del divorzio è un problema che
riguarda la maggioranza. Il problema dell'aborto è un problema che riguarda la
maggioranza. Infatti gli operai e i contadini, i mariti e le mogli, i padri e
le madri costituiscono la maggioranza. A proposito della difesa generica
dell'alterità, a proposito del divorzio, a proposito dell'aborto, avete
ottenuto dei grandi successi. Ciò - e voi lo sapete benissimo - costituisce un
grande pericolo (...)
Cosa voglio dire con questo?
Attraverso l'adozione marxistizzata dei diritti civili da parte degli
estremisti i diritti civili sono entrati a far parte non solo della coscienza,
ma anche della dinamica di tutta la classe dirigente italiana di fede
progressista. Non parlo dei vostri simpatizzanti... Non parlo di coloro che
avete raggiunto nei luoghi più lontani e diversi: fatto di cui siete
giustamente orgogliosi. Parlo degli intellettuali socialisti, degli
intellettuali comunisti, degli intellettuali cattolici di sinistra, degli
intellettuali generici (...)
Io vi prospetto - in un momento
di giusta euforia delle sinistre - quello che per me è il maggiore e peggiore
pericolo che attende specialmente noi intellettuali nel prossimo futuro. Una
nuova trahison des clercs : una nuova accettazione; una nuova adesione; un nuovo
cedimento al fatto compiuto; un nuovo regime sia pure ancora soltanto come
nuova cultura e nuova qualità di vita (...)
Il consumismo può rendere
immodificabili i nuovi rapporti sociali espressi dal nuovo modo di produzione
creando come contesto alla propria ideologia edonistica un contesto di falsa
tolleranza e di falso laicismo: di falsa realizzazione, cioè, dei diritti
civili. Ora, la massa degli intellettuali che ha mutuato da voi, attraverso una
marxizzazione pragmatica di estremisti, la lotta per i diritti civili
rendendola così nel proprio codice progressista, o conformismo di sinistra,
altro non fa che il gioco del potere (...)
Ed essi hanno già dato a tale invisibile potere una invisibile
adesione intascando una invisibile tessera. Contro tutto questo voi non dovete
far altro (io credo) che continuare semplicemente a essere
voi stessi: il che significa essere continuamente
irriconoscibili.
Dimenticare
subito i grandi successi: e continuare imperterriti, ostinati, eternamente
contrari, a pretendere, a volere, a identificarvi col diverso; a scandalizzare;
a bestemmiare.
Purtroppo il grande Padre mangerà i suoi figli
RispondiEliminapremesso che non so quanto storace sia peggio dei piddini...
RispondiEliminama guardiamo ai contenuti di ciò che sono diventati i radicali e ex radicali: filoamericani, filosionisti, filoimperialisti, liberisti, anarcocapitalisti...
mi sa che anche in questo pasolini non aveva capito na mazza.
il martello.
Dissento: aveva capito, eccome...
EliminaNell'invitare allora i radicali a "dimenticare subito i successi e continuare imperterriti, ostinati...", li metteva in guardia da se stessi.
Cioè dalla vanità che, come un cancro, una volta ottenuto il "successo", cioè la visibilità e la riconoscibilità nel panorama politico e sociale, finisce per divorare ogni migliore intenzione, ogni presupposto rivoluzionario, ogni spinta riformatrice da cui ha inizio un progetto politico.
Ex radicali, dici bene. Filo ogni cosa, quindi non più che un paio di nomi che ancora ricordiamo per battaglie gloriose e dimenticate al punto da essere oggi tornati a ridiscutere di aborti e a una massiccia costante presenza della doppia morale cattolica cui pare si sentano chiamati tutti i politici.
Che arrivino oggi a sostenere Storace, Dio Patria e Famiglia, non mi stupisce, mi addolora.
Perché non sostenere loro Grillo, con il cui Movimento potevano rilanciare temi importanti di cui non si parla nemmeno più?
Non cambiano ciò che sono stati, solo si piegano, come tutti, a una logica di mezze verità pur di campare, negandole così tutte.
Non parla più nessuno, in questo paese, di diritti civili.
Infatti, li stiamo perdendo tutti, uno alla volta, in un silenzio ottuso che ci sta inglobando in una nera coltre nera peggio del peggior fascismo.
Pirandello diceva: galantuomo o eroe, eroe unatantum, galantuomo tutti i giorni.ad maiora semper
RispondiEliminaNon mi ha sorpreso quest'alleanza. Del resto la storia politica di Pannella parla da se.
RispondiEliminanon ho mai creduto che lì stesse il progresso, la civiltà... non sono stupita di quanto accade oggi. la cultura radicale libertaria ha contribuito alla cinica realtà odierna. m.g.m.
RispondiEliminahttp://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=173970
RispondiEliminaPer quanto possa servire
Scusa eh, ma la frase di Pasolini che tu stesso riporti ("Non avete avuto alcun rispetto umano, nessuna falsa dignità, e non siete soggiaciuti ad alcun ricatto. Non avete avuto paura né di meretrici né di pubblicani, e neanche - ed è tutto dire - di fascisti.") non rispecchia proprio quanto accaduto? E cioè che Zingaretti ha fatto un ricatto al quale i radicali non sono soggiaciuti, e loro hanno provato ad andare con le mignotte ed i fascisti. Se avessero accettato il diktat di Zingaretti sarebbero andati invece coi maneggioni e coi travoni (di M'arrazzo).
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