giovedì 12 settembre 2013

Il lupo del potere perde il pelo, ma....in compenso la cittadinanza pensante sta perdendo la pazienza.


“Io non mi dimetto. Mi dimetto solo se Napolitano mi concede uno scudo su tutto, anche sulle inchieste in corso. Se mi dà assicurazioni su Napoli. Altrimenti non se ne parla di passo indietro ora che mi puntano la pistola alla tempia”.

                                                                           senatore Silvio Berlusconi, 11 settembre 2013 ore 17


di Sergio Di Cori Modigliani




Ci risiamo.
Il che conferma si tratta di una strategia della comunicazione mediatica del potere esecutivo, e non di gaffes, errori, incompetenza.
Anche ieri e questa mattina, da parte del governo, arrivano input e dichiarazioni contrastanti, opposte e antagoniste tra di loro. Con l’unico risultato di ingessare ancora di più il paese, dato che, già alle elementari ci insegnano che se sommiamo +2 a -2 il risultato è zero. Cioè: lo stallo, l’ingessatura, la paralisi del paese.
Dicono Letta e Saccomanni che la recessione è finita, la ripresa è già iniziata e dal suo cappello circense da vaudeville il Mago Attel estrae la perla delle grandi occasioni:
La ripresa c’è, eccome, anche se non si vede”.
Quindi, stanno preparando la fondazione di una realtà virtuale che vada a sostituire quella tangibile, esistenziale, quotidiana. Si sta tentando di far credere al paese che è possibile l’esistenza di “un evento che c’è anche se non si vede”.
Praticamente, la cittadinanza diventa un ologramma, quindi non esiste più.
E’ la promozione dell’illusionismo che diventa verità politica condivisa.
Proprio come negli spettacoli di varietà quando il mago di turno fa credere ciò che vuole.
La nota dolente (e mi auguro che gli industriali ancora pensanti stiano schiumando dalla rabbia e dallo sconcerto) consiste nella dichiarazione di Giorgio Squinzi che ha fornito nuovi dati in netto contrasto con quelli ufficiali a livello internazionale. “Il nostro ufficio studi ha rilevato” così si è espresso in conferenza stampa questa mattina “che nel 2013 il pil subirà una contrazione dell’1,6% e nel 2014 ci sarà una ripresina dello 0,8%”.
Il che vuol dire far credere che l’ufficio studi della Confindustria abbia dati non in possesso di Banca d’Italia, della BCE, dell’Unione Europea, dell’Istat, del Fondo Monetario Internazionale, dell’Unione Bancaria Europea. Secondo tutti questi uffici, infatti, quest’anno il pil segnerà (se va bene) un arretramento intorno a un -2,3% e nel 2014 l’Italia sarà l’unica nazione in tutto l’occidente a trovarsi ancora in fase di recessione con un decremento ulteriore del pil intorno a un -1,5%. Tradotto, vuol dire che dal 2006 al 2013 (2 anni governo della sinistra, 3 anni ½ governo della destra, un anno di Monti & co.) l’Italia come potenza economica ha subìto una perdita del proprio pil intorno al 10%,  corrispondente a circa 200 miliardi di euro di ricchezza nazionale evaporata. Siamo stati abbondantemente superati prima dalla Francia, che ci ha sostituito diventando seconda potenza europea dietro la Germania, poi dalla Gran Bretagna, poi dal Brasile e infine dalla Russia che –grazie anche all’Italia- il prossimo mese ci supererà come ricchezza prodotta. 
Questa mattina Mario Draghi, da Francoforte, ha dichiarato di “essere molto preoccupato per l’andamento dei conti dell’Italia visto che non sembra possibile rientrare al 2,9% come dovuto entro il 31 dicembre del 2013”. Tale affermazione è stata contestata dal Mago Attel che ha dichiarato “L’Italia è stata promossa, siamo ormai attendibili, i nostri conti sono a posto, e non rappresentiamo più un peso per l’Europa, tant’è vero che gli operatori internazionali se ne sono accorti ritornando a investire a piene mani nel nostro paese”.
Sul Wall Street Journal, invece, importanti finanzieri e industriali spiegano come “stiamo disinvestendo dall’Italia dato che è un paese non in grado di fornire garanzie a nessun livello, né politico, né economico, né legale, né burocratico; tantomeno finanziario”.
Da Francoforte è arrivata, ufficiale, una nota di ammonimento e protesta per la questione Mps obbligando tale banca a dichiarare pubblicamente “abbiamo bisogno di 2,5 miliardi di euro subito per poter aumentare il capitale, altrimenti non sarà possibile sostenere la massa debitoria”. Tradotto, vuol dire: i 4 miliardi di euro che Monti ci aveva dato sette mesi fa sono spariti, ingoiati dai debiti (A chi? Come? Dove? Quando?), quindi non abbiamo neppure i soldi per pagare gli interessi dei Montibond allo Stato. Il che vuol dire che il Tesoro si trova adesso nella situazione di dover andare a coprire “subito” i 354 milioni di euro di interessi che Mps avrebbe dovuto pagare (come stabilito) entro il 30 dicembre: non li hanno. Ma l’Italia li aveva messi in bilancio. Non li ha trovati neppure la Banca delle Marche che è stata commissariata dal governo per evitare la dichiarazione di bancarotta (anche qui su ordine dell’Europa). Non li trova la Banca Carige  della Liguria che ha denunciato una perdita di 800 milioni di euro. E così via dicendo.
Il sistema bancario italiano fa acqua da tutte le parti. Dice il governo “i conti sono a posto, le banche solide e abbiamo invertito la tendenza perché adesso investiamo”.
Secondo tutti gli indici economici e finanziari a disposizione, questo non è vero.
Semplicemente: “non corrisponde alla realtà dei fatti”.
Ecco un dispaccio dell’Ansa diramato oggi:
La produzione industriale torna a scendere su base mensile. Secondo i dati forniti dall'Istat, a luglio è stato segnato un ribasso dell'1,1%, peggior calo congiunturale dal giugno 2012. Sul fronte annuo la contrazione è stata invece del 4,3% (corretta per effetti calendario).
Cala la produzione industriale, salvo che per il settore tessile - La produzione industriale a luglio segna su base annua perdite su tutti i fronti, tranne il tessile. Lo rileva l'Istat in base a dati corretti per gli effetti di calendario. I comparti che registrano i cali maggiori sono legno, carta e stampa (-11,1%), la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-10,6%), la fabbricazione di mezzi di trasporto (-8,4%) e la fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (-7,3%). In controtendenza solo le industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (+2,3%).

Bce: "In Italia rischi crescenti sull'obiettivo del deficit 2013" -Secondo la Bce, le economie dell'Eurozona sono in "graduale ripresa" con un "lento recupero del prodotto" atteso per il resto del 2013. Nel suo bollettino, la banca centrale europea premette che la politica monetaria "resterà accomodante finché necessario". Per quanto riguarda l'Italia, il peggioramento del fabbisogno dovuto soprattutto al rimborso dei debiti verso le imprese "mette in risalto i rischi crescenti per il conseguimento dell'obiettivo di disavanzo" al 2,9% del Pil per il 2013.
Copyright Ansa.
Secondo il Mago Attel e Squinzi, invece, la ripresa c’è.
Qui sta il bello: non si vede ma c’è. Bisogna fidarsi, quindi, delle loro parole.
L’aspetto preoccupante sta nel salto di comunicazione. Siamo arrivati al punto in cui si confessa di praticare l’illusionismo perché avendo sottratto il Senso, i fatti oggettivi hanno perso il loro valore di scambio effettuale, sostituiti dalle parole. Non contano più le cifre ma l’interpretazione di tali cifre. Non contano più i dati, bensì la modalità di presentazione dei dati. Non conta più la realtà oggettiva, ma la percezione della realtà, che promuove il soggettivismo individualista fazioso a scapito della verità oggettiva: il trionfo del narcisismo.
La scienza dell’economia e della finanza è stata sostituita dal new age californiano. Tradotto: “Anche se state nella merda pensate positivo, siate ottimisti e pensate che tutto va bene, così trasformerete la vostra realtà. Se le cose non vanno bene è colpa vostra, vuol dire che non vi siete impegnati a fondo nell’essere positivi, peggio per voi che date retta ai pessimisti e ai menagrami”.
Così, dopo il danno anche la beffa. Dopo aver cancellato il valore della realtà, passeranno alla colpevolizzazione psicologica di chi denuncia il falso e sostiene che esiste il disagio sociale.
A questo serve l’attuale balletto sulla decadenza di Berlusconi.
A far passare questa modalità della comunicazione.
Ieri, il Ministro degli Interni Alfano ha dichiarato ufficialmente: “Il caso Berlusconi non è chiuso, questo deve essere ben chiaro”.
Tradotto: Le sentenze definitive non hanno alcun valore oggettivo. Stabilisco io, in qualità di ministro, quali passano e quali non passano, perché i magistrati sono esautorati. E’ bene, quindi, che i giudici capiscano che le loro sentenze devono (per poter essere applicate) essere sottoposte al vaglio del Ministero degli Interni, come avveniva in Francia nel 1770 quando le sentenze da definitive diventavano operative solo e soltanto dopo che il Consiglio del Re aveva apposto la firma. Per questo si chiamava monarchia assoluta.
Non c’è stato nessun giornalista (non è una sorpresa) nessun deputato, nessun senatore, nessun opinionista, che si sia precipitato a chiedere ragguagli su questa frase monarchica.
La gravità della latitanza di tale dibattito la dice lunga, e apre la strada alle notizie false che il governo sta diffondendo, sbugiardato ogni giorno dall’Europa, dagli investitori internazionali, dai dati reali.
Le stesse identiche bugie che il Mago Attel diffondeva in appoggio di Mario Monti un anno fa.
Il lupo perde il pelo ma…è cosa nota.
Un po’ come l’economia: la ripresa c’è anche se non si vede.
Anche la democrazia italiana funziona così, secondo i parametri dell’accoppiata Letta/Alfano: c’è sulla carta, ma non si vede nella realtà.
25 anni fa, per una modesta frasetta come quella, l’allora Ministro degli Interni sarebbe stato costretto alle dimissioni immediate.
Se oggi non accade è perché in questo Parlamento non c'è la volontà o la capacità, la competenza, la pertinenza e la lungimiranza civica di chiedere una immediata interpellanza a domanda diretta al Ministro degli Interni, pretendendo che spieghi la qualità della sua affermazione e venga obbligato a scegliere: o si dimette da ministro e se ne va a casa, o si dimette da segretario politico di un partito il cui presidente risulta legalmente un pregiudicato delinquente. A lui la scelta.
Ma l'obbligo della scelta DEVE essere perentorio.
Quando in una nazione il Ministro degli Interni si sostituisce alla Magistratura non considerando lecita né congrua tantomeno legale una sentenza definitiva (per l’appunto si chiama così) quella nazione non può più dirsi democratica.
Non c’è più neanche bisogno di tentare di corrompere i giudici.
Basta non far applicare le sentenze definitive passate in giudicato.
Così si prendono due piccioni con una fava: il potere giudiziario passa dalle mani della magistratura alle mani del Ministero degli Interni e si risparmiano i costi e i rischi di dover pagare un sacco di gente per ottenere sentenze compiacenti.
E’ l’uovo di Colombo.
Non a caso, il grande esploratore era italiano.


6 commenti:

  1. Il Piano della P2 va avanti ed ora è sempre più chiaro che molti hanno lavorato sottotraccia in tutti questi anni recitando un ruolo pubblico in antitesi con la realtà. Oggi le maschere sono cadute ed è chiaro a tutti che l'opposizione di sinistra spesso è stata solo una facciata. E' stata un'avanzata lenta e continua, con qualche incidente di percorso come la violenza al G8 di Genova, poteva essere la spia di questo piano, ma il clima internazionale dell'11.09.01 e la presenza dei Bush hanno avuto buon gioco nel confondere l'opinione pubblica.

    Ora che la rana italiana è stata ben cotta a fuoco lento qualcuno si stupisce dei comportamenti di Napoletano, non proprio da garante della Costituzione. Le sue forzature, i suoi moniti, il suo sostegno alle larghe intese arrivano da lontano, quando negli anni 80 la sua corrente migliorista (più affine al peggior craxismo che al comunismo)riceveva a Milano, con Cervetti, contributi pubblicitari dalle aziende di uno sconosciuto ai più Silvio Berlusconi.

    Per quel che possa interessare non voglio più considerare Giorgio Napolitano mio presidente. Not in my name.

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  2. Attento, Sergio, a dare tutta questa fiducia alla magistratura.
    Quella che ha condannato Craxi non perché avesse rubato o fosse corrotto, solo uno tra i tanti, ma perché aveva portato il paese a traguardi economici e di sviluppo incompatibili con gli equilibri decisi dai padroni del mondo.
    Insieme a lui ha decapitato tutta la classe politica e manageriale, che aveva raggiunto questo obiettivo, lungo un percorso di sviluppo del paese e di benessere condiviso basato sulla tendenza alla piena occupazione che non doveva più essere.
    Da allora è iniziato uno nuovo ciclo che sta compiendosi con risultati del tutto opposti.
    Perché la magistratura tanto zelante in quel caso è rimasta del tutto inerte a uno scandalo enormemente maggiore per le casse e i destini del paese? Costituito da un'operazione arrivata subito dopo quell'offensiva giudiziaria, servita a smantellare l'ossatura del sistema di imprenditoria pubblica e privata che aveva permesso di raggiungere simili traguardi.
    Ovvero le privatizzazioni eseguite da un prode che ha venduto a mero valore di magazzino aziende all'avanguardia tecnologica del mondo, Dimodoché chi le ha acquistate le ha rivendute immediatamente dopo con profitti enormi.
    Ricchezza sottratta alla comunità in forma palese, per un danno che i somma alla riduzione del 36% del PIL dovuta a quelle privatizzazioni, palesemente negative per il paese.
    Oggi lo stesso partito che impose quelle privatizzazioni, e che ha avuto quale leader proprio quel prode legato alla Goldman Sachs, vuole procedere ad un secondo piano di dismissioni che sarà ancora peggiore del precedente. Dato che eliminerà le residue aziende di stato e i beni pubblici che contribuiscono al sostegno del paese.
    All'epoca il pretesto erano l'inefficienza dello stato imprenditore e la modernizzazione, oggi la crisi. Quella prodotta dal vincolo esterno sostenuto da quel partito alla morte, contro ogni evidenza delle condizioni in cui il paese è ridotto il paese.
    Quella magistratura, ossatura del sistema di giustizia più lento e farraginoso del mondo occidentale, assolutamente imprevedibile riguardo ai tempi di emissione di una qualunque sentenza, è arrivata con precisione cronometrica a un verdetto di colpevolezza. Proprio nel momento in cui era necessario, ovvero quando la grancassa deve battere in maniera assordante sulla questione berlusconiana. Usata per 20 anni al fine di distrarre l'opinione pubblica del paese dal processo di regressione sociale, culturale e di annichilimento delle coscienze parallelo a quello destinato a sovvertirne l'ordinamento istituzionale.
    Ora che quel processo sta per giungere a compimento, è necessario distogliere l'attenzione dai due tasselli che stanno per suggellarlo.
    Il tentativo di manipolare la Costituzione, legittimazione alla veste autoritaria del nuovo ordinamento dello Stato, e la svendita dei beni pubblici,
    Per questo l'attenzione va sviata a ogni costo con l'azione giudiziaria che ora si decide a riconoscere Berlusconi colpevole, dopo una sequela di accuse, rinvii, assoluzioni, prescrizioni e tutto l'armamentario della farsa giudiziaria trasmessa a reti unificate per due decenni.
    Al di là della valenza della figura berlusconiana, se è sacrosanto esigere giustizia, forse occorre domandarsi se oggi siano queste le priorità del paese. E se la giustizia non sia stata per caso ridotta a strumento atto a coprire altri interessi, appunto la spartizione delle spoglie del paese,
    Se la risposta a quest'ultima domanda fosse positiva, l'insistere sul tasto della giustizia non farebbe gli interessi di chi sta usando la sentenza B. per distogliere l'opinione pubblica da problemi di ben altra portata?
    Grazie per l'attenzione

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  3. Tutto ciò, come ipotesi, avrebbe senso se Berlusconi fosse all'opposizione, ma così non è, anzi è stato il primo fautore delle privatizzazioni e nel considerare privato tutto ciò che ha a che fare con lo stato, a cominciare dalle sue frequenze.
    Per Craxi, ho ancora vivo il ricordo di quando si fece intervistare con La Ganga al fianco, giurando sulla sua onestà e quella del partito. La sua difesa fu : Così fan tutti!
    Quel "Così fan tutti", da pessimo uomo dello stato, non ebbe il coraggio provarlo in un'aula giudiziaria, e come salvacondotto gli si permise di scappare all'estero, precisamente in Tunisia, ove è bene ricordare, non venne mai richiesto il mandato di estrazione.

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    1. Fautore, forse, ma non esecutore. Che comunque è una posizione coerente con la sua politica di destra e filo imprenditoriale. Invece le pseudo sinistre hanno voluto far credere di essere dalla parte delle classi subalterne ma hanno eseguito in prima persona le misure più liberiste che hanno influito nel modo più profondo sulla trasformazione del paese in senso antisociale.
      A Berlusconi le frequenze gliele ha regalate D'Alema per l'1% del fatturato mediaset, durante il suo governo nel 1999. E prima d'allora c'è stato il famoso accordo consociativo mediante il quale il PCI fu ben felice di accordargli tre televisioni pur di prendersi Rai Tre. Aspetto che purtroppo il numero di caratteri massimo dei commenti non mi ha permesso di sottolineare in precedenza nel modo dovuto.
      Forse Berlusconi oggi non è all'opposizione ma a capo del governo c'è Letta, su mandato di Napolitano che prima di lui ha voluto Monti e la sua macelleria sociale. Rispetto alla quale l'immobilismo del governo attuale è funzionale al completo dispiegarsi degli effetti pratici.
      Comunque durante il passato ventennio Berlusconi è stato all'opposizione per un periodo inferiore solo di alcune decine di giorni rispetto alla pseudo sinistra.
      Il fatto che quello stesso ventennio sia comunemente attribuito in toto a Berlusconi va a ulteriore suffragio della mia tesi.
      Poi naturalmente non sostengo che egli sia vittima di una macchinazione, ma solo che la questione riguardante la sua figura è stata creata e utilizzata come strumento di distrazione, al limite anche con il suo consenso, affinché celasse l'azione sovvertitrice dell'ordinamento del paese. Che è stata eseguita in prima persona dalla finta sinistra e da essa garantita ai suoi mandatari.
      Berlusconi è servito anche al fine di produrre l'annichilimento delle coscienze e il regresso culturale e valoriale indotto dalle sue TV, così da rendere meno palese presso l'opinione pubblica la trasformazione della ex-sinistra in una nuova destra a tutti gli effetti. Che per poter portare al termine il suo compito necessitava comunque di mantenere la parte maggiore del suo elettorato.
      Riguardo a Craxi, al di là dell'efficacia delle sue strategie difensive e della sua valenza politica è ben noto che non fosse colpevole più di tanti altri. Rispetto a quelli del PCI ad esempio, che avevano un numero di scheletri nell'armadio altrettanto rilevante, ma curiosamente non sono stati toccati dall'offensiva giudiziaria. Per poi procedere a effettuare scelte che senza eccezione alcuna hanno spinto il paese verso il declino. Non credo che questo possa essere visto come una coincidenza.
      La vera colpa di Craxi è stata quella di aver prodotto un salto in avanti del paese in termini economici che non è stato tollerato. Non a caso, viste dalla prospettiva odierna, tutte le politiche effettuate nella fase successiva alla sua incriminazione dimostrano di essere state indirizzate al ridimensionamento economico e industriale.
      Infine la questione del salvacondotto e della mancata richiesta di estradizione può essere osservata come un do ut des a nuova conferma della mia tesi. una sorta di "non rompere più le scatole, lascia che le cose abbiano il loro corso e te ne resti tranquillo dove ti trovi".

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  4. Credo che la grave affermazione del Ministro degli Interni non abbia suscitato le reazioni o le attenzioni dovute semplicemente perché ormai lui ha perso credibilità e quindi si stenta a prenderlo sul serio.

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  5. E' tutto l'establiscement che è impresentabile: Alfano come la maggior parte dei suoi accoliti,pardon,colleghi esercitano alla grande la boria autoreferente del potere .
    Un esempio da manuale per innalzare il senso di giustizia ed equità nelle nuove generazioni...sic.
    TUTTO IL RESTO E' NOIA.DRAMMATICAMENTE PER TUTTI NOI.

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