martedì 1 ottobre 2013

La Borsa di Milano ci spiega oggi perchè la crisi non esiste ed è tutto uno squallido teatrino politichese. Italiota.




"Chi segue la idolatria del danaro, e la persegue, non sa che cerca e segue il Nulla; chi segue e persegue il Nulla rappresentato dalla ricchezza materiale è bene che sappia che diventerà quel Nulla che cercava".

                   Papa Francesco. Domenica 29 settembre 2013



di Sergio Di Cori Modigliani
Se la crisi politica fosse reale, a quest'ora la borsa valori di Milano avrebbe perso (tra lunedì e martedì) almeno il 10%. Avremmo visto in prima linea una totale emorragia di Rizzoli, De Benedetti, Cairo, con Mediaset spolpata all'osso. Tutto il comparto bancario a picco, perchè si sarebbero aperti i forzieri delle informazioni e si sarebbe andati alla resa dei conti. Domenica pomeriggio, tra una partita di calcio e l'altra, i professionisti della cupola mediatica avevano già dato fuoco alle polveri annunciando il crollo della borsa lunedì mattina e un tonfo definitivo il martedì. Enrico Franceschini, ministro per i rapporti con il Parlamento, aveva addirittura -in ben tre diverse esternazioni- prefigurato un rapporto dello spread "che schizzerà in alto di 100/200 punti in pochissimi giorni". 
Invece, non è accaduto nulla di tutto ciò.
Il perchè è fin troppo ovvio e le motivazioni "tecniche" appartengono alla consuetudine in vigore nel Gran Regno d'Ipocritania, perversa variante del capitalismo occidentale, altrimenti chiamato, con espressione peregrina, il capitalismo all'italiana.
La Borsa Valori di ogni Paese è il centro dello scambio delle merci prodotte dall'industria e commercio. Gli indici dei titoli rilevano (e rivelano) lo stato di salute delle aziende perchè se la domanda è alta (le azioni vanno su) significa che quella specifica azienda produce, vende, realizza profitti, quindi il normale cittadino di un paese normale, invece che tenere i soldi dentro al materasso o fermi in banca li investe acquistando quelle azioni. In tal modo si verifica una forbice virtuosa: da una parte si stanno dando soldi a un'azienda che funziona e quindi la si premia, dall'altra si guadagnano soldi grazie a chi produce e la moneta circola sul mercato dei capitali. Nei paesi capitalisti normali, non appena un'azienda è entrata nel mercato, la prima cosa che fa, si costituisce in società per azioni e va in borsa a chiedere capitali alla cittadinanza sulla base della propria idea, progettualità, strategia. Come fece nel 1979 Steve Jobs. Se l'idea è buona, la merce prodotta è di qualità al prezzo giusto, becca il trend vincente e il management dell'azienda è rappresentato da personale valido e competente, quell'azienda andrà avanti e prospererà. Una volta ingrandita, arriverà la concorrenza che cercherà di mangiarsela, di farla fuori, di eliminarla, e allora scattano specifici meccanismi di difesa a salvaguardia del titolo, usando i trucchi più inverosimili. Alla fine, comunque, i nodi verranno sempre al pettine, perchè ciò che conta, in borsa, è il bilancio dell'azienda: quanto investe, che cosa produce, quanto vende, dove vende e come vende. Soprattutto -in termini finanziari- dove va a investire il profitto realizzato.
Non così in Italia.
Da noi, ancora oggi, il capitalismo mercantile non esiste perchè non contempla l'esistenza della concorrenza, fondata sul principio basico per cui vince sempre chi è in grado di proporre il rapporto migliore prezzo/qualità, idee innovative, seducenti novità che ampliano il ventaglio del mercato.
Non è mai esistito, da noi, il capitalismo.
Ne abbiamo vissuto soltanto gli aspetti deteriori senza averne i migliori.
In una rozza sintesi diciamo che gli aspetti negativi del capitalismo sono quelli noti: consumismo, sfruttamento dei lavoratori, sperequazione sociale. Cui si contappone l'affermazione dei sindacati, al fine di combattere per una migliore posizione dei salariati,  da considerare "collaboratori attivi nella produzione di profitto" e non semplici schiavi. 
Ma il capitalismo è stato rivoluzionario perchè ha abbattuto la rendita passiva feudale degli aristocratici, ha annullato il concetto di censo familiare, ha cancellato il ferreo status bio-sociale di privilegi di casta, e ha promosso il merito, la competenza, l'abilità, la diligenza.
In sintesi: la creatività del lavoro al posto del sangue blu ereditato.
In Italia, invece, il processo di industrializzazione avviato nel 1949 non è andato di pari passo con l'affermazione di uno spirito imprenditoriale capitalista. Il potere partitico ha trasferito un modello feudale medioevale dentro l'industrializzazione, facendo in modo che a usufruire dell'improvviso benessere fosse si la massa, con qualche briciola per sopravvivere, ma riproponendo la comportamentalità medioevale tale per cui a gestire le aziende rimanevano le grandi famiglie aristocratiche, le stesse di sempre. L'elenco del telefono (se ci fosse stato) di Firenze e di Roma nel 1532 è lo stesso del 2013: le grandi famiglie che contano sono sempre le stesse, con poche e rare eccezioni.
Quando alla fine degli anni'80 irrompe sulla scena il capitalista Berlusconi, gran parte dei capitalisti (quelli veri) si infiammano e rimangono sedotti all'idea di aver trovato un nuovo Enrico Mattei, un erede di Raoul Gardini, un emulo di Adriano Olivetti, ovvero i grandi capitani d'industria, geniali, efficaci, efficienti. E così lo sostengono, in buona fede, sperando che faccia da battistrada per aprire il mercato italiano. Lui, Silvio, avrebbe spezzato le catene che ci legavano al feudalesimo, liberando le forze propulsive.
Durò pochissimo, neppure due anni. Il Berlusconi, invece (che di capitalista non ha nulla se non soltanto gli aspetti deteriori in tutti i sensi) siccome non era nè un imprenditore nè un industriale ma un semplice piazzista, non aveva nessuna ambizione ideale, tantomeno quella di capeggiare altri industriali. Capì subito che sarebbe durato in eterno se fosse stato in grado di servire al millesimo le famiglie aristocratiche, regalando loro una sorprendente chicca doc: "l'illusione del capitalismo" attraverso l'applicazione di parametri di marketing pubblicitario, in modo tale da sostituire -come avviene negli spot televisivi- l'apparenza alla sostanza, il mercatismo al posto della politica, cancellando la cultura come fattore trainante, sostituita dal narcisismo della visibilità: sesso e gioco d'azzardo al posto dei libri e della ricerca scientifica.
Così i capitalisti all'italiana da una parte allargavano sempre di più lo spettro del privilegio oligarchico, mantenendo inalterate le rendite di posizione, mentre dall'altra abbindolavano il popolo facendogli credere che si stava modernizzando il paese, mentre invece lo si stava facendo regredire.
Fin dall'inizio, le forze oligarchiche della nazione hanno amato e adorato questo piccolo-borghese, regalandogli l'unica cosa che lui aveva chiesto: il controllo monopolistico della tivvù. Glielo diedero subito, consentendogli di prendere le frequenze di un imprenditore che aveva vinto tutte le aste pubbliche, Francesco Di Stefano.  Se, nel 1993, il mercato televisivo fosse stato vero e concorrenziale, avremmo avuto almeno cinque network concorrenti tra di loro e forse -chi lo sa- non saremmo neppure entrati nell'euro.
L'amore per il monopolio oligarchico, invece, prevalse. Con un'aggravante sottovalutata dai marpioni cinici di allora (la cui responsabilità è massima): il nostro piazzista si portava appresso, immettendoli nel circuito economico nazionale, amicizie criminali. Quando se ne accorsero, era ormai troppo tardi. La sinistra decise di scenderci a patti, costruendo un sistema consociativo al fine di costruirsi (anche loro) una insperata oligarchia del privilegio.
Il capitalismo italiano (o all'italiana) che è riuscito a fare ciò che nessun capitalismo è riuscito a produrre in occidente, ovvero distruggere il benessere e produrre disoccupazione e disperazione socio-esistenziale, ha prodotto la rivoluzione berlusconiana: la politica di mercato è stata sostituita dal mercato della politica.
I risultati li ha diffusi oggi il Cnel, ufficialmente: "Lo stato attuale e reale dell'economia nazionale segnala che il 2013 è stato l'anno peggiore dal 1947".
Così, la destra e la sinistra, insieme, sapendo con esattezza il male che stavano costruendo, hanno scientemente organizzato, prodotto, determinato e costruito un sistema ingessato, bloccato, paralitico, in quanto privo di capacità autonoma di deambulazione strategica nel dinamico e variegato mondo della globalizzazione planetaria.
I grandi controllori del sistema finanziario speculativo internazionale, una quindicina di anni fa, fecero la scelta strategica giusta (si intende, per i loro interessi): sostenere questa banda di piccolo-borghesi all'arrembaggio, affidandosi alle amorevoli e competenti cure dei loro emissari rappresentanti, gli splendidi ambasciatori cullati e istruiti nei corsi di perfezionamento di management operativo in Usa e Gran Bretagna.
La borsa di Milano, quindi, è di per sè un paradosso privo di senso.
Non rappresenta affatto interessi reali legati ai valori delle aziende, perchè non esiste la concorrenza: sono tutti incrociati tra di loro -come le grandi famiglie aristocratiche nel medioevo- e quindi si controllano a vicenda per impedire a ogni costo che in Italia si affermi e si sviluppi una generazione di imprenditori, industriali che vogliono concorrere, aziende strutturate sulla valorizzazione del merito individuale invece che sull'appartenenza a piccole conventicole privilegiate.
In tal modo, l'Italia ha cominciato a perdere produttività nel mondo perchè la competenza specifica è stata sostituita dall'apparenza e dall'illusione. L'affermazione del consociativismo ha comportato l'impossibilità di affidare la gestione delle aziende (e quindi anche le banche) a individui preparati. E gli squali della finanza d'assalto hanno avuto gioco facile.  
La Borsa Valori di Milano, quindi, è questo. 
Il suo andamento non rappresenta lo stato reale dell'economia, bensì ci segnala e ci comunica che cosa è accaduto la sera prima nella cena riservata a casa delle famiglie oligarchiche e soprattutto che cosa i grandi colossi finanziari hanno deciso per il nostro Paese.
Appunto.
Lunedì pomeriggio, alle ore 17, osservando puntigliosamente i dati della borsa, era chiaro come il sole che si trattava di un teatrino per gonzi, che non c'era nessuna crisi, e che stavano inventandosi un gioco virtuale per far credere al Paese che esiste uno scontro in atto, addirittura istituzionale.
A me è parso semplicemente un giro di fatture tra managers di un'azienda associata ad un'altra azienda. Se lo scontro fosse stato reale, ieri alle ore 18 si sarebbero contati i danni per emorragia in borsa. Ma non può succedere, dato che non esiste la concorrenza.
Basterebbe pensare ai nomi delle due persone che gestiscono i patrimoni solidi nelle operazioni della borsa di Milano, per capire la vera natura della nostra società bloccata: Giacomo Draghi e Giovannino Monti, con l'aggiunta -da un anno a questa parte- di Federica Draghi. Sono i figli di Mario Draghi e di Mario Monti. Giacomo sta a Londra, dove lavora all'interno di Morgan Stanley nella sezione europea con la specifica "italian desk"; attraverso il suo tavolo passa il controllo azionario di circa il 22% delle operazioni di borsa. Giovannino sta sempre a Morgan Stanley, identica mansione, ma sta anche in Citigroup; sul suo tavolo passa circa il 30% delle operazioni vere alla borsa di Milano. Entrambi provengono dalla Goldman Sachs, con una breve comparsata del nostro Giovannino in Merryl Lynch intorno al 2009 -insieme a Gianni Letta- per gestire le operazioni finanziarie del Monte dei Paschi di Siena. Federica Draghi, invece, (biologa) è finita come responsabile della ricerca scientifica in Genextra, la più importante società nel campo biotech, con una partecipazione fondamentale nel consiglio di amministrazione, necessaria per controllare il capo dell'azienda, il più famoso finanziere italiano, colui che è stato il polmone di Andreotti (anni'70) poi di De Benedetti (anni'80) poi di Prodi (anni'90) poi di Cicchitto (2000) infine dei Letta (2010). Si chiama Francesco Micheli.
Il loro unico terrore consiste nell'esistenza della concorrenza, della competitività, della produttività. Rappresentano e gestiscono, tutti e tre insieme, il 38% del patrimonio finanziario delle grandi famiglie che contano in Italia, corrispondente a circa 3.600 miliardi di euro, equivalente al pil di Francia e Spagna messe insieme. L'Italia, infatti, ancora oggi, è la nazione più ricca d'Europa e tra le prime dieci nazioni più ricche del globo. Queste tre persone, insieme e di comune accordo, è presumibile che decidano chi sale e chi scende. 
La Storia dimostra che i popoli e le etnie sono in grado di svegliarsi dal lungo sonno subito sotto le dittature oligarchiche, nei momenti e nei modi più impensati.  Ciò che veramente conta è riuscire a mantenere la serenità del proprio spazio mentale interiore per non farsi abbindolare. E' già molto. Sarà lunga e lenta la strada verso la liberazione degli italiani da questi vampiri. Ma ci sarà. Siamo soltanto agli inizi. Stiamo semplicemente documentando tutti quanti, ciascuno nella propria modestia e nel proprio piccolo, a seconda della propria posizione e della propria competenza, come il film prodotto, sceneggiato, interpretato e diretto dalla classe dirigente politica italiana è tutto, assolutamente tutto, falso, illusorio, deviante: è il risultato di una diabolica perversione a monte, sorretta dall'ipocrisia collettiva di chi sostiene il falso quotidianamente sapendo di mentire, e di chi non è disposto ad arretrare neppure di un millimetro.
Questo è il Gran Regno d'Ipocritania.
Ma oggi esiste la rete, esistono i nodi, i social networks, e siamo in grado di scambiarci notizie, pensieri, umori, informazioni, suggestioni, progetti, proposte. Sappiamo tutti per certo che nessuno dei nostri progetti verrà mai accettato e neppure preso in considerazione.
Ma intanto, in rete, comincia a diffondersi un po' di luce, se non altro è sempre più chiaro a un sempre maggior numero di persone che siamo semplici spettatori passivi di uno spettacolo da circo, allestito e organizzato per la cittadinanza dalla cupola mediatica, i cui componenti e rappresentanti sono professionisti della comunicazione, il cui compito consiste nel far credere, di volta in volta, che Berlusconi è una vittima, che Bersani ha proposto a Grillo di fare un governo insieme, che a New York Letta ha avuto un'accoglienza entusiastica, che a Bruxelles è stato strappato un enorme successo, che Saccomanni pensa a come abbassare le tasse, e che tutti insieme hanno a cuore il bene comune della cittadinanza. Ciò che conta è non farsi avvilire dallo spettacolo indecoroso di questi pagliacci corrotti, insistere nel nostro percorso di smascheramento continuo.
Finchè gli italiani non si sveglieranno. 

13 commenti:

  1. Proprio come scrivi tu ... e domani con il letta bis apriamo al FIB il rialzo di Natale, una manovra perfetta, fuori berlusca e tutto continui come prima....

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  2. mi permetto prima di quotare questo paragrafo che, personalmente, considero un aspetto centrale della storia italiana:

    In Italia, invece, il processo di industrializzazione avviato nel 1949 non è andato di pari passo con l'affermazione di uno spirito imprenditoriale capitalista. Il potere partitico ha trasferito un modello feudale medioevale dentro l'industrializzazione, facendo in modo che a usufruire dell'improvviso benessere fosse si la massa, con qualche briciola per sopravvivere, ma riproponendo la comportamentalità medioevale tale per cui a gestire le aziende rimanevano le grandi famiglie aristocratiche, le stesse di sempre. L'elenco del telefono (se ci fosse stato) di Firenze e di Roma nel 1532 è lo stesso del 2013: le grandi famiglie che contano sono sempre le stesse, con poche e rare eccezioni.

    penso però che oltre la borsa italiana, l'intera finanza internazionale sia molto slegata dall'economia reale avendo preso vita propria

    Adriano V.

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  3. Riportando questo brano dall'articolo, voglio aggiungere :

    e non abbiamo altra via (pacifica) !


    "Siamo soltanto agli inizi. Stiamo semplicemente documentando tutti quanti, ciascuno nella propria modestia e nel proprio piccolo, a seconda della propria posizione e della propria competenza, come il film prodotto, sceneggiato, interpretato e diretto dalla classe dirigente politica italiana è tutto, assolutamente tutto, falso, illusorio, deviante: è il risultato di una diabolica perversione a monte, sorretta dall'ipocrisia collettiva di chi sostiene il falso quotidianamente sapendo di mentire.."

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  4. Circa il processo di industrializzazione, è stato semmai ri-avviato nel 1949. In precedenza era stato il regime fascista, attraverso la creazione dell'IRI, a tentare di costruire un volano per l'industria nazionale, essendo gli im-Prenditori del Belpaese notoriamente cialtroni e restii a considerare qualsiasi interesse al di fuori delle loro tasche. Mussolini sapeva con quali bestie aveva a che fare e, da buon contadino, sapeva dosare la biada con la frusta.
    Circa il ritratto idilliaco sulla "meritocrazia" della Borsa, sembra fotocopiato da un volantino del Partito Repubblicano (quello USA, s'intende). Che cosa siano le Borse è ormai abbastanza evidente, spero, a tutti. Il fatto che la nostra sia anche olezzante di letame appena mantecato, la rende forse meno attraente dalle altre, ma la sostanza non cambia.
    La seconda parte dell'articolo contiene invece dati e analisi di primordine, tali da non far rimpiangere l'idea di tornare a leggere questo blog, dopo la temporanea chiusura.
    Forza Modigliani, continua così

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  5. parafrasando il titolo di un bel documentario: italia, a nation in a coma

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  6. Ottima analisi, come sempre. Il problema è sempre lo stesso: sono decenni che si analizza, si studia, si denuncia, si propongono soluzioni e nulla, dico nulla, cambia minimamente. L'opera del M5s doveva essere l'ultima arma diplomatica possibile contro questi esseri insignificanti che ci "gestiscono" (amministrare è una parola troppo alta per accostarla a questi parassiti), e neanche questo ha dato buon esito, dato che con il 25% il movimento di fatto non ha nessun potere e poca o nessuna influenza sulle scelte politiche della melma che ci sovrasta. Non abbiamo il coraggio di ammettere che l'unica via è la rivolta armata che, sebbene sia ovviamente illegale e molto rischiosa, non è detto che non sia legittima. I popoli che sono sottomessi ad un governo che non opera nel loro interesse hanno l' OBBLIGO di ribellarsi con tutti i mezzi possibili. Questo è un pensiero di John Locke, uno dei padri del Liberalismo, sul cui pensiero si basa parte del sistema in cui noi oggi viviamo. Spero un giorno di ritornare nella mia Italia da combattente, mollerei tutto per dare il mio contributo alla liberazione del mio Paese. Io non credo nel patriottismo, la considero un'idea pervarsa, ma credo nella dignità dei popoli oltre che degli individui e questa dignità va tutelata e difesa.

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  7. Ottimo articolo: formativo e informativo. Grazie.

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  8. Sconcertante analisi a cui credo. Ci salveremo?

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  9. Capisco la tentazione della rivolta armata come unica ed ultima soluzione per liberarci da questi pericolosi parassiti che stanno conducendo a morte sicura il nostro corpo sociale. Soprattutto dopo l'ennesimo spettacolo di ieri offerto dai politici nel Parlamento, con le eccezioni dei 5 Stelle e di pochi altri. False crisi e false soluzioni.

    Ma sinora le rivoluzioni hanno spesso sostituito un potere con un altro e solo in pochi casi la lotta armata ha liberato veramente i popoli dallo sfruttamento e dalla schiavitù. La stessa lotta armata delle Brigate rosse era pilotata per giustificare poi il consociativismo cattocomunista, come si evince dai documenti dei servizi segreti inglesi ed americani già pubblicati. L'assassinio di Moro non è stato che l'equivalente del colpo di stato contro Allende in Cile, progettato e realizzato dalle mafie e dai servizi deviati.

    Al punto in cui siamo c'è ben poco che possiamo fare se non aiutare a far implodere il sistema dall'interno, mettendone in risalto le contraddizioni. Infatti, se un merito ce l'hanno i 5 Stelle è quello di aver obbligato Pd e pdl a manifestarsi per quello che sono, un'associazione inaffidabile. Tant'è che il Movimento è diventato il nemico contro cui si sono coalizzati i mass media ed i partiti per tenerlo ai margini, inventandosi sempre qualche motivo per impedire agli eletti, rappresentanti di oltre 8 milioni di cittadini, di svolgere bene i loro compiti istituzionali. Certo anche l'inesperienza e l'atteggiamento goliardico di molti hanno favorito questa loro emarginazione, ma senza i parlamentari 5 Stelle avremmo avuto già da tempo un partito unico.

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    1. La lotta armata porta con sè tantissimi problemi e rischi ed ha sempre un esito incerto. insomma, la probabilità che finisca male è molto alta, tuttavia sono convinto che solo uno shock (vero, mica le fantasie della finanza) possa "resettare" il Paese. La lotta armata, al momento, è impraticabile mancando in Italia un gruppo, un'elìte, che possa, tramite i pezzi sani delle istituzioni, spazzare via, con un colpo di stato, l'attuale banda di sciacalli. Resto comunque convinto che sia l'unica soluzione possibile. Purtroppo. Se qualcuno sfonda la porta di casa tua con un'arma puntata contro, non puoi dire "ora ti denuncio", perchè la minaccia non lo turba affatto, ma cerchi di difenderti in tutti i modi leciti e non. Noi siamo allo stesso punto, abbiamo una classe dirigente che impossibilitata a rinnovarsi (per i motivi che sappiamo tutti), sta letteralmente rapinando e sciacallando sulle nostre spalle. Non sono politici, sono criminali con la licenza di fare quello che vogliono.

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  10. La considerazione che la borsa italiana non sia solitaria a rifulgere di così vivo splendore non sposta di un millimetro la ,pregevole,analisi.
    Utile non essere soli, perchè menti pensanti libere e liberanti,da che esiste l'uomo,uniscono anche senza mai essersi parlati,le forze ideali che li accomunano.Ed ora c'è la rete,anche.
    E si stanno così risvegliando le menti e coscienze sopite,impreparate o manipolate,telelesionate,malauguratamente rese sostenitrici persino dei loro stessi malversatori ed aguzzini camuffati da soccorritori e promotori del bene comune.
    Si stanno risvegliando perchè la realtà incalza,assolutamente insensibile agli slogan dell'agenzia governativa del raggiro.
    Cosìchè il carico fiscale dei sudditi cresce inesorabilmente,mentre le risorse altrettanto inesorabilmente diminiuscono.

    Non c'è via di scampo e sconcerta aver visto arrivare così tanti voti alle forze partitocratiche pseudopolitiche principali responsabili, con assoluta evidenza ,del disastro che funereamente si svolge davanti ai nostri occhi e con feroce inconsolabile dolore della coscienza comune.
    I traditori del bene della nostra amatissima Italia,così continuano a rimpinzarsi ed a bearsi della loro vittoria.
    A pagare il conto della loro voracità senza fine e dello sfacelo,non sono infatti loro,ma gli italiani per bene.
    Si lasceranno ancora truffare e per quanto ancora gli italiani?
    Si lasceranno ancora intortare dai proclami pubblicitari dei partiti e della loro ciurma con la complicità legalizzante del capitano del vascello?
    Per quanto ancora gli italiani non lanceranno uova marce sulle bocche vomitanti il diluvio di menzogne quotidiano?
    ...persino il senatore Zanda...alla dichiarazione di voto,vomitevole.Ormai non c'è più limite.

    Sembrerebbe che gli italiani "gradiscano" di essere raggirati con false promesse per assecondare la loro pervicace passione per il "credere",piuttosto che aprire gli occhi ed analizzare chi ""fa i fatti"":sembrerebbe che gli italiani amino rimpinzarsi di chiacchiere fumose e false piuttosto che di succulenti autentiche reali leccornie (il Movimento 5 Stelle "dona""agli italiani che sembrano nemmeno accorgersene i milioni della loro quota "legittima"di c.d. rimborsi elettorali),essendo stati messi sull'avviso che quelle leccornie fanno venire la...carie!!!
    Mi sconcerta un pochino anche Lei,Sari,che dice di" credere".Per quanto voglia essere propositivo.
    Non dovremmo essere stufi di quel ""credere,obbedire,combattere""con il quale sono stati mandati al macello milioni di uomini e donne,esattamente come oggi si fa in modo subdolo,meno evidente,meno apparentemente cruento?

    Meglio ,accertarsi,sperimentare,sottoporre tutto alla propria coscienziosa ed intelligente analisi ,informarsi a televisore rigorosamente in discarica,e MAI CREDERE.
    Lasciamo da parte i vecchi convincimenti,nutriti dal nostro ideale,sfruttato CONTRO di noi dai manipolatori ormai chiaramente distinguibili.
    Ci hanno costruito un ring,ci hanno fatto sentire di essere tifosi orgogliosi della ""loro""squadra facendola CREDERE,n o s t r a.
    Strategia,vista da loro,efficacissima e ...fino ad ora...vincente.Per loro.

    Subdola e disastrosa per la maggioranza degli italiani.
    Un popolo di creduloni,tifosi rassicurati dal loro ""credo politico" è ormai anacronistico ed intollerabile oltrechè esiziale per la democrazia ed il bene collettivo.
    Un popolo di creduloni è certamente piatto goloso per la casta e non solo per quella politica.
    Puntiamo i riflettori e guardiamo bene,bucando la cortina fumogena di presunzioni,preconcetti,partiti presi,informazioni non coerenti con quel che noi stessi osserviamo.Quindi false .Ma sparate a raffica e ripetute fino alla mausea,fino a farle credere vere...
    Finiamola di credere...per non morire beoti.

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  11. provo a ripostare la mia domanda visto che non c'è più. Sig. Modigliano, Lei ha molta fiducia su Papa Francesco,visto che fa parte dell'ordine dei Gesuiti vorrei sapere cosa ne pensa di questo articolo:
    http://connessionecosciente.wordpress.com/2013/03/20/eric-phelps-i-gesuiti-il-vaticano-il-comunismo-il-nazismo-e-le-agenzie-di-intelligence-parte-1/

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