lunedì 10 ottobre 2011

Per la libertà di Marzieh Vafamehr: l'attrice iraniana condannata a 90 frustate pubbliche e un anno di prigione. La colpa? Essere un'attrice professionista.

di Sergio Di Cori Modigliani

Perché l’Europa non fa nulla?
Perché l’Europa tace?
Perché l’Europa non è in grado di esprimere una politica comune sui più importanti aspetti della democrazia rappresentativa liberale, ponendosi come punto di riferimento per il resto del pianeta, e dimostrando a tutto il mondo che la cosiddetta “crisi economica” contiene, al di sotto e al di sopra, una classe politica compatta in grado di poterla gestire?
Sono tre domande retoriche, la cui tragica risposta ovvia è l’esempio più chiaro e lampante della tragica crisi che stiamo attraversando: il crollo verticale di una politica condivisa che faccia perno intorno ai sublimi valori della grande tradizione europea che hanno regalato al mondo il concetto di democrazia liberale, di rispetto della diversità e di totale e garantita libertà d’espressione, di culto, di parola, di esercizio e manifestazione dell’arte.

L’Europa tace.

Per squallida convenienza di bottega.
E veniamo alla notizia nuda e cruda che ha indotto questa premessa piagnucolosa.

L’attrice iraniana Marzieh Vafamehr, una professionista internazionalmente accreditata, è stata condannata “ufficialmente e legalmente” da un tribunale di Teheran a 90 frustate e un anno di prigione. Da notare –con inevitabile sottolineatura- che le frustate “dovranno essere comminate come sanzione di colpa provata in luogo pubblico e aperto”.
La condanna è relativa al fatto di essere stata trovata colpevole di aver girato il film “My Teheran for sale”, nel ruolo di protagonista.
Il film è stato girato da suo marito, il regista Granaz Moussavi.
La notizia contiene un tragico paradosso surreale.
La pellicola in questione, infatti, narra la storia di un’attrice di teatro iraniana, la quale, avendo assunto la consapevolezza di non essere in grado di potersi esprimere con libertà nel proprio paese, decide di organizzare degli spettacoli teatrali clandestini.
La giuria iraniana ha stabilito che la sceneggiatura del film “espone, propone e diffonde un’argomentazione falsa, tendenziosa e lesiva della società iraniana”.
Per dimostrare al mondo che in Iran, invece, esiste la libertà d’espressione, il tribunale ha condannato a 90 frustate e un anno di prigione l’attrice che ha denunciato al mondo l’impossibilità di una libera espressione.
Sembra una barzelletta, invece è vero.
Approfittiamo dell’occasione per ricordare anche la detenzione del regista iraniano Jafar Panahi, al quale (dopo un anno e mezzo di carcere duro) sono stati concessi gli arresti domiciliari, il divieto tassativo di poter esercitare la sua professione, nonché la proibizione legale di rilasciare interviste fino al 30 giugno del 2030, pena 150 frustate (è il prezzo per ogni intervista rilasciata) e la carcerazione per almeno 24 mesi in cella d’isolamento.
Chiedo quindi a coloro che sono in grado di esercitare pressioni –mi auguro a nome di tutti- soprattutto rivolgendomi qui alle donne più intelligenti e pensanti, sia di destra che di sinistra, attive politicamente in questo paese a livello istituzionale, di rendere pubblica la vicenda chiedendo “formalmente” al Consiglio d’Europa di denunciare i fatti attraverso una nota diplomatica aggressiva, contundente e molto chiara.

E’ da piccoli atti come questi che si può identificare e riconoscere la fondazione di un autentico Stato d’Europa. Altrimenti, a che cosa serviamo, noi europei, con le nostre diatribe intellettualistiche, affossati e addormentati nella nostra apparente libertà d’espressione collettiva?
Che cosa intendono fare la senatrice Emma Bonino e Anna Finocchiaro ( a sinistra) l’on. Mara Carfagna e Giulia Bongiorno (a destra), l’onorevole europarlamentare Silvia Costa (al centro), ecc.,ecc., (ho citato, a caso, i nomi di donne pensanti attive in parlamento)  per mostrare, dimostrare, e pubblicizzare all’opinione pubblica mondiale l’esistenza di uno sbarramento europeo forte dinanzi a questo obbrobrio giuridico, a quest’attacco frontale contro la libertà d’espressione di un’artista?
Le chiacchiere stanno a zero.
I proclami e le firme di paludosi intellettuali pantofolai non servono e non aiutano chi sta in carcere.

L’Europa ha bisogno di fatti.
Soprattutto coloro che si aspettano dall'Europa un punto di riferimento evoluto e libertario.

Svegliamoci e cerchiamo di dare uno scossone di dignità.

3 commenti:

  1. Rispondo (a titolo personale) alle domande delle primissime righe:

    - Perchè l' Europa non esiste. Cos'è l' Europa? Forse quel che molti risponderebbero non è quel che è l' Europa, ma quel che vorrebbero fosse l' Europa. Un popolo, eterogeneo, un popolo di nazioni di culture e lingue diverse ma tutti accumunati da una sotira comune che segna in loro un forte spirito europeista. Che bello sarebbe? Già, piacerebbe anche a me. Ma l' Europa è solo una banca. Una banca che controlla e dirige le altre banche nazionali. E' un progetto mirato alla stabilità pacifica del continente senza curarsi dell' interesse politico e sociale, ma solo ed esclusivamente dell' interesse economico. Ecco il motivo per cui non si avrà mai una posizione europea dinnanzi ad un fatto come quello di Lei oggi espresso, così come non si è vista una posizione europea riguardo l' 11 settembre, la guerra in Afghanistan, la guerra in Iraq, il nucleare, la Libia, la primavera araba.

    L'europa come la chiediamo, sognamo noi europei non esiste. Purtroppo. Un Europa unita inn tutti i sensi, parlo dei Stati Uniti d' Europa sarebbero un bel posto dove vivere.

    Arriveranno mai?



    Vailati Alessandro

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  2. L'Europa é solo una espressione geografica ed una finzione storica.

    Non conta ne conterà mai una cippa. Figuriamoci poi l'intrendere qualcosa.

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  3. La pellicola in questione, infatti, narra la storia di un’attrice di teatro iraniana, la quale, avendo assunto la consapevolezza di non essere in grado di potersi esprimere con libertà nel proprio paese, decide di organizzare degli spettacoli teatrali clandestini.

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