“Sono nato e cresciuto in un ghetto, ma il ghetto non è mai nato nè cresciuto nel mio cuore”
Reverendo Martin Luther King, Memphis 1960
Due ore dopo che la lista Syriza aveva vinto le elezioni in Grecia, un mese fa, sul web già comparivano i primi articoli di aspiranti statisti che ci spiegavano come, in realtà, si trattasse di una truffa. Record di velocità mediatica, in Europa.
Il massimo esempio di unità nazionale trasversale e, come si abusa dire oggi, post-ideologico. Estrema destra ed estrema sinistra unite, abbracciate nel definire Alexis Tsipras un servo di Draghi, un pupazzo nelle mani dei tedeschi, la carta jolly dei grandi colossi della finanza mondiale.
Neanche ai tempi di Mario Monti si era verificato un fronte così vasto. Un fronte che si va allargando, inglobando quasi tutti i partiti e la maggior parte dei movimenti da tastiera che, spesso, costituiscono il braccio armato (a loro insaputa, si intende) del sistema operativo mediatico di chi controlla il potere della comunicazione di massa in Europa.
I manipolatori e i manipolati, manipolatori a loro volta.
Nella solitudine chiassosa della loro passività davanti al computer, non hanno alcun dubbio, non si pongono e, soprattutto, non pongono domande ma in compenso forniscono risposte immediate. Nella maggior parte dei casi si tratta di persone che nella loro vita non hanno mai partecipato neppure una volta a una riunione di redazione e non conoscono neppure gli elementi di base della grammatica e della sintassi operativa del giornalismo professionale.
Eppure, tutti questi sapientoni hanno invaso il web, e poi hanno contagiato la carta stampata e infine le tivvù. Chi da destra, chi da sinistra, chi dal centro, chi della maggioranza, chi della minoranza, chi al governo, chi all’opposizione, si sono gettati sulle spoglie del popolo greco per scatenare la propria insipienza.
Viene spiegato al popolo bue (cioè a noi) che Varoufakis ha chiuso un contratto con una specifica banca che lui rappresenta e quindi sta lì per interesse privato.
La stessa cosa viene raccontata in tre articoli diversi ma la banca indicata non è mai la stessa. Si leggono ritratti che stanno trasformando un rispettato e molto apprezzato economista in una specie di bandito internazionale che sta lì al fine di mettere le mani su qualche milionata di euro per distruggere il suo popolo.
Dal punto di vista sociologico è un evento davvero interessante.
Come mai questa totale unità di posizioni?
A mio avviso, la risposta è molto semplice: si sono fatti tutti la stessa identica domanda, frutto di una malintesa, nonché malsana e diabolica interpretazione dell’attività politica: “Interessa alla mia fazione, al mio partito, al mio gruppo, al mio movimento, che si apra un dibattito argomentato sull’attività negoziale di Tsipras e Varoufakis?”.
La risposta è stata unanime: “No” con l’aggiunta di una probabile postilla condivisa soltanto tra i dirigenti (mi sembra proprio di vederli) “Sono anche pericolosi perché dimostrano come, anche in una situazione di enorme complessità, con intelligenza e competenza, sia possibile aprire un tavolo di concertazione, sia possibile aprire una trattativa, sia possibile costruire una opposizione reale, e quindi se la gente capisce che è possibile, verranno poi a chiederlo anche a noi”. Non so se hanno avuto il coraggio di dirsi questo con la franchezza e la trasparente sincerità con la quale io me lo sono immaginato, è probabile.
Ieri sera, un’ora dopo la comunicazione di un accordo (potenziale) raggiunto tra le parti, già erano presenti le cannonate, le denunce, gli “smascheramenti”. Nessuno ha pensato di andare a controllare i dati.
Se Tsipras e Varoufakis (che secondo me hanno ottenuto per il loro popolo il massimo risultato possibile in questa tragica situazione reale oggettiva) avessero potuto contare sull’appoggio di qualche entità politica forte italiana e/o francese, le cose sarebbero andate in maniera molto ma molto diversa. Penso che siano stati lasciati intenzionalmente da soli.
Hanno pagato il prezzo del provincialismo gretto che pensa alle proprie liste elettorali e non vuole né dibattiti, né guai.
La parola d’ordine è: parlare soltanto ai propri tifosi più acritici e impostare il discorso soltanto sull’appartenenza, mai sulla sostanza.
E così, tutti quanti, grazie ai manipolatori e ai manipolati -senza saperlo- costruiscono collettivamente l’immaginario che serve alla propria fazione, anche quando è minima.
Ma c’è anche chi, invece, sta cercando di argomentare la questione greca, raccontando le diverse voci con i giusti distinguo in riferimento alla loro provenienza, voglio ricordare il quotidiano il Manifesto, Lucio Gallino, ho letto anche dichiarazioni di Maurizio Landini e quello che ha scritto il mio amico Angelo Consoli e suo fratello Renzo, giornalista a Bruxelles. Godiamo del solido appoggio dei premi Nobel Paul Krugman e Joseph Stiglitz, dell’esimio economista Thomas Piketty, dell’economista Sapir, dei filosofi e sociologi Richard Bennett, Edgard Morin, Zygmant Bauman e Jeremy Rifkin, del premio Nobel per la letteratura Patrick Modiano, e di tutti coloro che pensano con la propria testa e dinanzi ad eventi complessi di cui non hanno dati, né informazioni, e neanche ne conoscono la struttura, la tessitura, i fatti e le circostanze, si avvalgono della facoltà del dubbio e umanamente offrono la propria opinione legittima sostenendo uno stimabile “non so, vediamo che cosa succede”.
Tutti gli altri sapientoni hanno imboccato la strada della verità assoluta e, ingabbiati nei loro piccoli ghetti, ignorano che i loro stessi oppositori, i loro stessi antagonisti, stanno dicendo nella gabbia accanto, le stesse identiche cose.
A conclusione, vi propongo un articolo da considerare come un buono stimolo per una attenta riflessione.
E’ apparso su wired, ecco il link:
http://www.wired.it/attualita/media/2015/02/17/realta-supera-black-mirror-inizia-lera-guerra-non-lineare/?fb_ref=Default
Buona giornata a tutti: pensate con la vostra testa e se non l’avete state zitti.
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