lunedì 15 settembre 2014

Un approccio spiritualista al dibattito sul Vero e Falso. Lo firma un antropologo, l'editore Maurizio Di Gregorio. Alla ricerca "dell'anarchico divino che è in tutti noi"


di Sergio Di Cori Modigliani

Qui di seguito, propongo ai miei lettori un interessante contributo di un soggetto politico pensante. 
L'autore si chiama Maurizio Di Gregorio. 
E' un editore indipendente, attivo soprattutto nel campo della produzione spiritualista, esoterica, quella che punta al risveglio della coscienza interiore e all'allargamento della consapevolezza collettiva. 
E' da sempre un attivista nel campo ecologico-ambientalista, dimensione che lo ha sedotto quando, molto giovane, 35 anni fa, emigrò in Germania e si trovò davanti alla sorpresa della nascita del poderoso movimento dei verdi tedeschi. 
Qualche anno dopo, di ritorno in Italia, diede vita a una casa editrice "Fiori Gialli" che ha anche un altro marchio "Il libraio delle stelle". 
Insieme ad altri compagni di percorso ha partecipato fin dall'inizio ai lavori di un gruppo  di ecologisti, un importante nodo di smistamento e incontro di pensiero libero e indipendente. Il gruppo si chiama "Cinque Terre" perchè è là che si incontrano. Non sono soltanto liguri, perchè sono affluite diverse correnti movimentiste provenienti anche dalla Toscana, dal Piemonte e dal lazio.
Sono stati i mentori, i formatori e i maestri di diversi pentastellati che poi sono stati eletti sia a Roma che a Bruxelles. 
La particolarità di Maurizio Di Gregorio consiste nel fatto che è tra i pochi e rari a seguire e perseguire un approccio culturale all'attuale dibattito politico in corso, il che è dovuto soprattutto al fatto che lui nasce come antropologo sociale. E' una persona che conosco da diversi decenni e ci siamo reincontrati dentro il M5s di cui lui e il suo gruppo sono stati forti e importanti sostenitori fino al 26 maggio 2014. 
Maurizio Di Gregorio mi ha inviato questo suo scritto che appartiene alla sezione spiritualista nell'approcciare il tema di Vero o Falso, Vero e Falso, argomento che a entrambi sta molto a cuore ritenendolo il punto teorico centrale della vita quotidiana oggi nel mondo post-moderno.
Il suo sito è
http://www.fiorigialli.it/dossier/view/6_i-sentieri-dell-essere/1286_liberta-eguaglianza-fraternita

Ecco il suo contributo. 
Spero possa essere stimolante per i lettori più curiosi. 

LIBERTA' EGUAGLIANZA FRATERNITA'


di Maurizio Di Gregorio

Nei libri possiamo trovare leggendo molte belle frasi. Alcune ci colpiscono, altre meno. Vi sono un’infinità di belle frasi. Ognuna di esse potrebbe smuovere come montagne il cuore degli uomini eppure il loro effetto non è assicurato né certo. 

Se è vero che ogni essere umano è diverso dall’altro, è altrettanto vero che tutti sono in relazione con Dio, dove sta l’unità che annulla ogni alterità. Da ciò discende la tolleranza perché ogni uomo e ogni credenza discendono da Lui” (Ibn Arabi)

Cosa succede leggendola? Vi è un significato che la mente non riesce pienamente ad afferrare. La frase, come tutte le frasi, è una forma mentale alla quale accediamo con la mente ma rispondiamo e partecipiamo con l’interiorità del nostro cuore. Qualcosa sfugge alla mente ma il cuore ne è attratto.
Siamo portati a dire che è una bella frase o concetto ma la sua verità può solo essere esperita nei nostri cuori. Qualora percepiamo la scintilla contenuta al suo interno il nostro cuore si incendia.
Una forma (la frase) agisce su una sostanza (noi) e la nostra mente è condotta ad una percezione di verità -il significato.
Ciò avviene nella direzione dal Divino a noi e infatti percepiamo il significato e l’emozione correlata come dotati di una qualità particolare, qualcosa di superiore, un dono.

Nella coscienza ordinaria lo percepiamo rovesciato a come avviene realmente: poiché la nostra capacità di percezione è in realtà limitata, nel migliore dei casi, alla direzione da noi a Dio, non vediamo che in realtà la frase veicola un Fuoco e(s)terno che ci incendia il cuore e a cui infine la mente risale tramite un significato. Noi crediamo di aver raggiunto un significato (lo vediamo come significante) ma invece è il significato che ci ha colpito. Ciò che chiamiamo senso della frase è il significato che tratteniamo (dopo) di un attimo di esperienza- è il risultato del fuoco, cioè cenere.

Noi non cogliamo tutti i significati, non tutte le frasi infiammano il nostro cuore e non scorgiamo il fuoco di tutti i raggi di luce. Ciò dipende semplicemente dalla nostra predisposizione.
Da sempre l’uomo ricerca e apprezza la bellezza e la saggezza contenuta nelle frasi e massime ispirate. Esse possono essere un veicolo, a nostra normale disposizione, per ridestare una memoria di conoscenza e per poter procedere in essa. L’esperienza che compie la nostra interiorità a contatto con “una frase che accende” è regolata secondo modalità in parte personali,uniche, intime e irripetibili.
Per questo la medesima frase può avere effetti diversi nel tempo sulla stessa persona e anche contemporaneamente con più persone. Ciò può essere facilmente compreso, direi in modo banale. 

Non è altrettanto facile accorgersi che se il fuoco è sempre lo stesso il significato che abbiamo colto e che rammentiamo (la cenere che ne resta) è di una qualità mista: molto umana e poco divina: in un frammento di attimo l’esperienza si è compiuta, il fuoco è passato, stringiamo tra le mani della mente quel po’ di significato che la mente trattiene. Essa ci parla più di noi e della nostra combustione che di ciò che la ha suscitata, nondimeno sappiamo che è un bene prezioso.
Se scambiamo la cenere con il fuoco facciamo come chi guarda il dito e non la luna, non andiamo sulla luna e restiamo a studiare il dito.

Il ricordo dell’esperienza non è l’esperienza (così come il fuoco lascia cenere ma la cenere non è fuoco) e pertanto ogni frase presenterà in momenti diversi significati differenti.Da ciò nasce il paradosso per cui ogni verità può portare all’errore anche se letteralmente è l’essere umano che non riuscendo a pervenire al vero si sposta dalla verità all’errore.

La verità non può essere cercata. Eppure la trovano soltanto coloro che la cercano.” 

Lei è all’orizzonte
mi avvicino di due passi
lei si allontana di due passi
cammino per dieci passi
l’orizzonte si sposta di dieci passi più in là
per quanto io cammini non la raggiungerò mai
a cosa serve l’utopia?
Serve proprio a questo:
a camminare
(E. Galeano)

Quanto esposto può risultare vago o astratto. 
Prendiamo ad esempio una frase e consideriamola da vari punti di vista.
Libertà-Uguaglianza-Fraternità è il motto del 1789, all’insegna di questa frase è stata condotta la Rivoluzione francese ed in suo nome, dopo soli quattro anni, i rivoluzionari si ghigliottinavano vicendevolmente. Poi il bagno di sangue delle guerre napoleoniche e infine nel secolo scorso l’età moderna, il ‘900 del capitalismo (libertà) del socialismo (uguaglianza) dei vari fascismi (la fraternità simulata dell’individuo de-individualizzato e massificato)
Come partendo da ideali così seducenti, si è potuto giungere a disastri così immensi?

Una finalità complessa come quella che formula la trinità Libertà-Uguaglianza-Fraternità comporta le sue contraddizioni: questi tre termini sono insieme complementari e antagonisti: la sola libertà distrugge l’uguaglianza e corrompe la fraternità, l’uguaglianza imposta distrugge la libertà senza rivalutare la fraternità, solo la fraternità può contribuire alle altre due. (Edgar Morin)

Nonostante innumerevoli tentativi fatti in varie direzioni, gli uomini non sono ancora riusciti a costruire una società ed una vita basata sull’armonia di libertà, eguaglianza e fraternità.Forse perché queste parole non indicano dei principi o cause, ma solo dei risultati di altre cause

Il trinomio Libertà Uguaglianza Fraternità nasce come motto iniziatico e viene ripreso – e frainteso - dalla rivoluzione francese. Il suo senso spirituale è:
Libertà, da noi stessi, che ci apre alla presenza divina, trascendendo la normale condizione umana, la stabilità di questa esperienza ci permette di riconoscere il divino in noi e noi nel divino, senza confusione, e ci chiarisce i termini della relazione umana con il mondo di Dio pervenendo al riconoscimento dell’essere “figli di Dio” e in ciò perfettamente uguali ad ogni altro essere umano, cosa che ci porta e permette di vivere fraternamente gli uni con gli altri.
Cioè questa frase descrive l’effettiva illuminazione dall’individuo alla società.

L’equilibrio di questi tre termini conduce, nella vita sociale, alla Tolleranza, altrimenti si passa di disastro in disastro. Allo stesso modo nel cammino spirituale individuale è l’Amore che armonizza volontà, sentimento e pensiero, altrimenti il fallimento è inevitabile. Se illuminata dall’ispirazione la pratica sociale può fondarsi sulla fraternità, mantenere la giustizia e favorire la libertà. Quindi l’illuminazione individuale porta ad un senso di fraternità e nella società la fraternità ripercorre lo stesso percorso a ritroso sino alla libertà.
Esempio di una situazione tipo: la fraterna cooperazione di gruppo permetterebbe agli uomini di risolvere i problemi economici, darebbe impulso ad un senso di giustizia realizzando l’eguaglianza che libera l’uomo dalle catene sociali e ne favorirebbe la progressione ed evoluzione individuale.

In modo simile Lao Tze ci ricorda :
Perché ci sia pace nel mondo, è necessario che le nazioni vivano in pace.
Perché ci sia pace fra le nazioni, le città non devono battersi le une con le altre.
Perché ci sia pace fra le città, i vicini devono andare d’accordo.
Perché ci sia pace fra i vicini, è indispensabile che nelle case regni l’armonia.
Perché nelle case ci sia pace, bisogna trovarla nel proprio cuore


Ogni altro tentativo di ridurre il trinomio Libertà Eguaglianza Fraternità ad una ideologia, cioè un insieme di idee governate dalla ragione, in tutto o in parte, dimenticando che essa è invece l’indicazione di una metodologia sacra, quasi una unità di misura di riferimento di quel che deve accadere, si rivela per quello che è: un rovesciamento ed una perversione del significato, un errore interpretativo votato al fallimento.
E’ quello che succede anche ogni volta che scambiamo causa ed effetto, sostanza e forma, mezzo e fine, processo e procedimento, cosa e come. Si passa dall’illuminazione all’illumin-ismo.
Potremmo dire lo stesso per ogni tecnica di sviluppo spirituale che non porta alla fraternità.
Le buone idee come il retto agire si rivelano nei frutti che ne seguono.

La stessa energia percorre e vivifica costantemente ognuno dei tre termini e quando vi si assenta produce una mistica totalitaria di vario tipo: la mistica dell’egoismo personale, (la perversione della realizzazione dell’Io) la mistica dell’eguaglianza a tutti i costi (la perversione di un idea di giustizia), la mistica della nazione o di un credo religioso (che perverte sotto la guida di un capo o principio unico la naturale propensione alla fraternità). 

Talora quando falliscono sia i sistemi fondati su una idea di libertà che di uguaglianza sembra rimanere la possibilità di un sistema basato sulla fraternità o sulla sua parvenza, un “cameratismo”
“ma il cameratismo senza libertà ed uguaglianza non può essere nient’altro che l’associazione di tutti al servizio comune della vita della nazione sotto l’assoluto controllo dell’autorità dello stato collettivista” “le caratteristiche essenziali sono le stesse nei regimi comunisti e nei paesi fascisti, cosicché agli occhi di un estraneo le loro risse feroci sembrano una contesa all’ultimo sangue fra congiunti che si battono per l’eredità dei loro genitori trucidati: la Democrazia e l’Era della Ragione.”

La ragione non può svolgere il suo lavoro, agire o governare se alla mente dell’uomo viene negata la libertà di pensare o di realizzare il suo pensiero attraverso l’azione nella vita
(da Il Ciclo umano di Aurobindo) 

L’eguaglianza che può funzionare è quella tra libertà e fraternità.
Ogni Stato, qualsiasi sia la sua forma di attuazione, tende inevitabilmente a divenire totalitario, realizzazione di una idea collettivista, sia anche nella sua burocratica meccanizzazione dell’organizzazione razionale della realtà, e pertanto negatore dei diritti della libertà e della realizzazione individuale.
Priva di principi guida l’organizzazione burocratica della vita prende il sopravvento su ogni altra istanza e riduce a effimera parvenza ogni idea di libertà eguaglianza e fraternità.

“Qualunque sia la perfezione dello Stato organizzato, la soppressione od oppressione della libertà individuale da parte della volontà di una maggioranza o di una minoranza, costituirebbe sempre un difetto essenziale che ne vizia il principio stesso. E ci sarebbe qualcosa di infinitamente peggio. Una inflessibile regolamentazione scientifica della vita può essere attuata solo con una inflessibile meccanizzazione della vita stessa. Questa tendenza alla meccanizzazione è il difetto che tanto il pensiero anarchico quanto l’intuito del pensatore spirituale hanno cominciato a sottolineare, ed aumenterà a dismisura man mano che l’idea dello Stato troverà più completa attuazione. Esso è infatti il difetto insito nella ragione allorché si dedica a governare la vita e vuole soffocare le sue naturali tendenze per inquadrarla in qualche tipo di ordine razionale.”

Quando la meccanizzazione della vita tende a sostituirsi alla vita stessa, il falso si sostituisce la vero, la tecnica impedisce il progresso, la ragione allontana la soluzione, l'arte si eclissa, la politica e la religione sono complici del misfatto e la spiritualità diventa una fuffa. 

Via via che la falsificazione stende il suo lugubre velo sul mondo i complici di un delitto diventano addetti, il mercenariato è un lavoro, il terrore dello stato si chiama sicurezza, l’imposizione diventa libertà, la manipolazione viene detta democrazia e la guerra è chiamata pace.
Non chiamare le cose con il loro nome inibisce progressivamente la capacità di dare un nome alle cose e quindi di parteciparvi veramente. Il potere del linguaggio cela un linguaggio del potere, quello attuale cela il suo fine: la falsificazione della esperienza della vita.

Si prepara allora un mondo in cui la vita reale di tutti è la sua apparenza o vi è ancora una essenza concreta, una presenza da cui scaturisce una rappresentazione vera e pertanto sacra? In altre parole la realtà è ciò che sembra o quel che sembra si sostituisce alla realtà ?
In questa sfera, al di là della realtà della illusione, cosa rimane allora della realtà stessa? Possiamo scorgere frammenti di esistenza, pezzettini di passione, rimasugli di intenzioni, briciole di conoscenza. Possiamo udire risate beffarde e pianti sommessi, melodie interrotte e suoni stridenti.
Come dice una poetessa: “essi giacciono in massa melmosa e neutra che trasuda cellophane, ibrido vero, verissimo che si espande per partenogenesi…”
Oceani del dolore.

“La ragione è capace di maneggiare con successo l’universo meccanico del mondo fisico, la vita è una forza che è l’espressione crescente di una anima infinita nelle creature che nella loro evoluzione esprimono conflitti e opposizioni. La verità spirituale è l’unica verità della quale tutte le altre sono aspetti velati, brillanti travestimenti od oscure deformazioni. Questo è un lavoro che la ragione non può fare, quello della ragione è un compito intermedio, osservare e capire la vita con intelligenza e scoprire la direzione in cui sta andando e per far questo deve adottare momentanei punti di vista fissi nessuno dei quali può veramente costituire l’espressione definitiva della verità integrale delle cose. Quest’ultima non è verità della ragione, ma dello spirito”. 

Pertanto sia l’idealismo anarchico che una fratellanza basati su una semplice istanza razionale o passionale e/o religiosa-morale “ non può garantire l’essere razionale dal richiamo dal basso, né liberarlo dal richiamo dall’alto”. 

L’anarchismo su base razionale non riesce, non è fattibile, poiché non tiene debitamente conto della mente emozionale umana né delle forze all’opera per corrodere la simpatia naturale e la propensione fraterna che dovrebbero assicurare la coesistenza di fraternità e libertà. Peggio ancora l’anarchismo distruttivo, dei no, delle bombe e del giudizio implacabile ribalta le sue buone ragioni nel torto, l’assenza di compassione lo rende una condanna anziché una liberazione che sinistramente attira nel tempo le personalità disturbate nel carattere o possedute al pari dei fanatici di ogni altro tipo. 

D’altro canto anche la morale religiosa non riesce ad edificare una prassi positiva, infatti piena di insegnamenti e priva di ispirazione presenta la sua capacità limitata come dogma infallibile e proprio lì fallisce. “la stessa religione organizzata ha incitato in passato sovente gli uomini al crimine ed al massacro e giustificato l’oscurantismo e l’oppressione.”e “le forme ed i sistemi religiosi diventano logori e corrotti e devono essere abbattuti, oppure perdono molto del loro senso interiore e diventano nebulosi in fatto di conoscenza e dannosi nella pratica” 

Di fatto ne ragione ne religione riescono ad inquadrare correttamente la realtà dell’esperienza umana né a comprendere appieno la funzione dell’altro e ciò pur mantenendo ognuna di loro dei segreti ed una funzione meravigliosa. Aurobindo commenta che “ un anarchismo spirituale o spiritualizzato potrebbe sembrare avvicinarsi di più alla vera soluzione”.

C’è in noi, come individui e come società, la sapienza di una vita che agisce?
Da ciò che facciamo generalmente non sembra. Quello che dovremmo fare non è che non lo facciamo perché non lo possiamo fare?
Non lo possiamo perché non lo sappiamo? Sappiamo ciò che potremmo, sappiamo ciò che dovremmo?
Lo sa Dio se lo sappiamo, noi ci ostiniamo a non farlo, a far finta di non saperlo.
Se lo facciamo lo sapremo: fare, agire, essere attraverso il fare è la strada per riconoscere e ritrovare la sapienza che ci necessita.
Nello stato patologico di una esistenza deviata siamo uomini che non sanno quello che fanno poiché non fanno quello che sanno, veramente.
Se pensiamo che non possiamo perché non sappiamo, nulla è più possibile, se facciamo comunque saremo ed essendo sapremo, nulla sarà allora impossibile.
Il fare è il fondamento dell’essere, così allora ricomporre i frammenti di esistenze e fonderli, recuperare le intenzioni sino alle radici, rintracciare e vivificare le passioni, risalire alla integrità del nostro essere, sono le ali per volare nei cieli dell’Amore.
Non sono cose che si sanno, sono cose che si fanno.

Per riuscire l’anarchico ha bisogno del ricercatore spirituale quanto questo del primo.
L’evoluzione spirituale è un gioco in cui ciascun errore è corretto. Esso richiede sia la capacità di liberarsi di qualsiasi legame e finanche dei propri stessi risultati, di evitare sia la cristallizzazione del pensiero che la staticizzazione della percezione e dell’essere e contemporaneamente la partecipazione sia all’insegnamento che alla tradizione, la giusta condotta e l’abbandono, la consacrazione al divino. Esso fonde libertà e necessità. 

Nel cuore segreto dell’uomo, della società e del cosmo vi è un anarchico divino.
In termini umani e sociali tutta la libertà da e tutta la libertà di e tutto l’amore che si dà e tutto l’amore che si riceve. 

“ La soluzione non si trova nella ragione, ma nell’anima dell’uomo, nelle sue tendenze spirituali. E’ unicamente una illuminazione, maggiore di quella razionale, che può dar luce alla natura vitale dell’uomo ed imporre armonia ai suoi egoismi. Una più profonda fratellanza, una legge d’amore ancora non scoperta sono i soli fondamenti possibili per una perfetta evoluzione sociale, niente di altro le può sostituire. Una fratellanza spirituale che è l’espressione di una realizzazione interiore dell’unità.” 

La stessa forza della vita sospinge sia la vita dell’uomo che la società alla espressione dell’incontro con il divino. In alcuni casi l’espressione dell’anima individuale potrà essere assai più veloce del movimento dell’anima collettiva che è a sua volta impresso dalle realizzazioni degli individui così come questi stessi realizzano sempre una parte del compito collettivo. 

La reintegrazione dell’uomo e del mondo nel divino stanno abbracciati insieme in amor fraterno.

  • Una dimensione in cui la bellezza percepita dalla mente viene riconosciuta vera dal cuore e perseguita in buona volontà, così come allora bella potrà essere la libertà, giusta l’uguaglianza e fraterna l’esistenza umana su questo pianeta.

12 commenti:

  1. Comunque, battute a parte, è devastante leggere di fiabe simili anche qui, dove ragione dovrebbe regnare.

    Pessima esibizione.

    Reputazione meno 1000.

    Ettore

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  2. questo mi appare difficile , ma ho deciso di rileggerlo con calma. Ci siamo abituati -sul pc- a piccole letture . E i due commenti sopra non dicono niente di più. Voglio ritornare qui domani e leggere reazioni vere e serie. paola

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  3. Comprendo le reazioni a caldo, alquanto scomposte.Si evidenzia sempre più drammaticamente la difficoltà di individuare,passabilmente,alla prima lettura ,il senso di un pensiero profondo.Pregevole.Infatti ho dovuto rileggere immediatamente una seconda volta.E la riprenderò una terza con un minimo di "digestione" compiuta.
    Così ,a caldo e senza riflettere:
    non credo possa essere la mente il captatore della bellezza.Riconoscendola.
    Credo che sia il cuore pulsante dell'essere che, avvertendo la bellezza, possa attivare la mente,scuotendola dal proprio riflesso di sè,dal suo borioso torpore.Forte della sua astuzia e prepotenza.
    Perchè fino a quando la mente non diviene strumento del cuore,del cuore pulsante "di bellezza"",resta padrona e ci tiranneggia con tutte quelle metologie che ha messo in atto in secoli di continuo asservimento dell'essere a sè stessa.Il dominio della mente diventa così:devastante in tutto ciò che ghermisce.Elegge un "dio" e lo serve meccanicamente.
    Educare e costringere la mente ad essere "ragionante"strumento esecutivo delle ragioni della "bellezza del cuore" vitalizzerebbe nell'uomo ,individualmente e di conseguenza collettivamente,l'umanesimo esistenziale che oggi è in via di estinzione "letargica",per ora Non definitiva.Se ciò avvenisse, l'Umanità collasserebbe implodendo miseramente.Nei tempi necessari.

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    1. L'anima del mondo ed il pensiero del cuore,un saggio illuminante di J.Hillman ....sono preconcettualmente ed istintivamente avverso alla saggistica scientifica che meccanicizza quasi tutto ed è giunta a fare del cuore una "pompa" del sangue....obbrobrioso.Però questa "dell'oscillatore"
      mi seduce un pochetto.Grazie Alessandra e sempre un monumentale grazie alla" Lux aeterna".... mai paga del nostro afitrione-tedoforo.

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    2. non c'e' davvero di che. quando avremo raggiunto 'la massa critica' di gente che ha capito davvero staremo tutti meglio. credo pero' che bisogna fare l'esperienza, le parole da sole non bastano...

      "...Il campo elettromagnetico del cuore è così potente da essere 5000 volte più forte di quello prodotto dal cervello, tanto da poter essere misurato con un magnetometro.
      Insomma, questo centro appare essere molto di più che una semplice pompa, sembra essere un forte centro di irradiamento su cui spostare la nostra attenzione per far emergere un'intelligenza più cosciente ed intuitiva..." (dallo stesso articolo di cui sopra).

      grazie del suggerimento. di hillman ho letto (e riletto) il saggio su pan, da giovane... :-)

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    3. La cosìddetta scienza scopre o si avvicina a scorgere,di volta in volta, verità che la teocrazia jerofantica conosceva migliaia di anni fa.Così come ,per esempio,si può rilevare dalla "composizione " dell'Arca dell'Alleanza che le conoscenze del tempo nel campo dei fenomeni elettrici erano avanzatissime.Ma i testi "sacri" che ne parlano dettagliatamente sono ormai quasi introvabili.Sulla "natura panica" ci sono scritti bellissimi e quello di Hillman non sfigura.Peccato che Hillman non abbia praticato....

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  4. E' difficile commentare questo post ("Colui che non sa parla; colui che sa non parla") come si evince dall'esiguo numero di risposte.
    Vorrei solo dire che "l'ignorantite" ormai epidemica anni fa non esisteva.
    Nel lontano ‘77, quando arrivai in Italia, uno dei motivi perché sono rimasto (in Inghilterra la parola “intellettuale” già portava connotazioni assai negativi - e infatti da lì a poco arrivò la Thatcher!) era proprio perché TUTTI, intellettuali e proletari , artisti e disegnatori tecnici, artigiani e contadini (purché “compagni”), erano in grado di apprezzare e discutere INSIEME a lungo, spesso perfino studiare, argomenti simili, che erano trattati con grande rispetto. I “settantasettini”, a differenza dei gloriosi “sessantottini” politicamente tendenzialmente monotematici, amavano infatti mettere sul piatto temi apparentemente diversissimi - politica, arte, musica, rapporti fra i sessi e con i genitori, rapporto con le droghe, misticismi orientali ed occidentali, letterature, viaggi, psicologia, etc. (poca scienza però!) - e ognuno vi componeva la propria sinfonia.
    L’odierna ignorantite, a mio avviso, deriva dai giorni del terribile “riflusso” (di cui ancora oggi nessuno ha voglia di parlare) quando, quasi da un giorno all’altro, sulle stesse combriccole che prima facevano alba tra fiamme (e fumo, e tanto tanto cenere) della mente e del cuore, alimentando quel fuoco vicendevolmente, cadeva un silenzio tombale da cui non ci siamo mai più ripresi.
    E molti cominciavano a lodare Craxi come il “meno peggio”!
    E tantissimi a parlare a vanvera, come se quell’esperienza non l’avessero mai vissuta. I figli hanno imparato dai padri. Ed eccoci qua.
    “Un cane non è bravo perché sa abbaiare, un uomo non è bravo perché sa parlare.” Chuang Tzu.

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  5. Mamma mia, che triste panorama.
    "La vera scienza sta nel cuore"....

    Fintanto che continuerete a far riferimento all'inesistente per dare un senso ai ladri che ci circondano, resterete condannati a vivere di supercazzole e di scappellamenti spiritualistici.

    Mi domando quale possa essere l'interesse di un uomo come Sergio di Cori Modigliani (che ho sempre apprezzato per la sua logica ferrea e stringente) a voler proporre questo aspetto così lontano dalla logica da esservi opposto.
    Ettore

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  6. Si se calla el cantor calla la vida

    Caro Sergio è più di un anno che seguo il suo blog. Ho letto tutti i suoi post e da un po' ho cominciato anche a leggere i commenti.
    Fino ad ora non avevo mai sentito l'esigenza di lasciare anche io un commento ma questo post mi ha fatto fermare e mi ha spinto a scriverle.
    Le sono molto grato per il suo blog, non tanto per le conclusioni a cui arriva nei suoi articoli, ai quali non sempre sono d’accordo, ma per gli spunti di riflessione che io avidamente colgo.
    Non mi sarebbe mai passato per la mente di leggere "Eros e civiltà" o "Gli strumenti del comunicare" se nel suo post del 5 settembre non avesse scritto di Markuse e MacLuhan.
    Era dai tempi del liceo che non mi sentivo così culturalmente sollecitato.
    Finito il liceo poi ho scelto una facoltà tecnica e poi un impiego in cui la fantasia viene vista con sospetto e io stesso mi sono convinto che solo la razionalità mi avrebbe salvato dal caos.
    Ma il caos è arrivato comunque con la crisi del mio matrimonio.
    Mi sono rivolto alla psicoterapia per riparare il mio matrimonio come se dovessi aggiustare una macchina. Ovviamente non ha funzionato. Chiedevo alla terapista delle regole e dei compiti da fare a casa ma non funziona così la terapia. Sono stato nervoso, depresso, arrabbiato. Finché mi sono arreso.
    Poi un giorno un'amica mi ha fatto ascoltare una canzone di una cantante a me sconosciuta, una certa Pilar. Non so perchè ma non potevo fare a meno di ascoltarla e riascoltarla ancora.
    Una settimana dopo ero al suo concerto, il primo concerto della mia vita. L'ho ascoltata in religioso silenzio, rapito, frastornato.
    Dopo il concerto ho cominciato ad ascoltare su YouTube le canzoni che mi piacevano e quelle mi rimandavano ad altri autori che non mi sarei immaginato di ascoltare. Mi sono così lasciato condurre da questa scia di emozioni e ho scoperto che alcune canzoni erano delle poesie musicate.
    Ho ricominciato a leggere le poesie e il mio essere piano piano si è riaperto.
    Ho scoperto che la terapia non funzionava parchè non entravo in relazione con la psicoterapeuta e senza scambio di emozioni non si guarisce. Ma poi qualcosa si è mosso dentro di me. Ho cominciato a fare dei sogni, uno in particolare, che mi ha rivelato delle cose del mio passato che poi i miei parenti mi hanno confermato.
    C'è qualcosa di grande dentro noi. Noi siamo più grandi di quanto pensiamo di essere.
    Se si relegano i confini del proprio essere a fin dove arriva la ragione umana, l'articolo di Maurizio Di Gregorio apparirà difficile ma non per una questione di intelligenza o di cultura.
    Io non sono particolarmente intelligente e, di sicuro, non sono un uomo di cultura ma l'artico mi sembra di una chiarezza lampante.
    A chi non fosse chiaro alla prima lettura consiglio di non rileggerlo ma di prendere la propria moglie o fidanzata e portarla a cena fuori. Chi ha dei figli si prenda un giorno di ferie per giocare con loro. Chi ha amici li inviti a casa. Chi ha i genitori ancora vivi li vada subito a trovare. Perchè senza amore non siamo niente e io questo post un anno fa non l'avrei neanche finito di leggere.
    Grazie Sergio per non considerare la politica un'attività distaccata dall'essere umano, che è fatto di mente, cuore e anima. Se la letteratura, la poesia e la musica fanno bene all'anima allora faranno bene anche alla politica. Non smetta mai di inserirne riferimenti nei suoi post.

    Si se calla el cantor calla la vida
    porque la vida, la vida misma es todo un canto

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    Risposte
    1. Caro Massimo, la ringrazio per le sue belle parole. Sono anch'io un fan di Pilar. Le auguro ogni bene. :)

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