di Sergio Di Cori Modigliani
Di economia e di geo-politica: per
cercare.di comprendere ciò che ci accadrà domani.
C’è una donna, dall’altra parte
dell’oceano, una normale professionista, nient’affatto nota né tantomeno
famosa, che sta facendo vedere i sorci verdi a Mario Draghi, Angela Merkel e al
nostro baldo Nipotino. La vedono come il fumo negli occhi.
L’immagine che vedete in bacheca è la
fotografia di una signora della buona borghesia intellettuale americana, molto
nota, stimata e rispettata dagli addetti ai lavori e totalmente sconosciuta
alla massa degli occidentali.
Quantomeno fino a quattro giorni fa.
Da oggi è diventata –grazie alla totale
stupidità reazionaria dei conservatori repubblicani- la bandiera d’avanguardia
dei democratici, un punto di riferimento per gli economisti che sostengono
“occupywallstreet” e, ciò che più conta dal punto di vista mediatico, l’alfiere
di punta della battaglia di tutte le femministe d’America. Che in Usa, davvero
contano.
Chi è questa signora? Che cosa fa? Che
cosa è accaduto?
Ecco la storia.
La Yellen non è nata ieri, ma solo in senso anagrafico, dato che è del 13 Agosto 1946. Michelle Obama le ha inviato un telegramma di auguri per il suo compleanno "a nome di tutte le donne d'America e del mondo, fiere e orgogliose nel vedere l'affermazione di un modello femminile che potrebbe rivoluzionare l'esistenza di tutti noi". Una frase, un augurio di questo genere, fino a poco tempo fa, sarebbe stata rubricata nel privato della First Lady e lì sarebbe rimasta, considerata un atto formale di educazione nei confronti della donna che attualmente ricopre la carica di vice-presidente della Federal Reserve System of U.S.A.
E invece è diventata un atto politico che annuncia come in America stanno combattendo l'attuale guerra socio-economica planetaria. Tant'è vero che l'economista Paul Krugman, immediatamente, ha reso pubblico il telegramma, aggiungendo la propria firma e sostenendo fortemente la Yellen.
E invece è diventata un atto politico che annuncia come in America stanno combattendo l'attuale guerra socio-economica planetaria. Tant'è vero che l'economista Paul Krugman, immediatamente, ha reso pubblico il telegramma, aggiungendo la propria firma e sostenendo fortemente la Yellen.
Tutto è nato nel 2010, quando Obama ha scelto Bernanke come governatore della Banca centrale americana, l'uomo che decide se investire danaro pubblico, come investirlo, quanto investirlo, se i tassi di sconto verranno alzati o abbassati e se verrà immessa o meno liquidità sul mercato. Janet Yellen venne nominata sua vice. E' un'economista di primissimo piano, collega di Cristina Rohmer, professoressa "emerita" di Economia Politica e Pianificazione dei Macro Sistemi all'Università di Berkeley, in California, autrice di numerosi importanti fondamentali testi, di cui due che l'hanno resa celebre, uno "Macroeconomics Lessons" del 2001 e l'altro "Monetary Policy: Goals and Strategy" del 1996. Nel 2012 è stata eletta segretaria della American Economic Association, il più importante e selezionato club di economisti e studiosi di finanza e ha prestato servizio pubblico come consulente personale di Bill Clinton dal 1996 al 1998, quando se ne andò via, dimettendosi, dopo aver sbattuto la porta, dicendo al presidente una frase rimasta epicamente proverbiale nell'ambiente "Per un paio di bocchini hai condannato il futuro della prossima generazione". La Yellen, infatti, accusò Bill Clinton di aver ceduto ai colossi della finanza speculativa che gli proposero di "perdonargli" la scappatella con la Levinsky (attraverso la quale presumibilmente lo avevano incastrato) a condizione che abolisse il Seagall Act voluto da Roosevelt e Keynes nel 1933 e varasse un nuovo decreto presidenziale che consentiva al sistema bancario americano di gettarsi a capofitto nella grande stagione della speculazione sui derivati, lanciando l'economia virtuale, con la tragedia che -come abbiamo visto- tutto ciò ha comportato.
Lasciata la Casa Bianca, se ne ritornò a insegnare a Berkeley. Nella stanza accanto alla sua, nello stesso college (il prestigioso "International Business and Economic Investment" aperto a chi deve fare il dottorato di ricerca dopo la laurea in Economia) insegnava suo marito George Akerlof, da tutti considerato il più "curioso e selvaggio economista americano", noto per aver istituito una nuova branca dell'economia, di stretta derivazione post-keynesiana, la "behavioural economy" l'economia comportamentale, una specifica interpretazione dell'economia che non ruota intorno agli algoritmi, non prende in considerazione grafici, spread, finanza, cicli teorici, ma è basata sulle esistenze delle persone alla ricerca del benessere collettivo. Nel 2001, Akerlof vince il Premio Nobel per l'economia grazie alla pubblicazione della sua "Teoria dei limoni", un testo divertentissimo (nonchè fondamentale e, credo, non ancora tradotto in italiano) nel quale spiega che l'intera interpretazione dell'economia di scambio, basata sulla legge della domanda e dell'offerta, non ha più alcun Senso effettivo nella società post-moderna perchè in un sistema politicamente gestito a livello mediatico, come quello che abbiamo costruito in occidente, ciò che conta non è più il valore in sè della merce che si va a vendere sul mercato, bensì la quantità di informazione relativa a quel prodotto di cui sono in possesso il venditore e l'acquirente, attribuendo quindi al concetto di "informazione specifica e selettiva" un ruolo centrale nella economia e nella pianificazione economica, sia degli stati che del mercato. Il suo testo è considerato, oggi, la base intellettuale della nascita del movimento di protesta di "occupywallstreet". Akerlof e la Yellen possono essere tranquillamente considerati i veri e autentici spin doctors dei movimenti antagonisti alla finanza speculativa: una coppia di ferro di eccellenti economisti keynesiani.
Lasciata la Casa Bianca, se ne ritornò a insegnare a Berkeley. Nella stanza accanto alla sua, nello stesso college (il prestigioso "International Business and Economic Investment" aperto a chi deve fare il dottorato di ricerca dopo la laurea in Economia) insegnava suo marito George Akerlof, da tutti considerato il più "curioso e selvaggio economista americano", noto per aver istituito una nuova branca dell'economia, di stretta derivazione post-keynesiana, la "behavioural economy" l'economia comportamentale, una specifica interpretazione dell'economia che non ruota intorno agli algoritmi, non prende in considerazione grafici, spread, finanza, cicli teorici, ma è basata sulle esistenze delle persone alla ricerca del benessere collettivo. Nel 2001, Akerlof vince il Premio Nobel per l'economia grazie alla pubblicazione della sua "Teoria dei limoni", un testo divertentissimo (nonchè fondamentale e, credo, non ancora tradotto in italiano) nel quale spiega che l'intera interpretazione dell'economia di scambio, basata sulla legge della domanda e dell'offerta, non ha più alcun Senso effettivo nella società post-moderna perchè in un sistema politicamente gestito a livello mediatico, come quello che abbiamo costruito in occidente, ciò che conta non è più il valore in sè della merce che si va a vendere sul mercato, bensì la quantità di informazione relativa a quel prodotto di cui sono in possesso il venditore e l'acquirente, attribuendo quindi al concetto di "informazione specifica e selettiva" un ruolo centrale nella economia e nella pianificazione economica, sia degli stati che del mercato. Il suo testo è considerato, oggi, la base intellettuale della nascita del movimento di protesta di "occupywallstreet". Akerlof e la Yellen possono essere tranquillamente considerati i veri e autentici spin doctors dei movimenti antagonisti alla finanza speculativa: una coppia di ferro di eccellenti economisti keynesiani.
Due mesi fa, il presidente Obama aveva annunciato che di lì a breve avrebbe stupito l'America con una superba proposta nell'indicare il nome del successore di Bernanke alla carica di governatore della Banca d'America, in scadenza alla fine di agosto. Negli ultimi quaranta giorni, sulla stampa economica statunitense, erano comparsi articoli caldeggiando diverse personalità senza alcun commento da parte della Casa Bianca. Finchè venti giorni fa non è arrivata la proposta di Obama: la professoressa Janet Yellen.
Apriti cielo.
Questa signora, infatti, è la più accreditata sostenitrice del varo di un nuovo New Deal, firmataria di un progetto di ben 800 pagine che va esattamente dalla parte opposta a quella praticata da Draghi e dalla Merkel in Europa e che si avvicina, invece, a quella dei giapponesi. Si parla di un investimento da parte degli Usa -a livello statale- di circa 5.000 miliardi di dollari (tre volte il nostro pil, tanto per intenderci) "a debito" lanciando il più vasto programma di applicazione di totale rinnovamento del sistema di infrastrutture federale degli Usa, al fine di creare circa 2 milioni di nuovi posti di lavoro nell'arco di diciotto mesi, rilanciando il settore dell'innovazione tecnologica, dell'istruzione pubblica e ritornando ad attribuire un alto valore aggiunto al lavoro intellettuale, al fine di diffondere un benessere evolutivo anche e soprattutto dal punto di vista socio-psicologico, come prevenzione di potenziali e possibili scenari di scontro sociale, conseguenza della avidità bulimica delle elite oligarchiche al potere.
La reazione iniziale, scontata e prevedibile, da parte del nocciolo duro della finanza americana, è stata quella di un borbottìo di protesta presentato in salse diverse, con la consueta tiritera del debito pubblico come tragedia da evitare per impedire che lo Stato stampi moneta. Ed è iniziato un confronto tra diversi interlocutori che è rimasto circoscritto presso le accademie, convegni elitari per addetti ai lavori e, in sede politica, nel consueto furibondo scontro in atto tra le due potenti anime della massoneria americana: i keynesiani e gli iper-liberisti. Ma la gente non è stata coinvolta. Quindi -proprio per applicare alla lettera la tesi del prof. Akerlof- la notizia non è diventata "merce mediatica" da poter diffondere, per mancanza di informazioni sulle diverse posizioni: la censura della cupola mediatica statunitense in campo economico-finanziario ha fatto in modo di annacquare le posizioni, di confondere le acque, di abbassare i toni e quindi, di fatto, impedire di spiegare alla popolazione la differenza tra avere un governatore della Banca Centrale che vuole stampare moneta, indebitarsi, creando lavoro per andare all'attacco della disoccupazione e un altro, invece, che vuole ridurre il debito, stampare meno moneta, far contrarre il pil a beneficio della finanza e creare quindi disoccupazione nel nome di una politica austera.
Ma si è messo in mezzo quello che voglio chiamare "il fattore umano"
Un modesto quotidiano della destra repubblicana, "The New York Sun" che però ha un suo ruolo (diciamo che è il corrispondente Usa de "Il Foglio" di Giuliano Ferrara) ha pubblicato un articolo titolandolo "The female dollar" (trad. il dollaro femminile) attaccando la Yellen non in quanto economista (ha un curriculum prestigioso e una impeccabile carriera alle spalle, sia lei che suo marito che il figlio, anche lui docente di micro-economia aziendale all'università di Yale) bensì in quanto donna.
Poichè il New York Times snobba il suo arrogante concorrente, non è accaduto nulla.
Ma due giorni dopo, il prestigioso quotidiano "The Wall Street Journal" ha ripreso quell'articolo, lo ha ripubblicato (pagandolo a peso d'oro) e in più ci ha aggiunto due editoriali, davvero suicidi, perchè tinti di un maschilismo sessista da anni'50 che ruota intorno al concetto che non si può affidare il ruolo di governatore della Banca Centrale a una donna, l'economia finirebbe per pagarne il prezzo.
A questo punto è scesa in campo la società civile.
A questo punto è scesa in campo la società civile.
E il New York Times ha deciso di rispondere, affidando a Paul Krugman il compito di rispondere. E ci si è messo anche il Washingotn Post e poi una televisione locale, e un'ora dopo, un'altra e la sera la CNN e 24 ore dopo in tutti gli Usa non si parlava d'altro, con l'insurrezione "ufficiale" di tutti i movimenti femministi, dei movimenti dei diritti civili, delle più disparate associazioni di categoria, che hanno trasferito immediatamente il dibattito esattamente sul binario che Barack Obama voleva "Che tipo di società vogliamo andare a costruire, oggi? Una società medioevale dove i super ricchi diventano sempre più ricchi e la classe media si proletarizza sempre di più? Una società dove lo Stato è testimone passivo invece di essere protettore e curatore degli interessi della collettività?".
Joseph Stiglitz, altro premio Nobel, ha approfittato per aggiungere alcool sul fuoco, rilasciando una intervista al canale televisivo locale di New York in cui dice "Che bello avere a che fare con gli stupidi, portano l'acqua al tuo mulino quando meno te lo aspetti...".
Ci si è messa -neanche a dirlo- anche la First Lady, con un intervento mediatico da manuale. La signora Obama già da tempo sta in vacanza a Camp David con le figlie, in attesa del marito che arriva domani per i consueti dieci giorni di vacanze. Si è fatta intervistare alla tivvù mentre lavora all'uncinetto, in ciabatte, tessendo un abitino per un suo nipotino, mentre beve thè al limone che si versa da sola da una caraffa. Per un po' ha parlato del più e del meno, presentando l'amorevole quadretto di un'America anni'50, quella vagheggiata da Mitt Romney e dai sostenitori della destra repubblicana statunitense, con la moglie del presidente nel ruolo della ebete che attende il suo maritino macho. Poi, a un certo punto, ha messo via i ferri e ha annunciato che appena finite le vacanze, ritornata alla Casa Bianca, spenderà tutta la sua autorevolezza, il suo tempo, la sua energia, portandosi dovunque appresso le due figlie, per sostenere il diritto delle professioniste d'America a essere prima considerate persone alla pari con i maschi. "Lo posso fare. Perchè lo farò da donna".
"The female dollar" si sta rivelando l'ennesimo boomerang della destra oltranzista Usa.
Ma che nasconde l'autentico scenario del vero teatro di scontro in atto: l'economia.
Ci tenevo a raccontarvi questa storia per darvi il sapore di ciò che si dibatte in Usa mentre noi ce la dobbiamo vedere con le mestizie medioevali nostrane.
Le dittature, i regimi autoritari, le oligarchie feroci, hanno tutte una caratteristica comune: chi gestisce il potere sostiene che non esiste alternativa.
L'affaire Berlusconi è una grana nel sistema Italia, che corre il rischio di inceppare quel perfetto meccanismo di consociativismo criminale che i partiti hanno costruito, svendendo gli interessi della collettività, della nazione, e in ultima istanza dello Stato.
L'alternativa c'è, eccome se c'è, anzi ce ne stanno parecchie se è per questo.
Quando Napolitano sostiene che "non c'è alternativa" non parla al popolo, bensì ai burocrati di PD PDL Lista Monti. E' come se dicesse loro "piantatela di fare i ragazzini e non venite più a scocciarmi con queste vostre quisquilie di cui io non mi voglio fare carico; ricordatevi che non avete alternative, perchè se cade questo governo, lo sanno anche i sassi, ve ne andate tutti a casa".
Loro, infatti, non hanno alternativa.
Noi, invece, sì.
E scusate se è poco.
Mi viene immediato un pensiero...: ma li sono in America e queste cose si possono fare.
RispondiEliminaPoi rifletto e penso... : ma qui siamo in Italia e queste cose si possono fare anche qui.
Le informazioni, lentamente, stanno girando. Grazie anche a questo blog.
Spero che sia letto molto di più di quanto sia commentato anche se apprezzo di più pochi commenti salaci e magari riuscire a leggerli tutti che migliaia al sapore di "fuffa".
non è più il valore in sè della merce che si va a vendere sul mercato, bensì la quantità di informazione relativa a quel prodotto di cui sono in possesso il venditore e l'acquirente
RispondiElimina=====================
E' una fesseria palese. Solo chi non ha studiato teoria dell'informazione puo' credere ad una palla del genere.
Allora come spieghi che in certi settori, come l'elettronica, oggetti che su ebay non valgono nulla, quando se ne parla positivamente su un forum di appassionati, il loro valore si impenna subito dopo? Forse il mio potrà essere un esempio riduttivo, ma adesso si scieglie veramente in base alla quantità di informazioni che si posseggono su un dato bene di consumo: le informazioni di cui parlo sono le impressioni d'uso di altri utenti.
EliminaCaro Fanelli, e invece è accurata la definizione, perchè -come dice l'economista americano- "tanto più è vasta e accurata la quantità di informazione che l'acquirente ha in suo possesso tanto più aumemta l'obbligo di mettere il venditore nelle condizioni di allargare lo spettro della quantità di informazioni"; questa teoria ha consentito di far passare il discorso psico-socio-economico (che io ritengo fondamentale)per cui "è l'offerta che deve determinare la domanda" elemento che fonda una società dinamica, agile e duttile che sa "inventarsi il mercato". L'Italia è un sistema bloccato di tipo medioevale perchè è basata sul principio berlusconiano per cui è, invece, "la domanda che deve essere accolta con apposita offerta" che tradotto in termini social-culturali vuol dire che siccome la gente vuole vedere tette, culi e cosce e ascoltare idiozie allora, visto che questa è la domanda, io vado loro incontro e dò loro ciò che vogliono, così ottengo due risultati in una botta sola: li rimbecillisco e li faccio felici così mi votano pure. L'opposto è affrontare il mercato partendo dall'idea di "creare offerta" per "cambiare le domande". Prova a mandare in onda per venti giorni di seguito (non di più) su tutti i canali televisivi italiani delle serate "intelligenti"; al 21esimo giorno, spontaneamente, ti troverai centinaia di migliaia di persone che circondano il Quirinale e Palazzo Chigi pretendendo le dimissioni di tutti. E' la differenza tra chi lancia le mode e chi invece le segue. Se pubblichi splendidi romanzi, all'inizio non li venderai, ma alla lunga sì, perchè in tanto educhi il lettore che spontaneamente smetterà di acquistare monnezza perchè coglierà la differenza. E questo vale in tutti i campi.
EliminaIl commento di Luca Righi lo trovo molto calzante per davvero.
EliminaVorrei sapere quante più informazioni sul "progetto Kit Starter" e sperare che qualcuno del M5S ne approfondisca le caretteristiche per poterlo sviluppare anche in Italia : se vale la pena non lo sò !
RispondiEliminainvestire 5.000 miliardi di dollari per creare 2 milioni di posti di lavoro, significa un costo di 2,5 milioni di dollari per unità di lavoro creato: chiedo, è davvero da un punto di vista di BILANCIO-SOCIALE sostenibile?
RispondiEliminaGli Usa sono estremamente dinamici; i 2 milioni di posti lavoro si verificherebbero entro i primi 14 mesi, quando, la cifra versata avrebbe una equivalenza di circa 1.500 miliardi, sostenibile in quanto riduce i margini di rischio di conflitto sociale interno. Gli altri 3.500 miliardi verrebbero spalmati nei successivi cinque anni, a scalare.
EliminaMah !
RispondiEliminaLa pretesa deterministica alla Keynes è proprio quella che ha portati alla frutta (=usura finanziaria internazionale) le economie migliori come era quella italiana...
Sostenere a priori ed univocamente in maniera manicheista "l' offerta crea la domanda" o perlomeno la pilota è così poco credibile come il suo contrario (domanda a creare offerta sempre e comunque).
La realtà delle cose è un po' più variegata ed "umana".
Alle volte c' è una sequenza domanda-offerta (come quando scoppiò la WW2 e gli USA rimediarono alla loro inferiorità aerea), altre il contrario...
Possono darsi anche coincidenze temporali tra le due "sponde".
Una cosa è certa: lo stato padrone della vita e del futuro dei suoi cittadini non fu mai un buon affare.
Il fatto che un esponente della FED (poco importa il genere altrimenti il femminismo confermerebbe tutto il proprio sessismo) voglia prendersi "cura" del popolo USA dopo anni di sfacciatissima ingerenza mediante immissioni epocali di denari fasulli (il dollaro è praticamente morto e si sostiene per pura inconsapevolezza) fa presagire tempi assolutamente bui.
Il ripristino della Glass-Steagall è un atto doveroso di buon senso.
Ma da qui a tifare gli interventi dirigisti tipo "piani quinquennali" dell' ex URSS ne corre...
Grazie a Lei oggi ho potuto dire: "Ma io lo sapevo gia'"...Grazie
RispondiEliminaTommaso Cazzaniga