domenica 8 maggio 2011

Un popolo di orfani: ma la mamma è una mucca o una Persona?

Oggi, 8 maggio, in Italia, si celebra la festa della mamma, tra tutte le festività, sia religiose che laiche, in assoluto la più rassicurante, per definizione collettivamente incorporata.
Perchè questa festa ci consente di affidarci alla rassicurante convinzione che nostra madre sia l'unica cosa certa, nella vita, alla quale attaccarsi come memoria di riferimento; più che mai in tempi incerti come questi.
 Anche il più cinico degli individui, soprattutto dopo essere diventato orfano, ricorda la propria madre con devota sentimentalità.
La mamma è il simbolo della femmina generosa, di colei che nutre, cura, accudisce, accoglie, protegge.
Per definizione acquisita, la mamma è il simbolo di colei che dà senza mai chiedere niente in cambio, perchè l'amor materno è incorporato come ovvio e scontato. E' l'unico amore gratis dell'esistenza.
"meno male che c'è la mia mamma" pensa il bambino di quattro anni, di fronte a qualunque tipo di problema inaspettato o davanti a un'improvvisa emergenza; il bambino sa che quando tornerà a casa dal nido sociale troverà conforto e asilo.
Riceverà il cibo preferito, verrà lavato e pulito, qualche leccornia, carezze coccole e complimenti, per il solo fatto di essere. Senza che venga mai chiesto niente in cambio. E' il motore dell'esistenza. Per tutti noi.
Alla mamma si chiede, ed è una richiesta ovvia, perchè lei vive per darci ciò di cui noi abbiamo bisogno.
Come alla mucca dalla quale si attinge latte a volontà.
Da neonati abbiamo bisogno del calore del suo corpo e della sua mammella, del suo respiro, della sua mano appoggiata sulla fronte per controllare se abbiamo o meno la febbre, del suo assiduo controllo della nostra alimentazione che poi ci farà crescere sani e adulti.
Adulti.
Una volta grandi e inseriti nel contesto della società civile, la relazione con la madre cambia.
Diventando autonomi e indipendenti stabiliamo relazioni affettive profonde d'amore con mogli, mariti, amici, ideali, ambizioni, e mano a mano che la madre invecchia il rapporto si capovolge. Diventa naturale, allora, aiutare la propria madre, nei suoi capricci da anziana, nei suoi acciacchi, nei suoi bisogni.
Viene naturale a ogni individuo umanamente sensibile; è una modalità spontanea di restituire e riconoscere il sostentamento ricevuto dalla nascita. E' nella nostra cultura, in ogni civiltà, è trasmesso dall'eredità genetica.
La stessa cosa vale per i cittadini.
Non a caso si usa il termine, in tutte le lingue, "madrepatria".
La madrepatria ci dà la lingua, prima di tutto, il più fantasmagorico regalo che una nazione possa fare a un individuo: il dono della parola che serve a comunicare, esprimersi, relazionarsi. Si dice, infatti, lingua madre.
Chi, tra gli adulti, in presenza della propria madre anziana, non sente il bisogno di accudirla, informarsi sui suoi bisogni, prestarle soccorso, confermarle la propria presenza grata nel mondo, è considerata una persona inumana, insensibile. In ogni nazione, in ogni civiltà è sempre stato così, ed è tutt'ora così.
Nelle nazioni adulte, è la stessa cosa per ciò che riguarda il rapporto Stato-Individuo.
Lo Stato è la Grande Mamma Collettiva che garantisce con le proprie Leggi e con le proprie istituzioni collettive la rassicurante copertura dei bisogni primari. E' il motivo per cui consideriamo i "delitti contro minori" un abuso orrendo che nessuno, in nessuna civiltà e cultura, accetta, giustifica e riconosce.
Quando si raggiunge la maggiore età, il rapporto si capovolge.
Perchè si va a votare, quindi si sceglie in maniera autonoma.
Perchè si stabilisce chi avere come legiferatori ed esecutori del proprio destino collettivo (cioè come mamme) e la propria presenza nel mondo della socialità restituisce allo Stato l'aiuto che ci ha fornito salvaguardandoci quando eravamo minori.
La differenza e il distinguo tra nazioni adulte evolute e nazioni infantili regredite consiste proprio in questa discriminante: la nazione adulta, ovverossia l'individualità che si fa popolo collettivo, incorpora un concetto sociale tale per cui si condivide l'idea che gli individui, dopo il raggiungimento della maggiore età, accettano la nozione che lo Stato perda la propria idea di mucca generosa. Il maggiorenne è colui che inventa, crea, produce, agisce per dare il proprio contributo alla costruzione di una mucca con mammelle sempre più gonfie per nutrire le generazioni a venire.
Nelle nazioni infantili regredite, invece, lo Stato viene sempre vissuto come "una Eterna Mucca" dalla quale attingere sussidi, aiuti, accudimento costante perchè si pretende di avere gratis un aiuto, dei soldi, la sicurezza. Tanto più aumentano queste richieste, tanto più quella nazione non è più popolo adulto, bensì somma di individui infantili, regrediti, che non evolvono verso una interpretazione adulta della collettività.
Se la Mamma, infatti, è -non appena veniamo al mondo-  una mucca rassicurante, mano a mano che il termpo passa si conquista  l'affetto e il diritto sacrosanto a essere considerata Persona; meritevole, quindi, di essere ripagata nel futuro con altrettanto affetto e accudimento se e quando ne avrà bisogno.
Per lo Stato dovrebbe essere la stessa identica cosa nel suo raporto con i cittadini.
E così è nelle nazioni progredite.
Non è il caso dell'Italia, dove la collettività e la classe politica che governa insiste nel presentare le istituzioni come mucche sempre pronte ad allattare senza che venga mai spiegato o insegnato ai propri cittadini in che cosa consista l'idea di essere adulti e maturi, cioè dare il proprio contributo di nazione e popolo per una maturazione collettiva autonoma e indipendente.
Pagare le tasse e rispettare le Leggi vuol dire essere adulti.
Non farlo vuol dire condannare se stessi e la collettività alla regressione.
Esercitare il proprio diritto alla manifestazione, espressione e riconoscimento della propria competenza e merito, vuol dire essere adulto.
Non farlo vuol dire essere infantile; inevitabile chiedere latte alla Grande Mucca.
E quando lei dice che non ce l'ha più, odiarla per questo.
La nostra classe politica ci spinge alla regressione costante. Berlusconi è il figlio prediletto, l'opposizione fa i capricci perchè vuole gli stessi privilegi come il fratello che conta meno, i fratelli meno amati come Fini o Bossi o Casini si lamentano quando non riescono ad avere la stessa quantità di latte a disposizione e così via dicendo fino all'ultimo gradino sociale di ogni singolo individuo.
Ma si dimentica, in tal modo, la assoluta necessità di diventare adulti e ribaltare il rapporto.
E' ciò che serve oggi all'Italia, per superare la crisi: crescere diventando adulti autonomi. Come nazione.
E' ciò che è accaduto nel 1961 in Usa, quando gl infantili e viziati statunitensi si accorsero -una volta assorbito e incassato il frutto della vittoriosa guerra mondiale- che per sopravvivere nel mondo globale bisognava essere adulti e quindi crescere. Nel 1946 il Giappone, la Germania, l'Italia, le tre potenze che avevano perso la guerra, erano situate intorno al cinquantesimo posto nella graduatoria mondiale delle nazioni in grado di produrre lavoro e ricchezza. Nel 1960, il Giappone era diventata la seconda potenza industriale, la Germania la terza e l'Italia dal 62esimo posto era salita all'ottavo. Per gli americani nacque l'enorme problema della competizione internazionale delle loro merci.
Fu allora, in Usa, che un giovane uomo politico, ai più sconosciuto, dopo aver vinto le elezioni -su 85 milioni di votanti- con uno scarto di appena 28.000 voti, nel suo discorso di insediamento, disse cose anomale, fuori dalla consueta retorica e dalla classica accademia politica. Ringraziando i propri cittadini, ricordò che "è necessario crescere, diventare adulti, perchè da popolo dobbiamo fare il salto e diventare nazione...non possiamo più essere ingenui, nè regredire, nè essere infantili.....dobbiamo essere orgogliosi della nostra autonomia e indipendenza per la quale abbiamo lottato; è necessario maturare".
Era il 10 gennaio del 1961. L'uomo si chiamava John Fitzgerald Kennedy, e concluse il suo discorso sostenendo che "non chiedete a me che sono il vosro presidente, nè al Congresso, nè alla Banca d'America, nè alle istituzioni, ciò che possono o devono fare per voi; chiedete a voi stessi che cosa voi potete fare per la collettività, per il congresso, per il presidente. Chiedete a voi stessi ciò che potete fare per lo Stato e non chiedete allo Stato ciò che può fare per voi. Perchè ormai siamo adulti, e questo diritto ce lo siamo conquistato".
E' ciò che avremmo bisogno, oggi in Italia.

Viva la mamma.
E viva l'idea di essere adulti e di poter avere il privilegio di occuparsi di lei.

buona domenica a tutti.

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