mercoledì 24 dicembre 2014

Abbandonate le trincee. Il grande paradosso del vero combattente post-moderno.



di Sergio Di Cori Modigliani

C'è una gran voglia di guerra in giro per il mondo, vedi Ucraina, Siria, Iraq, Afghanistan, Lybia, Nigeria, Somalia , ecc.

Ma c'è anche una grandiosa voglia di pace, questo è il bello.

Mentre il 2015, che si affaccia all'orizzonte, ci induce ad atroci pensieri nel comprendere che la neo-aristocrazia all'attacco è diventata consapevole delle enormi difficoltà sociali che sta incontrando nella sua guerra contro i poveri -e quindi spinge dovunque e comunque per fomentare odio e guerre facendo sbranare i dannati della Terra tra di loro, lucrandoci abbondantemente sopra- allo stesso tempo c'è da essere contenti all'idea che comincia a diffondersi sempre di più e sempre più marcatamente, un sincero, autentico e collettivo senso di pacifismo.
Quantomeno in occidente.
E' uno dei tanti risvolti dei dati macro-economici diffusi in questi giorni.
La Gran Bretagna segna il più grosso avanzamento economico nell'Unione Europea e gli Usa confermano di aver risolto la loro crisi economica segnando la progressione più forte degli ultimi cinque anni e -in termini assoluti- la produzione di ricchezza industriale più forte mai registrata negli ultimi 156 anni. Quando la borghesia ben pasciuta celebra i fasti dei suoi profitti, tende a ricordarsi della democrazia; non hanno bisogno di chiamare le bande fasciste a fare il lavoro sporco, non hanno bisogno di inventare e costruire nemici esterni contro i quali andare a dar bastonate per rinfocolare lo spirito patriottico.
La guerra è sempre un ottimo business.
Ma se la realtà dei fatti dimostra invece che la pace lo è di più, diventa davvero molto più facile affermare gli autentici valori del pacifismo internazionale.
Questa è la grande sfida che ci attende: riuscire ad affrontare e risolvere i conflitti senza far più la guerra.
La globalizzazione diventa allora elemento propulsivo per aumentare il benessere collettivo di tutto il pianeta, solo e soltanto se si postula, come principio base, la basica condizione di dichiarare l'abolizione del concetto di guerra tra i popoli, tra le nazioni, tra gli stati.

In questi giorni è uscito -rispetto a questi fatti- uno splendido libro "La tregua di Natale" (editore Lindau, Torino, 1914. 14 euro), un libro curato e ben orchestrato da Alberto Del Buono, che raccoglie le lettere dal fronte della micidiale prima guerra mondiale, la notte di natale di cento anni fa, con la fortissima sottolineatura e documentazione biografica dell'evento più bello e spettacolare mai accaduto nella storia della civiltà europea.

E' avvenuto sul fronte nord-occidentale.
Da una parte francesi, belgi e inglesi, dall'altra i tedeschi.
Senza alcun preavviso, senza alcuna strategia, dopo dieci giorni di pioggia battente, mentre i generali e gli alti ufficiali dei rispettivi comandi se ne stavano al calduccio a Parigi, Berlino, Bruxelles, con le loro famiglie, la notte del 24 dicembre 1914, alle 19.30 alcuni soldati francesi esausti dallo stress, la fame, la nostalgia, la paura, il freddo, uscirono (senza le armi) dalle trincea nella quale erano rintanati come topi in mezzo al fango e al gelo e attraversarono i 94 metri che li separavano dalle trincee nemiche, la stessa lunghezza di un campo da calcio. Invece di essere sparati, vennero accolti a braccia aperte. E, come risposta, i soldati tedeschi uscirono dalla loro trincea e andarono dalla parte opposta. Dopo un'ora erano già tutti mescolati. Si riconobbero i cacciatori, dell'una e dell'altra parte, e insieme si gettarono nei boschi per andare a uccidere dei cinghiali selvaggi invece che degli esseri umani. Ritornarono dopo qualche ora con la preda e a mezzanotte imbandirono insieme una comune cena di natale dividendosi il tabacco, il cognac e la birra che erano andati a prendere nei magazzini degli ufficiali. Il mattino dopo cominciò a nevicare e la temperatura si abbassò. Decisero di sfidarsi in una partita di calcio che organizzarono al pomeriggio sul prato che separava le due trincee. Vinsero i tedeschi per 3-2. Due settimane fa, il presidente dell'Uefa, Michel Platini, si è recato nel luogo esatto dove si sono verificati i fatti per ricordare l'evento e ha dichiarato che "si è trattata della più bella partita di calcio mai giocata in Europa la cui memoria deve essere ricordata e tramandata ai nostri figli".
Concordo.
Quando i generali, a Londra, Parigi e Berlino seppero dell'accaduto, inviarono subito dei messaggeri minacciando i loro soldati di immediata fucilazione per diserzione e insurrezione. Ma i soldati proseguirono fino al 27 a festeggiare insieme.
Poi, arrivarono i superiori che li obbligarono a rientrare nei ranghi, uccidendone qualcuno e spaventando a morte gli altri, applicando il principio folle "o vai a uccidere uno sconosciuto che magari ti sta anche simpatico, oppure io uccido te".

In Gran Bretagna, in questi giorni, sia alla televisione che alla radio e sui giornali, si sta sottolineando con enorme enfasi questo episodio.
In una delle lettere contenute nel libro, il caporale Leon Harris, del 13esimo battaglione della guardia scelta del  London Regiment, scrivendo ai genitori che si trovavano a Exeter (e trovate il tutto, nel caso vi interessi, sul sito inglese www.christmastruce.co.uk) così scriveva  "Carissima mammina,  stato il Natale più meraviglioso che io abbia mai passato. Eravamo in trincea la vigilia di Natale e verso le otto e mezzo di sera il fuoco era quasi cessato. Poi i tedeschi hanno cominciato a urlarci gli auguri di Buon Natale e a mettere sui parapetti delle trincee un sacco di alberi di Natale con centinaia di candele. Alcuni dei nostri si sono incontrati con loro a metà strada e gli ufficiali hanno concordato una tregua fino alla mezzanotte di Natale. Invece poi la tregua è andata avanti fino alla mezzanotte del 26, siamo tutti usciti dai ricoveri, ci siamo incontrati con i tedeschi nella terra di nessuno e ci siamo scambiati souvenir, bottoni, tabacco e sigarette. Parecchi di loro parlavano inglese. Grandi falò sono rimasti accesi tutta la notte e abbiamo cantato le carole. È stato un momento meraviglioso e il tempo era splendido, sia la vigilia che il giorno di Natale, freddo e con le notti brillanti per la luna e le stelle".

Per cento anni, in Europa questo episodio è stato minimizzato, sottaciuto, addirittura negato e censurato durante tutto il periodo della guerra fredda. Soltanto intorno al 1995 è stato possibile ricominciare a parlarne.
Basterebbe questo dato per comprendere quanto e come, paradossalmente, sarebbe facile.
Un gruppo di soldati che si riconoscono come persone, decidono di non uccidersi e di festeggiare insieme la ricorrenza della nascita di Colui che tutti loro accettano come il Redentore nel nome dell'amore, e per aver fatto ciò alcuni vengono fucilati.
Ma il loro comportamento è arrivato, come eredità fino a noi, ignari pronipoti.
Cento anni dopo.
A rilento, a fatica, ma il messaggio e il segnale sono arrivati.

Auguro a tutti un Natale pieno di autentica pace interiore, con la speranza di poter dire il 24 dicembre 2015 
"E' stato un anno splendido per l'Italia, possiamo davvero dire: meglio tardi che mai".


P.S. L'immagine che vedete in bacheca è la fotografia dei soldati nemici, tutti insieme, che venne pubblicata a Londra sul Daily Mirror il 29 dicembre 1914 provocando scandalo.

7 commenti:

  1. Questo episodio dimostra che la barriera a qualsiasi forma di sopraffazione e di imposizione,è conservare e alimentare la nostra "umanità".Solo così possiamo renderci conto che chiunque ci troviamo di fronte certamente avrà sogni da realizzare aspettative di pace,di felicità e per tutto questo meririta attenzione e rispetto.

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  2. Lillo, cittadino dell'Universo.24 dicembre 2014 alle ore 10:51

    A TUTTI gli UMANI di Buona Volontà AUGURO SERENE e MEDITOSE FESTIVITA'. Lillo, cittadino dell'Universo.

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  3. Alessandro Manzoni: "La ragione e il torto non si dividon mai con un taglio
    …………………………così netto, che ogni parte abbia soltanto dell'una o
    …………………………dell'altro"……………………………………………………..


    Cittadino Di Cori Modigliani,

    la citazione del Manzoni penso possa estendersi al Bene e al Male.

    Con la precisazione, tuttavia, che - fermo restando che l' Umanità intera è presa dal Male - Essa è divisa in tre parti: a destra una minoranza malata-malata, a sinistra una minoranza sana-sana, ed in mezzo una vastissima maggioranza mediamente malata che - appunto perché occupante l'area di mezzo - fa voto d'ignavia.

    Non indefinitamente, però. Perché quando le due minoranze - quella votata al Male e quell'altra votata al Bene - INEVITABILMENTE si scontrano in battaglia, la massa degli ignavi si divide al seguito dei due Contendenti.

    Ma sempre ignavi rimangono! Al punto che - nella "tregua di Natale" - escono dalle loro rispettive trincee per festeggiare, non il Natale, ma la loro IGNAVIA comune!

    Buon Natale a Lei, Cittadino Di Cori Modigliani. E Buon Natale anche a tutti i mediamente malati del mondo, a cui io stesso purtroppo appartengo.

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  4. "È ben difficile credere che vi sia qualche cosa di pubblico in quel governo in cui tutto è nelle mani di uno solo o di una qualche aristocrazia, perché avere un padrone o parecchi significa essere colpiti varie volte da una tale disgrazia".

    Da dove prenderebbe i tanti occhi con i quali vi spia se non glieli forniste voi?

    Come farebbe ad avere tante mani per colpirvi se non le prendesse da voi?

    Ha forse un potere su di voi che non sia il vostro?

    Che male potrebbe farvi se voi non faceste da palo al ladrone che vi saccheggia?

    Voi siete in realtà i traditori di voi stessi........

    Ma sapete perché?.... Perché lui e i suoi compagni di scelleratezze vi danno il potere di esercitare gli stessi arbitri e sopraffazioni su quelli che sono più deboli di voi. Così voi vi compiacete della vostra servitù perché tanti altri sono in servitù vostra. Il livello del vostro potere è diverso ma pur sempre di potere si tratta, sicché quella in cui vivete............ è una servitù che volontariamente accettate e vi assumete".
    Étienne de La Boétie

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  5. Nella vita militare si chiama la catena del comando. Per questo gli stati maggiori
    correvano a bloccare la fratellanza inaudita che era nata in quella notte di Natale.
    Nel nostro Job's Act non e' la mobilita' il centro del discorso, di mobilita' in Italia
    a parte i settori garantiti ce ne fin che si vuole. E' il ripristino del comando tramite
    il ricatto del posto di lavoro. Tre anni passati a fare da servi nella speranza di un posto
    fisso piu' la facilita' di licenziamento. Ed e' per questo che non vogliono
    "un modello generale di sussidio di disoccupazione"
    anzi lo fanno passare da sinistra come elemosina neo liberale esattamente come facevano
    gli industriali americani nel 29 rispondendo alle richieste operaie di lavoro o sussidi.
    Sussidi no perché ledevano la dignita' degli operai, lavoro si, a condizioni di paga e di
    orari naturalmente loro. Ma poi avete mai visto un industriale indignato per un sussidio statale a la sua impresa?
    Ripristinare comando questo e' il loro problema, problema che cozza davanti alle loro
    clientele. Allargarlo al Pubblico Impiego? E allora in quale punto si rischia la rottura della catena?
    Vi faranno parlare di massoneria mondiale, di keynesianesimo, neoliberismo, di
    vecchie e nuove costituzioni. La nostra ha 70 anni, come tutti sanno di
    assoluta progressività e modernità mai realizzata e diventata ormai un oggetto messianico
    che mai arriverà per un semplice motivo che chi la ha ideata si e' scordato di modificare
    lo stato che avrebbe dovuto interpretarla e realizzarla, si e' tenuto il vecchio stato.

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  6. "non hanno bisogno di chiamare le bande fasciste a fare il lavoro sporco, non hanno bisogno di inventare e costruire nemici esterni contro i quali andare a dar bastonate per rinfocolare lo spirito patriottico." (cit.)

    <> (cit.)

    A leggere il bellissimo resoconto di quanto avvenuto in quella notte davvero santa, c'è da restare annichiliti dallo sgomento e dallo scoramento nel constatare come sia bastato un manipolo di "superiori" inferociti che hanno scaricato -- immagino -- le loro pistole su qualche subordinato irrispettoso degli ordini, a soffocare in un baleno quell'anelito di Pace, di Giustizia vera e di Libertà da un'oppressione folle e follemente omicida, in interi battaglioni di uomini, di sicuro in soprannumero rispetto alle belve "graduate" che li punivano proprio per quei sentimenti di riconquistata umanità a cui si erano "lasciati andare" così indisciplinatamente.

    Ma forse il mio è un giudizio troppo superficiale e affrettato. Forse quegli uomini hanno deciso di tornare a spararsi fra di loro, donandosi reciprocamente la promessa di un ulteriore e stavolta definitivo scambio di abbracci in Cielo, piuttosto che concordare un ammutinamento trans-nazionale ed esaurire le munizioni rimaste a disposizione in trincea per mietere quante più vite possibili di loro compatrioti spediti a far fuori il manipolo di vigliacchi ribelli, indegni della loro Patria e infangatori dell'Onore delle famiglie rimaste a casa ad attenderne -- ormai inutilmente -- il ritorno vittorioso. Quando si dice che ne uccide più la lingua-- e la propaganda -- che la spada...

    Auguri di Buon Natale post natalizio, ma proprio per questo ancora più decisamente proteso verso un'Eternità gioiosa in modo definitivo e inalterabile.
    Con profonda stima, marilù l.


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  7. 'Poi, arrivarono i superiori che li obbligarono a rientrare nei ranghi, uccidendone qualcuno e spaventando a morte gli altri, applicando il principio folle "o vai a uccidere uno sconosciuto che magari ti sta anche simpatico, oppure io uccido te".'

    Non capisco perché, ma la seconda citazione del testo del post che avevo inserito nel mio precedente commento, è scomparsa al momento della pubblicaizone dello stesso.
    Rimedio con questo commento ulteriore, nella speranza che anche stavolta non venga, per incomprensibili motivi, inghiottito di nuovo nel nulla.
    Grazie.

    marilù l.

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